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ESPERIENZA
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che il vero sia solo quanto esso fa. La serie delle figurazioni
di quello scetticismo che la coscienza in questo itinerario
percorre, piuttosto la storia particolareggiata della f o r t&C* m a z i o n e della coscienza""stessa a scienza. Quel propo
sito presenta la formazione o c u l t u r a , nella sem
plice guisa del proposito, come immediatamente definita e
attuata; invece, di fronte a tale non verit, questo itinerario
lattuazione effettiva. Seguire la propria convinzione vai
certo p IT che arrendersi allautorit; ma. invertendo" la cre
denza fondata sulla autorit in quella fondata sulla propria
convinzione, npn ne viene necessariamente mutato il conte
nuto, n la verit subentra allerrore. Restare abbarbicato al
sistema dellopinione e del pregiudizio per autorit altrui o
per convinzione propria, differisce soltanto per la vanit che
si annida nella seconda maniera. Invece, soltanto lo scetti
cismo rivolgentesi allintero mbito della coscienza appa
rente, rende capace lo "spirito di esaminare che cosa sia
verit, inducendo a disperare delle cosi dette rappresenta
zioni, pensieri e opinioni naturali; indifferente chiamarle
rappresentazioni proprie o altrui; di esse ancora grossa e
inficiata la coscienza che s e n z a p r e a m b o l i si accinga
allesame; ma per questo appunto davvero incapace di
ci che vuole intraprendere.
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II c i c l o c o m p l e t o delle forme della coscienza
non reale risulter dalla necessit stessa del processo e della
concatenazione. Per rendere ci concepibile si pu preli
minarmente notare in generale che la presentazior^e^^dena
coscienza non verace nella sua non verit, non e un moviI\ mento meramente n e g a t i v o , qual b invce" secondo il
modo di vedere unilaterale della coscienza naturale; e un
sapere che di tale unilateralit faccia la propria essenza,
una delle figure della coscienza imperfetta e, come tale,
rientra a sua volta nel corso di tale itinerario, e ivi verr
.a mostrarsi. Questa figura non che lo scetticismo il quale
linei resultato vede sempre soltanto il p u r o n u l l a , e
astrae dal fatto che questo nulla per certo il nulla*-? i c i
d a c u i r e s u l t a . Ma il nulla preso come il nulla di
ci da cui resulta, non , in effetto, se non il resultato ve-
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getto t a l e [w est] nella relazione rapgresentativa al/oggetto. Ma mentre questa relazione, esso sempre gi
relazione rappresentativa a se stesso. Infatti il rappreseli*
,
tafe^presentaTFoggetto mentre lo rappresenta al soggetto,
rappresentazione, questa, in cui il soggetto presenta se stesso
come tale. La presentazione quindi il tratto fondamentale
del sapere nel senso di autocoscienza del soggetto. La presentazfohe una modalit fondamentale della presenza
(impouffCa). In quanto tale, cio in quanto esser-presente
[A nw esenl, essa lessere dellente del genere ael soggetto.
*
L autocertezza, in quanto autosapere condizionato in s,
cio incondizionato, P entit (ovaia) del soggetto. L esser soggetto del soggetto, "cio la relazione soggetto-oggetto,
la soggettivit del soggetto. La soggettivit consiste nellautosapere incondizionato. Nella forma dellautosapere, l es^senzTc!^^
il soggetto, per esser soggetto,
non ha altra via che farsi tale attraverso il carattere essen
ziale del sapere. La soggettivit del soggetto, in quanto autocertezza assoluta, la scienza . L ente (t ov) in
J| q u a n t o ente (f\ ov) nei limiti in cui nella maniera dellincondizionato autosapersi del sapere. Perci la presenta
zione [ DarstellungJcM^teippt&smta questo ente in quanto
ente la filosofia essa stessa scienza.
L autosapere incondizionato, in quanto soggettivit del
soggetto, l asso lu tezzad ^ A sso lu to . La filosofia il cono
scere asso lu to ?!^ filo so fia e i a scienza perch vuole la vo
lont dellAssoluto, cio vuole questo nella sua assolutezza.
Volendo in tal modo, essa vuole considerare Pente in quanto
ente. Cosi facendo, la filosofia vuole la propria essenza.
La filosofia la scienza. fn*questa affermazione P non
significa che la filosofia porti in s la determinazione della
scientificit come un predicato, ma significa: la filosofia
[ist~\ come conoscere assoluto, e lo solo in modcTda far
parte dellassolutezza dellAssoluto e da produrla nel podo
che proprio di j^ssa. La filosofia, in quam oconoscere
a s^ r iu to ^ ^ n e scienza nel senso che si sforzi di far propria
lesattezza del procedimento della scienza e la costrittivit
dei suoi risultati, identificando se stessa con ci che per es-
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Il
termine esser-cosciente [coscienza] designa un essere.
Ma questo essere^ non deve restare per noi una parola
vuota. Esso significa: esser-presente nel modo del racco
glimento del visto. Il termine essere , per un uso da
gran tempo abituale, designa anche T ente stesso che ha un
essere di questo genere. L altro nome per questo ente che
nel modo del sapere quello di soggetto : ci che
ovunque pregiace, il gi prima essente-preseit, e quindi
laccompagnante ogni coscienza: il rappresentante stesso nel
suo rappresentare, colui che riconduce a s il proprio rap
presentato e cosi lo ricupera. Il rap'presentare presenta nel
modo della rappresentazione. J^essere di questo alcunch che
precede ogni rappresentato, l essere del soggetto quale autoriflettentesi relazione soggetto-oggetto, la soggettivit.
Esso [isf] la presenza nel modo della rappresentazione.
Esser-presente nel modo dellesser-rappresentato significa :
presentarsi nel sapere in quanto sapere: apparire nel senso
immediato di mostrarsi in uno stato-di-non-nascondimento,
esser-presente, esserci [Dasezn]. La coscienza come tale
in se stessa lapparente. L esserci immediato della coscienza
o del sapere uh apparire, cosicch il luogo dellapparire,
ossia la sua scena, vin eT costituirsi n e l l apparire stesso
e grazie ad esso. Forse ora pi chiaro ci che significa il
titolo Presentazione del sapere apparente . Esso non si
gnifica presenfeof^^
soltanto in
una mera parvenza; ma significa esclusivamente: rappresen
tare nel suo apparire il sapere, che non immediatamente
ak^ och e lapparente. La presentazione rappresenta, assieme
ai sapere apparente, la coscienza che in quanto , cio
come eflettivo~e~reale sapere.
La realt di questo reale, la soggettivit del soggetto,
lapparire stesso. L essere di questo ente, lapparire, giunge
tuttavia ad essere rappresentazione come del resto ogni
essere di ogni ente in ogni metafisica - soltanto se lente
si presenta in quanto ente (ov
ov). L 'v ora Yens qua
ens perceptum. Esso -presente nella presentazione mediante
le cogtationes, le quali sono in quanto conscientia. In tal
caso, ci che bisogna presentare il soggetto in quanto
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il fatto che noi stessi siamo coscienza, non sta ancora con
ci immediatamente a nostra disposizione. Se la presenta
zione sottoposta alla massima del puro star-a-vedere,
del tutto oscuro il modo in cui noi, in virt della semplice
rinuncia alle nostre visuali, possiamo ricevere alcunch e
dobbiamo possedere la misura come tale. Anche ammesso
che il sapere da misurare e la misura cadano ambedue nella
coscienza, sicch a noi non ne resti che l assunzione, la mi
surazione e la sua esecuzione non possono aver luogo senza
il nostro intervento. Ma allora ci che la presentazione ha di essenziale non rimesso, in fondo, al nostro arbitrio?
Che dire dellesame stesso senza il quale non sussistono n
il misurato, n la m isura?
I l t r e d i c e s i m o c a p o v e r s o risponde a que
sta domanda, enunciando e interpretando la terza propo
sizione sulla coscienza. La proposizione celataHEn unlTsubordmata; nella forma di una principale dice: La coscienza
esamina se stessa . Ci vuol dire: la coscienza, nella misura
in cui coscienza, lesaminare. Il termine fondamentale
della metafisica moderna, la coscienza [ e s s e r-cosciente 1
pensato adeguatamente se nell^Tesser delPesser-cosciente
pensiamo, in pari tempo, il tratto delPesaminare, e precisamente il tratto di un esaminare determinato dalla natura
coscienziale [Bewusstheii] del sapere.
NelPesaminare sono insieme riuniti il misurando e la
misura. Essi non si trovano assieme nella coscienzaTm virt
di una applicazione casuale delluna allaltro* La natura
della coscienza consiste nella loro coe^kjg^ Questa natura si
ormai rivelata per vari aspetti. La coscienza naturale ii
sapere immediato circa loggetto' che essa tiene per il Vero.
La coscienza naturale , nello stesso tempo, un sapere intorno
al proprio sapere circa l oggetto, anche se essa non si volge
espressamente a questo sapere. La coscienza delloggetto
la coscienza del sapere sono una medesima cosa, per la
quale entrambi, oggetto e sapere, sono dei saputi. Oggetto
e sapere sono per la medesima cosa . Per la medesima
cosa, la coscienza stessa ad un tempo l uno e l altro. La
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11 q u a t t o r d i c e s i m o c a p o v e r s o incomincia
con la proposizione: Questo movimento d i a l e t t i c o ,
che la coscienza esercita in lei stessa, e nel scT'sapere
e nel suo oggetto, in q u a n t o g l i e n e s o r g e i l
n u o v o v e r o o g g e t t o , propriamente ci che
dicesi e s p e r i e n z a . Che intende Hegel col termine
esD erien zarin ten aeT essere dellente. L ente frattanto di
venuto soggetto e, con "questo, oggetto e oggettivo lO bjekt
und objektiv ]. Essere significa, dai tempi pi remoti: esserpresente. Il modo in cui la coscienza lente che tale in
base alPesser-sa^uto presente, lag^arire. La coscienza,
in q u a n t o e i ente che , il sapere apparente. Col termine
esperienza Hegel intende lapparente In quanto apparente,
P8v fi ov. Nel termine esperienza pensato lfj. In base
allf) {qua, in quanto) lente pensato nella sua entit. Esperienza non significa pi qualcosa come un modo di
conoscere. E sperienza ora la parola che designa lessere
in quanto inteso partire dallente in quanto tale. Espe
rienza la soggettivit del soggetto?^spem nza^sgm fica ci
che, nella parola coscienza [esser-cosciente], espresso dal1* essere . Sul presupposto per che sia in base a questo
essere" che viene inteso e stabilito ci che significa co
sciente .
Il termine esperienza , strano come nome dellessere
dellente, fa la sua <!55pirsa nella riflessione perch ve
nuto a maturazione. Il suo impiego certamente insolito
cosi nella terminologia quotidiana come in quella filosofica.
Ma esso cade come il frutto maturo di quella stessa cosa in
cui qui impegnato il pensiero di Hegel. La giustificazione
del suo impiego che non ha nulla a che fare con un sem
plice modo di dire implicita in ci che Hegel, nei pre
cedenti capoversi, ha chiarito a proposito della natura della
, coscienza. Le tre proposizioni sulla coscienza illustrano in
Il compendio lessere di questa natura:
La coscienza per se stessa il suo c o n c e t t o .
La coscienza d la sua misura in lei stessa .
La coscienza esamina se stessa .
La seconda proposizione spiega la prima in quanto af
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modo tale che questo gi sia-presente nel non-ancora. L esserpresente rinvio di s al gi. Esso si pone in cammino x
verso di questo. Esso prepara a se stesso il cammino. L es
sere della coscienza consiste nel suo porsi in cammino, nel
suo muoversi. L essere che Hegel concepisce come esperienza> ha T tratto fondamentale del movimento. Hegel inco*
mi nci a la proposizione che esprime lessenza dellesperien
za con le parole: Il movimento d i a l e t t i c o . . .
propriamente ci che dicesi esperienza e lo nel corso della
riflessione su ci che presentato dalla scienza del sapere
apparente. Si cadrebbe nella pi grave incomprensione del
testo credendo che Hegel consideri la presentazione come
una specie di esperienza solo per accentuare come essa debba
attenersi ai fenomeni e debba guardarsi dal degenerare in
una ^costruzione. I?esperienza, com intesa qui, non fa parte
della presentazione come un tratto caratteristico del suo es
sere; viceversa, la presentazione a rientrare nellessenza
deiresperienza. Questa Papparire dell'apparente come tale.
La presentazione delPapparire rientra nell* apparire, e rientra
.in' esso come il movimento in cui la coscienza realizza la
fjsua realt.
Hegel pone laccento sulla designazione di questo mo
vimento come dialettico . Questo carattere, che com
pare soltanto qui, non. delucidato n nei capoversi che
precedono n in quelli che seguono. Cercheremo perci di
delucidare il significato di dialettico a partire dai ri
sultati delle precedenti riflessioni sulSTnatura della coscienza.
Si potrebbe intendere il dialettico come unit di tesi,
antitesi e sintesi, oppure comeHfregazione della negazione.
Ma tutto ci che in qualche modo tetico, ha la sua essenza
nella coscienza, in cui trova fondamento anche la negativit
in quanto intesa a partire dalla negazione. Ma l essenza
della coscienza deve determinarsi in base allo svolgersi della
sua natura. Accantoniamo anche il problema se la dialettica
sia semplicemente un m e to d o d e lc c ^
o se rientri nel
Se oggettivo come qualcosa a i realeTSi tratta di un pr
S em a inconsistente fin che non siUetermini in che consista
la realt del reale, in qual misura questa realt riposi nelles-
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LA SENTENZA DI NIETZSCHE
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