Garanzia costituzionale del processo civile e tutela dei diritti (Lucio Lanfranchi)
Introduzione
Costi sociali
neoliberista
della
crisi
della
giustizia
civile
degiurisdizionalizzazione
La funzione della tutela decisoria sommaria e la differenza con gli altri tipi di
tutela giurisdizionale
La tutela decisoria sommaria adempie ad una finalit sua propria e specifica: la finalit di
accordare una tutela, che, per il profilo della sommariet, anticipatoria, urgente ed
effettiva, mentre, per il profilo della decisoriet, stabile, immodificabile,
incontrovertibile, vale a dire garantita dal giudicato formale e sostanziale. Nella sua unit,
siffatta duplice finalit non rintracciabile, ripeto, altrove, mancando sempre o la
stabilit, o l'anticipazione.
Se si considera la tutela decisoria sommaria alla luce della durata fisiologica o patologica
del processo a cognizione piena, dei possibili inconvenienti derivanti da tale durata (danni
da ritardo o da successiva infruttuosit pratica, ecc.), si comprende come il proprium
funzionale della tutela decisoria sommaria stia per l'appunto, non tanto nell'anticipazione
lato sensu esecutiva a fini di effettivit, quanto nella tendenziale stabilit di questa
anticipazione (giudicato formale e sostanziale) a fini in particolare di economia dei giudizi
nella inidoneit alla stabilit), corrisponde sempre una effettiva diversit di struttura: per
quel che attiene al ben diverso rapporto quoad effectus intercorrente tra i 2 giudizi
sommari (cautelare e decisorio) ed il successivo eventuale giudizio a cognizione ordinaria
o comunque non sommaria.
Piano della indagine
Si tratta cos di esaminare, nella seguente indagine, innanzitutto il pi esatto significato
della decisoriet e le sue pi precise condizioni di esistenza, in rapporto al processo di
cognizione ordinario disciplinato in 2 principali tipi (comune e di lavoro) dal II libro del
c.p.c.; ed in rapporto, in II luogo, alla altrettanto indiscutibile relazione rintracciabile tra il
giudicato formale e sostanziale sui diritti o status ed i processi contenziosi a cognizione
speciale non sommaria.
Il giudicato e la tutela decisoria ordinaria
In relazione al profilo prevalentemente funzionale dell'idoneit al giudicato sui diritti o
status, breve discorso pu essere fatto circa l'assumibilit come dati preliminari
difficilmente discutibili: a) della identificazione necessaria tra la decisoriet in senso
proprio ed il giudicato formale e sostanziale sui diritti e status previsto in particolare dagli
art. 324 c.p.c. e 2909 c.c.; b) della relazione primaria tra il giudicato in questione ed il
processo di cognizione ordinario descritto dal II libro del c.p.c..
Entrambi i punti sono sostanzialmente pacifici in dottrina e giurisprudenza.
L'identificazione necessaria sub a non mi sembra infatti revocata in dubbio neppure dalla
dottrina favorevole, per i procedimenti cognitivi sommari oggetto della presente indagine,
al tipo di stabilit qualificato nei ricordati termini della c.d. preclusione pro iudicatio,
giacch l'identificazione della decisoriet in senso proprio con il giudicato "ad ogni
effetto" (art. 2909 c.c.) sopra descritto rimane comunque anche per questa dottrina fuori
discussione. Si pu in sostanza dire, con la stessa Suprema Corte, che la tutela decisoria
propriamente intesa "riconosce ed attribuisce un diritto soggettivo in contraddittorio delle
parti e con decisione suscettibile di cosa giudicata"; e che siffatta "decisoriet"
espressa innanzitutto dai processi di cognizione ordinari previsti nell'art.163 ss. c.p.c..
La relazione primaria sub b, d'altra parte, altrettanto indubbia, emergendo in modo
chiaro anche esegeticamente proprio dagli artt. 324 c.p.c. e 2909 c.c., che rinviano
all'ordinaria "sentenza" di merito conclusiva dell'omologo processo ed all'ordinario
"accertamento" di regola effettivamente espletatosi in quel processo medesimo.
Il giudicato e la tutela decisoria speciale non sommaria
Meno breve discorso deve essere fatto sull'ulteriore e gi accennata relazione
intercorrente tra decisoriet in senso proprio, giudicato formale e sostanziale sui diritti e
status controversi e tutela cognitiva speciale non sommaria. Meno breve, perch siffatta
relazione, a differenza di quella rinviante alla cognizione ordinaria, non pu essere
assunta come un dato altrettanto pacifico.
Mi riferisco a quei procedimenti che sono indubitabilmente decisori, ma che, per un verso,
non rinviano al processo ordinario del II libro su menzionato, e per altro verso, non si
risolvono in una cognizione sommaria, prevedendo invece una cognizione piena ed
trasformabilit
affermata ed indiscutibile una volont di legge che garantisca un bene ad una parte di
fronte all'altra".
Critica della dottrina minoritaria favorevole all'inammissibilit della tutela
sommaria
propriamente
decisoria
sulla
base
dell'incompatibilit
dell'accertamento non ordinario con il giudicato implicito e l'efficacia riflessa
La riaffermata equivalenza strutturale e funzionale quoad iudicatum tra accertamento
pieno espletatosi e libera rinuncia allo stesso con accettazione del provvedimento
decisorio speciale non revocabile in dubbio, n sulla base della pretesa incompatibilit
dell'accertamento sommario con manifestazioni ritenuti essenziali del giudicato, quali il
giudicato implicito o l'efficacia riflessa, n sulla base della pretesa sostituibilit, nei
procedimenti in esame, del giudicato vero e proprio con la preclusione pro iudicato e con
la relativa categoria di cognitivit per cos dire intermedia (tra quella decisoria in senso
proprio e quella viceversa priva di qualsiasi efficacia stabilizzante).
La dottrina favorevole a questa duplice tesi ha infatti anche di recente ripetuto: a) che il
giudicato vero e proprio prodotto solo dalla cognizione ordinaria e dalle sentenze in
senso anche formale che la concludono, perch solo l'accertamento ordinario in
questione priva, con il giudicato implicito e l'efficacia riflessa, "di ogni rilevanza le...
originarie fonti sostanziali" dei rapporti giuridici decisi, "anche per ogni effetto diverso da
quello da essi prodotto"; b) che questo vero non solo per la giurisdizione volontaria od
esecutiva, ma anche per i procedimenti cognitivi sommari come ad esempio l'ingiunzione
o la convalida di sfratto, i quali non producono il giudicato materiale e consentono pur
sempre successivamente "di contestare, verso l'ingiungente, per ogni effetto diverso da
quello del... pagamento, la fonte sostanziale di questo (si pensi ai danni o ad altre rate di
debito rateale)", senza estendere "il suo effetto vincolante ad alcun rapporto connesso
con quello dedotto in giudizio, proprio perch la stabilit dell'effetto giurisdizionale in
discorso non accertamento di quel rapporto"; c) che questo in particolare confermato
dalla non configurabilit del "giudicato implicito" e della "efficacia riflessa" nei
procedimenti sommari pur inoppugnabili in esame, nel senso che in relazione ai
provvedimenti conclusivi, le "originarie fonti sostanziali" dei diritti ivi tutelati non perdono
"ogni rilevanza... anche per ogni effetto diverso da quelli da essi prodotti", n
l'incontestabilit del diritto deciso dal provvedimento inoppugnabile travalica i soli "effetti
diretti" fra le parti, dovendosi escludere "tra le stesse parti una forza riflessa del
giudicato" ed a fortiori nei confronti dei terzi (si fanno gli esempi dei danni o delle rate);
d) che quanto finora detto permette appunto di collegare ai decreti o alle ordinanze non
opposti o non impediti dalle contestazioni, non il giudicato vero e proprio, ma la c.d.
preclusione pro iudicato, espressa in definitiva dall'irripetibilit dei risultati di fatto
conseguiti.
L'inaccettabilit dell'alternativa della c.d. preclusione pro iudicato proposta
dalla medesima dottrina minoritaria
Alle considerazioni sul giudicato implicito e sulla riflessione degli effetti ci si pu infatti in
questa sede limitare ad obiettare ancora una volta che gli esempi in proposito fatti
sembrano o non rilevare in modo specifico per la questione in esame (l'esempio delle
rate), o rimanere al livello della petizione di principio (l'esempio dei danni), o risultare
infine di non agevole comprensione (l'esempio della mancanza di riflessione degli effetti
ex art. 28 sull'azione ex art. 18 statuto dei lavoratori). In realt la "stabile forza definitiva"
del provvedimento speciale rimane, nella logica stessa della teoria qui criticata, non
convincentemente dimostrata e ripropone con forza piuttosto l'alternativa, se si esclude il
giudicato vero e proprio, della mera preclusione endoprocessuale. Alternativa
ovviamente improponibile, ma non esorcizzabile con l'assiomatico e contraddittorio
compromesso della preclusione pro iudicato e rinviante anche per questo all'opposta e
preferibile soluzione del giudicato a ogni effetto.
Occorre d'altra parte tenere altres sempre presente, dal punto di vista equitativo, la
"ingiustizia sostanziale" determinabile per entrambe le parti dalla sostituzione del
giudicato "ad ogni effetto" con l'appena richiamato compromesso della stabilit dei
risultati concreti ottenuti dal vincitore.
I procedimenti cognitivi sommari, finalizzati ad una stabile tutela dichiarativa di diritti o
status controversi, si confermano invece decisori "processi speciali di cognizione, nei
quali l'esercizio in forme speciali di un'ordinaria azione di cognizione provoca la
pronuncia, in forme speciali, di provvedimenti giurisdizionali, identici per natura,
nonostante la sommariet della cognizione, a quelli pronunciati, nell'esercizio della
giurisdizione dichiarativa, in un ordinario processo di cognizione" o in un processo di
cognizione comunque non sommario, allorch sono capaci di convertirsi
endoprocedimentalmente nella cognizione completa a seguito di contestazione ed anche
quando manca siffatta contestazione, in quanto "la mancanza di contestazione rende...
inutile il solenne processo di accertamento, solo perch essa stessa fonte di equivalente
accertamento". "Il provvedimento sommario dunque un provvedimento provvisorio che
aspira a diventare definitivo: esso sorge provvisorio, ma nella speranza di diventare il
provvedimento che definisce irrevocabilmente il merito".
E risulta altres confermato che la funzione e la natura propriamente decisoria non mai
rintracciabile allorch il complessivo procedimento non prevede la struttura della
cognizione piena ed esauriente: non mai rintracciabile cio nei procedimenti cognitivi
sommari realmente inidonei alla trasformazione in cognizione ordinaria o speciale non
sommaria.
Critica della dominante dottrina e giurisprudenza favorevole alla ammissibilit
della tutela decisoria sommaria anche in assenza della correlazione necessaria
e della trasformabilit sopra indicate
Emerge cos un netto dissenso con la stessa dottrina e giurisprudenza dominante, che, se
non dubita dell'attitudine al giudicato dei finora esaminati procedimenti cognitivi sommari
trasformabili in cognizione non sommaria (e dell'inaccettabilit dell'alternativa della
preclusione pro iudicato), non dubita peraltro che il sistema positivo ordinario prevede
anche svariati procedimenti cognitivi sommari sicuramente decisorio nonostante la loro
non trasformabilit in cognizione ordinaria o comunque non sommaria.
Procedimenti mai definiti in moto veramente inequivocabile dalla legge come idonei al
giudicato, epper da questo vasto orientamento ritenuti decisori nonostante la loro
esclusiva articolazione in 2 od anche in un sol grado o fase di cognizione camerale,
sempre e talora estremamente sommaria, conclusa da provvedimenti speciali, rispetto
alla cui impugnabilit la legge nulla sembra dire o rispetto ai quali la legge sembra
sancire esplicitamente la sorte della non reclamabilit, non assoggettabilit a gravame,
non impugnabilit tout court.
La dottrina e la giurisprudenza in questione collega poi questi procedimentiprovvedimenti esclusivamente sommari al ricorso straordinario in cassazione, intendendo
cos sanare, senza l'intermediazione alla Corte costituzionale, il vizio di costituzionalit
(per violazione dell'art. 24 Cost.) di una vicenda giudiziale, della quale viene comunque
Tutto ci appare inaccettabile equitativamente, non meno che sul piano dei principi
regolatori del sistema ordinario, ed in realt escluso dallordinamento positivo stesso..
L'inquadrabilit di parte della casistica, relativa alla pretesa tutela decisoria
sommaria non trasformabile in tutela decisoria non sommaria, nell'area della
tutela sommaria effettivamente decisoria perch in realt trasformabile in
tutela decisoria non sommaria
La corretta interpretazione della vigente normativa innanzitutto ordinaria non consente
una tale conclusione e permette invece la piena riaffermazione della tesi preferita anche
nella presente indagine.
L'attento esame dei pi importanti casi trattati dal dibattito dottrinale e giurisprudenziale
in questione consente di rilevare: a) che una parte delle fattispecie di tutela sommaria,
da tempo ritenute dall'opinione dominante decisorie, ma inidonee a dar luogo alla
cognizione ordinaria o comunque non sommaria di I o unico grado, sono bens
sicuramente ipotesi di tutela sommaria decisoria, ma sono viceversa a ben vedere atte
alla relazione endoprocedimentale con il pieno ed esauriente giudizio innanzitutto di
merito; b) che la restante parte delle ipotesi non sono in realt casi di tutela sommaria
decisoria e non hanno conseguentemente bisogno di alcuna trasformabilit
endoprocessuale nella cognizione non sommaria.
Un esempio significativo, riconducibile alle ipotesi sub a, quello dei procedimenti
decisori posti in essere dal giudice delegato nel fallimento. Tra questi, uno dei casi
quello dell'art. 110 L. fall., dove il giudice delegato, dopo una cognizione estremamente
sommaria, provvede con decreto esecutivo. In questo, la natura decisoria ritenuta, in
dottrina e giurisprudenza, pacifica e sembra effettivamente difficile negarla. Ma
sull'impugnabilit e sul regime di stabilit la legge tace. Ed a tutti noto come la
Cassazione ed una minoritaria parte della dottrina abbiano assunto o la diretta
impugnabilit del decreto in esame ex art. 111 Cost., o la previa reclamabilit in sede
camerale e nuovamente sommaria davanti al Tribunale fallimentare ex art 26 L. fall.;
mentre la dottrina dominante e la Corte costituzionale hanno sempre sostenuto
l'integrabilit dell'apparente silenzio legislativo con il rinvio agli artt.. 512 c.p.c. o 68 ss. L.
fall.: integrabilit per l'appunto idonea a far rientrare anche il procedimento cognitivo
sommario dell'art. 110 L. fall. nell'area della tutela decisoria sommaria trasformabile in
ordinaria. La soluzione corretta indubbiamente quella proposta dalla dottrina favorevole
alla trasformabilit, conferma per l'appunto sub a.
Altro esempio riconducibile in parti all'ipotesi sub a e in parte a quella sub b, offerto dal
procedimento ex art. 29 e 30 L. n. 794 del 1942. Decisorio secondo ogni apparenza, il
procedimento in questione infatti caratterizzato da una posizione che non quella
dell'art. 645 c.p.c., introduttiva della cognizione ordinaria di I grado e del successivo iter
normale delle impugnazioni, ma un rimedio che introduce una cognizione
estremamente sommaria, conclusa da un'ordinanza dichiarata espressamente "non
impugnabile". La Suprema Corte ha tratto occasione proprio da questo procedimento per
inaugurare, con la sentenza delle Sezioni unite n.2593 del 1953, l'interpretazione
sostanzialista dell'art. 111/2 Cost.; ed anche noto che gran parte della dottrina ha fatto
propria questa impostazione ed ha cos definito la tesi della scindibilit del giudicato dalla
cognizione piena ed esauriente.
Ma evidente che, se si accetta l'opinione appena richiamata, pu addirittura revocarsi in
dubbio che il procedimento degli art. 29-30 attenga ad una vera e propria controversia su
diritti, potendosi piuttosto ipotizzare che la mera "applicazione di tariffe" dia luogo ad una
che anche di recente ha riaffermato inesattamente l'esistenza nel sistema vigente di casi
in cui "il provvedimento della cui impugnazione si tratta, pur decidendo su un diritto con
l'incontrovertibilit propria del giudicato, a questo efficacia perviene con forme diverse da
quelle che consentono direttamente o indirettamente il controllo in Cassazione". Nel
decidere sul diritto, "le garanzie giurisdizionali sono assicurate dal passaggio attraverso i
mezzi che sfociano nel ricorso per Cassazione e sono imposte dal fatto che il diritto viene
compromesso senz'altro e direttamente dal provvedimento".
Ne deriva l'importante conseguenza che de iure condito spazio per l'applicazione dell'art.
111/2 Cost. alla materia della tutela giurisdizionale decisoria sommaria non ce n', per la
semplice ragione che la tutela in questione ha sempre a sua disposizione, oltre ad almeno
un grado di cognizione piena ed esauriente nel merito, il ricorso ordinario per Cassazione.
Questa realt normativa consente di riaprire il discorso sulla stessa interpretazione c.d.
sostanzialista dell'art. 111/2 Cost., e sulla sua effettiva portata de iure condito e
condendo.
Invero, anche la presente indagine mi sembra confermi che l'ordinamento vigente
prevede certamente, a incominciare dal decreto ingiuntivo, numerosi provvedimenti
altrettanto schiettamente decisori diversi dalla "sentenza" dell'art.131 c.p.c., ma
indubbiamente interpretabili come "sentenze in senso sostanziale". Solo che de iure
condito emerso che i decreti, le ordinanze, le stesse sentenze consecutive a giudizi non
ordinari, sono sentenze in senso sostanziale di natura propriamente decisoria quando e
solo perch o conseguono alla cognizione piena ed esauriente effettivamente espletatasi
(anche se in ipotesi non ordinaria), o attengono a procedimenti idonei a dar luogo alla
cognizione non sommaria ed al consecutivo controllo ordinario in Cassazione. Questo
significa che l'interpretabilit "sostanzialista" dei provvedimenti non consecutivi alla
cognizione piena ed esauriente coesiste con il fondamentale principio, di diritto
innanzitutto ordinario, della correlazione necessaria tra decisoriet e cognizione non
sommaria; principio de iure condito sostanzialmente non derogato e sostanzialmente non
derogabile. Si pu, in altri termini, ripetere che "alla luce dei principi processuali comuni,
si richiede che nessun tipo di procedimento, proposto in forma sommaria, possa esaurirsi
in s, inaudita altera parte, senza accordare al resistente la facolt di difendersi in una
fase ulteriore di giudizio, ove la domanda iniziale sottoposta alla piena cognizione del
giudice e l'esecuzione provvisoria del provvedimento emesso suscettibile di
sospensione o di revoca".
Ma se questo vero, si comprende come la garanzia costituzionale fissata dall'art. 111
Cost. non e non pu essere la garanzia, in materia decisoria, del solo ricorso in
Cassazione. Se si parte dal presupposto che le "sentenze" ivi previste riguardano anche la
giurisdizione civile e non soltanto la "libert personale", sembra insomma pi corretta
una interpretazione che muova dalla realt normativa del sistema ordinario
sopraindicata, vale a dire dalla realt del rapporto indispensabile tra giudicato e
cognizione non sommaria. Se si muove da questa realt, non tanto l'interpretazione
sostanzialista del termine "sentenze" dell'art.111/2 Cost., quanto la stessa garanzia
costituzionale del solo controllo in Cassazione, risulta ingiusta, in profonda disarmonia
con tutto il sistema ordinario. Alla stregua di quanto si detto anche nel corso della
presente indagine, l'interpretazione pi accettabile appare invece quella che individua
nell'articolo in questione la garanzia, non solo del controllo in Cassazione, ma anche ed in
I luogo -in materia di giurisdizione decisoria- per l'appunto della cognizione di merito non
sommaria, fisiologicamente conclusa da "sentenze" o da provvedimenti diversi, peraltro
consecutivi alla cognizione non sommaria o comunque trasformabili in "sentenze".
Certamente non linterpretazione che ritiene costituzionalmente appagante ad es. una
vicenda decisoria controllabile in cassazione dopo ununica fase camerale del tutto
deformalizzata e sommaria.
De iure condito rimane in sostanza il rapporto tra art. 111 Cost. ed art. 339 c.p.c., assai
dubbia apparendo la natura decisoria delle sentenze ex art. 618 c.p.c..
De iure condendo , l'interpretazione preferibile dell'art. 111 Cost. pu rilevare sia in
presenza di altre ipotesi di cognizioni ordinarie o comunque non sommarie escluse dal
legislatore ordinario dal controllo in Cassazione, sia ed a fortiori in presenza
dell'eventuale emersione legislativa di provvedimenti indiscutibilmente decisori per
inequivocabile attribuzione legislativa dell'efficacia di giudicato formale e sostanziale sui
ha ragione dalla durata anche fisiologica del processo a cognizione ordinaria o comunque
non sommaria. L'anticipazione del giudicato garantisce invece essenzialmente l'economia
dei giudizi (indipendentemente dal contenuto dei diritti e dalla natura dei bisogni da
questi tutelati).
Se questo indiscutibile ad esempio per l'ingiunzione o la convalida di sfratto, non men
vero per quelle ipotesi in cui la tutela decisoria sommaria serve anche ad ovviare ai danni
derivanti dalla durata del processo non sommario, come ad esempio avviene con la
repressione della condotta antisindacale o della disparit di trattamento tra uomo e
donna, giacch siffatta effettivit della tutela giurisdizionale pu esser egualmente
garantita in via cautelare.
D'altra parte, se i danni emergenti dall'impossibilit (in assenza di altri rimedi) di
annullare il tempo intercorrente tra la lesione del diritto e l'attuazione della tutela
giurisdizionale individuano la delimitabilit dell'anticipazione cautelare, ma non quelli
della anticipazione decisoria, l'economia dei giudizi appare l'indubbio scopo di
quest'ultima, ma meno agevolmente del pericolo da tardivit o da infruttuosit in grado
di operare una scelta tra le varie fattispecie.
A livello d'astratta razionalit e quantomeno in materia di diritti disponibili, la sola chiara
alternativa sembra infatti quella tra la generalizzazione della tutela decisoria sommaria
come obbligata via di partenza della tutela decisoria tout court (ad esempio con la forma
del procedimento monitorio c.d. puro, ovvero attribuendo alla non contestazione della
stessa domanda introduttiva della cognizione piena effetto identico a quello prodotto
dalla non opposizione o dalla non contestazione nella tutela decisoria sommaria, come
gi avviene del resto con l'art. 423/1 c.p.c.), speculando sulla generica possibilit della
non contestazione, -e la specificazione della medesima tutela, operata attraverso una
delimitazione delle situazioni da essa tutelate sulla base di una egualitaria presunzione
relativa di non contestazione, variamente fondata ed applicabile a tutti i diritti (ad
esempio, con la forma del procedimento monitorio c. nel d. documentale).
Senonch, se la I radicale soluzione appare ancora estranea al divenire reale del nostro
ordinamento, la II risulta finora non adeguatamente seguita dal nostro legislatore, non
scelta in modo veramente coerente nei progetti di riforma in discussione.
Tale ultima soluzione non appare peraltro neanche in astratto pienamente convincente,
perch l'idea stessa della presunzione relativa di mancanza di contestazione (e quindi
di possibilit di economizzare i giudizi), su cui basata, ad apparire alquanto opinabile. Si
verificata dal giudice al di fuori di ogni contradittorio, come avviene nel procedimento
monitorio documentale, la presunzione de qua rimane affidata alla prova del fatto
costitutivo, che nulla, in realt, lascia veramente intendere circa la possibilit e le
intenzioni difensive della controparte; e che finisce per diventare piuttosto un privilegio
accordato al diritto sostanziale normalmente assistito dal tipo di prova in questione,
ingiustamente contrapponibile ai molti diritti normalmente non assistiti da siffatta prova
precostituita. Se invece verificata in contraddittorio, l'inerzia del convenuto finisce per
creare una situazione sostanzialmente analoga a quella prodotta dalla medesima inerzia
in sede di cognizione ordinaria (non giustificando pi a ben vedere l'istituzione stessa
della tutela sommaria decisoria, almeno come procedimento autonomo), nel caso
contrario della contestazione (e della conseguente trasformazione della tutela sommaria
in non sommaria) confermandosi l'estrema fragilit dell'ipotesi alla base della tutela
sommaria in questione. In sintesi, la tutela decisoria sommaria fondata sulla presunzione
di non contestazione, quando non vi contestazione, o ingiusta (ad esempio,
nell'ingiunzione) o inutile (ad esempio, nella convalida di sfratto); quando vi
contestazione, sempre inutile e si risolve (alla luce del successivo doppio grado, ecc.) in
una attivit giudiziale addirittura pi lunga e dispendiosa della stessa normale cognizione
ordinaria.
De iure condendo, per una razionale ed equa impostazione del problema della tutela
decisoria sommaria (del problema cio di una rapida tutela anticipatoria del giudicato
essenzialmente per ragioni di economia dei giudizi), senza confusioni con il distinto
problema della tutela cautelare (il problema cio di una rapida tutela anticipatorioassicurativa degli effetti della sentenza in senso lato essenzialmente per ragioni di
effettivit), occorrerebbe pensare soprattutto alla generalizzazione di una tutela
monitoria pura, in alternativa con la generalizzazione di una provocatio ad oppondendum
in contraddittorio, costruita ad esempio sullo schema strutturale della convalida di
sfratto. Siffatta generale forma di tutela decisoria sommaria potrebbe quindi essere
armonizzata con un'altrettanto generale forma di tutela cautelare (da pericolo da ritardo
o da infruttuosit pratica). Quest'ultima varrebbe anche ed innanzitutto per l'esigenza di
tutela rapida ed effettiva dei diritti non o prevalentemente non patrimoniali,
maggiormente esposti ai danni derivanti dalla durata del processo. Diritti questi ultimi
che avrebbero sempre aperta anche la chance della tutela decisoria sommaria. Questa
doppia tutela generale sommaria, decisoria e cautelare, affiancata da altri mezzi
disincentivanti, conservativi, ecc. (titoli stragiudiziali, cauzioni, ecc.), andrebbe collegata
ad un processo di cognizione piena ed esauriente, unificato, migliorato e sostitutivo della
vigente trilogia composta dal rito ordinario comune, dal rito del lavoro, dai riti speciali
non sommari.
A parte la questione delle nuove situazioni giuridiche propriamente non riconducibili allo
schema del diritto soggettivo esclusivamente o prevalentemente individuale (interessi
collettivi o diffusi, ecc.) e del nuovo processo civile ad esse adeguato (decisorio non
sommario e/o sommario, cautelare, ecc.), emergerebbero cos i semplificati, unificati,
generalizzati 3 tipi fondamentali della tutela decisoria piena, della tutela decisoria
sommaria, della tutela cautelare. Tali tipi, unitamente ad un eventuale nuovo processo
speciale strutturalmente e funzionalmente adeguato alle situazioni giuridiche
sopraindividuali effettivamente emerse nell'esperienza concreta, -a modificazioni in
materia di esecuzione forzata, -ad una complessiva rielaborazione di nuovo unificante e
semplificante anche in materia di giurisdizione volontaria, -tali tipi e queste altre forme
del "codice scritto" concreterebbero il punto di equilibrio normativo pi avanzato oggi
possibile in risposta alle esigenze di fondo poste dai reali processi di sviluppo in atto.
Per quel che attiene alla materia propriamente oggetto della presente indagine, tra i vari
dubbi che possono permanere de iure condendo, uno dei principali pu essere quello
sulla preferibilit della gi accennata alternativa generalizzata del c.d. monitorio puro,
quale mezzo comune di tutela decisoria sommaria pi adeguatamente armonizzabile con
l'evoluzione in atto delle altre 2 forme di tutela giurisdizionale appena richiamate. Ma
alternativa di fondo che non pu essere imposta dal tavolino, dovendo essere, come tutte
le riforme, effettiva espressione di una realt in via di sviluppo e di un diffuso consenso.
Quella realt e quel consenso, che devono comunque ancora vincolare il legislatore al
primato della legge e della funzione giurisdizionale dello Stato, nonch all'esclusione di
qualsiasi tutela "differenziata" decisoria (o cautelare) a vantaggio di particolari categorie
di situazioni giuridiche di tipo individuale: tutela "differenziata" giustificabile solo in
riferimento a "diritti" effettivamente "nuovi" anche ed anzitutto per la loro struttura e
funzione non individuale.
Parte I
Il diritto vivente
Introduzione. La Costituzione italiana ed il riconoscimento dei diritti soggettivi
inviolabili
La nostra Costituzione garantisce l'attuazione dello Stato di diritto, concretizzata
innanzitutto dalla pi completa tutela possibile dei diritti soggettivi che lo compongono e
che sono inviolabilmente riconosciuti.
medesima
esistenza
L'ordinamento positivo
Il problema, in particolare, posto dalla pi recente legislazione favorevole
quoad intentionem ad una diffusa cameralsommarizzazione del giudizio sui
diritti produttivo del giudicato: esemplificazione e criteri interpretativi per la
desommarizzazione
La recente legislazione sui processi civili speciali, se nelle intenzioni sicuramente
favorevole alla deprecabile cameralsommarizzazione dei giudizi decisori, nelle sue
effettive risultanze normative consente ancora un'interpretazione viceversa nel senso
della correlazione necessaria tra decisoriet e cognizione piena.
Soprattutto una recente indagine di Augusto Cerino Canova su alcuni artt. dell'adozione
speciale hanno chiarito quale sia il corretto antidoto per armonizzare anche questi
procedimenti speciali apparentemente sommari con le insopprimibili esigenze decisorie
dell'accertamento, del contraddittorio, della prova completi, non sommari. Occorre
riempire la sostanziale "neutralit" della maggior parte delle formule adottate in
riferimento alla "camera di consiglio" con il contraddittorio pi ricco, l'istruzione
probatoria pi articolata, la cognizione pi completa possibile.
Alla stregua di questa complessiva opera ricostruttiva, la sommariet sostanzialmente
scompare.
Un altro fondamentale aspetto della nostra problematica la regola d'oro a suo tempo
rammentato da Enrico Allorio, allorch osservava che -per configurarsi il giudicato al di
fuori della "solennit, complessit, gradualit" del processo ordinario- occorreva quanto
meno che la legge lo dicesse "in modo certo". Se non lo dice in modo certo, si impone la
soluzione dell'inettitudine al giudicato, con la relativa salvaguardia dell'azione ordinaria
autonoma. la regola ripresa da Montesano, allorch conclude che de iure condito il
processo cameralsommario sui diritti pu dare "autonomo assetto pi o meno stabile
all'oggetto sostanziale del giudizio indipendentemente dal 'dovuto processo legale' sol
quando il soccombente non abbia esercitato o finch non eserciti il potere -che non pu
mai essergli negato- di promuovere il 'dovuto processo legale'" stesso, certamente non
inteso dall'autore in questione come "minimo insopprimibile del contraddittorio" aut
similia, ma come cognizione, se non ordinaria, almeno e comunque piena ed esauriente.
La verit che la modellabilit del processo civile in relazione alle diverse esigenze di
tutela dei diritti pu giustificare anticipazioni espresse anche da fasi decisorie sommarie,
giammai processi decisori integralmente ed esclusivamente sommari.
Conclusione. Il diritto vivente, il bisogno de iure condito di un nuovo processo
ordinario per la tutela dei diritti, i rischi della neoesegesi postsoggettiva e
della "deriva corporativa"
Credo che la giurisdizione camerale e sommaria non sia affatto "evolutivamente da
intendersi come parte integrante della giurisdizione generale".
Il rischio che la giustizia processuale "si frantumi o si polverizzi in una miriade di
procedure particolari secondo la logica delle corporazioni", sussiste e l'"errore" del
legislatore incombente.
Mi sembra inutile ripetere che quel tanto che ancora manca, se manca, per l'equilibrio
effettivo quoad iurisdictionem delle parti sociali, non lo si ottiene di certo con la
proliferazione della tutela speciale a scapito del processo comune e dell'accertamento
dello vero.
In Italia c' una devastante crisi della giustizia in massima parte dovuta al mancato
passaggio attraverso intermedie tappe essenziali per ogni autentica maturazione
democratica (educazione civica, senso dello Stato, buona amministrazione, equit fiscale,
alternanza al potere, ecc.). Fondamentali tappe del vivere civile, che altrove sono state
complessivamente attinte da tempo e che noi non possiamo disinvoltamente saltare, con
pericolosissime "fughe in avanti".
Parte II
Alice nel paese della cameralizzazione straordinaria ovvero i nobili sognatori ed
i pragmatici un po' rampanti
La degradazione dei diritti soggettivi l'altra faccia della cameralizzazione del giudizio
decisorio sui diritti.
Anche nel corso di questo convegno stato detto che nel processo ordinario a posteriori
in realt una forma di denegata giustizia. Non lo credo, anche perch, rispetto al
momento anticipatorio, la fase ordinaria eventuale una garanzia, che svolge un
importante ruolo deterrente in ogni caso. E comunque ben pi denegata giustizia quella
che produce il giudicato formale e sostanziale sui diritti senza alcun momento cognitivo di
merito pieno, necessario o almeno rimesso alla disponibilit dei controinteressati.
E rimane altres confermato che questa rivalutazione di fondo della decisoria cognizione
piena ed esauriente sui diritti non contrasta in alcun modo la sacrosanta esigenza di
un'effettivit celere della tutela giurisdizionale. Alla celere effettivit provvede infatti la
giurisdizione esecutiva retta dai titoli stragiudiziali, la giurisdizione cautelare, la stessa
decreto propriamente previsto dallo stesso art. 745/3 cpc a conclusione del ricorso di I
istanza al Presidente del tribunale.
In una fattispecie, in cui il rigore del sistema ordinario approda ad un risultato di grande
iniquit(= i 17 milioni che una persona del tutto non abbient, distrutta da un incidente
automobilistico, deve immediatamente versare pe ottenere unesecuzione dalla quale
presumibilmente otterr poco o nulla!),, il Presidente della Corte d'appello di Milano
prende posizioni sulla questione della natura del procedimento-provvedimento previsto
dall'art. 745 cpc, e degli eventuali rimedi ulteriormente rintracciabili sul piano
prevalentemente sistematico, giungendo a riconoscersi una competenza giurisdizionale
ampiamente pervasa dall'esigenza di attenuare la straordinaria iniquit. Esigenza nella
specie in qualche modo soddisfatta soprattutto fondando sulla competenza de qua la
rimessione alla Corte costituzionale per sospetta illegittimit del rammentato art.66 ed
unendo a siffatta rimessione un contestuale ordine di rilascio della copia, emanato a
seguito di parallelo ricorso ex art. 700 cpc.
Si tratta di vedere se la via percorsa per giungere al risultato di equit sopra accennato
teoricamente plausibile e se l'identico risultato pratico altrimenti inattingibile, la
risposta negativa che si deve dare ad entrambi i quesiti riportando per l'appunto il
discorso al fondamentale e del tutto centrale problema generale della correlazione
necessaria tra decisoriet e cognizione di merito piena ed esauriente.
La rimessione alla Corte costituzionale del sospettato art. 66 viene infatti nel
provvedimento in questione ritenuta indubbiamente ammissibile in virt di una
ribadita... natura giurisdizionale del procedimento previsto dallart. 745 cpc, il quale,
esclusa ogni supposta natura amministrativa: a) viene strutturalmente ricostruito come
cognizione camerale e sommaria in duplice grado di merito, presumibilmente seguita dal
ricorso straordinario dellart.111 Cost.; b) viene funzionalmente qualificato come
giurisdizione relativa ad una controversia su veri e propri diritti soggettivi. Per quanto
nella pi che succinta motivazione non si parla esplicitamente di natura decisoria e di
attitudine al giudicato, entrambe appaiono implicitamente asserite in modo in
Con il procedimento previsto dal titolo III del IV libro del codice di rito saremmo cos in
presenza di unaltra delle numerose vicende decisorie su diritti o status, che, secondo la
Cassazione, compongono il firmamento della giurisdizione esclusivamente camerale e
sommaria idonea al giudicato in senso proprio.
Il procedimento previsto dall'art. 745 cpc non un procedimento contenzioso decisorio su
diritti idoneo a dar luogo al giudicato sostanziale, non sindacabile in Cassazione in virt
dell'art. 111/2 Cost.; non -in altri termini- uno dei tanti esempi della "prassi legislativa"
favorevole alla cameralsommarizzazione del giudizio sui diritti.
Segue. La dottrina dominante contraria alla natura decisoria di questo
procedimento e l'opposto orientamento delle Sezioni unite 20 marzo 1986, n.
1973
La dottrina dominante intervenuta sul tema dell'art. 745 cpc, ha sempre rigorosamente
escluso sia la struttura, funzione, natura propriamente decisoria su diritti del
procedimento de quo, sia la reclamabilit e/o la ricorribilit ex art. 111/2 Cost., del
decreto ivi previsto.
Ha cio sempre escluso l'attitudine al giudicato del provvedimento in esame ed,
escludendo sempre anche la reclamabilit e/o la ricorribilit ex art. 111/2 Cost., ha
peraltro altres ammesso l'autonoma e successiva esperibilit della actio nullitatis, intesa
in senso ampio.
Come nessuno ha mai dubitato che il pilastro fondamentale del nostro ordinamento
processuale rappresentato dalle sentenze di merito idonee al giudicato sostanziale
menzionate dall'art. 279 cpc, nonch da almeno quel grado di giudizio pieno in fatto ed in
diritto, che emerge dallimperfetto sistema del doppio grado e che a sua volta
controllabile in cassazione, cos, allo stesso modo, nessuno ha mai dubitato che siffatto
pilastro sia composto anche dai procedimenti decisori sommari conclusi da sentenze,
ordinanze e decreti potenzialmente definitivi, come le sentenze dell'art. 279 cpc, e
sicuramente evitabili con contestazioni introduttive della cognizione ordinaria di I grado
(ad es.: convalida di sfratto, divisione giudiziale) o sicuramente opponibili con rimedi
parimenti introduttivi del medesimo tipo di cognizione piena (ad es.: ingiunzione,
repressione della condotta antisindacale).
Analoghe considerazioni per i recenti subprocedimenti-provvedimenti anticipatori degli
artt. 186-bis e ter del novellato codice di rito. La ragionevole conclusione per la natura
non decisoria delle ordinanze in questione, principalmente desumibile dal regime
d'instabilit evocato dal rinvio agli artt. 177 e 178 cpc, non esclude, infatti, la pienezza
della tutela comunque garantita ad entrambe le parti dalla revocabilit, dall'assorbimento
nella sentenza conclusiva, dall'impugnabilit della sentenza stessa, dalle repetitiones
spettanti alla parte vincitrice che ha subito l'esecuzione forzata.
di
talune
ipotesi
di
declassamento,
la
residua
incertezza
costituzionalizzazione del valore della cognizione non sommaria
sulla