Infatti, l’atto di citazione una volta redatto viene portato nella sfera di conoscibilità
del destinatario attraverso il procedimento di notificazione e soltanto dopo che si è
perfezionato il procedimento di notificazione, la citazione verrà portata presso
l’ufficio giudiziario adito. La sequenza nel processo a cognizione piena secondo il
rito ordinario è:
a) Atto di citazione;
b) Notifica dell’atto di citazione al convenuto;
c) Incardinamento della controversia presso il giudice adito, c.d. atto di
costituzione in giudizio.
Il ricorso di cui all’art 414 c.p.c ha un contenuto più limitato perché è un atto che
contiene l’edictio actionis, ma non anche l’attivazione del contraddittorio. Il ricorso
contiene la domanda giudiziale, senza attivare il contraddittorio: il ricorso deve essere
innanzitutto portato presso l’ufficio giudiziario adito (quindi, l’attore si deve
costituire) e il giudice, con un decreto in calce al ricorso, fissa la data della prima
udienza. Dopodiché, l’attore dovrà procedere alla notificazione del ricorso e del
decreto contenente la fissazione della data della prima udienza al convenuto. La
sequenza segue l’ordine inverso.
Sia l’atto di citazione che il ricorso devono contenere l’edictio actionis, cioè l’atto di
esercizio del diritto di azione. Nell’atto di esercizio del diritto di azione, l’attore
individua gli elementi che consentono di individuare il diritto fatto valere in giudizio.
Gli elementi sono:
• L’elemento soggettivo, cioè le parti;
• L’oggetto, cioè il c.d petitum;
• I fatti posti a fondamento della domanda, la c.d causa petendi.
LE PARTI
ARTICOLO 163 comma 3, n. 2 c.p.c.
« il nome, il cognome, la residenza e il codice fiscale dell'attore, il nome, il cognome, il
codice fiscale, la residenza o il domicilio o la dimora del convenuto e delle persone
che rispettivamente li rappresentano o li assistono. Se attore o convenuto è una
persona giuridica, un'associazione non riconosciuta o un comitato, la citazione deve
contenere la denominazione o la ditta, con l'indicazione dell'organo o ufficio che ne
ha la rappresentanza in giudizio »
Il termine ‘parti’ nel linguaggio processuale è un termine che ha una pluralità di
significati perché si distinguono le parti in senso sostanziale e le parti in senso
formale. Ai fini del discorso che stiamo svolgendo ci interessano le parti in senso
sostanziale, cioè i titolari del diritto fatto valere in giudizio. Se parliamo di una
obbligazione, le parti in senso sostanziale sono il creditore e il debitore in quanto
parti titolari del rapporto giuridico dedotto in giudizio verso i quali saranno prodotti
gli effetti giuridici della sentenza. La funzione della sentenza è proprio quello di
dettare la lex specialis, dettare la disciplina della situazione giuridica controversa.
Quindi, chi subirà questa disciplina? I titolari della situazione giuridica su cui è stata
dedotta in giudizio e su cui il giudice ha statuito.
Ma il termine ‘parti’ ha, in senso formale, un altro significato: queste non hanno un
significato univoco → l’art. 163 comma 3 n. 2 fa riferimento ai rappresentanti così
come, parlando delle persone giuridiche, delle associazioni o comitati, fa riferimento
anche all’organo o ufficio che ha la rappresentanza in giudizio. I rappresentanti
possono essere rappresentanti legali, volontari dei minori, di incapaci,
l’amministratore della società etc. → sono parti in senso formale, ossia sono soggetti
che agiscono in giudizio in nome e per conto di altri. Sono soggetti che operano nel
processo (pongono in essere gli atti processuali), ma non sono soggetti agli effetti
della sentenza perché il rapporto giuridico controverso su cui il giudice statuisce
non appartiene loro. Non sono neppure soggetti agli effetti del processo, cioè non
sono neanche tenuti a pagare le spese processuali perché agiscono in nome e per
conto di altri.
Nella nozione di parte in senso formale rientrano anche i legittimati straordinari,
ovvero coloro che (ex art. 81 cpc) in base ad espressa previsione di legge, possono
esercitare in nome proprio un diritto altrui. Un tipico esempio di legittimazione
straordinaria si rinviene nell’azione surrogatoria art 2900 cc:
ARTICOLO 2900 c.c.
« Il creditore, per assicurare che siano soddisfatte o conservate le sue ragioni,
può esercitare i diritti e le azioni che spettano verso i terzi al proprio debitore e
che questi trascura di esercitare, purché i diritti e le azioni abbiano
contenuto patrimoniale e non si tratti di diritti o di azioni che, per loro natura o per
disposizione di legge, non possono essere esercitati se non dal loro titolare.
Il creditore, qualora agisca giudizialmente, deve citare anche il debitore al quale
intende surrogarsi »
Dunque, se il debitore è inerte, il creditore può sostituirsi al debitore nell’esercizio
delle azioni a tutela del patrimonio. Il creditore che esercita l’azione surrogatoria è un
classico legittimato straordinario perché fa valere in nome proprio, per espressa
previsione di legge, un diritto altrui.
C’è una distinzione fra i rappresentanti che agiscono in nome e per conto di altri e i
legittimati straordinari/sostituti processuali che agiscono in giudizio per far valere in
nome proprio un diritto altrui. Anche i legittimati straordinari sono parti in senso
formale: non sono soggetti agli effetti della sentenza perché non sono titolari del
rapporto giuridico dedotto in giudizio; sono, invece, soggetti agli effetti del
processo, cioè possonoessere condannati al pagamento delle spese processuali.
Tornando al discorso iniziale, in tema di elementi costitutivi del diritto fatto valere in
giudizio rilevano le parti in senso sostanziale, coloro che sono affermati titolari sul
lato attivo e passivo della situazione giuridica dedotta in giudizio.
PETITUM o OGGETTO
In verità, distinguiamo due possibili oggetti:
- L’oggetto diretto o oggetto processuale o immediato ⌲ è il tipo di tutela che si
chiede al giudice. Infatti, il contenuto della sentenza che il giudice emana a
conclusione del processo a cognizione piena, può variare. Ci sono 3 possibili
sentenze che il giudice può emanare: la sentenza dichiarativa o di mero
accertamento che si limita ad accertare l’esistenza e il modo di essere di una certa
situazione giuridica; la sentenza di condanna che contiene non soltanto
l’accertamento, ma anche un ordine rivolto al convenuto → è l’unica sentenza che,
in base all’art 282 cpc, è titolo esecutivo, ossia titolo per mettere in moto il
processo di esecuzione; la sentenza costitutiva, prevista nell’art 2908 cc., e sono
delle ipotesi in cui nei casi previsti dalla legge, l’autorità giudiziaria può costituire,
modificare ed estinguere rapporti giuridici con effetto tra le parti, i loro eredi o
aventi causa. Sono sentenze che sono fonte di effetti giuridici fra le parti (tipico
esempio di sentenza costitutiva è la sentenza di divorzio, cioè la sentenza che
dichiara la cessazione degli effetti civili del matrimonio).
Non sta al giudice scegliere il tipo di tutela che meglio risponde alle esigenze del
caso concreto, ma sta all’attore, nel momento in cui propone la domanda
giudiziale, indicare al giudice il tipo di tutela che intende ottenere.
- L’oggetto indiretto o sostanziale o mediato ⌲ Per utilizzare le parole di
Chiovenda, è il bene della vita con riferimento al quale si chiede tutela al giudice.
Ad esempio, se io esercito un’azione a tutela della mia proprietà, il petitum è la
proprietà; se io agisco in giudizio per ottenere il pagamento di una somma di
denaro, è il diritto alla somma di denaro. Questo lo troviamo nel numero 3 terzo
comma dell’art.163: L’atto di citazione deve contenere:
ARTICOLO 163 comma 3, n. 3 c.p.c.
« la determinazione della cosa oggetto della domanda »
CAUSA PETENDI
È il titolo della domanda ed il riferimento è sempre nell’art. 163, n. 4.
ARTICOLO 163 comma 3, n. 4 c.p.c.
« l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto costituenti le ragioni della domanda,
con le relative conclusioni »
Questo riferimento ai fatti deve intendersi limitato ai c.d fatti costitutivi. Per
comprendere il significato di questa previsione, dobbiamo ricordare che qualsiasi
situazione giuridicamente rilevante è sempre l’effetto giuridico di una determinata
fattispecie: in altre parole, qualsiasi situazione giuridicamente rilevante è l’effetto che
si produce nel momento in cui vengono ad esistenza una serie di fatti indicati dalla
legge.
Facciamo degli esempi:
Pensiamo alla proprietà, quali sono i fatti costitutivi del diritto di proprietà? Sono i
c.d modi di acquisto della proprietà, cioè gli istituti previsti negli artt. 922 ss cc,
ARTICOLO 922 c.c.
«La proprietà si acquista per occupazione, per invenzione, per accessione, per
specificazione, per unione o commistione, per usucapione, per effetto di contratti,
per successione a causa di morte e negli altri modi stabiliti dalla legge »
La proprietà non è altro che l’effetto giuridico scaturito nel momento in cui si verifica
uno dei fatti costitutivi indicati negli artt. 922 e disciplinati nelle disposizioni
successive.
Pensiamo all’obbligazione, quali possono essere i fatti costitutivi dell’obbligazione?
I fatti costitutivi dell’obbligazione non sono altro che le fonti delle obbligazioni;
ARTICOLO 1173 c.c. - Fonti delle obbligazioni
« Le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto
idoneo a produrle in conformità dell'ordinamento giuridico »
Abbiamo fatto dei casi semplici in cui il titolo, su cui si fonda una certo effetto
giuridico, si compone di un solo fatto (c.d. fattispecie costitutive semplici), ma
spesso, le fattispecie costitutive spesso sono complesse: sono infatti costituite da più
elementi che non vengono ad esistenza tutte nello stesso momento, ma vengono ad
esistenza in momenti cronologicamente distinti (c.d. fattispecie a formazione
progressiva).
Esempio: pensiamo ad un contratto soggetto a termine iniziale. Il termine iniziale è il
fatto costitutivo, ma il termine iniziale verrà ad esistenza in un momento
necessariamente successivo al contratto. È una fattispecie complessa composta da
più elementi i quali non vengono ad esistenza simultaneamente, ma vengono ad
esistenza in momenti cronologicamente successivi.
Con riferimento al ruolo svolto dal fatto costitutivo, quest’ultimo non è sempre
indispensabile per individuare una situazione giuridica; infatti possiamo distinguere
tra:
• DIRITTI AUTODETERMINATI → possono esistere una sola volta fra le stesse
parti in un certo momento temporale: esempio classico è il diritto di proprietà,
ma si può estendere a tutti i diritti reali di godimento. Se io affermo di essere
proprietaria di questo codice, ho già individuato il mio diritto perchè si tratta di
una situazione giuridica che si identifica sulla base del solo petitum. La
circostanza che io abbia acquistato il codice con un contratto, che mi sia stato
regalato o che lo abbia usucapito è una circostanza del tutto indifferente. Il
fatto costitutivo, in questa ipotesi, non svolge un ruolo individuatore: sono
situazioni giuridiche che si determinano sulla base del solo petitum, proprio
perché esistono fra le parti una sola volta e in un certo momento temporale.
• DIRITTI ETERODETERMINATI → possono esistere più volte fra le stesse parti
in uno stesso arco temporale: io potrei essere debitrice di uno di voi di 100 € a
titolo pagamento del prezzo di una vendita che abbiamo stipulato ma essere,
nello stesso tempo, debitrice di altri 100 perché abbiamo stipulato un mutuo
oppure potrei essere debitrice con lo stesso creditore a titolo di pagamento del
canone di locazione. Si tratta di situazioni sostanziali che hanno lo stesso
petitum (nell’esempio sono i 100 €) e che possono esistere
contemporaneamente tra le stesse parti. Queste situazioni giuridiche si
distinguono in base alla causa petendi, al fatto costitutivo, perchè
nell’esempio fatto, io devo 100 a titolo di pagamento del prezzo che devo pagare
in base ad un contratto di compravendita; devo 100 a titolo di pagamento della
rata del mutuo stipulato; devo 100 a titolo di pagamento del canone di
locazione.Quindi, ciò che consente di distinguere queste situazioni giuridiche
che corrono nello stesso arco temporale fra due parti, non è l’oggetto, bensì la
causa petendi cioè il fatto costitutivo. Con riferimento ai diritti
eterodeterminati, il fatto costitutivo svolge un ruolo individuatore. Tipici diritti
eterodeterminati sono i diritti avente ad oggetto il pagamento di somme di
denaro.
Abbiamo così individuato la situazione giuridica oggetto della domanda, ma oggetto
del processo e tendenzialmente oggetto del successivo giudicato.