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GLI ATTI

Atto del procedimento penale= atto compiuto da uno dei soggetti del procedimento, finalizzato alla pronuncia di un
provvedimento penale. Vi rientrano gli atti delle indagini preliminari, gli atti dell’udienza preliminare e quelli del
giudizio. Atto è sia attività compiuta dal soggetto che il risultato di tale attività.
Il primo atto del procedimento penale è quello che segue la ricezione della notizia di reato da parte della polizia
giudiziaria o del pm.
Gli atti più importanti hanno una forma vincolata: il secondo libro prevede, infatti, i modelli legali che sono prefissati
in via generale. Nei libri successivi ci sono modelli legali speciali che sono previsti per singoli tipi di atti. Il rispetto
delle forme legali è una delle garanzie poste a tutela dei soggetti.
Quando il codice non impone una forma vincolata, gli atti sono a forma libera: ad es., tutti gli atti del giudice, ad
eccezione di sentenza, ordinanza e decreto, sono adottati senza formalità.
Gli atti del procedimento sono compiuti in lingua italiana. Il cittadino italiano che appartenga ad una minoranza
linguistica può richiedere di essere interrogato o esaminato nella madre lingua e che il verbale venga redatto in tale
lingua.
La sottoscrizione avviene per mano del soggetto, alla fine dell’atto; non è valida la sottoscrizione apposta con mezzi
meccanici o segni diversi dalla scrittura.
Ex art 111, quando la legge richiede la data di un atto, sono indicati il giorno, il mese, l’anno e il luogo in cui l’atto è
compiuto. Se l’indicazione della data è prevista a pena di nullità, questa si verifica solo nel caso in cui la data non
possa comunque stabilirsi con certezza in base agli elementi contenuti nell’atto o in quelli connessi.
Art 116 durante il procedimento e dopo la sua definizione chiunque vi abbia interesse può ottenere il rilascio a proprie
spese di copie, estratti o certificati di singoli atti. Il rilascio avviene su autorizzazione, salvo che la legge ne
riconosca espressamente al richiedente il diritto di rilascio. L’autorizzazione è disposta dal pm o dal giudice.
Il rilascio non può essere autorizzato quando l’atto è coperto da segreto investigativo: poiché il deposito dell’atto in
favore del difensore fa cadere il segreto investigativo, non è necessaria un’apposita autorizzazione in favore del
difensore per l’estrazione della copia degli atti depositati in suo favore. Diverso dal segreto investigativo è il divieto di
pubblicazione: il rilascio, infatti, non fa venir meno il divieto di pubblicazione.
Richiesta di copie da parte del pm: Ex art 117, il pm può chiedere personalmente all’autorità giudiziaria competente
copie di atti relativi ad altri procedimenti penali e informazioni scritte sul loro contenuto (funzionale a svolgere
indagini); tale potere opera nei casi in cui non scatti il coordinamento tra le indagini che si verifica in caso di indagini
collegate. L’autorità giudiziaria provvede senza ritardo e, se rigetta la domanda, deve farlo con decreto motivato
contro il quale non è previsto rimedio processuale – il proc.nazionale antimafia e antiterrorismo può accedere alle
banche dati.
Richiesta di copie da parte del Ministro dell’interno: Anche il ministro dell’interno può chiedere, personalmente o
per mezzo di un ufficiale di polizia giudiziaria o del personale della direzione investigativa antimafia, una copia degli
atti ed informazioni attinenti al procedimento penale. Il potere è concesso al fine di prevenire i delitti per i quali è
obbligatorio l’arresto in flagranza. L’autorità giudiziaria provvede senza ritardo e, se rigetta la domanda, deve farlo
con decreto motivato. Il pres. del cons. può chiedere copie di atti del proc.penale che sono indispensabili per il sistema
di informazioni per la sicurezza.
Partecipazione del sordo, muto e sordomuto agli atti: Ex art 119 quando un sordo, un muto o un sordomuto vuole o
deve dare dichiarazioni, al sordo si presentano per iscritto le domande, gli avvertimenti, le ammonizioni ed egli
risponde oralmente; al muto si fanno oralmente le domande, e gli risponde per iscritto; al sordomuto si presentano per
iscritto le domande ed egli risponde per iscritto.
Testimoni ad atti del procedimento: Il codice prevede che determinate persone possano assistere ad atti del
procedimento penale, in quanto persone di fiducia di uno dei soggetti interessati dal relativo atto, del quale
garantiscono la regolarità e sul quale possono essere chiamate a testimoniare. Sono definiti “testimoni ad atti del
procedimento”. Non possono intervenire come testimoni di atti:
a. I minori di anni 14 e le persone palesemente affette da infermità di mente o in stato di manifesta ubriachezza o di
intossicazione da sostanze stupefacenti o psicotrope
b. Le persone sottoposte a misure di sicurezza detentive o misure di prevenzione.
Obbligo di osservanza delle norme processuali: L’art. 124 impone di osservare le norme stabilite nel codice
(richiamo art.111 Cost= principio di legalità processuale) anche quando l’inosservanza non comporti nullità o altra
sanzione processuale.
Gli atti del giudice
• Sentenza —> atto con cui il giudice adempie al dovere di decidere, che gli è posto a seguito dell’esercizio
dell’azione penale; esaurisce una fase o un grado del processo; con essa il giudice si spoglia del caso. Deve essere
sempre motivata, cioè deve dare conto del percorso logico seguito dal giudice per giungere alla decisione.

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• Ordinanza —> provvedimento con cui il giudice risolve singole questioni, senza definire il procedimento (es.
accoglimento domanda di ammissione del mezzo di prova). L’ordinanza deve essere motivata a pena di nullità e, di
regola, è revocabile dal giudice
• Decreto —> “ordine” dato dal giudice; deve essere motivato soltanto se la legge lo precisa espressamente
Singole norme prescrivono quando il provvedimento del giudice deve avere la forma del decreto o dell’ordinanza: è
difficile enunciare un criterio generale di distinzione. In linea di massima, l’ordinanza è emessa dopo che si è svolto il
contraddittorio fra le parti; il decreto è pronunciato in assenza dello stesso. Il decreto può essere emesso anche dal pm
in tutti i casi previsti dal codice (es. sequestro corpo del reato).
Immediata declaratoria di determinate cause di non punibilità: dal momento che il proc.pen. coinvolge diritti di
libertà che sono indisponibili, l’obbligo del giudice di decidere non è rilasciato all’esclusiva iniziativa di parte.
Art 129= pone la regola secondo cui il giudice ha l’obbligo di dichiarare immediatamente d’ufficio determinate cause
di non punibilità:
A. Il fatto non sussiste
B. L’imputato non lo ha commesso
C. Il fatto non costituisce reato
D. Il fatto non è previsto dalla legge come reato
E. Il reato è estinto
F. Manca una condizione di procedibilità
Immediata declaratoria in ogni stato e grado del processo: La pronuncia del giudice deve intervenire in ogni stato e
grado del processo; l’obbligo è limitato da norme speciali che regolano la fase o il grado.
Il comma 2 stabilisce una gerarchia tra le formule: quando esiste una causa di estinzione del reato e risulta evidente
dagli atti la non responsabilità penale dell’imputato, il giudice deve dare la preferenza a questo tipo di pronuncia
(sentenza di assoluzione o sentenza di non luogo a procedere).
Art 130= prevede la procedura di correzione degli errori materiali. Sono richiesti almeno 4 requisiti
I. Sono oggetto di correzione solo gli atti del giudice riferibili al modello delle sentenze, ordinanze e del decreto
II. L’errore non deve essere causa di nullità
III. L’errore deve essere materiale (difformità tra il pensiero del giudice e la formulazione esteriore; omissione relativa ad un
comando che dipende in maniera automatica dalla legge)
IV. L’eliminazione dell’errore non deve comportare una modifica essenziale dell’atto.
Il procedimento si svolge in camera di consiglio secondo le forme dell’art. 127. La competenza spetta al giudice
autore dell’atto, mentre nelle impugnazioni spetta al giudice ad quem. L’iniziativa spetta al giudice, oppure su
richiesta di parte (pm o parte interessata); l’ordinanza che contiene la correzione deve essere annotata sull’originale
dell’atto.
Poteri coercitivi del giudice: Al giudice spettano poteri coercitivi nell’esercizio delle sue funzioni (sicuro e ordinato
compimento degli atti ai quali procede) - possibilità di ottenere comportamenti anche contro la volontà delle parti. Il
giudice può chiedere l’intervento della polizia giudiziaria o, se necessario, della forza pubblica.
Rientra tra gli atti coercitivi l’accompagnamento coattivo (artt. 132-133), che consiste in una restrizione della libertà
personale, e può essere disposto solo nei casi previsti dalla legge. Destinatari del provvedimento possono essere
l’imputato (o indagato) e le altre persone indicate dall’art. 133: perito, testimone, consulente tecnico, interprete,
custode di cose sequestrate.
Il potere del giudice concerne i procedimenti per qualsiasi tipo di reato, anche di minima entità.
Tuttavia, l’accompagnamento non può diventare una misura cautelare camuffata, in quanto i due istituti hanno finalità
e presupposti diversi. L’accompagnamento adempie allo scopo di condurre una persona davanti al giudice per rendere
possibile l’acquisizione di un contributo probatorio; la misura cautelare tende a far fronte al pericolo di inquinamento
delle prove, di pericolo di fuga o di reiterazione del reato.
La persona sottoposta ad accompagnamento non può essere tenuta a disposizione oltre il compimento dell’atto
previsto e quelli consequenziali; in ogni caso la persona non può essere trattenuta oltre le 24h. Di norma,
l’accompagnamento è preceduto da un invito a presentarsi o da una citazione, che sono però rimaste senza effetto. Le
persone diverse dall’imputato che omettono di comparire senza addurre un legittimo impedimento possono essere
condannate al pagamento di una somma di denaro.
Gli atti delle parti
Nel libro secondo si limita ad enunciare due soli modelli generali di atti delle parti; dal libro 5 in poi, invece, sono
previsti anche altri tipi di atti, che hanno però un rilievo inferiore, come ad esempio le conclusioni.
- Richieste —> ogni domanda che le parti rivolgono al giudice al fine di ottenere una decisione. Il giudice deve
provvedere senza ritardi e comunque entro 15 giorni, salvo specifiche disposizioni di legge; se non adempie la parte
può presentare istanza formale: il giudice dovrà decidere entro 30 giorni, se non lo fa possono ricorrere gli estremi
per il diniego di giustizia

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- Memorie —> hanno un contenuto meramente argomentativo teso ad illustrare questioni in fatto o in diritto
Nella parte dinamica sono previsti molti altri tipi di atti.
Procedimento in camera di consiglio
L’espressione camera di consiglio serve ad indicare due situazioni diverse
1. Ex art 125 comma 4, il giudice delibera in segreto i propri provvedimenti in camera di consiglio
2. l’art 127 disciplina il modello generale: la modalità di svolgimento di un’attività giurisdizionale, alla quale le parti
e le altre persone interessate hanno il diritto di partecipare.
Il procedimento presenta due caratteristiche: l’assenza del pubblico e la partecipazione solo facoltativa delle parti,
delle persone interessate e dei loro difensori.
Si tratta di una procedura semplificata che il codice impone tutte le volte in cui occorre adottare una decisione in
tempi rapidi. Nel modello ordinario del procedimento, l’atto iniziale è il decreto di fissazione dell’udienza. Alle parti,
agli interessati e ai loro difensori è dato avviso della data fissata almeno 10 giorni prima dell’udienza (a pena di
nullità). Fino a 5 giorni prima dell’udienza gli interessati possono presentare memorie.
All’udienza il contraddittorio è solo eventuale, perché la partecipazione è facoltativa. Il giudice ha comunque
l’obbligo di ascoltare, a pena di nullità, tutti coloro che intervengono all’udienza.
Il provvedimento conclusivo della procedura camerale assume, di regola, la forma dell’ordinanza, impugnabile
mediante ricorso per cassazione.
La procedura in camera di consiglio non viene osservata quando il giudice emette un provvedimento senza formalità.
Documentazione degli atti: Gli atti del procedimento penale devono essere documentati affinché se ne possa
conservare traccia. Il codice prevede che a tale documentazione si provveda mediante verbale redatto dall’ausiliario
che assiste il giudice il pm. Ex art 136 il verbale contiene la menzione del luogo, dell’anno, del mese, del giorno e
dell’ora in cui è cominciato e chiuso, le generalità delle persone intervenute, la descrizione di quanto l’ausiliario ha
detto o ha constatato, o di quanto è avvenuto in sua presenza nonché delle dichiarazioni ricevute da lui o da altro
pubblico ufficiale che egli assiste.
Il verbale non costituisce una fonte di prova, ma ha solo la funzione di documentare gli atti e di attestare quello che è
avvenuto in presenza dell’ausiliario. Il giudice, quindi, rimane libero di valutare il significato probatorio del contenuto
del verbale.
La documentazione può essere effettuata con 3 modalità differenti:
i. verbale in forma integrale —> in dibattimento, di regola, il verbale deve essere redatto in forma integrale.
ii. Verbale in forma riassuntiva con riproduzione fonografica —> spetta al giudice verificare che si sia riprodotta
nell’originaria genuina espressione, la parte essenziale delle dichiarazioni. Riassuntivo, quindi, significa
sommaria esposizione degli elementi extra-dichiarativi.
iii. verbale in forma riassuntiva senza riproduzione fonografica —>si effettua quando vi sia una contingente
indisponibilità di strumenti di riproduzione o di ausiliari tecnici; o quando gli atti hanno contenuto semplice o di
poca rilevanza
La riproduzione audiovisiva è prevista in 3 situazioni distinte e si aggiunge alle predette modalità:
a. È discrezionale quando l’autorità ritiene insufficienti le modalità di documentazione ordinarie e, viceversa, ritiene
assolutamente indispensabile la riproduzione audiovisiva
b. È consentita anche quando non è assolutamente indispensabile, quando si tratta di dichiarazioni rese dalla persona
in condizioni di particolare vulnerabilità
c. È obbligatoria, in alternativa alla riproduzione soltanto fonografica, e comunque a pena di inutilizzabilità, quando,
al di fuori dell’udienza, si deve svolgere l’interrogatorio di una persona detenuta —> si vuole garantire l’assenza
di condizionamenti, data la situazione di detenzione in cui si trova la persona interrogata.
La notificazione
La notificazione è lo strumento previsto dalla legge per rendere noto al destinatario un atto del procedimento, in modo
che questi possa esercitare i propri diritti o adempiere ai propri doveri); di regola essa è eseguita mediante la consegna,
al destinatario, di una copia dell’atto stesso.
L’organo che esegue la notificazione è generalmente l’ufficiale giudiziario; in casi eccezionali può essere svolta dalla
polizia penitenziaria o giudiziaria. Di regola l’atto è notificato per intero mediante consegna dell’atto da parte
dell’ufficiale giudiziario; esistono forme equipollenti:
- consegna della copia dell’atto all’interessato da parte della cancelleria
- Lettura dei provvedimenti e degli avvisi dati verbalmente dal giudice agli interessati che siano presenti
Il codice cerca di contemperare due esigenze contrastanti – la conoscenza effettiva del destinatario e la celerità degli
adempimenti – mediante una disciplina minuziosa, che prevede una serie di formalità, con la presunzione che, una
volta compiute, il soggetto ne abbia avuto conoscenza.
Quando la notifica non può essere eseguita in mani proprie del destinatario, l’atto è consegnato in busta sigillata, ad
es., al portiere (tutela della riservatezza)
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Relazione di notificazione: Della consegna dell’atto è redatto un verbale, che viene chiamato relazione di
notificazione. L’ufficiale giudiziario scrive, in calce all’originale e alla copia notificata, la relazione in cui indica
l’autorità o la parte privata richiedente, le ricerche effettuata, le generalità della persona alla quale è stata consegnata
la copia, i suoi rapporti con il destinatario, le funzioni o le mansioni da essa svolte, il luogo e la data della consegna
della copia, apponendo la propria sottoscrizione (art 168).
Il verbale è destinato a far prova di quanto il pubblico ufficiale ha compiuto e dei fatti da lui constatati. La
notificazione produce effetto per ciascun destinatario dal giorno della sua esecuzione.
Soggetti legittimati a disporre le notificazioni: Art 148 comma 2bis= l’autorità giudiziaria può disporre che le
notificazioni o gli avvisi ai difensori siano eseguiti con mezzi tecnici idonei (es. fax)
Notificazioni disposte dal giudice: In casi di urgenza, il giudice può disporre, anche d’ufficio, che le notificazioni alle
persone diverse dall’imputato siano effettuate a mezzo del telefono. L’art 150 prevede la possibilità che siano disposte
forme atipiche di notificazione alle persone diverse dall’imputato; si tratta di una clausola aperta; è necessario un
decreto motivato del giudice, che dia atto dell’adeguatezza dei mezzi impiegati.
Notificazioni disposte dal pm: Le notificazioni di atti del pm sono eseguite dall’ufficiale giudiziario, o dalla polizia
giudiziaria, ma nei soli casi di atti di indagini o provvedimenti che la stessa è delegata a compiere o tenuta ad eseguire.
Sono previste due forme equipollenti alle modalità ordinarie:
• Consegna della copia dell’atto da parte della segreteria
• Lettura di provvedimenti e avvisi in presenza degli interessati
Notificazioni chieste dalle parti private: Le parti private possono effettuare le notificazioni di loro interesse secondo
le regole ordinarie, oppure avvalersi di una modalità semplificata —> invio di copia dell’ano da parte del difensore
mediante lettere raccomandata con avviso di ricevimento.
Destinatari delle notificazioni
Le notificazioni al pm sono eseguite nel modo ordinario o anche direttamente dalle parti mediante consegna di copia
dell’atto alla segreteria, così come gli atti e i provvedimenti del giudice, a cura della cancelleria. Il pm annota
sull’originale la eseguita consegna e la data in cui è avvenuta.
Anche le notificazioni al difensore possono essere eseguite nel modo ordinario. Tuttavia, una forma semplificata di
notificazione può essere disposta dal giudice o dal pm —> art 148 comma 2bis= l’autorità giudiziaria può disporre che
le notificazioni o gli avvisi ai difensori siano eseguiti con mezzi tecnici idonei.
Le notificazioni all’imputato detenuto sono eseguite nel luogo di detenzione mediante consegna di copia dell’atto alla
persona. Se questa rifiuta la consegna, se ne fa menzione nella relazione di notificazione e la copia è consegnata al
direttore dell’istituto.
Per quanto riguarda la notificazione all’imputato non detenuto, il codice distingue tra dichiarazione ed elezione di
domicilio
i. Dichiarazione —> indicare il luogo, ove l’imputato abita o lavora, nel quale gli saranno notificati gli atti.
ii. Elezione —> comporta l’indicazione di un domiciliatario, cioè una persona differente dall’imputato che viene da
lui scelta per ricevere copia dell’atto da notificare
L’imputato viene avvisato a pena di nullità che in caso di rifiuto della dichiarazione/elezione o omissione del loro
mutamento gli atti verranno notificati al difensore. Il domicilio eletto o dichiarato, e ogni loro mutamento, devono
essere comunicati dall’imputato all’autorità che procede. Finché l’autorità non riceve la comunicazione, sono valide le
notificazioni disposte nel domicilio precedentemente dichiarato o eletto.
Prima notificazione all’imputato non detenuto: Nel caso non sia stato possibile invitare l’imputato a dichiarare o
eleggere il domicilio, la disciplina è distinta a seconda che si tratti di prima o successiva notificazione.
Di regola la prima notificazione è eseguita mediante consegna di copia alla persona. Se non è possibile, la
notificazione avviene nel luogo in cui l’imputato è reperibile (abitazione, luogo di lavoro; se non conosciuti, dove
l’imputato ha temporanea dimora o recapito). La consegna può essere effettuata anche ad una persona convivente con
l’imputato o anche al portiere.
Se non è possibile effettuare la consegna a queste persone, si procede con una nuova ricerca (secondo accesso): in
caso di esito negativo, la notificazione è effettuata mediante deposito dell’atto nella casa comunale di abituale
residenza o lavoro, con affissione dell’avviso di deposito alla porta. L’avvenuto deposito è comunicato all’indagato
mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
Decreto di irreperibilità: Il codice prevede l’ipotesi in cui non sia comunque possibile effettuare la notificazione
perché l’imputato non è reperibile; il giudice o il pm devono disporre nuove ricerche nel luogo di nascita, di ultima
residenza anagrafica o dimora e negli altri luoghi indicati dall’art. 159. Se le ricerche hanno esito negativo, il giudice o
il pm emettono un decreto di irreperibilità —> viene designato un difensore all’imputato che ne sia privo e viene
ordinato che le notificazioni siano eseguite mediante consegna di copia al difensore, che rappresenta l’irreperibile.

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È comunque necessaria una verifica costante dell’attualità dell’irreperibilità: il decreto, infatti, cessa di avere efficacia
al termine della fase o del grado di merito. Ogni volta che il decreto perde efficacia devono essere disposte nuove
ricerche.
Successive notificazioni all’imputato non detenuto: di regola le successive notificazioni sono eseguite in relazione
all’esito della prima notificazione. Quando l’imputato nomina un difensore di fiducia, le successive notificazioni
vengono eseguite tramite consegna al difensore, che può dichiarare immediatamente di non accettare la notificazione –
in questo caso le notificazioni devono essere effettuate nella forma ordinaria; se il difensore non rende immediata
dichiarazione, la notifica è corretta.
Per la notificazione dell’imputato all’estero, il giudice o il pm inviano una raccomandata con l’indicazione
dell’autorità procedente, del titolo del reato, della data e del luogo del fatto, invitando il soggetto a dichiarare o
eleggere domicilio nel territorio dello stato entro il termine di 30 giorni. In mancanza di elezione del domicilio, le
successive notificazioni devono essere effettuate mediante consegna al difensore.
Le notificazioni alla persona offesa, alla parte civile, al responsabile civile, al civilmente obbligato per la pena
pecuniaria e agli altri soggetti sono eseguite con le modalità della prima notificazione all’imputato non detenuto. In
caso di pluralità di persone offese, se risulta difficile la notificazione secondo le modalità ordinarie (numero elevato di
soggetti o impossibilità di identificazione), il pm o il giudice possono disporre che la notificazione sia eseguita
mediante annunzi pubblici.
Le notificazioni alla persona offesa, alla parte civile e al civilmente obbligato già costituiti in giudizio sono eseguite
presso i difensori; le notificazioni all’imputato interdetto o infermo di mente sono eseguite con le modalità ordinarie,
ma vendono effettuate anche presso il tutore e il curatore.
Nullità delle notificazioni: Si arriva alla nullità della notificazione quando non siano state osservate determinate
formalità prescritte dalla legge (scopo= ridurre il più possibile lo scarto tra la conoscenza legale e la conoscenza reale)
È possibile effettuare anche notificazioni telematiche (pec); l’ambito di applicazione è limitato in relazione agli uffici
giudiziari autorizzati, ai destinatari degli atti da notificare e alla tipologia delle comunicazioni.
Per quanto riguarda gli uffici giudiziari autorizzati, questi sono:
- corti d’appello
- Procure generali delle corti d’appello
- Tribunali e rispettive procure della repubblica
Gli altri uffici giudiziari possono disporre notificazioni a mezzo PEC soltanto a seguito di un decreto ministeriale che
li individui, con decorrenza dal 15°giorno da quello successivo alla pubblicazione in GU.
Il destinatario deve essere un soggetto diverso dall’imputato e che per legge sia tenuto ad avere un indirizzo PEC
(generalmente è il difensore)
Possono essere notificati telematicamente:
• Notifiche e avvisi da parte dell’autorità giudiziaria al difensore con mezzi tecnici idonei
• Avvisi e comunicazioni urgenti disposti dal giudice
• Comunicazioni disposte dal giudice a persone diverse degli imputati
• Comunicazioni del pm
Il sistema di notifiche penali rende necessaria la stampa cartacea del report (artefatto), in cui sono contenuti i dati
relativi all’esito dell’operazione e dal quale si possono ricavare gli elementi per la verifica della sua correttezza. Se la
trasmissione via PEC non va a buon fine per causa imputabile al destinatario, la notifica è depositata in cancelleria e
il difensore può estrarne copia. Se non va a buon fine per causa non imputabile al destinatario, si procede alla notifica
seguendo le modalità tradizionali.
Le notificazioni possono essere eseguite con il mezzo della posta, nei modi stabiliti dalle norme speciali.
La traduzione degli atti: l’interprete
La materia è regolamentata dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo
1. Diritto dell’accusato di essere informato, nel più breve tempo possibile, in una lingua a lui comprensibile e in modo
dettagliato, della natura e dei motivi dell’accusa elevata a suo carico
2. Il diritto sempre di carattere generale e spettante ad ogni persona che non comprenda o non parli la lingua impiegata in
udienza, di farsi assistere gratuitamente da un interprete
3. Il diritto, spettante specificatamente all’arrestato, di essere informato dei motivi dell’arresto
Art 111 comma 3 cost= L’accusato deve essere assistito da un interprete se non comprende o parla la lingua impiegata
nel processo.
L’autorità procedente, ex art 143bis, deve nominare un interprete quando occorre tradurre uno scritto in lingua
straniera o in un dialetto non facilmente intellegibile o quando la persona che vuole o deve fare una dichiarazione non
conosce la lingua italiana (funzione tradizionale).
Invece, la funzione innovativa dell’istituto è accolta da varie disposizioni, che attribuiscono all’imputato e alla persona
offesa il diritto di farsi assistere da un interprete.
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L’imputato ha il diritto di farsi assistere gratuitamente da un interprete
a. Al fine di comprendere l’accusa contro di lui formulata e di seguire il compimento degli atti e lo svolgimento delle udienze a
cui partecipa
b. Per le comunicazioni con il difensore prima di rendere interrogatorio o al fine di presentare richieste o memorie.
È obbligatorio tradurre per iscritto all’imputato (entro un termine congruo tale da consentire l’esercizio del diritto di
difesa) alcuni atti:
• Informazione di garanzia e sul diritto di difesa
• Provvedimenti che dispongo misure cautelari personali
• L’avviso di conclusione delle indagini preliminari
• Decreti che dispongono l’udienza preliminare e la citazione a giudizio
• Sentenze
Spetta al potere discrezionale dell’autorità procedente far tradurre gli altri atti essenziali. La traduzione è disposta dal
giudice, d’ufficio o su richiesta di parte, con atto motivato, impugnabile unitamente alla sentenza.
Offeso: È obbligatorio nominare un interprete
a. Quando occorre procedere all’audizione della persona offesa
b. Nei casi in cui la stessa intenda partecipare all’udienza e abbia fatto richiesta di essere assistita dall’interprete
c. Quando occorre tradurre in tutto o in parte atti che contengono informazioni utili all’esercizio dei diritti dell’offesa
La traduzione può essere disposta anche in forma orale o per riassunto, se non ne derivi pregiudizio ai diritti
dell’offeso.
Nomina dell’interprete e del traduttore: Con il provvedimento di nomina, l’autorità procedente dispone la
notificazione all’interprete del relativo decreto di citazione. Il conferimento dell’incarico impone all’interprete
l’obbligo di verità e quello di conservare il segreto su tutti gli atti che si compiano per suo mezzo o in sua presenza.
Non può svolgere il ruolo di interprete colui che è incompatibile con il ruolo di testimone; colui che, nel medesimo
procedimento, è stato testimone, perito o consulente tecnico, nonché colui che ha la facoltà di astenersi dal
testimoniare.
La prestazione dell’ufficio è obbligatoria; in caso di mancata presentazione può essere disposto l’accompagnamento
coattivo dell’interprete.
Art 119= fa riferimento al sordo e al muto che non sappiano leggere o scrivere —> la qualità di interprete può essere
assunta eccezionalmente da un prossimo congiunto della persona interessata.
Le cause di invalidità degli atti
L’atto perfetto è quello conforme al modello legale descritto dalla norma (in questo modo può svolgere la funzione
che gli viene assegnata all’interno del procedimento); esso è valido e produce gli effetti giuridici previsti dalla legge. Il
suo valore probatorio è valutato dal giudice, che potrà ritenerlo attendibile o meno.
L’atto che non è conforme al modello legale può essere invalido o meramente irregolare.
È invalido quando la difformità rientra in uno dei 4 casi di invalidità previsti dal codice
1. Decadenza —> comporta l’invalidità dell’atto che sia stato eventualmente compiuto dopo che è scaduto un
termine perentorio
2. Inammissibilità —> impedisce al giudice di esaminare nel merito una richiesta presentata da una parte quando la
richiesta stessa non ha i requisiti previsti dalla legge
3. Nullità —> è un vizio che colpisce l’atto del procedimento che sia stato compiuto senza l’osservanza di
determinate disposizioni stabilite espressamente dalla legge appunto a pena di nullità
4. Inutilizzabilità —>colpisce direttamente il valore probatorio di un atto: il giudice non può basarsi su di esso per
esprimere una decisione
Se la difformità non rientra in una di queste invalidità, l’atto irregolare è valido: il giudice potrà tenerne conto ai fini
della decisione, anche se a volte l’inosservanza delle formalità comporta la difficoltà di valutare il significato
probatorio dell’atto. L’irregolarità comunque può dar luogo all’applicazione di una sanzione disciplinare a carico della
persona colpevole.
Principio di tassatività: Nella materia vige uno stretto principio di tassatività. È dettato specificatamente per la nullità
(art 177) e la decadenza (art 173); tuttavia, esso è desumibile dall’intero sistema delle cause di invalidità.
A) L’ inammissibilità impedisce al giudice di esaminare nel merito una richiesta avanzata da una parte effettiva o
potenziale del procedimento, quando la richiesta non ha i requisiti stabiliti dalla legge a pena di inammissibilità.
È rilevata dal giudice su eccezione di parte o anche d’ufficio; quando la rileva, il giudice dichiara l’inammissibilità
della domanda (con ordinanza o sentenza) e non decide sul merito della stessa. Di regola, il giudice può rilevarla
anche d’ufficio fino a che la sentenza non sia divenuta irrevocabile, eccetto i casi in cui la legge stabilisca un termine
anteriore.

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B) La decadenza denota la perdita del potere di porre in essere un atto a causa del mancato compimento dello stesso
entro un termine perentorio. L’atto eventualmente compiuto dopo la scadenza è invalido. Lo svolgersi del
procedimento prevede una successione di atti, che deve avvenire in un ordine prestabilito; i termini indicano il
momento in cui un atto può o deve essere compiuto→i termini sono definiti perentori o ordinatori in relazione alle
conseguenze che la legge riconduce alla loro inosservanza.
Sono denominati termini perentori quelli che prescrivono il compimento di un atto entro e non oltre un determinato
periodo di tempo; se tale periodo è superato, il soggetto decade dal potere di compierlo validamente. I termini si
considerano posti a pena di decadenza solo quando è stabilito dalla legge.
I termini ordinatori invece sono quelli che fissano il periodo di tempo entro il quale un determinato atto deve essere
compiuto; tuttavia, dal superamento della scadenza non deriva alcuna conseguenza di tipo processuale. Il soggetto che
lo ha compiuto oltre il termine può subire conseguenze di tipo disciplinare.
I termini sono poi distinti in dilatori o acceleratori, in base all’effetto che imprimono sullo svolgersi del procedimento.
I termini dilatori sono quelli con cui si prescrive che un atto non può essere compiuto prima del loro decorso (scopo=
garantire che un soggetto del processo abbia il tempo necessario per prepararsi al compimento di un determinato atto).
I termini sono acceleratori quando la legge prevede il limite temporale entro il quale un determinato atto deve essere
compiuto (scopo=ottenere che il procedimento si svolga in modo celere).
Per quanto riguarda la sanzione processuale, bisogna analizzare due aspetti:
- dal punto di vista soggettivo, il soggetto perde il potere di compiere un atto valido
- Dal punto di vista oggettivo, si fa invece riferimento alla sanzione dall’inammissibilità
La restituzione nel termine è un rimedio di carattere eccezionale, destinato a riassegnare alle parti la possibilità di
esercitare un potere che si era estinto per l’inutile decorso di un termine processuale, previsto a pena di decadenza.
Il codice prevede un istituto di carattere generale e uno di carattere speciale.
Quello di carattere generale permette la restituzione di un termine processuale previsto a pena di decadenza, quando
la parte prova di non averlo potuto osservare per caso fortuito o forza maggiore (art 175 c.1).
Il rimedio speciale è previsto nei confronti del decreto penale di condanna, sul presupposto che l’imputato può aver
avuto conoscenza soltanto presuntiva, e non effettiva, del procedimento e del provvedimento.
La restituzione in termini di tipo generale concerne tutti i termini a pena di decadenza che non sono stati osservati per
caso fortuito o forza maggiore (=eventi naturali o fatti umani, che rappresentano un impedimento non vincibile). Sono
legittimati a chiedere la restituzione in termine il pm, le parti private e i difensori. All’imputato è equiparato
l’indagato. Si ritiene che sia legittimata anche la persona offesa per tutti quei poteri che le sono espressamente
attribuiti. L’onere della prova incombe su chi richiede il beneficio.
Di regola decide sulla restituzione il giudice procedente al momento della richiesta, ma ci sono delle eccezioni:
• prima dell’esercizio dell’azione penale provvede il gip
• dopo che sono stati pronunciati sentenza o decreto di condanna, decide il giudice che sarebbe competente sull’impugnazione o
sull’opposizione
La richiesta deve essere presentata al giudice competente entro 10 giorni dal momento in cui è cessato il fatto
costituente caso fortuito o forza maggiore. Il termine è, invece, di 30 giorni per la restituzione speciale.
La restituzione non può essere concessa più di una volta per ciascuna parte in ciascun grado del procedimento. La
legge non indica le forme che devono essere osservate.; secondo le S.U., il giudice provvede de plano (senza
contraddittorio) a meno che il relativo procedimento incidentale si inserisca in un procedimento principale in corso di
svolgimento con il rito camerale, nel quale caso recepisce le forme del procedimento principale.
L’ordinanza che concede la restituzione deve essere motivata. Il giudice, se occorre, adotta tutti i provvedimenti
necessari per far cessare gli effetti determinati dalla scadenza del termine. L’ordinanza che concede la restituzione può
essere impugnata non autonomamente, ma solo insieme alla sentenza emessa nel relativo procedimento. L’ordinanza
che respinge la restituzione è autonomamente impugnabile: contro di essa può essere proposto ricorso in cassazione.
Restituzione speciale: il decreto penale aggredito con la restituzione speciale deve avere il carattere della
irrevocabilità. Non vi è decreto irrevocabile se il titolo esecutivo non si è formato validamente. Dal punto di vista
soggettivo, la richiesta può essere effettuata dall’imputato e dal suo difensore. Deve essere presentata al giudice
competente entro 30 giorni da quello in cui l’imputato ha avuto conoscenza effettiva del provvedimento: il termine è a
pena di decadenza – è competente il gip.
Una volta presenta la richiesta, il rimedio deve essere concesso, salvo che l’imputato abbia avuto tempestiva
conoscenza del provvedimento e, al tempo stesso, abbia rinunciato volontariamente a proporre opposizione. Se è
accertata una delle due situazioni, il giudice respinge la richiesta.
Con l’accoglimento della restituzione, l’imputato ottiene la possibilità di presentare opposizione contro il decreto
penale di condanna: il decreto non è annullato, ma ne viene eliminato il carattere di irrevocabilità.

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NB: in origine, l’imputato poteva presentare richiesta di restituzione nel termine per impugnare la sentenza contumaciale entro 30
gg da quello in cui aveva avuto effettiva conoscenza del provvedimento, con inversione dell’onere della prova – spettava allo
Stato accertare che vi fosse la conoscenza personale.
Le nullità
La nullità colpisce un atto che è stato compiuto senza l’osservanza di quelle disposizioni che sono imposte dalla legge
appunto a pena di nullità (art .177). Non è possibile applicare la nullità per analogia (tassatività). Una volta accertata la
nullità, non è possibile valutare se via sia stato un pregiudizio concreto per l’interesse protetto o se comunque l’atto
nullo abbia raggiunto l’effetto (scelta formalistica, che si pone in contrasto con l’esigenza di assicurare una
ragionevole durata). Non danno luogo a nullità gli errores in iudicando, che trovano il loro rimedio nelle
impugnazioni.
Modalità di previsione
Si distingue tra nullità
- speciali —> sono previste per una determinata inosservanza precisata nella species
- generali —> sono previste per ampie categorie di inosservanze e sono indicate nell’art. 178
Per quanto riguarda il regime giuridico, le nullità si distinguono in 3 categorie
a. Assolute —> le inosservanze più gravi che sono previste dall’art 179 e che riguardano i soggetti necessari del procedimento
penale. Sono rilevabili anche d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento e sono insanabili, si possono ritenere sanate
solo dall’irrevocabilità della sentenza
b. Intermedie —> inosservanze di media gravità che sono disciplinate dall’art 180 e che riguardano una sfera più ampia di
soggetti. Sono rilevabili anche d’ufficio, ma entro determinati limiti di tempo; sono sanabili
c. Relative —> sono le nullità speciali che non rientrano in quelle assolute e intermedie; sono dichiarate su eccezione di parte
ed entro tempi brevi; sono sanabili
NULLITA’ ASSOLUTE: art 179=
- Violazioni delle disposizioni concernenti le condizioni di capacità del giudice, intese in senso di capacità generica all’esercizio
della funzione giurisdizionale
- La violazione delle disposizioni concernenti il numero dei giudici necessario per costituire i collegi
- La violazione delle disposizioni concernenti l’iniziativa del pm nell’esercizio dell’azione penale —> vizi che si risolvono nel
mancato promovimento dell’azione penale; ma anche l’invalido promovimento dell’azione penale esercitata in modo non
conforme al modello legale
- L’omessa citazione dell’imputato. La citazione costituisce lo strumento di vocatio in iudicium in primo e secondo grado e
ricomprende
a. Il decreto di citazione a giudizio —> l’omissione nei confronti dell’imputato dà luogo a nullità assoluta, mentre nei
confronti delle parti private dà luogo a nullità intermedia
b. La sua comunicazione all’imputato mediante notificazione —> non comporta nullità assoluta l’erronea valutazione del
giudice sulla probabilità che l’imputato non abbia avuto effettiva conoscenza del decreto
- La mancata presenza del difensore dell’imputato nei casi in cui è prevista come obbligatoria
- Nullità speciali che prevedono espressamente il regime giuridico della nullità assoluta (art 525)
NULLITA’ INTERMEDIE: sono quelle nullità generali che non sono comprese dall’art. 179 fra quelle assolute.
Sono definite intermedie perché hanno un trattamento che è simile in parte a quello delle assolute e in parte a quello
delle relative. Se si verificano prima del giudizio, devono essere dedotte dalle parti entro la chiusura del dibattimento e
devono essere rilevate dal giudice al momento della deliberazione della sentenza di primo grado. Se si verificano nel
giudizio, non possono essere dedotte né rilevate dopo la sentenza del grado successivo.
Tra queste rientrano
• Le inosservanze delle disposizioni attinenti alla partecipazione del pm al procedimento
• Le inosservanze concernenti l’intervento, l’assistenza e la rappresentanza dell’imputato e delle altre parti private, nonché la
citazione in giudizio della persona offesa dal reato e del querelante.
• L’aver omesso l’informazione di garanzia nei confronti dell’indagato
• L’omessa citazione per il dibattimento nei confronti delle parti private diverse dall’imputato
• La mancata citazione in giudizio dell’offeso e del querelante
NULLITA’ RELATIVE: sono inosservanze della legge che costituiscono nullità speciale e non rientrano nelle
nullità assolute e intermedie.
Il regime è indicato dall’art. 181; sono nullità dichiarate dal giudice su eccezione di parte, o meglio, su eccezione
della parte interessata. I termini per eccepirle sono più brevi; non può essere rilevata dal giudice d’ufficio. Se il
giudice non le dichiara prima del giudizio, le parti devono riproporre l’eccezione tra le questioni preliminari. Se non
dichiarate dal giudice del giudizio, le nullità relative devono essere eccepite con l’impugnazione della sentenza.

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Qualificazione delle nullità: Al fine di riconoscere qual è il tipo di nullità che viene in rilievo, bisogna procedere con
un meccanismo di esclusione progressiva.
Esempio: l’omissione della notifica al difensore dell’imputato è ricompresa nella nullità assoluta in quanto determina
l’assenza del difensore dell’imputato in uno dei casi in cui ne è obbligatoria la presenza. L’omessa dichiarazione al pm
è ricompresa nel concetto di partecipazione di tale soggetto, garantita a pena di nullità intermedia. L’omessa notifica
alla persona offesa non rientra nella nullità assoluta né in quella intermedia; pertanto, poiché è prevista come nullità
speciale dall’art. 419 comma 7, essa dà luogo ad una nullità relativa.
Il limite di deducibilità dà luogo ad un difetto di legittimazione della parte, in modo che quest’ultima trova un
ostacolo ad eccepire la nullità. Le nullità intermedie e relative non possono essere eccepite da colui che vi ha dato o ha
concorso a darvi causa; né possono essere eccepite da colui che non ha interesse all’osservanza della disposizione
violata.
Quando la parte assiste ad un atto, la nullità dello stesso deve essere eccepita prima del suo compimento o, se non è
possibile immediatamente dopo (art 182).
La sanatoria è quel fatto giuridico ulteriore e successivo rispetto all’atto viziato, che affiancato a quest’ultimo lo
rende equivalente all’atto valido; a causa della sanatoria l’atto viziato produce gli stessi effetti dell’atto conforme al
modello legale (ispirata al principio di conservazione degli atti). La sanatoria, se si verifica, impedisce a qualsiasi
parte di eccepire la nullità dell’atto. Il codice distingue tra sanatorie
- Generali (art 183) si applicano alle nullità di tipo intermedio o relativo; la nullità è sanata se la parte interessata ha rinunciato
espressamente ad eccepirla o ha accettato gli effetti dell’atto anche tacitamente (acquiescenza tipizzata). Altra causa di
sanatoria generale si ha quando la parte si è avvalsa della facoltà, al cui esercizio l’atto omesso o nullo è preordinato.
- Speciali (art 184) la notificazione è sanata se la parte interessata è comparsa o ha rinunciato a comparire. La sanatoria è
applicabile al pm, alle parti private, all’offeso dal reato e ai loro difensori. La comparizione deve essere personale e volontaria,
ma non occorre che sia accompagnata dalla consapevolezza del vizio che si è verificato.
Il giudice dichiara la nullità di un atto quando non vi sono limiti di deducibilità né si sono verificate sanatorie!
L’effetto (invalidità) colpisce l’atto non conforme al modello legale; ma, ex art 185, la nullità di un atto rende invalidi
gli atti consecutivi che dipendono da quello dichiarato nullo (estensione della nullità) - tocca solo quegli atti che,
oltre ad essere consecutivi, siano anche dipendenti da quello dichiarato nullo (=l’atto nullo deve essere condizione
necessaria del valido compimento dell’atto successivo). L’estensione della nullità produce effetti gravi quando il vizio
colpisce un atto propulsivo, ossia un atto di impulso che deve necessariamente essere compiuto perché il procedimento
possa proseguire.
Ai sensi dell’art. 185 comma 2, il giudice deve ordinare la rinnovazione dell’atto nullo tutte le volte che questa sia
necessaria e possibile. La rinnovazione non è possibile quando l’atto è all’origine non ripetibile o lo è diventato
successivamente.
Il codice pone una distinzione quando la nullità è dichiarata in una fase o grado del processo diverso da quello un cui
la stessa si è verificata.
Se si tratta di una prova, il medesimo giudice provvede alla rinnovazione. Se non si tratta di una prova (ad es., atto
propulsivo), la dichiarazione di nullità comporta la regressione del procedimento allo stato o al grado in cui è stato
compiuto l’atto nullo, salvo che sia diversamente stabilito.
Nullità e abuso di diritto: Le S.U. hanno mostrato un’inedita apertura nei confronti della categoria dell’abuso del
diritto. A detta della Cassazione, il diniego di termini a difesa, o la concessione di termini ridotti rispetto a quelli
previsti dall’art. 108, non possono dar luogo ad alcuna nullità quando la relativa richiesta non risponda ad alcuna reale
esigenza difensiva e l’effettivo esercizio del diritto alla difesa tecnica dell’imputato non abbia subito alcuna lesione o
menomazione (nel caso di specie si discuteva del reiterato avvicendamento di difensori posto in essere in chiusura del
dibattimento al solo scopo di ottenere una dilatazione dei tempi processuali, con il conseguente effetto della
declaratoria di estinzione dei reati per prescrizione.

L’inutilizzabilità
Descrive due aspetti del medesimo fenomeno: da un lato, indica il vizio da cui può essere affetto un atto; da un altro,
illustra il regime giuridico al quale l’atto viziato è sottoposto, e cioè il non poter esso messo a fondamento di una
decisione del giudice oppure di un atto del pm o della polizia giudiziaria.
L’inutilizzabilità è un tipo di invalidità che ha la caratteristica di colpire non l’atto in sé, bensì il suo valore
probatorio: l’atto, pur valido dal punto di vista formale, è colpito nel suo aspetto sostanziale, poiché non può essere
posto a base di una decisione.
L’inutilizzabilità è assoluta quando il giudice non può basarsi su esso per emettere qualsiasi provvedimento; è
relativa quando la legge indica le persone nei confronti delle quali non può essere utilizzato un determinato atto, o la
categoria di provvedimenti che non possono basarsi su tale atto.

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Si ha inutilizzabilità speciale quando una norma del codice commini espressamene tale sanzione per il mancato
rispetto delle condizioni previste per l’acquisizione di una determinata prova; l’inutilizzabilità generale si riferisce a
categorie di inosservanze delineate nel genere.
L’inutilizzabilità patologica consegue ad alcuni tra i vizi più gravi del procedimento probatorio; quella fisiologica è
una conseguenza del principio della separazione delle fasi del procedimento ed è posta a tutela del principio del
contraddittorio nella formazione della prova: tende ad evitare che siano utilizzati per la decisione dibattimentale prove
raccolte nel corso delle indagini preliminari.
Vale per i due tipi di inutilizzabilità quel principio di tassatività che vale per l’intera disciplina dell’invalidità.
Inutilizzabilità patologica: L’inutilizzabilità patologica di tipo generale è disciplinata dall’art. 191: le prove acquisite
in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate. La norma, pur avendo una formulazione
generica, deve essere interpretata in senso restrittivo. Le violazioni che possono generare un’inutilizzabilità
patologica sono solo le violazioni di regole processuali; pertanto, le prove raccolte violando una norma sostanziale
sono, di regola, utilizzabili.
Divieto probatorio: Il vizio che viene in considerazione, consiste nel fatto che il giudice ha esercitato nell’acquisizione
di una prova un potere istruttorio che la legge processuale vietava.
Quando è stata violata una semplice modalità di assunzione di una prova (divieto relativo al quomodo), questa di
regola è utilizzabile. Questo tipo di violazione è punita con l’inutilizzabilità solo nei casi espressamente previsti dalla
legge.
Art 188= non possono essere utilizzati, neppure con il consenso della persona interessata, metodi o tecniche idonei ad
influire sulla libertà di autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti. Non occorre che
tali metodi abbiano di fatto influito sulla libertà morale della persona; la prova è inutilizzabile anche quando essi erano
semplicemente idonei a limitare la libera scelta del dichiarante.
Regime giuridico: Art 191 comma 2= l’inutilizzabilità deve essere rilevata anche d’ufficio in ogni stato e grado del
procedimento. Non può essere sanata, perché l’atto è stato compiuto esercitando un potere vietato dalla legge
processuale. E’ un limite al libero convincimento del giudice.
Principio di tassatività e divieti probatori: Se è pacifico che le ipotesi di inutilizzabilità speciale debbano ritenersi
tassative, maggiori problemi crea l’applicazione della clausola generale dell’art. 191: la complicazione sta nel fatto
che l’individuazione dei divieti probatori è rimessa all’interprete. Soltanto se dalla norma processuale è ricavabile con
certezza un vero e proprio divieto probatorio, è possibile applicare l’art. 191; ma per poter superare l’ostacolo del
principio di tassatività, occorre che in base ad una determinata disposizione sia sottratto in modo assoluto al giudice il
potere di ammettere, assumere o valutare quella prova.
Esistono, poi, i divieti probatori impliciti, divieti, cioè, che non sono direttamente ricavabili dalla norma, ma
discendono dai principi generali del sistema.
Prova incostituzionale = elementi di prova acquisiti con modalità non disciplinate dal codice di rito e lesive dei diritti
fondamentali dell’individuo costituzionalmente tutelati.
Quando il legislatore regola un atto idoneo a comprimere i diritti fondamentali deve stabilire una misura limitativa
idonea a raggiungere lo scopo e che risulti indispensabile per conseguire quel fine; inoltre, il sacrificio imposto al bene
giuridico deve essere giustificato dalla gravità del reato. Quando non esiste una norma di rango legislativo che soddisfi
la predetta riserva, l’acquisizione non può che considerarsi vietata.
Principio di non sostituibilità: È vietato l’impiego di una prova, tipica o atipica, volta ad aggirare le garanzie stabilite
dagli strumenti tipici predisposti dal legislatore.
Si è posto il problema se sia configurabile la c.d. inutilizzabilità derivata, cioè se l’illegittimità di una prova si
estenda anche ad un’altra il cui reperimento sia stato determinato dalla prima. La corte costituzionale (sent. 219/2019)
ha affermato che quando il codice ha voluto tutelare al massimo grado un interesse fondamentale mediante
l’inutilizzabilità derivata, lo ha scritto espressamente (art 191 comma 2 bis). Ma in nessun’altra disposizione si ricava
che una norma del genere abbia portata generale. La Consulta, quindi, ha escluso l’esistenza dell’inutilizzabilità
derivata.
Inutilizzabilità fisiologica: Alcune norme prevedono l’inutilizzabilità di determinati atti non perché questi siano stati
compiuti in violazione di un divieto probatorio, ma soltanto perché sono stati acquisti senza il contraddittorio nella
formazione della prova. Si tratta di un uso improprio del termine inutilizzabilità, in situazioni che sono fisiologiche.
Il giudice, infatti, può utilizzare ai fini della deliberazione dibattimentale soltanto le prove acquisite legittimamente in
tale fase:
1. Le prove inserite nel fascicolo per il dibattimento ex art 431
2. Le prove raccolte in dibattimento in contraddittorio
3. Le prove acquisite attraverso le letture e le contestazioni, nei casi in cui esse sono consentite
Con questo strumento si tutela il principio del contraddittorio

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L’atto inesistente; l’atto abnorme
L’inesistenza è una causa di invalidità che è stata elaborata dalla dottrina e dalla giurisprudenza, per rimediare ai
possibili vuoti di tutela che la rigorosa applicazione del principio di tassatività avrebbe implicato. È possibile che atti
del procedimento siano colpiti da vizi tanto gravi da non rientrare neppure nel catalogo delle nullità assolute
insanabili. È la soluzione a tutte quelle clamorose violazioni della legge processuale che non sono state espressamente
previste dal legislatore proprio a causa della loro eccezionalità.
• Carenza di potere giurisdizionale in colui che ha pronunciato la sentenza
• La sentenza pronunciata contro l’imputato totalmente incapace perché coperto dall’immunità o nei confronti di persona
inesistente
L’atto non esiste in senso giuridico: la sentenza non può diventare irrevocabile; il giudicato deve considerarsi
meramente apparente.
La giurisprudenza ha creato anche la categoria dell’atto abnorme, che può essere sottoposto a ricorso per cassazione
prima dell’irrevocabilità della sentenza. È abnorme il provvedimento che, per la singolarità e la stranezza del
contenuto, risulti avulso dall’intero ordinamento processuale (abnormità strutturale – es. il pm chiede al gip
l’archiviazione perché è ignoto l’autore del reato).
È abnorme anche quel provvedimento che, pur essendo in astratto manifestazione di legittimo potere, si esplichi al di
fuori dei casi consentiti e delle ipotesi previste e determini la stasi del processo e l’impossibilità di proseguirlo
(abnormità funzionale – es. il pm chiede al gup il rinvio a giudizio, e questi dispone l’archiviazione).
L’impugnabilità dipende dalla sua conoscenza effettiva. Il termine per ricorrere è quello ordinario.
Cenni sul processo penale telematico
Il progetto volto alla realizzazione del processo penale telematico (PPT) è tuttora in fase di attuazione – questo tende
al miglioramento della qualità della giurisdizione penale, consentendo una maggiore velocità dei flussi di attività. Il
processo telematico ha fatto la sua prima comparsa nel 2014, quando è stato previsto che le notificazioni a persona
diversa dall’imputato devono essere effettuate a mezzo pec. Il sistema prevede un limite: trasmette all’esterno, ma non
è autorizzato a ricevere messaggi.
Al di fuori delle notificazioni, la strada verso la completa informatizzazione è in fieri.
SICP= Sistema informativo della cognizione penale, composto da vari moduli, tra i quali anche la consolle del
magistrato.
Questo sistema consente una gestione più completa e integrata di dati, inclusa la produzione semiautomatica di
atti nel processo di primo e secondo grado. La pandemia Covid-19 ha imposto al Ministero della Giustizia una
accelerazione nell’adozione di disposizioni innovative sul deposito con modalità telematiche di memorie,
documenti, richieste e istanze.

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