Data: 25/10/2022
Giusy Gaia Scollo
*Primi 6 minuti: la professoressa invita gli studenti a leggere il manuale perché potrebbe essere
utile in futuro, la professoressa rimprovera i ritardatari e chiede se è necessario spostare l’orario
di inizio delle lezioni. *
Inizio lezione:
Torniamo, concentriamoci sul tema di oggi. Ci sono domande sui limiti oggettivi del giudicato? No.
Noi diamo per scontato che ci sia stato, che ci abbiamo, un precedente giudicato e, diamo per
scontato che si stato risolto in termini positivi il problema dei limiti oggettivi del giudicato, cioè
abbiamo riscontrato che siamo in una situazione in cui o c’è un precedente giudicato sullo stesso
diritto, o c’è un precedente sulla situazione pregiudiziale, o c’è un precedente giudicato su un
rapporto giuridico o un effetto giuridico sulla pregiudizialità in senso logico al nuovo processo.
Ora, il secondo passaggio, il secondo problema che ci dobbiamo porre è: quell’accertamento
incontrovertibile esistente nel precedente giudicato – ed è una domanda, qualcuno me la aveva fatta
ieri, ma se... chi me l’aveva fatta la domanda, che cosa aveva chiesto ieri? Se il bene veniva
venduto… esattamente. Il problema che ci poniamo oggi serve proprio a risponde alla sua domanda,
cioè che succede se, come dire, nei confronti dei quali soggetti è vincolante l’accertamento
incontrovertibile? Se l’auto di tizio è venduta dopo il giudicato, quel giudicato che dichiara tizio
proprietario dell’autovettura a che serve al nuovo acquirente? Lo vincola? È questo è il problema
dei limiti soggetti di efficacia del giudicato.
La domanda a cui risponderemo è questa: ma se io ho una sentenza che accerta che sono la
proprietaria del computer, e dopo il giudicato vendo il computer al vostro collega con la maglia
rossa, lui di fronte alle pretese avanzate dal collega con la camicia, può giovarsi del mio giudicato?
Un giudicato che accerta che il suo venditore del bene, quindi, è il dante causa l’effettivo
proprietario? Quali sono i limiti soggettivi di efficacia di un giudicato, è qui che il codice civile
nell’articolo 2909 da la sua risposta.
Tenete presente che c’è un principio costituzionale, o meglio un principio che trova fondamento
nell’articolo 24, II comma, della Costituzione, diritto alla difesa e nell’articolo 111, II comma, della
Costituzione, e io l’ho inserita al primo posto perché la CDFUE ha lo stesso valore dei Trattati,
quindi diciamo lo inserita al prima posto, che anch’esso come l’articolo 6 della CEDU stabilisce la
garanzia del diritto alla difesa. Quindi, in base a questi articoli costituzionali e contenuti nella parte
dei diritti fondamentali dell’UE il principio generale che si evince da queste disposizioni che
tutelano il diritto alla difesa è che il giudicato ha efficacia soltanto, la regola generale è, nei
confronti di quale soggetti ha efficacia il giudicato? Nei confronti delle parti del giudizio, di
color che furono messi condizione di partecipare al giudizio. Perché? Perché se ti metto in
condizione di partecipare al giudizio vuol dire che tu parte hai la possibilità di esercitare il tuo
diritto di difesa in quel giudizio.
Ora, nota bene, quando studieremo il giudizio di cognizione, cioè le modalità con cui si svolge il
giudizio di cognizione, vedremo che esiste un istituto nel nostro ordinamento che si chiama
contumace, cioè la parte, il convenuto reso edotto della pendenza del giudizio, perché riceve la
notifica dell'atto introduttivo del giudizio che cosa può fare? Può o Difendersi attivamente nel
processo oppure scegliere di non difendersi e rimanere contumace, cioè decidere di non difendersi e
attendere la sentenza. Ora, il contumace però è un soggetto che è messo in condizioni di esercitare il
suo diritto di difesa. Quindi attenzione, perché se voi scrivete nel compito che la sentenza è
giudicata efficacie nei confronti di tutti coloro che si sono difesi nel giudizio è sbagliato, perché il
contumace non si difende, ma è vincolato dalla sentenza, perché È stato messo in condizioni di
difendersi, poi libero lui di decidere se difendersi o accettare la decisione del giudice, ma La frase
più corretta è il giudicato, la regola generale che il giudicato ha effetti nei confronti delle parti
del giudizio, cioè coloro che hanno ricevuto la notifica dell'atto introduttivo del giudizio. O
meglio, per ora voi conoscete solo loro, ma diciamo le parti, poi vedremo ci sono altri soggetti che
possono diventare parti del processo. Ma, ecco la regola generale è il giudicato ha effetti nei
confronti delle parti del processo.
Quindi, regola generale è il giudicato ha effetti nei confronti delle parti del processo, cioè quei
soggetti che hanno avuto la possibilità, non è detto che l’abbiano esercitata quella possibilità, di
difendersi nel processo. Ora, questa è la regola generale, ma la regola generale conosce delle
eccezioni.
La prima eccezione, la trovate indicate all'articolo 2909 del c.c., che è la norma che abbiamo
conosciuto ieri, che è quella sul giudicato sostanziale che dice che l'accertamento contenuto nella
sentenza passata in giudicato fa stato ad ogni effetto, e questa è la parte della norma che abbiamo
conosciuto ieri, e oggi conosciamo, esaminiamo la seconda parte di questa disposizione tra le parti
eredi o aventi causa. Gli eredi e gli aventi causa sono soggetti che hanno acquistato il loro
diritto dopo la formazione del giudicato. Eppure, il giudicato ha effetti nei loro confronti. E
tuttavia, questa norma è considerata costituzionale, cioè nessuno ha messo in dubbio la
costituzionalità di questa disposizione perché naturalmente, si tratta di soggetti che hanno
acquistato il loro diritto a titolo derivativo. Ditemi, che cos’è l’acquisto a titolo derivativo?
Risposta dello studente. Come avviene il trasferimento? Consenso traslativo. Quindi, il meccanismo
è quello del consenso traslativo, quello per cui l'avente casa acquista diritti che sulla cosa del
dante causa, lo stesso meccanismo, vedete, lo ritrovate nei confronti del giudicato. Con il
giudicato, il diritto accertato dal giudicato, vale anche l'accertamento contenuto nel giudicato
vale anche per gli eredi e gli aventi causa delle parti del processo. Questi soggetti possono, perché
la norma è considerata costituzionale? Perché non si poteva pretendere che gli eredi e gli aventi
causa che hanno acquistato il loro diritto, come nell'esempio che faceva la vostra collega ieri, dopo
la formazione del giudicato, non si poteva certo pretendere di poter fargli esercitare il diritto di
difesa in un processo che è iniziato, o che era iniziato, prima che questi soggetti, che si chiamano
terzi, terzi perché non sono stati parti del giudizio, prima che questi soggetti acquistassero il loro
diritto. Se il giudicato si forma nel gennaio del 2022 e la parte muore nel marzo 2022, e l’erede
diventa tale a marzo, non si poteva di certo pretendere che colui che adesso è erede partecipasse a
un processo svoltosi prima, quando magari non c’era alcun sentore della morte del de cuius, lo
stesso per l’avente causa. È questa la ragion per cui, l’articolo 2909 che disciplina un’ipotesi in cui
il giudicato ha efficacia nei confronti di terzi, e si utilizza un’espressione latina, efficacia
ultrapartes, cioè oltre le parti del giudizio, è considerato conforme alla costituzione.
Adesso noi, con riferimento ai limiti soggettivi d’efficacia del giudicato, abbiamo delineato la
regola generale e stiamo vedendo quali sono le eccezioni a tale regola e perché sono considerate
conformi a costituzione, costituzione che, come abbiamo visto, garantisce il diritto alla difesa. Ora,
tenete presente che, ritorno un momento all’articolo 2909, gli eredi e gli aventi causa volendo
possono proporre, se c’è ne motivo le impugnazioni straordinarie nei confronti del giudicato, cioè
sono si vincolati al giudicato formatosi a un processo al quale non hanno partecipato, ma se ve ne
fosse bisogno possono proporre impugnazioni, le ordinarie ormai non sono più possibili, le
straordinarie avverso tali giudicato.
L’articolo 111 del c.p.c., invece, fa riferimento ad un momento anteriore rispetto a quello della
formazione del giudicato e riguarda questo caso: cosa succede se tizio vende l’autovettura nel corso
del processo. *La professoressa espone un esempio ma poi non lo completa e ci ripensa facendo un
esempio più semplice*
Esempio semplice: Processo di accertamento del diritto di proprietà sull’autovettura Fiat 500 rossa.
Si discute chi sia il proprietario dell’autovettura, se Tizio o Caio. Cosa succede se tizio convinto di
essere proprietario dell’autovettura Fiat 500 vende l’autovettura a Filano che l’acquista convinto
che Tizio sia il proprietario. Quindi, voi avete un giudizio pendente tra Tizio e Caio, dove si discute,
dove tutte due le parti rivendicano il diritto di proprietà sull’autovettura Fiat 500, quindi il giudice
sarà chiamato ad accertare chi è il proprietario. Tizio convinto di essere il proprietario,
estremamente convinto la vende a Filano. Vi è un soggetto, Filano che diventa come? Dal punto di
vista civilistico chi è? L’avente causa, colui che ha comprato il bene è l’avente causa. E dal punto
di vista processuale? Si ha una successione a titolo particolare nel diritto controverso. Quindi,
che succede, guardando il fenomeno dal punto di vista processuale? Voi avete, Tizio e Caio che si
litigano, non ho utilizzo una terminologia tecnica, diciamo che si litigano su chi sia il proprietario
della Fiat 500 rossa, nel corso del processo una delle parti sul presupposto di essere lei la
proprietaria vende l’autovettura a un altro soggetto, c’è quindi una successione a titolo particolare,
non c’è una morte ma un diritto ceduto della proprietà. Il punto è questo il processo nasce tra le
parti, Tizio e Caio, utilizzo ancora un termine atecnico per farmi capire, tra le parti giuste e nel
corso del giudizio una delle parti cede il diritto a Filano, per cui Filano è terzo, non è parte ma ha
un interesse in gioco perché ha acquistato il diritto di proprietà sull’autovettura.
Ora, più avanti lo studieremo l’articolo 111, lo studieremo perché è un meccanismo particolare
abbastanza complesso, però quello che a noi interessa è che la norma dice che il processo prosegue
tra le parti originali. Tizio e Caio vanno avanti a discutere tra di loro fino a che il giudice non
accerta chi è il proprietario dell’autovettura, una volta che questa sentenza sia stata emessa,
quella sentenza ha efficacia anche nei confronti di Filano. Filano la può impugnare, e se la
impugna diventa parte, perché chi impugna la sentenza partecipa al giudizio di impugnazione con
le precedenti parti di quel giudizio, ma se Filano non fa nulla, rimane inerte e quindi è terzo
rispetto al giudizio, e nessuno mai lo coinvolge e lui non fa in modo di divenire parte del processo,
la sentenza, il giudicato comunque produce effetti nei suoi confronti. Questa è un’altra ipotesi di
efficacia della sentenza nei confronti di terzo.
Perché la sentenza produce in goni caso effetti nei suoi confronti? Perché un giudicato produce
effetti nei confronti di terzi? Perché l’articolo 111, pur essendo una norma molto complicata, che
studieremo più avanti, è una norma che bilancia tra di loro il diritto di azione e il diritto di difesa. Se
non vi fosse questa regola per cui la sentenza emanata tra le parti originarie ha efficacia anche nei
confronti del terzo, che cosa succederebbe? Immaginiamo che Tizio lo sappia benissimo di non
essere titolare dell’autovettura, sappia che lo ha convenuto in giudizio Caio con ragione, perché lui
tizio non è l'effettivo proprietario furbescamente cosa fa, vende l’auto a Filano. Se non ci fosse
l’articolo 111, il povero Caio, effettivo proprietario dell'autovettura, si troverebbe a fare per anni un
processo per ottenere una sentenza, la quale il giudice accerterebbe la sua proprietà, ma andrebbe
poi da Tizio il quale gli direbbe che l’ha venduta a Filano. Quindi, se la sentenza di accertamento,
con il giudicato di accertamento non fosse efficace nei confronti di Filano, l’attore, il vero
titolare del diritto dovrebbe instaurare un altro giudizio nei confronti di Filano per vedere
accertato il suo diritto di proprietà. Se Filano, il terzo, nel mentre vende il bene a un altro soggetto,
si ricomincia con un nuovo processo. Per cui l’articolo 111, è vero che prevede un’efficacia della
sentenza, del giudicato nei confronti di terzi; quindi, derogo alla regola generale per cui il giudicato
ha effetti solo nei confronti delle parti ma lo fa, ed è per questo che è ritenuto conforme a
costituzione, per tutelare un altro valore protetto dalla costituzione che è il diritto d’azione. Nel
bilanciamento tra i due interessi prevale il diritto d’azione. Poi vedremo, quando ci dedicheremo
all’articolo 111 nel dettaglio, che il nostro ordinamento prevede tutta una seria di correttivi, cioè da
a Filano una serie di possibilità, dice se vuoi puoi intervenire nel giudizio, puoi impugnare la
sentenza in primo grado, ma se non lo fai e rimani inerte il giudicato comunque ti vincola.
Guardate, la norma se la leggete, dice la sentenza ha effetto anche contro, perché il problema
dell’efficacia ultrapartes voi c’è l’avete non quando nel processo tra Tizio e Caio si giunge alla
conclusione che Tizio, che ha venduto, è proprietario; ma quando, il problema del diritto alla difesa
voi c’è l’avete quando il processo va male per Tizio, ovvero quando si accerta che il proprietario è
Caio. Allora sì, c’è un problema di lesione di un diritto del terzo, il terzo si trova vincolato a un
giudicato a lui sfavorevole senza aver avuto la possibilità di essere parte in quel giudizio. Ma, in
virtù dell’articolo 111, questo meccanismo è tollerato perché nel bilanciamento del diritto di azione
e di difesa, è il diritto di azione che prevale, con alcuni accorgimenti per tutelare il diritto alla
difesa del terzo.
Ora, vedete, noi siamo andati a ritroso, siamo partiti dall’ipotesi del terzo che acquista il diritto
dopo il giudicato articolo 2909, abbiamo visto il caso del terzo che acquista il giudizio in corso di
causa, e arriviamo al momento in cui il terzo acquista il suo diritto prima dell’inizio del processo.
Tizio vende l’autovettura a Filano prima dell’inizio del processo. Ora, secondo voi, ragionando, in
questi casi è pensabile un’efficacia ultrapartes, cioè un giudicato, nei confronti di Filano, relativo
ad un processo tra Tizio e Caio? No. Perché no? Perché mentre nell’articolo 11 si diceva del
bilanciamento la prevalenza del diritto di azione, qui non c’è ragione di far prevalere il diritto di
azione. Siccome il bene è stato trasferito prima dell’inizio del processo, Caio avveduto; quindi,
una controparte avveduta avrebbe dovuto instaurare il giudizio nei confronti dell’effettivo
proprietario dell’autovettura, cioè ormai Filano e non più Tizio. Se sbaglia l’attore non c'è
ragione di tutelare il suo diritto di azione nei confronti del terzo. È diversa la situazione rispetto
all’articolo 111 quando l’attore individua correttamente il convenuto, ma poi il convenuto cede il
diritto nel corso del processo. Qui invece l'attore, come dire, ha ab inizio errato. L’attore erra ad
individuare il convenuto quindi ne patisce le conseguenze. Non si può pregiudicare il diritto alla
difesa di colui che ha acquistato un diritto prima dell’apertura del processo. Ora, il caso
dell’autovettura è un esempio di scuola, ma conoscere bene questi meccanismi servirà per
individuare, per non commettere errori nell’individuazione della persona da convenire. Ora, la
regola generale, è dunque quella per cui se il terzo acquista il suo diritto prima della apertura
del processo, onere dell’attore è quello di individuare correttamente la persona del convenuto, la
sentenza ha efficacia soltanto nei confronti delle parti originarie, non c’è l’efficacia
ultrapartes.
Ci sono però delle eccezioni, delle eccezioni che non si inventa il processualista ma sono indicate
nel codice civile. La norma che individua tale eccezione, una delle norme che individua tale
eccezione è l’articolo 1595, III comma, c.c. il quale prevedere che: “Senza pregiudizio delle
ragioni del sub conduttore verso il sublocatore, la nullità o la risoluzione del contratto di locazione
ha effetto anche nei confronti del sub conduttore e la sentenza pronunciata tra locatore e
conduttore ha effetto anche contro di lui.”
Allora, ditemi a che fattispecie si riferisce tale articolo, alla locazione, che cos’è la sub locazione?
Risposta dello studente. Esempio: il vostro collega, immaginiamo che è conduttore di un immobile
sito in Torino Lungo Dora Siena 100, poiché a gennaio inizia il suo semestre Erasmus in Francia,
per non, diciamo, subire ulteriori esborsi economici decide di sublocare la propria stanza o
immaginiamo anche l’immobile ad un collega, il quale assume la qualità di sub conduttore. Il
processo non c’entra, siamo sul piano del diritto sostanziale. La mia domanda è, se mentre è in
Erasmus il vostro collega non paga il canone di locazione e quindi il conduttore si avvale di una
causa risolutiva espressa e dichiara risolto il contratto di locazione, quella risoluzione del contratto è
valida, produce i suoi effetti anche nei confronti del sub conduttore? Si, e perché? Risposta dello
studente.
Il vostro collega correttamente ha detto, la risoluzione del contratto di locazione determina anche la
caducazione del contratto di sub locazione perché i due contratti sono tra loro dipendenti, qui
vedete, è tutta una dipendenza di diritto sostanziale, non vi sono riferimenti al diritto processuale
civile. I riferimenti lì fa l’articolo 1595, III comma, c.c. ove aggiunge che la sentenza pronunciata
tra locatore e conduttore ha effetto anche contro il sub conduttore.
Questa è un’ipotesi di cui, un ulteriore ipotesi in cui voi avete un efficacia ultrapartes, una deroga
a quanto ci siamo appena detti.
Se inizia un procedimento di sfratto per morosità tra il locatore e il vostro collega, e quando inizia il
giudizio, quindi quando il processo è in staurato e già il vostro collega aveva concluso un contratto
di sub locazione con l’altro collega, quindi che già era titolare del suo diritto, ma che non è stato
convenuto in giudizio, la sentenza emessa tra il locatore e il conduttore produce effetti anche
nei confronti del sub conduttore benché esso non sia parte del giudizio. È una deroga rispetto a
quanto ci siamo detti però è una deroga che si ammette, perché vedete, è conseguenza del modo di
essere, della relazione sostanziale esistente al diritto del sub conduttore e del locatore. Voi, questa
stessa regola la potete applicare oltre all’articolo 1595, in tutti i casi in cui avete a che fare con i
sub contratti. Quindi, dall’articolo 1595, si trae una regola generale che è di diritto sostanziale e
quindi il diritto processuale civile non può che accettarla e la si applica in tutti i casi di sub
contratto. Perché il diritto processuale civile non può che accettare questa regola? Perché
guardate, se non ci fosse questo ultimo inciso nell’articolo, il risultato sarebbe alquanto
stupefacente. Perché se non ci fosse non dovremmo applicare, in quel caso lì, i limiti soggettivi del
giudicato. Noi dovremmo dire, siccome il sub conduttore già era titolare, non essendo parte del
giudizio non è vincolato dalla sentenza, e allora se così fosse stato il diritto processuale civile
avrebbe, diciamo il conduttore avrebbe, o meglio, cerchiamo di dirlo in maniera più facile possibile,
vi sarebbe stato uno scollamento tra il risultato che è suscettibile di essere ottenuto nel processo e il
mondo del diritto sostanziale, perché se la risoluzione tu la chiedi con il processo il sub conduttore
non è vincolato, se invece c’è una clausola il sub conduttore sarebbe stato vincolato, e questo non è
tollerabile perché il diritto processuale civile è una materia servente rispetto al diritto sostanziale,
deve dare esattamente le stesse cose che le parti avrebbero potuto ottenere sul piano sostanziale se
non ci fosse stato bisogno del processo. Per questo vi dico che il diritto processuale civile è una
materia servente e le lo si capisce bene solo se si ha dimestichezza con il diritto sostanziale, non è
accettabile che il diritto processuale civile porti ad uno scollamento rispetto a quanto succederebbe
sul piano del diritto sostanziale. Il diritto processuale civile si adatta. Ancora una volta la norma
sottolinea la sentenza pronunciata tra locatore e conduttore ha effetto anche contro il sub
conduttore, non c’è nessun problema a estendere l’efficacia di una decisione favorevole, il
problema si pone e la lesione del diritto alla difesa si ha quando si estendono gli effetti di una
sentenza negativa, diciamo di tenore sfavorevole per colui che l’ha riceve. È chiaro?
Allora, un’altra norma particolare, chi mi ricorda, cioè ieri avete già detto qual è la caratteristica
dell’obbligazione solidale, chi la vuole ricordare? Risposta dello studente. Esatto, la caratteristica,
io non so se quando avete studiato diritto privato avete studiato anche l’articolo 1306, diciamo
nell’ambito dell’obbligazione solidale prevede un’efficacia ultrapartes del solo giudicato
favorevole. L’articolo 1306, all’esame non ve lo chiedo però mi piace segnalarlo sempre a lezione,
è una norma particolare che vi dice che il creditore non ha necessità di convenire il giudizio tutti gli
obbligati solidali, ne può anche convenire uno per l’intero, se però il debitore, l’unico debitore
solidale convenuto in giudizio vince, l’latro co obbligato solidale, a sua scelta, può giovarsi degli
effetti favorevoli della sentenza. È un caso particolare, perché qui l’efficacia ultrapartes dipende
dalla volontà del terzo, che se vuole può giovarsi degli effetti favorevoli del giudicato emesso
tra le altre parti. È una norma particolare l’articolo 1306, all’esame non lo chiedo ma la enuncio
perché è un estensione dell’efficacia del giudicato a richiesta, cioè se il co obbligato solidale lo fa
valere, allora valgono gli effetti nei suoi confronti.
Taglio la parte sulla contitolarità dei diritti sulla quale poi torneremo, e voglio prima di passare
all’ulteriore argomento segnalarvi solo un profilo. Allora, quello che io vi ho illustrato sui limiti
soggettivi di efficacia e che a voi sembrano, devo dire, abbastanza lineari e semplici rispetto a
quanto detto ieri, allora ecco sappiate che è stato proprio il professor Luiso insieme ad altri che ha
alla fine degli anni ’80 ha diciamo fatto cambiare orientamento ad una dottrina ed una
giurisprudenza secolare, che, e vi sembrerà strano, non ammetteva, cioè prima che Luiso scrivesse il
suo libro, era pacifico in giurisprudenza e in dottrina che se il terzo aveva acquistato il suo diritto
prima della litispenedenza ma l’attore non l’aveva citato in giudizio, la sentenza aveva efficacia nei
suoi confronti, non c’era l’idea di far valere il diritto di difesa, si diceva perché devono prevalere le
esigenze di coordinamento della decisione con il diritto sostanziale, benché negli anni ’80 la
costituzione fosse già in vigore, ci sono voluti circa 30 anni per vedere i principi costituzionali
applicati al diritto processuale civile. Luiso è stato l’artefice, non solo lui, ma lui è stato l’artefice.
Grossa conquista degli anni ’80 che si deve al suo lavoro. *La professoressa parla della storia
Luiso*
Adesso, ci manca l’ultimo step, che è quello dei limiti temporali d’efficacia del giudicato. Ora,
voi dovete tenere presente che il giudicato civile consiste in un accertamento introvertibile, abbiamo
visto con i limiti oggetti qual è l’estensione oggettiva di tale accertamento, abbiamo detto che per
regola generale un giudicato cala sull’oggetto della domanda giudiziale, abbiamo visto quali sono i
soggetti vincolati da tale accertamento introvertibile, le parti e in alcuni casi i terzi, ora dobbiamo
vedere fino a quando vale l’accertamento introvertibile contenuto nel giudicato civile. Voi dovete
tener presente che il giudicato civile, perdonatemi l’esempio, è come lo yogurt, ha una data di
riferimento. Quando il giudice accerta l’esistenza di un diritto, la accerta facendo riferimento a una
determinata data, cioè la situazione di fatto esistente ad una certa data, e alla situazione di diritto
esistente ad una certa data. Cosa voglio dire? Come voi, lo yogurt scaduto lo buttate, spero per voi,
allo stesso modo il giudicato civile se vengono in gioco fatti o situazioni di diritto successivi
rispetto alla data, alla marca temporale, rispetto alla quale il giudicato si riferisce, li potete far
valere in giudizio.
Esempio: Se si accerta con sentenza passato in giudicato che Tizio deve a Caio la somma di 100, e
lo si accerta al 01/01/2022 e Tizio non paga, anzi paga una parte, paga 50. La sentenza prevede un
credito di 100, Tizio ne paga dopo il passaggio in giudicato 50. Quando Caio, inizia sulla base di
quella sentenza un processo di esecuzione, perché ormai lo sapete che la tutela esecutiva serve a
dare attuazione alle obbligazioni rimaste inadempiute, Tizio potrà dire c’è un giudicato di 100, ma
io 50 li ho pagati; quindi, si faccia esecuzione ma per 50. Voi mi direte, l’esistenza del precedente
giudicato non è un presupposto processuale negativo? Certo, però ora avete il tassello che vi
mancava, il giudicato è un presupposto processuale negativo, ma nei limiti in cui il precedente
giudicato può essere utilizzato nel secondo processo, perché il secondo processo fa riferimento alla
medesima situazione di fatto o di diritto. Ma se nel nuovo processo si fanno valere dei fatti
sopravvenuti al giudicato, avete il modo di far valere la vostra pretesa, perché come buttate via lo
yogurt scaduto allo stesso modo potere far valere in giudizio una situazione giuridica soggettiva
facendo valere dei fatti giuridici sopravvenuti al giudicato o nuove situazioni o una nuova
normativa sopravvenuta rispetto al giudicato.
Diventa importante capire come fare a stabilire qual è la data di riferimento all’accertamento
contenuta nel giudicato, perché solo avendo questo tipo di riferimento voi potete capire se un
precedente giudicato funge da presupposto negativo oppure se c’è la possibilità di far valere,
nel caso di pregiudizialità – dipendenza ha un’efficacia positiva. Solo guardando alla marca
temporale potete capire se il precedente giudicato e utilizzabile oppure no.
Iniziamo con il dire, che c’è una scissione tra la marca temporale a cui si fa riferimento per la
situazione di fatto accertata dal giudice e la marca temporale che costituisce il punto di riferimento
per la situazione di diritto al quale il giudice fa riferimento. Per quanto riguarda i fatti, l’ultimo
momento utile per allegare sopravvenienze in fatto, quindi per far valere il giudizio, i fatti
sopravvenuti e l'udienza di precisazione delle conclusioni. Esempio: il 10 giugno 2014,si svolge
l'udienza di precisazione delle conclusioni e che è l'ultimo momento utile con il quale far valere in
giudizio nuovi fatti sopravvenuti, se è proposto appello, in appello dovete far valere, si fa
riferimento alla data dell’udienza di precisazione delle conclusioni dell’appello, perché anche in
appello è possibile far valere nuovi fatti. Qui avete una sentenza di condanna del debitore a una
somma di 1000, il 31 luglio la parte propone ricorso in cassazione, la sentenza passa, siamo
pendenti in cassazione, il 1/09/2014 il debitore adempie all’obbligazione pecuniaria, il 1/09/2015 la
corte di cassazione rigetta il ricorso e la sentenza della corte d’appello passa in giudicato
sostanziale. L’accertamento incontrovertibile in essa contenuto si riferisce alla situazione di fatto
esistenze alla data dal 10 giugno 2014. Ora, lo spiego questo esempio. Dunque, l’ultimo momento
per far valere situazioni di fatto in giudizio è l’udienza di precisazione delle conclusioni e se c’è
appello l’ultimo momento utile è l’udienza di precisazione delle conclusioni d’appello, se c’è
ricorso di cassazione, il giudizio di cassazione, che è giudizio di pura legittimità, non c’è la
possibilità di allegare nuovi fatti storici per cui, un debitore che paghi dopo che si è svolta l’udienza
di precisazione delle conclusioni del giudizio d’appello e prima della formazione del giudicato, non
ha nessuna chance di poter far sapere al giudice che lui ha pagato, quindi quel giudicato si formerà,
il giudice deciderà avendo a riferimento la situazione alla data l’udienza di precisazione delle
conclusioni. Perché? Perché il giudice non ha la sfera di cristallo, valuta solo i fatti che risultano
agli atti al momento dell’udienza di precisazione delle conclusioni. Quindi di quel pagamento, non
c’è modo per il debitore di dare atto. Ecco perché se in un successivo giudizio, l’attore chiede il
pagamento il debitore potrà dire io ho pagato, e lo potrà dire perché il precedente giudicato non è
d’ostacolo all’avanzamento della sua pretesa perché il precedente giudicato si è formato con
riferimento ad una data temporale, mentre il debitore fa valere un pagamento effettuato oltre
l’ultimo momento utile in cui era possibile allegare nuovi fatti in giudizio, per cui è possibile far
valere in giudizio la sua pretesa senza poter dire ma c’è stato un giudicato. Quel giudicato fa
riferimento ad una situazione precedente rispetto al suo pagamento. Ora, voi sapete che il giudicato
civile serve per garantire certezza e stabilità ai rapporti giuridici, per questo motivo, che regola
adotta il nostro ordinamento? Adotta, la c.d. preclusione del dedotto e del deducibile, cioè il
giudicato, il giudice quando pronuncia una sentenza passata in giudicato, fa riferimento alla
situazione di fatto esistente alla data dell’udienza di precisazione delle conclusioni, abbiamo detto
fatti successivi a tale data possono sempre essere fatti valere, ma fatti precedenti rimangono ormai
preclusi, quindi il 10 luglio 2014 giudizio di appello, il 21 luglio 2014 il debitore paga, il 1
settembre 2014 si svolge l’udienza di precisazione delle conclusioni del giudizio di appello,
l’avvocato dormiente del debitore non allega in giudizio la quietanza di pagamento, si arrangia
perché il giudicato si forma sull'accertamento della situazione di fatto esistente al 1 settembre 2014.
Quindi, tutto ciò, tutti i fatti precedenti a tale data, che avrebbero potuto essere dedotti il giudizio,
ma non lo sono stati per l'inerzia delle parti rimangono preclusi; quindi, non c’è modo in questa
situazione per il debitore di dire io avevo pagato. La risposta è: bravo, se avevi pagato dovevi, tu
avvocato, avresti dovuto allegare l’avvenuto pagamento in giudizio, se non l’hai fatto non lo puoi
allegare in nessun altro giudizio per le ragioni di garanzia del giudicato vale la preclusione,
non solo del dedotto ma anche del deducibile. Tutti i fatti allegati prima della data dell’udienza di
precisazione delle conclusioni, vuoi che siano stati allegati o no, sono preclusi e non è possibile più
farli valere in un successivo giudizio. Tutti i fatti invece, successivi a tale data possono essere di
nuovo fatti valere in giudizio perché superano i limiti temporali d’efficacia del precedente
giudicato.
Per quanto invece riguarda le sopravvenienze in diritto, perché vi ho detto c’è una scissione tra la
data di accertamento delle questioni di fatto e la data di accertamento delle questioni di diritto. per
quanto riguarda le sopravvenienze in diritto, l’ultimo momento utile è la pubblicazione della
sentenza, quindi il giudice unico o il collegio si ritira a deliberare in camera di consiglio, se
sopravviene una nuova normativa che entra il vigore prima della pubblicazione della sentenza,
perché dopo la camera di consiglio il giudice ha un tot di giorni per scrivere la sentenza e
depositarla in cancelleria, e dico tot volutamente perché eventuali termini fissati nel codice non
sono termini perentori, bene, se tra dopo la camera di consiglio, mentre il giudice sta scrivendo la
sentenza, entra in vigore una nuova normativa bisogna rifare tutto, bisogna rifare la camera di
consiglio e il giudice è tenuto a tenere conto della sopravvenienza in diritto. Quindi, la marca
temporale con riferimento alle sopravvenienze in diritto è spostata più in avanti, più in là rispetto
all’ultimo momento utile per far valere in giudizio le sopravvenienze in fatto. Naturalmente, anche
nel giudizio di cassazione, che un giudizio di legittimità sarà possibile far valere le sopravvenienze
in diritto. Questo è l’esempio: se la nuova normativa entra in vigore dopo la camera di consiglio
prima che sia scritta la sentenza il giudice ne deve tener conto. Ora, che succede, per capire,
ricapitolo: voi per sapere se un precedente giudicato vale come presupposto processuale negativo o
ha un'efficacia positiva nel caso di pregiudizialità dovete andare a vedere qual è la sua portata
oggettiva, qual è la sua portata soggettiva e soprattutto se il diritto invocato nel nuovo processo si
basa su fatti, o se fosse una norma giuridica, sopravvenuti rispetto al precedente giudicato, in tal
caso potete instaurare un nuovo giudizio.
Ora, con riferimento ai limiti di efficacia temporale del giudicato, una questione interessante
riguarda le sopravvenienze in diritto, cioè si dice, ma se c’è stato un giudicato e c’è stato poi una
sopravvenienza in diritto che succede? Faccio un esempio, se io vengono condannata al
pagamento di 100 mila, e il giudice ha applica un tasso d’interesse legale del 10%, se entra in vigore
una nuova normativa che dice che il tasso d’interesse legale non può essere superiore all’1%, due
sono le possibilità, la nuova normativa, questa è giudicato, le nuove normative che entrano in
vigore, qual è la regola generale? Non dispongono che per l’avvenire, quindi la regola generale è
che, immaginate che voi abbiate questo giudicato e che entri in vigore una nuova normativa per
l’avvenire, quindi lascia fermo, peggio per me, il tasso d’interesse, ma fortunate le parti dei
successivi processi perché lì il tasso d’interesse sarà più basso. Ma immaginate che la norma sia
eccezionalmente retroattiva, perché ci sono dei casi in cui la norma è retroattiva, dispone per il
passato. Allora, il problema che si pone è, che accade per il giudicato, cade non cade, o qualche
chance di vedere diminuita la somma per cui sono stata condannata, allora, il giudicato è come un
muro di gomma, cioè la normativa trova il giudicato ma non lo abbatte perché una norma retroattiva
non fa mai cadere il giudicato sostanziale? Perché? Vorrei che voi capiste la ragione tecnica. Noi
ci siamo detti il giudicato civile è il bene supremo del diritto processuale, è ciò che torna al diritto
sostanziale, il giudicato civile è una norma concreta che dal momento della formazione del
giudicato in poi disciplina i rapporti tra le parti del processo. Quindi, vi ho anche detto dal momento
della formazione del giudicato i rapporti tra le parti non sono più regolato dal diritto sostanziale,
cioè dalla norma del codice civile, ma da quella sentenza ed è proprio lì la ragione per cui il
giudicato rimane in piedi. Una nuova normativa sostanziale che abbia efficacia retroattiva e che
modifichi una norma sostanziale non tocca più il giudicato perché il giudicato è la norma del caso
concreto, sganciato dal codice civile, sganciato dal diritto sostanziale. La sentenza è una norma che
ormai vive di vita propria. Ogni modifica retroattiva ad una astratta norma di diritto sostanziale non
può mai toccare il giudicato civile, perché il giudicato civile è la norma del caso concreto. Il
giudicato in autonomia si è sganciato dalla norma sostanziale, per cui tutte le sorti della
norma sostanziale astratta e generale non lo toccano più. Lo ius superveniens retroattivo, così
come allo ius superveniens si associano le pronunce della corte costituzionale, non vale. Il giudicato
civile resiste allo ius superveniens retroattivo. Le uniche che non resistono sono le pronunce della
cassazione sulla giurisdizione e la competenza. Loro cadono.