con saggi di Alfred J. Ayer, Roderick Chisholm, Harry Frankfurt, Peter F. Strawson, Peter van Inwagen MELTEMI EE Copyright 2002 Meltemi editore srl, Roma Traduzione di Antonio Perri Leditore si dichiara disponibile a riconoscere i diritti a chi ne sia legalmente in possesso vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. Meltemi editore via dellOlmata, 30 00184 Roma tel. 06 4741063 fax 06 4741407 info@meltemieditore.it www.meltemieditore.it Indice p. 6 Gli autori 7 Introduzione Lenigma della libert Mario De Caro Parte prima Compatibilismo e libertarismo 41 Libert e necessit Alfred J. Ayer 55 La libert umana e il s Roderick Chisholm Parte seconda Libert e responsabilit 77 Libert e risentimento Peter F. Strawson 117 Possibilit alternative e libert morale Harry Frankfurt Parte terza Il mistero della libert 135 Lincompatibilit fra libero arbitrio e determinismo Peter van Inwagen 157 Il mistero della libert metafisica Peter van Inwagen 175 Sullincompatibilit di libert metafisica e determinismo: un argomento emendato Peter van Inwagen Possibilit alternative e libert morale* Harry Frankfurt In quasi tutte le indagini pi recenti relative al proble- ma del libero arbitrio un ruolo di primo piano stato svolto da un principio che chiamer principio delle possibilit alternative. Questo principio afferma che u- na persona moralmente responsabile per ci che ha fat- to solo se poteva fare altrimenti. Il suo esatto significato, a dire il vero, materia di controversie; in particolare, non chiaro se chi accetta il principio obbligato o me- no a credere che la responsabilit morale e il determini- smo sono incompatibili. In pratica, tuttavia, nessuno sembra incline a negare o anche solo a mettere in dubbio il fatto che il principio delle possibilit alternative (for- mulato in uno tra i diversi modi possibili) sia vero: esso sembrato a tutti cos indiscutibilmente plausibile da in- durre addirittura alcuni filosofi a definirlo come una ve- rit a priori. Tutti coloro che parlano, nei modi pi diver- si, di libero arbitrio o di responsabilit morale considera- no evidentemente quel principio una base comune ade- guata e saldamente condivisa, a partire dalla quale po- tranno utilmente confrontare le loro opposte visioni. Ma il principio delle possibilit alternative falso: una persona, cio, pu essere moralmente responsabile per ci che ha fatto anche se non poteva fare altrimenti. Di conseguenza la plausibilit del principio unillusione, destinata a svanire non appena si considerano con mag- gior attenzione i fenomeni morali implicati. ve. Prender quindi in esame il principio in termini pi generali, quindi spiegher quanto a mio parere c di sbagliato in esso e infine descriver brevemente, ma sen- za argomentare la mia tesi, come tale principio possa es- sere opportunamente emendato. II Generalmente si accetta il principio secondo il quale se una persona stata costretta a svolgere una determinata a- zione, allora non ha compiuto quellazione liberamente e non moralmente responsabile per averla compiita. In tal modo, sembra che la tesi per la quale coercizione e re- sponsabilit morale sono mutuamente esclusive sia solo u- na versione, in qualche modo pi specifica, del principio delle possibilit alternative. Rispetto a una persona che stata costretta a fare qualcosa, in effetti, abbastanza natu- rale dire che non poteva fare altrimenti. E si pu facilmen- te pensare che la costrizione privi una persona della libert e della responsabilit morale semplicemente perch si trat- ta di un caso particolare dellincapacit di fare altrimenti. Insomma proprio perch associato allaffermazione, e- stremamente plausibile, secondo cui ogni forma di coerci- zione esclude la responsabilit morale, il principio delle possibilit alternative acquista una certa credibilit. Non detto, tuttavia, che ci sia vero. Il fatto che qual- cuno sia stato costretto ad agire come ha agito pu senza dubbio implicare sia che egli non abbia potuto fare altri- menti sia che non porti alcuna responsabilit morale per la propria azione; ma questa assenza di responsabilit morale non affatto implicata dal suo essere stato incapace di fare altrimenti. La tesi secondo la quale la coercizione esclude la responsabilit morale non correttamente compresa, dunque, se la si considera una versione pi specifica del principio delle possibilit alternative. POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::, I Quando si va in cerca di esempi concreti che illustri- no il principio delle possibilit alternative, naturale pensare a casi in cui le stesse circostanze fanno s che una persona faccia qualcosa e, allo stesso tempo, rendano im- possibile per quella persona evitare di fare quella cosa. Fra tali situazioni, ad esempio, troviamo quelle in cui una persona costretta con la forza a fare qualcosa, o indotta ad agire da una forma di suggestione ipnotica, oppure i casi in cui una qualche pulsione interiore la spinge a fare quel che fa. In tutte queste situazioni, in effetti, vi sono circostanze che rendono impossibile alla persona fare al- trimenti e quelle stesse circostanze fanno s che la perso- na faccia quel che di fatto fa di qualunque cosa si tratti. Tuttavia possono esservi circostanze che pur essendo condizioni sufficienti affinch una persona esegua una determinata azione pur essendo, cio, tali da rendere impossibile per quella persona fare altrimenti in realt non conducono quella persona ad agire o a produrre quella determinata azione. Una persona pu cio com- piere unazione in circostanze che sono tali da non la- sciare alcuna alternativa rispetto a quellazione, senza che in realt siano quelle circostanze a spingere o a con- durre quella persona a compiere quellazione cio sen- za che quelle circostanze giochino alcun ruolo effettivo nel far s che quella persona faccia ci che fa. Prendendo in esame situazioni caratterizzate da cir- costanze di questo tipo si arriva a dubitare, io credo, che le discussioni sulla responsabilit morale debbano inte- ressarsi di casi in cui una persona che ha fatto qualcosa non fosse in grado di fare altrimenti. Io mi propongo di illustrare alcuni esempi di questo genere nel contesto di unanalisi della coercizione, per poi sostenere che le no- stre intuizioni morali riguardo a tali casi tendono a inde- bolire la validit del principio delle possibilit alternati- :: HARRY FRANKFURT Jones 1 sia minacciato non riduca affatto la responsabilit morale che egli avrebbe comunque portato per il suo at- to. Questo esempio tuttavia non invalida n la tesi se- condo cui la coercizione discolpa n il principio delle possibilit alternative: abbiamo infatti ipotizzato che Jo- nes 1 sia un uomo su cui la minaccia non ha alcun effetto coercitivo, e dunque che non lo privi davvero delle pos- sibili alternative al fare ci che ha fatto. Unaltra possibilit che Jones 2 sia rimasto atterrito dalla minaccia. Data la minaccia, egli avrebbe comun- que compiuto lazione impostagli, a prescindere da ci che aveva precedentemente deciso. Inoltre la minaccia lo ha sconvolto a tal punto da fargli dimenticare del tut- to la sua decisione precedente, inducendolo a fare quel che ci si aspettava da lui soltanto perch terrorizzato dalla condanna che gli era stata minacciata. In questo caso il fatto che Jones 2 abbia gi deciso da s di compie- re lazione non ha alcuna importanza rispetto al suo a- verla effettivamente compiuta: non appena le cose si so- no messe male, Jones 2 ha pensato solo alla minaccia e ha agito spinto unicamente dalla paura. Senza dubbio il fat- to che in un precedente istante Jones 2 abbia deciso, in base a proprie motivazioni, di agire proprio nel modo in cui ha agito pu essere pertinente ai fini di una valuta- zione del suo carattere ed egli porter tutta la responsa- bilit morale per aver preso quella decisione; ma diffi- cile dire che Jones 2 moralmente responsabile per la sua azione, poich lha compiuta unicamente come conse- guenza della coercizione cui era soggetto. La sua prece- dente decisione non ha giocato alcun ruolo nel far s che Jones 2 facesse ci che ha fatto e sarebbe perci del tutto fuori luogo attribuirle un peso nella valutazione morale dellazione. Immaginiamo ora una terza possibilit. Jones 3 non e- ra n atterrito dalla minaccia n a essa indifferente; la minaccia lo ha turbato, vero, proprio come avrebbe POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::: Immaginiamo che qualcuno sia convincentemente minacciato di ricevere una sanzione che ritiene inaccet- tabile e che dunque faccia ci che la persona che lo mi- naccia gli richiede di fare. Non difficile immaginare particolari della vicenda tali da farci ragionevolmente ri- tenere che la persona stata costretta a compiere lazio- ne in questione, che non avrebbe potuto fare altrimenti, e che non porta nessuna responsabilit morale per aver fatto ci che ha fatto. Ma cosa, in situazioni di questo genere, garantisce la validit dellopinione secondo cui la persona minacciata non responsabile per il proprio atto? Possiamo cercare una risposta alla domanda analiz- zando situazioni come questa: Jones decide di fare qualcosa in base a proprie motivazioni, ma qualcuno minaccia di infliggergli una condanna durissima (cos dura che indurrebbe tutte le persone ragionevoli a ce- dere alla minaccia), se non far esattamente quel qual- cosa; e Jones lo fa. Riterremo Jones moralmente re- sponsabile per quel che ha fatto? A mio giudizio ci dipende dai ruoli che noi riteniamo abbiano rispettiva- mente giocato, nellindurre Jones ad agire, la sua deci- sione originaria e la minaccia. Una possibilit che Jones 1 non sia un uomo ragio- nevole: invece un uomo che dopo aver deciso di fare qualcosa la fa, senza pensare a cosa accadr in seguito e a quale sia il prezzo della decisione presa. In questo caso la minaccia non ha esercitato di fatto alcuna costrizione su di lui: ha agito senza tenerne alcun conto, quasi come se non sapesse di averla ricevuta. Se Jones 1 veramente fatto cos, la situazione non implica alcuna coercizione; la minaccia perci non ha indotto Jones 1 a fare ci che ha fatto. N del resto sarebbe bastata a impedirgli di fa- re altrimenti: se avesse deciso di fare qualcosaltro, la minaccia non lo avrebbe minimamente dissuaso dal far- lo. Sembra evidente che in tali circostanze il fatto che ::c HARRY FRANKFURT III A prima vista, pu sembrare che il caso di Jones 3 combini coercizione e responsabilit morale, in modo da rappresentare un controesempio alla tesi in base alla quale la coercizione esclude la responsabilit morale. Tuttavia non si pu dire con certezza che le cose stiano proprio cos, perch non chiaro se lesempio rappre- senti o meno un caso autentico di coercizione. Possiamo davvero affermare di Jones 3 che sia stato costretto a fare qualcosa, quando aveva gi deciso da s di fare quel qualcosa e aveva agito unicamente sulla base di quella decisione? O sarebbe pi corretto dire che Jones 3 non sia stato costretto a fare quel che ha effettivamente fatto, sebbene lui stesso abbia ammesso che cera in gioco una forza irresistibile in virt della quale doveva farlo? Le mie personali intuizioni linguistiche mi inducono a pro- pendere per la seconda alternativa, ma in un certo senso esse sono ambigue: forse possiamo dire sia luna che lal- tra cosa o forse dobbiamo aggiungere una spiegazione per dare conto di quella che scegliamo. Questa oscurit tuttavia non mi impedisce di trarre unimportante morale dallanalisi dellesempio. Immagi- niamo di decidere che Jones 3 non sia stato costretto; per sostenere ci ci baseremo ovviamente su un presuppo- sto: sbagliato ritenere che un uomo sia costretto a fare qualcosa a meno che non la faccia a causa della forza coercitiva esercitata su di lui. Il fatto di aver ricevuto u- na minaccia alla quale non in grado di resistere non implica dunque che la persona cui essa rivolta sia co- stretta a fare quel che fa; perch questo sia vero, sar ne- cessario anche che la minaccia sia ci che realmente conta affinch egli faccia quel qualcosa. Daltro canto per immaginiamo di decidere che Jones 3 sia stato co- stretto; in questo caso saremo indotti ad ammettere che il fatto di esser costretto non esclude quello di esser mo- POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::, turbato qualunque altra persona ragionevole ed egli a- vrebbe di tutto cuore ceduto a essa se solo non avesse gi preso una decisione che coincideva con quella richiesta- gli. Di fatto per egli ha compiuto lazione in questione sulla base della decisione che aveva preso prima di riceve- re la minaccia: quando ha agito, non era affatto motivato dalla minaccia, ma unicamente dalle considerazioni che in origine gli avevano consigliato di compiere lazione. Dun- que non stata la minaccia a indurlo ad agire, anche se ci sarebbe accaduto qualora egli non avesse gi avuto u- na motivazione sufficiente per compiere quellazione. Senza dubbio difficilissimo per chiunque capire co- sa sia realmente accaduto in casi come quello appena ci- tato. Dobbiamo pensare che Jones 3 abbia compiuto la- zione a causa della minaccia oppure le ragioni che lo a- vevano gi convinto ad agire in quel modo sono le sole che hanno causato il suo agire? Oppure egli ha compiu- to la sua azione in base a entrambe queste ragioni, ognu- na delle quali era sufficiente per il compimento di quel- lazione? Non impossibile tuttavia che tale situazione sia pi chiara di quanto non accada di solito in casi del genere. Immaginiamo infatti di ritenere particolarmente evidente che Jones 3 ha agito in seguito a una propria de- cisione e non a causa della minaccia: credo che in questo caso saremmo giustificati nel ritenere che la responsabi- lit morale dellagente nei riguardi di ci che ha fatto non sia stata influenzata dalla minaccia anche se, dal momento che egli avrebbe in ogni caso ceduto alla mi- naccia, non avrebbe potuto evitare di fare ci che ha fat- to. Sarebbe insomma del tutto ragionevole formulare, nei riguardi della sua responsabilit morale, lo stesso giudizio che avremmo formulato se non avessimo sapu- to nulla della minaccia: questultima infatti non ha in realt influenzato la sua realizzazione dellazione e la persona ha fatto ci che ha fatto proprio come se la mi- naccia non gli fosse mai stata rivolta. ::: HARRY FRANKFURT principio delle possibilit alternative e dimostri perci che questo principio falso. Poich infatti Jones 3 sog- getto a una minaccia cui non pu resistere, se ne potreb- be legittimamente inferire che costui non possa far altro se non compiere lazione che effettivamente compie; e tuttavia la minaccia, dal momento che Jones 3 compie la- zione senza tenerne conto, non riduce la sua responsabi- lit morale per ci che fa. Contro la tesi che vede nel caso di Jones 3 un controe- sempio al principio delle possibilit alternative sar in- dubbiamente possibile formulare la seguente obiezione: esiste forse un senso in cui Jones 3 non pu far altro se non compiere lazione che compie, visto che un uomo ragionevole e la minaccia che gli stata rivolta sufficien- te a convincere qualunque uomo ragionevole come lui; eppure, continua lobiezione, questo senso non affatto pertinente per il principio delle possibilit alternative. In effetti il fatto che Jones 3 sappia di dover patire una con- danna di una durezza intollerabile non significa che Jones 3 , a rigor di termini, non possa compiere altra azione che quella che effettivamente compie. Dopotutto dipende da lui e questo fatto essenziale sfidare la minaccia se desidera farlo, e accettare il castigo in cui incorrer a cau- sa della sua azione. Nel senso in cui il principio delle pos- sibilit alternative fa uso del concetto di avrebbe potuto fare altrimenti, il fatto che Jones 3 si sia dimostrato inca- pace di opporre resistenza alla minaccia non significa che non poteva fare altro se non compiere lazione che di fat- to ha compiuto; pertanto il caso di Jones 3 non costituisce un esempio destinato a confutare quel principio. Non ho intenzione di analizzare quale sia il senso in cui il concetto di avrebbe potuto fare altrimenti com- pare nel principio delle possibilit alternative e non ten- ter neppure di misurare la forza dellobiezione che ho test descritta 1 . Credo in effetti che, a dispetto della for- za che possiamo attribuire a questa obiezione, sia possi- POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::, ralmente responsabile. E senza dubbio saremo anche in- dotti a ritenere che la coercizione influisce sul giudizio riguardo alla responsabilit morale di una persona solo quando la persona in questione agisce come agisce per- ch costretta a fare cos cio, quando il fatto che sia costretta ad agire in un certo modo ci che realmente conta ai fini del compimento di quellazione. Quale che sia la soluzione prescelta, dovremo in ogni caso ammettere che la tesi secondo cui la coercizione e- sclude la responsabilit morale non una versione pi specifica del principio delle possibilit alternative. Infat- ti le situazioni in cui una persona che fa qualcosa non pu fare altrimenti in quanto soggetta a un potere coercitivo o non sono affatto esempi di coercizione o so- no situazioni in cui la persona pu ancora essere ritenu- ta moralmente responsabile per quel che fa se non lo fa a causa della coercizione. Quando discolpiamo qualcu- no che ha agito sotto costrizione, non lo facciamo per- ch non era in grado di fare altrimenti. Anche se una persona soggetta a una forza coercitiva che le impedi- sce di compiere tutte le azioni tranne una, pertanto, tale persona pu comunque portare la piena responsabilit per il compimento di quellazione. IV Nella misura in cui il principio delle possibilit alter- native deriva la sua plausibilit dalla sua associazione con la teoria secondo la quale la coercizione esclude la responsabilit morale, una migliore comprensione di ta- le tesi non potr che indebolire il fascino esercitato da quel principio. A dire il vero, sembra che il caso di Jo- nes 3 faccia qualcosa di pi che chiarire meglio il rappor- to esistente fra principio e teoria: si potrebbe addirittura sostenere che rappresenti un decisivo controesempio al :: HARRY FRANKFURT ne la risposta, e, percorrendo tutti i nervi del poveruo- mo, determinando la sua scelta di agire e il fatto che agi- sca in un senso e non in un altro. In altre parole, date delle condizioni in virt delle quali si potr asserire che Jones 4 non pu fare altrimenti, si immagini che Black faccia in modo da farle prevalere. Credo che la struttura dellesempio sia abbastanza flessibile da poter fronteg- giare qualunque accusa di scarsa pertinenza: baster a- dattare lesempio alla teoria sulla quale basata laccusa 4 . Supponiamo ora che Black non debba mai scoprire il proprio gioco perch Jones 4 , in base a proprie motivazio- ni, decide di compiere proprio lazione che Black desi- derava compisse. chiaro che in questo caso Jones 4 porter rispetto alla propria azione la stessa responsabi- lit morale che avrebbe portato se Black non fosse stato pronto a intervenire per fargli compiere quellazione. Sarebbe del tutto irragionevole discolpare Jones 4 per la sua azione, o negargli la lode a cui, in circostanze nor- mali, avrebbe diritto, sulla base del fatto che non avreb- be potuto fare altrimenti. Questo fatto non ha giocato alcun ruolo nellindurre Jones 4 ad agire come ha agito, poich egli avrebbe agito allo stesso modo se quel fatto non fosse accaduto. In effetti tutto andato proprio co- me sarebbe andato se Black non fosse stato l presente, pronto a intromettersi nella situazione. In questo esempio vi sono condizioni sufficienti a far s che Jones 4 realizzi latto in questione: non sta a lui sce- gliere quale azione compiere. In un certo senso, natural- mente, che egli agisca di propria volont o in seguito al- lintervento di Black dipende da lui, perch dipende da quale azione egli incline a compiere. Ma sia che alla fi- ne agisca di propria volont sia che lo faccia in seguito allintervento di Black, compir in ogni caso la stessa a- zione. Jones 4 non ha altra alternativa se non fare quel che Black vuole che egli faccia. Se lo fa di sua propria volont, tuttavia, la sua responsabilit morale per questa POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::; bile evitarla limitandosi a modificare lesempio nel seguen- te modo 2 . Immaginiamo qualcuno chiamiamolo Black il quale desideri che Jones 4 compia una certa azione. Black pronto a tutto pur di riuscire nel proprio in- tento, ma preferisce evitare di scoprire il proprio gioco qualora non sia necessario. Perci egli attende il mo- mento in cui Jones 4 sul punto di convincersi riguardo a cosa fare e non compie nessuna azione a meno che non gli appaia evidente (Black bravissimo nel giudica- re di cose come queste) che Jones 4 sta per decidersi a fa- re qualcosa di diverso da ci che Black stesso vuole fac- cia. Se evidente che Jones 4 sta per decidersi a fare qualcosa di diverso, Black adotta le opportune misure per fare in modo che Jones 4 decida di fare ci che lui desidera fargli fare e lo faccia veramente 3 . Di conse- guenza, quali che siano le preferenze e le inclinazioni i- niziali di Jones 4 , Black otterr quel che vuole. Quali misure adotta Black se ritiene di doverne a- dottare per assicurarsi che Jones 4 decida e agisca come lui desidera? Chiunque abbia una teoria relativa al signi- ficato di avrebbe potuto fare altrimenti pu rispondere da s a questa domanda, descrivendo i provvedimenti quali che siano sufficienti, a suo giudizio, a garantire che Jones 4 non possa fare altrimenti stavolta nel senso pertinente del termine. Ipotizziamo ad esempio che Black formuli una terribile minaccia, e in questo modo obblighi Jones 4 a compiere lazione voluta impedendogli al contempo di compierne una interdetta. Oppure imma- giniamo che Black somministri a Jones 4 una pozione, o che lo ipnotizzi, e in uno di questi modi provochi in Jo- nes 4 un irresistibile impulso interiore a compiere latto che Black vuole sia compiuto, evitando tutti gli altri. Ma si potrebbe immaginare che Black sia in grado di mani- polare anche i pi insignificanti processi cerebrali e neu- rologici di Jones 4 in forma pi diretta, in modo tale cio che delle forze causali ne stimolino le sinapsi, causando- ::o HARRY FRANKFURT menti per inferirne che, nel caso contrario avrebbe potuto fare altrimenti. Se un fatto irrilevante ai fini della spie- gazione dellazione di un individuo, come nel caso in questione, sembra del tutto fuori luogo attribuirgli peso nellattribuzione di responsabilit morale a quellindivi- duo. Perch mai allora dovremmo tenerne conto nel for- mulare un giudizio morale sulla persona, quando quel fatto non ci aiuta in alcun modo a capire cosa lha indot- ta ad agire come ha agito o cosa avrebbe potuto fare se le circostanze fossero state diverse? Ecco il motivo per cui il principio delle possibilit al- ternative errato. Quel principio afferma che una perso- na non porta alcuna responsabilit morale cio pu es- ser discolpata per aver compiuto unazione, se vi erano circostanze che le rendevano impossibile esimersi dal compierla. Eppure vi possono essere circostanze che pon- gono una persona nellimpossibilit di esimersi dal com- piere una certa azione, pur senza indurla in alcun modo a compiere quellazione. Se una persona si appellasse a queste circostanze nel tentativo di liberarsi dalla respon- sabilit morale per aver compiuto lazione in questione, senza dubbio non farebbe una cosa corretta: infatti per i- potesi quelle circostanze non hanno avuto in realt nulla a che fare con il suo aver fatto ci che ha fatto. Egli avreb- be fatto esattamente la stessa cosa, e sarebbe stato convin- to o indotto a farla esattamente nello stesso modo, anche se quelle circostanze non avessero prevalso. A dire il vero spesso discolpiamo le persone per ci che hanno fatto quando ci dicono (e noi ci crediamo) che non avrebbero potuto fare altrimenti. Ma ci accade perch i- potizziamo che quanto ci dicono spieghi il motivo per il quale hanno fatto ci che hanno fatto: diamo cio per scontato che quelle persone non siano insincere come chi adduce a scusante del proprio agire il fatto di non aver po- tuto evitare di fare ci che ha fatto, pur sapendo molto be- ne che non era affatto per questo motivo che ha agito. POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE ::, azione non intaccata dal fatto che Black incombesse sullo sfondo, con sinistre intenzioni, dato che queste in- tenzioni non sono mai entrate in gioco. V Il fatto che una persona non abbia potuto evitare di fare qualcosa condizione sufficiente del suo fare quella cosa. Tuttavia, come mostrano alcuni dei miei esempi, ci pu non giocare alcun ruolo nella spiegazione del perch quella persona abbia fatto quel qualcosa: possi- bile anzi che non compaia affatto fra le circostanze che hanno effettivamente indotto la persona a fare quel che ha fatto, cosicch la sua azione andr spiegata su basi del tutto diverse. In altre parole, anche se quella persona non era in grado di fare altrimenti, pu essere che egli non abbia agito come ha agito perch non aveva la possi- bilit di fare altrimenti. Se qualcuno non aveva alternati- va al compiere una certa azione, ma non lha compiuta in quanto non era in grado di fare altrimenti, allora co- stui avrebbe compiuto esattamente la stessa azione an- che se avesse potuto fare altrimenti. Le circostanze che gli hanno reso impossibile fare altrimenti potrebbero es- sere eliminate dalla situazione senza influenzare in alcun modo ci che accaduto o la ragione per cui accadu- to. Insomma, qualunque cosa abbia effettivamente con- vinto, o indotto, la persona a fare ci che ha fatto la- vrebbe convinta o indotta a farlo anche se per quella persona fosse stato possibile agire altrimenti. Se le circostanze in virt delle quali la persona non poteva esimersi dal compiere quellazione non si fossero date, pertanto, non vi sarebbe stata alcuna differenza ri- guardo a quellazione o alle modalit con cui la persona giunta a compierla. chiaro, infatti, che non ci si pu basare sul fatto che quella persona non potesse fare altri- :: HARRY FRANKFURT appello proprio alla versione emendata del principio delle possibilit alternative. Credo per che, quando accettiamo simili affermazioni come scusanti valide, ci accada perch diamo per scontato che in tale mo- do ci venga detto qualcosa di pi rispetto a ci che quelle affermazioni dicono quando vengono prese alla lettera. Noi capiamo che chi avanza una tale scusa vuole dire che ha agito come ha agito soltanto perch era impossibilitato a fare altrimenti o soltanto perch doveva agire cos. E capiamo che costui intende, pi specificamente, che quando ha compiuto quellazione, ci non accaduto perch egli voleva compiere vera- mente quellazione. A mio parere perci necessario sostituire il principio delle possibilit alternative con il principio seguente: una persona non moralmente re- sponsabile per ci che ha fatto, se lha fatto soltanto perch non avrebbe potuto fare altrimenti. Questo nuovo principio, a quanto pare, non entra in conflitto con la tesi secondo cui la responsabilit morale com- patibile con il determinismo. Immaginiamo che le situazioni seguenti siano tutte vere. Vi sono circostanze che pongono una persona nel- limpossibilit di esimersi dal fare un qualcosa; inoltre, tali circostanze hanno davvero giocato un ruolo nel far s che la persona facesse quel qualcosa, cosicch giusto dire che lha fatto perch non avrebbe potuto fare altri- menti; ma la persona voleva davvero fare ci che ha fat- to; lo ha fatto perch quello era ci che voleva veramen- te fare, cosicch non pi giusto dire che ha fatto quel che ha fatto perch non avrebbe potuto fare altrimenti. Stando cos le cose, la persona pu esser considerata moralmente responsabile per ci che ha fatto. Daltro canto, per, non sar pi responsabile per ci che ha fatto se lo ha fatto solo perch non avrebbe potuto fare altrimenti, anche se quel che ha fatto era qualcosa che voleva veramente fare. POSSIBILIT ALTERNATIVE E LIBERT MORALE :,: Quanto ho detto sin qui porta alla conclusione che il principio delle possibilit alternative dovrebbe essere e- mendato; tale principio infatti dovrebbe affermare che una persona non moralmente responsabile per ci che ha fatto se lo ha fatto soltanto perch non avrebbe potu- to fare altrimenti. opportuno notare che questa corre- zione apportata al principio non influisce in modo de- terminante sulle argomentazioni di chi si appellato a esso, nella sua forma originaria, nel tentativo di sostene- re che la responsabilit morale e il determinismo sono incompatibili. In effetti, se il fatto che una persona com- pia una certa azione causalmente determinato, allora sar vero che la persona lha compiuta proprio a causa di tali determinanti causali. E se ritenere causalmente determinato il fatto che una persona compia una certa a- zione significa ritenere che la persona in questione non avesse la possibilit di fare altrimenti come affermano di solito i filosofi che sostengono la tesi dellincompati- bilit , allora ritenere causalmente determinato il fatto che una persona compia una certa azione significher che la persona in questione lha compiuta perch non a- vrebbe potuto fare altrimenti. Tale formulazione rivista del principio delle possibilit alternative implica sulla base di questa assunzione relativa al significato di a- vrebbe potuto fare altrimenti che una persona non moralmente responsabile per unazione che ha compiu- to se era causalmente determinata a compiere quellazio- ne. In ogni caso, non credo che questa revisione del principio sia accettabile. Immaginiamo che una persona ci dica di aver fatto ci che ha fatto perch non era in grado di fare altri- menti; o che si esprima usando unaffermazione simile e dica di aver fatto ci che ha fatto perch doveva far- lo. Accettiamo spesso affermazioni come queste (se le reputiamo credibili) come valide scusanti, e a prima vista pu sembrare che simili affermazioni facciano :,c HARRY FRANKFURT * Titolo originale: Alternate Possibilities and Moral Responsibility, Jour- nal of Philosophy, 1969, 66, pp. 828-839. 1 I due concetti principali utilizzati nella formulazione del principio delle possibilit alternative sono moralmente responsabile e avrebbe potuto fa- re altrimenti. A dire il vero una discussione del principio che non analizzi entrambi questi concetti appare davvero simile a un tentativo di pirateria; per questo desidero avvisare sin dora il lettore di aver gi issato la mia bandiera con il teschio. 2 Dopo aver elaborato lesempio che sto per illustrare sono venuto a sa- pere che Robert Nozick, in alcune lezioni tenute molti anni fa, aveva formula- to un esempio dello stesso tipo invitando a considerarlo una confutazione del principio delle possibilit alternative. 3 Lipotesi che Black possa predire quel che Jones 4 decider di fare non d per scontato il determinismo. Possiamo in effetti immaginare che Jones 4 si sia spesso trovato di fronte alle alternative chiamiamole A e B dinanzi alle quali si trova ora e il suo volto si sia sempre contratto ogniqualvolta era sul punto di decidere di fare A, ma non abbia mai fatto una piega se era sua in- tenzione decidere di fare B. Sapendo questo, e osservando la presenza o as- senza di contrazione sul volto di Jones 4 , Black avrebbe una base su cui fonda- re la propria predizione. A dire il vero, tutto ci presuppone che vi sia una sorta di relazione causale fra lo stato di Jones 4 nel momento in cui si verifica la contrazione e i suoi stati successivi. Ma qualunque opinione plausibile ri- guardo a cosa sia una decisione o unazione dar per scontato che raggiunge- re una decisione e compiere unazione sono fenomeni implicanti entrambi fa- si precedenti e successive, legate le une alle altre da relazioni causali e tali da far s che le fasi precedenti non siano esse stesse parte della decisione o della- zione. Ai fini della validit del mio esempio, non necessario che queste fasi precedenti siano legate in modo deterministico a eventi che le hanno a loro volta precedute. 4 Lesempio inoltre abbastanza flessibile da permettere addirittura la to- tale eliminazione di Black. Chiunque pensi che lefficacia dellesempio sia in pericolo perch questultimo fa ricorso a un manipolatore umano in grado di imporre a Jones 4 la propria volont pu sostituire Black con una macchina, programmata in modo tale da fare ci che fa Black. E se ancora non basta, di- mentichiamoci di Black e della macchina, e immaginiamo che il loro ruolo sia svolto da forze naturali che non implichino affatto la presenza di una volont o un progetto. HARRY FRANKFURT