Sei sulla pagina 1di 5

Biogiuridica lezione 10

8-04-2021
Argomento: Legge n° 194 del maggio 1978

Questioni legate all’inizio vita.


Il problema di fondo è: quando inizia la vita? L’embrione può essere considerato vita? Quando è vita? Come
posso agire su una vita?
Le posizioni sono molto contrastanti fra di loro.

Datiamo la legge e contestualizziamo la situazione sociale:


In Italia siamo in un grosso fermento culturale e sociale, l’Italia risente l’eco del ’68 ed in particolare arriva
con il femminismo e la legge nasce sulla richiesta delle donne di voler porre fine agli aborti clandestini che
provocavano situazioni disagevoli poco chiare con ginecologi e donne che praticavano clandestinamente
l’aborto in ambienti non sterili con il rischio di morte e della salute della donna.
Legge quindi fortemente voluta dalle donne e in quel periodo lo slogan più volte ripetuto è ‘’l’utero è mio,
decido io’’.
Questo è l’humus culturale in cui questa legge prende corpo.
Come tutte le leggi anche questa mostra non poche incongruenze.

- Analizziamola
Art 1: ‘’ Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore
sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio…’’

Riflessione:
‘’tutela la vita umana dal suo inizio’’, la legge sconfessa sé stessa perché la tutela della vita dal suo inizio in
realtà non esiste perché questa legge prende delle scorciatoie nel momento in cui deve dare la possibilità alla
donna di poter interrompere la gravidanza.
‘’Non è un mezzo di contraccezione ’’ la contraccezione al tempo degli anni ‘70 era un tabù. Non se ne
parla a scuola. Non era argomento discusso. Era vissuta dalle donne come un vero e proprio peccato.
Di fatto La legge 194 per le giovani ragazze è diventato un metodo contraccettivo.

Art 2: ‘’ I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla
stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:
a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali,
sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a
tutela della gestante;
c) attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti
nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali
risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della
gravidanza.
I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge,
della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che
possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.
La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari
per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai
minori.’’

Riflessione:
Nascono i consultori familiari il cui compito è informare la donna sulle modalità idonee a ottenere il
rispetto delle norme sul lavoro e diritti della gestante.
All’epoca, come oggi, le donne dovevano mantenere segreta la loro gravidanza fino alla fine altrimenti il
datore le licenziava, oggi succede nella maniera inversa la prima domanda del datore è ‘’hai figli? Vuoi averne
altri?’’. La gravidanza, quindi, diventa un problema che esiste già negli anni 70 per questo il consultorio
contribuisce a rendere noti i diritti alla gestante.

Art 2
d)’’ contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza…’’

Negli anni ’70 le ‘’cause’’ che spingono la giovane donna a interrompere la gravidanza

Art 4 :‘’ Per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che
accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità
comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di
salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il
concepimento o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio
pubblico istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405, o a una
struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.’’

Riflessione:
‘’entro i primi 90 gg’’ perché 90 gg? È come se il legislatore ci dicesse entro i primi 90 giorni non è un
essere umano dal 91 esimo giorno in poi quell’essere diventa una persona.
Qui i due fronti: laici e cattolici.
Primo problema: chi è l’embrione?
Secondo il mondo cattolico è una persona fin dal momento del suo concepimento.
Secondo il mondo laico ci sono diversi stadi all’interno dell’evoluzione dell’embrione per cui si parla di vita
umana a partire dal 14 esimo giorno, dal momento in cui si forma la stria primitiva e si parla di embrione
nel momento in cui iniziano a svilupparsi gli organi interni.
Tutte queste diverse fasi dell’embrione portano ad un diverso significato dell’embrione.
Oggi la tecnica ci fa sentire non solo il battito cardiaco ma ci fa anche vedere in tridimensione l’embrione.

Il mondo laico dice: quella è una cellula e quello è un battito sì ma di una vita in potenza. Anche i nostri organi
durante l’ecografia hanno un loro suono.
L’embrione umano nei primi 14 giorni è identico ad alcuni mammiferi (maiali, mucche, cavallucci marini,
delfini). Questo significa che nei primi 14 giorni essere umano e animale sono identici nello sviluppo, infatti
raramente accade che vi sono soggetti che nascono ‘’ ibridi ‘’ ovvero mezzi uomini e mezzi animali. Non si
capisce neppure quale siano le motivazioni scientifiche per cui l’embrione poi prenda una strada piuttosto
che un’altra.
Sulla base di questo i laici ritengono che quella sia vita umana in potenza, cioè non è detto che sia per forza
umana ma la ritengono tale al nascere della stria primitiva.
Questa legge nasce in seguito al referendum, referendum voluto fortemente voluta dalle donne in politica.
Ma proprio perché legge e deve essere quindi generale e astratta finisce per essere lesiva della stessa
dignità della donna.

‘’condizioni economiche, o sociali o


familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento ’’

Il legislatore qui apre il ventaglio. Per motivi economici sociali o familiari. Ma quell’art 1 dove lo stato preserva
la vita dove sta? I motivi economici se lo stato tutela la vita non dovrebbero essere menzionati, lo stato
dovrebbe farsi carico per evitare l’interruzione di gravidanza per motivi economici!
Non si dovrebbe discutere sui motivi di salute (sia fisica che psichica), ma i problemi sociali? Negli anni 70 una
donna giovane rimasta incinta senza compagno, ad esempio, poteva essere un problema sociale, questa era
l’Italia. Oggi dovremmo rivederla questa legge alla luce dei cambiamenti sociali. Oggi sono tante le donne
che portano avanti gravidanze senza il compagno.

Art 5 : ‘’ Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici,
hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia
motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di
esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e
della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei
problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di
metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno
intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il
parto. Quando la donna si rivolge al medico di sua fiducia questi compie gli accertamenti sanitari necessari,
nel rispetto della dignità e della libertà della donna; valuta con la donna stessa e con il padre del concepito,
ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata
come padre del concepito, anche sulla base dell'esito degli accertamenti di cui sopra, le circostanze che la
determinano a chiedere l'interruzione della gravidanza; la informa sui diritti a lei spettanti e sugli interventi
di carattere sociale cui può fare ricorso, nonché sui consultori e le strutture sociosanitarie.
Quando il medico del consultorio o della struttura sociosanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l'esistenza
di condizioni tali da rendere urgente l'intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato
attestante l'urgenza.
Con tale certificato la donna stessa può presentarsi ad una delle sedi autorizzate a praticare la interruzione
della gravidanza.
Se non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell'incontro il medico del consultorio o della struttura
sociosanitaria, o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza sulla
base delle circostanze di cui all'articolo 4, le rilascia copia di un documento, firmato anche dalla donna,
attestante lo stato di gravidanza e l'avvenuta richiesta, e la invita a soprassedere per sette giorni. Trascorsi i
sette giorni, la donna può presentarsi, per ottenere la interruzione della gravidanza, sulla base del
documento rilasciatole ai sensi del presente comma, presso una delle sedi autorizzate.’’

Riflessione:
‘’Riservatezza e dignità’’ oggi dal consultorio non vi è né riservatezza né dignità, è il mercato del pesce. Questa
legge andrebbe riscritta tutelando realmente la donna. E la presenza dello stato dovrebbe essere più forte.

Quando la donna decide di interrompere la gravidanza si reca dal medico curante o al consultorio il cui
compito e quello di verificare e analizzare con la donna se esistano realmente cause legate alla salute o cause
di natura economica\familiare e provare a far cambiare idea alla donna invitando la donna ad attendere una
settimana. valutato che la donna è irremovibile il medico rilascia un certificato con su scritto ‘’legge 194\78’’
con questo certificato si presenta in quei pochi ospedali pubblici in cui viene praticata l’interruzione
volontaria della gravidanza.
Recatasi in ospedale:
La donna entra in ospedale la mattina con tutta una serie di analisi fatte fuori, viene ricoverata nel reparto di
ginecologia e ostetricia (stesso reparto in cui altre donne stanno partorendo o hanno partorito).
Alla donna viene praticato l’aborto come fosse un aborto spontaneo con gli stessi dolori del parto. È
sottoposta a dolori molto simili a quelli delle contrazioni per espellere l’embrione e poi 5 min di raschiamento
in sala operatoria.
Perché la donna non viene operata? Perché non va direttamente in sala operatoria per effettuare solo il
raschiamento? il perché è che è quasi una punizione per la donna. Deve ricordare quello che sta accadendo.
Come si accetta una legge così nel 2021?
(tra l’altro questo iter appartiene solo al pubblico perché nel privato questo non accade, si va direttamente
in sala operatoria)

Art 6: ‘’L'interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere
praticata:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o
malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della
donna.’’

Riflessione: la donna come un oggetto, come un incubatore così come si vede nella legge della procreazione
medicalmente assistita.

Art 12: ‘’La richiesta di interruzione della gravidanza secondo le procedure della presente legge è fatta
personalmente dalla donna.
Se la donna è di età inferiore ai 18 anni, per l’interruzione della gravidanza è richiesto l’assenso di chi
esercita sulla donna stessa la potestà o la tutela. Tuttavia, nei primi 90 gg, quando vi siano seri motivi che
impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste,
interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra di loro difformi, il consultorio o la struttura
socio-sanitaria, o il medico di fiducia, espletai compiti e le procedure di cui all’articolo 5 e rimette entro 7 gg
dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il
giudice tutelare, entro 5 gg, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e
della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la
interruzione della gravidanza.
Qualora il medico accerti l'urgenza dell'intervento a causa di un grave pericolo per la salute della minore di
diciotto anni, indipendentemente dall'assenso di chi esercita la potestà o la tutela e senza adire il giudice
tutelare, certifica l'esistenza delle condizioni che giustificano l'interruzione della gravidanza. Tale
certificazione costituisce titolo per ottenere in via d'urgenza l'intervento e, se necessario, il ricovero. Ai fini
dell'interruzione della gravidanza dopo i primi novanta giorni, si applicano anche alla minore di diciotto
anni’’.
Riflessione: negli anni ’70 con una concezione del pater familias questo era un articolo davvero importante
perché permetteva alle figlie di avere potere decisionale anche nei confronti del genitore ma oggi succede
che le minori si rivolgono direttamente al consultorio scavalcando semplicemente i genitori. Quindi perché
non si fa educazione sessuale nelle scuole prevenendo queste spiacevoli condizioni?
Art 13: ‘’ Se la donna è interdetta per infermità di mente, la richiesta di cui agli articoli 4 e 6 può
essere presentata, oltre che da lei personalmente, anche dal tutore o dal marito non tutore, che
non sia legalmente separato.
Nel caso di richiesta presentata dall'interdetta o dal marito, deve essere sentito il parere del tutore.
La richiesta presentata dal tutore o dal marito deve essere confermata dalla donna.
Il medico del consultorio o della struttura sociosanitaria, o il medico di fiducia, trasmette al giudice
tutelare, entro il termine di sette giorni dalla presentazione della richiesta, una relazione contenente
ragguagli sulla domanda e sulla sua provenienza, sull'atteggiamento comunque assunto dalla donna
e sulla gravidanza e specie dell'infermità mentale di essa nonché il parere del tutore, se espresso.
Il giudice tutelare, sentiti se lo ritiene opportuno gli interessati, decide entro cinque giorni dal
ricevimento della relazione, con atto non soggetto a reclamo.
Il provvedimento del giudice tutelare ha gli effetti di cui all'ultimo comma dell'articolo 8.’’

Riflessione:
La persona interdetta che non può quindi porre in essere nessun tipo di atto giuridicamente rilevante in
autonomia ha però l’ultima parola su una questione come portare a termine o meno la gravidanza.
Se io sono interdetta ho bisogno di un tutore che prenda scelte al posto mio ma non solo, dovrebbe assicurare
anche per il futuro del nascituro.

Potrebbero piacerti anche