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Sociologia del diritto

Introduzione allo studio empirico


dei fenomeni giuridici
Edoardo Fittipaldi (2018-19)

Sono oggetto di studio solo le slide in italiano, su sfondo bianco


Due tipi di sociologia (1)
• Sociologie su oggetti non-sociali
• Per esempio, la Sociologia dell’invecchiamento
• Sociologie su oggetti sociali
• Per esempio, la Sociologia politica, Sociologia della comunicazione, Sociologia della moda
• Sociologie miste?
• La sociologia della devianza si differenzia dalla criminologia perché la seconda
assume le scelte di criminalizzazione fatte da una certa dogmatica, mentre la
sociologia della devianza no
• In altri termini, il criminologo si domanda, per esempio, perché certe persone tengano delle
condotte che integrano le fattispecie rinvenibili nel codice penale
• La sociologia della devianza si limita invece a studiare le condotte che sono considerate
devianti in una certa società, a prescindere dal fatto che esse costituiscano delle fattispecie di
reato, e, qualora lo siano, si pone il problema delle cause del fenomeno costituito dalla
criminalizzazione di determinate condotte (p.e., apostasia) rispetto a certe altre (p.e.,
mutilazioni genitali femminili).
Sociologia e scienza
• Esiste anche la sociologia della scienza
• Questa sociologia studia i meccanismi sociali che presiedono alla selezione di
determinate ‘opinioni’ come ‘scienza ufficiale’
• Tuttavia, un ruolo causale fondamentale è costituito anche dalla oggettiva verità di una
teoria
• Ad esempio, si può ipotizzare che tra le cause del successo dell’eliocentrismo sul
geocentrismo vi sia per lo meno anche la verità oggettiva (intesa come corrispondenza:
adaequatio rei et intellectus) del primo e la falsità oggettiva del secondo
• Parliamo di corrispondenza con la realtà indipendente da ciascuno di noi
• Le nostre esperienze sensoriali sono fenomeni interni come il mal di denti
• Avere l’esperienza visiva di una mela e vedere una mela sono due cose completamente diverse
• È possibile avere la prima senza la seconda
N.B. Verità e certezza sono due ideali epistemologici incompatibili
N.B.2 oggettivo = indipendente dal soggetto (=ciascuno di noi nella sua solitudine)
Due tipi di sociologia (2)
• Nelle sociologie su oggetti sociali l’oggetto è costituito socialmente
(interazioni tra individui)
• Queste sociologie coincidono con la scienza empirica del loro oggetto, a
differenza di sociologie su oggetti non-sociali assistiamo a un dualismo
(invecchiamento studiato biologicamente e sociologicamente)
• In molte sociologie su oggetti sociali, l’esistenza stessa dell’oggetto dipende
dal fatto che gli agenti sociali credano nella sua esistenza o per meno
interagiscano in determinati modi
• Credere che qualcosa sia di moda è una componente indefettibile
(unitamente al numero dei ‘credenti’) del fatto che qualcosa sia di moda
• Lo stesso, forse, vale per il diritto
• Una parte rilevante di questo corso sarà dedicata precisamente a questo
problema
Che cosa non è la sociologia del diritto
• A Giurisprudenza la grandissima parte delle materie che studiate sono di ″diritto
positivo″
• Grammatica normativa, teologia dogmatica
• Le scienze di diritto positivo sono insiemi di enunciati che ″descrivono″ il diritto
″vigente″ sulla base di determinate ″fonti″, come la Costituzione, il codice civile,
il codice penale, la giurisprudenza, la consuetudine, ecc.
• È nel ricorso a determinate ‘fonti’ che sta la positività dello studio positivo del diritto
• Definiamo provvisoriamente ‘fonti’ qualunque atto o fatto che si ritiene un giudice, un
burocrate, o anche un cittadino in generale possa invocare per giustificare un dovere, un
divieto o un diritto*
• L’espressione diritto positivo evoca l’idea di una fonte ‘posta’ da un nomoteta (= legislatore). In
realtà, nella categoria ‘diritto positivo’ faremo rientrare anche il diritto consuetudinario, cioè il
diritto basato su ciò che tutti fanno (consuetudine orizzontale) o quel che sempre si féce
(consuetudine verticale). Nel caso della consuetudine verticale una consuetudine è tanto più
vigorosa quanto più antica. Nel caso di quella orizzontale è tanto più vigorosa quanto più è
diffusa. Nulla esclude una combinazione delle due consuetudini. (Le consuetudini verticali sono
tipiche delle società più conservatrici)
P.S. Il diritto è un fenomeno culturale. Cultura è inteso come contrario di natura. Culturale è
qualunque fenomeno che non sia ereditato geneticamente (esempio tedesco nella slide successiva)
Che cosa non è la sociologia del diritto
• La correttezza o scorrettezza di un enunciato di diritto positivo
dipende esclusivamente dalla sua riconducibilità a determinate fonti
che il giurista accetta come ‘dogmi’
• Per questo motivo, le scienze di diritto positivo sono anche chiamate
‘dogmatiche’
Che cosa non è la sociologia del diritto
• La sociologia del diritto, invece, condivide con le Storie del diritto, il Diritto comparato*,
la criminologia (scienza tecnologica o teleologica, diversa dalla sociologia della devianza),
l’Analisi economica del diritto, il fatto di non essere una ″dogmatica″
• A differenza di queste altre scienze non-dogmatiche del diritto, tuttavia, la sociologia del
diritto affronta i fenomeni giuridici in generale, proponendo concettualizzazioni generali
e ipotesi per tutti quanti i fenomeni che di solito vengono chiamati ″diritto oggettivo″,
″diritto soggettivo″, ″norma″, ″proprietà″, ″obbligo″, ″Stato″, ecc.
• Come la linguistica, intesa come scienza empirica del linguaggio, formula
concettualizzazioni generali per ‘verbo’, ‘preposizione’, ‘articolo’, ‘fonema’, ecc., per le
scienze normative del linguaggio (o grammatiche normative), così la sociologia del
diritto, intesa come scienza empirica del diritto, formula concettualizzazioni generali per
le scienze normative del diritto (le dogmatiche giuridiche o ‘scienze giuridiche positive’)
• Articolo in inglese/mio zio prendevamo/prendavamo
• Lingua toscana in bocca romana (raddoppiamento fonosintattico) consuetudine mista
• Migliori scrittori (io amava). Manzoni e maometto (sunna)

* Comparabile con la grammatica normativa


Differenza tra dogmatica giuridica e
sociologia del diritto
• Nella sociologia del diritto (così come nelle altre scienze non-
dogmatiche del diritto) la accettabilità scientifica di un enunciato non
dipende dalla sua riconducibilità a determinate fonti assunte come
dogmi ma dalla sua corrispondenza con la realtà, ″legale o illegale
che sia″.
• La sociologia del diritto, dunque, non è una scienza dogmatica, bensì
una scienza empirica.
• Per esempio, dogmaticamente, si parla della correttezza
dell’enunciato ″Caio deve a Tizio 10 euro perché gli ha rotto
l’ombrello″ poiché in qualche modo questo enunciato è riconducibile
all’art. 2043 del codice civile; articolo che viene assunto come dogma
dal giurista positivo.
Differenza tra dogmatica giuridica e
sociologia del diritto
• La sociologia del diritto, non è una scienza dogmatica, poiché la
accettabilità degli enunciati che la compongono non dipende dalla loro
riconducibilità a determinate fonti, ma dalla loro corrispondenza con la
realtà
• La dogmatica giuridica è interessata alla questione se Caio debba 10 euro a
Tizio, mentre la sociologia del diritto è interessata, per esempio, alla
probabilità del fatto che Caio paghi a Tizio quei 10 euro, oppure alla
probabilità che un giudice condanni Caio a pagarli, qualora Caio non paghi
spontaneamente
• Questi sono modi in cui il concetto di dovere viene ‘operazionalizzato’ (=
‘empiricizzare’)
• Con questo termine, si intende la precisazione del significato di un termine in modo
che l’esistenza empirica di ciò cui si riferisce possa essere controllata empiricamente
• Non bisogna pensare che esista un’unica concettualizzazione giusta per ogni termine
• Per esempio, si potrebbe ritenere preferibile (e questo è quello che vi proporrò)
operazionalizzare empiricamente il concetto di dovere in termini psicologici
Differenza tra dogmatica giuridica e
sociologia del diritto
• Dal momento che il chiarimento di questa differenza è di fondamentale
importanza consideriamo la seguente affermazione:
• ‘Barack Obama non può essere eletto ancora una volta presidente degli Stati Uniti’
• Da un punto di vista empirico, cioè sociologico-giuridico, questa
affermazione può venire ‘operazionalizzata’ in almeno due modi diversi
1. Vi è una bassa probabilità che Barack Obama si candidi ancora una volta a
presidente degli Stati Uniti e, qualora lo facesse e gli venisse consentito di
partecipare alle elezioni, vincendole, vi è una elevate probabilità che gli verrebbe
impedito di giurare come presidente degli Stati Uniti e di prendere possesso della
Casa Bianca
2. Qualora Barack Obama si candidasse ancora una volta a presidente degli Stati
Uniti, vi è un’elevata probabilità che ciò provocherebbe rabbia e indignazione
presso molti statunitensi
Differenza tra dogmatica giuridica e
sociologia del diritto
• Da un punto di vista dogmatico, invece, non si tratta di fare previsioni
probabilistiche o altro genere di affermazioni empiriche (su cui
torneremo infra)
• Si tratta di andare alla ricerca di qualche dogma (‘specifica fonte del
diritto’) per mezzo della quale giustificare quella affermazione
• Se io adotto l’assioma del vigore della costituzione degli Stati Uniti, e
dunque degli emendamenti approvati in conformità ad essi, un
possibile dogma è il 22° emendamento (1951)
• Altro possibile dogma avrebbe potuto essere una convention, cioè una
consuetudine costituzionale
• Tuttavia, negli Stati Uniti, va ricordato che F.D. Roosevelt divenne presidente 4
volte
Differenza tra dogmatica giuridica e
sociologia del diritto
• Il testo del 22° emendamento della costituzione degli Stati Uniti:
• Section 1. No person shall* be elected to the office of the President more than
twice, and no person who has held the office of President, or acted as President, for
more than two years of a term to which some other person was elected President
shall be elected to the office of the President more than once. But this article shall
not apply to any person holding the office of President when this article was
proposed by the Congress, and shall not prevent any person who may be holding the
office of President, or acting as President, during the term within which this article
becomes operative from holding the office of President or acting as President during
the remainder of such term.
• Section 2. This article shall be inoperative unless it shall have been ratified as an
amendment to the Constitution by the legislatures of three-fourths of the several
states within seven years from the date of its submission to the states by the
Congress.
* Nell’inglese giuridico vi sono alcune parole che permettono di distinguere enunciati-fonti
da enunciato dogmatico-descrittivi. In questo caso “shall” è uno di questi
Differenza tra dogmatica giuridica
e sociologia del diritto
• Le dogmatiche giuridiche, per così dire, assumono il punto di vista del giudice,
che deve decidere, o dell’avvocato che deve convincere il giudice, mentre la
sociologia del diritto, assume il punto di vista dell’avvocato che deve consigliare al
suo cliente se gli convenga o meno fare causa.
• Per esempio, un avvocato che adotti un approccio sociologico (=empirico), anziché
unicamente dogmatico, potrebbe suggerire al suo cliente di dare 5,000 euro a un inquilino
moroso per convincerlo ad andarsene ″con le buone″, rispetto alla strada consistente
nell’intraprendere una causa, con tutti i rischi che ciò comporta, anche se dogmaticamente il
suo cliente risultasse ″avere perfettamente ragione″
• Tradurre dogmaticamente le ‘ragioni’ del cliente. In caso di morosità
• Si tratta dunque di una prospettiva completamente diversa
• La sociologia del diritto indaga i fenomeni giuridici in modo totalmente
indipendente dalla prospettiva* del giudice, dell’avvocato in sede giudiziale, e del
legislatore; cioè come fenomeni puramente empirici
• on prospettiva intendo ciò cui il giudice o l’avvocato è interessato per via della professione che svolge; dunque:
motivare una sentenza o argomentare a favore del proprio cliente
Digressione
• Il c.d. parere pro veritate
• Nel parere pro veritate (‘a favore della verità’, anziché del cliente) un giurista dogmatico
risolve un problema giuridico (spesso controverso) stando a determinati dogmi, offrendo
la soluzione che ritiene essere dogmaticamente esatta per quel problema
• Tradizionalmente, in tali pareri non si trovano semplicemente elencate le varie possibili
soluzioni dogmatiche, ma esse vengono discusse per poi individuare quella esatta
• Un parere ‘pro veritate di tipo sociologico-giuridico’ per contro dovrebbe indicare tutte
le soluzioni che abbiano una qualche probabilità di essere adottate da un giudice o da un
burocrate, senza prendere posizione dogmatica a favore di una o dell’altra e, ove
possibile, indicando la probabilità di ciascuna
• In questa espressione, il termine veritas è usato in modo vagamente improprio, poiché i
giudizi (=affermazioni) della dogmatica non sono capaci di verità (intesa come
corrispondenza) ma solo di correttezza (intesa come derivabilità da determinate
premesse; anche le più inaccettabili)
• In altri termini qui pro è usato in un senso diverso da quello che si rinviene nell’espressione res
iudicata pro veritate habetur
Scienze empiriche vs.
scienze tecnologiche (o teleologiche)
• La sociologia del diritto, in quanto scienza empirica e oggettiva, non va
distinta solo dalle dogmatiche giuridiche, in cui il criterio di accettabilità
degli enunciati è la loro derivabilità o riconducibilità a determinate fonti
soggettivamente assunte come vigenti
• Essa va contrapposta anche alle scienze tecnologiche (o teleologiche del
diritto)
• Nel caso di queste scienze, ciò che viene soggettivamente selezionato non
sono determinate ‘fonti’, ma determinati ‘scopi’ (télē), spesso desunti da
fonti dogmaticamente vigenti
• In queste scienze si utilizza il sapere nomologico (o causale) disponibile
come tecnica (technē) e si indaga se e come le finalità ‘perseguite da chi ha
in mano la legislazione’ vengono conseguite per mezzo della legislazione
adottata
Digressione:
criminologia vs. sociologia della devianza
• La criminologia è una scienza ‘al servizio del legislatore penale’, nel
senso che assume come data la vigenza dogmatica del codice penale
e di tutte le leggi incriminatrici all’interno di un determinato sistema
dogmatico
• La criminologia non si interroga sul perché una determinata condotta
sia criminalizzata
• Questo compito è della sociologia della devianza, che studia tutti i
comportamenti oggetto di riprovazione sociale (compresa la
derisione) e indaga le fattori che fanno sì che alcuni di essi vengano
individuati come delitti o contravvenzioni in fattispecie incriminatrici
• Esempio dell’apostasia
Sintesi
• Le scienze empiriche, sono puramente oggettive, nel senso che in
esse le decisioni dello scienziato non svolgono alcun ruolo costitutivo
al fine della costituzione della scienza considerata
• Le scienze dogmatiche e teleologiche (o tecnologiche) sono
soggettive, nel senso che in esse sono necessarie sempre decisioni
dello scienziato relative, rispettivamente, all’adozione di determinate
fonti come vincolanti o di determinati fini come meritevoli di essere
perseguiti
• Dunque, anche nelle scienze dogmatiche e teleologiche il sapere
empirico è rilevante
• Tuttavia, queste scienze sono impossibili senza decisioni soggettive
Il problema della concettualizzazione
dei fenomeni giuridici
• Come forse sapete, tuttavia, esiste un dibattito secolare su ″che cosa sia il
diritto″
• La sociologia del diritto non può fare a meno di porsi preliminarmente
questo problema; problema che consiste sostanzialmente nella
identificazione del proprio oggetto di indagine, nonché nella definizione di
concetti quale quello di norma, obbligo, autorità, Stato, diritto soggettivo,
ecc.
• Varie proposte sono state fatte; tutte assai ricche e complesse:
• quella di Max Weber (1864-1920), di Leon Petrażycki (1867-1931), di Theodor Geiger
(1891-1952), Karl Olivecrona (1897-1980), di Enrico Pattaro (1941-vivente)
• Piuttosto che presentare delle brevi e inevitabilmente lacunose sintesi delle
proposte di questi autori, presenterò un approccio largamente basato sugli
insegnamenti di Leon Petrażycki, ma integrato con gli sviluppi più recenti
La legittimazione scientifica
dei concetti empirici
• Sopra, ho menzionato un possibile modo di concettualizzare il verbo “dovere”
• Stando a quella concettualizzazione di “dovere” l’esistenza di un dovere si riduce alla
probabilità che una persona si comporti (o non si comporti in un certo modo, p.e., non
uccida qualcuno), e alla probabilità che, nel caso in cui non si comporti in quel modo (o,
rispettivamente, si comporti in quel modo), subisca una reazione da parte di altre
persone (linciaggio, derisione, condanna alla reclusione, ecc.)
• In questi casi abbiamo concettualizzazioni che sono al contempo operazionalizzazioni, laddove con
questo ultimo termine si intende la traduzione in termini empiricamente osservabili del contenuto
di un concetto che spesso, prima facie, sembra sfuggire all’osservazione empirica
• Questo rende possibile comparare differenti Paesi, e ad esempio, domandarsi come mai
certi comportamenti siano più frequenti in certi Paesi rispetto ad altri
* Con “concettualizzazione” si intende la precisazione delle caratteristiche mentali di un
concetto puramente pensato. Questa precisazione può in certi casi comportare altresì una
operazionalizzazione, ma questo non accade necessariamente
Digressione:
concettualizzazione vs. operazionalizzazione
• Concettualizzare significa rendere più precisa un’idea (magari molto vaga) che abbiamo
nella testa; significa precisare un concetto
• Per esempio, posso concettualizzare Dio come uno e trino
• Concettualizzando irridigisco (o stabilizzo) il mio modo di pensare a qualcosa, quando ci
sto pensando (indipendentemente dalla questione della sua esistenza esterna)
• Una concettualizzazione può anche comportare una operazionalizzazione, ma questo
non accade necessariamente
• Posso concettualizzare Dio come uno e trino, ma questo non mi fornisce ancora istruzioni su come
fare esperienze sensoriali (o interne) di Dio
• Se concettualizzo una norma in termini di emozioni (colpa, vergogna), non è detto che io
abbia già un protocollo (cioè una procedura) per fare esperienze sensoriali di ciò con cui
ho concettualizzato la norma
• In altri termini, mi servono protocolli per controllare la presenza di colpa o vergogna in uno o più
persone
Digressione:
concettualizzazione vs. operazionalizzazione
• Operazionalizzare un concetto (o una concettualizzazione, intesa come risultato e
non come attività) significa precisare quali esperienze sensoriali sono necessarie
per controllare l’esistenza-di-ciò-che-tale-concetto-seleziona indipendente dalla
mente dello studioso
• Una operazionalizzazione può essere ispirata a una concettualizzazione, ma non
necessariamente una operazionalizzazione costituisce una concettualizzazione,
nel senso che a una medesima concettualizzazione possono corrispondere
molteplici operazionalizzazioni
• Per esempio, posso investigare empiricamente l’amicizia tra scimpanzé cercando fenomeni
nei loro cervelli oppure misura loro condotte; queste due operazionalizzazioni dell’amicizia
tra scimpanzé non sono necessariamente incompatibili
• Io posso credere che l’amicizia sia qualcosa che esiste anzitutto nelle nostre menti (e quindi
cervelli) e operazionalizzarla sia investigando i nostri cervelli sia i comportamenti che ci
aspettiamo che tali caratterstiche presenti nei nostri cervelli causano
Digressione:
concettualizzazione vs. operazionalizzazione
• Una fallacia molto diffusa nell’epistemologia del ‘900 è l’operazionismo, che vuole ridurre
tutte le concettualizzazioni a operazionalizzazioni
• Sarebbe come se volessimo sostenere che l’imbarazzo non è altro che un modo di arrossire,
negando la rilevanza scientifica dei vissuti di chi è in imbarazzo
• In altri termini per chi distingue la concettualizzazione della operazionalizzazioni i fenomeni
empirici osservati sono sintomi di ciò che è oggetto di concettualizzazione (p.e., l’amicizia), e non
invece ciò cui in ultima analisi tale oggetto si riduce
• Possiamo concettualizzare le norme come emozioni etiche stabilizzate* (p.e.,
disposizione a vergognarsi in determinate circostanze) oppure possiamo
concettualizzarle come la probabilità di comportarsi in un certo modo in determinate
circostanze (fermarsi al rosso) + la probabilità di subire reazioni sgradevoli da parte di
altre persone (‘ma come diavolo guidi?!’, oppure multa), qualora in tali circostanze
(rosso) non ci comporti in quel modo
• Chi volesse sostenere che le norme non sono altro che probabilità alternative -- dal punto
di vista di chi abbia una concezione emotivistica delle norma -- commette la fallacia di
trasformare una operazionalizzazione in una concettualizzazione
* Stabilizzate nel senso che si attivano in situazioni relativamente tipizzate (p.e., rompere qualcosa)
Digressione:
concettualizzazione vs. operazionalizzazione
• Questa fallacia, di solito, viene commessa da coloro che credono che
la conoscenza debba sempre e solo essere ridotta a esperienze
sensoriali (=operazionismo)
• Tuttavia, senza intuizioni puramente mentali del ricercatore,
mancherebbe qualunque guida nelle scelte su come operazionalizzare
un concetto; come si vede bene nell’esempio della
operazionalizzazione dell’amicizia tra gli scimpanzé
• In altri termini, se io non ho un’idea di amicizia non ho alcun criterio
per decidere di usare il tempo trascorso insieme da due scimpanzé
per misurarne l’amicizia, piuttosto che il numero di volte che ottengo
un 4 tirando un dado
Operazionalizzazione e
formalizzazione dogmatico-giuridica
• In molti casi le operazionalizzazioni non sono, né possono essere, precise
• Per esempio, se siamo interessati a studiare empiricamente (cioè,
sociologicamente) il modo in l’età viene percepita, avremo bisogno di
operazionalizzare i concetti di bambino, adolescente, giovane adulto,
adulto maturo, anziano
• Questo può essere fatto nel modo seguente
1. bambini = 0-12-enni
2. adolescenti = 13-18-enni
3. giovani adulti = 19-35-enni
4. mezza età = 36-65-enni
5. anziani = ultra-65-enni
Operazionalizzazione e
formalizzazione dogmatico-giuridica
• Nelle scienze empiriche le operazionalizzazini sono fatte al fine di descrivere e
confrontare fenomeni
• Nelle scienze dogmatico-giuridiche sono fatte al fine di risolvere e prevenire conflitti*
• Questo è la spiegazione del fatto che nelle scienze dogmatiche parliamo di
formalizzazione
• Come tutti sappiamo, in molti Paese essere ultra-18-enni fa scattare molto effetti
normativi, sia a livello dogmatico-giuridico sia a livello sociologico-giuridico**
• Da un punto di vista dogmatico parliamo di maggiorenni e minorenni
• Da un punta sociologico, nella misura in cui non si riducano le concettualizzazioni a
operazionalizzazioni, i gruppi di età (come altre operazionalizzazioni) potranno dare
risultati più o meno soddisfacenti a seconda dell’ambito di indagine
* Immaginiamoci un sistema nel quale la maggiore età venga stabilita dopo un esame svolto da psicologi
**Immaginiamo il caso in cui Tizio, pur portando a un funzionario il certificato di nascita e pur avendo compiuto 18
anni, si veda rifiutare il certificato elettorale per votare per la Camera dei Deputati a meno che non gli “allunghi” una
somma di danaro. Da un punto di vista dogmatico-giuridico a Tizio spetta il certificato elettorale; tuttavia esso non gli
viene dato (a meno che non paghi), e questo è un dato sociologico-giuridico
Amicizia presso gli animali non-umani
• Come possiamo investigare l’amicizia tra animali non-umani, come per esempio le
grandi scimmie?
• Non possiamo chiedere allo scimpanzé1 se è amico dello scimpanzé2 e vice versa
• Primatologi operazionalizzano l’amicizia tre le scimmie nei modi seguenti:
• I primatologi operationalizzano l’amicizia nei modi seguenti:
1. Misurano la quantità di tempo che sc1 e sc2 passano insieme;
2. Misurano il tempo e la frequenza con cui si spulciano
• 1:26 https://www.youtube.com/watch?v=tzzpJ2jjaII
3. Misurano il numero di volte che, qualora sc1 (o lo sc2) venga attaccato da un altro sc, sc2
(o, rispettivamente, sc1) interviene in aiuto di sc1 (o di sc2)
• Inutile che questa operazionalizzazione presuppone la nostra idea (=concetto) di
amicizia
• Senza questa idea non vi sarebbe alcun motivo di collegare (1), (2) e (3)
Chimpanzee Politics (1982)
• Usando queste tecniche di misurazione ha
mostrato che il maschio alfa tra gli
scimpanzé (come anche tra altre scimmie)
non è necessariamente il maschio più
forte, ma quello che ha la migliore rete di
amicizie
• Per inciso, se leggerete questo libro,
scoprirete che nella zoo di Arnhem, per
un certo tempo, il maschio alfa fu una
femmina (“Mama”)
Causalità
• Nelle scienze empiriche, e quindi anche nella sociologia del diritto, noi
non siamo solo interessati a operazionalizzazioni che ci permettano di
comparare fenomeni
• Siamo anche interessati a fornire spiegazioni causali di fenomeni, che
ovviamente includano anche le variazioni spazio-temporali degli stessi
• Per esempio, come mai il numero di persone uccise con arma da
fuoco varia in modo assai notevole da Paese a Paese?
• http://www.humanosphere.org/science/2016/06/visualizing-gun-deaths-
comparing-u-s-rest-world/#prettyPhoto
* Più avanti vedremo che molti di questi comportamenti possono essere visti come azioni giuridiche
in senso stretto; cioè come espressioni del senso del diritto (quand’anche “patologico”) del
“delinquente” (qualora si decida di adottare la qualificazione di una certa dogmatica)
Qual è la causa e
che cosa intendiamo con “causalità”
• Quando si vedono dati del genere ci si può domandare:
1. Se il numero di armi da fuoco in rapporto alla popolazione incida sul
numero di uccisioni per anno; oppure
2. Se il numero di persone con tendenze omicide incida sul numero di armi da
fuoco in rapporto alla popolazione; oppure
3. Se vi sia un terzo fattore (nascosto) che causi sia un elevato numero di armi
da fuoco in rapporto alla popolazione sia un elevato numero di persone con
tendenze omicide (in questo caso parleremmo di mera correlazione, con
una causa terza)
• Tutte questioni concernono determinazioni di nessi causali
• Ma che cosa intendiamo con causalità?
Causalità
• Quando noi ci interroghiamo sul perché qualcosa accada, o sia accaduta, ci stiamo ponendo una
questione causale
• La causalità è importante poiché quando conosciamo la causa di un fenomeno spesso possiamo
manipolarla in modo da fare accadere o non accadere quel fenomeno
• È precisamente in questo modo che una scienza descrittiva viene trasformata in una scienza teleologica o
tecnologica
• Le causa possono, spesso, essere trasformate in mezzi
• Ma allora, che cos’è la causalità
• Affermiamo che C è la causa di E se p(E|C)>p(E) o >p(E|¬C)
• In questo caso C è l’antecedente causale ed E è il conseguente causale
• Questo significa che E (p.e., il cancro ai polmoni) è effetto di C (fumare), se la probabilità di E è
maggiore qualora vi sia C (p.e., essere fumatori) rispetto alla generale probabilità* di contrarre il
cancro ai polmoni o rispetto al caso in C non vi sia (cioè la causa non si sia verificata)
• Differenza fra causalità naturale e causalità dogmatico-giuridica
Causazione vs. correlazione
• Come detto, una differente formulazione del nesso di causalità è
questa: C è la causa of E se p(E|C) > p(E|¬C)
• Una obiezione comune nei confronti di questa ricostruzione della
causalità è che se il barometro cala vi è una maggiore probabilità di
precipitazioni rispetto al caso in cui rimanga stabile o salga ma questo
non vuole dire che il calo del barometro causi le precipitazioni
• Se un marinaio manomettesse il barometro per evitare una
precipitazione questo non inciderebbe sulla probabilità della
precipitazione
• Un esempio di correlazione in cui non vi è causazione è l’avvento del salone
del mobile e lo scatenarsi di disturbi allergici in un certo numero di persone
Causazione vs. correlazione
• La manomissione del barometro può essere vista come un vero e proprio
esperimento (fallito!)
• In questo caso abbiamo una mera correlazione tra l’andamento del barometro e
la probabilità di precipitazioni
• Una correlazione è un mero legame (positivo o negativo) tra due variabili
• Se c’è causalità c’è sicuramente anche correlazione, ma se c’è correlazione non c’è
necessariamente causalità
• Possiamo ipotizzare che una causa degli omicidi per armi da fuoco negli USA sia la
diffusione di armi da fuoco
• In questo caso, possiamo immaginare un esperimento sociologico-giuridico:
restringere fortemente la vendita di armi da fuoco
• In questo caso siamo interessati a scoprire se la causa di tali uccisioni sia un certo
tipo di legislazione permissiva in fatto di vendita e possesso di armi da fuoco
Ancora sulla causalità
• Per poter parlare di causalità è necessario che la causa abbia luogo
prima dell’effetto
• Se non possiamo dire post hoc ergo propter hoc possiamo senz’altro
dire che se l’eventoi si è verificato dopo l’eventoj l’eventoi non può
essere la causa del l’eventoj
• Questo presuppone la seconda legge della termodinamica
• In ogni caso, essendo noi realtà biologiche, si può forse un poco
arditamente sostenere, che l’aumento dell’entropia caratterizzi
inevitabilmente anche il nostro cervello e quindi il nostro modo di
pensare
Causazione deterministica
• La causazione deterministica è un caso speciale di causazione probabilistica
• Per parlare di causazione probabilistica è sufficiente che
p(E|C)>p(E|¬C) o, il che è lo stesso, p(E|C)>p(E)
• Per parlare di causazione deterministica, tra le altre cose, invece, è
necesssario quanto segue:
p(E|C)>p(E|¬C) o p(E|C)>p(E)
p(E|C)=1
Causalità e sociologia del diritto
• Forse possiamo chiarire un po’ meglio la differenza tra sociologia (o scienza empirica) del
diritto e dogmatica giuridica sottolineando il diverso ruolo svolto dalla causalità quanto si
studia il vigore delle leggi
• Negli Stati moderni i disegni di legge entrano in vigore allorché una certa procedura ha avuto
luogo, per esempio, una volta che un parlamento abbia votato a favore di esso e il Capo dello
Stato l’abbia promulgato
• Dal punto di vista della sociologia del diritto il fatto che queste procedure vengano seguite
non è rilevante in quanto argomento dogmatico a favore della vigenza dogmatica della legge
approvata ma in quanto formuliamo l’ipotesi causale che certi eventi relativi a certi testi
aumentino la probabilità che un certo numero di persone si conformi a norme estratte da tali
testi oppure ricorreranno a tali testi per giustificare comportamenti, decisioni o sentenze
• Funzione notarile del Capo dello Stato
• Noi diciamo che una legge è valida se determinati accadimenti storici si sono svolto in conformità a un
certo modello e nel frattempo non si sono verificati altri accadimenti storici in coformità a quel modello
(o altri modelli) [c.d. abrogazione]
• Possiamo affermare che in una determinata società esiste un fenomeno chiamato
emanazione formale delle leggi se p(V|F)>p(V|nonF)
Il problema della definizione del “diritto”
ai fini della sociologia del diritto
• In italiano, come in inglese (“law”/ “legal”), il sostantivo “diritto” ha un
aggettivo (“giuridico”) con una etimologia diversa rispetto al sostantivo
• Un problema specifico della gran parte delle lingue continentali (romanze,
germaniche e slave) è il fatto che il termine “diritto” può essere utilizzato
sia nel senso di “law” (che grosso modo corrisponde a “diritto oggettivo”)
sia nel senso di “right” (che grosso modo corrisponde a “diritto
soggettivo”)
• Intendere la sociologia del diritto come una sociologia del diritto in senso
oggettivo è ovviamente una cosa molto diversa rispetto a parlare di
sociologia del diritto nel senso di sociologia del diritto soggettivo (o
“sociologia dei diritti”)
Il “diritto” ai fini della sociologia del diritto
• Un primo problema è se dobbiamo intendere “diritto”, nel sintagma “sociologia del
diritto”, in senso oggettivo o soggettivo
• Le concettualizzazioni scientifiche, pur risultando da decisioni, non debbono
necessariamente essere “arbitrarie” nello stesso modo in cui lo sono le decisioni
soggettive ultime che stanno alla base delle dogmatiche e delle politiche del diritto
• Questo perché è possibile identificare dei criteri di legittimità scientifica dei concetti
scientifici
• Nelle scienze dure (“hard sciences”) un criterio fondamentale è la capacità di
selezionare antecedenti causali
• Nelle slide successive verranno presentate tre definizioni e si cercherà di mostrarne
alcuni limiti
• La proposta, in questo corso, invece, sarà quella di arrivare a trattare i fenomeni di diritto
oggettivo a partire dai fenomeni psicologici di diritto soggettivo (c.d. “senso del diritto”)
of “sense of entitlement”; rather than the other way around
• In particolare, si mostrerà come il diritto oggettivo è un conseguente causale dei
fenomeni di diritto soggettivo
• Ma vediamo prima le definizioni di Weber, Kelsen e Geiger
La definizione di Weber (D)
<<Uns soll für den Begriff »Recht« (der für andre Zwecke ganz anders abgegrenzt werden mag) die
Existenz eines Erzwingungs-Stabes entscheidend sein. Dieser braucht natürlich in keiner Art dem zu
gleichen, was wir heute gewohnt sind. Insbesondere ist es nicht nötig, daß eine »richterliche« Instanz
vorhanden sei. Auch die Sippe (bei der Blutrache und Fehde) ist ein solcher Stab, wenn für die Art ihres
Reagierens Ordnungen irgendwelcher Art tatsächlich gelten. Allerdings steht dieser Fall auf der äußersten
Grenze dessen, was gerade noch als »Rechtszwang« anzusprechen ist. Dem »Völkerrecht« ist bekanntlich
die Qualität als »Recht« immer wieder bestritten worden, weil es an einer überstaatlichen Zwangsgewalt
fehle. Für die hier (als zweckmäßig) gewählte Terminologie würde in der Tat eine Ordnung, die äußerlich
lediglich durch Erwartungen der Mißbilligung und der Repressalien des Geschädigten, also konventionell
und durch Interessenlage, garantiert ist, ohne daß ein Stab von Menschen existiert, dessen
Handeln eigens auf ihre Innehaltung eingestellt ist, nicht als »Recht« zu bezeichnen sein. Für die
juristische Terminologie kann dennoch sehr wohl das Gegenteil gelten. Die Mittel des Zwangs sind
irrelevant. Auch die »brüderliche Vermahnung«, welche in manchen Sekten als erstes Mittel sanften
Zwangs gegen Sünder üblich war, gehört – wenn durch eine Regel geordnet und durch einen
Menschenstab durchgeführt – dahin. Ebenso z.B. die zensorische Rüge als Mittel, »sittliche« Normen des
Verhaltens zu garantieren. Erst recht also der psychische Zwang durch die eigentlichen kirchlichen
Zuchtmittel. Es gibt also natürlich ganz ebenso ein hierokratisch wie ein politisch oder ein durch
Vereinsstatuten oder durch Hausautorität oder durch Genossenschaften und Einungen garantiertes
»Recht«. Auch die Regeln eines »Komments« gelten dieser Begriffsbestimmung als »Recht«>>
La definizione di Weber (I)
<<Per noi [sociologi] rispetto al concetto di ‘‘diritto’’ (che per altri fini può essere demarcato in modo
completamente diversi) l‘esistenza di uno staff di persone che si occupano della coazione [=pena+esecuzione
forzata+prevenzione ex ante] è decisiva. Questo staff, ovviamente, non deve in nessun modo essere identico a
ciò cui oggi siamo abituati. In particolare non è necessario che sia presente un’istanza ‘‘giudiziaria’’. Anche il
clan [Sippe] (nel caso della vendetta di sangue e della faida è uno staff siffatto qualora vi esistano
oggettivamente aspettative normative circa il modo in cui esso debba reagire. Comunque questo caso si trova
al limite estremo di ciò che può ancora essere chiamato ‘‘coazione giuridica’’. Notoriamente al ‘‘diritto
internazionale’’ la qualità di ‘‘diritto’’ è sempre stata contestata poiché manca una forma di coazione violenta
sovrastatale. Ai fini della terminologia qui scelta (in funzione della sua utilità [che MW non spiega, però], in
realtà, una norma che dal punto di vista delle condotte esterne venga fatta rispettare esclusivamente per
mezzo di aspettative di riprovazione o di rappresaglie da parte del danneggiato […], senza che esista uno staff
di persone la cui attività sia specificamente il farla rispettare non potrebbe essere designata come ‘giuridica’.
Per la terminologia della dogmatica-giuridica può tuttavia ben essere il contrario. Gli strumenti per mezzo dei
quali si realizza la coazione sono irrilevanti. Anche l’‘‘ammonimento fraterno’’ che si trovava in alcune sétte
come mezzo di coazione morbida nei confronti di un peccatore appartiene – qualora sia disposto da una regola
e sia tradotto in pratica da uno staff di persone – rientra nel nostro concetto di diritto. Le cose stanno allo
stesso modo, p.e., nel caso della rampogna censoria come mezzo finalizzato a garantire norme ‘‘morali’’. […]
Anche le regole che disciplina la vita delle associazioni goliardiche tedesche circa il modo di consumare birra
assieme simili debbono essere considerate ‘‘diritto’’ secondo la nostra concettualizzazione>>
La definizione di Kelsen (I)
<<[L]e norme sociali designate come giuridiche [sono] le norme sulla
coazione relative ad una condotta umana, nel senso che ricollegano un atto
coattivo alla condotta opposta, atto che è indirizzato contro la persona che si
sia comportata in tale modo (o persone a lei collegate). Ciò significa che tali
norme autorizzano un certo individuo a indirizzare un atto coattivo nei
confronti di un altro individuo, e che questo atto è inteso come sanzione>>
<<[D]ie als Recht bezeichneten Gesellschaftsordnungen [sind]
Zwangsordnungen menschlichen Verhalten, indem sie das entgegensetzten
Verhalten einen Zwangsakt knüpfen, der gegen den sich so verhaltenden
Menschen (oder seinen Angehörigen) gerichtet ist. Das heißt: dass sie ein
bestimmtes Individuum ermächtigen, gegen ein anderes individuum einen
Zwangsakt als Sanktion zu richten>> (1960: 34-35)
• La rappresaglia di diritto internazionale rientra in questa definizione
Fin qui abbiamo visto definizioni stipulative…
• Con definizione stipulativa si intende una concettualizzazione, unitamente
a un termine ad essa riferito, decisa da uno studioso; senza l‘obiettivo di
descrivere gli usi effettivi di quel termine
• Con definizione lessicale, per contro, si intende una definizione che mira a
descrivere nel modo più accurato possibile il modo in cui termine viene
utilizzato
• Vi sono casi in cui alcuni autori non presentano definizioni in questi sensi,
ma cercano di delineare i contorni di fenomeni che si ritengono esistenti e
che per questo motivo, spesso, si ritrovano ad avere dei termini per
riferirvisi (Alpi, mele, acqua, diritto… )
• In questo caso, a differenza per esempio di Hart, il problema non è descrivere come il
termine law viene utilizzato ma piuttosto descrivere dei fenomeni reali per i quali un
termine può emergere
• È questo il caso di Geiger
La concettualizzazione geigeriana di “diritto” (D)
• Questa definizione è tratta da un libro del 1947 intitolato “Studi preliminari
per una sociologia del diritto”
• <<Die kennzeichnende Züge einer Rechtordnung zum unterschied von anderen
Formen geselliger Ordnung s[ind Folgende:]
1) Ein sich differenziertes und gegliedertes gesellschaftliches Groß-Integrat (von
territorialer Exklusivität?),
2) Welches durch eine Zentralmacht (Π) gesteuert wird.
3) Monopolisierung der Reaktionstätigkeit durch eine richterliche Instanz (Δ), die mit
der Zentralmacht Π personell zusammenfallen oder aus von ihr beauftragten [?],
besonderen Organen bestehen kann.
4) Organisierung und Regulierung der Reaktionstätigkeit teils durch Normierung
eines förmlichen Verfahrens der Reaktionsverhängung, teils
5) durch Normierung der Reaktionsweisen im Verhältnis zu Normübertretung
(“gemessene Reaktion”).>> (1964[1947]: 168)
La concettualizzazione geigeriana di “diritto” (I)
• Questa definizione è tratta da un libro del 1947 intitolato “Studi preliminari per
una sociologia del diritto”
• <<I tratti caratteristici della normatività giuridica, in quanto distinta da altre forme di
normatività sociale [sono i seguenti]
1) un grande gruppo sociale in sé differenziato* e articolato (avente esclusività territoriale?),
2) che è governato da un potere centrale (Π).
3) La monopolizzazione dell’attività di reazione** [nei confronti di violazioni di norme] da
parte di un’istanza giudiziaria (Δ), che può coincidere personalmente con il potere centrale
(Π) oppure può consistere in specifici organi incaricati dallo stesso.**
4) Organizzazione e regolamentazione dell’attività di reazione, in parte per mezzo della
normazione di un processo formale di determinazione del se della reazione, in parte per
mezzo
5) della normazione delle modalità di reazione rispetto alla violazione della norma (‘reazione
misurata’)>> (1964[1947]: 168)
* Stratificato e caratterizzato da una forte divisione del lavoro. Va tenuto presente, che anche nelle società meno differenziate e articolate è praticamente ovunque riscontrabile una divisione del lavoro basata sul genere
femminile e maschile
** Un primo modo di concepire la coazione come specificum della norma giuridica è quello per cui la norma giuridica sarebbe ‘assistita’ da coazione. Dunque, la norma per cui è vietato uccidere, sarebbe giuridica poiché in
caso di omicidio l’omicida ‘deve’ subire qualche reazione ‘sgradevole’. Un secondo modo di concepire la coazione come specificum della norma giuridica è invece quello per cui la norma giuridica è la norma che autorizza o
obbliga alla coazione determinati individui. In questo, anche le norme che prevedono la rappresaglia internazionale o la vendetta possono essere viste come norme giuridiche. Kelsen, per esempio, sostiene la seconda;
Geiger la prima
La definizione di Geiger e la causalità
• Il principale limite di questa definizione è il fatto di non selezionare un tipo di
antecedente causale
• Nelle scienze naturali la concettualizzazione di fenomeni (in senso lato) come i
gas nobili, l’acqua, i batteri è legittima proprio perché seleziona antecedenti
causali
• La definizione di Geiger, invece, seleziona un fenomeno che, come l’arte o lo
sport, richiede esso stesso una spiegazione, anziché essere uno strumento per
spiegazioni e predizioni che può, eventualmente, essere trasformato in un mezzo
per un fine
• Un obiezione può essere che nelle scienze sociali (e umane in generale) l’ideale
fornito dalle scienze naturali sia irraggiungibile
• Di conseguenza nelle scienze sociali dovremmo accontentarci di definizioni
politetiche e delle comporazioni che esse rendono possibili
Le definizioni politetiche
• Le definizioni monotetiche selezionano classi di fenomeni per mezzo di un unico insieme
di caratteristiche (p.e., H2O)
• Per poter appartenere a una classe monetetica un esemplare deve avere tutte quante le
caratteristiche, in modo preciso
• Le definizioni polititeche selezionano classi di fenomeni in funzione del fatto che un
determinato esemplare abbia almeno un certo numero (positivo) (|n| – |k|) di
caratteristiche all’interno di un insieme di |n| caratteristiche
• Per esempio, una definizine politetica elenca 8 caratteristiche e stabilisce che per poter
rientrare all’interno della classe corrispondente è condizione sufficiente avere almeno
tre delle caratteristiche elencate
• In un caso del genere due esemplari potrebbero rientrare nella stessa classe pur non
avendo neanche una caratteristica in comune; ma questo è un caso limite
• In generale si può anche intendere queste concettualizzazioni nel senso che quante più
caratteristiche sono possedute da un determinato esemplare tanto migliore esso è un
modello della corrispondente classe
Disturbo narcisistico della personalità
A pervasive pattern of grandiosity (in fantasy or behavior), need for admiration, and lack of empathy, beginning by
early adulthood and present in a variety of contexts, as indicated by five (or more) of the following:
1. senso grandioso del sé ovvero senso esagerato della propria importanza;
2. è occupato/a da fantasie di successo illimitato, di potere, effetto sugli altri, bellezza, o di amore ideale;
3. crede di essere "speciale" e unico/a, e di poter essere capito/a solo da persone speciali; o è eccessivamente
preoccupato di ricercare vicinanza/essere associato a persone di status (in qualche ambito) molto alto;
4. desidera o richiede un'ammirazione eccessiva rispetto al normale, o al suo reale valore;
5. ha un forte sentimento di propri diritti e facoltà, è irrealisticamente convinto che altri individui/situazioni
debbano soddisfare le sue aspettative in maniera immediata;
6. approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso;
7. è carente di empatia: non si accorge (non riconosce) o non dà importanza a sentimenti altrui, non desidera
identificarsi con i loro desideri;
8. prova spesso invidia ed è generalmente convinto che altri provino invidia per lui/lei;
9. modalità affettiva di tipo predatorio (rapporti di forza sbilanciati, con scarso impegno personale, desidera
ricevere più di quello che dà, che altri siano affettivamente coinvolti più di quanto lui/lei lo sia) e
comportamenti arroganti e presuntuosi.
• In realtà la definizione di Geiger non è politetica, poiché le definizioni politetiche indicano sintomi
la cui co-occorrenza è più probabile della media, mentre nel caso di Geiger abbiamo a che fare
con caratteristiche che piuttosto indicano stati di sviluppo sociale verso quello che Geiger
concettualizza come diritto vero e proprio
• Nelle definizioni politetiche, tendenzialmente, non ci sono sintomi che storicamente vengono
prima degli altri
• In tali definizioni, il punto è solo il fatto che la co-occorrenza di tali sintomi superiore alla media e
può darsi abbia una eziologia comune
• In altri termini, nelle definizioni politetiche abbiamo fasci di correlazioni, mentre nella definizione
di Geiger abbiamo per lo meno alcuni stadi che sono antecedenti causali di altri
• Gli psichiatri non sono contenti del fatto che l’eziologia (cioè lo studio delle cause) dell’NPD sia
oscura e vanno alla ricerca delle cause
• Come abbiamo detto la ricerca delle cause è importante poiché se scoprissimo le cause dell’NPD
potremmo forse tentare di ridurne la probabilità
• Il prezzo che si paga rinunciando alla ricerca delle cause è alto
• Rispetto alla definizione di Geiger è problematico se si possa parlare di una definizione politetica
in senso stretto poiché alcuni elementi della definizione sembrerebbero essere antecedenti
causali di altri elementi
• Tuttavia, è meglio lasciare aperta la questione
Geiger on psychological aspects (G)
• Geiger stresses the role of coercion against the LP’s concept of legal
conscience:
• <<[Man] scheint … die Möglichkeiten institutioneller Durchsetzung
unvolkstümlicher Normen sehr zu unterschätzen. Die Diktaturen müßten uns
darüber … belehrt haben>> (1964[1947]: 216, see also Febbrajo 89)
• I wonder of what “unpopular” norms TG is speaking about
• Were Nuremberg laws unpopular among Christian Germans?
• On the other hand, Geiger also writes:
• <<Sowohl der Inhalt der Normen als die sie aufrechtrechterhaltende
Zentralmacht selbst sind zunächst Gegenstand religiöser [?] Ehrfurcht>>
(1964[1947]: 296)
Geiger on psychological aspects (E)
• Geiger stresses the role of coercion against the LP’s concept of legal
conscience:
• <<It seems … that the ways unpopular norms can be implemented
[durchgesetzt] is much underestimated. Dictatorships should have taught us
about this>> (1964[1947]: 216, see also Febbrajo 89)
• I wonder of what “unpopular” norms TG is speaking about
• Were Nuremberg laws unpopular among Christian Germans?
• On the other hand, Geiger also writes:
• <<Both the content of norms and even the central power preserving them are
first of all the object of religious [?] reverence >> (1964[1947]: 296)
Geiger e gli aspetti psicologici
• In Geiger, come anticipato, l’aspetto fondamentale pare essere svolto
dalla coazione che Δ è in grado di esercitare:
• <<Mi pare … che i modi in cui norme impopolari possano essere rese efficaci
sia molto sottovalutato. Le dittature avrebbero … dovuto insegnarcelo>>
(1964[1947]: 216, see also Febbrajo 89)
• È discutible che Hitler abbia davvero introdotto norme impopolari
• La domanda è, per esempio, quanto davvero impopolari fossero,
presso I tedeschi di tradizione cristiana, le leggi di Norimberga
• D’altro lato lo stesso Gegier scrive:
• <<Sia il contenuto delle norme e finanche il potere centrale che le mantiene
in esistenza sono anzitutto oggetto di riverenza religiosa >> (1964[1947]: 296)
A purely sociological definition?
• As can be seen, the first quotation is aims to support a pure purely
sociological approach, in that the role of psychological (e.g., sense of
entitlement) or quasi-psychological (e.g., legitimacy) factors is played
down—to say the least
• The second quotation notwithstanding, Geiger abstains from
maintaining that Δ should be experienced as “entitled” or having the
“legitimacy” to decide whether and to what extent a person should
undergo a reaction for her non-compliance with a given norm
• The same can be repeated as to those who “are to” enforce the norm, that, is
compel a recalcitrant person to comply with it (1) before or (2) it after has
been violated, or (3) to punish them
Geiger on power and authority (1)
• That Geiger aims to develop a purely sociological approach is
witnessed also by his non-psychological conception of power (Macht,
from “machen”, “to make”), which he defines as
• <<Die Chance, gewisse Ereignisverläufe steuern zu können>> (1964[1947]:
340, <<A sufficiently high probability of being able to control certain
events>>)
• Weber’s definition, instead, reads as follows:
• <<jede Chance, innerhalb einer sozialen Beziehung den eigenen Willen auch
gegen Widerstreben durchzusetzen, gleichviel worauf diese Chance beruht.>>
XXX, <<Whatever sort of sufficiently high probability to implement one‘s own
will: [1] within a certain social interaction, [2] even against opposition, [3]
regardless of what this probability rests on>>
Geiger on power and authority (2)
• According to Geiger, his own definition differs from Weber’s in many respects
• Here I confine myself to mentioning the two following ones
• First, it does away with the concept of will, because it is included in the meaning
of the verb “to control” (“steuern”)
• Second, it does away with the reference to social interactions because it
encompasses also human interactions with things (“Dinge”)
• What is extremely interesting is that Geiger does not mention that Weber rejects
his own concept as sociologically amorphous (“soziologisch amorph”), and would
have probable regarded Geiger’s as even more sociologically amorphous than his
own due to its dropping the reference to social interactions
• Instead, Weber proposes to use the concept of authority (“Herrschaft”), a
concept that on closer inspection seems to include not only sociological but also
and especially psychological elements
Geiger on power and authority (3)
• Here is Weber’s definition of “authority” ( “Herrschaft”):
• <<Herrschaft soll heißen die Chance, für einen Befehl … Gehorsam zu finden … . Der soziologische
Begriff der “Herrschaft” … kann nur die Chance bedeuten: für einen Befehl Fügsamkeit zu
finden.>> (<<Authority will mean a sufficiently high probability for a command to be met with
obedience … . The sociological concept of “authority” … can only mean a sufficiently high
probability for a command to be met with intentional obedience>>
• This is to say that, for example, according to Weber there is a huge different between a
slave obeying his master because his commands meet with submission
• Weber discusses extensively the issue of the belief in authority’s legitimacy
(“Legitimitätsglaube“) that authority is hardly stable in case of absence of this factor
(1922: 157)
• But for Geiger, despite his mention of “religious reverence” this seems not to be relevant
• And this holds for the ability of Δ’s decision to be met with compliance by other officials
of Π’s as well as by laypeople in general
The enigmas raised by Geiger’s definition (1)
• However, and in the final analysis, the most important shortcoming in
Geiger’s definition is that it presents us with a complex phenomenon, that
is, the emergence of the administration of justice, without offering detailed
clues as to:
• why it emerges;
• why it concerns certain kinds of “disputes” more often than others;
• why there emerges a formal procedure for the administration of justice;
• why there emerges a detailed definition of sanctions
• The fact that most humans are “interested” in not being killed or injured as
well as in their loved ones not being killed or injured either, for example,
does not play any role here (probably because of Geiger’s fear of turning
the empirical science of law into a sort of natural law theory)
The enigmas raised by Geiger’s definition (2)
• But “interest” or “being interested” is not the right word
• Most humans are not just “interested” in not being killed or injured,
they experience themselves as “entitled”, or having the “right” not to
be killed or as being entitled, or having the right to be paid by their
debtor, especially if they have already paid their consideration
• The approach I will propose will adopt as starting point for the
conceptualization of law the concept of “sense of entitlement”, as
strictly distinguished from that of “mere interest”
The enigmas raised by Geiger’s definition (3)
• We will see that also for the existence of an authority-holder it is
necessary that it be experienced as having the right to command,
prohibit (as well as to act or not act in regard) to his subjects
• Thus, it will be shown that also Weber’s purported sociological
concept of “legitimacy” can be understood in the terms of sense of
entitlement experienced by the authority-holder, and/or by her
subjects, and/or by bystanders
• This will make us possible to explain causally the emergence of the
Geigerian law, which we will refer to as “official law”, that is, a
particular type of law—typical of Western or Westernized countries
La definizione di Petrażycki
<<Gli obblighi vissuti come liberi rispetto ad altri, obblighi relativamente ai
quali nulla spetta o è dovuto da parte degli obbligati nei confronti di altri, li
chiamiamo obblighi morali.
Gli obblighi vissuti come nonliberi* rispetto ad altri, come resi sicuri a loro
favore, li chiameremo obblighi giuridici>> [Petrażycki 1909-10: 50, 1909-10*:
46].
• Questa è la nozione che svilupperemo
• Tuttavia, non possiamo partire dal concetto di obbligo e dal concetto di
diritto soggettivo, poiché si tratta pseudo-oggetto mentale (in quanto tali,
diversi dal concetto di Paperino o di unicorno, ma più simili a 47)
• Con ‘pseudoconcetto’ intendo che non possono essere oggetto di rappresentazione,
cioè, non sono pensabili
* Il termine ‘‘nonlibero’’ esprime esclusivamente il fatto che qualcuno (compreso un terzo) viva l’adempimento
di quell’obbligo come l’oggetto di un diritto soggettivo proprio o altrui
Le pulsioni di base degli animali umani
• Da un punto di vista darwinista, si può sostenere che gli animali
umani per riprodursi e trasmettere i propri geni alla loro prole in un
ambiente ostile e competitivo debbono avere almeno due pulsioni:
• La pulsione sessuale;
• La pulsione aggressiva
• Nella sociologia del diritto siamo interessati alla pulsione aggressiva
• L’aggressività è necessaria al fine di superare minacce poste
dall’ambiente (inanimato) e da concorrenti, e quindi al fine,
eventualmente, di trasmettere I propri geni
• L’aggressività va intesa come la disposizione a usare la propria forza
(fisica)
L’aggressività umana (1)
• A differenza della gran parte degli animali gli animali umani, tra l’altro,
apprendono a contenere la loro aggressività durante un prolungato periodo di
dipendenza dalle figure di accudimento
• Questo vale in una certa misura anche per le scimmie (e in particolare le grandi scimmie)
• Una delle prime cose che le figure di accudimento insegnano (oltre, ad esempio,
alla c.d. moralità sfinterica) è il controllo dell’aggressività intraspecifica
• Di solito, le figure di accudimento non insegnano l’astensione da qualunque
forma di esercizio dell’aggressività (o della forza)
• Eccezioni tipiche nella gran parte delle culture sono le seguenti:
1. L’uso dell’aggressività per reagire nei confronti di un’aggressione al corpo (proprio o altrui);
2. L’uso dell’aggressività per superare un ostacolo ai propri movimenti corporei;
3. L’uso dell’aggressività (inclusa quella forma di paraagressività che è la derisione*) nei
confronti certi comportamenti salienti di altre persone (“devianti”)
• Qui, di regola, rientrano fenomeni come il linciaggio o la lapidazione
L’aggressività umana (2)
• Eccezioni tipiche, come detto, nella gran parte delle culture sono le seguenti:
1. L’uso dell’aggressività per reagire nei confronti di un’aggressione al corpo (proprio o altrui);
2. L’uso dell’aggressività per superare un ostacolo ai propri movimenti corporei;
3. L’uso dell’aggressività (inclusa quella forma di paraagressività che è la derisione nei
confronti certi comportamenti salienti di altre persone (“devianti”)
• Queste sono forme di socializzazione dell’aggressività
• Io chiamerò “ira” (o “rabbia”) l’emozione che proviamo nei casi (1) e (2), mentre
chiamerò (3) indignazione
• L’ira e l’indignazione possono anche non tradursi in aggressioni fisiche effettive
• Questo però non significa che non si verifichino all’interno dell’organismo
cambiamenti fisiologici anche qualora non si verifichi una aggressione fisica
Dall’ira ai fenomeni giuridici
• Utilizzo “ira” e “emozione giuridica” come sinonimi perfetti
• Possiamo dire che l’ira emerge dal bisogno di proteggere ciò di cui ci sentiamo
massimamente proprietari: il nostro corpo
• Tuttavia dobbiamo tenere presente che la psiche umana è estremamente plastica
• Questo significa che siamo in grado di “vivere” come un attacco al corpo o un’ostruzione
al corpo, non solo attacchi e ostruzioni in senso stretto, ma anche:
• Tentativi di sottrarci, non solo “una mano”, ma anche qualcosa che io stia reggendo in mano;
• Nei contratti, tentativi di non pagare da parte di un contraente allorché l’altro contrante abbia già
fornito la propria prestazione (vissuto di “mutilazione”);*
• Tentativi di impedire a una persona non solo di muovere le proprie membra ma anche di fare un
certo sentiero su un terreno che un’altra persona vive come proprio (c.d., dogmaticamente,
servitù di passaggio”)
• Messa in discussione della possibilità per qualcuno di determinare i comportamenti di altre
persone per mezzo di comandi o divieti, o di agire direttamente su di loro, fisicamente o
psichicamente (p.e., punendo o criticando)
* Tutti questi esempi valgono potenzialmente per ciascuno dei tre eventuali partecipanti. Immaginiamo che Gianni prenda un taxi e poi voglia
scappare senza pagare. Se Gianni non si stupisce dinanzi alla manifestazione di rabbia del tassista, ciò significa che sta provando un’emozione
giuridica, in cui la parte attiva è il tassista
Dall’ira ai fenomeni giuridici
• Da questa prospettiva qualunque, anche minimo, accesso di rabbia (compresi quelli con i fidanzati e le
fidanzate per un tubetto di dentrifricio chiuso male) va inteso come un fenomeno giuridico in senso stretto*
• Il senso del diritto viene qui concettualizzato come una forma di ira razionalizzata
• Se, cognitivamente, l’attenzione si sposta dal comportamento che scatena l’ira (p.e., un attacco al corpo)
verso i comportamenti che NON avrebbero scatenato la quella stessa ira (p.e., l’astensione da attacchi al
corpo), colui nel quale si realizza questo spostamento di attenzione vive se stesso o altri come avente il
diritto al comportamento che non avrebbe scatenato quell’ira (‘integrità fisica’)
• La cosa può avvenire sia a livello ontogenetico sia sociogenetico
• Nell’esempio appena fatto finiamo col c.d. diritto all’integrità fisica (concetto estremamente astratto)
• Potremmo quindi indicare le seguenti “tappe”:
• Certe cose ci fanno arrabbiare, altre no;
• Tipizzazione di ciò che ci fa arrabbiare, per quanto possibile;
• Tipizzazione di ciò che non ci avrebbe prodotto quelle “rabbie”
• Senso del diritto a che questi ultimi tipi non vengano istanziati
• Questo approccio, tra le altre cose, presenta il vantaggio di permetterci di parlare di fenomeni giuridici anche
in assenza di termini per ‘diritto soggettivo’
* Fenomeni giuridici non in senso stretto sono quelli che si trovano in alcuni aspetti di alcune attività agonistiche. La vendetta è un fenomeno agonistico e in quanto tale si distingue dalla punizione che
presuppone un fenomeno giuridico di autorità (si veda infra)
Fraintendimenti da evitare (1)
• In nessun caso possiamo invertire causa ed effetto e affermare che ci arrabbiamo perché un
nostro diritto è stato violato
• Nella misura in cui il “diritto soggettivo” è una ipostatizzazione dell’ira, esso è un effetto, e non
una causa; per lo meno a livello culturale
• In altri termini, non viene qui sostenuto che dietro ogni ‘esercizio di un diritto’ in senso dogmatico vi sia
un’esperienza di rabbia
• Il senso del diritto è un’emozione basata sulla trasformazione della rabbia in una aspettativa –
appunto – giuridica, come sottoinsieme delle
• Aspettative normative di tipo non giuridico sono tutte le aspettative basate su emozioni normative diversa
dall’ira, quali il senso di colpa, la vergogna, l’orgoglio, l’indignazione e, in un certa misura, il disgusto e la
derisione
• Come l’ira non necessariamente viene razionalizzata in forme di senso del diritto, non
necessariamente il senso del diritto viene ipostatizzato in un diritto soggettivo, anche se questo
spesso accade
• Con “ipostatizzare” intendiamo trattare come esistente indipendente dal soggetto qualcosa che in realtà
esiste solo nel soggetto
• L’invidia è spesso il frutto di un senso di ingiustizia irrazionalizzabile (invidia del calvo)
Fraintendimenti da evitare (2)
• L’espressione “senso del diritto” (“Rechtsgefühl”) suggerisce l’idea di un’emozione
che può essere provata solo dal cosiddetto “avente diritto”
• Credo che questo sia il motivo per cui Leon Petrażycki non abbia utilizzato il
termine jheringhiano e si sia avvalso invece del termine ‘attributività’ e abbiamo
parlato di fenomeni (ed emozioni) imperativo-attributivi, nel senso che chi li
prova è come se sentisse una voce che al contempo comanda (imperat)
determinate condotte e le attribuisce (adtribuit) ad altri soggetti
• Questa voce è l’eco della voce delle nostre prime figure di accudimento
• Questo significa che se Maria si arrabbia per come Gianni tratta Marco il
fenomeno giuridico si trova all’interno di Maria, quale terzo partecipante (ed è
possibile anche che si trovi esclusivamente dentro di lei, qualora Marco non sia
arrabbiato e la condotta di Gianni non sia in alcun modo sostenuta da aggressività
potenziale qualora Gianni decidesse di opporsi o mettere in discussione la sua
condotta)
Fraintendimenti da evitare (3)
• Come detto, l’ira, su cui si basano (o, in un certo senso, in cui in ultima analisi consistono)
le emozioni giuridiche, o imperativo-attributive, è il risultato, anzitutto del modo in cui i
nostri genitori ci socializzano
• Questa è la socializzazione primaria, che si distingue da quella secondaria, che è la socializzazione
che avviene con i nostri pari
• Poiché, durante il nostro periodo di dipendenza dalle figure di accudimento, queste
ultime sono vissute con tutte le caratteristiche che le religioni attribuiscono a Dio o alle
divinità (ma soprattutto al Dio monoteista) le nostre emozioni normative, e quindi anche
quelle giuridiche sono caratterizzate da una sorta di aura mistico-autoritativa (la
“sacralità del diritto”), aura che in certi casi può portarci ad agire contro i nostri interessi
• Quest’aura è un relitto del tempo in cui abbiamo appreso a provare emozioni giuridiche
• Questa ipotesi genetica potrebbe spiegare – unitamente alla costruzione inconscia e
subconscia di certe condotte come lesive -- come mai il senso dei propri diritti possa
condurre spesso ad agire in modo diametralmente opposto rispetto ai propri interessi
• In molte lingue si dice che l’ira acceca, e questo si può dunque dirlo anche sul senso del diritto, che
si basa appunto sull’ira
Fraintendimenti da evitare (4)
• Il fatto che il senso del diritto e i diritti soggettivi (intesi come illusioni
prodotte dal senso del diritto, inteso, a sua volta, come emozione derivata
dall’ira) origini dalla tolleranza delle nostre figure di accudimento nei casi di
violenza rispetto ad attacchi al corpo o ad ostacoli al corpo non significa in
alcun modo che non si possa, ontogeneticamente o culturalmente giungere
a provare diritti aventi gli oggetti più strani o “disumani”
• Un criminale può vivere il fatto che io lo guardi dritto negli occhi come una
“lesa maestà” e come una violazione del suo diritto di essere rispettato,
violazione che egli, in ultima analisi, vive come un attacco al corpo
• [L’ethos dei cavalieri altomedioevali, a dispetto delle apparenze, è molto simile a
quello descritto da Lonnie Athens]
Fenomeni giuridici vs. convinzioni giuridiche
• Sulla base di quanto detto fino ad ora, con “fenomeno giuridico” intendo
qualunque moto di rabbia, purché si tratti di rabbia di un individuo la cui
aggressività sia un qualche modo contenuta (cioè, deve trattarsi di un
individuo che sia capace di sopportare almeno una qualche piccola forma
di frustrazione)
• Con “convinzione giuridica” intendo invece “fenomeno giuridico
stabilizzato”, nel secondo che vi è una tipizzazione di ciò che produce ira ed
eventualmente anche una tipizzazione di ciò non la produrrebbe, venendo
fino alla concettualizzazione di veri e propri oggetti di diritto (soggettivo)
• Quindi l’espressione “fenomeno giuridico” copre anche le convinzioni
giuridiche
Torniamo un attimo a Geiger (D)
• If this approach is too extreme, consider the alternative:
• <<Wenn der Geflügelzüchter über den Marder schimpft, der unter seinen Hühnern
gehaust denkt kein Mensch daran, das als Ausdruck verletzten Rechtsbewußtsein zu
deuten, weil der Vorfall ohne rechtliche Relevanz ist. Die bloße Tatsache, daß die
Schadenstiftung in einem anderen Fall eine rechtliche relevante Handlung ist, besagt
doch nicht, daß das die Missfallensäußerung des Betroffenen über sie durch
spezifisch rechtliche Vorstellungen motiviert sei. Sie kann hier ebenso wie dort ein
Ausdruck des von Rechtsvorstellungen unberührten Ärgers [emphasis added] über
erlittenen Schaden. Der Gebrauch rechtlich gefärbter wertender Wendungen in der
verbalen Missfallensäußerung bedeutet nichts. Teils kann er rein egoistische Motive
kamuflieren, teils findet er auch dort statt, wo spezifisch rechtliche Indignation nicht
vorliegen kann, weil das ärgerliche Ereignis eine Naturerscheinung ist. Daß übrigens
Primitive auch den schadenstiftenden Wolf in aller Form “zum Tod verurteilen” ,
Kinder den Stuhl züchtigen, an dem sie sich gestoßen haben, zeigt nur, wie unsicher
ueberhaupt die Abgrenzung spezifisch rechtlicher Indignation ist.>> (1964[1947]:
384-85, emphases added)
Torniamo un attimo a Geiger
• Se questo approccio può sembrare estremo, torniamo un attimo all’alternativa
• <<Quando un avicultore impreca contro una martora che si è mangiata le sue galline nessuno
pensa che si tratti dell’espresssione di una coscienza giuridica [=insieme dei fenomeni giuridici
all’interno di un individuo] violata poiché questo accadimento è privo di rilevanza giuridica. Il
mero fatto che la produzione di un danno in un altro costituisca un’azione giuridicamente rilevante
non ci informa circa la questione se l’espressione linguistica della persona colpita sia
specificamente motivata da idee di tipo giuridico. Può trattarsi altresì di una espressione di ira
indipendente da idee giuridiche, ira relativa al danno subito. L’uso di espressioni valutative con
coloritura giuridica al momento della manifestazione verbale conseguente all’infortunio
verificatosi non significa niente [?]. In parte questo fenomeno può camuffare motivi egoistici in
parte ha luogo anche laddove indignazione [ciò che abbiamo invece chiamato ira] specificamente
giuridica non possa esserci poiché l’evento che dà luogo a ira è un fenomeno naturale [Serse che
punisce l’Ellesponto perché gli ha distrutto il ponte di barche?]. D’altronde, il fatto che i primitivi
“condannino a morte” col rispetto di tutte le forme un lupo che abbia cagionato un danno, o che i
bambini puniscano la sedie contro la quale siano sbattuti, mostra solo quanto in generale poco
sicuro sia il limite dell’indignazione [=ira] specificamente giuridica.>> (1964[1947]: 384-85,
emphases added)
• In realtà, stando all’approccio qui adottato qualunque forma di ira (ciò ch Geiger chiama
indignazione) è un fenomeno giuridico, nella misura in cui, appunto, si tratti di una forma
di aggressività socializzata che legata alla costruzione di un evento come una lesione o un
impedimento al corpo (quindi distinta dall’indignazione)
Diritti nei confronti di entità “inanimate”
(ma, in verità, vissute come “animate)
• Se l’ira costituisce i fenomeni giuridici, possiamo definire “rapporto giuridico” qualunque
relazione in termini di diritto e obbligo costruito e vissuto all’interno della psiche di un
animale umano (e quasi-umano):*
• <<Per quanto riguarda chi o che cosa possa rientrare come partecipante in un rapporto giuridico o
essere titolare di diritto o soggetto di obblighi, la teoria psicologica ritiene che il ruolo di
rappresentazione di un soggetto giuridico possa essere svolto da qualunque rappresentazione di
un qualcosa che abbia le sembianze di persona …. Nella misura in cui emozioni giuridiche e
ulteriori rappresentazioni (rappresentazioni di oggetti [di diritto o di obbligo]) siano ad esse
associati, gli oggetti di queste rappresentazioni sono soggetti di diritti. Questi oggetti possono
anche essere oggetti privi di vita ma creduti essere animati [oduševlennyj] (come per esempio
pietre, ecc.), animali e i loro spiriti, persone (inclusi i loro embrioni e i loro spiriti dopo la morte), le
società umane* e istituzioni e varie divinità e altri spiriti privi di corpo. Tutto dipende dal livello
della cultura, dalle convinzioni religiose e da peculiarità della persona considerata, dalla sua età,
ecc. (nel diritto dei bambini si trovano soggetti di diritto come le bambole che non si ritrovano
nella psiche giuridica degli adulti, e vice versa]).>> [Petrażycki 1909-10*: 416, 1909-10: 189 f.,
corsivi aggiunti]
• Non dimentichiamo mai la possibilità del manifestarsi di fenomeni giuridici quando al cinema ci
arrabbiamo per un torto che, per esempio, un personaggio subisce da un altro personaggio. In
questo caso, il rapporto giuridico è esclusivamente nella psiche dello spettatore
* Pensiamo anche all’attribuzione di diritti alle “generazioni future”
La natura polemogena dei fenomeni giuridici
• I fenomeni giuridici, concettualizzati in questo modo, sono estremamente
polemogeni
• Se Marco e Gianni, per esempio, desiderano la proprietà esclusiva di x ma
non si vivono come aventi diritto ad essa, vi è una qualche probabilità che
raggiungano un accordo su come gestire x (p.e., vendere x e dividere il
ricavato, oppure usare l’uno x i giorni pari l’altro x i giorni dispari, ecc.)
• Per contro, se ciascuno di loro vive sé stesso come proprietario esclusivo di
x vi è una elevata probabilità che abbia luogo un conflitto
• La sociologia del diritto, quindi, è la scienza empirica che si occupa dei
fenomeni causati dai fenomeni giuridici, intesi come antecedenti causali di
fenomeni assai svariati (positivizzazione, formalizzazione intensionale,
formalizzazione estensionale, giurisdizionalizzazione, ecc.)
Tipi di fenomeni giuridici
• Secondo questo approccio, sono concettualizzati come fenomeni
giuridici tutti i fenomeni in cui vi sia
• la rappresentazione o la percezione di un’azione o di un’astensione e
• il sentimento (=emozione) che qualcuno abbia il diritto a quell’azione o a
quell’astensione
• Questo implica che vi sono quattro tipi di rapporto giuridico in
funzione del fatto che si stiano parlando di un sentimento di diritto
rispetto ad una propria o altrui condotta (= iperonimo per azione o
astensione)
• Si veda la prossima slide
absence of jural phenomenon, presence of jural phenomenon,
experience of a right-holder’s right to

a right’holder’s a duty-holder’s

facere facere
(right to one’s own action) (jural obligation)

Adiaphorousness

non facere non facere


(omissibility) (jural prohibition)

*Free variation from Witold Rudziński’s Z logiki norm (1947)


Jural vs. agonistic convictions (1)
• In the table above, a given individual is experienced as entitled to an
action/abstention of hers or of somebody else (represented as animate and
existing)
• In the first case we confront rights to one’s own behavior (where “behavior” is
used a hypernym for “action” and “abstention”)
• In the second case we confront rights to the so-called “duty-holder” behavior
• In the case of jural phenomena, not only is the right-holder experienced as having
a right to a certain behavior, he is also experienced as having the right that his
right be recognized (i.e., not challenged) by the duty-holder
• This is inevitable in the case of rights to others’ behaviors
• This is not inevitable in the case of rights to one’s own behaviors, like, usually, the
right to avenge the death of a close relative or to take revenge for a wrong
incurred
Jural vs. agonistic convictions (2)
• While in the case of punishment, the punisher is usually experienced as having the right
that the punished person accepts the penalty (i.e., he do not challenge the punisher’s
right to punish and the penalty itself)
• In the case of revenge, usually, this is not the case
• The same goes in the case of the right to kill enemies in war
• Usually, enemies are not experienced as having the obligation to be killed or captured by
the enemy (whereas prison inmates are experienced as having the duty not to escape
from prison)
• Following Petrażycki and then Kurczewski I refer to the convictions involving both a right
and a correlative obligation with the term “jural” or “imperative-attributive” convictions
or rights “fight”
• On the other hand, I refer to the convictions involving rights only with the term “purely
attributive” or “agonistic” (from ἀγών, “fight”, “combat”) convictions
• These latter phenomena are typical of sports
Revenge
• However, it would be wrong to believe that revenge is necessarily an
agonistic phenomenon only
• Typically, revenge and avenge are not the objects of rights, but of jural
obligations
• In other words, they are imperative-attributive phenomena
• But, if they are imperative-attributive phenomena, where is the right-
holder?
The right-holder in revenge
• The question who—if any—is experienced as the right-holder in the case of
revenge is an empirical one
• In certain cases it may be soul of the dead person
• In other cases it may be the member’s of a given person’ family
• In other cases, we may be confronting a purely imperative phenomenon
(i.e., a moral phenomenon), that is, an obligation without a corresponding
right
• In this case, psychologically, the existence of the normative phenomenon
called “revenge” amounts to a given person’s potential shame for not
taking revenge or to not avenging a certain person or to another person’s
becoming indignant for that person’s not taking revenge or avenging
Cognitive components of jural convictions
(as distinguished from agonistic convictions)
• In the table above, a given individual is experienced as entitled to an
action/non-action of hers or of somebody else (represented as
animate and existing)
• On this approach, jural phenomena are conceptualized as:
• whatever connection of the representation or perception of an action (facere)
or an abstention (non facere) plus
• the sense that some X is entitled to that action or abstention
Cognitive components of jural convictions
(as distinguished from agonistic convictions)
• X may be one of the three possible participants, that is,
• a person experiencing herself as a “right-holder” (i.e., a personR experiencing herself as
entitled to perform or abstain from a facere of hers or entitled to the performance or
abstention from a facere by another personD, who, in turn, is experienced by personR as a
having the duty to experience personR as entitled to those behaviors);
• a person experiencing herself as a “duty-holder” (i.e., a personD experiencing a personR as
entitled to perform or abstain from a facere of hers or entitled to the performance or
abstention from a facere by personR);
• a bystander experiencing a personR as entitled to perform or abstain from a facere of hers or
entitled to the performance or abstention from a facere by another personD, who, in turn, is
experienced as a having the duty to experience personR as entitled to those behaviors)
* Psychologically, the “duty” to experience personR as a right-holder amounts, to
the right-holder’s disposition to become even angrier in case of challenge of her
right or in general in default of tolerance of her actions, abstentions or claims
Compound legal relationships
• In the table above, a given individual is experienced as entitled to an
action/non-action of hers or of somebody else (represented as
animate and existing)

• On this approach, jural phenomena are conceptualized as whatever


connection of the representation or perception of an action or a non
action of the experiencer or of a personal

• Duty to recognize
Proprietà
• La proprietà è un rapporto giuridico complesso costituito da 3
rapporti giuridici semplici:
1. Diritti su proprie azioni relativamente ad una cosa
2. Diritti su proprie inazioni relativamente ad una cosa
3. Diritti su altrui inazioni relativamente ad una cosa
• Mancano, tipicamente, di altrui azioni relativamente ad una cosa
• La ragione per cui manca un (4) sta nel fatto che la proprietà
prototipica è la proprietà mobiliare, nonché nel fatto che l’archeòtipo
della proprietà sono le membra e, subito dopo le fèci, di ciascuno di
noi
Autorità
• La proprietà è un rapporto giuridico complesso costituito da 3
rapporti giuridici semplici:
1. Diritti su proprie azioni relativamente ad una cosa
2. Diritti su proprie inazioni relativamente ad una cosa
3. Diritti su altrui inazioni relativamente ad una cosa
• Mancano, tipicamente, di altrui azioni relativamente ad una cosa
• La ragione per cui manca un (4) sta nel fatto che la proprietà
prototipica è la proprietà mobiliare, nonché nel fatto che l’archeòtipo
della proprietà sono le membra e, subito dopo le fèci, di ciascuno di
noi
Autorità pubbliche e private
• La proprietà è un rapporto giuridico complesso costituito da 3
rapporti giuridici semplici:
1. Diritti su proprie azioni relativamente ad una cosa
2. Diritti su proprie inazioni relativamente ad una cosa
3. Diritti su altrui inazioni relativamente ad una cosa
• Mancano, tipicamente, di altrui azioni relativamente ad una cosa
• La ragione per cui manca un (4) sta nel fatto che la proprietà
prototipica è la proprietà mobiliare, nonché nel fatto che l’archeòtipo
della proprietà sono le membra e, subito dopo le fèci, di ciascuno di
noi
References
• Geiger, Theodor, 1964[1947]. Vorstudien zu Einer Soziologie des
Rechts. Luchterhand: Neuwied am Rhein & Berlin

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