Proseguirei nella trattazione delle prove documentali e innanzitutto tornerei sulle scritture private.
Nel corso dell'analisi svolta ieri siamo partiti dalla lettera dell'art. 2702 cc:“la scrittura privata fa piena prova fino a
querela di falso della provenienza delle dichiarazioni da chi l'ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è
prodotta ne riconosce la sottoscrizione ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta”.
Dalla lettura di questa disposizione nonché del successivo art. 2703cc, in uno con gli artt 214 e 215 del codice di
procedura civile siamo arrivati a puntualizzare che: affinché possa configurarsi l'esistenza di una scrittura privata
occorre avere un documento che, a prescindere dal modo in cui è scritto, quindi se è autografo oppure una stampa, reca
una sottoscrizione, perché abbiamo detto che il documento, la scrittura che non è sottoscritta non è una scrittura privata,
è un foglio di carta, quindi è totalmente priva di qualsiasi efficacia probatoria.
Invece laddove la scrittura privata reca una sottoscrizione abbiamo precisato che la scrittura privata può intanto avere
efficacia probatoria, in quanto venga prodotta dalla controparte, quindi non può essere utilizzata dalla parte che l’ha
sottoscritta, ma soltanto dalla controparte.
Detto questo ricordiamo che se la scrittura privata reca una sottoscrizione autenticata dal notaio o da un pubblico
ufficiale autorizzato, in base alla previsione dell'art 2703cc allora la scrittura privata ha efficacia di prova piena fino a
querela di falso, quindi ha un’efficacia di prova legale fino a querela di falso. La stessa efficacia va riconosciuta alla
scrittura privata che pur recando una sottoscrizione non autenticata è stata riconosciuta espressamente o comunque non
è stata disconosciuta espressamente dalla controparte ai sensi degli artt. 214 e 215 del codice di procedura civile.
Invece abbiamo detto che se la scrittura privata reca una sottoscrizione non autenticata e viene disconosciuta in base a
quanto stabilito dal codice di procedura civile all'art 214 allora a seguito del disconoscimento immediato, la scrittura
privata è priva di qualsiasi efficacia probatoria, ma la parte che intende avvalersene ha un rimedio e cioè l’istanza di
verificazione, art. 216cpc, per il cui tramite chiedere un accertamento con autorità di cosa giudicata della veridicità e
dell'autenticità della sottoscrizione. Abbiamo poi chiarito che la scrittura privata con sottoscrizione, che è stata
verificata giudizialmente, ha efficacia di piena prova che non può essere demolita, distrutta neppure con la querela di
falso.
Naturalmente la scrittura privata secondo quanto abbiamo già chiarito ieri, svolge la propria efficacia di piena prova in
un ambito più ristretto rispetto all'atto pubblico, perché concerne unicamente la provenienza delle dichiarazioni da parte
di chi l'ha sottoscritta. Anche con riferimento alla scrittura privata vale tuttavia l’affermazione secondo cui l’efficacia di
prova legale riguarda soltanto l’estrinseco delle dichiarazioni, siano esse di volontà oppure di scienza, e non anche
l’intrinseco perché con riferimento all’intrinseco vale tutto quanto abbiamo già detto con riferimento all'atto pubblico.
QUERELA DI FALSO
Torniamo un momento sulla querela di falso che abbiamo detto è uno strumento per il cui tramite si può contestare la
falsità, si può contestare la falsificazione sia dell'atto pubblico sia della scrittura privata. Vi ricordate quel che è emerso
ieri è che l'atto pubblico è suscettibile di falso materiale oppure ideologico, nel senso che l'atto pubblico può essere sia
contraffatto materialmente, quindi si tratta di un atto che apparentemente è un atto pubblico ma che in verità o non è tale
perché è stato contraffatto il sigillo notarile o la firma del notaio oppure è un atto pubblico che però è stato alterato o è
stato modificato, ma l'atto pubblico può essere affetto anche da falso ideologico quando cioè il pubblico ufficiale o il
notaio hanno riportato nell'atto pubblico affermazioni o fatti diversi rispetto a quelli che le parti hanno svolto in sua
presenza. Invece la scrittura privata può essere oggetto solo di una falsificazione di tipo materiale.
Che cos'è la querela di falso? La querela di falso è un procedimento che vedremo può essere aperto sia in via incidentale
quindi nel corso del processo in cui evidentemente si vuole utilizzare il documento che si vuole aggredire, ma può
essere proposta anche in via principale.
Attraverso la querela di falso si chiede al giudice di accertare la falsità materiale o ideologica dell’atto pubblico o della
scrittura privata e l'effetto che deriva dall'accoglimento della querela di falso è quello di far venir meno l'efficacia di
piena prova che l'ordinamento stabilisce con riferimento all'atto pubblico e alla scrittura privata. Per quanto riguarda la
querela di falso proposta in via principale, intanto la querela di falso la trovate disciplinata dagli artt. 221 e seguenti
cpc., per quanto riguarda la querela di falso proposta in via principale si tratta di una domanda che si ritiene possa
essere avanzata a prescindere dalla utilizzazione del documento, cioè l'ordinamento ritiene che la sussistenza di
un'incertezza in ordine ad un certo documento quindi alla paternità del documento o all’integrità del documento o la
possibilità che in un futuro possa essere utilizzato contro un certo soggetto, fonda l'interesse ad aprire il processo a
cognizione piena. Si tratta di un processo che l'ordinamento affida alla competenza per materia del tribunale, lo
ritroveremo espressamente richiamato nell’art. 9 cpc, si tratta di una ipotesi in cui il tribunale decide in composizione
collegiale, quindi è una delle fattispecie richiamate dall’art 50bis del codice di procedura civile ed è un processo a cui
deve prendere necessariamente parte del pubblico ministero. La partecipazione del pubblico ministero si conferma che
si tratta di un processo in cui il legislatore rinviene un interesse pubblico, perché poi è questa la funzione del pubblico
ministero nel processo civile, cioè tutelare sempre l’interesse pubblico.
Con riferimento invece alle ipotesi in cui la querela di falso viene proposta in via incidentale evidentemente si fa
riferimento a casi in cui nel corso del processo si vuole utilizzare una delle parti, chiede l'acquisizione di un atto
pubblico o una scrittura privata. In questo caso la disciplina è diversa e l'apertura di questo procedimento, di questo
processo che quindi si apre parallelamente al processo originario, che è già in corso, è subordinata ad una serie di
condizioni.
Innanzitutto in base all'art. 221 cpc è necessario che la querela di falso sia proposta personalmente dalla parte oppure
da un suo procuratore speciale, si propone sempre con citazione oppure con, se mi seguite sul testo del codice piuttosto
semplice, con dichiarazione che può essere svolta in udienza e che viene riportata sul verbale dell’udienza e laddove
proposta con citazione si richiede che la parte personalmente oppure il difensore munito di procura speciale, la confermi
nella prima udienza successiva. La legge è chiara nel consentire la proponibilità di questa domanda in qualunque stato e
grado del giudizio finché la verità del documento, dice l'art. 221 cpc non sia stata accertata con sentenza passata in
giudicato.
A fronte della proposizione della querela il giudice deve procedere al cosiddetto interpello della parte che ha prodotto il
documento, quindi il giudice, art 222 cpc, si rivolge alla parte e le chiede se intende avvalersi del documento che viene
impugnato se, ci dice l'art. 222 cpc, la parte offre una risposta negativa allora il documento non è utilizzabile nella causa
e non si dà seguito alla querela di falso, mentre invece se la parte conferma di volersi avvalere del documento allora il
giudice, previa valutazione della rilevanza del documento, quindi è il giudizio di rilevanza che già conosciamo e che
sappiamo fa da filtro a tutte le richieste probatorie delle parti, il giudice autorizza la presentazione della querela nella
stessa udienza o in udienza successiva. Siccome la competenza è affidata al tribunale, si tratta di una competenza per
materia, se la domanda incidentale di querela di falso viene presentata nel corso di un processo che pende in primo
grado di fronte al giudice di pace o in appello di fronte alla Corte d’Appello allora in questo caso siccome la
competenza per materia non è derogabile, la legge stabilisce che ove le valutazioni del giudice hanno un esito positivo,
il giudice originario deve sospendere il processo in attesa che venga decisa la causa aperta con la querela di falso da
parte del tribunale. Questa previsione la ritrovate sia nell'art. 313 cpc con riferimento al processo che si svolge di fronte
al giudice di pace, sia nell’art. 355 cpc con riferimento al processo d’appello.
Quando viene proposta querela sia essa proposta in via principale quindi in via originaria oppure in via incidentale, la
parte deve proporre l'atto di citazione e indicare a pena di nullità gli elementi e le prove della falsità del documento.
Sulla querela di falso si è detto che decide sempre il collegio con sentenza, si tratta di una sentenza un pò particolare
perché già come abbiamo evidenziato parlando della istanza di verificazione, si tratta di una sentenza che ha ad oggetto,
che accerta con autorità di cosa giudicata, un mero fatto, un fatto giuridico che è la falsità del documento.
È importante ricordare anche a questo riguardo che così come abbiamo detto con riferimento all’istanza di
verificazione, questa domanda, questo accertamento è un accertamento che il giudice e parlo naturalmente delle ipotesi
in cui la querela di falso è proposta in via incidentale, non potrebbe mai svolgere incidenter tantum, quindi si tratta di un
accertamento che può essere svolto soltanto con autorità di cosa giudicata secondo le regole stabilite negli artt. 221 cpc
e seguenti. Quindi si tratta di una delle ipotesi che di solito vengono richiamate quando l'art. 34 cpc, nello stabilire la
regola generale secondo cui il giudice accerta la questione pregiudiziale senza autorità di cosa giudicata fa salve le
ipotesi in cui l'accertamento con autorità di cosa giudicata viene richiesto dalle parti oppure dalla legge. Questi sono due
casi in cui l'accertamento deve essere svolto con autorità di cosa giudicata per espressa previsione di legge. Il giudicato
che si forma sulla sentenza che accoglie la querela di falso è un giudicato che si ritiene abbia efficacia erga omnes,
questa regola viene estesa anche all’ipotesi in cui il giudicato è un giudicato invece di rigetto della querela di falso.
Quindi il giudicato che accerta la falsità o la non falsità del documento, si ritiene che sia un giudicato che ha efficacia
erga omnes, a prescindere dalle parti che hanno partecipato poi al relativo processo. Ora la disciplina che noi abbiamo
fin qui descritto di questi documenti, atto pubblico e scrittura privata, è una disciplina che ha per presupposto che si
tratti di scritture provenienti dalle parti, è possibile però che l'atto pubblico o la scrittura privata provenga da soggetti
terzi, si tratta di stabilire se possono essere utilizzati nel processo. In verità anche in questo caso corre distinguere
perché se questi documenti, queste scritture contengono dichiarazioni di scienza di terzi, abbiamo già detto più volte che
si tratta di dei documenti che sono privi di efficacia probatoria, perché la dichiarazione di scienza del terzo può essere
acquisita nelle forme rigide della testimonianza, disciplinata nel codice di procedura civile, se invece queste scritture
contengono dichiarazioni di volontà esse potranno valere nei confronti delle parti, del processo, quindi potranno provare
nei confronti delle parti del processo il contratto o il negozio che è stato posto in essere e che è rappresentato nella
scrittura fatto salvo quanto previsto nell'art. 2704 cc con riferimento al requisito della data certa. Abbiamo già visto
infatti che in base all'art. 2704 cc che è una norma che ha come scopo quello di evitare possibili collusioni a danno di
terzi “la data della scrittura privata della quale non è autenticata la sottoscrizione non è certa e computabile riguardo
ai terzi se non dal giorno in cui la scrittura è stata registrata o dal giorno della morte o della sopravvenuta
impossibilità fisica di colui o di uno di coloro che l'hanno sottoscritta o dal giorno in cui il contenuto della scrittura e
riprodotto in atti pubblici o infine dal giorno in cui si verifica un altro fatto che stabilisca in modo egualmente certo
l’anteriorità della formazione del documento”.
Secondo l'interpretazione preferibile anche in questo caso sarebbe opportuno tenere separate questa previsione dagli
artt. 214 e 215, anche perché, come abbiamo già osservato con riferimento all'art 2719, qui l'oggetto del
disconoscimento è molto diverso non ha ad oggetto la sottoscrizione della parte che contesta, che disconosce, ma ha ad
oggetto appunto la originalità di queste riproduzioni. Comunque in caso di contestazione è opportuno per questo
ritenere che questa riproduzione sia soggetta al libero apprezzamento del giudice, al quale deve essere aperta la
possibilità di procedere ad un accertamento incidenter tantum della veridicità, della fedeltà della riproduzione se del
caso ricorrendo ad un consulente tecnico, quindi ad un tecnico ci soffermeremo su questa figura fra poco. Questo anche
in considerazione del fatto che l'art 2712 è vero che più ci dice che in assenza di contestazioni o di disconoscimento
anzi in assenza di disconoscimento queste riproduzioni formano piena prova, ma non dice formano piena prova fino a
querela di falso e quindi si deve ritenere che si tratti di strumenti che comunque sono soggetti al libero apprezzamento
del giudice.
DOCUMENTI INFORMATICI
A integrazione di queste previsioni del codice, come vi dicevo ieri, dobbiamo dedicare diciamo un paio di minuti ai
cosiddetti documenti informatici, i documenti cosiddetti informatici, dove il documento informatico non è soltanto il
documento cartaceo che viene scannerizzato e trasmesso attraverso il computer in forma telematica, ma è un documento
che è generato e che viene conservato in forma digitale. Quindi è un documento con riferimento al quale non si ricorre
al supporto cartaceo, quindi un documento generato e conservato in via informatica. Naturalmente questo genere di
documenti pone dei problemi che sono completamente diversi rispetto a quelli posti dai documenti la cui disciplina si
rinviene nel codice civile, perché naturalmente gli strumenti per il cui tramite attribuire la paternità del documento
informatico ad una parte non possono essere quelli previsti dal codice civile con riferimento ai documenti cartacei. Così
come le problematiche legate a possibilità di alterazione, di modificazione sono completamente diverse rispetto a quelle
esaminate dal codice civile. Quindi è chiaro che queste questioni devono trovare una risposta sul piano informatico
quindi attraverso una serie di accorgimenti tecnici idonei ad assicurare da una parte la riferibilità del documento
informatico ad una certa parte e sotto un altro profilo degli strumenti che siano idonei a garantire la non possibilità di
alterazione del documento informatico. Come vi ho detto l'altra volta la disciplina del documento informatico non la
ritroviamo nei codici, nel codice civile nel codice di procedura civile, ma la ritroviamo nel codice
dell'amministrazione digitale, ovvero nel dlgs n. 82 del 2005.
Nell'art. 1 del codice dell’amministrazione digitale troviamo la definizione di documento informatico: “documento
informatico è il documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente
rilevanti”.
Anche il documento informatico può essere sottoscritto ricordatevi il documento informatico è il documento che
prescinde totalmente dalla scrittura su carta, quindi anche il documento informatico naturalmente può essere
sottoscritto, ma la sottoscrizione dovrà essere una sottoscrizione in forma elettronica.
Al fine di rendere sicura la paternità del documento e al fine di garantirne l’inalterabilità il legislatore fa ricorso a delle
forme particolari di firma elettronica che evidentemente sono diversi dalla firma elettronica semplice, sono delle forme
qualificate, infatti si fa riferimento alla firma elettronica avanzata, alla firma elettronica qualificata e alla cosiddetta
firma digitale.
La firma elettronica avanzata viene definita nell’art. 3 n. 11 e nell'art. 26 di un regolamento dell'unione europea, il
regolamento n. 910 del 2014. In questa disposizione troviamo scritto che “la firma elettronica avanzata è una firma
che soddisfa una serie di requisiti: 1) è connessa unicamente al firmatario; 2) è idonea a identificare il firmatario; 3) è
creata mediante dati per la creazione di una firma elettronica che il firmatario può con un elevato livello di sicurezza
utilizzare sotto il proprio esclusivo controllo; 4) è collegata ai dati sottoscritti in modo da consentire l'identificazione di
ogni successiva modifica di dati”.
Anche la firma elettronica qualificata che è la seconda forma di firma elettronica che viene richiamata dal codice
dell'amministrazione digitale, è regolata dallo stesso regolamento europeo, il quale definisce come “una firma
elettronica avanzata creata da un dispositivo per la creazione di una firma elettronica qualificata (può essere ad
esempio una smart card, quindi sono strumenti che utilizziamo tutti noi) e che è basata su un certificato qualificato per
firme elettroniche”. Quindi è un certificato elettronico che viene rilasciato da un soggetto abilitato e che consente di
collegare in maniera univoca il documento al titolare e di confermare la sua identità.
Invece la firma digitale viene definita dallo stesso codice dell'amministrazione digitale, nell’art. 1 lettera S in cui si
legge che “la firma digitale è un particolare tipo di firma qualificata, basata su un sistema di chiavi crittografiche, una
pubblica e una privata, correlate a loro che consente al titolare di firma elettronica tramite la chiave privata e ad un
soggetto terzo tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e
l'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici”.
Quindi la firma digitale non è altro che una forma particolare di firma qualificata. La firma digitale viene ricostruita
definita attraverso una serie di strumenti tecnico informatici che hanno come finalità quella di garantire ancora una volta
la riferibilità del documento informatico al suo autore oltre alla sua integrità, cioè la sua immodificabilità dopo che
questo è stato scritto e sottoscritto in maniera elettronica.
Per quanto riguarda l'efficacia probatoria, il codice dell'amministrazione digitale attribuisce decisiva rilevanza alla
circostanza che il documento informatico sia sottoscritto o meno con firma elettronica qualificata, quindi con una
modalità che ne garantisce la sicurezza nel senso poc’anzi indicato, cioè la paternità, la immodificabilità e l’integrità del
documento elettronico.
In particolare l'art. 20 del codice dell’amministrazione digitale stabilisce che “il documento informatico ha la
medesima efficacia prevista dall' art 2702 del codice civile, quando è apposta una firma digitale, altro tipo di firma
elettronica qualificata o una firma elettronica avanzata o comunque è formato previa identificazione informatica del
suo autore attraverso un processo avente i requisiti fissati dall’agenzia per l'Italia digitale ai sensi dell'art 71 con
modalità tali da garantire la sicurezza l'integrità e immodificabilità del documento e in maniera manifesta e univoca la
riconducibilità al suo autore”.
Ora la scelta che il legislatore ha compiuto è stata nel senso di abbandonare, con riferimento ai documenti informatici, il
meccanismo del disconoscimento. Il legislatore qui ha adottato una sorta di presunzione, una presunzione relativa che
correla alla posizione della firma elettronica qualificata da parte del titolare, il riconoscimento, la paternità del
documento. Quindi l'utilizzo del dispositivo di firma elettronica qualificata o digitale consente di collegare il documento
alla persona che ha apposto la firma digitale anche se è sempre offerta la possibilità di dare una prova contraria, per
questo si parla di una presunzione relativa non di una presunzione assoluta. Quindi se ricorrono i presupposto indicati
dal codice dell'amministrazione digitale, quindi la firma elettronica del documento informatico, che può essere la firma
digitale o un'altra forma di firma elettronica qualificata, il documento informatico, proprio come la scrittura privata
legalmente riconosciuta, fa piena prova in ordine alla provenienza delle dichiarazioni in esso contenute da chi l'ha
sottoscritta in forma elettronica, ma si tratta di una efficacia che può essere superata attraverso una prova contraria, che
attenzione non richiede l'esperimento della querela di falso. Quindi non c'è la necessità di esperire la querela di falso.
Dove questi presupposti non ricorrono, quindi non ricorre la firma elettronica nel senso indicato dal codice
dell'amministrazione digitale, ancora una volta in base all'art 20 del codice dell’amministrazione digitale l'efficacia
probatoria del documento informatico passa attraverso il prudente apprezzamento del giudice il quale terrà conto delle
caratteristiche di sicurezza, integrità e immodificabilità dello stesso documento.
Con riferimento al profilo della data e dell'ora di formazione del documento informatico, in base al codice
dell'amministrazione digitale sia che la data e l'ora di formazione del documento sono opponibili al terzo se sono
apposte in conformità con quanto previsto dalle linee guida contenenti le regole tecniche e di indirizzo per l'attuazione
del codice dell’amministrazione digitale adottato. Quindi si fa riferimento al procedimento di cui all’art 81 del
medesimo codice, procedimento adottato dall’agenzia per l'Italia digitale.
Non impazzite su questa disciplina io ne ho vi ho dato una spiegazione e ho dato lettura delle disposizioni perché in
questo momento storico non si può prescindere dalla conoscenza del documento informatico, ma quello che mi interessa
che ricordiate è appunto la necessità, la ratio che sta a fondamento di questa disciplina, cioè siccome parliamo di
documenti che sono generati e conservati in formato elettronico è chiaro che tutte le problematiche che noi abbiamo
visto e che sono emerse dall'analisi della disciplina dei documenti devono trovare una soluzione a livello informatico,
perché non si possono utilizzare gli strumenti classici e quindi le scelte che sono state compiute che si legano alle queste
particolari forme di firma elettronica che consentono appunto di garantire la paternità del documento quindi la
provenienza del documento da una certa parte e la sua genuinità quindi la sua immodificabilità.
Una particolare forma di ordine di esibizione è poi prevista nell'art. 213 cpc il quale stabilisce che, si occupa della
richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione. Questa norma prevede che “fuori dei casi previsti negli artt
210 e 211, il giudice può richiedere d'ufficio alla pubblica amministrazione le informazioni scritte relative ad atti e
documenti dell'amministrazione stessa che è necessario acquisire al processo”.
La pubblica amministrazione intanto che in base all'art. 96 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura
civile, risponde alla richiesta del giudice non consegnando un documento, ma con una nota contenenti le informazioni
richieste, nota che, dice il codice, deve essere inserito nel fascicolo d'ufficio. Anche in riferimento a questa particolare
ipotesi vedete che non è prevista la disciplina legata alla ipotesi in cui l’amministrazione non collabori spontaneamente,
non risponda alla richiesta del giudice. Si ritiene che si tratti innanzitutto di una ipotesi molto particolare, perché si
ritiene che siamo di fronte ad un mezzo di prova che è a metà strada tra la prova documentale e la prova costituenda, tra
la prova precostituita e la prova cosiddetta costituenda. Allora intanto notiamo che la richiesta di informazioni alla
pubblica amministrazione non è subordinata ad un’istanza di parte, quindi è una richiesta che il giudice può disporre
d'ufficio. Non è però molto chiaro che cosa con la conformazione di questo mezzo di prova disponibile d'ufficio del
giudice cioè non è affatto chiaro né in giurisprudenza ma neppure in dottrina quanto questa previsione si colleghi o si
sovrapponga all'ordine di esibizione ed anche i rapporti fra la richiesta di informazioni dell'art 213 e l’istituto
dell’accesso ai documenti amministrativi disciplinato dalla legge sul procedimento amministrativo cioè la l. n. 241 del
1990. Secondo l'impostazione maggioritaria nella giurisprudenza e nella dottrina, il giudice può disporre d'ufficio la
richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione, soltanto dove non possa trovare applicazione l'ordine di
esibizione, cioè l’inciso iniziale, fuori dei casi previsti negli artt. 210 e 211, sta ad indicare che l'istituto della richiesta di
informazioni alla pubblica amministrazione si aggiunge all’istituto della esibizione, cioè entra in gioco in tutti i casi in
cui non è possibile per la parte interessata reperire autonomamente questo documento perché ad esempio la pubblica
amministrazione si rifiuta in maniera legittima di rispondere alla informazione che la parte ha richiesta.
Naturalmente questo pone una necessità di coordinarsi con l'istituto dell'accesso al procedimento amministrativo, però
laddove l'amministrazione legittimamente rifiuta l'accesso alla parte allora entra in gioco la possibilità per il giudice di
disporre la richiesta di informazioni. Invece secondo un impostazione minoritaria le due possibilità, all'ordine di
esibizione e la richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione, sono semplicemente un’alternativa quindi il
documento potrebbe essere ottenuto sia attraverso l'ordine di esibizione, sia attraverso la richiesta di informazioni alla
pubblica amministrazione, quindi sarebbe uno strumento che viene a sommarsi all’ordine di esibizione. Quindi se il
documento è nelle mani della pubblica amministrazione questo documento potrebbe essere acquisito dal processo sia
passando attraverso l'ordine di esibizione richiesto dalla parte interessata ai sensi degli artt. 210-211 sia attraverso la
richiesta d'ufficio da parte del giudice ai sensi dell'art. 213. Naturalmente questi atti e questi documenti oggetto di
questa richiesta sono atti e documenti che riguardano l'attività istituzionale della pubblica amministrazione, quindi si fa
riferimento sostanzialmente a provvedimenti amministrativi. Secondo l'impostazione prevalente si ritiene che il giudice
non possa incaricare l'amministrazione di svolgere indagini, quello che può fare il giudice è chiedere
all'amministrazione il risultato di indagini che l'amministrazione autonomamente ha già compiuto. Per esempio pensate
all’acquisizione dei verbali di accertamento dei sinistri stradali. Né si ritiene che il giudice posta rivolgersi alla pubblica
amministrazione a scopi meramente esplorativi, questo è già emerso con riferimento, questo limite già emerso con
riferimento all'ordine di esibizione e vedremo che esiste in generale anche per la cosiddetta ispezione. Taluno in dottrina
proprio facendo leva sulla circostanza che anche le amministrazioni possono essere destinatarie dell’ordine di esibizione
di cui all'art. 210, ritiene che questo provvedimento riguardi non tanto l'acquisizione di un atto o di un documento
specifico perché se si tratta di un atto o di un documento specifico l'istituto processuale dovrebbe essere quello
dell’ordine di esibizione su istanza di parte, ma più genericamente attraverso l'art 213, il giudice può rivolgersi
all'amministrazione per avere informazioni e notizie circa la documentazione di cui la pubblica amministrazione
dispone. Quindi gli si riconosce da parte di questa dottrina anche una finalità in un certo senso esplorativa, perché si
ritiene che questa richiesta di informazioni non sia volta necessariamente all'acquisizione di una certa prova di un certo
documento al processo. Secondo questa impostazione si potrebbe riconoscere alla richiesta di informazioni una finalità
anche solo esplorativa, naturalmente siccome stiamo parlando di una richiesta che ha ad oggetto atti e documenti
amministrativi si può anche ritenere che in questo caso non sia comunque in debito una utilizzazione da parte del
giudice di una richiesta esplorativa da parte del giudice, perché si ritiene che anche in questo senso non si possa ritenere
da parte del giudice uso improprio del proprio sapere privato. Quindi sarebbe uno strumento che non sarebbe comunque
idoneo a pregiudicare la terzietà, imparzialità del giudice considerato la natura dei documenti che sono oggetto di questa
richiesta, si tratta appunto di atti, di documenti, di provvedimenti amministrativi.
Qual è l'efficacia probatoria delle informazioni che si possono trarre dalle informazioni date dalla pubblica
amministrazione?
Dipende naturalmente dal tipo di attività a cui si fa riferimento, cioè dal tipo di attività che è precedente agli atti e ai
provvedimenti che vengono richiesti alla pubblica amministrazione. Generalmente si ritiene che questi atti, questi
provvedimenti non abbiano efficacia di prova legale perché generalmente gli atti amministrativi non sono atti pubblici
anche se naturalmente si tratta di atti, che proprio nella parte in cui provengono dalla pubblica amministrazione sono
dotati di un grado di attendibilità particolarmente elevato. Comunque non trattandosi di prova legale anche se si tratta di
documenti che sono particolarmente attendibili lasciano lo spazio per una prova contraria e questo senza la necessità di
passare attraverso la querela di falso evidentemente.
Invece con riferimento al problema del rapporto con l'istituto dell'accesso ai documenti amministrativi disciplinato dalla
legge sul procedimento amministrativo, l. n 241 del 1990, si sottolinea attraverso l’istituto dell’accesso agli atti
amministrativi, che alla parte è garantito il diritto di accedere e farsi rilasciare copia di un documento amministrativo
mentre invece nel caso di richiesta di informazioni ai sensi dell'art. 213 del codice di procedura civile, si è detto che
l'amministrazione non invia al giudice un documento o un atto specifico, ma una nota contenente le informazioni
richieste. L'unica eccezione a quanto vi ho detto sono le ipotesi in cui il giudice si rivolge all’amministrazione per
ottenere dei particolari atti, che sono formati da funzionari, i quali in base ad espressa previsione di legge hanno la
qualifica di pubblico ufficiale e questi atti vengono redatti nell'esercizio delle competenze che la legge affida a questi
particolari funzionari, che sono pubblici ufficiali. Abbiamo già richiamato in un'altra delle lezioni dedicato alle prove ad
esempio i verbali che sono redatti non so, dagli ispettori del lavoro, oppure dagli ispettori di certi enti previdenziali o
assistenziali. Allora in questa particolare ipotesi ma ci torniamo in un altro momento, si può riconoscere a questi atti
l'efficacia di prova legale stante la previsione dell'art. 2700 del codice di procedura, ma si tratta di ipotesi peculiari, che
per adesso accantoniamo, per adesso soprassediamo.