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LE OPERE POLITICHE

È un poeta tragico, ma la sua attività viene accompagnata da riflessioni sui concetti di tirannia e libertà.
Le sue opere principali sono "Della tirannide" (compl. di argomento latino -> de + ablativo) e "Misogallo".

- DELLA TIRANNIDE
Per Alfieri la tirannide non è esclusivamente il concetto politico, ma riguarda tutta la coscienza dell'uomo.
La tirannide è tutto ciò che limita la libertà (infatti Alfieri è anarchico).

[Il capolavoro di Alfieri è l’opera “Saul”, re ebraico che rappresenta il “liber uomo”.
Il tiranno dell’opera è Dio stesso poiché Saul ritiene sia proprio Dio a impedirgli di realizzare i suoi piani di espansione del suo dominio.]

Nella dedica Alla libertà, il poeta afferma che abbandonerebbe volentieri la penna per la spada, cioè l’azione, ma
purtroppo la situazione storica non porterebbe l’uomo a un successo grazie all’azione, quindi si rifugia nella scrittura.

- "DA DOVE NASCE LA TIRANNIDE?"


Le cause indicate per la nascita della tirannide sono tre:

1) La religione, ma con essa Alfieri ha un rapporto ambivalente:


crede (sbagliando, ma essendo figlio del suo tempo) che la fede cristiana inducesse l'uomo alla passività,
all'accettazione forzata di una realtà univoca (dettata da una errata interpretazione della Bibbia).

Però, in altri contesti letterari (ad es. nelle Satire), il poeta rivaluta il ruolo della religione: la fede può
aiutare l'uomo a sopportare e contrastare i mali e le avversità della vita dandogli conforto e sostegno.

2) La casta militare, infatti l'esercizio delle armi è un'altra concausa della tirannide.
Dal '500 in poi non è più il cittadino a difendere la propria città, ma le forze militari.
Ciò metteva in evidenza un grande svantaggio (inesistente prima del ‘500 grazie al grande senso di
appartenenza alla patria dei cittadini): se i mercenari pagavano una somma maggiore alle truppe nemiche,
esse potevano benissimo divenire loro alleati solo per una questione di denaro.

3) La nobiltà, che ne è responsabile perché non svolgeva più le utili e proficue attività volte al servizio della
comunità. Il ruolo originario del nobile era quello di difendere la patria, amministrare la città e di dedicarsi
agli studi, mansioni non più svolte dai nobili così come denunciato da Parini e Alfieri (ma Alfieri = nobile!).

Ostracismo: scrivere il nome di un cittadino su un coccio


- COME L’EROE PUO’ AFFRONTARE LA TIRANNIDE (ostrakon = coccio) per “condannarlo a morte”

Le cause per l’avvento della tirannide provocano la volontà dell’eroe di voler tendere alla libertà assoluta
liberandosi dai vincoli del tiranno (dal greco tý (u)rannos, odiato dai greci perché andava contro la libertà del
popolo imponendosi con la sua astuzia e abilità), che può agire in diversi modi:

1) Tentare di cambiare la realtà se la condizione storica è a suo favore, ma è un’idea molto utopistica.

2) Ritirarsi in una sdegnosa solitudine nel caso in cui le condizioni storiche-politiche gli vadano contro.

3) Il suicidio, il compimento del gesto estremo da parte dell’eroe impotente di fronte al tiranno.

- DELLA VIRTU’ SCONOSCIUTA


Dialogo dedicato all’amico Francesco Gandellini dove parla del ritiro sdegnoso in solitudine (tema già
trattato in Della Tirannide) dove l’eroismo non è agire, ma la rinuncia.

- DEL PRINCIPE E DELLE LETTERE


Mentre nella Tirannide Alfieri celebrava la superiorità dell’agire sullo scrivere, nel Del Principe e delle
lettere Alfieri parla della superiorità dello scrivere a confronto di ogni altro tipo di attività.

Il poeta si distacca da ogni funzione sociale e si dedica alla poesia, che è realizzazione dell’essenza umana.
Solo nelle lettere si manifesta la libertà, perché “il dire altamente alte cose, è un farle in gran parte”:
ci vuole più ingegno a immaginare qualcosa che ad eseguirla (es. Omero è più grande di Achille perché, pur
avendo compiuto gesta eroiche, non avrebbe avuto la sua perenne fama se non grazie agli scritti di Omero).

Nell’opera viene difesa la contemplazione del poeta nel suo mondo interiore, riprendendo la situazione
intellettuale umanistica. Il poeta ha sempre funzione di guida, ma è un’azione volta alle generazioni future.

Se prima nella Tirannide si scagliava contro la nobiltà, qui esalta la superiorità dei nobili, che devono
promuovere la libertà, e la religione che ispira nell’uomo magnanimità e forti sentimenti.

- PANEGIRICO DI PLINIO (il Giovane) A TRAIANO


Riprende l’opera di Plinio il Giovane, il Panegirico a Traiano, cioè un discorso di lode all’imperatore Romano.

- IL MISOGALLO (da miseo, “odio”, e i “Galli”, ad indicare i francesi)


Alfieri manifesta nell’opera (prosa+versi) il suo odio verso i francesi suscitato da due motivazioni:

1) La rivoluzione francese. Il motivo per cui inizialmente appoggiò la rivoluzione francese (e che lo
indusse a scrivere l’ode sulla Presa della Bastiglia, “Parigi sbastigliata”), seppur non partecipando
attivamente a livello politico, fu perché credeva che grazie ad essa, la nobiltà potesse riuscire a
riacquistare il potere che aveva perso. Alla fine, però, le sue aspettative furono deluse non appena
scoprì che dietro la rivoluzione si celavano prettamente interessi economici.

2) Napoleone. Le sue campagne in Italia gli diedero l’epiteto di “salvatore” o ”liberatore”, che
rispecchiava il sogno di Alfieri di vedere un’Italia libera e unita, ma oltre a deludere gli italiani,
Napoleone invase gran parte del Nord Italia e portò in Francia numerose opere d’arte italiane.

L’unico vantaggio, per Alfieri, è quindi di aver acceso negli italiani il desiderio di avere un’Italia
libera spingendoli ad agire per la “generosa utopia” (ma non c’erano condizioni stabili).

Più che essere un odio contro la Francia in sé, è un odio contro i principi illuministici e lo spirito borghese.
Così Alfieri difende i privilegi della nobiltà respingendo con sdegno ogni turbamento dell’ordine sociale.
Addirittura, considera peggiore la borghesia peggiore della monarchia.

Così, spera che gli italiani acquisiscano una coscienza nazionale nella speranza che un giorno l’Italia risorga
“virtuosa, magnanima, libera e una” (carattere profetico dell’opera). --> idea di nazione, principio Romantico.

- LE COMMEDIE POLITICHE
Dalla crisi degli ideali nascono le 4 commedie politiche: “L’uno” (monarchia), “I pochi” (oligarchia),
“I troppi” (democrazia) e “L’antidoto” (governo misto tra le 3), satire allegoriche di varie forme di governo
dove vengono denunciati i veri princìpi (ambizione, egoismo, interesse materiale) per cui agisce l’uomo.
Però Alfieri esclude sempre la plebe dalla vita politica poiché sottostà all’aristocrazia (che emana le leggi).

Nella “Finestrina” la satira si fa morale e parla dell’operosità umana in ogni settore (re, eroi, filosofi,
religiosi…), tutti mossi da vanità e interessi meschini, aprendo una “finestrina” sul loro animo.

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