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Gattopardo, anno di pubblicazione 1958.

Periodo della narrazione maggio 1860-maggio 1910.

Don fabrizio analizza con distacco, offre la dimostrazione dell’impossibilità di sottrarsi al cambiamento
storico. Le sue stesse parole scalfiscono la sua immagine. «Il Principe che aveva trovato il paese immutato
venne invece trovato molto mutato lui che mai prima avrebbe adoperato parole tanto cordiali; e da quel
momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio» fin da subito si mostra come lo stato italiano
viene intaccato nella sua purezza: i brogli elettorali per il plebiscito di annessione. Impossibilità
del’atteggiamento siciliano di modificarsi di crescere con il mutare dell’ambiente circostante. «in Sicilia non
importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di
fare». (collegare con pensiero meridiano di cassano) collegamento con le favole di esopo e fedro: l’asino
che risponde per me non cambia niente, solo il padrone  al massimo sarà sostituito con il dialetto
torinese quello napoletano. Il gattopardo è simbolo di un mondo al tramonto che comprende la propria
incapacità di resistere, con amarezza e disincanto. La nobiltà siciliana si chiude nelle proprie stanze.
Romanzo rifiutato da Einaudi e mondadori (Vittorini lo ritenne scomposto con parti non omogenee). Ogni
risorgimento chiede una morte. Giuseppe tomasi di Lampedusa nobile 12 duca di palma 11 principe di
Lampedusa. Viene fatto prigioniero dopo la disfatta di caporetto. Riesce a fuggire dall ungheria e si dedica
agli studi. Da sempre l’opera di Tomasi è catalogata come romanzo storico, definizione ad oggi considerata
errata. Gli accadimenti storici sono sicuramente presenti, non rappresentando però il filo conduttore del
racconto. Gli eventi storici fanno da sfondo alla narrazione e quanto accade si percepisce solo attraverso la
vita dei personaggi, attraverso i loro dialoghi e le loro vicissitudini. Sarebbe quindi più giusto definirlo
un romanzo di vita, considerando che il protagonista fa della propria esistenza un intreccio di pensieri,
domande, dandosi a volte delle risposte, su ciò che gli succede e su come probabilmente si evolverà la
realtà che lo circonda. Collegamento con il pessimismo leopardiano (scena del giardino delle rose che
diventano maleodoranti sotto il caldo della sicilia così come nel testo leopardiano dello zibaldone, il
giardino della sofferenza. Giorgio bassani pubblica nel 1957 il dattiloscritto per Feltrinelli. Viene rifiutato
perché va controcorrente nel clima del dopoguerra si richiedeva di documentare la realtà delle classi meno
abbienti e dei danni provocati dal conflitto mondiale e proporre una soluzione attraverso un impegno
civico. Precursore che abbatte l’inadeguadezza del neorealismo. Incipit: adesso e nell’ora della nostra
morte. L’inizio è un metterci a conoscenza di una condanna, quale essa sia non si sa. Nel gattopardo l’unica
pienezza che si trova è del nulla stesso. Velato da una sottile umorismo.

Nella memoria ricettiva si è perpetrato una misinterpretazione, punto dimostrato da Orlando su come il
messaggio gattopardistico non è quello di trasformismo che la critica gli attribuisce fino alla pubblicazione
del testo di orlando (lettura del gattopardo pubblicato alle soglie del 2000) ma l’opposto, la casa salina
decade così come il ceto nobiliare che non si è saputo adattare al cambiamento. La frase è stata
cristallizzata e decontestualizzata dal testo. Noi fummo i gattopardi, quelli che ci sostituiranno sono gli
sciacalletti, le iene. Disillusione ce si manifesta a poco a poco, si fa più evidente quando va a donna fugata,
aveva paura di trovare del cambiamento, invece la parola tutto ritorna tutto è in ordine. L inizio del declino
durante il soggiorno estivo. Battuta di caccia con tumeo: parallelismo col coniglio, che crede di potersi
salvare ed è già morto. Il tempo della storia si insinua nella sua anima, lui stesso cambia. Luperini:
«Garibaldi aveva vinto da tempo, anche dentro di lui. Nel profondo il Principe avverte che la logica
utilitaristica del compromesso e degli opportunismi ha aperto contraddizioni e brecce nel proprio
comportamento, instillando in lui il senso – ahimè borghese, o, peggio, piccolo-borghese – di una propria
goffaggine o inettitudine» la distorsione della realtà viene a poco a poco sciolta dal principe.

Dialogo con chavelley «Appartengo ad una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e
che si trova a disagio in tutti e due. La distorsione è qui scomparsa ma cerca di coprire ancora il trauma con
la sonnolenza atavica dei siciliani. Il tutto rappresenta la relatività della persona che vive quel sempre
etutto “la sua morte non era forse quella di tutto il mondo?” si relativizza il tutto come il suo punto di vista
e nel momento della sua morte ammette anche la sua distorsione e copertura del trauma. La sua nobiltà
era ormai decaduta nell’incertezza del suo tempo, lui stesso era diventato un borghese. Fine di tutto titolo
dell ultimo capitolo. Fine del trauma che diventa nella figura della figlia una repressione tollerata. Poi tutto
trovò pace in un mucchietto di polvere livida. Senso di corrispondenza ormai pacificata, tra il senso della
fine e quello della totalità perduta. La paura del cambiamento è consustanziale ai lettori globalizzati,
perché, mai come in passato, le classi sociali cui appartengono posseggono uno status incerto e «liquido»,
per citare la nota metafora euristica di Bauman. Ciò deriva dall’evidenza per cui i lettori afferiscono sempre
ad ambiti più o meno privilegiati, mentre è notorio che il disagio sociale si misuri anche dai livelli di
esclusione dall’istruzione e dalla literacy. Il tema della perfezione dei siciliani è parallelo a quello
dell’immobilismo storico, che, come si è visto, non costituisce una verità del testo, ma una sua smentita
illusione. Come il «tutto», anche la Sicilia diventa una proiezione del testo e del Principe, che attribuisce ad
altri, all’esterno di sé, la propria paura del cambiamento. La Sicilia del Gattopardo è globale, perché, come
scrive anche Orlando, è una falsa periferia che nasconde un’identità cosmopolita.35 Del resto, il discorso di
don Fabrizio a Chevalley, come si è in parte cercato di mostrare, si aggroviglia intorno alla contraddizione
tra un’isola mitica e una reale, degradata e sottosviluppata. Il racconto di una periferia-mondo, in cui si
celebra un’autoillusione di sopravvivenza, sconfessata nel superato estetico, offre una narrazione «liquida»
del trauma, capace di rimandare ad altre sconfitte, altre colonizzazioni, altre perdite di orientamento,
potere, prestigio, privilegio, identità. In ultima analisi, il romanzo di Tomasi può veicolare una visione del
declino dell’Occidente, in quanto sua auto-rappresentazione post-coloniale dall’interno di un Sud
allegorico. Il gattopardo come un global novel. Margherita ganeri.

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