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PRINCIPI COSTITUZIONALI AVENTI RILEVANZA NEL PROCESSO PENALE

Fonte super primaria del diritto processuale penale è la Costituzione, oltre alle eventuali leggi
costituzionali, l. cost. 23 novembre 1999, n.2 sul giusto processo. Principali disposizioni costituzionali
relative alla materia:

Art. 13

“La libertà personale è inviolabile. (1 comma)

Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né


qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. (2 comma)

In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di


pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro
quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto
ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. (3 comma)

È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni della
libertà. (4 comma)

La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.” (5 comma)

É il primo articolo, dopo i 12 relativi ai principi fondamentali, che apre la parte relativa ai diritti e doveri
dei cittadini. Questa è una previsione di carattere assoluto, fondamentale nella nostra materia, perché
tutela la libertà personale del singolo in senso stretto. Comma 2: in questo comma si afferma che non è
ammessa alcuna forma di detenzione, ispezione, perquisizione personale o tortura; non è inoltre
ammessa qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. La libertà personale, perciò, non è più inviolabile
soltanto se si da esecuzione a un ordine di condanna divenuto definitivo e prima che la sentenza sia
definitiva.

Questo comma contiene:

a. riserva di legge assoluta(= “nei soli casi e modi previsti dalla legge”): questa riserva è poi declinata
nel c. p. p. L’art. 272 c. p. p. sancisce, infatti, il principio di tassatività delle misure cautelari; l’art. 273 c.
p. p. afferma che solo alla presenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell’imputato è possibile
limitare la libertà personale; l’art. 274 c. p. p., infine, precisa che è necessaria un’esigenza cautelare
per adottare una delle misure previste dalla disposizione precedente, ovvero pericolo di fuga, pericolo
di reiterazione del reato e pericolo di inquinamento delle prove;

b. riserva di giurisdizione (= “se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria”): solo l’autorità giudiziaria
può emanare provvedimenti restrittivi.

c. obbligo di motivazione: l’atto emanato dall’autorità giudiziaria deve essere adeguatamente motivato.

Dunque, vi è la possibilità di interferenza nei confronti della libertà personale purchè ricorrano queste due
condizioni: 1. Le legge preveda i casi e i modi con i quali interferire con la libertà personale, cioè limitarla in
tutto o in parte. (riserva di legge)

2. Occorre anche un soggetto, emancipato dal potere esecutivo (terzo rispetto ai poteri dello stato) che
decida se nel caso concreto si deve o non si deve intervenire e questo è il potere giudiziario (riserva di
giurisdizione). Abbiamo dunque cumulativamente due condizioni, dove la riserva di legge non può che
essere tassativa: non è possibile limitare la libertà personale dell’individuo se non in cospetto di una
legge che individui casi e modi, che sia dunque stretta e specifica.

Es: tema dei prelievi ematici coattivi: inchiesta di una statua di una Madonna che lacrimava sangue e il
PM pensava di trovarsi davanti ad una grande truffa. Doveva dunque capire se qualcuno aveva trovato
la maniera di far sanguinare la statua e aveva dunque disposto un prelievo ematico coattivo e per fare
ciò aveva usato l’art.224 c.p.p co 2. Che consentiva in modo del tutto generico la possibilità di emettere
un provvedimento coattivo per assicurare il compimento della perizia prevedendo la facoltà del giudice
di dare gli opportuni provvedimenti per la comparizione delle persone sottoposte all’esame del perito e
di adottare tutti gli altri provvedimenti che si rendono necessari per l’esecuzione delle operazioni
peritali. In questo caso era necessario accertare se il sangue che perdeva la statua era compatibile con
quello degli indagati. Il problema però era procurarsi i campioni di sangue di questi individui che non lo
rilasciavano volontariamente. In questa ipotesi, ci si chiedeva come fare per ottenere campione di
sangue. Il pubblico ministero decide di usare l’articolo 224, lavate di questa norma, il perito può
disporre, servendosi della polizia giudiziaria, la limitazione della libertà e la sottoposizione del soggetto
al prelievo ematico in modo da poter verificare se campioni combaciano o meno.
La corte costituzionale sent. 238 del 1996 dichiara l’articolo 224 comma 2 c.p.p. perché non
determina i casi e i modi di eventuale limitazione della libertà ai fini di espletamento della perizia
per contrasto con l’articolo 13 della Costituzione.

Accertamenti coattivi sulla persona: di nuovo occorre il provvedimento del giudice (art. 224 bis
c.p.p.)
E tuttavia, talora è sufficiente il p.m:
-Perquisizioni e ispezioni personali (artt. 244 e 247 c.p.p.)
-Trattenimento a fini di identificazione della polizia giudiziaria (art. 349 c.p.p.)

Comma 3: prevede che, in casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge,
l’autorità di pubblica sicurezza possa adottare provvedimenti provvisori (= arresto e fermo), che devono
essere comunicati all’autorità giudiziaria entro 48h; se questa non li convalida nelle successive 48h, i
provvedimenti in questione s’intendono revocati e privi di efficacia.

ES. ARRESTO IN FLAGRANZA DI REATO (ART. 382 c.p.p) se non si rispettano i termini la libertà
ritorna. Flagranza pura: colto nell’atto di commettere il reato. Quasi flagranza: Subito dopo il reato,
inseguito dalla polizia. Ai confini della quasi flagranza: sorpreso con tracce o cose del reato delle
quali appaia che abbia commesso il reato immediatamente prima.

Comma 4: questo comma vieta che chi è sottoposto a restrizioni della libertà personale sia soggetto a
violenze fisiche o morali.

Comma 5: a tutela della libertà personale, i provvedimenti di carcerazione preventiva sono soggetti a
limiti tassativamente indicati dalla legge mediante l’istituto dei termini, per ogni singola fase della
custodia cautelare. È il codice di procedura penale a prevedere i casi in cui, a condizione che
sussistano gravi indizi di colpevolezza, possono essere adottate misure restrittive della libertà
personale per specifiche esigenze cautelari quali il pericolo di inquinamento delle prove, il pericolo di
fuga.

Libertà personale e tassatività: il caso (SU 24 novembre 2015, n. 39131)

Alla tabaccheria X, la mattina del 21.6.2014, chiamano i Carabinieri


Recatisi sul posto, i Cc verificano che una persona - TIZIO – è stata vittima di una aggressione fisica
che ha procurato lesioni (anche da arma da taglio)
TIZIO riferisce i connotati e il soprannome dell’aggressore
I Cc riferiscono prontamente per telefono quanto riportato dalla vittima
Dalla centrale, viene individuato come possibile aggressore CAIO, ben noto agli uffici per precedenti
reati della medesima indole
Sulla scorta di tali informazioni, I Cc si recano presso la abitazione di CAIO e lo traggono in arresto in
flagranza

E’ possibile ritenere CAIO in flagranza, sulla scorta della definizione che abbiamo visto? In particolare,
con riferimento alla quasi flagranza: è possibile ricomprendere accezioni più late? Per esempio: arresto
a seguito di una limitata attività di indagine (informazioni rese dalla vittima o da terzi), senza che vi sia
la percezione diretta del fatto di reato da parte della polizia giudiziaria?

Tassatività: Criterio guida per il legislatore (pena la illegittimità costituzionale della previsione
normativa); Criterio ermeneutico (tassativizzare attraverso l’interpretazione)
Le SU 2015: La interpretazione più estesa è in conflitto con la affermazione di inviolabilità della libertà
personale. Quasi flagranza: la polizia deve aver avuto contatto diretto (sensitivo) con la
commissione del reato.

ART. 14

”Il domicilio è inviolabile. ( 1 comma)

Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti
dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.( comma 2)

Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e
fiscali sono regolati da leggi speciali.” ( comma 3)

Il regime costituzionale della libertà di domicilio, dettato dall’articolo 14 Cost., ricalca in larga misura
quello sancito per la libertà personale. Il domicilio viene infatti tradizionalmente considerato proiezione
spaziale della persona e la relativa libertà, conseguentemente, una estensione di quella personale. E
così anche il domicilio, al pari della libertà personale, è dichiarato INVIOLABILE (articolo 14 , 1
comma).

L’inviolabilità indica in generale, il diritto di ciascuno ad una sfera privata e delimitata al riparo da
ingerenze da parte di terzi.
L’articolo 14 precisa ulteriormente che non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri,
se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà
personale (2 comma) e che gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o
ai fin economici e fiscali sono regolati da leggi speciali ( comma 3). Le garanzie che la Costituzione
prevede a tutela della libertà di domicilio sono dunque le medesime garanzie che il precedente art. 13
appresta a presidio della libertà personale, prime fra tutte la RISERVA DI LEGGE ASSOLUTA E LA
RISERVA DI GIURISDIZIONE- solo l’autorità giudiziaria con provvedimenti motivati può deciderne il
sacrificio concretamente.

Si è molto discusso sul significato e sulla portata del citato terzo comma dell’art. 14. È in ogni caso
indubitabile che esso valga a consentire una deroga alla riserva di giurisdizione. Esso sancisce però
una riserva di legge rinforzata, poiché le leggi speciali ivi menzionate potranno eccezionalmente
consentire accertamenti e ispezioni da parte dell’autorità amministrativa motivate esclusivamente da
ragioni di sanità o di incolumità pubblica o per fini economici e fiscali, ad esempio le ispezioni compiute
dagli ufficiali di polizia tributaria. La Corte Costituzionale ha con sentenza n. 135/2002 precisato che
l’elencazione contenuta nell’art. 14 comma 2 Cost. (ispezioni, perquisizioni e sequestri) non ha
carattere tassativo ma trova spiegazione nella circostanza che gli atti elencati esaurivano le forme di
limitazione dell’inviolabilità del domicilio storicamente radicate e positivamente disciplinate all’epoca di
redazione della Carta.

Quanto all’oggetto si ritiene che la nozione costituzionale di domicilio sia più ampia di quella accolta
dal codice civile il cui articolo 43 definisce il domicilio di una persona come il luogo in cui essa ha
stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi, e si avvicini maggiormente a quella rinvenibile
nell’articolo 614 del codice penale: abitazione o altro luogo di privata dimora. Il luogo tutelato
dall’articolo 14 può essere, oltre che l’abitazione privata, anche una dimora temporanea (come camera
d’albergo o cabina di una nave), il locale dove si lavora, il circolo ricreativo, collegio, il convento, la
caserma, la roulotte, l’autovettura e infine la sede delle persone giuridiche o degli enti di fatto.

Accezione più ampia di quella privatistica: Non solo sede principale degli affari ed interessi

Bensì: ogni luogo dal quale il titolare ha intenzione di escludere la presenza dei terzi, per difendere
l’intimità della propria vita affettiva o i propri interessi spirituali, culturali o sociali

Casi difficili: il tema controverso del «domicilio virtuale»

-Toilettes e privées locali pubblici


-Sorveglianza satellitare con GPS
La risposta italiana (è attività libera della polizia, non c’è intrusione nel domicilio) mentre la risposta
americana: Jones (US v. Jones, 2011) Ma c’era un bug nell’abitacolo (trespass theory, teoria delle
violazioni di domicilio)
Carpenter (Carpenter v. US, 2017) Sorveglianza agganciando lo smartphone (superata la dottrina del
“trespass theory)

ART 15.

“ La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono


inviolabili. ( comma 1 )

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'Autorità giudiziaria con le
garanzie stabilite dalla legge”. ( comma 2)

Inviolabilità, riserva assoluta di legge e riserva di giurisdizione: come si vede, la Costituzione


assicura alla libertà in questione un livello di protezione paragonabile a quello accordato alla libertà
personale e a quella domiciliare, approntando a presidio di quest’ultima medesimi strumenti di tutela
che gli articoli 13 e 14 prevedono a salvaguardia delle prime.

Anche qui vediamo evocate l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria e casi e modi previsti dalla legge,
quello che manca e non è casuale è la possibilità per la polizia di intervenire in casi d’urgenza. Mentre
sia per la libertà personale che di domicilio si giustificano interventi in casi d’urgenza, salvo convalida
successiva del magistrato, nel caso delle intercettazioni, materia estremamente delicata, non si
giustifica alcun intervento salvo convalida successiva, deve sempre esserci un provvedimento
dell’autorità giudiziaria. È possibile che sia il PM a ordinare un’intercettazione e farla poi convalidare
nelle successive 48ore dal giudice, è una competenza in via esclusiva.

Libertà e segretezza comunicazioni Che cosa vi rientra?

 Intercettazioni- nozione di intercettazione: captazione da un terzo celato di una conversazione


intercorrente tra altri. Strumento atto a superare ostacoli (la conversazione non sarebbe udibile
senza di esso)
 Altre forme di comunicazione: Corrispondenza classica (epistolare cartacea), Corrispondenza
più moderna (email) e Corrispondenza con i social (whatsapp)

Casi problematici:

• I dati del traffico di internet o telefonico (art. 132 c. privacy): Provvedimento motivato del
p.m. Tuttavia la base legale non indica presupposti

• La GPS surveillance :Non è comunicazione, secondo la nostra S. C., dunque non rientra nella
sfera di tutela dell’art. 15 Cost.

In tema di acquisizione dei tabulati telefonici e individuazione dell’organo competente ad autorizzare


tali operazioni, Cassazione Penale, Sez. II, 7 settembre 2021 (ud. 2 luglio 2021), n. 33116 si è
pronunciata sugli effetti della sentenza del 2 marzo 2021 della Corte di Giustizia dell’Unione
Europea nella causa C 746/18.
L’impostazione della CGUE – si legge nella decisione – «deve essere confrontata con l’assetto
normativo attualmente delineatosi nel nostro ordinamento e, in particolare, con il consolidato
orientamento della Suprema Corte secondo cui, in tema di acquisizione dei dati contenuti nei cd.
tabulati telefonici, la disciplina italiana di conservazione dei dati di cui all’art. 132 d. lgs.
196/2003 deve ritenersi compatibile con le direttive in tema di privacy, e ciò poiché la deroga
stabilita dalla norma alla riservatezza delle comunicazioni è prevista dall’art. 132 cit. per un periodo di
tempo limitato, ha come esclusivo obiettivo l’accertamento e la repressione dei reati ed è
subordinata alla emissione di un provvedimento di una autorità giurisdizionale indipendente com’è
appunto il pubblico ministero».
Invero, se, da un lato, «è indubitabile che debba attribuirsi ai principi espressi nelle sentenze
CGUE il valore fondante del diritto comunitario con efficacia erga omnes nell’ambito della
Comunità», dall’altro, «l’attività interpretativa del significato e dei limiti di applicazione delle
norme comunitarie, operata nelle sentenze CGUE, può avere efficacia immediata e diretta nel
nostro ordinamento limitatamente alle ipotesi in cui non residuino, negli istituti giuridici
regolati, concreti problemi applicativi e correlati profili di discrezionalità che richiedano
l’intervento del legislatore nazionale, tanto più laddove si tratti di interpretazioni di norme contenute
nelle direttive».
Allo stato, quindi, «non può che ritenersi come l’interpretazione proposta dalla CGUE sia del tutto
generica nell’individuazione dei casi nei quali i dati di traffico telematico e telefonico possono
essere acquisiti (“lotta contro le forme gravi di criminalità” o “prevenzione di gravi minacce alla
sicurezza pubblica”), essendo evidente che tali aspetti non possono essere disciplinati da
singole (e potenzialmente contrastanti) decisioni giurisprudenziali, dovendosi demandare al
legislatore nazionale il compito di trasfondere i principi interpretativi delineati dalla Corte in una
legge dello Stato».
Ne deriva – conclude la Cassazione – «l’impossibilità di ritenere che la sentenza della CGUE
possa trovare diretta applicazione in Italia fino a quando non interverrà il legislatore italiano ed
anche europeo in quanto allo stato può e deve ritenersi applicabile l’art. 132 d. lgs. 196/2003».

ART 24 (collegarsi anche agli articoli 61,62, 63 da sapere a memoria, 64 cpp)

Art. 24 Cost.: ”Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
( comma 1)

La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. ( comma 2 )

Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti a ogni
giurisdizione. ( comma 3)

La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari.” ( comma 4)

Al diritto di difesa è dedicato il secondo comma dell’articolo 24 Cost., che lo dichiara inviolabile in ogni
stato e grado del procedimento.

Il procedimento nasce da quando vi è una notizia di reato, pertanto l’espressione in ogni stato e grado
del procedimento ricomprende non solo il processo vero e proprio- cioè quella parte del procedimento
che si instaura davanti ad un giudice- ma anche l’anteriore fase investigativa la quale inizia con
l’iscrizione della notizia di reato. La difesa opera fin dal primo momento del procedimento. Fin da tale
iscrizione, vi è la necessità che l’indicato come autore del reato sia avvertito di esserlo e benefici di
tutte le prerogative difensive.

DIRITTO DI DIFESA: ATTIVARSI PER PROMUOVERE, TUTELARE LA PROPRIA POSIZIONE

-Implica il DIRITTO ALLA PROVA: la parte dimostra la propria posizione sostanziale producendo
prove.

-Diritto di potere coltivare la propria posizione implica oltre al diritto alla prova, anche il suo opposto:
DIFESA COMPLETAMENTE PASSIVA- NON COLLABORARE. Non proporre nessuna prova ma
anche rimanere del tutto passivi: DIRITTO AL SILENZIO. In Italia è riconosciuto il diritto al silenzio ma
non in tutti gli Stati. Il diritto al silenzio non può avere nel nostro ordinamento una valutazione legale
negativa. Si valutano i fatti non le scelte. Ci sono dei casi in cui la scelta del silenzio è sfavorevole
perché si va a contrastare fatti dimostrati dalla controparte. Il diritto al silenzio può implicare il diritto a
mentire? Common law americano: nessuno obbliga l’imputato a parlare ma se decide di parlare è
equiparata ad una testimonianza e ha l’obbligo di dire la verità. Si PUNISCE LA MENZOGNA
DELL’IMPUTATO. Civil law : anche qui l’ordinamento non obbliga l’imputato a parlare e anche quando
l’imputato si sottopone ad esame non è equiparato al testimone e NON SI ASSUME L’OBBLIGO DI
DIRE LA VERITA’ prima della deposizione. NON VI E’ RILEVANZA PENALE DEL MENDACIO
DELL’IMPUTATO CHE NON VIENE PUNITO.

- DIRITTO ALL’INTERPRETE quando non si parla la lingua:. diritto a capire cosa avviene nel
processo.

- DIRITTO D CONSULTARSI CON UN DIFENSORE


INVIOLABILITA’ DIFESA= LIBERTA’ DI SCELTA, NON COERCIBILE

Le deroghe devono essere chiare e circoscritte ( legalità e tassatività, controllo giudiziario). Ad esempio
articolo 104 c.p.p colloqui del difensore con l’imputato in custodia cautelare. All’imputato deve essere
consentito di potersi difendere il più presto possibile, dato che sin dall’inizio egli potrebbe compiere
importanti scelte difensive, che potrebbero compromettere la sua posizione, qualora egli non sia
assistito adeguatamente. Per tale motivo l’imputato ha diritto sin dall’inizio dell’esecuzione della misura
della custodia cautelare di conferire con il proprio difensore (di fiducia o assegnato d’ufficio) 1 comma.
Allo stesso modo ha diritto di conferire con il proprio difensore, qualora si trovi in stato di arresto o di
fermo, 2 comma art. 104 cpp.

Nel corso delle indagini preliminari, e solamente per i gravi delitti elencati all’articolo 51, commi 3 bis e
3 quater, il pubblico ministero può dilazionare per un tempo non superore ai cinque giorni il diritto di
conferire con il proprio difensore, ma solo per specifiche ed eccezionali ragioni di cautela. (comma 3
articolo 104) Evidentemente qui il legislatore ha ritenuto che l’interesse ad una corretta attività
investigativa prevalesse sulle garanzie difensive, di modo che non ci siano compromissioni. Infatti, solo
la presenza di specifiche ed eccezionali ragioni di cautela può comportare la deviazione dalla regola
generale secondo cui il diritto al colloquio dell’imputato in vinculis deve essere immediato. Tali ragioni
devono necessariamente essere esposte nel decreto, non impugnabile, emesso dal GIP o dal PM,
viceversa si avrebbe violazione del diritto di difesa in grado di determinare una nullità di ordine generale
a regime intermedio, ai sensi degli articoli 178 lett c) e 180.

Nelle ipotesi di arresto o di fermo, il pubblico ministero può esercitare tale potere esclusivamente siano
a quando il soggetto arrestato o fermato non sia messo a disposizione del giudice per la convalida
(comma 4 articolo 104).

4-bis articolo 104 l’imputato in stato di custodia cautelare, l’arrestato e il fermato che non conoscono la
lingua italiana, hanno diritto all’assistenza gratuita di un interprete per conferire con il difensore a norma
dei commi precedenti.

Per sopperire alla carenza di mezzi, l’ordinamento interviene attraverso l’istituto del PATROCINIO A
SPESE DELLO STATO: l’articolo 24 comma 3 assicura la difesa dei non abbienti. Legge che è stata
introdotta nel 1990 e ne ha diritto colui che ha un reddito annuo lordo non superiore a 11.528,41 euro.
Ha un efficacia limitata perché copre solo le persone che hanno un reddito molto basso.

Infine il quarto comma articolo 24 prevede che la legge debba determinare LE CONDIZIONI E I MODI
PER LA RIPARAZIONE DEGLI ERRORI GIUDIZIARI. Si è costituzionalizzato un ristoro economico nel
caso di condanna ingiusta passata in giudicato. Rimedio che presuppone l’avvenuta rimozione di una
simile condanna attraverso un’impugnazione straordinaria- LA REVISIONE.

ART. 25

“Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge. (comma 1)

Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto
commesso. (comma 2)

Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla legge. “
( comma 3)

La legge deve indicare tutti i passaggi necessari per individuare il giudice che va a decidere quella
causa. Il giudice deve essere PRECOSTITUITO per evitare condizionamenti del giudice oltre che per il
principio di separazione dei poteri il giudice quindi viene PRECOSTITUITO CON UNA LEGGE
GENERALE ED ASTRATTA prima della commissione del fatto per evitare interferenze. Norma che
vuole evitare la costituzione di un giudice ex post, cose che urterebbe con il senso di imparzialità del
giudice (se si scegliesse un giudice a procedimento già avviato è come se si scegliesse già la
sentenza).

REGOLE SULLA COMPETENZA: REGOLE TASSATIVE PRIMARIE


Bastano due punti per identificare con una certa precisione i due uffici giudiziari che giudicheranno: un
primo punto è la competenza territoriale e il secondo la competenza per materia. La competenza
territoriale è quella che individua l’ufficio giudiziario ratione loci in base alle circoscrizioni e siccome non
esiste un solo tipo di giudice di primo grado, si è combinata la competenza territoriale con la
competenza per materia partendo dal grado più basso della giurisdizione che è il giudice di pace, viene
poi il tribunale articolato in collegiale o monocratico, e le Corti d’Assise che sono le sezioni speciali
presso i tribunali, che si occupano dei reati di maggior gravità. Quindi combinando il luogo del
commesso reato e giudice competente per quel reato si individua non tanto il giudice persona fisica ma
l’ufficio giudiziario competente

In certi casi si deroga a queste regole di pre-costituzione legale per far salva l'imparzialità del giudice
stesso. ANCHE LE DEROGHE SONO TASSATIVE:

1. rimessione del processo = art.45 e ss, oggi molto poco usato, istituto che consente di sottrarre al
giudice competente per materia e territorio, il processo perché c’è il sospetto di una parzialità del
giudice per questioni di ordine pubblico o per legittimo sospetto (possibilità che il giudice sia
influenzato) in nome dell'imparzialità una volta molto più usato in quanto non c’era la comunicazione
rapida che invece c’è oggi se un caso è noto;

2.ricusazione = giudice che ha interessi o legami con gli imputati pertanto pur inizialmente designato,
se non si astiene sarà ricusato perché non imparziale. Sono gli unici casi che consentono una deroga
al principio del giudice precostituito.

Si pretende che il giudice debba essere NATURALE per questo i casi devono essere collegati, vincolati
al territorio. Si vuole evitare il problema del forum shopping.

ART. 27

Articolo interamente dedicato alla materia penale.

“La responsabilità penale è personale. (1 comma)

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. (2 comma)

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere
alla rieducazione del condannato. ( 3 comma)

Non è ammessa la pena di morte”. (4 comma)

Comma 2 PRINCIPIO DI NON COLPEVOLEZZA o PRESUNZIONE DI INNOCENZA principio contro


intuitivo, lo si ritrova nella letteratura ottocentesca, successiva all'illuminismo, ma sotto forma di
principio di tipo psicologico, allora la presunzione di innocenza copriva di più una persona che
proveniva da ambienti nobili perchè meno probabile che fossero colpevoli, ed era calibrata anche a
seconda del tipo di reato. Questa idea psicologica è ancora presente ma questo principio ha avuto una
torsione in senso marcatamente giuridico, ovvero tale principio vale per tutti alla stessa maniera, per
qualsiasi reato e in qualsiasi situazione di flagranza del reato.

Presunto innocente è colui che è soggetto a un procedimento che ancora non si è concluso con la
condanna definitiva condanna passata in giudicato.

Quando il 27comma 2 invita a non considerare come colpevole anzi tempo l’imputato non si rivolge
tanto al pm che chiede il rinvio a giudizio o al giudice di primo o secondo grado, ma si rivolge alla
comunità Statale, riguarda lo Stato nel suo complesso.

PRESUNZIONE DI INNOCENZA COME REGOLA DI GIUDIZIO

- art.530 comma 2 c.p.p., regola che il giudice applica nei casi di incertezza sul fatto, esistono
diverse regole di giudizio a seconda dei tipi di decisione che i giudici devono prendere, quello che
interessa in questo caso è la decisione che viene adottata alla fine del giudizio di primo grado, dove si
pone l'alternativa tra colpevolezza ed innocenza dell’imputato. Non verrà applicata quando sarà
chiarissima l'innocenza o la colpevolezza del soggetto.
Casi dove le prove si bilanciano, prove d'accusa si bilanciano con le prove di difesa, le regole di
giudizio servono per aiutare il giudice a prendere una decisione in queste situazioni di incertezza, e nel
farlo deve scegliere la soluzione più favorevole all’imputato perché non è stata superata la presunzione
di innocenza con prove di colpevolezza. Il 530 comma 2 va inteso come regola di giudizio, come
implementazione del 27 comma 2 sul terreno dell’ apprezzamento del contesto probatorio per arrivare
alla decisione.

-La assoluzione per insufficienza di prove


- Il problema della motivazione

2) PRESUNZIONE DI INNOCENZA COME REGOLA DI TRATTAMENTO

La presunzione di innocenza emerge con chiarezza nel momento finale in cui si deve decidere. Il
ragionevole dubbio si applica durante il processo mentre non è ammissibile torturare l’imputato durante
il processo e alla fine affidarsi al dubbio scettico. Ecco che la presunzione di innocenza rileva come
regola di trattamento: deve essere trattato come se fosse innocente.

L’art. 274 è dedicato alle finalità legittimamente perseguibili attraverso le misure cautelari:

-evitare il pericolo di inquinamento delle prove

-evitare il pericolo di fuga

-pericolo di reiterazione del reato

Funzione special preventiva di tipo negativo cioè neutralizzazione della pericolosità del soggetto sulla
base di alcuni indici che è possibile individuare dalle condotte nel corso del reato, senza bisogno di
arrivare ad una condanna definitiva. Anche il contraddittorio trova fondamento nella presunzione di
innocenza, le parti devono infatti essere messe a confronto.

Quando finisce la presunzione? Art. 27 comma 2 “l’imputato non è considerato colpevole fino alla
condanna definitiva”- condanna passata in giudicato non più impugnabile. In Italia la presunzione di
innocenza è riconosciuta anche durante l’impugnazione.

Anche la CEDU ART. 6/2 “COLPEVOLEZA LEGALMENTE ACCERTATA”

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEL’UE ART. 48/1 “Ogni imputato Ł considerato innocente fino
a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata “ Definiscono una durata diversa
rispetto a quella data dalla nostra Costituzione: consentono il venir meno della presunzione di
innocenza già alla sentenza di condanna di primo grado, le impugnazioni quindi secondo la corte
europea non sono coperte dalla presunzione di innocenza.

ART 68

“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e
dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. ( Comma 1)

Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può
essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti
privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una
sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il
quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. ( comma 2)

Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in


qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.” ( comma 3)

Questa disposizione è posta a presidio dei diritti garantiti dagli artt. 13, 14 e 15 Cost., per impedire al
potere giudiziario di prevaricare altri poteri.

ART 79
“L’amnistia e l’indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei
componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale. ( COMMA 1)

La legge che concede l’amnistia o l’indulto stabilisce il termine per la loro applicazione. (comma
2)

In ogni caso l’amnistia e l’indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente
alla presentazione del disegno di legge.” ( comma 3)

Questo articolo prevede che possano essere adottati atti di clemenza.

ART. 101

Norme rilevanti in materia di procedimento penale sono contenute anche nella parte II della
Costituzione, riguardante l’Ordinamento della Repubblica.

“ La giustizia è amministrata in nome del popolo.” (1 comma) si tratta di un’espressione del


principio democratico sancito dall’articolo 1 che attribuisce appunto al popolo la sovranità. Nella
corrispondente norma dello Statuto Albertino troviamo una locuzione diversa ovvero “la giustizia è
amministrata nel nome del Re”.

“ I giudici sono soggetti soltanto alla legge. “ il comma 2 tende ad assicurare l’indipendenza dei
giudici non soltanto dal potere esecutivo, ma anche dalle giurisdizioni superiori. Infatti oggi, la parola
legge assume un'accezione diversa in quanto l'Italia è entrata in un contesto sovranazionale che ha
complicato il complesso normativo, ci sono influssi sempre più forti dal Consiglio d'Europa
(Convenzione europea dei diritti dell'uomo) e dalla Corte di Strasburgo--> sempre di più i giudici quindi
devono tenere conto di un complesso di fonti normative anche sovranazionali .
Inoltre, dall’ambito del nostro ordinamento è escluso un sistema come quello anglosassone dello stare
decisis, regola del precedente vincolante. Ciò non toglie l’eminente importanza della giurisprudenza
della Corte di Cassazione , in quanto le decisioni della nostra Corte di Cassazione, a maggior ragione
se adottate a sezioni unite influiscono sull'interpretazione degli altri giudici. Tra le norme quindi oggi
sempre di più si devono tenere presenti le interpretazioni giurisprudenziali.

ART. 102

“La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme
sull'ordinamento giudiziario. ( comma 1)

Non possono essere istituiti giudici straordinari o giudici speciali. Possono soltanto istituirsi
presso gli organi giudiziari ordinari sezioni specializzate per determinate materie, anche con la
partecipazione di cittadini idonei estranei alla magistratura. ( comma 2)

La legge regola i casi e le forme della partecipazione diretta del popolo all'amministrazione della
giustizia. “ (comma 3)

Ordinamento giudiziario è ancora quello pensato in epoca fascista, con un regio decreto del 1941 n. 12,
poi corretto da un legge del 1947 successiva alla caduta del regime e poi integrato da una serie di leggi
volte a instaurare un sistema più democratico, come vuole la Costituzione. Reclutamento dei magistrati
segna una differenza tra i sistemi di civil law e common law in cui i magistrati vengono scelti tra esperti
del diritto, solitamente nominati politicamente; nel nostro ordinamento invece i magistrati erano pensati
come funzionari del sovrano e il superamento della monarchia francese ha comportato il fatto che oggi
sono rimasti funzionari pubblici e quindi vengono reclutati tramite concorso pubblico.

Possibilità alternative di reclutamento, art. 106 giudici onorari, svolgono una funzione sia nel penale
che nel civile, si occupano di cause minori, scelto con concorsi diversi, hanno durata in carica minore.
Altro modo è quello previsto dal 3° comma, uso molto limitato possibilità per avvocati e docenti con
almeno 15 anni di esercizio di essere nominati consiglieri presso la Corte di Cassazione, a lungo
rimasta inattuata, consente l'immissione di un numero molto limitato.

Art 102 comma 2° divieto di giudice straordinario= divieto di istituire ex post dei giudici, si ricava
anche dall'art 25 comma 1 giudice naturale precostituito per legge; diverso è il discorso sui giudici
speciali che hanno la caratteristica di riguardare materie particolari, non viola l'art. 25 in quanto sono
precostituiti, è la Cost stessa che ne prevede alcuni tribunali militari (reati militari), altro giudice penale
speciale è la Corte Costituzionale che tra le varie attribuzioni ha quella di funzionare con il giudice
penale, oggi nei confronti dei reati imputabili al Presidente della Repubblica, prima del 1989 (riforma
che ha sottratto questa competenza) poteva giudicare i reati ministeriali. Giudici tributari, tribunali
amministrativi. Corti d'Assise invece non sono giudici speciali bensì sezioni specializzate presso il
tribunale che si occupano di reati di una certa gravità i reati di sangue e di natura politica; tribunali
minorili sono una sezione specializzata non tribunali speciali.

ART. 102 Comma 3: regola la partecipazione del popolo al processo penale. È il caso della Corte
d’Assise, dove si ritiene che la presenza dei cittadini sia fondamentale per raggiungere una sentenza
equilibrata.

ART. 104

Il sistema costituzionale mira a presidiare fortemente l’indipendenza dal potere politico non solo dei
giudici, ma della magistratura nel suo insieme, comprensivo anche dei pubblici ministeri.

Anzitutto l’ART. 104 COSTITUZIONE recita al comma 1 “ La magistratura costituisce un ordine


autonomo e indipendente da ogni altro potere”.

Questa posizione dell’autorità giudiziaria è salvaguardata attribuendo le competenze concernenti i suoi


appartenenti ad un organo avente rilievo costituzionale, il Consiglio Superiore della Magistratura. Si
tratta di un organo di autogoverno della magistratura. La posizione di indipendenza assegnata alla
magistratura è poi ribadita dal comma 2 dell’ART. 108 Cost. ai sensi del quale “ La legge assicura
l’indipendenza dei giudici delle giurisdizioni speciali, nonché del pubblico ministero presso di
esse e degli estranei che partecipano all’amministrazione della giustizia”.

ART.107

“ I magistrati sono inamovibili. Non possono essere dispensati o sospesi dal servizio né
destinati ad altre sedi o funzioni se non in seguito a decisione del Consiglio superiore della
magistratura, adottata o per i motivi e con le garanzie di difesa stabilite dall'ordinamento
giudiziario o con il loro consenso. ( Comma 1)

Il Ministro della giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare. ( comma 2)

I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni. ( comma 3)

Il pubblico ministero gode delle garanzie stabilite nei suoi riguardi dalle norme sull'ordinamento
giudiziario.” ( comma 4)

Problema di spostamento del giudice: la nostra Costituzione garantisce l'inamovibilità con ragionevoli
eccezioni:

1) una è quella riguardante il provvedimento disciplinare, il più grave è proprio quello della
radiazione;
2) l'altra è quella dell'incompatibilità ambientale= simpatie e antipatie che possono compromettere
l'imparzialità, in cui interviene il Csm che sposta il giudice per comprovate motivazioni.

Si parla di indipendenza del magistrato, non c'è il riferimento solo al giudice come negli art. precedenti,
vengono quindi ricompresi anche i pubblici ministeri.

Articoli che affermano una forte indipendenza del pubblico ministero: ART. 109 “ L'autorità
giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. “

L’articolo 109 Cost. statuendo che l’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria,
indica un obiettivo il cui raggiungimento sarebbe in maniera inevitabile compromesso se al potere
esecutivo fosse dato interferire, grazie alla sopraordinazione goduta sugli apparati di polizia, nell’attività
investigativa del pubblico ministero.
L'autorità giudiziaria include sia i pubblici ministeri sia i giudici, quando questa norma fu scritta esisteva
ancora l'ordinamento processuale durato fino al 24 ottobre del 1989 che tra i soggetti investigatori
includeva anche il così detto giudice istruttore che aveva poteri che oggi sono finiti nelle mani del pm.
Allora aveva un senso usare il termine autorità giudiziaria perchè si doveva includere anche il giudice
istruttore, oggi se si dovesse riscrivere l'articolo si scriverebbe solo pm. La polizia giudiziaria non esiste
in quanto organo come la polizia di stato o i Carabinieri, è una funzione esercitata dalle polizie che
dipendono dall'esecutivo. Le varie polizie prestano il loro compito ma dipendendo dall'esecutivo questo
avrebbe possibilità di influenzare l'attività d'indaginecon tale art. si vuole garantire che il magistrato
penale ovvero il pm abbia sempre qualcuno a cui dare ordini e non trovi una funzione sguarnita di
personale.

Altro versante su cui l'art. 109 ha delle ripercussioni importanti cioè l'avvio all'indagine preliminare
differenza tra codice previgente e attuale, nel previgente c'era una mini fase iniziale dell'indagine detta
pre-istruttoria in cui la polizia giudiziaria di fatto istruiva già il caso e in un articolato rapporto presentava
le conclusioni al magistrato che tendeva nel dibattimento a confermarle; soluzione odierna è stata
quella di riduzione dei tempi della polizia giudiziaria di iniziativa autonoma, dopo di ché dovrà
trasmettere la notizia al pm, potrà poi continuare l'indagine a seconda della decisione del pm. Articolo
che quindi va collegato con l'art. 56 che riguarda l'organizzazione dell'attività di polizia e l'art.347 per
quel che riguarda le attività di iniziativa autonoma che sono state molto ridotte.

ART. 111

“La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. ( comma 1)

Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un
giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata. ( comma 2)

Nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve
tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo
carico; disponga del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa; abbia la
facoltà, davanti al giudice, di interrogare o far interrogare le persone che rendono dichiarazioni
a suo carico, di ottenere la convocazione e l’interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse
condizioni dell’accusa e l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore; sia assistita da
un interprete se non comprende o non parla la lingua impiegata nel processo. ( comma 3)

Il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio nella formazione della prova. La
colpevolezza dell’imputato non può essere provata sulla base di dichiarazioni rese da chi, per
libera scelta, si è sempre volontariamente sottratto all’interrogatorio da parte dell’imputato o del
suo difensore. ( comma 4)

La legge regola i casi in cui la formazione della prova non ha luogo in contraddittorio per
consenso dell’imputato o per accertata impossibilità di natura oggettiva o per effetto di provata
condotta illecita. ( comma 5)

Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati. ( comma 6)

Contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi
giurisdizionali ordinari o speciali, è sempre ammesso il ricorso in Cassazione per violazione di
legge. Si può derogare a tale norma soltanto per le sentenze dei tribunali militari in tempo di
guerra. ( comma 7)

Contro le decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei conti il ricorso in cassazione è
ammesso solo per i soli motivi inerenti la giurisdizione.” ( comma 8)

Comma 1: questo comma è stato inserito dalla L. cost. 2\1999. La formula “giusto processo” è ripresa
dall’art. 6 CEDU e dall’art. 14 Patti internazionali sui diritti civili e politici. Il legislatore ha però evitato di
riprendere alla lettera l’art. 6 CEDU e l’art. 14 Patti internazionali sui diritti civili e politici, epurando
queste disposizioni dalle situazioni già presenti nella nostra Carta fondamentale: in particolare, sono
state eliminate le parti riguardanti la pubblicità del processo, le impugnazioni e la persona offesa dal
reato (molto tutelata a livello internazionale) si verifica così una disparità di garanzie tra i principi della
Costituzione, della CEDU e dei Patti, anche se le nostre leggi devono essere conformi non solo alla
Carta fondamentale, ma anche alle norme sovranazionali! Questa disparità potrebbe dare luogo a delle
problematiche: il singolo processo, infatti, può essere sottoposto alla Corte europea dei diritti dell’uomo,
che può dimostrare il mancato rispetto delle norme della CEDU L’art. 111 Cost. si apre con
un’espressa e generale riserva di legge in materia processuale penale. Rispetto al testo originale, in
questa disposizione sono stati eliminati i riferimenti all’oralità e all’immediatezza del processo penale.

Comma 2: qui si afferma che deve esserci contraddittorio tra le parti. Il contraddittorio è il principio più
importante del nostro sistema processuale penale; è, inoltre, considerato il metodo migliore per cercare
una verità il più possibile simile alla realtà. La disposizione in esame contiene due diversi tipi di
contraddittorio:

a) contradditorio debole, comma 2: il contraddittorio debole è inteso come intervento dialettico delle
parti che partecipano al processo. L’intervento delle parti avviene in condizioni di parità davanti a un
giudice terzo e imparziale. La legge assicura la ragionevole durata del processo dopo l’esercizio
dell’azione penale. Quanto enunciato in questo comma ha valore di principio;

b) dal comma 3 in poi: il principio diventa una vera e propria regola, perché si fa riferimento
esclusivamente al processo penale. In questo comma si enunciano le regole del giusto processo,
riprese poi all’interno del c. p. p.

Comma 4: afferma che il processo penale è regolato dal principio del contraddittorio per la formazione
della prova qui si parla di contraddittorio in senso forte, inteso come migliore metodo di accertamento.
L’uso del contraddittorio è requisito di formalità del processo: al contraddittorio partecipano le parti, che
sollecitano il testimone mediante la cross examination, davanti a un giudice terzo e imparziale. Sono
ammesse anche prove documentali, a disposizione delle parti; queste hanno il diritto di presentare
prove a favore della propria richiesta finale al giudice. Questo comma procede poi enunciando una
regola che restringe l’ambito di applicazione del contraddittorio, presente anche nel c. p. p.: si tratta di
un precetto unilaterale a favore dell’imputato in questo caso il testimone dell’accusa decide, per libera
scelta, di non rispondere alle domande del difensore dell’imputato, perciò le sue dichiarazioni non
potranno essere utilizzate.

Comma 5: qui si deroga al principio del contraddittorio per la formazione della prova in particolari
situazioni, costituzionalmente individuate nel 1992, la Corte Costituzionale ha introdotto nel nostro
ordinamento, con le sentenze 252\1992 e 254\1992, il principio di non dispersione delle prove: questo
principio è stato poi ripreso e introdotto nel nuovo testo dell’art. 111 Cost. Casi in cui le prove non si
formano in contraddittorio:

a) con il consenso dell’imputato: ATTO VOLONTARISTICO l’imputato, nell’udienza preliminare, ha


il diritto di chiedere al giudice di svolgere il processo con rito abbreviato oppure con patteggiamento.
RITO ABBREVIATO: rito che si instaura sulla base della mera dichiarazione di volontà dell’imputato, è
consentito chiederlo solo all’imputato.

b) per accertata impossibilità di natura oggettiva: ( soggetto esercita diritto al silenzio o in caso di
morte ) es.: il P. M svolge le indagini, raccoglie degli elementi di prova ed esercita l’azione penale. Si
arriva al dibattimento, il P. M cita i suoi testimoni: ma se quello più importante muore, che si fa? Le
dichiarazioni che il testimone ha reso nel corso delle indagini preliminari possono essere introdotte nel
dibattimento: il sistema non può perdere dati importanti;

c) per effetti di provata condotta illecita: come interferenza sul comportamento di un testimone
( violenza, minaccia) es.: nel corso delle indagini preliminari il P. M ascolta un testimone chiave, che
accusa l’imputato e, in seguito, esercita l’azione penale. Nel corso del dibattimento il testimone in
questione dichiara il contrario, perché è stato minacciato dall’imputato o da persone a lui vicine ci
troviamo di fronte a una provata condotta illecita, perché si può dimostrare che il testimone è stato
minacciato: dunque, nel dibattimento saranno introdotte le dichiarazioni rese nel corso delle indagini
preliminari.

Comma 7: qui si fa riferimento alla Corte di Cassazione, presso la quale si possono impugnare i
provvedimenti limitativi della libertà personale soltanto per violazione di legge.

ART 112 COST. “Il Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale.”
Questa è una disposizione fondamentale, poiché enuncia il principio dell’obbligatorietà dell’azione
penale nel nostro sistema esiste la figura del P. M, che ha l’obbligo di esercitare l’azione penale,
funzione da sempre contestata (la disposizione risale, infatti, al 1948, quando era vigente un sistema
processuale differente). Questo principio non implica l’obbligo per il P.M di esercitare l’azione penale
ogni volta sia raggiunto da una notizia di reato si vuole infatti evitare l’instaurazione di un processo
superfluo. Di conseguenza, il P.M ha l’obbligo di esercitare l’azione penale quando, all’esito delle
indagini preliminari, emergano elementi di prova a sostegno dell’accusa. Ricevuta la notizia criminis, il
P. M svolge le indagini preliminari e, al termine, decide se esercitare l’azione penale. In un processo
penale come il nostro, la tutela dell’azione penale deve passare per il controllo dell’azione e
dell’inazione (= richiesta di archiviazione) si avrà, allora, il rinvio a giudizio, il cui controllo è esercitato
dal G.U. P, oppure la richiesta di archiviazione, il cui controllo è esercitato dal G.I.P.: sia il G.U.P, sia il
G.I.P valutano gli elementi raccolti dal P. M nel corso delle indagini preliminari. L’obbligatorietà
dell’azione penale ha un’altra accezione: le indagini preliminari condotte dal P. M devono essere
tendenzialmente complete. Il P. M deve dunque raccogliere tutti gli elementi di prova necessari, anche
a favore dell’imputato.

ART. 112.

“Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale”.

PRINCIPIO DELL’OBBLIGATORIETA' DELL'AZIONE PENALE

Un peso assorbente riveste il canone dell’obbligatorietà dell’azione penale. Secondo un consolido


indirizzo della corte costituzionale il principio in discorso, risolvendosi nella proiezione processuale del
diritto di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge penale, postula necessariamente l’indipendenza
dagli altri poteri dell’organo a cui l’azione stessa è demandata, tanto più che esso non fa valere
interessi particolari ma agisce nell’interesse all’osservanza della legge. Al riguardo a vigilare sul
corretto, puntuale ed uniforme esercizio dell’azione penale è posto il Procuratore della Repubblica. Un
potere di controllo spetta anche al procuratore generale presso la corte di appello. Tra l’altro la corte
costituzionale ha riaffermato ( sentenza n. 420 del 1995) che l’indipendenza non tollera interferenze
esterne, non solo nel momento in cui il PM decide in ordine all’esercizio dell’azione penale, ma pure nel
corso della fase anteriore delle indagini preliminari. Allo stato, il PM risponde del suo operato solo di
fronte alla legge, godendo delle stesse garanzie attribuite al giudice circa il reclutamento, l’inamovibilità
dalla sede e la soggezione al potere di controllo del CSM. Del resto, sul piano ordina mentale, i
magistrati del pubblico ministero sono accomunati ai “giudici dei tribunali e delle corti”
nell’appartenenza all’ordine giudiziario. Nondimeno il d.lgs 160/2006 dopo aver ribadito che il
conferimento delle funzioni giudicanti e requirenti avviene all’esito di un concorso unitario, contempla
diverse misure intese a rafforzare la distinzione delle funzioni.

Il pubblico ministero appartiene alla c.d magistratura requirente , nel giudizio penale egli riveste la
qualifica di parte processuale che contribuisce alla formazione della prova nel contraddittorio ( articolo
111 comma 4 Cost.)
Esercitare l'azione penale= il pubblico ministero di fronte ad ogni notizia di reato deve attivarsi, non
esercitando l'azione penale ma avviando un'indagine, solo alla fine dell'indagine la cui finalità è stabilire
se sia possibile formulare un'accusa che abbia un minimo di fondamento può quindi esercitare l'azione
penale. Discrezionalità pone un problema politico, nei paesi in cui c'è dipendenza del pm dal potere
esecutivo si trova anche la discrezionalità dell'azione penale, in Italia invece non è così, è stata scelta
l'obbligatorietà, esistono delle eccezioni ovvero casi in cui la notizia di reato a querela di parte non
porta obbligatoriamente all'azione penale, la mancanza di querela fa sì che non si possa agire
penalmente. Legge di marzo 2015 introduce la possibilità di archiviazione dell'azione penale:tra i casi di
possibile archiviazione contraddice l'obbligatorietà SPECIALE TENUITA' DEL FATTO formalmente è
reato ( ad es. furto di cose di poco valore) il pm può chiedere al giudice l'archiviazione quindi la
negazione dell'esercizio dell'azione penale. Il fatto che il pm è obbligato non significa che sia l'unico
soggetto che può esercitare l'azione penale, sarebbe compatibile il potere di agire in giudizio a
condizione che il pm possa comunque esercitarla ordinamenti che ammettono l'azione penale del
privato. L'Italia si caratterizza per l'esclusività di tale esercizio.

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