Sei sulla pagina 1di 67

Domande 2 parte:

-decesioni delle sezioni unite ex 618 cpp: si accentua la funzione nomofilattica della
Cassazione. La sezione semplice che non condivide un principio di dir affermato dalle Sezioni Unite
debba rimettere la decisione del ricorso a queste ultime.
-registro delle notizie di reato 335: nozione della notizia di reato, stabilendo i criteri in
base ai quali il PM è tenuto a provvedere con immediatezza e tempestività alla relativa iscrizione
nel registro e assicurare così certezza ed omogeneità della decorrenza delle indagini preliminari.
Notizia di reato= contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile
riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice, dove per determinatezza si intende un
fatto specifico e ben circostanziato nel tempo e nello spazio, e verosimiglianza, l’attitudine di un
fatto a ritrovare un riscontro nella realtà.
In caso di tardata iscrizione il Pm può retrodatare per non arrivare ad un controllo da parte
dell’organo giurisdizionale che impone come condizione dell’accoglimento della domanda di
retrodatazione la non scusabilità del ritardo.

- Natura della sentenza di non luogo a procedere e le sue formule 425:


In sede di UP: IL GUP in relazione ad una ragionevole previsione di condanna o di applicazione di
una m di sicurezza diversa dalla confisca fonda le sue valutazioni sull’intero fascicolo del PM per:
-la sentenza di non luogo a procedere ovvero quando non vi sia una piena prova dell’innocenza
dell’imputato e di formulare una ragionevole previsione di condanna.
-il decreto che dispone il giudizio dibattimentale.

In sede di U predibattimentale gli atti sono utilizzabili per poter il Giudice:


-pronunciare sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentano una
ragionevole previsione di condanna.
-provv di prosecuzione del giudizio dibattimentale che deve assumere la forma del decreto.

Le formule della sentenza:


a. Di rito (estinzione del reato, azione penale che non doveva essere iniziata o esercitata)
b. Di merito (fatto non previsto dalla legge come reato, il fatto non sussiste, l’imputato non ha
commesso reato, il fatto non costituisce reato, persona non punibile per qualsiasi causa (tra cui
cade anche l’ipotesi della particolare tenuità del fatto).

- Le regole di giudizio e le formule della sentenza di non luogo a


procedere:
Regole di giudizio da adottare in relazione alla sentenza:
Quando è entrato in vigore il codice il gup poteva adottare sentenza solo con prova evidente di
innocenza. Era facile arrivare in dibattimento visto che asticella era molto alta, ovvero quella di
evidenza. Originariamente u.p. non era filtro di imputazioni azzardate perché essendoci asticella
così alta spesso si finiva in dibattimento e quindi non aveva funzione di filtro, ma era una sola di
passa carte in dibattimento.
Per far si che udienza avesse funzione di filtro è stata eliminata evidenza, ma questo non risolveva
problema del dubbio di incertezza, che portava sempre il gup a scaricare la responsabilità sui
giudici del dibattimento. Quindi, se c’era incertezza sulla colpevolezza, in dubio pro dibattimento.
Con riforma Cartabia è l’opposto. Come è cambiata regola di giudizio in u.p. “il giudice pronuncia
sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentono di formulare una
ragionevole previsione di condanna”. Quindi, il gup chiede di mettersi nei panni dei giudici
dibattimentali: deve andare oltre ogni ragionevole dubbio! Il gup deve proiettarsi nel dibattimento
e verificare se c’è una ragionevole previsione di condanna. Quindi probabilmente ancora una volta
tutta la responsabilità si scarica sul giudice dibattimentale.
È una sentenza di rito o di merito?
Ci possono essere formule sia di rito che di merito, definisce sia il procedere che il punire. Art. 425:
non si può dire con certezza che si tratti di una sentenza di rito o di merito. Ma ci sono delle
considerazioni di carattere generali che possono aiutare:
1. Non crea giudicato: tanto che la sentenza può essere revocata.  quindi, sarebbe una
sentenza di rito.
2. Qualcuno sostiene che sia sentenza di merito: si valuta la fondatezza dell’imputazione, è
una fase di costruzione della prova. Inoltre, nella riforma c’è un obbligo per il giudice di
valutare la possibile condanna in u.d., quindi viene anticipata la prognosi rispetto al giudice
dibattimentale: quindi ci sono prove e ci sono regole di giudizio simili a quelle del
dibattimento. Secondo questa teoria dovremmo osservare lo scopo che la sentenza
persegue, più che osservare eventuali elementi formalistici.
3. Potrebbe anche essere un terzo genere di sentenza viste le sue peculiarità. Ma è una tesi
che il professore non sostiene, perché creazione ad hoc solo per inquadrare questo
fenomeno.

-Avviso di conclusione delle indagini 415bis: L’avviso è l’atto. All’interno


dell’avviso c’è il contenuto=una serie di altri avvisi per evitare che un soggetto possa diventare
imputato senza abbia mai avuto la consapevolezza di essere stato indagato.

I contenuti dell’avviso: ampi rispetto ad altre tappe informative; es: registro di notizie del reato
attivato da chi presenta la richiesta in procura, informazione di garanzia iniziativa di pm quando
ha intenzione di compiere un atto per il quale è prevista la partecipazione del difensore.

Quando il soggetto riceve l’avviso per conclusioni di indagini: conosce tutti gli elementi a carico
acquisiti da PM e dei diritti, ha dir ad una serie di avvisi, può attivarsi in una certa direzione ma
anche sollecitare il PM.
Strada deflazione dibattimentale: lottare per un rito per ottenere uno sconto di pena.

Il soggetto ed il suo difensore che ricevono avviso: possono presentare memorie: questioni di
fatto o/e di diritto, depositare documenti (prove documentali=mezzo di prova ex costituito cioè
esiste a prescindere), può presentare documentazione difensiva con obiettivo di far cambiare idea
al Pm.

Solo il soggetto ha dir di rilasciare dichiarazioni spontanei al PM= massima espressione di dir della
difesa. Con quale vantaggio?
- Dal p. v. della qualità della autodifesa le dichiarazioni spontanei rilasciati dal convenuto sono
molto più efficaci rispetto alle dichiarazioni lasciati prima durante le indagini.
Solo il soggetto ha dir di chiede di essere sottoposto all’interrogatorio, si tratta di un interrogatorio
di fine indagini. Quando indagato concordano con difensore chiede di essere interrogato sta
facendo un interrogatorio di fine indagini.
Conoscendo le indagini di PM potrà rispondere in modo puntuale e avveduto.
Se interrogatorio andrà male le converrà di patteggiare.
Perché è importante in sé l’interrogatorio a prescindere delle strategie?
-per le scelte alternative, per procedimenti speciali, perché è ultimo momento=interrogatorio
prima che Pm sicuramente eserciti azione penale.

Che cosa può fare ancora il difensore dell’indagato? Sollecitare PM affinché svolga delle indagini.
Se Pm decide di svolgere ulteriori indagini sappiate che deve svolgere entro 30 gg nella direzione
che lui deciderà di intraprendere= indagini suppletive nel contesto dell’avviso di conclusioni di
indagini.
Codice non prevede obbligo di Pm di svolgere indagini dopo il sollecito del difensore. È una facoltà.
Pm probabilmente non farà quelle indagini.
Questo suppletivo di sollecitare la procura ovviamente sarà un suppletivo di indagini a discarico
dell’indagato.

Rif Cartabia in materia di avvisi conclusioni di indagini:


-prima riformastallo procedimentale a danno di difensore e indagato, problema del ritardo da
parte dei PM nella spedizione/invio degli avvisi di conclusione delle indagini. Cioè inutilità
dell’avviso che c’è ma non è spedito. =mancata notifica

-dopo riformaha dato ai PM la possibilità di chiedere al Procuratore generale preso la corte


d’appello di differire la notifica dell’avviso di conclusioni di indagini.
Cioè pm non può gestire tutto, quindi tu PM hai preparato avviso di conclusioni di indagini; non lo
vuoi spedire? Ok, ma ti serve autorizzazione del procuratore generale a differire=ritardare la
notifica. Quando c’è esistenza di mantenere segreto sulle documentazioni=esigenza investigativa.

Cioè pm ha chiesto di disporre una mc ma il GIP non ha ancora provveduto adottando ordinanza o
eseguire la misuraLa presenza di una richiesta di applicazione di una custodia cautelare in
carcere o ad arresti domiciliari quando il g non ha ancora provveduto. =obiettivo evitare lo stato
di latitanza (sottrazione del soggetto)
Problema di fondo: avviso di consunzioni indagini deve essere spedito quando PM ha intenzioni di
esercitare azione penale.
Due domande:
1-Che cosa succede se pm non spedisce l’avviso di conclusioni di indagini?
-416 cpp, ipotesi di nullità della richiesta di rinvio giudizio. Quindi non ci sarà atto che introduce
udienza preliminare.
2-Che cosa succede se l’indagato dopo aver ricevuto avviso chiede di essere interrogato e PM non
lo interroga? La sanzione è la nullità della richiesta di rinvio giudizio.

Richiesta di rinvio giudizio sarà nulla con riferimento al mancato interrogatorio e al mancato avviso
di conclusioni indagini, quindi pm non potrà esercitare azione penale.

!! Perché il legislatore non prevede espressamente obbligo di inviare avviso di conclusioni indagini
con rifermento ad altre importanti forme di esercizio di azione penale. Nel cpp è previsto l’avviso
per conclusioni indagini implicitamente solo con riferimento alla richiesta di rinvio giudizio.
Quando il pm vuole esercitare azione penale con forme diverse dalla richiesta di rinvio giudizio,
sulla carta cioè alla luce del codice non sarebbe obbligato a spedire avviso di conclusioni indagini.
!! es: pm potrebbe decidere chiedendo giudizio immediato senza passare per udienza preliminare,
quindi Pm non è tenuto di inviare l’avviso di conclusioni indagini. Professore non è d’accordo.

-Giudizio immediato cautelare 453:


IL GIUDIZIO IMMEDIATO.

- assenza dell’udienza preliminare e dell’udienza predibattimentale; può essere proposto dal


PM, ma anche dall’imputato.
Il giudizio immediato per essere disposto, ha bisogno di una verifica del GIP.

(quello abbreviato no).

Il giudizio immediato è richiesto dal PM o dall’imputato, ed è disposto con decreto del GIP, in
assenza di contraddittorio, su base cartolare , in presenza dei presupposti di legge.

3 ipotesi un cui può essere richiesto e disposto il giudizio immediato:


(1)
Giudizio immediato ordinario su richiesta del PM, occorre :

Ø evidenza della prova


Ø interrogatorio dell’indagato o invito a presentarsi
Ø deve avvenire entro 90 giorni dall’iscrizione della notizia di reato nel registro

(2)
Giudizio immediato per l’imputato in custodia cautelare.
In tal caso il PM richiede giudizio immediato. Richiesta obbligatoria, da effettuarsi entro 180
giorni dal giorno di esecuzione della misura.

(3)
giudizio immediato su richiesta dell’imputato.
In tale caso non occorre nessuno dei requisiti precedenti. L’imputato può richiederlo:

 dopo che gli sia stato notificato l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare
 dopo che gli sia stato notificato il decreto penale.

A seguito della richiesta di Giudizio Immediato , il GIP decide entro 5 giorni.


Quindi il gip, dispone con decreto il giudizio immediato o rigetta la richiesta.
Il decreto che dispone il giudizio immediato, deve essere notificato alle parti entro 30
giorni prima della data fissata per il dibattimento.

E’ previsto che nel decreto del GIP che dispone il giudizio immediato, sia contenuto
l’avviso che l’imputato può chiedere in alternativa, il giudizio abbreviato o il
patteggiamento.

Ø detto avviso deve essere presente nel decreto a pena di nullità.


La L. 103/2017, prevedendo espressamente l’applicabilità del comma 6-bis dell’art. 438, ha stabilito
che in caso di richiesta di giudizio abbreviatoètutte le nullità , tranne quelle assolute, sono sanate.

Ø Tuttavia, con la richiesta di giudizio abbreviato, l'imputato può eccepire l'incompetenza per
territorio del giudice.

La convertibilità del rito deve essere effettuata entro 15 giorni dall’ultima notificazione
all’imputato o al suo difensore, del decreto di giudizio immediato o dell’avviso della data
dell’udienza dibattimentale.

GIUDIZIO IMMEDIATO CAUTELARE.


Il legislatore ha collegato l’instaurazione del giudizio immediato e quindi la sottrazione di udienza
preliminare allo status dell’imputato, ovvero nel caso in cui imputato sia in vinculis. La premessa è
che di regola il procedimento cautelare e il procedimento principale viaggiano su binari paralleli (il
primo è eventuale), quindi c’è vicenda cautelare e procedimento di cognizione in cui si verificano i
presupposti per eventuale condanna. Procedimento cautelare non deve pesare sulla vicenda
principale.
Il legislatore ha deciso di abbandonare questa strada della separazione e ha, secondo molti in
modo irragionevole, creato una interferenza tra procedimento cautelare e quello principale
rendendo il procedimento principale tributario, vincolante la vicenda cautelare. La vicenda
cautelare può provocare la sottrazione all’imputato dell’udienza preliminare.
Interpretazione della scelta in chiave garantista: scelta a vantaggio di imputato stesso. Perché
questo consente al soggetto di essere sottoposto meno tempo in vinculis  si approda subito al
dibattimento. Chi è detenuto vuole processi veloci! Il giudizio immediato restringe i tempi del
giudizio di chi è detenuto in attesa di giudizio.
Ma altra chiave di lettura diametralmente opposta: vero che il dibattimento si avvicina allo status
custodiale del soggetto, ma questo stesso viene privato di udienza preliminare, senza alcuna
possibilità di interloquire. Il soggetto per il solo fatto di essere in vinculis viene privato di udienza
preliminare. Pensa ad es. al caso di errore giudiziario! Sulla base di una scelta che riguarda la
vicenda cautelare si sottrae all’imputato, senza dargli possibilità di interloquire, l’udienza
preliminare.

PRESUPPOSTO DEL GIUDIZIO IMMEDIATO CAUTELARE, 453-1 BIS.


1-bis. Il pubblico ministero richiede il giudizio immediato, anche fuori dai termini di cui all'articolo
454, comma 1, e comunque entro centottanta giorni dall'esecuzione della misura, per il reato in
relazione al quale la persona sottoposta alle indagini si trova in stato di custodia cautelare, salvo
che la richiesta pregiudichi gravemente le indagini.
Presupposti:
1. Termine di 90 gg sostituito da termine più lungo di 180 gg che decorre non dall’iscrizione
della notizia criminis nel registro ma dall’esecuzione della notizia cautelare, quindi da
quando soggetto è materialmente privato della propria libertà personale.
2. Custodia cautelare, solo misure custodiali. (custodia cautelare in carcere, in luogo di cura o
in arresti domiciliari, tutte le altre non rilevano).

Il pm è sempre obbligato a chiedere il giudizio immediato cautelare? Lo deve chiedere a meno che
non risulti dannoso per le indagini. Non basta che ci sia custodia cautelare e 180 gg perché ci sia
giudizio immediato, occorre qualcosa in più, un passaggio procedimentale importante in materia
cautelare  non basta che sia rispettato termine di 180, ma serve che pm attenda la naturale
evoluzione della vicenda cautelare ovvero la prova davanti al giudice del riesame. Il legislatore
vuole una situazione di tendenziale stabilità della vicenda cautelare. Richiesta di giudizio
immediato cautelare deve essere richiesta dopo la procedura di riesame, oppure quando siano
scaduti i termini per presentazione di riesame (10 gg dopo esecuzione della misura). 
collegamento con 455, 1-bis: possibilità di rigettare la richiesta di immediato se ordinanza
cautelare viene revocata o annullata per sopravvenuta insussistenza di gravi indizi di colpevolezza.
Alla luce di queste considerazioni, possiamo dire che quando si tratta di valutare la praticabilità o
meno del giudizio immediato cautelare bisogna analizzare la forza di gravi indizi di colpevolezza.
Perché art. 455, 1-bis individua gli esiti se questa forza viene meno.
I giudizi immediati trovano la loro ragion d’essere sull’evidenza della prova. Ma nel procedimento
immediato cautelare c’è questa base? Se c’è si basa sui gravi indizi di colpevolezza, ma è anche
vero che ciò che si usa in immediato cautelare potrebbe essere qualitativamente inferiore rispetto
a quanto previsto in materia di evidenza della prova. Critica rivolta a giudizi immediati cautelari è
quella di basarsi su automatismo tra gravi indizi di colpevolezza e situazione di misura cautelare;
ma i gravi indizi di colpevolezza vengono valutati solo per applicare la misura cautelare, non per
valutare se u.p. sia superflua!

-Sentenza predibattimentale= Udienza preliminare e udienza


predibattimentaleèassenza di pubblico
L’assenza di pubblicità si ripercuote, inoltre, nel divieto di pubblicazione di atti, fino alla
pronuncia di primo grado. Secondo grado per gli atti del fascicolo del PM.

- la pubblicità assume un ruolo fondamentale solo nell’udienza dibattimentale, la quale è pubblica


a pena di nullità.

In sede di udienza predibattimentale gli atti sono utilizzabili per poter il Giudice: pronunciare
sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole
previsione di condanna.

La riforma Cartabia ha introdotto un istituto di nuovo conio, ossia l’art. 554-ter c.p.p. che dispone
l’udienza predibattimentale per i reati a citazione diretta, ovvero sia per quei reati, non è
prevista l’udienza preliminare e sono di competenza del Tribunale in composizione monocratica.

La trattazione dell’udienza predibattimentale, è affidata ad un giudice monocratico del settore


penale differente da quello cui è assegnato il giudizio dibattimentale.

Funzione dell’udienza predibattimentale, è quella di valutare, sulla scorta dell'esame degli atti
contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, oltre alla ricorrenza delle situazioni che impongono
una immediata pronuncia di proscioglimento, l'idoneità del compendio d'accusa a condurre ad una
decisione di condanna.

• Laddove, questa previsione non appaia ragionevolmente sostenuta, il giudice dell'udienza


predibattimentale dovrà pronunciare sentenza di non luogo a procedere.

Questa udienza, è stato osservato, sembrerebbe molto simile all'udienza preliminare.


In realtà, come si legge nella relazione illustrativa alla Riforma Cartabia, l’udienza
predibattimentale è stata immaginata con lo spirito di liberare la fase di cognizione istruttoria da
tutte le cause di rallentamento e di stasi che ostacolano spesso la rapida definizione
dell'accertamento dibattimentale.

L’udienza predibattimentale, dunque, è concepita come un’udienza in camera di consiglio e,


pertanto, più agile e informale.

E’ una udienza camerale, con la partecipazione delle sole parti necessarie e interessate al singolo
processo e con verbalizzazione sommaria.

• Queste nuove modalità, nelle intenzioni del legislatore, permettono da un lato la riduzione delle
spese di registrazione e trascrizione, dall’altro la razionalizzazione nell’utilizzo delle aule
dibattimentali (che risulteranno riservate alla trattazione dibattimentale dei processi per cui si
svolgerà il giudizio ordinario o per i processi trasmessi a seguito di udienza preliminare).

Sentenza pre-dibattimentale, proscioglimento prima del dibattimento, 469.


Perché anticipare una sentenza rispetto al contesto in cui la sentenza dovrebbe essere
pronunciata, ovvero il dibattimento? Presenta sicuramente tratti di peculiarità.

CHE TIPO DI SENTENZA È? QUALI SONO I PRESUPPOSTI DELLA SENTENZA?


 […] se l'azione penale non doveva essere iniziata o non deve essere proseguita ovvero se il reato
è estinto e se per accertarlo non è necessario procedere al dibattimento, il giudice, in camera di
consiglio, sentiti il pubblico ministero e l'imputato e se questi non si oppongono, pronuncia
sentenza inappellabile di non doversi procedere enunciandone la causa nel dispositivo.
Presupposti:
1. Azione che non doveva essere iniziata o proseguita: manca una condizione di procedibilità.
2. Estinzione del reato (es. prescrizione, morte imputato…).

Se queste situazioni sono evidenti, quindi non è necessario passare al dibattimento, allora il
giudice deve sentire imputato e pm in camera di consiglio e se le parti non si oppongono, il giudice
adotta sentenza predibattimentale enunciando nel dispositivo che c’è il presupposto previsto dalla
legge e che le parti non si sono opposte.
Sentenza inappellabile, aggredibile solo con ricorso in cassazione. Si tratta di una sentenza di rito,
si ricava dai presupposti. Ma può avere anche valore di merito, nel caso di morte di imputato
quando parenti vogliono che azione continui con proscioglimento nel merito.

CASI IN CUI NON SI PUÒ ATTUARE.


Articolo si apre con “1. Salvo quanto previsto dall'articolo 129 comma 2”. In questo caso non si
applica la sentenza predibattimentale. Norma è scritta male! “salvo” introduce in genere una
clausola di salvezza, qui invece non si applica! Nella fase degli atti preliminari al dibattimento non
c’è spazio per quella disposizione e quindi non c’è spazio per decisioni di merito.
129,2: rapporto tra una causa di estinzione del reato e il proscioglimento nel merito. Ma se non
fosse indicato ed escluso dalla norma troverebbe applicazione, perché recita “in ogni stato e grado
del procedimento”. Quindi es. nel caso di imputato deceduto sarebbe possibile ottenere una
sentenza di merito prima del dibattimento con proscioglimento pieno, ma qui non si può fare. Il
legislatore ha pensato che se c’è possibilità di proscioglimento nel merito non ha senso anticiparlo,
basta aspettare un po’ il dibattimento!

PARTICOLARE TENUITÀ DEL FATTO.


 1-bis. La sentenza di non doversi procedere è pronunciata anche quando l'imputato non è
punibile ai sensi dell'articolo 131-bis del Codice penale, previa audizione in camera di consiglio
anche della persona offesa, se compare.
Contraddizione nel sistema! Sentenza predibattimentale per evitare meccanismo quando
imputato non è punibile per particolare tenuità del fatto. Quando si proscioglie per tenuità del
fatto non c’è proscioglimento solo nel merito, perché c’è giudizio di valore sul fatto che si dà per
esistente! Qui, il legislatore ha aperto spiraglio per una sentenza di merito per atti preliminari al
dibattimento, mentre accertamento dovrebbe essere riservato al dibattimento.

-IDENTIFICAZIONE INDAGATO DA PARTE DELLA P.G.:


IDENTIFICAZIONE DELLA PERSONA SOTTOPOSTA AD INDAGINE, 349.
Più importante atto di polizia giudiziaria: identificazione di persone sottoposte ad indagine ma
anche identificazione di altre persone.
 1. La polizia giudiziaria procede alla identificazione della persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini e delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei
fatti.
2. Alla identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini può procedersi
anche eseguendo, ove occorra, rilievi dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché altri
accertamenti. […]
Codice spiega come si procede ad identificazione dell’indagato. Identificazione tramite “rilievi
dattiloscopici, fotografici e antropometrici nonché altri accertamenti”. Anche persone informate
sui fatti.
Prelievi coattivi
Di capelli e mucosa del cavo orale. Si segue giurisprudenza tedesca (prelievi invasivi e non invasivi).
Diversi tipi:
1. Perizia complessa (324-bis), finalità è immediatamente probatoria serve direttamente al
giudice in camera di consiglio (es. prelievo di DNA).
2. Prelievi del pm (disposti dal pm) che hanno scopo immediatamente investigativo ma anche
potenzialmente probatorio, perché possono essere atti irripetibili e quindi confluiscono nel
fascicolo del dibattimento.
3. Prelievi del 349 che hanno meramente valore di identificazione. NB: non possono essere
utilizzati a fini probatori! Non dovrebbero neanche comparire nella documentazione del
processo.

Questa disposizione introdotta con pacchetto sicurezza, dopo attentati in Europa. Pensati per
identificare soggetti difficilmente identificabili, per contrastare terrorismo sovranazionale.
Compatibilità costituzionale di questi prelievi.
Si procede quando non c’è consenso, va rispettata dignità del soggetto e occorre autorizzazione
scritta o orale (confermata per iscritto) del pm.
Perché c’è problema costituzionale? Contrasto col valore della libertà personale, art. 13 cost:
limitazione nei casi e modi definiti dalla legge  tipicità nel caso concreto (mucosa o capelli). Ciò
che manca e che fa quindi dubitare compatibilità con art. 13 è riserva di giurisdizione, che qui non
c’è. Quindi, c’è uno spazio di autonomia operativa della p.g. rispetto al pm. Qualcuno ritiene
insufficienza dal pv di intervento giurisdizionale. Si tollera probabilmente perché ha solo scopo
identificativo!
Ma questo prelievo coattivo è reiterabile? La giurisprudenza non ha mai preso posizione al
riguardo. Reiterazione del prelievo prevede una nuova “aggressione” alla libertà personale.
Oppure potrebbero essere previsti entrambi i prelievi contemporaneamente. Il disinteresse della
giurisprudenza è legato al fatto che si tratta di prelievi a scopo solo identificativo.

Accompagnamento.
È previsto nel 349 anche accompagnamento agli uffici di polizia a scopo identificativo. Quando
bisogna procedere all’identificazione e la persona si rifiuta di essere identificata o fornisce
documentazione falsa, la p.g. può accompagnare la persona negli uffici e trattenerla per 9-12 ore.
Ma se identificazione risulta complessa può dilatarsi fino a 24 ore. È prevista assistenza consolare,
di un interprete e viene riconosciuta in capo al soggetto la facoltà di avvisare una persona di
fiducia. Modifica introdotta dai pacchetti sicurezza, perché risulta chiaro che la norma è pensata
per lo straniero, che quindi è difficilmente identificabile.
Identificazione complessa, quindi si ricorre ai prelievi coattivi. Quindi quando si prosegue con
prelievi coattivi ci può essere anche accompagnamento agli uffici. Soggetto subisce una doppia
limitazione alla libertà personale.

-Liste testimoniali: 1. FASE DEGLI ATTI PRELIMINARI AL DIBATTIMENTO.


• è quella che intercorre tra :
Ø il momento in cui il giudice dibattimentale è investito del processo,

Ø e il momento in cui ha effettivamente inizia l’udienza dibattimentale.

In questa fase vi sono una serie di attività:

• Ricezione del decreto che dispone il giudizio, in cui vi è indicata anche la data e l’ora
dell’udienza

• Deposito in cancelleria del giudice, del fascicolo per il dibattimento. Le parti possono estrarne
copia

• Eventuale emissione di decreto del presidente del collegio per spostare la data dell’udienza
dibattimentale.

• Deposito in cancelleria, almeno 7 giorni prima del dibattimento, della lista dei testi, periti e dei
consulenti, di cui le parti intendono chiedere l’esame, con la indicazione delle circostanze su cui
deve vertere l’esame

Va anche depositata l’eventuale istanza di acquisizione di verbali di prove raccolte in altro


procedimento.
Ratioènon introdurre nel dibattimento , prove e sorpresa.

La presentazione della lista, abilita la parte a presentare direttamente le persone da esaminare in


udienza.
Tuttavia, affinché queste persone compaiano più facilmente al dibattimento, è possibile chiedere al
presidente del collegio un decreto autorizzatorio per eseguire la formale citazione dei testi.
Ø il presidente può escludere a titolo provvisorio , le testimonianze vietate della legge e quelle
manifestamente sovrabbondanti.

- eventuale proscioglimento predibattimentaleènel caso in cui il reato è estinto o manca una


condizione di procedibilità.

• La sentenza di non doversi procedere, può essere pronunciata solo dopo aver sentito le parti ed in
assenza di loro opposizione. Sentenza inappellabile ma ricorribile per cassazione.

La sentenza di non doversi procedere e' pronunciata anche quando l'imputato non e' punibile ai
sensi dell'articolo 131-bis del codice penale, previa audizione in camera di consiglio anche della
persona offesa, se compare.

Le liste testimoniali, 468.


Citazione di testimoni, periti e consulenti tecnici. Il legislatore lo ha previsto per consentire a
ciascuna parte prima del dibattimento di conoscere le prove orali in possesso dell’avversario.
Obiettivo è di realizzare una scoperta anticipata, reciproca delle prove orali. Il legislatore
tendenzialmente non vuole prove a sorpresa, scelta di tipo culturale, in USA non c’è (non nel caso
di testimone d’alibi). Un caso in cui sono ammesse è il giudizio direttissimo, in cui non c’è fase di
atti preliminari al dibattimento.

LEGITTIMATI ALLA PRESENTAZIONE.


Sono le parti. La persona offesa dal reato deve costituirsi parte civile, dunque acquisendo il ruolo
di parte può presentare liste; quindi, sono imputato (e difensore), pm, la parte civile e resp. civile e
il civilmente obbligato per pena pecuniaria.

TEMPI
Almeno 7 gg prima della data fissata per il dibattimento. Perché ci vuole un lasso di tempo utile
per visionare la lista dell’avversario e per iniziare ad assumere informazioni in ordine alla prova
orale.
È possibile integrare la lista? Sembrerebbe di si, ma sempre entro i 7 gg. Lo stesso vale per
sostituzione del teste. Se la parte civile si costituisce dopo i termini non può presentare la lista
perché c’è la decadenza.

CONTENUTO.
Due tipi di contenuto.
Soggettivo Oggettivo
Mezzi di prova orale: testimonianza, perizia, Cosa contengono le liste oltre ai mezzi di
consulenza tecnica, esame di persone coinvolte prova? Le circostanze su cui deve vertere
in procedimenti connessi. l’esame. Non basta indicare nella lista il
Non c’è riferimento a prova documentale e testimone x, y… ma serve anche indicare le
riferimento al necessario deposito antecedente circostanze su cui deve vertere l’esame, ovvero
di documenti. l’oggetto delle domande dibattimentali. Si sa
Distinzione tra testimone e testimone assistito in anticipo quali saranno le domande in sede
(che può subire metamorfosi da persona in dibattimentale. La giurisprudenza ha affermato
procedimento connesso). che le circostanze indicate devono essere
specifiche, perché devono essere tali da
consentire a controparte di formulare domande
altrettanto specifiche.

All’interno delle liste non compaiono delle prove documentali. Perché? Sembrerebbe una lacuna,
ma la corte cost. che si è espressa con una sentenza nel ’94 ed ha rigettato qualsiasi illegittimità
costituzionale. La corte ha sostenuto che le liste servono per preparare il contro-esame; quindi,
non c’è esigenza di far precedere prova documentale, che non deve essere oggetto di una
scoperta anticipata delle tempistiche di 7 gg prima. Quindi è legittimo introdurre prove
documentali a sorpresa in apertura del dibattimento.
Ma questa visione è limitata perché considera la parte per il tutto, cioè considera solo un aspetto
delle liste testimoniali, che servono si a consentire una adeguata preparazione del controesame,
ma anche per ricercare una controprova. Se introduciamo una contro-prova, stiamo introducendo
una prova nuova. Quindi in ogni caso il conoscere le liste testimoniali serve per preparare una
difesa; quindi, in questo caso c’è una lesione al diritto al contraddittorio inteso come reazione. La
corte cost. dice che se documento è presentato a sorpresa il difensore (o pm, ma meno
probabilmente) può chiedere al giudice dei termini a difesa. Ma è una visione ottimista del
processo, in 5 giorni non si recupera un documento che possa essere funzionale!

FUNZIONE.
Funzione è scoprire le carte anticipatorie. Ma altra funzione è quella di consentire a una parte
interessata ad esaminare la prova orale in dibattimento di ottenere una autorizzazione alla
citazione coattiva di questa prova. Ciascuna parte deve presentare la lista, si tratta dal
prerequisito per attivare questa ulteriore funzione. Ma può chiedere al presidente di adottare un
decreto che autorizzi il richiedente a citare coattivamente in dibattimento il teste o la prova;
infatti, con la semplice citazione nella lista il soggetto non ha certezza che il soggetto si presenti,
con questo decreto ci riesce in modo più autorevole. Senza questo decreto non è possibile
utilizzare la forza pubblica per obbligare un privato cittadino a presentarsi in udienza. Si applicano
le stesse regole in materia di citazione di testimoni. Presenza di soggetti coinvolti in procedimenti
connessi: il legislatore ha detto che obbligarsi a presentarsi non è incostituzionale, perché si
applicano le stesse regole dei testimoni anche in materia di soggetti coinvolti in procedimenti
connessi.
Se il difensore si accontenta di chiamare un testimone di una lista, ma senza chiedere
autorizzazione a presentazione coattiva, non c’è problema. Se invece, il difensore, oltre a
presentare il testimone, sfrutta la risorsa che viene riconosciuta da 468,2 difensore si sottopone a
potere di controllo e selettivo del presidente  il presidente con il decreto che autorizza
“escludendo le testimonianze vietate dalla legge e quelle manifestamente sovrabbondanti.” Il
presidente potrà individuare legittimamente in questo contesto preparatorio dei divieti. Così
escluderà la prova. Es. tra i divieti vi è quello di incompatibilità testimoniali, che il presidente in
questa sede può verificare. Questa verifica può avvenire anche successivamente in ogni caso.
Il problema si pone invece in relazione alla manifesta sovrabbondanza: il presidente può sfoltire le
liste, ha un potere non marginale di sfoltire la lista. Cosa si intende per manifestamente? Si
intende in modo palese. Cosa si intende per sovrabbondanza? Il criterio è di carattere numerico
che si avvicina molto in relazione a diritto alla prova, il giudice può valutare se le prove sono
superflue (art. 190). In questo caso ci troviamo davanti al precipitato tecnico dinamico del diritto
alla prova. Ma quando parliamo di sovrabbondanza non parliamo di superfluità diritto alla prova:
nel caso del 190 siamo già nel terreno di diritto alla prova, ci troviamo nel rapporto tra il giudice e
richiesta; invece, con questo controllo ci troviamo in una fase prodromica rispetto al diritto alla
prova che ci sarà dopo, il giudice dà decreto motivato. Giudice svolge un adempimento
precedente rispetto a futuro diritto alla prova, ma che non va identificato tecnicamente con
queste dinamiche probatorie. Questo ragionamento è testimoniato da ultimo comma: tutto ciò
che avviene nell’ambito delle liste non pregiudica esercizio di diritto alla prova.
Sanzione è inammissibilità nel caso delle domande, dunque anche nel caso di liste testimoniali.
Inammissibilità promessa nel 468 viene svuotata all’interno perché è possibile in apertura di
dibattimento recuperare qualcosa che la parte avrebbe potuto inserire ma non ha fatto: persona
può inserire nuovi soggetti nella lista testimoniale.  art. 493: “2. È ammessa l'acquisizione di
prove non comprese nella lista prevista dall'articolo 468 quando la parte che le richiede dimostra
di non averle potute indicare tempestivamente.”
Ma la giurisprudenza con una interpretazione irragionevolmente lassista ha allargato rendendo
agevole questa prova. Se la funzione è anticipare la prova, ma se la giurisprudenza consente di
inserirli dopo solo dando un principio di prova, allora c’è lassismo sulle liste. Questo, ad esempio è
ammesso se una delle parti viene a conoscenza del testimone dopo la chiusura delle liste 
troppo lassista! Come fare a dimostrare quando viene conosciuto un testimone?

Il testimone indiretto nei fatti è sempre un testimone a sorpresa.

-Casi/motivi di ricorso in cassazione:


1. La Corte di Cassazione ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e uniforme
interpretazione della legge.
La cognizione della Corte è limitata solo ai vizi di legittimità, contemplati ex artt. 606 e 609
cpp.

La Corte di Cassazione deve limitarsi a controllare la legittimità della pronuncia del giudice
a quo, riguardo gli errori attinenti all’applicazione di diritto sostanziale penale (errores in
iudicando) o di norme di natura processuale (errores in procedendo).

1. PROVVEDIMENTI RICORRIBILI.

Sono ricorribili per cassazione :

 sentenze di appello e quelle di primo grado non appellabili


 sentenza di non luogo a procedere all’esito dell’udienza preliminare
 sentenze predibattimentali
 sentenza di condanna rito abbreviato
 provvedimenti abnormi
 decreto di archiviazione emesso senza avviso alla persona offesa che ne aveva
fatto richiesta
 ordinanza di archiviazione
 provvedimenti in tema di libertà personale

• ordinanza di convalida dell’arresto

Decreto penaleèricorribile per cassazione solo da parte del PM.

Secondo la giurisprudenza , l’imputato può solo fare opposizione ex 461

CASI DI RICORSO:
Il ricorso è ammesso solo per 5 ordini di motivi, costituenti errores in procedendo o errores in
iudicando.

a) esercizio da parte del giudice, di potestà riservate ad altri poteri


ð es. abbia annullato un provvedimento di diritto amministrativo

b) violazione della legge penale

ð es. ad un fatto di reato è stata data una qualificazione giuridica diversa (rapina anziché
furto)

c) violazione delle norme processuali penali , se sono a pena di nullità, inutilizzabilità,


inammissibilità o decadenza

d) mancata assunzione di una prova decisiva, quando la parte ne abbia fatto richiesta, anche nel
corso dell’istruzione dibattimentale

e) mancanza , contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione, desumibile non solo dal
testo del provvedimento, ma anche da altri atti del processo specificamente indicati.

Riguardo la lettera (e) , occorre chiarire:


La Cassazione non può affermare che ad esempio un testimone dica il falso, agirebbe sul merito.

può invece affermare che le ragioni per cui il giudice di merito ritiene attendibile o meno un
teste, non siano ben esplicitate in sentenza, censurando così un vizio della motivazione.

Sul punto, la Suprema Corte di Cassazione (Sezione 2 penale, Sentenza 25 luglio 2018, n. 35436),
ha chiarito che la illogicita’ della motivazione, per essere apprezzabile come vizio deducibile nel
ricorso per Cassazione, deve essere evidente, ovvero di spessore tale da risultare percepibile ictu
oculi.

• Il sindacato di legittimita’ della Suprema Corte, infatti, deve essere limitato a rilievi di
macroscopica evidenza.

Sono quindi ininfluenti e irrilevanti, quelle minime incongruenze motivazionali e anche quelle
argomentazioni difensive che, quand’anche non espressamente confutate, siano comunque
logicamente incompatibili con la decisione adottata, purche’ siano spiegate in modo logico ed
adeguato le ragioni del convincimento.

La tassatività dei casi di gravame poc’anzi illustrati, provoca l’inammissibilità di motivi diversi o
sostanzialmente apparenti e manifestamente infondati.

3. SOGGETTI RICORRENTI.

Possono proporre ricorso, in ordine all’azione penale :


• Imputato , il suo difensore, il PM, civilmente obbligato per la pena pecuniaria

Con riferimento all’azione civile : Parte civile e responsabile civile. Imputato e suo difensore
possono impugnare qualsiasi tipo di sentenza.

Nei casi di proscioglimento, l’impugnazione deve essere sorretta da uno specifico interesse.
Prima dell’entrata in vigore della Legge n. 103/2017, l’imputato poteva proporre ricorso anche
personalmente. A seguito delle modifiche introdotte dalla riforma Orlando, anche l’imputato, al pari
delle parti, può proporre ricorso per Cassazione solo a mezzo di un difensore, iscritto nell’Albo
speciale della Corte di Cassazione.

Se il giudice di appello pronuncia sentenza di conferma di quella di proscioglimento, il ricorso


per cassazione può essere proposto dal PM, solo per i motivi di cui alle lettere a), b) e c) del
comma 1 dell'articolo 606.

4. PROCEDIMENTO.

Il presidente della Corte, assegna la trattazione del gravame :


• ad una sezione singola, composta da 5 magistrati, individuata secondo criteri predeterminati

 oppure alle sezioni unite , composte da 9 magistrati.


 Queste ultime sono investite del gravame solo se le questioni proposte sono di speciale
rilevanza o se tra le singole sezioni vi è contrasto di giurisprudenza.

Ammessa la riunione e la separazione.

La trattazione dei ricorsi davanti alla Corte di cassazione avviene con contraddittorio scritto senza
l’intervento dei difensori, salva la richiesta delle parti di discussione orale in pubblica udienza o
in camera di consiglio partecipata.
La Corte di cassazione, per la rilevanza delle questioni sottoposte al suo esame, può disporre, anche
in assenza di una richiesta di parte, la trattazione con discussione orale in pubblica udienza o in
camera di consiglio partecipata.

Ove la Corte di cassazione intenda dare al fatto una definizione giuridica diversa, instaura
preventivamente il contraddittorio nelle forme previste per la celebrazione dell’udienza.

Adempimenti procedurali del giudizio di cassazione :


(+) avviso ai difensori data udienza e tipo di rito
(+) diritto di presentare motivi aggiunti, in numero di copie sufficienti per tutte le altre parti (+)
diritto di presentare memorie scritte
(+) diritto di nominare un difensore d’ufficio per l’imputato

5. SENTENZA.

Al secondo del suo contenuto può essere di :

 inammissibilità
 rigetto
 rettificazione di errori
 annullamento con o senza rinvio

-casi di revisione: LA REVISIONE.


 Mezzo straordinario di impugnazione
 È idoneo a travolgere il giudicato.
 È esperibile senza limiti di tempo

Assoggettabili a revisione sono soltanto le pronunce irrevocabili di condanna, anche se di


patteggiamento.
La revisione della sentenza è ammessa nei casi previsti dall’art. 630 e nelle ipotesi di “nuove
prove”, che, da sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che l’imputato avrebbe dovuto
essere prosciolto ex artt. 529-530-531 (art. 630 lett. c).

Ex 630 la revisione è ammessa :


1) alla inconciliabilità dei fatti posti a suo fondamento con quelli di altra sentenza irrevocabile

2) sopravvenuta revoca della sentenza pregiudiziale


es. revoca sentenza di fallimento, cui è seguita la condanna per bancarotta

3) falsità in atto in giudizio che hanno determinato la condanna

4) sopravvenute prove di innocenza

La corte costituzionale con sentenza del 2011 ha introdotto un 5° caso di revisione , e cioè quando sia
necessario conformarsi ad una sentenza definitiva della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Possono proporre la revisione:

 il condannato
 il procuratore generale presso la corte d’appello

Indagini suppletive e integrative:


Dopo l’emissione del decreto di citazione in giudizio è possibile svolgere indagini, si parla per
l’appunto di indagini integrative (art 430 c.p.p), sono indagini peculiari.

DIVIETO DI PUBBLICAZIONE, ART. 114,2.


 2. È vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non
siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, fatta
eccezione per l'ordinanza indicata dall'articolo 292.
Atti NON più coperti da segreto. Anche in costanza di udienza preliminare il PM può compiere
indagini (c.d. indagini suppletive). Si vogliono proteggere anche indagini che il PM eventualmente
potrebbe svolgere anche a udienza preliminare instaurata. Ci possono anche essere indagini
contro imputato, fino al dibattimento.

PREROGATIVA DELL’INDAGATO.
Una volta che ha contezza delle documentazioni delle indagini può:
1. Presentare memorie
2. Presentare documenti
3. Depositare documentazione relativa alle indagini difensive.
4. Chiedere al pm di compiere atti di indagine, se il pm le compie lo deve fare entro 30 gg.
Difensore può chiedere al suo antagonista nel processo di svolgere delle indagini. Ma pm è
obbligato a svolgerle? Secondo giurisprudenza prevalente no. Quindi spesso sollecitazione
cade nel vuoto.  indagini suppletive del pm sollecitate dall’indagato.
5. Richiesta dell’indagato di rilasciare dichiarazioni spontanee e di essere sottoposto a
interrogatorio.  interrogatorio importante dal p.v. strategico perché interrogatorio di fine
indagine. Quindi si tratta di un interrogatorio tendenzialmente più completo, non è un
interrogatorio su prove, ma su indagini! Molto importante perché se non disposto scatta
invalidità della richiesta di rinvio a giudizio (= atto introduttivo di udienza preliminare,
forma tipica di esercizio di azione penale).
Ma perché ci sia nullità occorre che indagato chieda espressamente di essere interrogato.
Solo se c’è richiesta e questa non viene soddisfatta allora c’è invalidità.  che tipo di
nullità è? Difficile risposta, ci sono diversi orientamenti. Questo ha effetti su tempiste di
sanatoria e chi può rilevarla; qualcuno ritiene intermedia, qualcun altro relativa.

Il GIP si pronuncia sulla richiesta di archiviazione, con decreto motivato.

La parte offesa può formulare entro 20 giorni (10 prima della riforma operata dalla L 23/06/2017,
n. 103), opposizione all’accoglimento della richiesta, indicando a pena di inammissibilità
investigazioni suppletive da svolgere ed indicando all’uopo i relativi elementi di prova.

Per i delitti commessi con violenza alla persona, l'avviso della richiesta di archiviazione è in ogni
caso notificato, a cura del pubblico ministero, alla persona offesa ed il termine è elevato a 30 giorni.

Il GIP, può archiviare ugualmente, anche a seguito di opposizione di parte offesa, fissando
un’udienza in camera di consiglio che decide .

Il gip può:
èaccogliere la richiesta emettendo ordinanza di archiviazione
ènon accogliere la richiesta, richiedendo al PM , nuove indagini
ènon accoglierla in via definitiva, rigettando la richiesta e disponendo che il PM formuli
l’imputazione (c.d. imputazione coatta).

Sulla richiesta di rito abbreviato, il giudice provvede con ordinanza con la quale dispone il
giudizio abbreviato.

Quando l'imputato chiede il giudizio abbreviato immediatamente dopo il deposito dei risultati
delle indagini difensive, il giudice provvede solo dopo che sia decorso il termine non superiore a
sessanta giorni, eventualmente richiesto dal pubblico ministero, per lo svolgimento di indagini
suppletive limitatamente ai temi introdotti dalla difesa.

Ø In tal caso, l'imputato ha facoltà di revocare la richiesta


L’ordinanza del giudice che ammette il rito abbreviato, fa iniziare una nuova fase processuale,

con decorso di termini nuovi per la custodia cautelare.

INTEGRAZIONE DELLE INDAGINI ED INTEGRAZIONE PROBATORIA.


Dopo la discussione delle parti e prima della chiusura dell’udienza preliminare, il giudice , se
ritiene di non poter definire l’udienza allo stato degli atti, in base a quanto contenuto nel
fascicolo del PM, può acquisire altre fonti di prova con le seguenti modalità:

• Nel caso in cui le indagini preliminari risultino incompleteèindica al PM l’attività


integrativa da svolgere, dando un termine per l’espletamento e fissando la data della nuova
udienza preliminare.

Ø Di tale provvedimento viene dato avviso anche alla Procura generale presso la CDA, la quale
potrebbe esercitare la facoltà di avocazione.

Se il GUP, invece, ritiene che un’attività di integrazione probatoria specifica possa essere
determinante ai fini della decisione (di proscioglimento dell’imputato), dispone l’assunzione della
prova innanzi a se.

Ø Le fonti di prova che è possibile raccogliere con l’integrazione probatoria sono


tassativamente indicate dal legislatore.

Quando una particolare disposizione di legge lo prevede, o quando le parti vi consentono, il giudice
dispone che l'esame si svolga a distanza.

Dopo l’acquisizione di tali nuove fonti di prova, le parti devono rassegnare nuovamente le loro
conclusioni ed il giudice decidere per il proscioglimento o il rinvio a giudizio.

-IL GIUDIZIO IMMEDIATO BASATO SU EVIDENZE


PROBATORIE:
Giudizio immediato in generale più complesso rispetto al direttissimo. Nascita anche di un nuovo
giudizio, immediato cautelare. Immediato dovrebbe sempre basarsi su evidenza della prova, ma
quello cautelare sembra affrancarsi da questo requisito.
Condivide obiettivo del direttissimo: accelerare il procedimento tramite eliminazione di udienza
preliminare giungendo direttamente di fronte al dibattimento. Ci sono delle differenze tra
immediato e direttissimo:

Immediato Direttissimo
Spazio significativo per l’indagine. Non c’è spazio, se non molto esiguo.
Ruolo da protagonista del gip, infatti selettore e Controlla i presupposti il giudice del
controllore dei presupposti del giudizio. dibattimento.
Gip forma il fascicolo per il dibattimento. Pm forma il fascicolo per il dibattimento.

Ai sensi dell’art 419 c.5 c.p.p, l’imputato ha facoltà di rinunciare all’udienza preliminare e di
chiedere il giudizio immediato. questo dimostra come legislatore non considera l’udienza
preliminare una garanzia ineliminabile ritenendo importante anche il risparmio di risorse che la
rinuncia è capace di produrre.

GIUDIZIO IMMEDIATO BASATO SU EVIDENZA DELLA PROVA:

Costituisce una tipologia di giudizio immediato autonomo disciplinato dall’art 453 c.p.p, è una
tipologia di giudizio immediato, nel quale l’evidenza deve nascere da un interrogatorio, dunque il
PM deve chiedere al GIP il giudizio immediato, quando si trovi in una situazione di evidenza
probatoria ma non basta una qualunque evidenza probatoria, ma dev’esserci un interrogatorio.
Se il PM dovesse incontrare ostacoli alla richiesta di giudizio immediato, è necessario almeno che ci
sia stato l’invito rivolto al soggetto a presentarsi per rendere l’interrogatorio con la contestazione
del fatto, caratteristica propria dell’interrogatorio.
Quando si parla di evidenza della prova si deve pensare appunto ad una prova evidente, che nasce
da un interrogatorio, nel quale c’è la contestazione del fatto e se non ce l’interrogatorio occorre che
ci sia un atto equipollente che veicoli la contestazione del fatto che costituisce l’invito a
presentarsi.
Ciò, è stato previsto al fine di impedire all’imputato non presentandosi come indagato
l’interrogatorio di paralizzare il procedimento come un veto contro il pubblico ministero che vuole
chiedere il giudizio immediato.

È stato introdotto L’ATTO EQUIPOLLENTE perché c’è il rischio che il soggetto non sia
reperibile;
c’è però un grosso problema relativamente alla corretta interpretazione della prova, ci sono vari
orientamenti:
 C’è chi ritiene che l’evidenza della prova debba essere considerata come probabile
colpevolezza, questa però si rivela costituzionalmente eccepibile, perché avremmo una
valutazione in termini di probabile colpevolezza effettuata su basi cognitive quali le indagini
preliminari, l’udienza preliminare viene baipassata, questa prognosi di probabile colpevolezza si
fonderebbe essenzialmente sulle indagini preliminari.
 Se si identificasse l’evidenza della prova come una sorte di prognosi di probabile
colpevolezza, si avrà la sottrazione all’imputato dell’udienza preliminare, sulla base
di una valutazione prognostica estremamente aleatoria per giunta effettuata senza
contraddittorio, perché fondata su un materiale fluido in divenire come le indagini
preliminari.
 La conseguenza immediata è che se si identificasse l’evidenza della prova con la
probabile colpevolezza, il problema è che il GIP potrebbe essere pregiudicato nella sua
imparzialità perché l’imputato gli giungerebbe con una sorta di ipoteca che è frutto di
una prognosi.
 L’altra soluzione è quella di interpretare il concetto di evidenza della prova come
superfluità dell’udienza preliminare, valutazione allo stato degli atti della oggettiva
superfluità dell’udienza preliminare. Deve trattarsi di una valutazione asettica, deve verificare se
alla luce degli atti è necessario un controllo sulla fondatezza della superfluità dell’udienza
preliminare, o meno; se leggedo gli atti e ritiene che la situazione cristallizzatasi all’esito delle
indagini non gli consente di andare al dibattimento ma gli consiglia o suggerisce di passare
attraverso una verifica dell’udeinza preliminare non verrà richiesto il giudizio immediato. Il PM
rischia di andare in contro a situazioni difficoltose.

Se si interpreta l’evidenza della prova come superfluità oggettiva dell’udienza preliminare, è la


valutazione oggettiva che deve fare il PM, questo è il criterio che deve seguire il PM ed è lo stesso
ce dovrà seguire il GIP quando sarà chiamato a sindacare e controllare e verificare la richiesta di
giudizio immediato presentata dal PM. Rigetterà la richiesta di giudizio immediato quando con
l’evidenza della prova si riterrà necessario procedere per il tramite dell’udienza preliminare.

Il presupposto temporale è un altro importante elemento, non basta che ci sia l’evidenza probaoria
ma occorre per chiedere il giudizio immediato è rispettare un termine art 454 c.p.p e corrisponde a
90 giorni dall’iscrizione della notizia criminis nel registro quindi non solo occorre l’evidenza della
prova e che questa sia scaturita da un interrogatorio, ma vi saranno 90 giorni.
È stato ritenuto un termine ragionevole per valutare l’evidenza della prova, cioè se il PM non ha
bisogno di indagare per più di 90 giorni allora la prova è evidente. i PM non dovrebbero negare
arbitrariamente l’udienza preliminare all’imputato;
quando presenta la richeista di immediato, deve allegare e dedurre il PM, anzitutto la richeista viene
presentata alla cancelleria del GIP e con questa richeista il PM deve trasmettere il proprio fascicolo
che contiene la notizia di reato, la documentazione relativa alle indagini espletate e i verbali degli
atti compiuti dinanzi al gip cme un verbale di incidente probatorio. Il PM deve allegare questa
documentazione perché è su questa che avverrà il controllo del GIP.

LA VALUTAZIONE DEL GIP:


Le tipologie decisorie che può prendere il GIP, se ritiene che non ci sono i presupposti per il
giudizio immediato restituisce gli atti al PM, se invece ritiene fondata l’istanza di giudizio
immediato presentato dal PM adotta un provvedimento che assume la forma di decreto con cui il
GIP dispone che si proceda con il giudizio immediato. La caratteristica di questo decreto è che
contiene due elementi:
1. Avviso che l’imputato può chiedere il giudizio abbreviato
2. Avviso di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento);
Altra caratteristica è la mancanza di motivazione nel decreto che dispone il giudizio immediato,
quando il GIP decide di accogliere istanza il decreto non è motivato (come nel caso di decreto di
citazione a giudizio adottato all’esito dell’udienza preliminare).
Anche da questo punto di vista, l’assenza della motivazione consentirà al giudice di decidere senza
influssi che consentirà di tutelare l’imparzialità del giudice.

Ai sensi dell’art 456 c.p.p evidenzia un dato estremamente significativo, manca il contraddittorio
con chi dovrà essere portato in dibattimento, dunque il contraddittorio è la vera lacuna del
legislatore che contraddistingue questo snodo.
Il GIP deve decidere sulla base della documentazione disponibile, deve decidere se passare in
dibattimento o meno, sulla base della documentazione questa situazione già grave per lassenza del
contraddittorio è aggravata da un ulteriore mancanza, l’avviso di conclusione delle indagini che è
concepito come atto rpodromico, ma anche qui è negata la possbilit che ci sia un avvis di
conclusione delle indagini quando il PM vuole il giudizio immediato.
Si potrebbe dire a criticamente, proprio perché non è previsto il contraddittorio con l’imputato
dinanzi al gio che deve decidere sulla richeista di giudizio immediato sarebbe importante far
procedere la richeista di giudizio immediato dall’invio dellavviso di conclusione delle indagini, in
modo da consentire all’indagato di instuarare un contraddittorio, di interloquire.
Abbiamo un giudizio immediato, il GIP è chiamato a decidere sui presupposti di esso;

L’avviso di conclusione delle indagini è concepito in funzione dell’udienza preliminare, non si


applica l’avviso perché è stato pensato come atto prodoromico dell’udienza preliminare e qui non
essendoci l’udienza preliminare non ha senso parlare di avviso di conclusione delle indagini.
In secondo luogo posto che l’atto più importante è l’interrogatorio è inutile far precedere la richiesta
dell’avviso della conclusione delle indagini da un interrogatorio, perché esso c’è già perché il GIP
deve verificare se si può procedere con il giudizio immediato.

-mutamento di imputazione in abbreviato attenzione al fatto nuovo e


diverso: GIUDIZIO ABBREVIATO.
È un giudizio di merito sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato, che ha luogo nell’udienza
preliminare.
Esclude il dibattimento.
Si utilizzano ai fini probatori gli atti contenuti nel fascicolo del PM, raccolti nel corso delle indagini
preliminari.

La richiesta dell’imputato, di scegliere il rito abbreviato, non è sindacabile dal giudice. Rito
premiale:

in caso di condanna, la pena è ridotta di un terzo.


Ai sensi del comma 1-bis dell’art. 438, introdotto con la L. n. 38 del 2019ènon è ammesso il

giudizio abbreviato per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo.

• Tuttavia le disposizioni introdotte dalle L. 38/2019, si applicano ai fatti commessi


successivamente al 19 aprile 2019, data di entrata in vigore della medesima legge.

• Per quanto concerne, invece, i fatti commessi anteriormente alla data di entrata in vigore della L.
38/2019, sarà possibile per l’imputato, accedere al giudizio abbreviato anche per i delitti puniti con
la pena dell’ergastolo.

L’imputato ha la possibilità di avanzare 2 tipi di richiesta di giudizio abbreviato:

(o) Giudizio abbreviato ordinarioèex art. 438, in ordine a cui il PM non può esprimere alcun
dissenso ed il giudice è obbligato a celebrarlo, a meno che non si tratti per delitti per cui è prevista
la pena dell’ergastolo.

(o) Giudizio abbreviato condizionato è novità legge 479/99, consente all’imputato di


subordinare la sua richiesta di giudizio abbreviato, ad un’integrazione probatoria da effettuarsi
in udienza innanzi al giudice.

Ø è onere del richiedente indicare le fonti di prova da assumere.

Il giudice non è obbligato a disporre il giudizio abbreviato , ma può rigettare l’istanza se:

1. 1) le prove richieste dall’imputato sono dal giudice ritenute irrilevanti o inammissibili


2. 2) se l’assunzione delle prove determinerebbe un appesantimento dell’iter processuale.

La riforma della legge 103/17 ha introdotto la possibilità di subordinare al rigetto del rito
abbreviato condizionato, la richiesta di giudizio abbreviato ordinario, oppure quella di applicazione
della pena ai sensi dell'articolo 444.

In entrambi i tipi di rito abbreviato, deve essere sempre ammesso l’interrogatorio dell’imputato
che ne faccia richiesta..

Sulla richiesta di rito abbreviato, il giudice provvede con ordinanza con la quale dispone il
giudizio abbreviato.

Quando l'imputato chiede il giudizio abbreviato immediatamente dopo il deposito dei risultati
delle indagini difensive, il giudice provvede solo dopo che sia decorso il termine non superiore a
sessanta giorni, eventualmente richiesto dal pubblico ministero, per lo svolgimento di indagini
suppletive limitatamente ai temi introdotti dalla difesa.
Ø In tal caso, l'imputato ha facoltà di revocare la richiesta
L’ordinanza del giudice che ammette il rito abbreviato, fa iniziare una nuova fase processuale,

con decorso di termini nuovi per la custodia cautelare.


La riforma della legge 479/99, ha introdotto la possibilità di acquisizione di nuove fonti di prova
in udienza, sicché il giudizio abbreviato non è più necessariamente un giudizio allo stato degli atti.

casi di acquisizione (di nuove fonti di prova) sono 2:

1. 1) quando l’imputato ha richiesto il giudizio abbreviato condizionato ad una integrazione

probatoria ed il giudice abbia accolto la richiesta

2. 2) quando una volta ammesso il giudizio abbreviato, il giudice ritiene di non poter
decidere

allo stato degli atti , in quanto necessita un’integrazione probatoria, finalizzata ad


acquisire gli elementi necessari per la decisione.

La richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle


nullità, sempre che non siano assolute, e la non rilevabilità delle inutilizzabilità, salve quelle
derivanti dalla violazione di un divieto probatorio.
Essa preclude altresì ogni questione sulla competenza per territorio del giudice

Svolgimento del giudizio abbreviato (441):

Imputato avanza la richiesta -> giudice ammette il rito con ordinanza (o rigetta per quello
condizionato).
Se la difesa dell’imputato produce i risultati delle indagini Difensive, il PM può essere autorizzato
ad effettuare indagini Suppletive, limitatamente ai temi introdotti dalla difesa.

L’imputato, come già detto può subordinare il rito abbreviato Condizionato, a quello ordinario o
al patteggiamento.

Ex 441 bis :
Se, il pubblico ministero procede alle contestazioni x la modifica dell’imputazione, l'imputato
può chiedere che il procedimento prosegua nelle forme ordinarie.

Nel corso del giudizio abbreviato condizionato, ad integrazione


probatoria o nel quale l'integrazione sia stata disposta a norma dell'art. 441 cpp., il P.M. può, in
conformità a quanto disposto dalle SS. UU. Penali (Sent. n. 5788/2020), modificare l'imputazione
solo per i fatti emergenti dagli esiti istruttori ed entro i limiti previsti dall'art. 423 c.p.p..
Quindi:

Ø Ai sensi del citato art. 423, nel corso dell'udienza il fatto risulta diverso da come descritto
nell'imputazione ovvero emerge un reato connesso, o una circostanza aggravante, il pubblico
ministero modifica l'imputazione e la contesta all'imputato presente.
- Se l'imputato non è presente, la modificazione della imputazione è comunicata al difensore, che
rappresenta l'imputato ai fini della contestazione.

Ø Se risulta a carico dell'imputato un fatto nuovo non enunciato nella richiesta di rinvio a
giudizio, per il quale si debba procedere di ufficio, il giudice ne autorizza la contestazione se il
pubblico ministero ne fa richiesta e vi è il consenso dell'imputato.

L’udienza, a seguito di richiesta di giudizio abbreviato, si tiene in camera di consiglio, senza


pubblicità,

(salvo che vi sia richiesta di pubblica udienza di tutti gli imputati). Si svolge secondo le norme
dettate per l’udienza preliminare
È ammessa la costituzione di parte civile.

All’esito dell’udienza e dopo la discussione delle parti, il giudice emetterà sentenza di


assoluzione o di condanna (in caso di condanna, la pena è diminuita della metà se si procede per
una contravvenzione e di un terzo se si procede per un delitto).

Limiti alla facoltà di proporre appello:

 ex art. 443 L'imputato e il pubblico ministero non possono proporre appello contro le
sentenze di proscioglimento.
 sentenza di condanna può essere appellata dall’imputato e non dal PM, salvo che si tratti
di sentenza che modifica il titolo del reato.
 Il ricorso per cassazione è sempre ammesso.

MODIFICA DELL’IMPUTAZIONE.
Possibile grazie a mutamento del quadro probatorio.
Dobbiamo distinguere tra fatto nuovo e fatto diverso: molto discusso in giurisprudenza. Quali sono
i criteri che un giudice penale deve seguire per distinguere tra fatto luogo o fatto diverso ai fini
della modifica dell’imputazione:
 Fatto nuovo: nuovo fatto rispetto a uno vecchio quando cambiano gli elementi essenziali
del fatto storico. Ogni fatto di reato ha un nucleo indefettibile: condotta soprattutto lo
caratterizza. In questo caso si tratta di un fatto che si aggiunge a quello precedente.
o Es. tizio uccide B ma anche C. Nella precedente imputazione omicidio riguardava B,
nuova imputazione, fatto nuovo rispetto a quello precedente, nella nuova
imputazione si aggiunge omicidio di C.  fatto nuovo aggiuntivo.
Se il fatto è aggiuntivo i fatti nella stessa imputazione si possono sommare ed è
possibile contestare il fatto nuovo, quindi si applicano le regole generali: occorre
 Il consenso dell’imputato per ampliamento di imputazione;
 Perseguibilità d’ufficio del reato;
 Non appartenga a competenza del giudice diverso.
o Fatto nuovo sostitutivo: es. non uccisa la persona B ma quella C, ma circostanze di
tempo e di luogo devono rimanere le stesse.
Se fatto è sostitutivo, il soggetto va assolto per la prima imputazione e va
considerata solo la seconda. Inevitabilmente proscioglimento per la prima
imputazione perché c’è errore.
 Fatto diverso: es. cambia il locus o il tempus commissi delicti. Quando c’è una variazione
del fatto storico (non variazione di elementi essenziali però), bisogna pur sempre tutelare
imputato; il giudice può passare a imputazione per fatto diverso senza passare per
consenso di imputato (es. giudice dice che risulta che tizio abbia ucciso Caio non con uno
strumento ma con un altro). Nel giudizio abbreviato il pm può contestare il fatto diverso,
ma visto che non è richiesto il consenso serve avvisare imputato, ci sono due strade:
o Uscire dall’abbreviato per andare in dibattimento, quindi si torna in udienza
preliminare.
o Restare in abbreviato, ma in questo caso gli viene riconosciuto il diritto alla prova
sul fatto diverso. Da qui deriva diritto alla controprova del pm.

Il pm potrebbe individuare un fatto diverso in modo tale che il soggetto abbandoni il giudizio
abbreviato per tornare nel procedimento ordinario.
Diritto alla prova.
 5. Se il procedimento prosegue nelle forme del giudizio abbreviato, l'imputato può chiedere
l'ammissione di nuove prove, in relazione alle contestazioni ai sensi dell'articolo 423, anche oltre i
limiti previsti dall'articolo 438, comma 5, ed il pubblico ministero può chiedere l'ammissione di
prova contraria.
Scelta dell’imputato di continuare a difendersi nell’abbreviato nel caso di fatto diverso  nasce il
suo diritto alla prova.
Art. 441-bis, 5: Quando imputato esercita il suo diritto alla prova a giudizio abbreviato instaurato
per difendersi dalla contestazione di un fatto diverso contestatogli dal pm in abbreviato, questo
diritto alla prova non è soggetto ai limiti previsti in materia di richiesta di abbreviato condizionata.
Qui giudice ha grande margine di discrezionalità per respingere la richiesta (compatibilità con
istanza di economia del procedimento e necessità della prova ai fini della decisione). Non si
applicano le stesse regole perché nel caso di abbreviato condizionato c’è controllo in ingresso ad
abbreviato, altrimenti di fronte a ogni richiesta condizionata il giudice dovrebbe ammettere
abbreviato; qui non ha più senso introdurre quei criteri stringenti perché l’abbreviato c’è già. Non
c’è introduzione di abbreviato ex novo, semplicemente il soggetto decide di difendersi nei
confronti di un abbreviato che c’è già. Si tratta di un diritto alla prova piena non dissimile a quello
di art. 190 di disciplina generale: questi parametri non devono mai venire meno, sono disposizioni
generali in materia di prova.

 -Ricorso per saltum: IL RICORSO PER SALTUM (immediato)


I soggetti legittimati a proporre appello contro la sentenza di primo grado possono presentare ricorso
immediato alla corte di cassazione. si tratta di uno strumento acceleratorio del processo e consente peraltro
alla parte di evitare le spese del grado intermedio prescindere dall’esito.
Il ricorso immediato per Cassazione soggiace però ad alcuni limiti, può essere presentato solo per censurare
l’eccesso di potere, la mancata o errata applicazione della legge penale, l’inosservanza di norme
processuali presidiate da nullità, inammissibilità, decadenza e inutilizzabilità.
Se invece chi impugna per saltum lamenta la mancata assunzione di una prova contraria decisiva o la
manifesta illogicità o contraddittorietà della motivazione e ricorso immediato si converte in appello, dunque
nel mezzo di impugnazione ritenuto più adatto al caso: il primo caso se ricorso fosse fondato bisognerebbe
assumere la prova che non era stata raccolta in precedenza mentre nel secondo caso il vizio di motivazione
esposto al rischio di spingere il giudice dell’impugnazione a sconfinare nel merito.

-L’ESECUZIONE PENALE.
1. GIUDICATO.

Giudicato formaleè esprime l’immutabilità della sentenza.


o Dunqueèsono irrevocabili le sentenze ed i decreti penali contro i quali non è più

ammessa impugnazione

Giudicato sostanzialeèesprime l’autorità e la vincolatività della sentenza in ambito penale ed


extrapenale.

La stabilità del giudicato è garantita dalla regola che l’imputato, condannato o prosciolto, non può
essere sottoposto ad un nuovo procedimento per lo stesso fatto. Ne bis in idem.

Le sentenze di condanna irrevocabile , vanno annotate per opportuna conoscenza nel Casellario
Giudiziale.

2. EFFICACIA DEL GIUDICATO PENALE IN ALTRI GIUDIZI.

Nel nostro sistema, la pregiudizialità del giudicato penale nel separato giudizio civile, dipende dalla
tempestività o meno con cui sia stata esercitata l’azione civile :

 se l’azione civile è stata esercitata in modo tempestivo e cioè prima che nel processo
penale si sia giunti a sentenza di primo gradoèla sentenza di assoluzione in sede penale
non pregiudica la causa civile
 se l’azione civile è stata esercitata in modo intempestivoèil processo civile deve essere
sospeso fino a che la sentenza penale non diventi irrevocabile.

La sentenza irrevocabile di condanna ha efficacia di giudicato nei giudizi civili e


amministrativi, promossi contro sia contro l’imputato che contro il responsabile civile, se
citato o intervenuto.

3. IL PROCEDIMENTO DEL GIUDICE DELL’ESECUZIONE.

Il PM, l’interessato o il suo difensore, possono proporre ex art. 666 cpp, l’incidente di
esecuzione, per risolvere le questioni attinenti alla esecuzione disciplinate negli articoli 667-676..
Ed in particolare per:

 - l’accertamento della identità fisica del detenuto


 - correzione grafica delle generalità dell’imputato condannato
 - applicazione dell’amnistia o indulto
 - applicazione di una nuova legge
 - inesistenza o non esecutività del presunto titolo esecutivo.

4. IL PROCEDIMENTO DELLA MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA.

La magistratura di sorveglianza si articola in :


- un organo monocratico (magistrato di sorveglianza)
- ed in un organo collegiale (tribunale di sorveglianza)
a volte si pongono entrambi come giudici di primo grado, o come giudici rispettivamente di primo o
di secondo grado.

E’ quel magistrato che si occupa della sorveglianza e dell’esecuzione della pena.

-Direttissimo:

IL GIUDIZIO DIRETTISSIMO.

 - salta l’udienza preliminare e l’udienza predibattimentale.


 - scelta di una tale semplificazione del rito, spetta solo al PM.

Giudizio direttissimo ha come presupposto una particolare originaria situazione di evidenza


della prova.

L’evidenza della prova si desume:


- dall’arresto in flagranza
- dall’avvenuta confessione resa dall’indagato nel corso dell’interrogatorio.

Il decreto legge sulla sicurezza pubblica del 2008, ha ridisciplinato il rito direttissimo
prevedendo 2 ipotesi obbligatorie e 1 ipotesi facoltativa.

(1) IPOTESI OBBLIGATORIA: Il PM deve procedere con giudizio direttissimo quando


l’indagato è stato arrestato in flagranza di reato e l’arresto è stato convalidato dal GIP.

Come ulteriore condizione di ammissibilità, la giurisprudenza richiede che all’arrestato sia stata
applicata una misura cautelare custodiale.
Ciò deve avvenire entro 30 giorni dall’arresto.

(2) IPOTESI OBBLIGATORIA : Il PM deve procedere con giudizio direttissimo quando


l’indagato abbia reso confessione all’autorità giudiziaria nel corso di un interrogatorio.

L’imputato libero, è citato a comparire ad un’udienza entro il 30° giorno dalla iscrizione nel
registro delle notizie di reato.

(3) IPOTESI FACOLTATIVA : Il PM ha la facoltà di procedere con giudizio direttissimo,


quando ritiene di chiedere al giudice del dibattimento la convalida dell’arresto.

In tal caso, l’arrestato in flagranza, deve essere condotto in aula dibattimentale entro 48 ore
dall’arresto.
Convalida dell’arrestoèpresupposto del rito.

Se l’arresto è convalidato, si procede a giudizio direttissimo.


Se l’arresto non viene convalidatoèsono restituiti gli atti al PM che procederà secondo il rito
ordinario, oppure mediante il giudizio immediato se sono presenti i requisiti.
Si può procedere al giudizio direttissimo, quando le parti vi consentono.

Svolgimento del processo direttissimo :


Ø se l’imputato è liberoèil PM deve notificargli il decreto di citazione a giudizio Ø se è in
vinculisèl’imputato deve essere tradotto all’udienza.

 - difensore dell’imputato può chiedere un termine a difesa ed estrarre copia degli atti
delle indagini preliminari
 - PM – IMPUTATO e PERSONA OFFESA, possono presentare direttamente i testi in
udienza, senza la preventiva autorizzazione del giudice
 - Esame incrociato – stesse garanzie per i mezzi di prova previste per il rito ordinario
 - Ammissibili riti speciali: patteggiamento o giudizio abbreviato.

-ACCERTAMENTI URGENTI SU LUOGHI COSE O PERSONE, 354.


Si tratta di una serie di attività che la p.g. può compiere autonomamente sul luogo del delitto.
Sono descritte una serie di attività che possono essere compiute sulla scena criminis.
Connotato di urgenza è elemento caratteristico di questo tipo di attività. Si tratta di indagini
tecniche, quindi questa attività si pone in essere sul luogo del reato e integra un’attività di tipo
tecnico. Richiede un certo livello di specializzazione. Ci troviamo nell’ambito degli ausiliari di
polizia giudiziaria può usufruire di personale.
Operazioni che possono essere compiute:
 Attività che viene definita di conservazione di tracce e cose pertinenti al reato.

Attività di conservazione e curare che stato di luoghi e cose non subisca mutamenti prima di
intervento del pm. Si scontra con esigenza delle indagini difensive: esigenza di accedere a dei
luoghi della scena criminis  conflitto tra istanze della polizia di circoscrivere un luogo e istanze
del difensore, che spesso non può accedere se non dopo che p.g. abbia terminato attività visto che
la sua attività non può intralciare l’operato della polizia. Autonomia piena della p.g.
 Pericolo di alterazione.

Quando c’è un fondato pericolo che cose, luoghi, tracce si modifichino, si alterino e non è possibile
ottenere intervento tempestivo della pm, gli ufficiali di p.g. compiono accertamenti e rilievi sui
luoghi e sulle cose. Possono accedere a supporti informatici, anche forzandoli.
Problema non risolto: scontro tra dottrina e giurisprudenza. Art. 354,2 parla di accertamenti e
rilievi.  quando si parla di attività della p.g. può autonomamente, senza intervento del pm
effettuare sulla scena criminis a cosa si riferisce? Cosa si intende per accertamenti e rilievi?
Accertamento tecnici del pm sono attività ad alto spessore intellettuale, attività che richiedono
elevata specializzazione. Infatti, gli accertamenti tecnici del pm si fanno con l’ausilio di consulenti
tecnici. Art. 360 parla di una attività altamente specializzata, dunque alla luce di questo fatto ci si
pone un problema: quando al 354 si parla di accertamenti e rilievi si riferisce agli stessi che
possono essere compiuti dal pm, quindi di elevata qualità tecnica? Una parte della giurisprudenza
ritiene di no perché sostiene che la p.g. autonomamente non potrebbe mai compiere atti di tipo
tecnico ad elevata specializzazione. Quindi potrebbe compiere solo operazioni materiali ma non
intellettuali, es. raccogliere micro-traccia ma non esame comparativo. Es. potrebbe raccogliere un
reperto ma nessun esame scientifico ad alta qualità sullo stesso reperto, come esame del DNA,
senza intervento o co-gestione del pm. Parte della dottrina però non è concorde.
Sono atti urgenti, quindi si parla di atti per lo più irripetibili, di qui importanza e delicatezza delle
operazioni. Se sono irripetibili, vanno nel fascicolo per il dibattimento e quindi diventano prove.
Primi atti compiuti nel luogo essendo a rischio entrano nel dibattimento. Rischio è che fatto
urgente sia fatto in modo grossolano.
Si comprende che questa norma è mal scritta e mal equilibrata. Soprattutto perché chiedere la
presenza dei pm per tutti i casi sarebbe veramente difficile.

ACCERTAMENTI TECNICI IRRIPETIBILI PM, 360:


 1. Quando gli accertamenti previsti dall'articolo 359 riguardano persone, cose o luoghi il cui
stato è soggetto a modificazione, il pubblico ministero avvisa, senza ritardo, la persona sottoposta
alle indagini, la persona offesa dal reato e i difensori del giorno, dell'ora e del luogo fissati per il
conferimento dell'incarico e della facoltà di nominare consulenti tecnici.
Studia norma. Di che tipo di attività si tratta? Es. autopsia, radiografia.
Primo step è nomina di un consulente tecnico: il pm deve avvisare le persone indicate dalla norma
(leggi la norma). Avviso che questi soggetti a loro volta possono nominare consulenti tecnici.
Si instaura un c.d. contraddittorio tecnico, si apre lo spazio del contraddittorio tecnico tra i
consulenti: da un lato dell’accusa, dall’altro della difesa. È importante sottolineare questo perché è
contraddittorio tra soggetto con particolari competenze tecniche, è possibile che vengano
considerate e messe in discussione le conoscenze tecniche dei soggetti quando c’è conferimento
dell’incarico. Manca il giudice in questo contraddittorio! Se si rimane nel 360 c’è contraddittorio
tra due poli, ma c’è possibilità di passare ad incidente probatorio, di passare davanti a un giudice.
Consulenza tecnica è un atto tendenzialmente irripetibile, che può quindi essere compiuto
validamente una sola volta (irripetibilità originaria). Quindi naturale sede di destinazione sarà il
dibattimento.

-Principio di tassatività delle impugnazioni:


È la legge che stabilisce i casi nei quali provvedimenti del giudice sono soggetti ad impugnazione,
determinando il mezzo con cui possono essere impugnati, per questo motivo si parla di sistema chiuso,
proprio perché le impugnazioni sono gestite dal principio di tassatività (art 568 c.1 c.p.p).
- Sono sempre soggetti a ricorso per cassazione, quando non sono diversamente impugnabili, i
provvedimenti con i quali il giudice decide sulla libertà personale e le sentenze, anche quando siano
inappellabili.
- Il diritto di impugnazione spetta soltanto a colui al quale la legge espressamente lo conferisce, per
poter proporre impugnazione è necessario avervi interesse.
Il PM propone impugnazione diretta a conseguire effetti favorevoli all’imputato solo con ricorso per
cassazione.
Costituisce una deroga al principio di tassatività in materia di impugnazioni, i provvedimenti abnormi.
L’abnormità integra un autonomo motivo di ricorso per cassazione per violazione di legge ricavabili
direttamente dall’art 111 c.7 Cost.

 Impugnabilità differita: nel caso di ordinanze messe nella fase degli atti preliminari al dibattimento
e nel dibattimento sono impugnabili solo unitamente alla sentenza.
 Impugnabilità immediata: le ordinanze in materia di libertà personale sono immediatamente ed
autonomamente impugnabili, il peso costituzionale dei valori in gioco impone delle verifiche rapide
ed efficaci

È processualmente irrilevante l’errata qualificazione dell’impugnazione effettuata dalla parte purché il


provvedimento sia oggettivamente impugnabile, non importa che la parte chiami appello un ricorso per
cassazione o viceversa, il provvedimento è oggettivamente impugnabile e l’impugnazione è ammissibile. si
tratta di una soluzione pragmatica che valorizza l’effettiva volontà di chi impugna.

 INAMMISSIBILITÀ DELL’IMPUGNAZIONE
L’impugnazione è dichiarata inammissibile dal giudice con un’ordinanza (soggetta al ricorso per
Cassazione), la quale poi dev’essere notificata a chi ha proposto l’atto di impugnazione o se l’impugnazione
è stata presentata personalmente dall’imputato, al difensore di quest’ultimo.
Se l’inammissibilità sfugge al controllo del giudice dell’impugnazione, può comunque essere dichiarata in
ogni stato e grado del procedimento.
L’inammissibilità sanziona gli atti di parte e cristallizza la perdita di un potere; spetta al giudice effettuare il
controllo sull’ammissibilità o inammissibilità dell’atto di impugnazione, questa verifica la preliminare
trattazione del procedimento di impugnazione e garantisce un sensibile risparmio di risorse. Il controllo
avviene in camera di consiglio senza l’osservanza però delle forme previste dall’art 127 c.p.p non è previsto
quindi il contraddittorio.
L’atto di impugnazione è inammissibile:
1. Difetto di legittimazione
2. Carenza di interesse ad impugnare,
3. Provvedimento non impugnabile,
4. Inosservanza di requisiti di forma, di presentazione e di spedizione dell’impugnazione,
5. Decadenza e rinuncia

Forma di presentazione :
Per i difensori: obbligo di deposito telematico (ai sensi dell’art. 111-bis cpp)
Le parti private, invece, possono presentarlo in forma analogica personalmente, anche a mezzo
di incaricato, nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato (art. 582
c.p.p.).

Contenuto dell’atto di gravame, previsto dall’art. 581 c.p.p., a pena di inammissibilità: (a) capi e
punti della decisione a cui si riferisce l’impugnazione

1. Capi della sentenza : il capo rappresenta la singola imputazione;


2. Punto della sentenza : il punto è identificabile in un argomento di fatto o di diritto

oggetto di trattazione.

2. (b) le richieste (es. assoluzione ; riduzione di pena), anche istruttorie


3. (c) motivi di doglianza, con specifica indicazione delle ragioni di fatto e di diritto
4. (d) L’indicazione delle prove delle quali si deduce l’inesistenza, l’omessa assunzione
o l’omessa o erronea valutazione;

L’appello è inammissibile per mancanza di specificità dei motivi quando, per ogni richiesta, non
sono enunciati in forma puntuale ed esplicita i rilievi critici in relazione alle ragioni di fatto o di
diritto espresse nel provvedimento impugnato, con riferimento ai capi e punti della decisione ai
quali si riferisce l’impugnazione (art. 581 co. 1 c.p.p.).

Con l’atto d’impugnazione delle parti private e dei difensori, è depositata, a pena d’inammissibilità,
la dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della notificazione del decreto di citazione a
giudizio (art. 581 co. 1-ter c.p.p.).

• L'inammissibilità dell'impugnazione si estende ai motivi nuovi

Sono cause di inammissibilità dell’impugnazione:

 mancanza di legittimazione o di interesse ad impugnare


 la non impugnabilità del provvedimento
 il mancato rispetto delle forme e dei termini per impugnare
 la rinuncia all’impugnazione
 mancanza di specificità dei motivi quando, per ogni richiesta, non sono enunciati in forma

puntuale ed esplicita i rilievi critici in relazione alle ragioni di fatto o di diritto espresse nel
provvedimento impugnato, con riferimento ai capi e punti della decisione ai quali si riferisce
l'impugnazione

 mancanza di deposito, per le parti private, della nuova dichiarazione o elezione di


domicilio per l’appello
 Se si è proceduto in assenza dell’imputato, è causa di inammissibilità, la mancanza di
specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della Sentenza, contenente la
dichiarazione o elezione di domicilio.
 E’ altresì causa di inammissibilità, la mancata enunciazione:
• dei capi o dei punti della decisione ai quali si riferisce l'impugnazione;
• delle prove delle quali si deduce l'inesistenza, l'omessa assunzione o l'omessa o erronea
valutazione;
• delle richieste, anche istruttorie;
•dei motivi, con l'indicazione delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono
ogni richiesta

Inammissibilità è dichiarata dal giudice ad quem , che ordina :


• l’esecuzione del provvedimento impugnato e

• la condanna alle spese a carico della parte che ha proposto impugnazione.

Ordinanza di inammissibilità è ricorribile per cassazione.

6. EFFETTI DELL’IMPUGNAZIONE.

Alla proposizione dell’impugnazione, conseguono gli effetti:

• sospensivo

• devolutivo

• estensivo

(o) Effetto sospensivo


Produce una paralisi dell’esecuzione del provvedimento, sia durante il termine per impugnare, sia
durante il giudizio di impugnazione.

ð tale effetto non si produce per i provvedimenti in tema di libertà personale

(o) Effetto devolutivo


Concerne l’ampiezza di cognizione del giudice di impugnazione, che può estendersi :

 o all’intera materia trattata dal primo giudice (effetto interamente devolutivo)


 ovvero a parte di essa (effetto parzialmente devolutivo)
Il giudice del gravame ha cognizione nei limiti del devoluto => tantum devolutum,
quantum appellatum.
Tali limiti, sono determinati dalle parti che devono indicare i capi e i punti della
decisione impugnati ed i motivi di gravame.

Tale ambito di cognizione non è più modificabile:


Þ infatti i motivi nuovi presentabili, devono a pena di inammissibilità, essere ricollegati ai
capi e punti della sentenza già impugnati.

(o) Effetto estensivo


Sta ad indicare che la proposizione del gravame è idonea a determinare effetti anche su
parti diverse da quelle che ha impugnato.
Esempio di effetti estensivi dell’impugnazione :

ex art. 587, nel caso di concorso di più persone in uno stesso reato, l’impugnazione
proposta da uno degli imputati, giova anche agli altri (perché non sia fondata su motivi
esclusivamente personali)

-Aspetti processuali della richiesta di archiviazione:


Quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare
una ragionevole previsione di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza diversa
dalla confisca, il pubblico ministero presenta al giudice richiesta di archiviazione.

L’avviso della richiesta è notificato alla persona offesa che ne abbia fatto richiesta, ma non nei
casi di rimessione della querela.

• RATIO: La remissione di querela fa venir meno l’interesse al perseguimento penale dell’imputato.

L’archiviazione , così come l’esercizio dell’azione penale, sono assoggettati alla verifica e al
vaglio del giudice.

• al PM spetta solo un potere di richiesta

L’art. 411 c.p.p. così come modificato dal d.lgs. 28 del 2015, ha specificamente previsto che la
persona sottoposta alle indagini non e' punibile ai sensi dell'articolo 131-bis del codice penale
per particolare tenuita' del fatto.

Il GIP si pronuncia sulla richiesta di archiviazione, con decreto motivato.

La parte offesa può formulare entro 20 giorni (10 prima della riforma operata dalla L 23/06/2017,
n. 103), opposizione all’accoglimento della richiesta, indicando a pena di inammissibilità
investigazioni suppletive da svolgere ed indicando all’uopo i relativi elementi di prova.

Per i delitti commessi con violenza alla persona, l'avviso della richiesta di archiviazione è in ogni
caso notificato, a cura del pubblico ministero, alla persona offesa ed il termine è elevato a 30 giorni.
Il GIP, può archiviare ugualmente, anche a seguito di opposizione di parte offesa, fissando
un’udienza in camera di consiglio che decide .

Il gip può:
èaccogliere la richiesta emettendo ordinanza di archiviazione
ènon accogliere la richiesta, richiedendo al PM , nuove indagini
ènon accoglierla in via definitiva, rigettando la richiesta e disponendo che il PM formuli
l’imputazione (c.d. imputazione coatta).

Se l'archiviazione e' richiesta per particolare tenuità del fatto, il pubblico ministero deve darne
avviso alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa, precisando che, nel termine di
dieci giorni, possono prendere visione degli atti e presentare opposizione in cui indicare, a pena di
inammissibilità, le ragioni del dissenso rispetto alla richiesta.

Il giudice, se l'opposizione non e' inammissibile, procede ai sensi dell'articolo 409, comma 2, e,
dopo avere sentito le parti, se accoglie la richiesta, provvede con ordinanza.

In mancanza di opposizione, o quando questa e' inammissibile, il GIP procede senza formalita' e, se
accoglie la richiesta di archiviazione, pronuncia decreto motivato.

Nei casi in cui non accoglie la richiesta, il giudice, entro 3 mesi fissa la data dell'udienza in camera
di consiglio e ne fa dare avviso al pubblico ministero, alla persona sottoposta alle indagini e alla
persona offesa dal reato.
Il procedimento si svolge nelle forme previste dall'articolo 127 c.p.p.

Nel provvedimento che fissa l’udienza camerale deve essere contenuto l’avviso della facoltà di
accedere al programma di giustizia riparativa.

A seguito dell'udienza, il giudice, se ritiene necessarie ulteriori indagini, le indica con ordinanza al
pubblico ministero, fissando il termine indispensabile per il compimento di esse, altrimenti
provvede entro tre mesi sulle richieste.

La struttura dell’archiviazione deve essere coerente al principio cost 112 di obbligatorietà


dell’azione penale.

Posto che Pm ha questo obbligo, tutte le volte in cui decide di non esercitarla deve sottoporsi al
controllo giurisdizionale (del giudice).
Pm non può come in passato di mandare gli atti all’archivio senza sottoposizione al GIP.

Lo studio di archiviazione impostato da due domande:


1-quando si archivia? cioè le condizioni dei presupposti dell’archiviazione?
Caso classico di archiviazione= 408 cpp ci riferiamo all’infondatezza della notizia di reato.
Quindi notizia già iscritta nel R per notizia di reato, sono state svolte delle indagini su quella notizia
e questa notizia nonostante si rileva ex post infondata.

Prima della rif. Cartabia, c’era una tendenza dei Pm di iscrivere tutto nel R, senza approfondire.
Alla fine di termine di 3 mesi di queste indagini eventualmente prorogati, un’azione poco sonata.
Regola di valutazione nel passato= PM chiedeva al G l’archiviazione per infondatezza di notizia di
reato ogni vota in cui elementi acquisiti nelle indagini non erano idonei a sostenere l’accusa in
giudizio.
Prognosi in cui si deve sostenere l’accusa= proiettarsi nel dib e decidere se quegli elementi che ho
adesso avrebbero sostenuto in dibattimento.
In passato PM esercitavano l’azione senza fare una prognosi sufficiente.

Regola della cost= l’imputato non deve essere inutilmente portato al processo.

Dopo rif, bisogna approfondirla prima di iscriverla. cambiato la regola che Pm deve seguire
quando deve valutare la fondatezza/infondatezza della notizia di reato.
Oggi la regola di valutazione= ragionevole previsione di condanna. Ragionevole in cui si deve
sostenere la condanna, asticella è più alta, bisogna superare la presunzione di non colpevolezza
cioè imputato colpevole oltre ogni ragionevole dubbio.
Praticamente è una prognosi quasi impossibile.
-come potrebbe impattare sulle archiviazioni questa nuova regola di valutazione?
Pm se vuole archiviare può fare solo se gli elementi in possesso non ottengono la condanna e
allora chiedo archivio.
Potrebbe verificarsi disimpegno del PM perché decide di andare lo stesso esercitando l’azione
penale scaricando la resp. della valutazione impossibile su Giudice della Udienza Preliminare.
GUP scaricherà su Dibattimentorischio di azioni penali deboli, troppe udienze preliminari perché
PM scarica la resp su GUP. GUP dovrà effettuare controllo su dati che Pm non ha controllato nella
giusta maniera.
Il legislatore sta spostando il peso della presunzione di innocenza su PM. Sta obbligando Pm a
preoccuparsi della presunzione dell’innocenza.
Messaggio della Cartabia= vogliamo che Pm (che agisci contro il soggetto) rispetti di + la
presunzione di innocenza.

Ci sono anche altri casi di archiviazione 411cpp:


-mancanza di una condizione di procedibilità, es: remissione di querela= che estingue il reato
-tutti i casi di estinzione del reato, es: morte (129cpp), prescrizione,
-particolare tenuità del fatto 131-bis cp, =via di fuga dall’aria penalistica quindi si può archiviare
per questo fatto particolarmente tenue.

2-come si archivia? Cioè quale è il procedimento 409 cpp.


Gip organo ad acta quindi si attiva solo se c’è la richiesta.
# In caso contrario sarebbe un atto ab norme= invenzione di un atto cioè non previsto dal codice
quindi non tipizzato dalla legge ed è ricorribile per cassazione perché è una violazione di legge.

archiviazione semplice=de plano/immediata senza nessuna particolarità in più.


PM chiede a GIP la archiviazione, se viene accolta perché condivide subito il contenuto della
richiesta
La forma del provv del g è un decreto motivato (a pena di nullità). Il decreto viene dopo notificato
alla persona sottoposta alle indagini se era sottoposta ad una mc.

Se GIP non accoglie subito la richiesta=Quando Gip non condivide subito la richiesta del PM,
cioè GIP vuole approfondire la questione. La procedura è complessa perché c’è un disaccordo.
GIP deve fissare entro 3 mesi la data dell’udienza in camera di consiglio. Deve comunicare la data
alla vittima del reato, indagato e PM.
Prima di questa udienza- atti depositati nella cancelleria del giudice; sia difensore dell’indagato
che della vittima possono accedere agli atti ed estrarne la copia.

Es: PM chiede archiviazione a Gip. GIP non d’accordo fissa udienza e quando la fa deve informare il
procuratore generale di Venezia perché il procuratore potrebbe avocare=chiamare a sé/ svolgere
lui le indagini. Questo è il caso in cui PM svolge male le indagini.

Avocazione=chiamare a sé il procedimento quindi il superiore gerarchico del PM di Treviso.

La giurisprudenza, sentenza della corte cost= il principio di completezza delle indagini cioè le
indagini ei PM devono essere necessariamente completi perché solo se vengono completi e
possibile per il Pm fare una valutazione corretta in ordine se chiedere l’archiviazione o no.

GIP informerà il procuratore generale quando riterrà che PM non abbia rispettato la completezza
delle indagini.

Gli esiti=epiloghi di questa sentenza in camera di Consiglio, varie e differenti conclusioni:


1-gip si convince adesso che Pm aveva ragione, si convinca che bisogna archiviare cioè dopo
udienza anche senza coinvolgimento di Procuratore generale. Cioè procuratore può dire che Pm
mio sottoposta aveva ragione.
Qui Gip condivide l’opinione di PM ma dopo un approfondimento. Quindi GIP dispone
l’archiviazione stavolta con ordinanza.

2-Ordinanza di svolgimento delle indaginiGIP può ordinare al Pm di svolgere delle indagini.


Quindi nonostante udienza, GIP ritiene che le indagini continuino di essere incompleti dandole un
termine per la loro conclusione.
=una notevole ingerenza del GIP su PM.
Gip sta perdendo l’imparzialità. Contro motivo= l’incompletezza delle indagini cioè non solo
incompletezza degli elementi a carico ma anche gli elementi a discarico dell’indagato.

3-gip può ritenere che ci siano elementi sufficienti per esercizio dell’azione penale e ordina a Pm di
formulare l’imputazione= imputazione coattiva. Perché PM non ha rispettato 112 cost ‘obbligo di
esercitare l’azione penale’.
GIP espropria Pm dei suoi poteri.
Come fa GIP visto che conosce solo ciò che Pm gli fa conoscere arrivare alla conclusone di una
azione penale dopo che PM indagato per tanti mesi ha altra opinione?
Se GIP ordina a PM di esercitare azione penale, IL PM deve ottemperare- altrimenti incorre nel
procedimento disciplinare e nei reati di omissione d’ufficio.
L’azione penale sarà debole.
Se ci sarà udienza preliminare, questa azione penale sarà la richiesta di rinvio di giudizio che apre
udienza preliminare.
Dopo la sua iniziativa, GIP fisserà udienza preliminare. PM allora assisterà nell’udienza preliminare
una accusa debole e non convinto di ciò che sta facendo e ciò che deve fare. Quando c’è
imputazione coatta, il Pm deve esercitare azione penale entro 10 gg. Quell’esecuzione penale da
parte di PM da parte Gip che avviene tramite richiesta di rinvio giudizio. Sarà sempre GUP che
deciderà=azione tipica, naturale evoluzione.
Udienza con non luogo a procedere che ha fatto perdere il tempo, contro principio della
ragionevole durata.

-Di fronte all’archiviazione presentata da PM, le parti intesi come privati cosa possono fare?
Privato=indagato, suo difensore e la vittima dal reato.

1-Vittima in quanto tale, può attivarsi usufruendo di uno strumento=opposizione alla richiesta di
archiviazione 410 cpp, la vittima vorrebbe l’esercizio dell’azione penale, forse perché ha svolto
delle indagini difensive della vittima.
Con l’opposizione, la persona offesa del reato chiede la prosecuzione delle indagini perché sta
lamentando una incompletezza delle indagini. A pena della inammissibilità della sua opposizione è
onerata la vittima di indicare l’oggetto delle investigazioni suppletive cioè allegare i relativi
elementi di prova.

2-opposizione fatta dall’indagato solo in caso di tenuità del fatto, quindi PM sta dando una
patente di tenuità di quel fatto, allora come presupposto= il fatto esiste. Ma indagato vuole
dimostrare che non esiste il fatto, non interessa che è stato qualificato come fatto tenue. Voglie
dimostrare che è innocente.

Archiviazione contro Ignoti, ci possono essere indagini contro ignoti, ma non azione penale,
processo contro ignoti.
Pm ha obbligo di iscrive la notizia nel registro contro ignoti, dopo partano le indagini. Alla fine di 6
mesi dalla data in cui Pm ha effettuato l’iscrizione oggettiva- PM deve necessariamente presentare
una richiesta al GIP, due vie/richieste:
-una richiesta di archiviazione contro ignoti, quando PM convinto di non individuare l’autore del
reato.
- chiedere a GIP di proseguire le indagini. GIP così verificherà la qualità, completezza delle indagini
dando ancora 6 mesi in più.

Con la rif. Cartabia introdotto la possibilità d rafforzare il potere del GIP:


-potere di individuare lui il soggetto quindi obbligando il PM ad iscrivere il nominativo di questo
soggetto nel registro. Passaggio da una iscrizione oggettiva ad una iscrizione soggettiva.
=ingerenza del GIP sul registro.
Come fa GIP ad individuare il soggetto se conosce quello che PM le consente di conoscere?
-prima della Rif. Cartabia, GIP poteva indicare un nominativo a PM solo alla fine delle indagini
(415 cpp),
dopo riforma: la possibilità del Gip indica a PM soggetti di iscrivere durante le indagini.
In questo caso dopo inscrizione, Pm può chiedere comunque alla fine delle indagini
l’archiviazione ma non sarà più contro ignoti ma contro noti perché è stato obbligato da GIP di
iscrivere i nomi ma PM resta sempre non convinto.

Dopo un provvedimento di archiviazione, che cosa succede? è possibile riaprire le indagini?


-per riaprire le indagini occorre l’intervento del GIP. PM non è autosufficiente/autonomo per
riaprire le indagini.
L’archiviazione non ha effetti preclusivi cioè non impedisce che ripartano le indagini.
Non importa come è avvenuta l’archiviazione de plano con decreto oppure con ordinanza,
L’apertura delle indagini è sollecitata da PM che chiede al giudice la riapertura delle indagini, GIP
autorizza con decreto motivato a pena di nullità. La motivazione deve essere esaustiva e
completa.

La richiesta deve essere supportata dall’esigenza di investigare ancora contro quel soggetto.
La richiesta d riapertura è respinta dal GIP quando non è prevedibile che il PM possa individuare
fonti di prova tali da condurre all’esercizio dell’azione penale.

Quando quelle indagini potranno portare alla raccolta di elementi tali da produrre un epilogo di
indagini diverso dalla archiviazione cioè continuare con l’azione penale.

GIP deve prevedere che PM le potrà fare cambiare idea. GIP valuterà se quelle indagini saranno in
grado di portare elementi di prova a sostegno dell’azione penale.
Come fa se non gestisce lui le indagini?
-quasi sempre PM riesce ad ottenere la riapertura delle indagini. Che cosa succede quando il gip
autorizza l’apertura delle indagini?
-si procederà ad una nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato quindi un avvio nuovo con
6 mesi come scadenza.

-IL CONTROLLO DEL GIUDICE SUL PATTEGGIAMENTO


La funzione del giudice non può essere solo notarile, solo un passacarte di una formula
perfezionata dalle parti: il giudice ha una serie di poteri di controllo e di verifica sul
patteggiamento. Quando le parti si accordano, sottopongono ad attenzione del giudice una data
pena, controlla:
1. Corretta qualificazione giuridica del fatto.
2. Circostanza del reato, che le parti abbiano bilanciato correttamente le circostanze.
3. Congruità della pena: commisurazione della pena alla luce dei calcoli di 133 cp
(comportamenti durante il processo, vita del reo…).  funzione rieducativa della pena,
principio costituzionale.

Sentenza di patteggiamento è concepita come alternativa ad art. 129 cpp: Obbligo della immediata
declaratoria di determinate cause di non punibilità. Giudice concederà il patteggiamento ogni
volta in cui non emerga il presupposto per applicare il 129; applicherà patteggiamento se non può
applicare il 129. Sentenza di patteggiamento è equiparabile ad una sentenza di condanna (codice
dice equiparata, non è), quindi comprendiamo la necessità della valutazione del 129, che è una
sentenza di proscioglimento.
Da questa sentenza di condanna quali benefici nascono per l’imputato? Bisogna distinguere:
1. Patteggiamento ristretto e patteggiamento allargato hanno un importante beneficio che
consiste nella inefficacia della sentenza di patteggiamento nei giudizi civili o extra-penali,
non fa stato, non ha autorità di cosa giudicata extra-penale.
a. Spesso nella prassi nel fascicolo civile compare la sentenza di patteggiamento,
anche se non dovrebbe! Il giudice civile può trarre argomenti di convincimento
anche da situazioni che non sono prove, anche se questo può comportare una
lesione della imparzialità del giudice civile. Eccezione, caso in cui sentenza prima
della riforma Cartabia poteva fare stato al di fuori del processo penale:
procedimenti disciplinari davanti alle pubbliche autorità.
2. Vantaggio del patteggiamento ristretto: non c’è condanna al pagamento delle spese del
procedimento, non si applicano le pene accessorie (es. interdizione dai pubblici uffici), non
si applicano misure di sicurezza, estinzione del reato: se entro 5 anni o 2 nel caso di
contravvenzione non commette un delitto o una contravvenzione della stessa natura.

Patteggiamento in generale:

Detto applicazione della pena su richiesta delle partièpresuppone un accordo sulla entità della
pena da irrogare ed implicitamente, anche sull’affermazione di colpevolezza.

Rito premiale che consente la diminuzione fino al limite di un terzo.

Richiesta di patteggiamento può essere formulata:

 ̈ nel corso delle indagini preliminari


 ̈ nel corso dell’udienza preliminare , fino a che non siano state presentate le
conclusioni.
 ̈ nel corso dell’udienza predibattimentale.

Nell’ipotesi in cui, sia stato attivato un rito speciale:


̈ in caso di giudizio direttissimoèl’istanza può essere avanzata fino all’apertura del

dibattimento

 ̈ nel decreto di giudizio immediatoèentro 15 giorni dalla notifica del decreto


 ̈ in caso di decreto penaleècon l’opposizione.

Condizioni per accedere al patteggiamento .


(1) accordo tra imputato e PM su pena da applicare (2) La pena pattuita:

1. la pena sostitutiva o la pena pecuniaria prevista, viene diminuita fino a un terzo


2. Se deve applicarsi una pena detentiva, tenuto conto delle circostanze e diminuita
fino a un terzo, il limite di pena finale non può superare i cinque anni sola o
congiunti a pena pecuniaria.
3. per taluni reati, nonché per i reati sessuali, pornografia minorile e per i delinquenti
dichiarati abituali, professionali o per tendenza, il massimo è di 2 anni

(3) provvedimento di accoglimento della richiesta da parte del giudice.

In forza della modifica all’art. 444 c.p.p. operata dalla Riforma Cartabia, l'imputato e il
pubblico ministero possono altresì chiedere al giudice di non applicare le pene accessorie
o di applicarle per una durata determinata, e di non ordinare la confisca facoltativa o
di ordinarla con riferimento a specifici beni o a un importo determinato.

Il giudice può ratificare l’accordo, ma non può né modificarlo, né integrarlo.

Per valutare il patteggiamento il giudice deve fare una duplice valutazione:

1. deve valutare la correttezza della qualificazione giuridica del fatto di reato contestato e la
congruità della pena patteggiata per la finalità rieducativa dell’imputato (art. 27 Cost.)
2. deve verificare l’assenza di cause di non punibilità che imporrebbero un immediato
proscioglimento dell’imputato (129 cpp).

del patteggiamento, se è ingiustificato, può dar luogo all’applicazione dello sconto da parte del
giudice del dibattimento o dell’impugnazione.

Raggiunto l’accordo tra le parti, il giudice, dopo un’udienza in camera di consiglio è emana la
sentenza di applicazione della pena.

La sentenza di applicazione della pena, quando non supera i 2 anni, comporta rilevanti benefici,
oltre lo sconto di pena:

 - esclusione del pagamento delle spese processuali


 - con la sentenza il giudice può concedere la sospensione condizionale della pena.

La previsione della sospensione condizionale, può essere apposta come condizione


essenziale al patteggiamento.

Per taluni delitti contro la P.A. specificamente previsti al comma 3-bis dell’art. 444 c.p.p.,
(modificato dalla L. 3/2019), la parte, nel formulare la richiesta di patteggiamento:

a) può subordinarne l'efficacia all'esenzione dalle pene accessorie previste dall'articolo 317-bis del
codice penale

b) ovveropuòsubordinareall'estensionedeglieffettidellasospensionecondizionaleancheale relative
pene accessorie.

In questi casi il giudice, se ritiene di applicare le pene accessorie o ritiene che l'estensione della
sospensione condizionale non possa essere concessa, rigetta la richiesta.

La sentenza di patteggiamento è inappellabile.


Ø Tuttavia il PM che abbia manifestato il proprio dissenso, può proporre appello.

La L. 103/17, ha introdotto un nuovo comma 2 bis all’art. 448 c.p.p., il quale prevede quattro motivi
tassativi di ricorso per Cassazione avverso la sentenza di patteggiamento. Segnatamente il pubblico
ministero e l'imputato possono proporre ricorso per cassazione contro la sentenza di
patteggiamento solo:

1. a) per motivi attinenti all'espressione della volontà dell'imputato,


2. b) al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza,
3. c) all'erronea qualificazione giuridica del fatto e
4. d) all'illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Tuttavia la Suprema Corte di Cassazione con una recentissima Sentenza (n. 31462/2020), ha
accolto un ricorso presentato avverso una sentenza di patteggiamento per vizio di motivazione e
dunque, al di fuori dei casi previsti dall’art. 448, comma 2 bis, c.p.p., già precedentemente elencati.

Il caso affrontato dalla Suprema Corte riguardava una vicenda nella quale pubblico ministero e
imputato, avevano concordato la pena da applicare per il delitto per cui si procedeva.
Il giudice, nel ratificare l’accordo tra le parti ed emettere sentenza di patteggiamento, tuttavia,
disponeva la confisca e la distruzione dei telefoni cellulari ancora in sequestro, senza però fornire
alcuna motivazione sul punto.

La Cassazione, accogliendo il ricorso proposto dall’imputato, ha stabilito che la sentenza di


patteggiamento è ricorribile per Cassazione sia nelle circostanze tipizzate dall’art. 448, comma 2
bis, c.p.p. sia in mancanza assoluta di motivazione in merito a una misura di sicurezza non
concordata tra le parti.

2.1
CORREZIONE DI ERRORI MATERIALI

Quando nella sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti si devono rettificare solo
la specie e la quantità della pena per errore di denominazione o di computo:
- Ai sensi dell’art. 130 cpp comma 1 bisèla correzione è disposta, anche d'ufficio, dal giudice che
ha emesso il provvedimento.

Ø Se questo è impugnato, alla rettificazione provvede la corte di cassazione a norma dell'articolo


619, comma 2

-CITAZIONE DIRETTA A GIUDIZIO: DECRETO DI CITAZIONE A


GIUDIZIO.
Il gup decide di mantenere imputato nel processo e fissa il dibattimento.
Art. 429:
1. Il decreto che dispone il giudizio contiene:
a) le generalità dell'imputato e le altre indicazioni personali che valgono a identificarlo
nonché le generalità delle altre parti private, con l'indicazione dei difensori;
b) l'indicazione della persona offesa dal reato qualora risulti identificata;
c) l’enunciazione, in forma chiara e precisa del fatto, delle circostanze aggravanti e di
quelle che possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza, con
l'indicazione dei relativi articoli di legge;
d) l'indicazione sommaria delle fonti di prova e dei fatti cui esse si riferiscono;
d-bis) l'avviso all'imputato e alla persona offesa che hanno facoltà di accedere ai
programmi di giustizia riparativa;
e) il dispositivo, con l'indicazione del giudice competente per il giudizio;
f) l'indicazione del luogo, del giorno e dell'ora dell'udienza per la prosecuzione del
processo davanti al giudice del dibattimento;
g) la data e la sottoscrizione del giudice e dell'ausiliario che l'assiste.

2. Il decreto è nullo se l'imputato non è identificato in modo certo ovvero se manca o è insufficiente
l'indicazione di uno dei requisiti previsti dal comma 1 lettere c) e f).  si indagini verso ignoti ma
non processo!

Il decreto di citazione a giudizio non è motivato.  per non influenzare il giudice dibattimentale.
Esigenza è salvaguardare imparzialità del giudice, che sarebbe indebolita dalla conoscenza del
ragionamento del gup da parte del giudice dibattimentale.
Indagini e decreto.
Dopo il decreto di citazione a giudizio è possibile svolgere indagini.  indagini integrative, art.
430. Questa scelta del legislatore è singolare e forse pericolosa: con il decreto di citazione a
giudizio c’è un dibattimento fissato e un giudice competente individuato; quindi, nonostante
presenza di un fascicolo per il dibattimento è possibile per il pm e per il difensore svolgere attività
d’indagine.
 1. Successivamente all'emissione del decreto che dispone il giudizio, il pubblico ministero e il
difensore possono, ai fini delle proprie richieste al giudice del dibattimento, compiere attività
integrativa di indagine, fatta eccezione degli atti per i quali è prevista la partecipazione
dell'imputato o del difensore di questo.
2. La documentazione relativa all'attività indicata nel comma 1 è immediatamente depositata
nella segreteria del pubblico ministero con facoltà delle parti di prenderne visione e di estrarne
copia.
(studia norma).
Prima questa indagine era solo per il pm, dal 2000 anche ai difensori. Il dibattimento è stato
fissato, ma ciononostante si consente di svolgere indagini. Il legislatore per evitare abuso ha posto
dei limiti:
1. Attività per qualsiasi tipo di atto tranne quelli che implicano partecipazione di imputato o
del suo difensore. Es. non potrebbe fare un confronto o disporre una ricognizione.
2. Attività finalisticamente determinata: il legislatore chiarisce che i risultati dell’attività
integrativa d’indagine possono essere utilizzati per formulare delle richieste al giudice
dibattimentale. (collegamento tra 430 e 493 richieste di prova).

Da difensore è necessario conoscere eventuali istanze probatorie che il pm può usare in


dibattimento. In sede di indagini integrative potrebbero essere sentite delle persone che poi in
dibattimento sono sentite come testimoni; quindi, è importante verificare se ci sono state delle
indagini integrative.

-vizi di motivazione nel ricorso per cassazione: IL RICORSO PER CASSAZIONE:


Il ricorso per Cassazione è un mezzo di impugnazione ordinario, a critica vincolata dunque proponibile per i
soli casi tassativamente indicati dalla legge e ad effetto sospensivo, ed è indirizzato a verificare l’esistenza di
un vizio della sentenza che si intende rimuovere. I motivi sono riconducibili a due ipotesi:
1. Error in iudicando
a. Eccesso di potere: il giudice esercita una potestà riservata dalla legge ad organi
legislativi/amministrativi
i. Il giudice che annulla un provvedimento del prefetto
ii. Il giudice condanna un soggetto penalmente immune
iii. Il giudice crea per analogia una norma incriminatrice, condannando l’imputato per un fatto non previsto
come reato
b. Violazione della legge penale
i. Errata interpretazione o inosservanza della legge penale che può essere anche dovuto ad una falsa
interpretazione della norma sostanziale
ii. L’inosservanza o erronea applicazione può riguardare anche quelle che vengono dette “norme penali in
bianco” in generale tutte le ipotesi in cui il precetto viene integrato da atti normativi come regolamenti
o provvedimenti amministrativi.
Ai fini dell’ammissibilità del ricorso occorre specificare il tipo di errore compiuto dal giudice di merito,
nonché secondo la giurisprudenza è necessario che il vizio abbia avuto un’influenza decisiva sul dispositivo.

2. Error in procedendo
a. Violazione/inosservanza delle norme processual penalistiche a pena di nullità, inammissibilità,
decadenza e inutilizzabilità
i. L’atto è difforme dal modello legale o viola un divieto probatorio
ii. L’inutilizzabilità rileva in cassazione solo se la prova acquisita in violazione di un divieto, ha
effettivamente influito sulla decisione impugnata, per questo motivo la parte deve produrre l’atto
ritenuto viziato e dimostrare come esso abbia inciso sul compendio probatorio che sorregge e giustifica
la sentenza impugnata.
b. Violazione del diritto alla prova contraria
i. Ai fini del ricorso rileva solo la mancata assunzione di una prova contraria decisiva purché la parte ne
abbia fatto richiesta anche durante l’istruzione dibattimentale.
ii. Deve poi trattarsi di una prova contraria ai sensi dell’articolo 495,2 cioè di una prova di scarico
richiesta dall’imputato sui fatti costituenti oggetto di prove a carico, ovvero di una prova a carico
richiesto dal pubblico ministero su fatti oggetto di prova di scarico.
iii. Il vizio derivante dalla mancata assunzione di una controprova può essere denunciato in cassazione a
prescindere dal momento in cui è stata formulata l’istanza probatoria nel corso del dibattimento. In
riferimento alla mancata assunzione della prova contraria deve essere intesa in senso ampio comprende
sia la mancata ammissione di una controprova rilevante non superflua sia la mancata successiva
assunzione di una controprova già ammessa.
 Prova contraria decisiva: può essere individuata sulla base dell’imputazione e
sulla base della motivazione della sentenza impugnata. È decisiva la
controprova che, se acquisita, avrebbe sortito un epilogo processuale diverso da
quello che si è invece cristallizzato nella sentenza impugnata.
c. Vizio di motivazione
i. Si ricollega all’art 111 Cost c.6 dove è previsto che tutti provvedimenti giurisdizionali devono essere
motivati, in quanto nel nostro ordinamento giuridico la motivazione necessaria deve risultare esente da
vizi con l’obiettivo di rendere effettivo l’obbligo del giudice di giustificare razionalmente la valutazione
delle prove assicurando la qualità e la trasparenza di percorsi argomentative.
ii. I vizi della motivazione possono essere di tre tipi:
 Mancanza della motivazione, si intende come omissione materiale o grafica della stessa.
Difetta il momento giustificativo quindi la parte del documento che dovrebbe contenere i
motivi della decisione, la lacuna può essere totale o parziale.
Alla mancata motivazione è associata anche la motivazione illeggibile, fittizia o apparente.
o Il giudice è possibile che invece di lustrare direttamente le ragioni della sua scelta
motivi per relationem quindi rinviando ad un altro provvedimento, solo se il testo è
conoscibile dall’interessato.
 Manifesta illogicità della motivazione, la motivazione manifestamente illogica quando nel
ragionamento del giudice vi è un contrasto tra le premesse e le conclusioni, il giudice fa un
cattivo uso delle massime di esperienza o di particolari leggi scientifiche.
 Motivazione incompatibile con gli atti processuali e con le prove, significa che essa non
fornisce una puntuale e coerente riscontro di ciò che sul piano cognitivo è apparso sulla
scena del processo, in questo caso si parla di contraddittorietà processuale quale particolare
forma di logicità, descrive la illogicità extra testuale cioè esterna alla sentenza impugnata la
motivazione quindi è in sé logica ma una volta confrontato con i verbali del processo, le
prove rivela la sua illogicità.

Nella prassi, l’infedeltà della motivazione rispetto al processo può assumere diverse forme tutte riconducibili
al travisamento del fatto.
1. La prova inventata, la motivazione riferisce ad una prova mai acquisita che non figura negli atti del
processo di merito
2. La prova omessa nella motivazione; non compare una prova realmente acquisita che figura negli
atti del processo di merito.
3. La prova fraintesa la prova esiste ma nella motivazione viene travisata completamente nel suo
significato ad esempio il giudice di merito attribuisce in motivazione ad una dichiarazione
testimoniale un significato mentre gli atti riportano come quella dichiarazione debba essere intesa in
un senso diverso.
Ai sensi della L. n° 46/2006 è previsto che la contraddittorietà processuale venga elevata a rango di
autonomo vizio di motivazione.

 Vizio di motivazione colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio


Ai sensi dell’art 533 c.p.p la corte di cassazione tenuto a verificare se la condanna del giudice di merito si
fonda sulla colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. ebbene la regola del giudizio oltre ogni ragionevole
dubbio impone di superare l’idea che la cassazione debba controllare solo la coerenza della motivazione cioè
la logicità o la congruità della motivazione rispetto all’ipotesi accusatoria .
Quel parametro legale impone alla cassazione invece di verificare se la sentenza riflette davvero la migliore
ricostruzione dei fatti o se ci possono essere ricostruzioni alternative altrettanto coerenti.
Il timore è che la cassazione una volta conosciuti gli atti del processo sostituisca i criteri valutativi adottati
dal giudice di merito con i propri, il dubbio esiste ma il prezzo da pagare per assicurare il rispetto delle
regole di giudizio dell’oltre ogni ragionevole dubbio. Il compito della cassazione resta quello di verificare,
Sulla base degli elementi disponibili nel ricorso, se il giudice di merito ha motivato correttamente la
colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio oppure no.

 -Forme e termini delle impugnazioni:


FORMA DELL’IMPUGNAZIONE:
L’impugnazione va proposta con atto scritto dovendo indicare il provvedimento impugnato, la data dello
stesso, il giudice che lo ha emesso (art 581 c.p.p).
Nell’atto devono poi essere enunciati in modo specifico una serie di elementi:
a. Vanno indicati i capi o i punti della decisione ai quali si riferisce l’impugnazione; ogni sentenza
si articola in capi e punti e ciascun capo corrisponde ad una pluralità di punti.
Il capo è ogni decisione emessa rispetto ad uno dei reati attribuiti all’imputato (ad esempio tizio
viene condannato per corruzione e abuso d’ufficio: la condanna per corruzione intero integra un
capo la condanna per abuso d’ufficio un altro capo. Se la sentenza coinvolge più imputati
coesistono tanti capi quanti sono gli imputati, ad esempio Tizio e Caio sono entrambi condannati
per corruzione la condanna di tizio integra un capo la condanna di Caio integra un altro capo).
I punti, sono le statuizioni dotate di rilievo autonomo e necessarie al fine di ottenere una decisione
esaustivo su ciascun capo (dolo, colpa, cause di giustificazione).
b. L’atto di impugnazione deve poi contenere l’indicazione delle prove che la parte considera
inesistenti, esistenti ma non assunte, assunte ma non valutate o valutate erroneamente.
Questa previsione acquista un preciso significato e si era accordata logicamente con l’art 546 c.1
c.p.p che delinea un modello legale analitico di motivazione della decisione, obbligando il giudice
a disporre in modo conciso oltre ai motivi di fatto e di diritto su cui si regge la decisione, anche i
risultati acquisiti, i criteri di valutazione delle prove adottate nonché le ragioni che lo portano a
considerare inattendibili le prove contrarie con riferimento a tutti i punti della sentenza.
c. Nell’atto di impugnazione vanno enunciate le richieste, anche istruttorie funzionali alla
rinnovazione dell’istruzione dibattimentale in appello nonché i motivi con l’indicazione delle ragioni
di diritto e degli elementi di fatto a sostegno di ogni istanza.
Le richieste possono avere ad oggetto l’ammissione o l’assunzione di una prova, l’annullamento,
la revoca o la riforma del provvedimento impugnato. la parte quindi tenuta ad indicare il tipo di
decisione che intende ottenere dal giudice.
Rispetto i motivi, sono le ragioni in fatto e in diritto, in quanto illustrano l’ingiustizia o l’invalidità
del provvedimento censurato.
Le richieste e i motivi possono essere incluse in un unico atto o in atti distinti.
È consentito formulare motivi nuovi in un momento successivo, ma i nuovi motivi devono possedere
gli stessi requisiti di quelli originariamente proposti.

L’inosservanza dei requisiti di forma indicati provoca l’inammissibilità dell’atto di impugnazione (art
591). L’atto di impugnazione può essere presentato personalmente o tramite un incaricato viene depositato
nella cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato.
Il pubblico ufficiale adetto alla ricezione appone sull’atto di impugnazione la data, indica la persona che lo
presenta, sottoscrive l’atto, lo unisce agli atti del procedimento e su richiesta, rilascia una ricevuta che attesta
l’avvenuta presentazione.

Le regole in materia di presentazione e spedizione dell’atto d’impugnazione. Non sono ammessi atti
equipollenti.
La cancelleria del giudice che riceve l’atto di impugnazione deve comunicarlo al PM presso lo stesso giudice
e notificalo alle parti private senza ritardo.
L’imputato che riceve la comunicazione è posto nelle condizioni di presentare l’appello incidentale: i termini
per proporlo decorrono dalla comunicazione o dalla notificazione.
L’atto di impugnazione presentato o spedito al giudice che ha emesso il provvedimento deve poi essere
trasmesso al giudice dell’impugnazione, insieme allo stesso provvedimento impugnato e agli atti del
procedimento.

 TERMINI
È articolata la disciplina dei termini per poter proporre un’impugnazione questo perché lo scopo è di rendere
meno gravoso il lavoro delle cancellerie di ridurre i tempi di transito dei procedimenti ai gradi successivi. I
termini sono diversamente modulati in funzione del contesto in cui viene adottato il provvedimento
impugnato, della complessità e dei tempi di deposito della motivazione; vengono stabiliti appena di
decadenza.
Il termine per poter impugnare di 15 giorni per i provvedimenti pronunciati in camera di consiglio e il
termine decorre dalla notificazione o comunicazione del deposito del provvedimento.
Sempre di 15 giorni è il termine per impugnare le sentenze che prevedono la redazione immediata dei motivi
(art 544 c.1 c.p.p).
Decorre dalla data di lettura del provvedimento in udienza e vale solo per le parti presenti alla lettura. il
termine invece di 30 giorni quando la motivazione della sentenza viene depositata entro 15 dalla pronuncia,
mentre si estende fino a 45 giorni quando la motivazione depositata successivamente, secondo tempistiche
indicate dal giudice nel dispositivo della sentenza e decorre dalla scadenza del termine di deposito (l’arco
temporale non può comunque superare i 90 giorni). se il deposito avviene in ritardo va inviato l’avviso di
deposito e il termine per impugnare decorre dalla notificazione o dalla comunicazione dell’avviso medesimo,
l’eventuale deposito anticipato invece, non incide sulla decorrenza dei termini.

-sentenza dibattimentale: sentenza di primo grado; di condanna/assoluzione (in dubbio pro reo,
presunzione di non colpevolezza).

-benefici patteggiamento: viene determinata la pena non secondo codice. Alla fine, si applica lo
sconto d’un 1/3 per i delitti e ½ per le contravvenzioni. Per l’ergastolo non si applica il
patteggiamento. con patteggiamento non viene riconosciuta la colpevolezza dell’imputato ma
soltanto la sua responsabilità sostanziale all’imputazione.

- impugnazioni straordinarie, 360 cpp,


Le impugnazioni possono essere di due tipi:
1. Ordinarie: sono esperibili contro decisioni non ancora irrevocabili, quali l’appello e il ricorso per
cassazione, che possono essere proposti entro un termine stabilito a pena di decadenza; decorso
questo termine senza che sia stata presentata impugnazione, la sentenza diventa inevitabilmente
irrevocabile.
2. Straordinarie: sono esperibili contro decisioni già irrevocabili, sono la revisione, il ricorso per
cassazione per errore materiale o di fatto e la rescissione del giudicato.

RICORSO STRAORDINARIO PER ERRORE MATERIALE O DI FATTO:


LA sentenza pronunciata dalla Corte non è impugnabile.
Tuttavia , una legge di riforma al codice , ha previsto la possibilità che consente alla Corte, su
ricorso del procuratore generale o del condannato, di correggere errori materiali o di fatto
contenuti in suoi provvedimenti.

L’errore di fatto deve consistere in una vera e propria svista materiale.

Il ricorso deve essere proposto entro 180 giorni dal deposito dalla sentenza e non sospende la sua
efficacia esecutiva.
L'errore di fatto può essere rilevato dalla corte di cassazione, d'ufficio, entro 90 giorni dalla
deliberazione.

RESCISSIONE DEL GIUDICATO.


Rescissione del giudicato è un rimedio per imputato quando il processo si è svolto in sua assenza
senza colpa dell’imputato. Tutela del diritto riconosciuto da CEDU, di partecipare fisicamente al
suo processo. Processo senza imputato rimane una delle situazioni eccezionali. Scardinamento del
giudicato quando ci si accorge che è stato prodotto in assenza incolpevole dell’imputato.
Con questa riforma c’è informatizzazione del processo penale, quindi molte notifiche
arrivano anche tramite posta certificata, proprio per evitare processi in assenza, che corte
EDU ha sempre condannato. Si vogliono evitare ricorsi in massa a Strasburgo, quindi
compare rescissione in 60,3 come presupposto della riassunzione della qualifica di
imputato.
Nuova introduzione di art 628 bis cpp: rimedi per esecuzione delle decisioni in seguito alla
revisione della corte EDU. Questo serve per ri-aprire il processo per eliminare gli effetti
pregiudizievoli che sono emersi nel processo causati dalla violazione delle regole del giusto
processo stabilite dalla CEDU. Può essere richiesta da condannato e persona sottoposta a
misura di sicurezza.
Potere affidato alla corte di cassazione che può individuare i rimedi e revisionare processo.
Controsenso: si vuole arrivare subito al giudicato, ma si prevedono dei sistemi che
aggiungono dei pezzi temporali al giudizio che si era concluso!
Il giudicato perde il suo valore nel processo penale. Il giudicato non è il momento di
approdo del giudizio penale, ciò che dà certezza al giudizio, ma è un momento di passaggio,
una sorta di giudicato provvisorio. Sembra un ossimoro!
Profonda sensazione di sfiducia verso la giustizia penale.

LA RESCISSIONE DEL GIUDICATO:

La rescissione del giudicato è un mezzo straordinario di impugnazione, ed è disciplinato dall’art.


629bis cpp.

Il presupposto per attivare questo strumento, è che non vi siano le condizioni per attivare il rimedio
per l'esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo previsto ex art. 628-bis
c.p.p.

Soggetto legittimato: il condannato o la persona sottoposta a misura di sicurezza con sentenza


passata in giudicato nei cui confronti si sia proceduto in assenza.
Il soggetto legittimato, può ottenere la rescissione del giudicato se:
1) provi che sia stato dichiarato assente in mancanza dei presupposti previsti dall’articolo

420-bis, e
2) che non abbia potuto proporre impugnazione della sentenza nei termini senza sua colpa,

Il Giudice competente a decidere è la Corte di appello nel cui distretto ha sede il giudice che ha
emesso il provvedimento.

La domanda deve essere presentata, a pena di inammissibilità, personalmente dall’interessato o


da un difensore munito di procura speciale entro trenta giorni dal momento dell’avvenuta
conoscenza della sentenza.

La corte di appello provvede ai sensi dell’articolo 127 c.p.p. e se accoglie la richiesta, revoca la
sentenza e dispone la trasmissione degli atti al giudice della fase o del grado in cui si è verificata la
nullità.

Si applicano gli articoli 635 c.p.p. (sospensione esecuzione pena o misura di sicurezza) e 640 c.p.p.
(ricorribilità in cassazione) in tema di revisione.

-diritto alla prova in dibattimento e differenza tra revoca/rinuncia:


Esercizio del diritto alla prova in dibattimento.

ART. 493.
 1. Il pubblico ministero, i difensori della parte civile, del responsabile civile, della persona
civilmente obbligata per la pena pecuniaria e dell'imputato nell'ordine indicano i fatti che
intendono provare e chiedono l'ammissione delle prove.
2. E' ammessa l'acquisizione di prove non comprese nella lista prevista dall'articolo 468 quando la
parte che le richiede dimostra di non averle potute indicare tempestivamente.
3. Le parti possono concordare l'acquisizione al fascicolo per il dibattimento di atti contenuti nel
fascicolo del pubblico ministero, nonché della documentazione relativa all'attività di investigazione
difensiva.

Quando è dichiarata apertura del dibattimento si procede alla richiesta di prova. Il giudice dà la
parola alle parti chiedendo alle stesse di presentare le richieste di prova.
Sequenza delle 1. Inizia il pm, perché ha onere probatorio, deve vincere principio di
richieste di prova: presunzione di non colpevolezza.
2. Difensore della parte civile (se c’è),
3. Resp. civile e parte civilmente obbligata.
4. Imputato: è ultimo perché:
a. Protetto da presunzione di non colpevolezza
b. Diritto di difendersi dopo aver constatato l’ammissione delle
prove a carico, alla luce di tutte le prove a suo carico.
Richiesta di prova 1. Indicazione di fatti;
si snoda in: 2. Relativa richiesta di ammissione di prova.
L’iter che riguarda la prova si suddivide in ammissione della prova,
assunzione della prova e valutazione della prova. Siamo nel primo
frammento.
C’è questa scissione perché in primo luogo bisogna indicare il tema
probandi.
All’inizio con riferimento al pm si parlava di “esposizione di fatti”, mentre
con difesa di “indicazione”. Oggi entrambe indicazioni. I pm abusavano
della possibilità di esporre fatti, illustrando tutte le attività svolte nelle
indagini con perdita di tempo, ma formulando anche giudizi di valore sulla
pregressa attività svolta. Ha raggiunto il suo apice nel primo processo di
mafia per la morte di Falcone e Borsellino, dove addirittura avevano
proiettato dei video sull’indagini con giudizi di valore sul loro stesso
operato. Secondo i difensori i giudici popolari si erano fatti influenzare da
questi video, provocando sbilanciamento tra accusa e difesa.
La riforma recente ha fatto tesoro delle passate esperienze, ovvero del fatto
che quando si parla di esposizione di fatti spesso c’è perdita di tempo, è
intervenuta per assicurare una ragionevole durata delle richieste di prova.
Sempre obiettivo della riforma Cartabia è ragionevole durata del processo.
Ha aggiunto “indicazione di fatti, illustrandone ammissibilità ai sensi di 189
e 190,1”  prova tipica e diritto alla prova. Per come è concepito il diritto
alla prova sembra che la responsabilità gravi soprattutto sul giudice, ma in
questo caso sembra che gravi soprattutto sulle parti: sono le parti a dover
dimostrare che la richiesta di prova sia fondata.

acquisizione concordata.
Quando abbiamo parlato di formazione del dibattimento abbiamo detto che le parti possono
concordare acquisizione al fascicolo del dibattimento di atti contenuti nel fascicolo delle parti.
Possibilità analoga è finita anche qui: acquisizione concordata anche nell’ambito di richiesta di
prova delle parti, le parti possono accordarsi per inserire una prova nel fascicolo del
dibattimento. Quindi le parti si accordano, prendono un elemento e consensualmente lo
inseriscono nel fascicolo del dibattimento. Altra ipotesi in cui è possibile sono le contestazioni in
esame testimoniale  principio dispositivo alla massima potenza!
 4. Il presidente impedisce ogni divagazione, ripetizione e interruzione e ogni lettura o
esposizione del contenuto degli atti compiuti durante le indagini preliminari.
Poteri di controllo di ordine processuale riconosciuti al presidente. interruzione = schermaglie tra
accusa e difesa. C’è reazione normativa a quanto ho scritto sopra circa l’esposizione del contenuto
delle indagini; infatti, un altro rischio sarebbe quello di violare il principio di separazione delle fasi.

ART. 495.
Proiezione dinamica del diritto alla prova dal p.v. del giudice che decide: parla del provvedimento
del giudice in ordine alla prova.
Il giudice decide sulla richiesta di prova e “sentite le parti, provvede con ordinanza all'ammissione
delle prove a norma degli articoli 190, comma 1, e 190-bis” (diritto alla prova e usura del
testimone).
Diritti delle parti.
 Controprova.
Diritto alla controprova: “2. L'imputato ha diritto all'ammissione delle prove indicate a discarico
sui fatti costituenti oggetto delle prove a carico; lo stesso diritto spetta al pubblico ministero in
ordine alle prove a carico dell'imputato sui fatti costituenti oggetto delle prove a discarico.” Le parti
hanno diritto alla controprova sugli stessi fatti oggetto della prova diretta chiesta e ammessa
precedentemente su iniziativa dell’avversario.  controprova speculare: la controprova verte
sugli stessi fatti oggetto della prova diretta. Oggetto della discussione è sempre lo stesso.
Questo diritto è più forte o meno rispetto alla prova diretta nei confronti del giudice? Il giudice
non può rigettare una controprova perché non pertinente: è in re ipsa pertinente e rilevante!
Questa è la più importante delle controprove, ed è più importante rispetto alla prova diretta. Cedu
sul giusto processo: diritto di interrogare e far interrogare testimoni a carico. La controprova
speculare ha valenza europea!
 Potere di esame.
Giudice esprime con ordinanza. Prima che decida hanno diritto di esaminare tutta la
documentazione presentata per cui si chiede ammissione. (“3. Prima che il giudice provveda sulla
domanda, le parti hanno facoltà di esaminare i documenti di cui è chiesta l'ammissione.”).
 Rinuncia alla prova.
“4-bis. Nel corso dell'istruzione dibattimentale ciascuna delle parti può rinunziare, con il consenso
dell'altra parte, all'assunzione delle prove ammesse a sua richiesta.” Ciascuna delle parti può
rinunciare alla prova. Atto simile alla revoca del giudice (vedi sotto), ma compiuto dalle parti.
Rinuncia alla prova può verificarsi nel corso dell’istruzione dibattimentale: ci troviamo nella fase
centrale di assunzione della prova; quindi, si tratta di rinuncia ad assunzione di una prova. Atto con
cui una parte nel corso di istruzione dibattimentale rinuncia ad assumere una prova già ammessa
precedentemente a sua richiesta. Non si può fare autonomamente perché occorre il consenso
dell’altra parte. Regola vige per principio di acquisizione processuale. Quando una prova viene
legittimamente inserita/ammessa nel processo, questa diviene patrimonio comune di tutte le
parti e in virtù del principio di acquisizione processuale non può essere espulsa dal processo senza
il consenso dell’altra parte. In questo caso ci si riferisce a tutte le parti: quindi se sono più di una
occorre il consenso di tutte.
Poteri del giudice.
 Decidere sulle eccezioni.
Il giudice ha il potere di decidere sulle eccezioni: “4. Nel corso dell'istruzione dibattimentale, il
giudice decide con ordinanza sulle eccezioni proposte dalle parti in ordine alla ammissibilità delle
prove.” Sono una risorsa tecnica riconosciuta alle parti sul riferimento della ammissione della
prova; strumento con cui una parte reagisce ad ammissione della prova della controparte. Non
sono opposizioni, che riguardano i quesiti.
 Potere di revoca.
Giudice può revocare ordinanza con cui è stata ammessa una prova “Il giudice, sentite le parti, può
revocare con ordinanza l'ammissione di prove che risultano superflue o ammettere prove già
escluse.” Revoca è l’atto opposto e contrario all’ammissione, infatti, in quanto atto giuridicamente
opposto deve investire la stessa qualifica formale, ovvero ordinanza. Quindi la revoca è un atto del
giudice con cui lo stesso torna sulla sua precedente conclusione.
Quando può essere revocata una prova già ammessa? Giudice può revocare su sollecitazione della
parte interessata con atto uguale e contrario, una prova già ammessa sulla base di alcuni criteri: il
codice parla di superfluità. Quindi, nel processo penale nell’ambito di impugnazione di atti rileva la
superfluità sopravvenuta  superfluità può essere originaria e il giudice non ammette
direttamente la prova, ma in questo caso il giudice originariamente l’ha ritenuta pertinente e dopo
ci si accorge che prova è divenuta superflua.
Perché giudice si occupa della non pertinenza sopravvenuta? Sarebbe giusto prevedere un’ipotesi
di revoca per sopravvenuta irrilevanza? Potrebbe rilevare quando c’è una modifica
dell’imputazione. Questa prova se cambiasse imputazione potrebbe non essere più pertinente,
perché cambia il fatto da provare. Ma il legislatore non parla di sopravvenuta non pertinenza,
quindi qualcuno ritiene che si debba trattare solo di sopravvenuta superfluità.
Principio di immediatezza nella riforma cartabia.
Tendenzialmente lo stesso giudice che ha gestito l’assunzione della prova dovrebbe prendere la
decisione. La riforma Cartabia è molto sensibile a questo principio, ma dà una interpretazione
particolare, con aggiunta ad art. 495: “se il giudice muta nel corso del dibattimento, la parte che
intende esaminare persone che hanno già reso dichiarazioni in quel dibattimento ha il diritto di
ottenere che vengano sentite nuovamente.” Diritto di ottenere di nuovo l’esame delle parti che
erano state sentite dal vecchio giudice. Eccezione che è presente nella riforma in modo diffuso:
diritto di risentire il soggetto non è tutelato se quella persona che era stata sentita prima del
mutamento del giudice, se audizione della persona davanti al vecchio giudice era stata
documentata integralmente con mezzo di riproduzione audio-visiva. Ma è proprio la stessa cosa?

AMMISSIONE DI NUOVE PROVE, 507.


Il diritto alla prova delle parti in dibattimento quanto dura? Qual è la portata del diritto alla prova
nel dibattimento? Fino a quale momento del dibattimento il giudice è obbligato a rispondere a una
richiesta di prova proveniente dalle parti.
 1. Terminata l'acquisizione delle prove, il giudice, se risulta assolutamente necessario, può
disporre anche di ufficio l'assunzione di nuovi mezzi di prove.
Il problema si pone perché si ritiene ci sia un punto nel dibattimento a partire dal quale la parte
non ha più il diritto alla prova, la parte perde il diritto alla prova e in capo alla stessa residua un più
debole potere di sollecitazione nei confronti del giudice. si ritiene che valga fino alla fine di
istruzione dibattimentale, questo è il limite oltre il quale tale diritto non si può esercitare. Oltre
questo punto subentra non più un dovere del giudice di provvedere sull’istanza delle parti, ma un
potere del giudice di ammettere prove laddove lo reputi assolutamente necessario. Questo
potere di integrazione probatoria legato ad assoluta necessità è un potere riconosciuto al giudice
terminata acquisizione delle prove, quando materiale probatorio è già stato acquisito. La parte
perde il diritto alla prova, ma subentra il potere di iniziativa ex officio del giudice dibattimentale,
che è legato a parametri differenti rispetto a quelli che reggono il diritto alla prova  il diritto alla
prova si regge sul divieto di legge, manifesta irrilevanza o superfluità; mentre in questo caso si
parla di assoluta necessità. Ad un certo punto del dibattimento il giudice non deve dimostrare più
nulla, ma seguire il percorso probatorio di assoluta necessità. Una volta acquisita la prova sarà il
giudice a decidere se aumentare o meno il contenuto probatorio. Ma nel diritto alla prova il
giudice ha poca discrezionalità, invece qui ce n’è molta: assoluta necessità. Assoluta necessità di
introdurre materiale a carico a favore del pm.
Se le parti non hanno ulteriore richiesta di prova, il giudice indica fine di questa fase e può
introdurre prove autonomamente con il rispetto dei principi scritti prima.
 quali sono i contesti in cui il giudice può ammettere delle prove d’ufficio:
1. In questo caso nel dibattimento.
2. Supplementi probatori in udienza preliminare, 422: se decide di ammettere poteri ex
ufficio lo deve fare ai fini della sentenza di non luogo a procedere.
3. Nel giudizio abbreviato, 441. In questo caso il giudice ha poteri istruttori.

 Come nella prassi operano i poteri istruttori ex officio del giudice?


Se il giudice decide di incrementare il materiale probatorio quando si esaurisce il potere delle
parti, normalmente agisce a sostegno dell’accusa, altrimenti se volesse assolvere sarebbe
sufficiente in dubio pro-reo e presunzione di non colpevolezza (stessa questione del giudizio
abbreviato). Assoluta necessità = necessità di introdurre materiale a carico a favore del pm. Per
questo norma 507 è molto criticata.
Rischio è eccessiva personalizzazione della prova nel giudizio dibattimentale: personalizza troppo il
materiale probatorio svilendo le possibilità di reazione delle parti. Se giudice ha introdotto prova
perché necessaria, diritto alla contro-prova sulla prova del giudice è ovviamente debole!

DICHIARAZIONI SPONTANEE, 494.


 1. Esaurita l'esposizione introduttiva, il presidente informa l'imputato che egli ha facoltà di
rendere in ogni stato del dibattimento le dichiarazioni che ritiene opportune, purché esse si
riferiscano all'oggetto dell'imputazione e non intralcino l'istruzione dibattimentale. Se nel corso
delle dichiarazioni l'imputato non si attiene all'oggetto dell'imputazione, il presidente lo
ammonisce e, se l'imputato persiste, gli toglie la parola.
Una volta esaurito il diritto alla prova. In ogni stato del dibattimento dopo esercizio del diritto alla
prova, a patto che le dichiarazioni non escano dal perimetro tracciato con imputazione, altrimenti
presidente può togliergli la parola. Imputato è invitato ad interloquire con il giudice senza che le
parti intervengano con intralci, domande, opposizioni  diritto ad autodifesa in dibattimento.

-Appello in generale, appello incidentale, affetti declaratoria di nullità


L’APPELLO:
Costituisce un mezzo di impugnazione ordinario, devolutivo e di merito in quanto assicura una verifica
sulla legittimità e il merito della decisione impugnata, è lo strumento con il quale si richiede ad altro
giudice, tramite l’enunciazione di motivi di fatto e di diritto, di effettuare un controllo sulla decisione di I
grado che si ritiene viziata, tutto in ragione di un interesse verso una decisione giusta, con la consapevolezza
della fallibilità dei giudici e con l’esigenza di prevenire l’errore giudiziario.
È un giudizio cartolare in quanto con esso non si procede ad una nuova istruttoria, la cognizione del giudice
d’appello è delimitata a quanto viene addotto da chi impugna, trattandosi quindi di una cognizione a
geometria variabile perché vincolata alle scelte di chi impugna.

 L’appello in realtà per alcuni versi potrebbe considerarsi una RISORSA ANTIECONOMICA, potendo
comportare un allungamento del processo, la duplicazione dei giudizi in quanto differisce l’approdo al
giudicato, posticipa l’esecuzione della pena, inoltre, impegna molti giudici, PM e difensori, periti e
consulenti tecnici in attività identiche a quelle già svolte.
 È per questo che si considera più equilibrata e proficua la logica del controllo della sentenza di
primo grado rispetto all’idea della celebrazione di un nuovo giudizio, nell’ottica della semplificazione e
della riduzione dei tempi di giustizia senza però mai pregiudicare le garanzie individuali.

Le sentenze di condanna o di proscioglimento sono sempre appellabili sia dall’imputato che dal PM,
Il sistema non ammette un accesso generalizzato all’appello prevede dei LIMITI OGGETTIVI e
SOGGETTIVI.
1. LE SENTENZE DI CONDANNA, sono appellabili dall’imputato mentre l’appello del PM è ristretto a
tre soli casi:
1.1. La modifica del titolo del reato
1.2. L’esclusione di una circostanza gravante
1.3. L’applicazione di una pena di specie diversa da quella ordinariamente prevista.
Non sono invece appellabili le sentenze di condanna che applicano la sola pena dell’ammenda per effetto
della Riforma Orlando le sentenze di proscioglimento relative a contravvenzioni punite con ammenda o
con pena alternativa.
2. LE SENTENZE DI PROSCIOGLIMENTO invece sono state oggetto di una riforma L.46/2006,
attualmente il pubblico ministero può appellare le sentenze di proscioglimento pronunciate nel rito
ordinario, mentre l’imputato può appellare le sentenze di proscioglimento, adottate all’esito del
dibattimento, fatta eccezione per l’ipotesi in cui venga assolto perché il fatto non sussiste o perché non
l’ha commesso.
La parte civile può appellare, ai soli effetti civili (art 573 c.p.p), la sentenza di condanna o di
proscioglimento emessa in primo grado.

Si distingue tra appello principale e incidentale.


1. L’APPELLO PRINCIPALE
Qualora sia ammissibile, è quello proposto dalla parte che per prima propone l’impugnazione e determina
il dovere del giudice di II grado di riesaminare il fatto nei limiti dei punti ai quali i motivi proposti fanno
riferimento.
Una volta che la parte ha proposto l’appello principale, le altre parti, altrettanto legittimati ad impugnare
l’atto, non avendo agito, hanno la possibilità di proporre il cosiddetto appello incidentale entro 15 giorni
dalla comunicazione o dalla notificazione dell’appello principale.

2. L’APPELLO INCIDENTALE
L’appello incidentale è uno strumento che ad oggi consente solo all’imputato (ex D.lgs 11/2018) che
non abbia impugnato in via principale, di contestare l’appello che sia stato eventualmente proposto
contro la sentenza di I grado.
La funzione dell’appello incidentale è quella di integrare il contraddittorio nel giudizio d’appello, si
vuole consentire all’appellante incidentale di sottoporre al giudice una tesi alternativa sullo stesso tema
oggetto di controllo a seguito dell’appello principale.
Chiunque sia la parte che ha proposto l’appello incidentale, la sorte di questo segue quella dell’appello
principale pertanto l’appello incidentale perde efficacia quando si è dichiarato inammissibile l’appello
principale o vi sia la rinuncia di esso. Si ritiene che oggetto dell’appello incidentale siano gli stessi capi
censurati nell’appello principale.
Con il D.lgs 11/2018 l’appello incidentale del PM viene soppresso, attualmente l’imputato resta l’unica
parte legittimata di impugnare in via incidentale entro 15 giorni dalla notificazione di appello principale
ai sensi dell’art 584 c.p.p.
Entro lo stesso termine è altresì riconosciuto all’imputato il diritto di presentare al giudice memorie o
richieste scritte da depositare in cancelleria.
In ogni caso, la sorte dell’appello incidentale dell’imputato è legata a quello dell’appello principale.
Rispetto ai limiti oggettivi, esistono tre diversi orientamenti:
1. L’appello incidentale deve essere rigorosamente circoscritto entro i confni tracciati dai capi e dai
punti dell’appello principale
2. Si può estendere a capi diversi da quelli già investiti dall’appello principale
3. Può coinvolgere punti diversi rispetto a quelli delineati dall’appello principale, sempre all’interno del
capo già individuato.

Secondo le Sezioni unite, le doglianze presentate in via incidentale vanno circoscritte ai capi della
decisione impugnata, devono coinvolgere gli stessi punti coinvolti nell’appello principale.
Se si aderisce a questa tesi l’appello incidentale, l’imputato non potrebbe estendere la cognizione del
giudice oltre i capi e i punti oggetto dell’appello principale, potrebbe riguardare solo i punti e i capi presi
in esame dall’appello principale, se non appellasse in via incidentale potrebbe comunque essere
prosciolto ex art 129 c.p.p.
Per conferire però un’effettiva utilità all’appello incidentale si ritiene che più proficuo sarebbe
considerare la possibilità di estendere i capi e i punti sui quali l’appello incidentale può prevedersi, anche
a costo di rallentare i tempi del giudizio.

LA SENTENZA di APPELLO:
La decisione impugnata può essere ingiusta (contiene errori di giudizio) ma valida (no dà vizi procedurali),
oppure può risultare giusta (non contiene errori di giudizio) ma invalida perché presenta vizi procedurali
come una nullità.
La decisione in appello è strutturata in modo tale da coprire quest’ipotesi di cui la sua natura ibrida,
interviene a sostituzione della sentenza di primo grado.
Eccezionalmente provoca l’annullamento della decisione di I grado invalida.
Se l’atto d’appello è ammissibile si aprono due scenari:
1. Il giudice dispone la regressione del procedimento quando ravvisa una causa di annullamento del
provvedimento impugnato.
La sentenza è annullata perché viene considerata invalida, il compito di ripristinare l’atto viziato
aspetto al giudice di primo grado, in questo caso si tratta di un fenomeno regressivo antieconomico
ed è per questo che presenta un carattere del tutto eccezionale.
La regressione al giudizio di I grado si realizza:
- Viene dichiarata la nullità della sentenza di I grado (totale o parziale) dal giudice d’appello il
quale trasmette poi gli atti al giudice di I grado quando vi sia stata condanna per fatto diverso
da quello contestato.
- Emergono in appello nullità assoluta, nullità intermedie che hanno contaminato il
provvedimento che dispone il giudizio o la sentenza di primo grado. il giudice d’appello dichiara
la nullità con sentenza e rinvia gli atti al giudice che procedeva quando l’atto viziato è stato
compiuto.
La regressione è tuttavia esclusa quando in appello si scoprono nullità non sanate e diverse da
quelle esaminate.
- La sentenza di I grado è stata erroneamente pronunciata in assenza dell’imputato perché stata
fornita la prova di un legittimo impedimento a comparire o della necessità di sospendere il
procedimento perché l’imputato è ignorato senza colpa l’esistenza del processo di primo grado
fornendone la prova.

2. Il giudice risolve la questione di merito confermando o riformando la sentenza di primo grado.


Il giudice d’appello conferma la sentenza impugnata quando non rilevano errori di giudizio
riconoscendo la correttezza del ragionamento effettuato dal giudice di I grado e correlativamente
infondati i motivi addotti dall’appellante.
Il giudice riforma la sentenza quando considerato il giudizio di primo grado;
Fermo restando l’immutabilità del fatto contestato e fatto salvo il divieto di reformatio in peius, il
giudice d’appello non incontra limiti in sede decisoria: può concedere benefici, valutare le
circostanze, ridefinire il fatto.
Il giudice d’appello interviene per emendare un errore di giudizio anche nel caso:
o Il giudice di I grado dichiara che il reato è estinto o che l’azione non poteva essere iniziata o
proseguita. Il giudice d’appello, si considera questa dichiarazione erronea ordina se
necessario la rinnovazione del dibattimento e decide nel merito.
o Il giudice di primo grado respinge la domanda di oblazione

-LE IMPUGNAZIONI IN GENERALE:


Attività del giudice può essere inficiata sia da errori di fatto che di diritto.

• codice prevede 3 gradi di giudizio ---> 2 di merito e 1 di legittimità

Il sistema delle impugnazioni si ispira ai seguenti caratteri:


1) Tassatività 2) Interesse ad impugnare 3) Convertibilità dell’impugnazione 4) Ricorribilità
immediata in cassazione 5) Rinunciabilità dell’impugnazione

(1) TASSATIVITA’.

I mezzi di impugnazione ed i casi di impugnabilità, sono solo quelli espressamente stabiliti dalla
legge.
 in deroga a questo principio, la giurisprudenza ha ammesso che è sempre proponibile ricorso per
cassazione avverso i provvedimenti abnormi

Sono sempre soggetti a ricorso per cassazione i provvedimenti in tema di libertà personale e le
sentenze, anche quando sono inappellabili.

 le sentenze in tema di giurisdizione e competenza, sono ricorribili per cassazione solo a seguito
di conflitto sulla giurisdizione o di competenza

Il principio di tassatività va inteso secondo due punti di vista:


soggettivoèil diritto di impugnare spetta solo alla parte a cui la legge lo conferisce
espressamente.

Þ es. il PM non può appellare la sentenza di condanna resa nel rito abbreviato

v se la legge non distingue tra le varie parti, il diritto spetta a tutte .


oggettivo è è la legge che deve indicare se un provvedimento è impugnabile e con quale
mezzo.

ð es. la sentenza di patteggiamento è impugnabile solo con ricorso per cassazione – salvo il caso
di dissenso del PM che può appellare la sentenza di condanna.

(2) INTERESSE AD IMPUGNARE.


Si può proporre impugnazione solo se vi è un interesse concreto, diretto e personale a impugnare.
C’è interesse, tutte le volte in cui la modifica richiesta della decisione, produce un effetto pratico
più vantaggioso per la parte legittimata all’impugnazione.
Il difetto dell’interesse è determina l’inammissibilità dell’impugnazione.

(3) CONVERTIBILITA’ DELL’IMPUGNAZIONE.


Viene riconosciuto dalla legge che l’intento di gravame è prevalente rispetto agli errori di
identificazione di mezzo o di giudice. Infatti è

 l’impugnazione proposta ad un giudice incompetente, si considera come validamente


formulata al giudice competente (devono essere trasmessi gli atti al giudice competente)

 un’errata qualificazione del mezzo di gravame, dalla parte impugnante, non è da ostacolo alla
automatica conversazione ope legis nel mezzo più appropriato (568 comma 5)

Caso conversione del ricorso per cassazione in appello (580) :

• il ricorso si converte in appello, quando avverso la sentenza vengono esperiti mezzi di


impugnazione diversi

• conversione ammissibile solo se la pluralità di impugnazioni riguarda reati connessi.

(4) RICORRIBILITA’ IMMEDIATA IN CASSAZIONE.

La parte che ha diritto di appellare, ha facoltà di proporre ricorso per saltum in cassazione.
 non è consentito però , il saltum per censure relative alla mancata assunzione di una
prova decisiva e al vizio di motivazione.
 Inoltre occorre una dichiarazione delle parti, di rinunciare all’appello convertendolo per
ricorso.
(5) RINUNCIABILITA’ DELL’IMPUGNAZIONE (589).

Il PM può rinunciare all’impugnazione fino all’apertura del dibattimento o prima


dell’inizio della discussione.
Le parti private possono rinunciare all’impugnazione anche per mezzo di procuratore
speciale.
Il PM può rinunciare al mezzo azionato di gravame di altro PM.

1. LEGITTIMAZIONE AD IMPUGNARE.

Legittimati ad impugnare : (1) PARTI e (2) SOGGETTI che vantano un particolare


interesse al thema decidendum.

2. PUBBLICO MINISTERO.

Nelle indagini preliminari e nel corso del giudizio di primo grado :


ð le funzioni di PM sono esercitate da magistrati della procura della repubblica presso
il tribunale

Nei giudizi di impugnazione:


ð le funzioni di PM sono esercitate da magistrati della procura generale presso la corte
di appello e la corte di cassazione

L’impugnazione può essere proposta:

 dal procuratore della Repubblica è avverso le sentenze di primo grado


 dal procuratore Generaleèavverso le sentenze della CDA.

• il procuratore generale può proporre impugnazione anche quando il procuratore


della repubblica abbia fatto acquiescenza alla sentenza, salvo quanto previsto
dall'articolo 593- bis, comma 2 c.p.p.

Il D.lgs. 6 feb. 2018, n. 11 ha difatti introdotto l’art. 593-bis c.p.p., il quale indica, al
comma 1, che le sentenze del g.i.p., del tribunale e della corte d'assise, possono
essere appellate solo dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale.
Al comma 2, invece, l’art. 593-bis specifica che il Procuratore generale presso la
Corte d'Appello può appellare, appunto, solo in caso di avocazione e di acquiescenza
del Procuratore della Repubblica.

- Il potere di impugnare spetta anche al PM , persona fisica, che ha rappresentato l’accusa


nel relativo grado di giudizio.

Ai sensi dell’art. 568 comma 4-bis, il pubblico ministero può propone impugnazione
diretta a conseguire effetti favorevoli all'imputato solo con ricorso per cassazione.
3. IMPUTATO.
Può esercitare il diritto di impugnazione sia personalmente , sia attraverso un procuratore
speciale.
Il difensore è legittimato ad impugnare se l’imputato l’ha nominato o se riveste la qualità
al momento della impugnazione.
Per l’imputato incapaceèpotere di impugnazione spetta al tutore o curatore speciale.

L’imputato può togliere efficacia all’impugnazione proposta dal suo difensore.

4. PARTE CIVILE

Parte civile può proporre impugnazione (Solo statuizioni civili) , sia in caso di
condanna che di proscioglimento, ma limitatamente ai capi della sentenza che riguardano
l’azione civile.
L’art. 1-bis del novellato art. 573 cpp, stabilisce che la sentenza è impugnata per i soli
interessi civili, il giudice d’appello e la Corte di cassazione, se l’impugnazione non è
inammissibile, rinviano per la prosecuzione, rispettivamente, al giudice o alla sezione
civile competente, che decide sulle questioni civili utilizzando le prove acquisite nel
processo penale e quelle eventualmente acquisite nel giudizio civile.

• per quanto attiene ai capi penali della sentenza, la parte civile non è legittimata
all’impugnazione.

• Può sollecitare il PM con una richiesta motivata. (Se il PM non intende impugnare deve
notificare le sue ragioni al richiedente)

-ART 350=ASSUNZIONE SOMMARIE INFO DA INDAGATO:


INFORMAZIONI ASSUNTE DALL’INDAGATO.
Quando si parla di sommarie informazioni assunte dall’indagato da parte della polizia giudiziaria, si
fa riferimento al soggetto che è già indagato, quindi già iscritto al registro delle notizie di reato.
Queste disposizioni sono diverse da quelle dell’interrogatorio, si tratta di due situazioni diverse:
questo è uno strumento investigativo. Nel codice di procedura c’è una divisione di compiti: la p.g.
di regola non può effettuare interrogatori, perché si tratta di un atto riservato al pm con finalità
investigative e al giudice con finalità di accertamento a seconda del momento in cui si verifica (es.
interrogatorio di garanzia, in sede di udienza preliminare…). C’è un dibattito giurisprudenziale e
dottrinale che si chiede se confessione in processo per direttissima vale solo nell’interrogatorio.
350 è una disposizione che contiene al suo interno 3 diverse fattispecie, che si differenziano tra
loro per disciplina e regimi di utilizzabilità:
1. Fattispecie.

Soggetti legittimati a Solo gli ufficiali di polizia giudiziaria; non tuti gli organi ma solo gli
compiere l’atto ufficiali!
Infatti, quando il codice parla in generale di polizia giudiziaria
indica che l’atto può essere compiuto legittimamente indifferente
da un ufficiale o da un qualsiasi altro soggetto della p.g.
C’è riserva agli ufficiali quando si tratta di atti complessi che solo
chi è ufficiale è in grado di compiere.
Gli ufficiali possono assumere sommarie informazioni a fini investigativi
dall’indagato che non sia né in stato di arresto, né in stato di fermo;
quindi, indagato giuridicamente non deve essere in vinculis.
Rispetto di art. 64. Regole generali in materia di interrogatorio.
Vista difficoltà di approccio ha applicato comunque questa norma anche
se non si tratta propriamente di un interrogatorio. Un soggetto indagato
può ipotecare la sua posizione (per quella di testimone assistito) fin dal
primo contatto con l’ufficiale della polizia giudiziaria. Di qui
l’importanza del difensore. Quindi si tratta di un atto che chiede
partecipazione necessaria del difensore, altrimenti nullità assoluta.

2. Fattispecie.

Sommarie informazioni dall’indagato assunte in un particolare contesto spazio-temporale: il


codice parla di “sul luogo e nell’immediatezza del fatto”: non deve essere trascorso un tempo da
questa sommaria cognizione. Questa fattispecie prevede questo potere di agire immediatamente
e non è importante lo status del soggetto indagato sia esso libero o in vinculis (misura
precautelare), anzi di regola sono informazioni tipicamente svolte dall’arrestato in flagranza del
reato. Introdotta per garantire continuità investigativa.
Se queste informazioni sono recepite da ufficiali senza assistenza del difensore scatta importante
divieto: né documentabili né utilizzabili. Queste dichiarazioni non possono essere documentate
con documenti standard: annotazione e verbalizzazione. Inoltre, vietata ogni utilizzazione: queste
informazioni non possono fornire il supporto per provvedimenti di varia natura della p.g. o del pm;
es. non possono essere utilizzati per disporre una perquisizione, non possono essere la base per un
provvedimento cautelare. Saranno collocati nella relazione di servizio. Di contro, alla fattispecie di
cui si sopra le comunicazioni vanno verbalizzate e possono costituire la base di un atto qualsiasi
negli esempi di cui sopra.
3. Fattispecie

Dichiarazioni spontanee, comma 7.


È possibile renderla anche al pm. Ovviamente, sono spontanee. La giurisprudenza ha detto che in
questo caso non ci deve essere alcuna dialettica tra p.g. e soggetto: p.g. deve aprire il verbale,
certificare che dichiarazioni sono spontanee e riceverle senza interloquire prima di chiudere il
verbale firmato. Non ci deve essere alcuna iniziativa in termini di domanda o sollecitazione in capo
al soggetto. Presupposto è consapevolezza di essere indagato (art. 335) a monte c’è una richiesta
e una risposta della procura.
Dichiarazioni spontanee non sono confessioni! Si tratta di racconto in ordine a un fatto senza
ammissione di responsabilità. La confessione nel diritto processuale prevede una analitica
ammissione di responsabilità in relazione ad un punto ben preciso; non è il caso di specie.
In questo comma non c’è alcun riferimento al difensore. Non è vietata la sua partecipazione, ma
nemmeno è obbligatoria, quindi atto può comunque essere utilizzato. Non c’è estensione di art.
64.
Regime di utilizzabilità delle dichiarazioni: presenza di una inutilizzabilità relativa  nessuna
utilizzazione in dibattimento. Quindi si può usare ad esempio nel giudizio abbreviato, in udienza
preliminare… ma c’è un’eccezione: possono essere usate per le contestazioni. Si può usare verbale
solo ai fini contestativi, solo per criticare ciò che dice imputato. Es. un soggetto dichiara di essere
stato un dato giorno in un luogo, ma da questa dichiarazione dichiara di no, si può usare per
contestare.
 LA SOSPENSIONE DEL PROCESSO CON MESSA ALLA
PROVA:
La sospensione del processo con messa alla prova è una novità introdotta dalla L.67/2014, con
finalità preventive e di risocializzazione del reo.
Consiste nella prestazione di condotte volte ad eliminare le conseguenze dannose o pericolose del
reato nonché ove possibile al risarcimento del danno dallo stesso cagionato (art 168 bis c.2 c.p).
Una volta che il rito penale è pendente, viene elaborato un programma di attività a valenza
risocializzante che l’imputato si impegna a svolgere sotto la supervisione dei servizi sociali;
Il processo in questo modo viene sospenso per un determinato periodo di tempo, così che il
programma possa essere portato a termine nel medesimo arco temporale.
Alla scadenza, il rito si riattiva per verificare l’esito del programma, sicché se l’esito è positivo il
reato è dichiarato estinto, se invece l’esito è negativo il processo riprende il suo corso.

La ratio dell’istituto si aggancia alla consapevolezza che la pena debba essere irrogata solo quando
necessario e allo scopo primario di assicurare il recupero del reo, questo comporta che, laddove
chi ha commesso il reato dimostri di aver già seguito proficuamente un percorso di evoluzione nel
corso del procedimento, il bisogno di pena viene meno e lo Stato può rinunciarvi.
Tradizionalmente l’intervento risocializzante nei confronti dell’autore del reato era riservato alla
fase di esecuzione della pena in questo caso viene anticipato alla fase processuale prima ancora
della sentenza di condanna.

La messa alla prova è applicabile solo quando si procede per reati puniti con la sola pena
pecuniaria o con pena detentiva non superiore nel massimo a 4 anni, sola o congiunta o alternativa
alla pena pecuniaria.
La giurisprudenza ritiene che il giudice, al fine di stabilire l’ammissibilità dell’istanza di messa alla
prova, può anche modificare la qualificazione giuridica del fatto ove non reputi corretta quelle
effettuate dal PM.
Condizione cruciale per la concessione della messa alla prova è che esista un programma di
trattamento, elaborato d’intesa tra l’imputato e ufficio di esecuzione penale esterna che deve
necessariamente comportare la prestazione di un lavoro di pubblica utilità, nonché anche
volontariato.
 L’idoneità del programma va valutata anche in ragione della sua durata, che il giudice deve
calibrare entro i limiti massimi indicati dalla legge.
 La sospensione non può durare più di due anni, quando si procede per reati per i quali è
prevista la pena detentiva, più di un anno, quando si procede per reati per i quali è prevista la
sola pena pecuniaria.

La richiesta di messa alla prova può essere proposta sia in via orale che in forma scritta, in qualità di
atto personalissimo può provenire solo dall’imputato e mai dal PM, essa dev’essere corredata del
programma di trattamento (del quale non è richiesto il consenso salvo che per il caso in cui la
richiesta intervenga nel corso delle indagini preliminari e il rito si instaura con base negoziale).
La volontà dell’imputato va espressa personalmente o per mezzo di un procuratore speciale con
sottoscrizione autentica. Se il giudice vuole verificare la volontarietà della richiesta dell’imputato,
ne dispone la comparizione. Il giudice decide infine con ordinanza, nel corso della stessa udienza.

Il termine per presentare la richiesta è perentorio (ex art 464 bis c.p.p c.2):
1. Fino alla formulazione delle conclusioni dell’udienza preliminare
2. Fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento nel giudizio direttissimo e a citazione
diretta
3. Entro 15 giorni dalla notifica del decreto di giudizio nel giudizio immediato
In tali contesti l’azione penale è già stata esercitata e prescinde (senza tenere conto) dal consenso
del PM.
Al fine di decidere sulla concessione della messa alla prova, il giudice può condurre un’indagine
autonoma, di propria iniziativa, avvalendosi della polizia giudiziaria e dei servizi sociali ovvero di
altri enti pubblici.
Per il loro tramite può acquisire tutte le informazioni ulteriori ritenute necessarie in ordine alle
condizioni di vita personale, familiare, sociale ed economica dell’imputato.

Una volta effettuati questi accertamenti, il giudice è in grado di decidere sull’istanza secondo i
criteri di cui all’art 464 quater c.1 e 3 c.p.p. la legge assicura sul punto un contraddittorio specifico
tra le parti, con il coinvolgimento anche della persona offesa.
Tali soggetti vanno tutti obbligatoriamente sentiti in ordine all’ammissione della messa alla prova o
in udienza o in un’udienza in camera di consiglio.

La sospensione con messa alla prova può essere richiesta e disposta anche nella fase delle indagini
preliminari nella quale l’istituto dispiega al massimo la propria efficacia deflativa.
Nel contesto delle indagini preliminari è necessario anche il consenso del PM, pertanto la
sequenza parte con la richiesta dell’indagato, rivolta al giudice, il quale trasmette poi gli atti al PM
affinché questi, entro 5 giorni, esprima il consenso o il dissenso.
Tale particolare disciplina si deve al fatto che il PM non ha ancora concluso le indagini preliminari
o ha ancora comunque tempo per concluderle e quindi spetta a lui valutarle in merito all’opportunità
o meno della richiesta.
o Se il PM presta il consenso (scritto e motivato), il giudice dispone la sospensione del
processo, ma solamente quando ritiene idoneo il programma e reputa che l’imputato si
asterrà dal commettere ulteriori reati.
o In caso di dissenso invece, l’imputato potrà riformulare la richiesta innanzi al giudice prima
dell’apertura del dibattimento di I grado.
Una volta ammessa la sospensione del processo, l’attività processuale entra in quiescenza=stato di
riposo per lasciar spazio al segmento della messa alla prova che si svolge in sede amministrativa ed
è affidato alla gestione dei servizi sociali.
Appena emessa l’ordinanza sospensiva viene trasmessa all’U.E.P.E (ufficio esecuzione penale
esterna), che deve prendere in carico l’imputato e supervisionare sullo svolgimento del programma.
Ciò ha inizio quando viene sottoscritto il verbale di messa alla prova da parte dell’imputato.
Durante la sospensione del processo, le dinamiche del rito restano in attive e il corso della
prescrizione del reato è anche sospeso.
La parte civile costituita che intende tutelarsi può esercitare l’azione di danno innanzi al giudice
civile, senza subire in questa sede la sospensione di cui all’art 75 c.2 c.p.p un’eccezione a questa
paralisi temporanea è data dall’acquisizione di prove che vanno assunte subito. Il giudice infatti
acquisisce, a richiesta di parte, sia le prove non rinviabili, sia quelle che possono condurre al
proscioglimento dell’imputato.

Un’eccezione a questa paralisi temporanea è data dall’acquisizione di prove che vanno assunte
subito.
Il giudice infatti acquisisce, a richiesta di parte, sia le prove non rinviabili, sia quelle che possono
condurre al proscioglimento dell’imputato, le prove inoltre devono essere acquisite con le forme del
dibattimento, in modo che l’assunzione in contraddittorio ne assicuri la piena spendibilità
processuale.
L’U.E.P.E informa periodicamente il giudice con una relazione l’attività svolta e il
comportamento dell’imputato.
La cadenza di queste relazioni è stabilita nell’ordinanza sospensiva ma non può comunque superare
i 3 mesi. Al termine del periodo di prova, l’ufficio redige una relazione finale che dà conto
dettagliatamente del decorso della prova e del relativo esito.

I contenuti del programma di prova possono essere modificati anche su proposta del servizio
sociale ed ufficio dal giudice.
La modifica viene fatta con ordinanza sentiti l’imputato, il pubblico ministero. Una delle modifiche
possibili è l’abbreviazione che si traduce in un’anticipazione della decisione sull’esito rispetto i
tempi inizialmente previsti.
L’ipotesi della REVOCA, comporta l’insuccesso anticipato della messa alla prova e viene
disciplinata nel codice penale; la sospensione con messa alla prova deve essere revocata quando vi
sia grave o reiterata trasgressione del programma o delle prescrizioni imposte, da parte
dell’imputato o quando questi rifiuti di prestare il lavoro di pubblica utilità o quando questi
commetta durante il periodo di prova un nuovo delitto non colposo ovvero un reato della stessa
indole di quello per cui si procede.
Disposta anche d’ufficio dal giudice ma gli stessi servizi sociali possono proporla. Per poter
valutare la sussistenza dei presupposti per la revoca il giudice deve attivare il contraddittorio
fissando un’apposita udienza in camera di consiglio dandone avviso alle parti e all’offeso almeno
10 giorni prima.

-effetto sospensivo e effetto estensivo dell’impugnazione


 EFFETTO SOSPENSIVO DELL’IMPUGNAZIONE
La presunzione costituzionale di non colpevolezza vieta di trattare l’imputato come colpevole sino alla
condanna definitiva.
Nessuna Pena può essere eseguita prima del giudicato. Di qui l’effetto sospensivo dell’impugnazione: la
pena è sospesa dal momento della pronuncia, durante i termini per impugnare, e sino all’esito del giudizio di
impugnazione (articolo 588). il sistema contempla però alcune eccezioni: nessuna sospensione prevista per le
impugnazioni in materia di libertà personale (riesame, appello, ricorso per cassazione). Il provvedimento
cautelare dunque esecutivo anche se impugnato.
L’obiettivo è impedire che risultino verificate le esigenze cautelari.
Altre deroghe: l’impugnazione dei provvedimenti pronunciati nella fase esecutiva non ha effetto sospensivo.
L’impugnazione per i soli interessi civili non sospende le disposizioni penali del provvedimento impugnato.
Sfugge l’effetto sospensivo anche la condanna al pagamento della provvisionale, immediatamente esecutiva.

 EFFETTO ESTENSIVO DELL’IMPUGNAZIONE


L’effetto estensivo dell’impugnazione (articolo 587) si realizza nell’ambito di processi con pluralità di
imputati o in processi che coinvolgono parti e civilmente legate con l’imputato (responsabile civile). Mira
a prevenire giudicati contraddittori e opera nel seguente modo: se ricorrono determinate condizioni la parte
che non impugna può scegliere di partecipare al giudizio promosso nella parte che ha proposto
l’impugnazione o giovarsi degli effetti favorevoli che ne derivano.

EFFETTI DELL’IMPUGNAZIONE:

Alla proposizione dell’impugnazione, conseguono gli effetti:

• sospensivo

• devolutivo

• estensivo
(o) Effetto sospensivo
Produce una paralisi dell’esecuzione del provvedimento, sia durante il termine per impugnare, sia
durante il giudizio di impugnazione.

ð tale effetto non si produce per i provvedimenti in tema di libertà personale

(o) Effetto devolutivo


Concerne l’ampiezza di cognizione del giudice di impugnazione, che può estendersi :

 o all’intera materia trattata dal primo giudice (effetto interamente devolutivo)


 ovvero a parte di essa (effetto parzialmente devolutivo)

Il giudice del gravame ha cognizione nei limiti del devoluto => tantum devolutum,
quantum appellatum.
Tali limiti, sono determinati dalle parti che devono indicare i capi e i punti della
decisione impugnati ed i motivi di gravame.

Tale ambito di cognizione non è più modificabile:


Þ infatti i motivi nuovi presentabili, devono a pena di inammissibilità,

essere ricollegati ai capi e punti della sentenza già impugnati.

(o) Effetto estensivo


Sta ad indicare che la proposizione del gravame è idonea a determinare effetti anche su
parti diverse da quelle che ha impugnato.
Esempio di effetti estensivi dell’impugnazione :

à ex art. 587, nel caso di concorso di più persone in uno stesso reato, l’impugnazione
proposta da uno degli imputati, giova anche agli altri (perché non sia fondata su motivi
esclusivamente personali)

-COLLEGAMENTI ABBREVIATO-IMMEDIATO: VALUTAZIONE DEL GIP E


DECRETO DI GIUDIZIO IMMEDIATO, 456.
Tipologie decisorie che può adottare il gip investito dal pm della richiesta di giudizio immediato. Se
ritiene non ci siano i presupposti restituisce gli atti. Se invece ritiene fondate istanze di giudizio
immediato presentate dal pm adotta un provvedimento che prende la forma del decreto e con
questo il gip dispone che si proceda con giudizio immediato. Questo decreto contiene due avvisi
importanti, due avvisi a imputato:
1. Avviso che imputato può chiedere giudizio abbreviato,
2. Patteggiamento.

Si innestano su un decreto che dispone il giudizio immediato. In questi casi c’è deflazione massima
(per abbreviato non c’è dibattimento, qui no u.p., non c’è entrambi!).
In questo decreto non c’è motivazione. Se gip scrivesse nel decreto la motivazione delle ragioni
della scelta, quindi il giudice del dibattimento sarebbe influenzato da queste motivazioni.
Non c’è contraddittorio con indagato, il gip prende una decisione sulla base delle carte con chi
deve andare in dibattimento. Contraddittorio è la lacuna che contraddistingue questo snodo
procedimentale. Questa situazione ovvero la mancanza di contraddittorio è aggrava da un’altra
lacuna ovvero avviso di conclusione delle indagini: è concepito come atto prodromico di richiesta
di rinvio a giudizio, ma la giurisprudenza nega la possibilità che ci sia avviso quando il pm è
intenzionato a chiedere il giudizio immediato è superfluo quando si tratta di giudizio immediato.
Ma proprio perché non c’è contraddittorio davanti al gip sarebbe ragionevole far precedere
richiesta di giudizio immediato da invio di avviso di conclusione delle indagini per consentire ad
indagato di instaurare un contraddittorio.
.

-IL DIFFERIMENTO E L'ESTENSIONE DELL'INCIDENTE


PROBATORIO : RICHIESTA DI INCIDENTE PROBATORIO.
Richiesta da parte di persona sottoposta alle indagini o il suo difensore e pm. Deve indicare il tipo
di prova che si vuole assumere con incidente probatorio, l’oggetto della prova: art. 187 cpp vale
anche qui regola della pertinenza della prova. Quando la persona interessata presenta la richiesta
di incidente probatorio deve indicare le persone coinvolte nell’incidente probatorio: tutte le
persone che possono avere interesse a partecipare a incidente probatorio, a dialogare, ad
esercitare interrogatorio e quindi anche di essere destinatarie di questo incidente  estensione
soggettiva dell’incidente probatorio.

DIFFERIMENTO DELL’INCIDENTE PROBATORIO, 397.


 Chi può richiederlo?
Il legislatore riconosce solo ad una delle parti il potere di chiedere al gip di differire l’incidente
probatorio, spostarne la data.  il pm.
 Su quali basi?
Quando c’è una specifica ragione: possibile pregiudizio che svolgimento di incidente probatorio
alla data originariamente fissata potrebbe arrecare alle indagini del pm.
 Conseguenza.
Si crea un conflitto tra interessi del pm di tipo investigativo (preservare/tutelare l’efficacia delle
indagini) e interesse del difensore di indagato di anticipare l’assunzione della prova rispetto al
dibattimento.
 A chi spetta la decisione?
Ovviamente al gip.
 Possibile esito.
Il GIP può decidere di concedere il differimento oppure rigettare sul profilo tecnico la richiesta di
differimento quando lo stesso andrebbe a pregiudicare l’assunzione della prova.
Si cerca di mettere in condizione di par condicio le esigenze di entrambe le parti, ma solo il pm può
fare questa richiesta. Chiara preferenza del legislatore delle indagini pubbliche rispetto a quelle
private. Inoltre, è difficile che intervento del gip sia in grado di confutare argomentazioni del pm.

ESTENSIONE DELL’INCIDENTE PROBATORIO.


Estensione soggettiva dell’incidente probatorio. In incidente probatorio possono emergere fatti
suscettibili di produrre nuovi indagati, fatti che possono generare nuove ipotesi di reato o attrarre
nuovi soggetti nella fattispecie oggetto dell’incidente probatorio. Ha vocazione strutturale di
ampliarsi e di coinvolgere altri soggetti. Ci possono essere fatti generatori di responsabilità penale
di altri. Cosa si intende per altri? Altri non originariamente indicati nella richiesta di incidente
probatorio.
Il legislatore come regola vuole che incidente probatorio si svolga all’interno del perimetro
oggettivo (fatti di reato) e soggettivo (persone a cui fatti di reato sono ascritti) predeterminato
dalla richiesta di incidente probatorio. Questo perché così tutti i difensori delle persone coinvolte
sono in grado di partecipare. Quindi, c’è divieto di estendere costruzione di prove dell’incidente
probatorio a fatti riguardanti persone che non partecipano all’incidente probatorio attraverso i
loro difensori.
Chi vuole fare incidente probatorio indica prima la possibilità che persona sia coinvolta e quindi
persona sarà convocata con il suo difensore  garantita effettività del diritto di difesa. Non
possono emergere fatti che riguardano responsabilità di persone che non sono indicate nella
domanda di incidente probatorio.
Quindi la regola è divieto di coinvolgimento di altre persone. Ma c’è eccezione: una delle parti può
chiedere di estendere oggettivamente e soggettivamente incidente probatorio. Quando il giudice
accoglie estensione integrerà il contraddittorio: si fissa una nuova udienza convocando chi di
necessario. Siamo all'interno del costituzionalmente corretto.

-l'istruzione in appello: LA RINNOVAZIONE DELL’ISTRUZIONE


DIBATTIMENTALE.

L’istituto della rinnovazione può essere distinto in 5 ipotesi:


(1)
Su istanza di parte , il giudice d’appello ha la facoltà di ammettere la rinnovazione dell’istruzione
se ritiene di non essere in grado di decidere allo stato degli atti.

Þ deve trattarsi o di prove già acquisite o richieste dalla parte e non ammesse dal giudice di primo
grado.

(2)
Su istanza di parte, il giudice deve disporre la rinnovazione se si tratta di nuove prove
sopravvenute o scoperte dopo il giudizio di primo grado
(3)
D’ufficio , se il giudice ritenga la rinnovazione assolutamente necessaria
(4)
Su istanza dell’imputato ai sensi dell’articolo 604, commi 5-ter e 5-quater (rimessione in termini
per assoluta impossibilità di comparire e mancata effettiva, incolpevole conoscenza del processo).

• Tuttavia, quando nel giudizio di primo grado si è proceduto in assenza dell’imputato ai sensi
dell’articolo 420-bis, comma 3 (imputato latitante o volontariamente sottrattosi alla conoscenza del
processo), la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale è disposta ai sensi dell’articolo 190-bis
(fatti/circostanze diversi o comunque necessario per specifiche esigenze).

Il Giudice dell’udienza predibattimentale, sulla base degli atti trasmessi dal P.M., deve valutare se
sussistano i presupposti per una pronuncia di sentenza di non luogo a procedere, non solo quando
sussista una causa di proscioglimento tipizzate dall’art. 129 cpp., ma anche quando gli elementi
acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna.
Se non sussistono le condizioni per pronunciare sentenza di non luogo a procedere e in assenza di
definizioni alternative, il Giudice fissa, per la prosecuzione del giudizio, la data dell’udienza
dibattimentale davanti ad un Giudice diverso, in un termine non inferiore a venti giorni.

Ai sensi dell’art. 554-quinquies c.p.p. la sentenza di non luogo a procedere può essere revocata
dal Giudice, su richiesta del P.M., qualora sopravvengano o si scoprano nuove fonti di prova.

Se manca l’imputato, il PM deve chiedere l’archiviazione (e non sentenza di non luogo a


procedere, perché una sentenza richiede l’inizio del processo, che in realtà manca.)

- identificazione del colpevole è uno dei compiti della PG , ma anche il PM può procedere.

- Le indagini preliminari possono sussistere in mancanza di identificazione.

Riguardo all’identificazione , occorre segnalare che, ci si riferisce all’identità fisica della persona
(anche medianti i rilievi c.d. dattiloscopici) a prescindere dalla individuazione anagrafica, la quale
potrebbe essere contraffatta.

3. ESISTENZA IN VITA.

- la morte dell’imputato comporta l’estinzione del reato


o e l’immediata declaratoria, con sentenza di non luogo a procedere.

- nelle indagini preliminari, la morte dell’inquisito, comporta l’archiviazione del procedimento.

• se l’archiviazione o la sentenza di non luogo a procedere, si fondano sull’erroneo presupposto


della morte del inquisito o imputato,èla fase delle indagini preliminari o il processo riprendono il
loro corso non appena si accerta che il soggetto è ancora in vita.

-Domande vietate in esame e contro esame: nocive, suggestive in caso di esame


diretto (per contro-esame sono fondamentali), che alterano la sincerità delle risposte, la sensibilità
emotiva, no alle domande intimidatorie.

L’ESAME TESTIMONIALE.

Sono esaminati secondo l’ordine prescelti dalle parti.

Il giudice può disporre, con il consenso delle parti, che l’esame dei testimoni, dei periti, dei
consulenti tecnici, delle persone indicate nell’articolo 210 e delle parti private si svolga a distanza.

Prima dell’esame devono prestare giuramento. Tale adempimento è previsto a pena di nullità.

Domande sono rivolte dalle parti attraverso il sistema del c.d. cross examination. Se l’esaminato è
un minore, le domande sono poste dal presidente su proposta delle parti.

Nello svolgimento dell’esame devono essere rispettate delle regole:


(1) le domande devono vertere su fatti specifici
(2) sono vietate le domande nocive per la sincerità del teste e quelle che tendono a suggerire la
risposta
(3) le domande suggestive sono ammesse nel controesame per saggiare l’attendibilità del teste. Se
nel corso della testimonianza vengono violate dette regole, le altre parti possono proporre
opposizione, su cui decide senza formalità il presidente.

Se un teste, ha reso dichiarazioni difformi in seno alle indagini preliminari innanzi al PG o al PM,
o nel corso dell’udienza preliminareèle parti possono procedere alle c.d. contestazioni (art.500.)
èpossono pertanto dare lettura delle diverse dichiarazioni rese nelle indagini, chiedendo
spiegazioni al teste.

L’art. 500 comma 2, stabilisce che le dichiarazioni lette per le contestazioni possono essere
valutate solo ai fini della credibilità del teste .

ESAME DELLE PARTI PRIVATE:

avviene su richiesta delle stesse parti secondo questo ordine:


Parte Civile -> Responsabile civile -> civilmente obbligato per la pena pecuniaria -> imputato.

• domande rivolte con il cross examination, sono poste dal PM o dal Difensore che ha chiesto
l’escussione.

Possono essere fatte contestazioni per valutare l’attendibilità.

LE LETTURE:

Il codice prevede il generale divieto delle letture in dibattimento.


Tuttavia vi sono eccezioni:
la selezione degli atti precostituiti al di fuori del dibattimento e che confluiscono nel fascicolo per
il dibattimento, è effettuata:

Ø art. 431 cpp (norma che sancisce la formazione del fascicolo per il dibattimento) per l’udienza
preliminare

Ø art. 457 : giudizio immediato

Ø art. 553 : citazione diretta a giudizio ( il pm forma il fascicolo per il dibattimento e lo


trasmette al giudice)

Altri atti di cui può essere data lettura:

 - verbali di prova di altri procedimenti, se sono acquisibili ex art. 238 cpp


 - atti acquisiti dalla PG – PM – GUP – o dai difensori, quando per fatti imprevedibili, è
sopravvenuta l’impossibilità di ripetizione dell’atto.
 - Dichiarazioni rese da persona residente all’estero, a condizione che sia assolutamente
impossibile l’esame dibattimentale
 - Dichiarazioni rese all’udienza preliminare da testi e parti imputati in procedimento
connesso o collegato raccolte con la cross examination.
 - Dichiarazioni rese dall’imputato nelle indagini preliminari o udienza preliminare se
sussistono le condizioni ex 513 cpp.
Riguardo alle dichiarazioni rese dell’imputato in sede di indagini preliminari o udienza
preliminare, possono essere utilizzate, se egli nel dibattimento rimane assente, contumace
o se si rifiuta di rispondere all’esame.

Su richiesta di parte, si può dare lettura di tali dichiarazioni, ma sull’utilizzabilità possono


verificarsi 3 situazioni :

1. (1) le dichiarazioni lette possono essere utilizzate solo contro l’imputato che le ha rese
2. (2) possono essere utilizzate contro altri solo se vi è consenso (cosa improbabile)
3. (3) utilizzate anche contro altri, se emerge che l’imputato è stato sottoposto a violenza,
minaccia od offerta di denaro affinché non deponga.

Le domande sono formulate dalle parti: il dibattimento è il luogo in cui escussione si svolge con le
parti, giudice è solo controllore (VS abbreviato e udienza preliminare, il giudice fa le domande).
Ma c’è un caso in cui anche in dibattimento è il giudice a fare le domande: 498, nel caso di esame
del minorenne. Se nel corso di esame del minorenne ci si accorge che eventuali domande delle
parti non potrebbero inficiare equilibrio del minore allora si passa dal giudice alle parti.

VITTIMA VULNERABILE:
Se viene esaminato come testimone una vittima particolarmente vulnerabile ci sono le audizioni
protette: si tratta di utilizzazione di uno schermo con impianto citofonico, per cui il pubblico non
vede chi depone, per evitare vittimizzazione secondaria.

REGOLE PER ESAME TESTIMONIALE, QUESITI PROPONIBILI:


L’esame testimoniale si svolge con domande su fatti specifici (cfr. oggetto della testimonianza e
liste testimoniali: devono essere indicate le circostanze su cui deve vertere l’esame. Devono
essere specifiche per consentire in dibattimento domande su fatti specifici).

Le domande che si possono formulare in sede di esame e contro-esame. Non possono essere
presentate domande che possono nuocere alla sincerità delle risposte. Di volta in volta il giudice
deve verificare questo requisito; unico parametro: la domanda è nociva quando è tale da impedire
risposte sincere. Giurisprudenza parla di domande in grado di alterare la sfera emotiva del teste;

-l’appello incidentale L'imputato che non ha proposto impugnazione, può proporre


appello incidentale entro quindici giorni da quello in cui ha ricevuto la notificazione.

Ai sensi dell’art. 595 c.p.p., può proporre appello incidentale solo l’imputato entro 15 giorni, da
quello in cui ha ricevuto la comunicazione o la notificazione.

• l’istituto dell’appello incidentale non è previsto nel giudizio in cassazione. Non potendosi
applicare analogicamente (Secondo la giurisprudenza)

Il D.lgs 11/2018 ha escluso che il PM e le altre parti, possano proporre appello incidentale.
L’appello incidentale perde efficacia in caso di inammissibilità dell’appello principale o di
rinuncia allo stesso .

Anche l’appello incidentale, come le impugnazioni in generale, è presentato mediante deposito


telematico «con le modalità previste dall’ art. 111 bis nella cancelleria del giudice che ha emesso
il provvedimento impugnato» e successivamente comunicato, a cura della cancelleria dello stesso
giudice, al pubblico ministero presso il medesimo giudice ed è notificato alle parti private senza
ritardo.

Entro quindici giorni dalla notificazione dell'impugnazione presentata dalle altre parti, l'imputato
può presentare al giudice, mediante deposito in cancelleria, memorie o richieste scritte.

La giurisprudenza ha chiarito con diverse pronunce che l’appello incidentale può essere proposto
solo in relazione ai punti della decisione oggetto dell’appello principale nonché a quelli che
hanno connessione essenziale con essi.

-accesso ai luoghi del difensore e rapporto con la pubblica


amministrazione: INVESTIGAZIONI DIFENSIVE.
 mirate a garantire una parità tra accusa e difesa ex art. 111 Cost.
 fin dal momento dell’incarico, il difensore ha facoltà di svolgere investigazioni per ricercare
elementi di prova.

Il difensore può:

-accedere luoghi pubblici e visionare cose. il difensore può accedere ai luoghi ma solo dopo che la
PG ha terminato le proprie operazioni. Evitare interferenze fra le due attività.

-accedere a luoghi privati previa autorizzazione di chi ne ha accesso, e in difetto, con


l’autorizzazione del giudice che deve stabilire con decreto motivato la concreta modalità di
svolgimento dell’accesso. La persona proprietaria di quel luogo privato può chiedere di farsi
assistere di un testimone per atti processuali per la correttezza, rispetto delle regole
deontologiche del penalista.
Se il difensore accedere a questi luoghi abitazione e le sue pertinenze con modalità indicate:
consenso del titolare o autorizzazione del g; e può solo accertare trace e altri effetti materiali del
reato. !! allora non può assumere informazione quindi farsi rilasciare dichiarazioni, non può fare
colloquio commentato.

-compiere accertamenti tecnici non ripetibili, previo avviso al PM.


Quindi dovrebbe avvisare il PM del luogo e dell’ora in cui il difensore nominerà un CT difensivo per
garantire la reciprocità. Il PM a fronte di richiesta del difensore potrebbe riservarsi 10 gg per
chiedere un incidente probatorio.
Es: analisi di accertamento tecnico su una sostanza che potrebbe determinare la stessa sostanza,
accertamento informatico.
391-decies rovescio del 360 cpp.
Quando ci occupiamo di irrepetibilità originaria va a finire il campione nel fascicolo del dib.
Es: campione per rilevare tossicità dell’acqua sullo stesso campione dell’accusa. Difensore sta
argomentando che per lui quel campione potrebbe perdere il livello di tossicità quindi è
irrepetibile.
-colloquiènon si redige alcuna documentazione

-dichiarazione è atto scritto autenticato dal difensore contenente informazioni da chi le rende.

-assunzione di informazioni è colloquio documentato in cui il soggetto risponde alle domande


del difensore.
a-se la persona è detenuta, l’accesso al luogo di custodia deve essere autorizzato dal giudice.
b-Se la persona è indagata o imputata nello stesso procedimentoèè necessaria la presenza del suo
difensore che deve essere avvisato almeno 24 ore prima.

Difensore quando procede alla ricezione di dichiarazioni o assunzione delle info deve rispettare
391 ter: difensore deve autenticare come un p. u.
il difensore in più dopo che autentifica, deve redigere una relazione con:
-generalità sue e della persona dichiarante
-certificare di aver rivolto avvisi
-identificare i fatti su quali verte la dichiarazione.

Se il soggetto si avvale della facoltà di non rispondereèil difensore può chiedere che l’audizione
sia disposta dal PM o può richiedere un incidente probatorio.

Gli atti costituenti l’attività investigativa del difensore, confluiscono nel fascicolo del difensore.
Tale fascicolo può essere presentato: al GIP, GUP prima che adotti una decisione o nell’eventualità
se dovesse adottarla, al PM affinchè ne tenga conto delle sue determinazioni.

-richiesta dell’abbreviato: È un giudizio di merito sulla colpevolezza o innocenza


dell’imputato, che ha luogo nell’udienza preliminare.

Esclude il dibattimento. Si utilizzano ai fini probatori gli atti contenuti nel fascicolo del PM, raccolti
nel corso delle indagini preliminari. La richiesta dell’imputato, di scegliere il rito abbreviato , non
è sindacabile dal giudice. Rito premiale: In caso di condanna, la pena è ridotta di un terzo.

Ai sensi del comma 1-bis dell’art. 438, introdotto con la L. n. 38 del 2019ènon è ammesso il
giudizio abbreviato per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo.

• Tuttavia le disposizioni introdotte dalle L. 38/2019, si applicano ai fatti commessi


successivamente al 19 aprile 2019, data di entrata in vigore della medesima legge.

• Per quanto concerne, invece, i fatti commessi anteriormente alla data di entrata in vigore della L.
38/2019, sarà possibile per l’imputato, accedere al giudizio abbreviato anche per i delitti puniti con
la pena dell’ergastolo.

L’imputato ha la possibilità di avanzare 2 tipi di richiesta di giudizio abbreviato:

(o) Giudizio abbreviato ordinarioèex art. 438, in ordine a cui il PM non può esprimere alcun
dissenso ed il giudice è obbligato a celebrarlo, a meno che non si tratti per delitti per cui è prevista
la pena dell’ergastolo.

(o) Giudizio abbreviato condizionato è novità legge 479/99, consente all’imputato di


subordinare la sua richiesta di giudizio abbreviato, ad un’integrazione probatoria da effettuarsi
in udienza innanzi al giudice.
Ø è onere del richiedente indicare le fonti di prova da assumere.

Il giudice non è obbligato a disporre il giudizio abbreviato, ma può rigettare l’istanza se:

1. 1) le prove richieste dall’imputato sono dal giudice ritenute irrilevanti o inammissibili


2. 2) se l’assunzione delle prove determinerebbe un appesantimento dell’iter processuale.

La riforma della legge 103/17 ha introdotto la possibilità di subordinare al rigetto del rito
abbreviato condizionato, la richiesta di giudizio abbreviato ordinario, oppure quella di applicazione
della pena ai sensi dell'articolo 444.

In entrambi i tipi di rito abbreviato, deve essere sempre ammesso l’interrogatorio dell’imputato
che ne faccia richiesta.

Sulla richiesta di rito abbreviato, il giudice provvede con ordinanza con la quale dispone il
giudizio abbreviato.

Quando l'imputato chiede il giudizio abbreviato immediatamente dopo il deposito dei risultati
delle indagini difensive, il giudice provvede solo dopo che sia decorso il termine non superiore a
sessanta giorni, eventualmente richiesto dal pubblico ministero, per lo svolgimento di indagini
suppletive limitatamente ai temi introdotti dalla difesa.

Ø In tal caso, l'imputato ha facoltà di revocare la richiesta


L’ordinanza del giudice che ammette il rito abbreviato, fa iniziare una nuova fase processuale,
con decorso di termini nuovi per la custodia cautelare.

La riforma della legge 479/99, ha introdotto la possibilità di acquisizione di nuove fonti di prova
in udienza, sicché il giudizio abbreviato non è più necessariamente un giudizio allo stato degli atti.

I casi di acquisizione (di nuove fonti di prova) sono 2:

1. 1) quando l’imputato ha richiesto il giudizio abbreviato condizionato ad una integrazione

probatoria ed il giudice abbia accolto la richiesta

2. 2) quando una volta ammesso il giudizio abbreviato, il giudice ritiene di non poter
decidere

allo stato degli atti , in quanto necessita un’integrazione probatoria, finalizzata ad


acquisire gli elementi necessari per la decisione.

La richiesta di giudizio abbreviato proposta nell'udienza preliminare determina la sanatoria delle


nullità, sempre che non siano assolute, e la non rilevabilità delle inutilizzabilità, salve quelle
derivanti dalla violazione di un divieto probatorio.
Essa preclude altresì ogni questione sulla competenza per territorio del giudice.

-Atti irrepetibili PG o che sono divenuti irrepetibili: valenza probatoria anche in


dibattimento. Es: perquisizioni, intercettazioni.
-ne bis in idem: Con riguardo proprio all'art. 649[1] c.p.p., e, quindi, al principio del ne bis in
idem processuale, la prefata norma stabilisce il divieto che un soggetto possa esser processato due
volte per lo stesso fatto costituente reato.

Potrebbero piacerti anche