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Tra i beni altamente personali, la vita ricopre il ruolo di primissimo piano, in quanto
bene giuridico primario necessariamente ed implicitamente consacrato e desumibile
da altre disposizioni costituzionali che richiamano beni contigui (es: diritto alla
salute) o che sono dettate a fini particolari (es: divieto della pena di morte): tutto
discende dal principio personalistico dell’art.2 della Costituzione, che sancisce la
centralità e il primato della persona-individuo su ogni altro valore. È da sottolineare
che, proprio in forza di tale principio, la vita umana come oggetto di tutela penale va
intesa nella sua dimensione individuale di bene della persona, a prescindere da ogni
risvolto a vantaggio della collettività né tantomeno dello Stato.
Il bene vita.
L’ordinamento predispone diversi gradi di tutela a seconda del bene giuridico protetto
e con l’innalzarsi del rango del bene cresce anche il bisogno della tutela della libertà
di autodeterminazione ad esso connessa. Esistono perciò beni privati la cui titolarità
in capo al singolo soggetto deriva dal riconoscimento costituzionale, il quale fa
scaturire il principio della loro disponibilità manu propria (ovvero per scelta
spontanea dello stesso titolare), ma esistono anche beni da far rientrare in una
categoria diversa, maggiormente protetta dall’ordinamento anche nei confronti del
loro potenziale titolare. Alla luce di questo, occorre operare una triplice distinzione:
1- beni-mezzo sono strumentali rispetto ad altri beni personali e hanno natura
fungibile, potendo ben costituire oggetto di negoziazione tra le parti; la libertà di
autodeterminazione ad essi connessa trova protezione nelle regole del diritto privato
in tema di vizi della volontà.
2- beni-fine sono comprimibili a certe condizioni ma sempre indistruttibili, non
potendo essere oggetto di diritti da parte di terzi; in questi casi, la libertà di
autodeterminazione riguarda non solo i vizi di volontà, ma si estende alla previsione
del potere di revoca, anche immotivata, del consenso del titolare del bene.
3- beni-presupposto la loro sussistenza costituisce la premessa del godimento di
ogni altro diritto e sono intangibili dai terzi, data l’irreversibilità dell’eventuale
perdita; la protezione della libertà di autodeterminarsi in relazione a tali beni è
massima, coprendo la loro tutela qualsiasi modalità di interferenza sul titolare.
La vita, dunque, è:
- bene-presupposto per eccellenza, in quanto imprescindibile per il godimento di
qualsiasi altro diritto e oggetto di tutela oggettiva, che secondo alcuni prescinde
anche dalla eventuale volontà di rinuncia da parte del titolare (v.infra);
- bene-fine per eccellenza, perché preminente rispetto agli altri beni-fine personali,
rispetto ai quali i beni-mezzo assumono carattere strumentale.
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- dopo l’avvento della Costituzione repubblicana, una simile prospettiva non si può
più accogliere: sarà pur sussistente un generico interesse superindividuale alla
conservazione dei beni giuridici, ma ciò non implica che l’intervento penale di tutela
dei beni del singolo si ponga anche a presidio di un interesse proprio dello Stato, e
inoltre il personalismo costituzionale impedisce che i beni facenti capo alla persona
umana siano concepiti come funzionali all’interesse collettivo o statale, ma anzi
determina che sia lo Stato stesso ad essere gravato dell’obbligo di agire in funzione
della persona-individuo; a tutti i beni giuridici individuali, quindi, è connessa la
facoltà, ma mai un obbligo giuridico di autotutela.
b) portata dell’art.5 c.c. la norma non può essere intesa come divieto generale e
assoluto di disporre del proprio corpo, ma come avente ad oggetto il divieto di
stipulazione di negozi mediante i quali il contraente si obblighi a cedere parti del suo
corpo non ancora separate, ove ciò cagioni una diminuzione permanente dell’integrità
fisica. Dalla disciplina privatistica possono desumersi soltanto i seguenti principi:
- incoercibilità delle prestazioni personali;
- costante revocabilità del consenso prestato alla limitazione di un proprio diritto
personale;
- inalienabilità a terzi dell’integrità fisica oltre i confini stabiliti.
Il limite finale della tutela della vita è quello che differenzia l’uomo dal cadavere in
conseguenza dell’evento morte, considerata, ai fini della legge penale, come elemento
normativo determinabile unicamente attraverso il riferimento alla specifica disciplina
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Art.575 – Omicidio
“Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad
anni ventuno.”
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ipotesi accusatoria, poiché il giudice deve verificare la sussistenza del nesso causale
nel caso concreto, sulla base delle circostanze di fatto e dell’evidenza disponibile,
così che all’esito del ragionamento probatorio (che abbia altresì escluso l’interferenza
di fattori alternativi; v.art.41 comma 2) risulti giustificata e certa la conclusione che la
condotta omissiva è stata condizione necessaria dell’evento lesivo con alto ed elevato
grado di credibilità razionale o probabilità logica (v. sentenza Franzese)
Condotte omissive e relativo accertamento causale sono tipici dell’attività medica e in
tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Reato proprio: soggetto attivo può essere soltanto “la madre…”; eventuali
concorrenti rispondo di omicidio volontario, con possibile riduzione di pena (c.2)
Reato a forma libera, ma necessari due elementi:
1) specifico contesto temporale della consumazione;
2) condizioni di abbandono morale e materiale connesse al parto: interpretazione che
tenga conto delle difficoltà oggettive e dei corrispondenti riflessi soggettivi sulla
psiche della donna, in termini di turbamento emotivo e alterazione del suo stato
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Non sussiste la scriminante del consenso dell’avente diritto, perché la vita non è un
diritto di cui si può “validamente disporne” (v. art.50).
Il consenso della vittima, esprimibile in qualsiasi forma, deve essere:
1) personale, cosciente e libero;
2) serio e non equivoco;
3) attuale, potendo essere revocato in qualsiasi momento.
Dolo generico: coscienza e volontà di cagionare la morte e dell’esistenza di consenso
non viziato della vittima.
L’evento morte deve essere conseguenza NON voluta dal soggetto agente.
Preterintenzione: necessario il dolo di percosse o lesioni; l’evento morte viene
addebitato per commistione tra coscienza e volontà di percuotere o ledere e
prevedibilità dell’evento più grave non voluto (dolo misto a colpa).
L’evento morte o lesione deve essere conseguenza NON voluta dal soggetto agente.
Tra i delitti dolosi dai quali deriva la morte come conseguenza non voluta, si
escludono quelli di percosse e di lesioni personali, che configurano il reato di
omicidio preterintenzionale.
Dolo misto a colpa: coscienza e volontà di compiere il delitto doloso + prevedibilità
in concreto di cagionare l’evento più grave.
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Colpa: violazione di norme di condotta aventi finalità cautelare che causa l’evento
morte, pur senza intenzione di cagionarlo (v. art.43); la violazione produce
causalmente l’evento morte se ha determinato il concretizzarsi del rischio che la
regola di condotta mirava a prevenire.
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Appare inopportuno sostenere che l’art.2087 c.c. sia insieme necessario e sufficiente
a fondare la responsabilità penale per omesso impedimento:
- perché, trattandosi di norma civilistica, è dettata in tema di responsabilità
patrimoniale, dunque da essa può ricavarsi unicamente l’identificazione del garante e
dei destinatari della tutela, richiedendo invece, di volta in volta, il caso specifico la
individuazione nel dettaglio dell’omissione tipica;
- perché una sua pur eventuale portata estensiva e valenza autonoma dovrebbe fare i
conti con le prescrizioni dettate dalla normativa speciale di settore, che detta regole
cautelari più approfondite e specifiche.
Infine, gli stessi motivi ci portano a ritenere opinabile la tesi di chi sostiene la non
riconoscibilità di ogni possibile esonero da responsabilità del datore di lavoro o di
altri soggetti gravati da obblighi di sicurezza, che si baserebbe sulla negazione:
1- della sussistenza, nell’attività lavorativa d’impresa, di un’area di rischio
consentito proprio di quelle attività rischiose giuridicamente autorizzate per la loro
utilità sociale esiste una serie di precetti vigenti che ammettono la persistenza di
una qualche misura di rischio nell’attività lavorativa; per esempio, si dispone che il
datore sia tenuto alla riduzione al minimo possibile dei rischi in relazione alle
conoscenze acquisite in base al progresso tecnico, o alla limitazione al minimo dei
lavoratori esposti, effettivamente o potenzialmente, al rischio, ma è pacifico che gli
obblighi incombenti sul datore non implicano un ambiente di lavoro privo di rischi;
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Sottrazione: privazione della signoria di fatto sul bene, di modo da impedire alla
vittima di ristabilire il contatto con esso; la cosa mobile altrui si deve trovare nella
disponibilità materiale (fisica o anche solo virtuale) altrui.
Impossessamento: instaurazione di una nuova relazione di disponibilità materiale, che
avviene tra il soggetto agente e la cosa mobile altrui.
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Art.649 – Non punibilità e querela della persona offesa per fatti commessi a danno di
congiunti
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Pubblica Amministrazione:
1- Concezione oggettiva: la p.a. svolge attività diretta alla cura concreta degli
interessi pubblici, posta in essere in base alla legge e nel rispetto dei fini dalla stessa
predeterminati.
2- Concezione soggettiva: la p.a. è l’insieme delle strutture costituite per lo
svolgimento di funzioni amministrative.
Evoluzione normativa:
La visione originaria dei rapporti tra individuo e autorità pubblica era tutta sbilanciata
a favore di quest’ultima, sicché l’individuo inserito nella p.a. si trovava circondato da
una serie di fattispecie criminose poste a tutela di beni non certo di rilevanza
costituzionale – ad es. il prestigio della p.a. – ma di matrice autoritaria.
Nel 1990 è stata varata una importante riforma in modo da rendere questo settore
nevralgico della parte speciale più conforme ai valori costituzionali di riferimento,
cioè l’imparzialità e il buon andamento richiesti dall’art. 97 Cost.
- Imparzialità parità di accesso a risorse/servizi ed oneri/doveri di carattere
pubblico: in quanto strumento di benessere sociale, l’attività dei poteri pubblici non
può diventare l’occasione per la distribuzione o l’accaparramento di favori e privilegi
o per imporre discriminazioni.
- Buon andamento efficienza dell’azione amministrativa nella realizzazione dei
suoi compiti istituzionali, da perseguire con adeguatezza e aderenza allo scopo.
Il pubblico servizio si distingue dalla pubblica funzione per la mancanza dei poteri
deliberativi/autoritativi/certificativi come limite superiore per la sua individuazione,
sebbene sia disciplinato ugualmente da norme di diritto pubblico e da atti autoritativi.
Viene comunque salvaguardata la presenza di un minimo di potere decisionale
autonomo come limite inferiore.
In determinati casi, l’interesse protetto dalla norma penale potrebbe essere leso o
posto in pericolo anche quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio
abbia perso la qualifica.
Il fatto commesso deve però essere in qualche modo collegato alle mansioni in
precedenza esercitate collegamento funzionale tra reato e qualifica soggettiva, non
necessariamente temporale.
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Dolo generico: coscienza e volontà di detenzione della cosa altrui per ragioni
d’ufficio o servizio e di disposizione uti dominus.
*Peculato d’uso
Il secondo comma prevede la sottrazione solamente momentanea del denaro o della
cosa mobile altrui, con successiva immediata restituzione.
La destinazione istituzionale del bene è tale da compromettere in modo apprezzabile,
seppur non serio e determinante, il corretto funzionamento della p.a.
Errore: non deve essere provocato dal pubblico agente; può vertere sull’esistenza del
dovuto, sulla sua entità o sul reale creditore.
Ricezione: accettazione del bene che viene trasferito erroneamente.
Ritenzione: omessa restituzione del bene.
È sufficiente che ricezione/ritenzione avvengano a favore del pubblico agente per il
fatto che questi eserciti una pubblica funzione o un pubblico servizio.
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Non destinazione: può consistere in una distrazione dei contributi ottenuti verso
finalità diverse, o anche in una semplice non utilizzazione delle risorse, finanche al
mancato adempimento entro il termine prefissato ove questo presenti carattere
essenziale al raggiungimento delle finalità.
Malversazione ottenimento lecito di contributi, sovvenzioni, finanziamenti con
successiva utilizzazione incompatibile col soddisfacimento degli scopi;
Truffa aggravata ottenimento ab origine illecito delle erogazioni pubbliche.
Dolo generico: coscienza e volontà di non destinazione delle erogazioni ottenute per
le finalità prefissate.
Abuso: fa leva sul c.d. metus publicae potestatis, cioè la situazione di soggezione
psicologica che porta il privato a promettere o a dare l’indebito.
Concussione abuso di qualità di pubblico agente concorre in via preminente alla
determinazione della volontà del soggetto passivo; Truffa aggravata lo stesso
abuso concorre in via soltanto accessoria.
Costrizione: è esplicita ed a carattere intimidatorio tale da sostanziarsi in una
condotta impositiva avvertita come cogente dalla vittima; deve sussistere un
collegamento con la funzione esercitata, in modo da prefigurare una estorsione
qualificata dalla natura del soggetto agente.
Promessa: effettuata dalla vittima al fine di evitare un danno ingiusto.
Dolo generico: coscienza e volontà di abuso delle proprie qualità o dei propri poteri
di pubblico agente, di costrizione nei confronti della vittima dalla quale deriva la
promessa o la dazione indebita.
Esercizio di funzioni/poteri:
1- Corruzione antecedente l’atto d’ufficio segue all’accordo corruttivo.
2- Corruzione susseguente l’accordo corruttivo avviene sulla base di un atto già
compiuto dal pubblico ufficiale.
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Corruzione c.d. propria: l’attività del p.u. è svolta in modo contrario a quanto
preposto dall’ordinamento, a causa di omissione/ritardo di atto del proprio ufficio
ovvero per contrarietà dell’atto ai propri doveri d’ufficio.
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Dolo generico: coscienza e volontà di abuso delle proprie qualità o dei propri poteri
di pubblico agente, di induzione nei confronti del soggetto passivo dal quale deriva la
promessa o la dazione indebita.
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Dolo generico: coscienza e volontà di istigare a commettere fatti previsti dalla legge
come reato e di pubblicità della condotta.
*Apologia di delitti
Il terzo comma prevede il reato autonomo dell’apologia di delitti, consistente in
quella particolare forma di manifestazione del pensiero che si esplica nell’esaltazione
o nell’approvazione di un’attività di violazione di norme penali o del suo autore.
Il comportamento dell’agente deve essere tale che per il suo contenuto, per la
condizione personale dell’autore e per le circostanze di fatto in cui si esplica
l’istigazione, possa determinare il rischio effettivo della consumazione di altri reati.
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soggetto passivo comportamenti non voluti, cui non si può sottrarre a causa dello
stato di sottomissione (lesione alla libertà morale della vittima), e la reticenza a
collaborare con l’Autorità giudiziaria (lesione all’amministrazione della giustizia).
Dolo generico: coscienza e volontà del metodo mafioso utilizzato da chi procura i
voti, dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o altra utilità.
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Reato a forma libera la condotta di disvalore può essere adottata sia in modo
diretto, tramite gli atti di denuncia, querela, richiesta o istanza, sia in modo indiretto,
mediante gli atti di simulazione del reato.
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Falsità parziale: possono avvenire delle accuse che risultano false solamente in parte,
avendo ad oggetto fatti realmente verificatisi e ascrivibili all’incolpato, ma descritti
dall’accusatore in modo infedele, per aggiunta di circostanze false o con omissione di
circostanze vere e conosciute, in modo da determinare conseguenze come:
- mutamento del titolo di reato;
- circostanze aggravanti;
- diverso trattamento sanzionatorio.
La calunnia si profila nel momento in cui l’infedele versione dei fatti proposta
dall’accusatore produce un mutamento in pejus della situazione dell’accusato, anche
quando questi non versi in condizione di assoluta innocenza sul piano penalistico.
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Testimone: soggetto attivo può essere solo chi rende le false dichiarazioni o chi
omette di renderne di vere in qualità di testimone dinanzi all’Autorità giudiziaria (la
falsa testimonianza è un reato proprio); la posizione di testimone si estende al
denunziante, al querelante, all’offeso dal reato qualora vengano chiamati per deporre.
Fatti della deposizione: il reato è offensivo quindi si consuma quando la
testimonianza è concretamente idonea a incidere sul processo di formazione della
verità processuale, in quanto in tal senso dotata di:
1- pertinenza testimonianza che introduce circostanze che concernono quei fatti
che il giudice deve accertare in quanto posti alla base dell’imputazione contestata;
2- rilevanza testimonianza che riguarda aspetti dello stesso fatto che non sono
marginali né trascurabili perché dotati di reale capacità dimostrativa degli
avvenimenti in corso di accertamento.
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Reato comune, ad eccezione del concorrente nel reato presupposto e del suo autore.
Comma 2 qualora il testimone rinunci alla facoltà di astenersi dal deporre, egli ha
l’obbligo di dire la verità; peraltro, una dottrina recente sostiene che la forza
scriminante dell’art.51 (esercizio di un diritto o adempimento di un dovere) possa esplicarsi
solamente nei confronti di una testimonianza reticente.
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Reato proprio permanente: lo stato di antigiuridicità perdura nel tempo per volontà
dello stesso autore, il quale in ogni momento può porre fine alla lesione del bene
protetto.
Abuso dei mezzi di correzione o disciplina: nel corso degli anni si è avuta una
evoluzione legislativa e interpretativa che ha progressivamente considerato illecito il
ricorso a mezzi violenti e costrittivi, ritenuti lesivi dei diritti fondamentali alla libertà
personale e alla integrità psicofisica:
- tradizionalmente la dottrina riconduceva i mezzi di correzione e disciplina allo ius
corrigendi riconosciuti in capo a soggetti in posizione di autorità, che in virtù di ciò
potevano impiegare l’uso della violenza fisica o morale nei confronti di coloro che ne
risultavano essere assoggettati: di conseguenza il reato si considerava configurabile
qualora fossero travalicati i limiti di siffatta violenza; più tardi la Costituzione e la
riforma del diritto di famiglia del 1975 hanno favorito il passaggio da una visione
autoritaria della famiglia ad una visione più personalistica e partecipativa,
valorizzando l’individualità del figlio;
- attualmente si nega che si possa ricorrere all’uso di mezzi correttivi nell’ambito di
alcune relazioni, quindi di abuso si può parlare solo in casi di uso abnorme o
improprio di mezzi leciti, con la consumazione di altro reato più grave nei casi di
utilizzo di mezzi illeciti (percosse, minacce, ecc.); l’uso della violenza a scopi
educativi non può dunque ritenersi lecito, se non in casi del tutto eccezionali e solo in
termini di una vis modicissima, sempre che essa sia necessaria per rafforzare una
giusta proibizione di comportamenti oggettivamente pericolosi o dannosi a fronte
dell’incosciente sottovalutazione del pericolo o della disobbedienza ostinata (mentre
neanche questa vis modicissima è concessa nei confronti di figli maggiorenni).
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Pericolo di malattia: per malattia si intende ogni conseguenza rilevante sulla salute
fisica o anche solo psichica del soggetto passivo (ricomprendendo casi come stati
d’ansia, insonnia, depressione o disturbi del carattere); sarà sufficiente accertare in
concreto che la condotta di abuso sia generalmente idonea a porre in pericolo,
secondo le regole di comune esperienza, l’integrità psico-fisica della persona offesa;
la situazione di pericolo può ben verificarsi anche a seguito di un unico atto d’abuso.
Eventi più gravi: l’evento più grave della lesione o della morte dell’abusato non
devono essere voluti dall’agente, prefigurandosi altrimenti i reati di lesioni personali
volontarie o di omicidio; l’evento più grave viene comunque addebitato all’autore
dell’abuso – con un sensibile inasprimento sanzionatorio – se sussiste, rispetto allo
stesso, una prevedibilità in concreto, valutata sulle circostanze di fatto delle quali il
soggetto agente era o poteva essere a conoscenza.
Dolo generico: coscienza e volontà di utilizzo del mezzo di correzione oltre i limiti
consentiti, di pericolo di derivazione di malattia nel corpo o nella mente (anche in
termini di accettazione del rischio come ipotesi concreta, ossia di dolo eventuale).
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Soggetto passivo: dal 2012 esiste una piena equiparazione tra la nozione istituzionale
di famiglia e le altre forme di convivenza, tra queste ricomprendendo non solo le
famiglie di fatto, ma anche forme di aggregazione non emulative del rapporto
familiare (comunità religiose o terapeutiche); è comunque necessario che la
convivenza sia contraddistinta da una certa stabilità, alla quale si può collegare
l’esistenza, all’interno di un’unione di persone, di legami di reciproca assistenza e
protezione, nati per intima relazione o per consuetudini di vita.
Dolo generico: coscienza e volontà di inflizione di una serie di sofferenze alla vittima
mediante una pluralità di episodi vessatori; è sufficiente che l’agente abbia la
consapevolezza dell’abitualità della sua condotta
Al fine di stabilire se l’evento più grave sia causalmente riconducibile alla condotta di
maltrattamenti perpetrata dall’agente, si hanno due possibilità:
- se si considera il suicidio un atto autonomo e deliberato della vittima, questo
potrebbe configurare una causa interruttiva del nesso, in quanto da solo sufficiente a
determinare l’evento (v. art.41 comma 2)
- se il suicidio si considera una causa sopravvenuta, la stessa non andrebbe ad
interrompere il nesso causale e il delitto di maltrattamenti è da considerarsi aggravato
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dall’evento morte (v. art.41 comma 1), con relativo inasprimento sanzionatorio.
È fatto salvo l’accertamento della prevedibilità in concreto dell’evento più grave.
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Oggetto materiale beni: quel complesso di beni giuridici che fanno capo
all’imprenditore commerciale; tra questi rientrano i beni altrui, i beni provenienti
dalla procedura esecutiva, i beni immobili, tutto il patrimonio annesso e connesso alla
attività commerciale e suscettibile di valutazione economica. Sono esclusi i beni di
cui all’art.46 l.fall., ovvero quelli di natura strettamente personale.
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Oggetto materiale libri e scritture contabili, dichiarazione dei redditi, bilanci e tutti
i documenti attinenti alla ricostruzione dei movimenti contabili, sia di natura
obbligatoria che di natura facoltativa.
Bancarotta fraudolenta documentale reato di danno.
manifestamente imprudenti;
3) ha compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento;
4) ha aggravato il proprio dissesto, astenendosi dal richiedere la dichiarazione del
proprio fallimento o con altra grave colpa;
5) non ha soddisfatto le obbligazioni assunte in un precedente concordato preventivo
o fallimentare.
La stessa pena si applica al fallito che, durante i tre anni antecedenti alla
dichiarazione di fallimento ovvero dall’inizio dell’impresa, se questa ha avuto
minore durata, non ha tenuto i libri o le scritture contabili prescritti dalla legge o li
ha tenuti in maniera irregolare o incompleta.
Salve le altre pene accessorie […], la condanna importa l’inabilitazione all’esercizio
di un’impresa commerciale e l’incapacità ad esercitare uffici direttivi presso
qualsiasi impresa fino a due anni.”
Da segnalare è che:
- al contrario delle ipotesi fraudolente, le quali necessitano di un dolo arricchito, la
bancarotta semplice prevede come titolo di imputazione soggettiva il dolo eventuale.
- il limite minimo della imputazione soggettiva risiede nella colpa grave.
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- vengono punite anche condotte non dolose nella forma meno grave di bancarotta;
- l’imputazione colposa sanzionabile deve possedere carattere di gravità.
È uno dei due casi di bancarotta impropria, ossia commessa da soggetti differenti
dall’imprenditore individuale ma comunque dotati di specifica qualifica all’interno
dell’impresa collettiva o societaria.
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in una serie non specificata di comportamenti, con ciò il legislatore volendo ampliare
l’area della condotta sanzionabile.
Elemento soggettivo:
1) bancarotta fraudolenta impropria ipotesi-base v. art.216 l.fall.;
2) bancarotta da reato societario ognuna delle fattispecie di reato societario
richiamate rinvia al dolo corrispondente;
3) bancarotta preordinata il dolo viene nuovamente nominato tramite due
espressioni differenti:
- “con dolo”, è la classica ipotesi in cui il soggetto attivo ha coscienza e volontà che
la sua condotta produce il fallimento dolo intenzionale;
- “per effetto di operazioni dolose”, denota l’ipotesi in cui il soggetto attivo realizza
dolosamente una operazione il cui effetto immediato potrebbe non essere il
fallimento, il quale potrebbe risultare solo come effetto ritardato, ma la non
immediatezza dell’effetto non esclude il dolo diretto nel senso di chi sia certo
dell’evento dolo diretto (c.d. arricchito).
Nonostante la forte analogia tra il comma 1, n°2 del presente articolo col comma 2,
n°2 dell’art.223 in quanto a condotta, evento pregiudizievole e nesso di causalità tra
questi, la differenza risiede nell’elemento soggettivo che li supporta:
- bancarotta impropria fraudolenta dolo arricchito;
- bancarotta impropria semplice dolo eventuale o colpa specifica.
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È reato di pericolo.
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Strumenti finanziari: sono elencati nel comma 2 dell’art.1 del TUF; si sostanziano in
azioni e altri titoli rappresentativi di capitale di rischio, obbligazioni e Titoli di Stato,
altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali, quote di fondi comuni di
investimento, titoli di mercato monetario, contratti futures, contratti swap, contratti a
termine, contratti di opzione, combinazioni di contratti e titoli citati.
Condotte d’abuso.
1- conclusione di operazioni è necessario che l’insider perfezioni l’operazione
dopo aver appreso la notizie e propter hoc, ossia servendosene poiché il suo abuso è
determinante per la scelta di concludere l’operazione stessa.
2- comunicazione delle informazioni si intende il trasferimento, dall’uno all’altro
soggetto, dei dati contenutistici che ne segnano la rilevanza sul piano economico; è
esclusa dall’ambito dell’illecito la notizia comunicata nel normale esercizio del
lavoro, della professione, della funzione o dell’ufficio, con ciò intendendosi ogni
condotta retta da giustificato motivo o espressamente consentita da altre norme.
3- raccomandazione/induzione deve produrre sia l’evento psicologico interno al
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A) Art. 501 c.p. – Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato
o nelle borse di commercio punisce la diffusione di notizie false, esagerate
o tendenziose e l’utilizzo di artifici idonei a influire sul prezzo di merci e valori
ammessi alle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, con riferimento
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Condotte manipolative.
Diffusione di notizie false (manipolazione informativa) nei termini della rilevanza
economica della informazione, falsa è la notizia difforme dal vero, che si rivolge al
pubblico o ad una sfera sufficientemente ampia di destinatari; è ammessa la qualifica
di falsità anche in rapporto ad una informazione omessa, qualora ci fossero obblighi
di comunicazioni in capo al soggetto attivo, oppure reticente, cioè che ometta dati
ritenuti essenziali; dall’informazione reticente va tenuta distinta quella negativa, ossia
quella che neghi situazioni o dati di fatto esistenti, che può risultare falsa nella misura
in cui la negazione di un dato sia idonea a determinare l’evento di reato.
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Falso: tutto ciò che è contrario al vero, ma che si presenta in modo tale da sembrarlo.
Casi di falsità non punibili: ricade nella sfera di sanzionabilità soltanto la falsità
idonea ad ingannare la generalità delle persone, facendo loro credere alla genuinità o
alla veridicità dell’oggetto, del segno, del documento, ecc., in realtà non genuino o
non veritiero; tollerabili, quindi penalmente irrilevanti, sono:
- falso grossolano azione inidonea all’offesa del bene protetto in quanto
immediatamente riconoscibile e macroscopicamente rilevabile; è dunque necessario:
a) che la falsità appaia senza alcuna indagine supplementare;
b) che sia percepibile da chiunque e non soltanto da un esperto;
c) che sia ravvisabile anche in circostanze di intensa attività o di disattenzione.
L’inidoneità della condotta va valutata ex ante, poiché se la falsità non ha prodotto
l’inganno ma per le particolari capacità del destinatario dell’atto, allora ciò non può
incidere sulla punibilità.
- falso innocuo azione inidonea alla produzione del risultato tipico dell’alterazione
o della contraffazione in quanto, pur astrattamente idonea, non lo è nel caso concreto.
- falso inutile azione inidonea all’effetto di falsificazione per l’inesistenza assoluta
dell’oggetto materiale della stessa condotta di falsità.
Le falsità in atti.
- orientamento risalente binomio esteriorità-contenuto:
1- l’offesa alla forma esteriore dell’atto, riconoscibile attraverso segni esterni,
veniva fatta rientrare nell’alveo della falsità materiale.
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Art. 476 – Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici
“Il pubblico ufficiale che, nell’esercizio delle sue funzioni, forma, in tutto o in parte,
un atto falso o altera un atto vero, è punito con la reclusione da 1 a 6 anni.
Se la falsità concerne un atto o parte di un atto, che faccia fede fino a querela di
falso, la reclusione è da 3 a 10 anni.”
Atto pubblico.
- codice civile documento redatto, con prescritte formalità, da un pubblico
ufficiale che esercita un potere di certificazione, capace di dare certezza assoluta alla
dichiarazione e che fa fede fino a querela di falso
*Art. 2699 c.c. – Atto pubblico
“L’atto pubblico è il documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da altro pubblico
ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l’atto è formato.”
* Art. 2700 c.c. – Efficacia dell’atto pubblico
“L’atto pubblico fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza del documento dal
pubblico ufficiale che lo ha formato, nonché delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il
pubblico ufficiale attesta avvenuti in sua presenza o da lui compiuti.”
- codice penale qualsiasi documento che il pubblico agente forma nell’esercizio
delle sue funzioni o attribuzioni (v.artt.357-358). Dunque:
1- il requisito dell’efficacia probatoria fino a querela di falso del documento, viene
preso in considerazione solo come circostanza aggravante speciale di cui al comma 2,
non rilevando come requisito essenziale dell’atto pubblico a fini penali.
2- esistono atti pubblici suscettibili di falsificazione penalmente rilevante, anche se
formati da soggetti diversi dai pubblici ufficiali in senso stretto:
Art. 493 – Falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di pubblico servizio
“Le disposizioni degli articoli precedenti sulle falsità commesse dai pubblici ufficiali si
applicano altresì agli impiegati dello Stato, o di un altro ente pubblico, incaricati di un
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pubblico servizio, relativamente agli atti che essi redigono nell’esercizio delle loro
attribuzioni.”
Art. 478 – Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in copie autentiche
spazio peridi atti pubblici o privati e in attestati del contenuto di atti
“Il pubblico ufficiale che, nell’esercizio delle sue funzioni, supponendo esistente un
atto pubblico o privato, ne simula una copia e la rilascia in forma legale, ovvero
rilascia una copia di un atto pubblico o privato diversa dall’originale, è punito con
la reclusione da 1 a 4 anni.
Se la falsità concerne un atto o parte di un atto che faccia fede fino a querela di falso
la reclusione è da 3 a 8 anni.
Se la falsità è commessa dal pubblico ufficiale in un attestato sul contenuto di atti,
pubblici o privati, la pena è della reclusione da 1 a 3 anni.”
Modalità di condotta.
- rilascio in forma legale di copia simulata: l’atto pubblico o privato che viene
simulato e rilasciato viene supposto come esistente; qualora l’originale, pur esistente,
non fosse più reperibile, la falsa copia redatta dal pubblico ufficiale sarebbe punibile
come falso atto pubblico formato ex novo, ossia ai sensi dell’art.476;
- rilascio di copia diversa dall’originale: al contrario della prima ipotesi, in cui l’atto è
inesistente, in questo caso l’atto esiste, ma la copia è difforme dall’originale;
- rilascio di falso attestato sul contenuto di atti.
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Art. 479 – Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici
“Il pubblico ufficiale che, ricevendo o formando un atto nell’esercizio delle sue
funzioni, attesta falsamente che un fatto è stato da lui compiuto o è avvenuto alla sua
presenza, o attesta come da lui ricevute dichiarazioni a lui non rese, ovvero omette o
altera dichiarazioni da lui ricevute, o comunque attesta falsamente fatti dei quali
l’atto è destinato a provare la verità, soggiace alle pene stabilite nell’articolo 476.”
Modalità di condotta sono tutte accomunate dal fatto che l’atto, pur genuino
perché proveniente effettivamente dal suo autore, non è veridico, poiché contenente
dichiarazioni menzognere.
- falsa attestazione di un fatto compiuto dal pubblico ufficiale ovvero avvenuto in sua
presenza;
- attestazione di ricezione di dichiarazioni in realtà non rese a lui;
- omissione di dichiarazioni da lui ricevute: trattandosi di condotta omissiva prevista
in modo esplicito dal legislatore, è necessario che sussista, in capo al pubblico
ufficiale e ai fini dell’integrazione del reato, un obbligo di attestazione di verità);
- alterazione di dichiarazioni da lui ricevute;
- falsa attestazione di tutti i fatti la cui verità è comprovata dall’atto così viziato: per
fatto si intende tutto ciò che rientra nella diretta percezione sensoria del pubblico
ufficiale e che è suscettibile di prova storica attraverso la sua attestazione.
Falso ideologico in rapporto ad alcuni atti L’immutatio veri in senso proprio può
essere ipotizzata solo rispetto a un tipo di atto che abbia un contenuto narrativo, ossia
che contenga una dichiarazione di verità circa un fatto giuridicamente rilevante e che,
come tale, è suscettibile di essere predicata in termini di vero-falso. Sennonché:
- atto dispositivo delibera che esprime la volontà negoziale di un organo
amministrativo: questo tipo di atto ha contenuto performativo, ossia contenente
dichiarazioni produttive di effetti giuridici in sé e per sé; la falsità ideologica è
configurabile ove questo atto contenga in via esplicita la falsa attestazione circa
l’esistenza di presupposti di fatto che costituiscono la premessa per l’emanazione
dell’atto stesso.
- atto valutativo atti strumentali che si traducono in manifestazioni di giudizio; il
falso ideologico risulta configurabile laddove l’atto risulti diretto ad accertare
accadimenti o comunque circostanze direttamente percepite dal pubblico ufficiale
senza che di esse debba essere fornito alcun apprezzamento, ed egli le riporti in modo
non veridico nell’atto redatto.
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Dolo generico: coscienza e volontà di falsa attestazione, nei certificati emessi a titolo
di servizio di pubblica necessità, di fatti la cui verità è comprovata dall’atto così
viziato.
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Se la condotta falsificatoria posta in essere dal privato produce i suoi effetti in via
esclusiva nell’ambito dell’atto pubblico in cui essa sia contenuta, e non li diffonde su
altri e diversi atti pubblici redatti dal pubblico ufficiale, il fatto ricade sotto l’art.483.
Potrebbe però accadere che l’atto in questione produca effetti su altri atti pubblici di
competenza del pubblico ufficiale; in tal caso:
- si avrà un atto pubblico che falsamente attesta fatti dei quali l’atto è destinato a
provare la verità, fattispecie di cui all’art.479;
- di tale reato il pubblico ufficiale potrebbe non esserne responsabile, in virtù del fatto
che la base di redazione degli ulteriori atti pubblici risulta essere l’atto originario
viziato dalla falsa attestazione resa dal privato, inquadrabile nell’art.483.
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Lasciar scrivere oltre alla condotta assunta in prima persona, viene punita anche
quella permissiva/tollerante nel caso in cui sul soggetto gravi l’obbligo giuridico di
impedire le false indicazioni (il terzo che ha scritto la falsa indicazione risponde del
reato a titolo di concorso materiale o morale).
I casi dapprima previsti ai sensi di tale articolo sono rifluiti sotto la disciplina
dell’articolo 482, con l’eliminazione di alcuni requisiti:
- uso della scrittura privata falsa o alterata come espressa condizione di punibilità (ciò
non vuol dire che in alcuni casi sia comunque necessario, ai fini della punibilità del
fatto, che il documento esca dalla sfera privata di chi lo ha contraffatto o alterato ed
entri nel traffico economico-giuridico, rendendosi in concreto idoneo a produrre
effetti giuridici nell’ambito di un determinato rapporto. V.artt.482&478);
- vantaggio procurato o danno arrecato come oggetto di dolo specifico.
Art. 486 – Falsità in foglio firmato in bianco. Atto privato +++ ABROGATO +++
“Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un
danno, abusando di un foglio firmato in bianco, del quale abbia il possesso per un
titolo che importi l’obbligo o la facoltà di riempirlo, vi scrive o fa scrivere un atto
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
I casi dapprima previsti ai sensi di tale articolo sono rifluiti sotto la disciplina di cui
all’art.488, così come da ultima modifica (v.infra), con l’eliminazione dell’uso come
condizione di punibilità e del vantaggio/danno come oggetto del dolo specifico.
Foglio firmato in bianco: qualsiasi documento contenente la sola firma di colui che lo
ha rilasciato ovvero una dichiarazione incompleta da completarsi in un momento
successivo.
Titolo obbligante/facoltizzante: in quanto presupposto della condotta è il possesso del
foglio in capo al soggetto attivo, il titolo del possesso deve essere valido ed efficace.
Difformità: ai fini dell’integrazione del reato, è sufficiente la mera compilazione
irregolare del foglio, non rilevando l’effettivo uso dell’atto abusivamente formato.
Art. 488 – Altre falsità in foglio firmato in bianco. Applicabilità delle portento
spazio per disposizioni sulle falsità materiali
“Ai casi di falsità su un foglio firmato in bianco diversi da quelli preveduti
dall’articolo 487 si applicano le disposizioni sulle falsità materiali in atti pubblici.”
Uso ogni utilizzazione giuridica del documento, anche diversa dalla normale
destinazione.
È stato abrogato il secondo comma, secondo cui, in caso di uso di scrittura privata
inficiata da falsità, la punibilità veniva ammessa soltanto se l’utilizzatore avesse agito
al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno.
Atto pubblico vero: il documento pubblico genuino e veridico, sia originale che in
copia conforme all’originale.
Testamento olografo: testamento scritto per intero, datato e sottoscritto di mano dal
testatore.
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La prassi applicativa dei reati di falso tende alla svalutazione del requisito di
offensività nei detti reati, tanto che il giudice, posto dinanzi a una condotta di
falsificazione, sarebbe esonerato dalla prova del dolo in capo all’agente rispetto al
fatto concreto.
Dolus in re ipsa inclinazione dell’elemento soggettivo dei reati di falso per cui
momento rappresentativo e volitivo tipici dell’agire doloso si potrebbero desumere
implicitamente dal fatto materiale della falsificazione; sarebbe dunque sufficiente la
coscienza e la volontà della semplice immutatio veri, a prescindere da una sua
incidenza concreta sugli interessi tutelati.
Diversa valutazione sembra doversi fare sul caso in cui il soggetto agente compia la
falsa attestazione per un errore derivante dalla violazione dell’obbligo di informarsi o
di controllare in modo diligente la situazione di fatto oggetto dell’attestazione: il
soggetto non versa in dolo, pur prefigurando un elemento soggettivo assimilabile alla
colpa.
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
Soggetti attivi.
- persone fisiche reato comune commettibile da chiunque.
- persone giuridiche un soggetto avente funzioni di rappresentanza, direzione o
amministrazione di un ente (c.d. soggetti apicali) ovvero una persona sottoposta alla
vigilanza o alla direzione di quegli stessi soggetti commette, nell’interesse o a
vantaggio dell’ente, uno dei reati elencati dagli articoli 25 e ss. del d.lgs. 231/2001; è
però necessario che all’ente possa imputarsi una colpa d’organizzazione, per la quale
l’ente è responsabile se non si è dotato e/o non ha implementato una serie di misure
cautelari (indicate dagli articoli 6 e 7 del decreto) idonee ad evitare, da parte di chi
agisce nel suo interesse, reati dello stesso genere di quello commesso.
Fatto commesso da soggetto apicale -> la colpa si presume e in sede processuale
spetta all’ente produrre la prova della sua insussistenza.
Fatto commesso da soggetto non apicale -> valgono i normali principi di formazione
della prova, quindi spetta al PM dimostrare il ricorrere della colpa d’organizzazione.
Elemento oggettivo.
Le aggressioni all’ambiente vengono spesso punite quando si realizzano oltre
specifiche soglie di rischio di volta in volta individuate o aggiornate da autorità
pubbliche distribuite nel territorio; per questo motivo il diritto penale dell’ambiente
finisce per assumere un carattere quantomeno parzialmente sanzionatorio, e da ciò
consegue la distinzione di tre tipologie di incriminazione:
1- reati di esercizio non autorizzato o non segnalato di attività rischiose si tratta
di attività standardizzate di massa, particolarmente pericolose per le condizioni
ambientali (es: scarico o smaltimento di rifiuti, emissioni di fumi), che non siano state
comunicate all’autorità competente per territorio ovvero che non siano dalla stessa
autorizzate.
2- reati di disobbedienza a disposizioni dell’autorità di controllo ricalcano lo
schema delle norme penali in bianco, in quanto il nucleo della fattispecie consiste
nella mera inosservanza di disposizioni amministrative contenute in altra fonte o
impartite da una certa autorità, con relativi profili problematici riguardo la loro
compatibilità col principio di riserva di legge e di offensività della condotta.
3- reati di superamento dei limiti la condotta punibile è costituita dal
superamento di limiti di emissione e/o immissione di sostanze nocive per l’ambiente,
i quali sono indicati da norme extra-penali (perlopiù allegati o tabelle), richiamate a
loro volta dalla fattispecie incriminatrice e create e/o aggiornate da fonti extra-penali.
Quasi tutti i reati ambientali sono riconducibili alla categoria dei reati di pericolo
astratto, per cui al giudice penale non si chiede di accertare se una certa condotta è
stata causa di un danno o di una specifica situazione di pericolo per l’equilibrio
ecologico di un territorio, ma di verificare se le condotte ritenute per scienza o per
esperienza pericolose abbiano rispettato quegli standard di sicurezza imposti dalla
legge in via preventiva e la cui osservanza ne diminuisce la pericolosità.
È una struttura di reato che nasce dalla difficoltà di provare l’effettiva pericolosità o
dannosità per i beni ambientali, derivando i danni all’ambiente da migliaia di
condotte analoghe, il cui diffondersi incontrollato produce un deterioramento
graduale delle condizioni ecologiche; il rischio è che in alcuni casi vengano punite
condotte che, pur formalmente riconducibili alla fattispecie tipica, tuttavia siano prive
di concreta carica offensiva.
Giurisprudenza la pericolosità si deve ritenere presunta, indi per cui l’offesa al
bene giuridico ambientale di volta in volta considerato deve ritenersi comunque
realizzata.
Dottrina più opportuno sarebbe armonizzare questa tipologia di reati col dettato
costituzionale, cercando strumenti volti ad evitare che il giudice punisca fatti
apparentemente tipici ma sostanzialmente inoffensivi.
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
1) delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;
2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. […]”
Altra materia particolare è quella relativa alla disciplina sui rifiuti. Nella sue linee
essenziali, essa si basa sulla distinzione tra:
- rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia
l’intenzione o l’obbligo di disfarsi [Art. 183, co.1, lett.a) T.U.A.] + elenco di
sostanze da considerarsi iuris et de iure come rifiuti [Allegato D al T.U.A.]; elemento
centrale è l’inutilizzabilità successiva del materiale o della sostanza da parte del
produttore.
- sottoprodotto qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa le condizioni seguenti
[Art.184bis T.U.A.]:
“a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui
costituisce parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale
sostanza od oggetto;
b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un
successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di
terzi;
c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore
trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo
specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute
e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla
salute umana.”
Elemento soggettivo.
Gran parte degli illeciti ambientali è costituita da contravvenzioni, pur essendo
previsto un ammontare di ammenda superiore ai massimali di multa previsti per i
delitti. Ai fini della punibilità in materia ambientale, in linea di massima, non è
necessario accertare la volontà e la rappresentazione, da parte dell’agente, del fatto
tipico, bastando che la condotta sia rimproverabile a titolo di colpa: la responsabilità
per negligenza, imperizia, imprudenza o inosservanza di leggi o regolamenti ben si
adatta alla struttura di quei reati caratterizzati dalla pericolosità rispetto alla salute
collettiva e all’equilibrio ambientale degli ecosistemi e dall’utilità e necessarietà.
A questa logica non possono rispondere i nuovi delitti di cui al Titolo VI-bis del
codice penale, ad eccezione di quelli di cui agli articoli 452bis e 452quater, le cui
corrispondenti fattispecie colpose sono previste per il disposto dell’art. 452quinquies.
Art. 452quinquies – Delitti colposi contro l’ambiente
“Se taluno dei fatti di cui agli articoli 452bis e 452quater è commesso per colpa, le pene
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
Apparato sanzionatorio.
Si tratta di sanzioni che spesso interagiscono con quelle penali detentive o pecuniarie.
- sanzioni amministrative pecuniarie hanno carattere meramente afflittivo,
consistente nel pagamento di una somma di denaro;
- sanzioni amministrative interdittive incidono sulla capacità del soggetto agente
di esercitare una facoltà o un diritto, secondo la normativa che di volta in volta le
prevede;
- sanzioni amministrative ripristinatorie sono finalizzate ad eliminare il danno
provocato dall’agente o a ripristinare una situazione di conformità.
L’intervento del giudice penale potrebbe essere subordinato al fallimento di una
strategia sanzionatoria di tipo amministrativo (spesso per mancata risposta da parte
del sanzionato), ovvero vi sono casi in cui una stessa condotta è assoggettabile
cumulativamente a sanzione amministrativa, soprattutto, in questi casi, di tipo
interdittivo o ripristinatorio, e sanzione penale.
Un caso particolare di attenuazione della sanzione è previsto dal codice penale.
Art. 452decies – Ravvedimento operoso
“Le pene previste per i delitti di cui al presente titolo […] sono diminuite dalla metà a due
terzi nei confronti di colui che si adopera per evitare che l’attività delittuosa venga portata
a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di
primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile,
al ripristino dello stato dei luoghi, e diminuite da un terzo alla metà nei confronti di colui
che aiuta concretamente l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria nella ricostruzione del
fatto, nell’individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la
commissione dei delitti. […]”
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
Bene giuridico tutelato: personalità dello Stato sicurezza dello Stato e del
complesso di interessi politici fondamentali, riguardanti lo Stato stesso ovvero i
cittadini, rispetto ai quali lo Stato intende affermare il suo ruolo di garante.
Il suo concetto si sostanzia negli elementi essenziali della fisionomia costituzionale
dell’ordinamento, nel rispetto dei principi del pluralismo politico, della libertà di
manifestazione del pensiero e del metodo democratico di lotta politica (c.d.
personalità interna), nonché a tutela delle condizioni basilari di esistenza territoriale
ed istituzionale dello Stato nei rapporti esterni (c.d. personalità internazionale).
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
- ora punito per il compimento di atti violenti diretti e idonei, rendendo dunque
necessario una condotta causalmente idonea alla produzione di uno degli eventi
dannosi, salvo il fatto che il loro effettivo verificarsi non incide sulla punibilità.
Sottoposizione al dominio straniero: si intendono le azioni tese a far sì che uno Stato
straniero eserciti un potere materiale completo su almeno una parte del territorio
italiano, tale da instaurare una nuova sovranità.
Menomazione: si riferisce a una compressione dell’indipendenza o dell’unità dello
Stato che non assume un carattere territoriale o materiale, ma che prefigura una
illecita ingerenza da parte di uno Stato straniero negli altri diversi aspetti del potere
statuale, come per esempio a livello economico o di risorse militari.
Soggetto attivo: si ritiene che il reato possa essere commesso da persona sia
all’esterno sia all’interno delle istituzioni impedite nel loro funzionamento, a patto
che, in riferimento agli atti di ostruzionismo interno, non si considerino illeciti gli atti
di opposizione, dissenso e resistenza da parte della minoranza.
Impedimento: creazione di ostacoli ed effettuazione di coartazioni sui vari organi per
ottenerne un esercizio difforme dalla volontà di questi.
Presidente della Repubblica: la tutela del capo dello Stato viene qui intesa in senso
funzionale e non individuale (v.infra, art.276).
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
Delitti aggravati dall’evento: la dottrina è divisa sul fatto che siano circostanze
aggravanti o autonome ipotesi di reato:
- comma 2 lesione gravissima o grave, in conseguenza dell’attentato;
- comma 4 morte in conseguenza dell’attentato;
(anche se si tende principalmente a considerarle come circostanze),
mentre è indubbio che si tratti di circostanza aggravante speciale quella di cui al
comma 3.
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
La struttura oggettiva del reato ricalca quella di cui all’art.270 (con l’aggiunta del
carattere internazionale che può rivestire il significato di terrorismo), con la
previsione di pene più aspre dovuta al particolare disvalore di condotta.
Art. 302 – Istigazione a commettere uno dei fatti preveduti dai capi primo e
spazio per secondo
“Chiunque istiga taluno a commettere uno dei delitti, non colposi, preveduti dai capi
primo e secondo di questo titolo, per i quali la legge stabilisce l'ergastolo o la
reclusione, è punito, se l'istigazione non è accolta, ovvero se l'istigazione è accolta
ma il delitto non è commesso, con la reclusione da 1 a 8 anni. La pena è aumentata
se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici.
Tuttavia, la pena da applicare è sempre inferiore alla metà della pena stabilita per il
delitto al quale si riferisce l'istigazione.”
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Esame Diritto Penale II Dati aggiornati giugno 2017 mat. 1489082
La stessa pena si applica a chi pubblicamente vilipende le forze armate dello Stato o
quelle della liberazione.”
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