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Articolo 111 Codice di procedura civile

Successione a titolo particolare nel diritto controverso

Dispositivo

Dispositivo dell'art. 111 Codice di procedura civile


Fonti » Codice di procedura civile » LIBRO PRIMO - Disposizioni generali » Titolo IV - Dell'esercizio dell'azione (artt. 99-111)

Se nel corso del processo si trasferisce il diritto controverso per atto tra vivi a titolo
particolare, il processo prosegue tra le parti originarie (1)(2).
Se il trasferimento a titolo particolare avviene a causa di morte, il processo è
proseguito dal successore universale o in suo confronto (3).
In ogni caso il successore a titolo particolare può intervenire o essere chiamato nel
processo e, se le altre parti vi consentono, l'alienante o il successore universale può
esserne estromesso (4).
La sentenza pronunciata contro questi ultimi spiega sempre i suoi effetti anche contro
il successore a titolo particolare ed è impugnabile anche da lui, salve le norme
sull'acquisto in buona fede dei mobili e sulla trascrizione (5).

Note
(1) Si precisa che in dottrina manca un'opinione unanime relativamente all'ambito di
applicazione della norma in esame. Secondo alcuni autori la norma troverebbe applicazione
solo nel caso in cui vi sia perfetta identità fra diritto controverso e trasferito, mentre altri
estendono l'applicazione anche ai casi in cui il processo verta ad esempio su un'azione di
impugnativa negoziale (nullità, risoluzione etc.) e sia trasferito il bene oggetto del contratto.

(2) Nell'ipotesi della successione a titolo particolare, l'alienante agisce o resiste in giudizio non
più come legittimato ordinario bensì come sostituto processuale (art.81), continuando a stare in
giudizio per un diritto di cui non è più titolare.

(3) Nell'ipotesi della successione a titolo particolare per causa di morte, ovvero del legato, il
legatario acquista il bene al momento della morte del de cuius, ma il giudizio prosegue nei
confronti dell'erede, ovvero il successore universale, che subentra ad una delle parti originarie
venuta a mancare, acquistando così come l'alienante, la posizione di sostituto processuale.

(4) Secondo l'opinione prevalente in dottrina, l'intervento del successore a titolo particolare non
appare riconducibile alle ipotesi di intervento volontario (art.105), trattandosi di fattispecie sui
generis dal momento che il terzo interviene in un giudizio in cui è titolare del diritto sostanziale
controverso e al fine di condizionare una decisione che produrrà tutti i suoi effetti nei suoi
confronti. Il terzo può assumere la qualità di parte anche in quanto chiamato da uno dei

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contendenti o su ordine del giudice. Se il successore a titolo particolare interviene, il dante


causa può essere estromesso: ai fini dell'estromissione occorre la richiesta in tal senso del
dante causa e il consenso del successore.

(5) La sentenza che conclude il processo dispiega i suoi effetti anche nei confronti del
successore a titolo particolare, indipendentemente dal fatto che egli sia intervenuto o meno nel
processo. L'inciso dell'ultimo comma della norma in commento circoscrive l'ambito soggettivo di
efficacia della sentenza ai sensi dell'art. 2909 c.c.: se il successore a titolo particolare non
intervenuto nel giudizio ha acquistato un bene mobile in buona fede [v. c.c. 1153] o ha
trascritto l'acquisto in suo favore di un immobile anteriormente alla trascrizione della domanda
giudiziale in cui si controverte [v. c.c. 2652 e 2653], il suo acquisto non potrà essere
pregiudicato dall'eventuale soccombenza nel processo del dante causa.
Inoltre, la legittimazione ad impugnare la sentenza prescinde dall'intervento in giudizio del
successore a titolo particolare. Anzi egli gode di un termine autonomo di impugnativa, non
subendo la decadenza conseguente alla notifica della sentenza al suo dante causa. Qualora il
trasferimento del diritto controverso fosse avvenuto ante causam, la legittimazione ad
impugnare da parte del successore non intervenuto o chiamato nel giudizio di primo grado
sussisterebbe solo nelle ipotesi di intervento in appello ex art. 344 o ex art. 404, ossia in caso
di collusione a suo danno.

Ratio Legis
La norma descrive l'ipotesi della successione a titolo particolare che può avvenire sia
per atto tra vivi che a causa della morte di una delle parti. Nel primo caso il processo
prosegue tra le parti originarie, al fine di evitare l'inconveniente di mettere ciascuna
delle parti in condizione di poter costringere l'altra a subire il continuo cambiamento
del suo contraddittore. Nel secondo caso, il processo continua nei confronti dell'erede
che subentra ad una delle parti originarie venute a mancare e che assume la veste di
sostituto processuale.

Spiegazione

Spiegazione dell'articolo 111 Codice di procedura civile


L'art. 111 si apre disponendo al primo comma che, se in pendenza di giudizio si
trasferisce il diritto controverso per atto tra vivi a titolo particolare, il processo prosegue
tra le parti originarie.
La dottrina processualcivilistica prevalente che si è occupata dell'argomento identifica il
concetto di successione con quello di acquisto a titolo derivativo, ove l'avente causa è
titolare di una situazione sostanziale dipendente dalla situazione sostanziale dell'autore
della successione.
Si ritiene, invece, che debbano essere escluse dal campo di applicazione di questa
norma le fattispecie aventi ad oggetto un acquisto a titolo originario (si pensi al caso
dell'usucapione), ossia quei casi in cui sorge in capo all’avente causa un diritto nuovo,
che non è legato al precedente da alcun vincolo di pregiudizialità e/o dipendenza.

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Ciò posto, risulta abbastanza evidente che il trasferimento a titolo particolare del diritto
controverso nel corso del processo non svolge alcun effetto sul rapporto processuale,
che continua a svolgersi tra le parti originarie, dando soltanto luogo ad una sostituzione
processuale del dante causa, consentendo che la sentenza spieghi piena efficacia nei
confronti dell'avente causa sostituito, anche se pronunciata senza la sua partecipazione
al giudizio.

È pacificamente ammesso che il mutamento di titolarità della res litigiosa debba


avvenire nel corso del processo, ovvero dopo il compimento del primo atto costitutivo
dello stesso (ad es. la notifica dell'atto di citazione); qualora, invece, l'alienazione
avvenisse antecedentemente, l'alienante si troverebbe ad essere privo della
legittimazione ad agire, e pertanto dovrebbe essere l'acquirente ad assumere la veste di
parte nel processo.

Il diritto in contestazione può essere trasferito da un soggetto ad un altro anche mortis


causa. E’ questa l’ipotesi regolata dal secondo comma della norma in esame, il quale
prevede che il processo prosegua ad opera del successore universale od in suo
confronto.
Si tratta del caso in cui il diritto sia oggetto di un legato e si afferma in dottrina che, alla
luce della normativa sostanziale vigente ed in particolare dell’art. 649 del c.c., è
necessario che il legato abbia per oggetto la proprietà di una cosa determinata od un
altro diritto di cui il testatore ritiene di essere il titolare.
Diverso, infatti, è il caso in cui il legato comporti soltanto un obbligo per l'erede di
trasferire al legatario il bene litigioso; in questo caso, non realizzandosi un passaggio
immediato del diritto dal testatore al legatario, va esclusa l'applicabilità della
disposizione in esame.

Non vi è una definizione univoca, né in dottrina né in giurisprudenza, dell'oggetto della


successione a titolo particolare nel diritto controverso.
Parte della dottrina ritiene che oggetto della successione sia non già il diritto sostanziale
stricto sensu inteso, ma il “preteso diritto”.
Altra parte della dottrina, invece, ritiene che la successione abbia ad oggetto il diritto
processuale al provvedimento di merito, e non già una situazione sostanziale
La giurisprudenza, dal canto suo, ritiene che, sottesa all'art. 111, sia la successione nel
rapporto sostanziale oggetto di contesa.

Altro aspetto oggetto di indagine è stato quello relativo al nesso sussistente tra diritto
sostanziale e processo, ciò che richiede di esaminare il tema dell'influenza che il
mutamento della titolarità del diritto controverso può avere nel giudizio in corso.
Al riguardo si sono sviluppate due distinte teorie, ovvero la teoria dell'irrilevanza e la
teoria della rilevanza.
La prima si fonda su una assoluta indipendenza tra il mutamento sostanziale (il
trasferimento della res litigiosa) ed il processo, il che comporta che la successione nel
diritto controverso non esplicherebbe influenza alcuna sul giudizio in corso, il quale
prosegue fra le parti originarie come se nulla fosse mutato.
A tale teoria si contrappone la tesi della rilevanza, secondo cui sussiste un intimo nesso
tra processo e suo contenuto.

Una rigorosa applicazione della tesi dell'irrilevanza dovrebbe indurre a ritenere che il

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ruolo ed i poteri spettanti alle parti originarie rimangano immutati e che il successore
particolare debba qualificarsi come terzo, tranne per il caso in cui quest'ultimo decida di
proporre intervento nel giudizio.
La maggior parte degli esponenti della tesi della rilevanza, invece, in conformità al
postulato dell'influenza del fenomeno successorio sul processo, attribuisce all'alienante
ed al successore universale il ruolo di sostituti processuali, riconoscendo in capo ai
medesimi una legittimazione straordinaria a rimanere in giudizio a tutela di un diritto di
cui è divenuto titolare un altro soggetto, ovvero il successore.

In forza del principio secondo cui il processo prosegue per opera dell'alienante o del
successore universale, ne consegue che tali soggetti possono compiere tutti gli atti
necessari per l'emanazione della sentenza (quali, a titolo esemplificativo, la
presentazione al giudice di istanze, memorie e comparse, la precisazione delle
conclusioni, ecc.).
E’ discusso in dottrina se l'alienante possa rinunciare agli atti processuali, o anche
accettare la rinuncia della controparte.
Secondo alcuni Autori deve riconoscersi alla parte originaria la facoltà di compiere tali
attività, in quanto la medesima gode della piena disponibilità del diritto oggetto del
processo (pertanto, tutti gli atti processuali compiuti, compresi quelli che pregiudicano la
posizione del successore particolare, devono ritenersi perfettamente validi).
Secondo altra parte della dottrina l'alienante può rinunciare agli atti ed accettare la
rinuncia avversaria, ma soltanto nel corso del processo di primo grado.

Per quanto riguarda gli atti di disposizione del diritto controverso (esempio la
conciliazione giudiziale, il riconoscimento dell'azione avversaria, la confessione ed il
giuramento), la dottrina maggioritaria ne esclude l'esperibilità da parte dell'alienante;
altri autori, invece, ritengono tali atti validi ed efficaci nel processo, purchè siano stati
posti in essere in epoca anteriore rispetto all'intervento in causa dell'avente causa o del
legatario.

Il terzo comma dell’art. 111 attribuisce al successore a titolo particolare la facoltà di


intervenire o di essere chiamato nel processo e, previo consenso di tutte le parti, la
possibilità di estromettere l'alienante e il successore universale.
Da ciò se ne deve far conseguire che egli non è litisconsorte necessario, assumendo
tale qualità solo eventualmente ed in un momento successivo, laddove intervenga o sia
chiamato nel processo, o ancora nel caso in cui eserciti la facoltà di impugnare la
sentenza contro il dante causa.
La ratio di tale disposizione in merito all’intervento si ravvisa nell'esigenza di
salvaguardare il diritto di difesa dell'avente causa o del legatario, reali titolari della res
litigiosa.

Circa la qualificazione giuridica dell'ingresso in causa del successore particolare, la


dottrina tradizionale ritiene che esso debba inquadrarsi nella categoria dell’intervento
adesivo dipendente, e ciò sulla base della considerazione secondo cui il successore
particolare non propone una domanda nuova, bensì pone in essere un'attività
preordinata a sostenere la medesima pretesa fatta valere dall'alienante o dal
successore universale.
Altra tesi, invece, riconduce tale fattispecie alla categoria dell'intervento litisconsortile (o
adesivo autonomo), poichè in capo al successore che intende proporre intervento

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sussiste una legittimazione assimilabile a quella delle parti principali.

L'intervento volontario del successore non è soggetto ad alcuna limitazione e può


essere esercitato in ogni stato e grado del processo; può essere sollecitato dalle parti in
causa o dal giudice.
Sempre il terzo comma ammette la possibilità che, ove il successore particolare sia
intervenuto, il dante causa od il successore universale siano estromessi dal giudizio.
Si osserva che la richiesta di estromissione deve essere presentata dall'alienante (o dal
successore universale), in quanto è l’unico soggetto che presenta un interesse in tal
senso; infatti, sia l'acquirente che la controparte hanno interesse alla presenza
dell'autore della successione.
Il consenso di tutte le parti richiesto per l'estromissione può essere manifestato in modo
espresso, ma, secondo l'opinione della dottrina maggioritaria, può anche essere tacito,
ovvero essere desunto da un comportamento concludente.

Il quarto comma prevede che, in caso di successione a titolo particolare nel diritto
controverso, il processo prosegue fra le parti originarie e che, anche quando non vi sia
estromissione del convenuto, la sentenza avrà comunque effetto contro il successore a
titolo particolare.
La ratio di tale disposizione deve ricercarsi nell'esigenza di tutelare il soggetto che, non
essendo coinvolto dal fenomeno successorio, rischia di ottenere una pronuncia inutiliter
data, non opponibile al vero titolare del diritto controverso.

In relazione alle modalità con cui la sentenza è in grado di operare nei riguardi
dell'acquirente o del legatario, parte della dottrina parla di efficacia di tale sentenza nei
confronti dell'acquirente o del legatario, essendo questi ultimi soggetti terzi e titolari di
un diritto giuridicamente diverso; altra parte della dottrina, invece, e precisamente gli
esponenti della teoria della rilevanza del mutamento sostanziale nel processo (che
ravvisano l'identità giuridica del diritto dell'autore con quello del successore), qualificano
l'efficacia della sentenza come diretta.

Per quanto concerne il problema della efficacia esecutiva, nei confronti del successore,
della sentenza resa tra le parti originarie, nel silenzio della legge tale problema è stato
positivamente risolto dalla dottrina sulla base del combinato disposto degli artt. 475 e
477 c.p.c., con la conseguenza che, se in pendenza di causa viene trasferito un bene a
titolo particolare, la sentenza, pronunciata tra le parti originarie, è eseguibile anche a
favore, o nei confronti, del successore particolare.

Il quarto comma, inoltre, nel sancire l'efficacia della sentenza nei confronti del
successore particolare, fa salve le norme sull'acquisto in buona fede dei mobili e sulla
trascrizione; proprio da tale parte della norma se ne fa derivare che esula dall'ambito
applicativo dell'art. 111 la fattispecie di acquisto del diritto controverso a titolo originario.

Viene anche stabilito che la sentenza, pronunciata tra le parti originarie, può essere
impugnata dal successore particolare.
In realtà, i sostenitori della tesi dell'irrilevanza del mutamento sostanziale nel processo
(che attribuiscono al successore singolare, non intervenuto in giudizio, il ruolo di terzo)
dovrebbero ammettere che tale soggetto possa solo esperire l'opposizione di terzo di

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cui all'art. 404 del c.p.c., essendo questo proprio un rimedio predisposto a tutela di quei
soggetti che sono estranei al processo, ma pregiudicati dalla sentenza resa tra le parti
originarie (pertanto, l'unico legittimato ad impugnare la sentenza con i mezzi propri delle
parti sarebbe l'alienante o il successore universale).

Diversamente, gli Autori che ritengono il successore come parte, anche soltanto dal
punto di vista sostanziale, dovrebbero escludere la proponibilità, ad opera dello stesso,
dell'opposizione di terzo, affermando la sua legittimazione ad avvalersi dei mezzi
d'impugnazione che gli sono propri, quali l'appello, il ricorso in cassazione, la
revocazione ed il regolamento di competenza.
La maggioranza della dottrina, comunque, ammette che il successore, anche se non
intervenuto o non chiamato nella precedente fase di giudizio, possa avvalersi dei mezzi
ordinari d'impugnazione.

L'ultimo tema da esaminare è quello della disciplina da applicare nel caso di


successione a titolo particolare avvenuta nel corso di un processo esecutivo.
A tale proposito la dottrina non appare univoca, in quanto mentre alcuni autori ritengono
applicabile la disposizione dell’art. 111 ad un processo esecutivo iniziato da un creditore
che, prima della conclusione dell'esecuzione, alieni il suo diritto ad un terzo, altra parte
della dottrina, invece, ritiene che dalla perdita, in capo al creditore, della titolarità del
diritto sostanziale, ne derivi la carenza di legittimazione dello stesso ad agire
esecutivamente (cosicché unico legittimato ad agire nel processo d'esecuzione sarebbe
l'avente causa).
Ciò comporterebbe una dicotomia tra titolo esecutivo documentale (dal quale risulta
come legittimato il dante causa) e titolo esecutivo sostanziale, in virtù del quale solo
l'effettivo titolare del diritto sostanziale può legittimamente procedere coattivamente.

Massime

Massime relative all'111 Codice di procedura civile

Cass. civ. n. 5987/2021


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso può tempestivamente impugnare
per cassazione la sentenza di merito, ma non anche intervenire nel giudizio di
legittimità, mancando una espressa previsione normativa, riguardante la disciplina di
quell'autonoma fase processuale, che consenta al terzo la partecipazione a quel
giudizio con facoltà di esplicare difese, assumendo una veste atipica rispetto alle parti
necessarie, che sono quelle che hanno partecipato al giudizio di merito. (Dichiara
inammissibile, TRIBUNALE BERGAMO, 03/12/2014).
(Cassazione civile, Sez. I, ordinanza n. 5987 del 4 marzo 2021)

Cass. civ. n. 30189/2019


In ipotesi di successione a titolo particolare nel diritto controverso dopo la pronuncia

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della sentenza di primo grado e prima della scadenza del termine per l'impugnazione, il
dante causa non perde nessun potere processuale, con la conseguenza che
l'impugnazione spetta in ogni caso alla parte originaria, nei cui confronti la sentenza è
stata pronunciata, salva la legittimazione, concorrente e non sostitutiva, del successore.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 30189 del 20 novembre 2019)

Cass. civ. n. 21690/2019


Ai sensi dell'art.111, comma 3, c.p.c., il successore a titolo particolare nel diritto
controverso può intervenire o essere chiamato in causa in ogni grado o fase del
processo, sicché la chiamata non soggiace alle forme e ai termini prescritti dall'art.269
c.p.c.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 21690 del 26 agosto 2019)

Cass. civ. n. 13192/2019


In tema di scissione societaria, la società nata dalla scissione subentra nel preesistente
rapporto contrattuale facente capo a quella scissa, in virtù di una successione a titolo
particolare nel diritto controverso, con la conseguenza che la clausola compromissoria
per arbitrato rituale in origine pattuita rimane efficace.
(Cassazione civile, Sez. VI, ordinanza n. 13192 del 16 maggio 2019)

Cass. civ. n. 28741/2018


L'estinzione "ope legis" delle società del gruppo Equitalia ai sensi dell'art.1 del d.l. n.
193 del 2016, conv. in l. 225 del 2016, non determina l'interruzione del processo,
trattandosi di una forma di successione nel diritto controverso, né la necessità di
costituzione in giudizio dell'Agenzia delle Entrate Riscossione: ne deriva che il nuovo
ente, ove si limiti a subentrare negli effetti del rapporto processuale pendente al
momento della sua istituzione, senza formale costituzione in giudizio, può validamente
avvalersi dell'attività difensiva espletata dall'avvocato del libero foro già designato da
Equitalia secondo la disciplina previgente.
(Cassazione civile, Sez. V, ordinanza n. 28741 del 9 novembre 2018)

Cass. civ. n. 21492/2018


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso non è terzo, bensì l'effettivo
titolare del diritto in contestazione, tanto da poter essere destinatario dell'impugnazione
proposta dall'avversario del cedente e da poter resistere alla medesima senza che tale
suo diritto possa essere condizionato dal suo mancato intervento nelle fasi pregresse
del giudizio, così com'è legittimato a proporre impugnazione avverso la sentenza, anche
pronunciata nei confronti del dante causa non estromesso, assumendo la stessa
posizione di quest'ultimo, mentre è esclusa l'esperibilità da parte sua dell'opposizione
ordinaria di terzo ex art. 404, comma 1, c.p.c..
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21492 del 31 agosto 2018)

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Cass. civ. n. 20533/2017


Ove il giudizio di impugnazione si sia svolto senza l'evocazione in giudizio dell'alienante
del diritto controverso, ma con la partecipazione del successore a titolo particolare,
allorché il primo abbia dimostrato il suo disinteresse al gravame e l'altra parte, senza
formulare eccezioni al riguardo, abbia accettato il contraddittorio nei confronti del
successore, sussistono i presupposti per l'estromissione tacita dal giudizio
dell'alienante, con conseguente perdita della qualità di litisconsorte necessario della
parte originaria.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20533 del 30 agosto 2017)

Cass. civ. n. 18767/2017


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso, che abbia spiegato intervento
volontario, assume nel processo una posizione coincidente con quella del suo dante
causa, divenendo titolare del diritto in contestazione; pertanto il suo intervento - che è
regolato dall'art. 111 c.p.c. e non dall'art. 105 c.p.c. e dà luogo ad una fattispecie di
litisconsorzio necessario - non può essere qualificato come intervento adesivo
dipendente e, se svolto in appello, mediante mera riproposizione dei motivi
dell'impugnazione proposta dal dante causa, non soggiace ai limiti di cui all'art. 344
c.p.c. e non integra un'impugnazione incidentale tardiva.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18767 del 28 luglio 2017)

Cass. civ. n. 22035/2016


Il successore a titolo particolare di una delle parti del processo, che abbia spiegato
intervento volontario nel giudizio o vi sia stato chiamato ovvero abbia impugnato la
sentenza emessa nei confronti del suo dante causa ai sensi dell'art. 111, commi 3 e 4,
c.p.c., assume la posizione di litisconsorte necessario, destinata a perdurare anche
nelle fasi successive del processo fino alla sua eventuale estromissione. Ne consegue
che, ove il giudizio sia stato interrotto successivamente alla chiamata in causa ovvero
all'intervento del successore a titolo particolare, occorre procedere alla riassunzione
anche nei suoi confronti, in mancanza della quale deve essere ordinata, anche in
appello, l'integrazione del contraddittorio, determinandosi, altrimenti, la nullità del
procedimento e di tutti gli atti successivi, rilevabile, anche d'ufficio, in sede di legittimità,
alla cui declaratoria consegue la rimessione della causa al giudice dinanzi al quale si è
verificata la predetta violazione, affinché provveda alla rinnovazione degli atti nulli,
previa sanatoria del vizio.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22035 del 31 ottobre 2016)

Cass. civ. n. 11638/2016


Il successore a titolo particolare ex art. 111 c.p.c. può intervenire nel giudizio di
legittimità, per esercitare il potere di azione che gli deriva dall'acquistata titolarità del
diritto controverso, quando non sia costituito il dante causa, altrimenti determinandosi
un'ingiustificata lesione del suo diritto di difesa.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 11638 del 7 giugno 2016)

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Cass. civ. n. 17328/2015


La comparsa di intervento del successore a titolo particolare nel diritto controverso deve
essere notificata al convenuto contumace anche se l'interventore si associ alle
domande degli altri soggetti, già partecipi del giudizio, poiché il contumace, oltre a poter
contestare la legittimità dell'intervento od opporre eccezioni personali, ha comunque
diritto ad essere informato della presenza in causa di una nuova parte, salvo il caso in
cui la comparsa d'intervento non contenga domande nei suoi confronti. L'omessa
notifica dell'atto d'intervento, peraltro, comporta la nullità della sentenza ma non la sua
inesistenza, sicché nel giudizio d'appello, non essendo applicabili gli artt. 353 e 354
cod. proc. civ., la causa deve essere decisa nel merito, secondo le regole generali.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 17328 del 31 agosto 2015)

Cass. civ. n. 10057/2015


Il principio di cui all'art. 111, primo comma, cod. proc. civ., secondo cui, se nel corso del
processo si trasferisce il diritto controverso per atto tra vivi a titolo particolare, il
processo prosegue tra le parti originarie, non opera qualora tale diritto (ovvero una
quota del bene che ne è oggetto) sia ceduto da una parte alla sua controparte, venendo
a cessare, per confusione soggettiva tra attore e convenuto, la materia del contendere
(anche solo relativamente alla quota ceduta), la quale, come condizione dell'azione,
deve persistere fino al momento della decisione. (In applicazione di tale principio, la
S.C. ha cassato con rinvio il provvedimento impugnato, che aveva dichiarato
inammissibile la domanda di equa riparazione per irragionevole durata del processo in
considerazione del mancato decorso, al momento della proposizione, del termine lungo
d'impugnazione nei confronti di alcune parti, nonostante le stesse, nel corso del giudizio
presupposto di scioglimento della comunione, avessero ceduto le proprie quote ad una
delle controparti).
(Cassazione civile, Sez. VI-2, sentenza n. 10057 del 15 maggio 2015)

Cass. civ. n. 10005/2015


In forza dell'art. 2909 cod. civ., nel caso di azioni a difesa della proprietà come quella
relativa al rispetto delle distanze legali, la sentenza pronunciata contro l'originaria parte
processuale spiega i suoi effetti anche nei confronti del successore a titolo particolare
che abbia partecipato al processo a prescindere dalla trascrizione della domanda,
atteso che l'art. 111, quarto comma, cod. proc. civ. riguarda solo il terzo che abbia
acquistato il diritto controverso durante la pendenza della lite e che non abbia
partecipato al processo.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 10005 del 15 maggio 2015)

Cass. civ. n. 22503/2014


La successione per atto tra vivi a titolo particolare nel diritto controverso, disciplinata
all'art. 111 cod. proc. civ., concerne la titolarità attiva e passiva dell'azione, e non già la
capacità di agire applicata al processo, con la conseguenza che essa non far venir
meno né l'interesse ad agire o a resistere in capo agli originali attori e convenuti, né la
legittimazione dell'originario titolare del diritto. Tale legittimazione, tuttavia, ha portata

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meramente sostitutiva e processuale, con la conseguenza che gli effetti sostanziali della
pronuncia si spiegano solo nei confronti dell'effettivo nuovo titolare, sia o meno il
medesimo intervenuto in giudizio.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 22503 del 23 ottobre 2014)

Cass. civ. n. 15107/2014


Il trasferimento "inter vivos" del diritto controverso determina, agli effetti dell'art. 111
cod. proc. civ., la prosecuzione del processo tra le parti originarie, non venendo meno
la "legittimatio ad causam" della parte cedente, sicché, in caso di decesso di
quest'ultima, il rapporto processuale non subisce alterazioni, ma solo vicende
interruttive, trasmettendosi la legittimazione ad agire o a resistere in giudizio, in base
all'art. 110 cod. proc. civ., dal "de cuius" agli eredi, i quali vengono a trovarsi, per tutta
la durata del processo, in una situazione di litisconsorzio necessario, senza che abbia
rilievo che il diritto controverso non fosse più nel patrimonio del "de cuius" al momento
dell'apertura della successione.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 15107 del 2 luglio 2014)

Cass. civ. n. 8936/2013


Nel caso di cessione di un credito già azionato esecutivamente, trovano applicazione
(sia pure con gli opportuni adattamenti) sia il primo che il terzo comma dell'art. 111 cod.
proc. civ. Quando, invece, un'analoga successione si verifichi dal lato passivo (ove,
cioè, un terzo abbia acquistato, in pendenza dell'esecuzione forzata e dopo la
trascrizione del pignoramento immobiliare, il bene pignorato), è applicabile solo il primo
comma della citata disposizione, ostando all'applicazione anche del terzo il regime di
inefficacia delineato dall'art. 2913 cod. civ.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8936 del 12 aprile 2013)

Cass. civ. n. 78/2013


L'art. 111 c.p.c., che disciplina la successione a titolo particolare e fa salve, tra le altre,
le norme sulla trascrizione, enuncia una regola che attiene non tanto all'integrità del
contraddittorio, quanto all'opponibilità della sentenza e si pone quindi su di un piano
diverso rispetto all'art. 1113, terzo comma, c.c., dettato per il giudizio divisionale avente
ad oggetto beni immobili, il quale, invece, anche al fine di garantire la continuità delle
trascrizioni nei registri immobiliari, individua nella trascrizione dell'atto di acquisto il
momento determinante per stabilire quali soggetti debbano partecipare al giudizio. (In
applicazione di tale principio, la S.C. ha confermato l'impugnata sentenza che,
nell'ambito di un giudizio di scioglimento di comunione su di un fondo, aveva negato la
qualità di litisconsorti necessari agli aventi causa della ricorrente, il cui acquisto, sfornito
di prova della sua trascrizione, era avvenuto durante il predetto giudizio).
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 78 del 3 gennaio 2013)

Cass. civ. n. 13377/2012


In tema di azioni possessorie, la regola indicata dall'art. 1169 c.c. è da intendersi

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Articolo 111 Codice di procedura civile

dettata per il caso in cui la successione nel possesso a titolo particolare nei confronti
dell'autore dello spoglio avvenga prima che contro costui sia proposta la domanda di
reintegrazione nel possesso. Allorquando, invece, la successione nel possesso a titolo
particolare avvenga dopo la proposizione della domanda di reintegrazione nei confronti
dell'autore dello spoglio, non rileva la situazione soggettiva da parte dell'avente causa,
perchè, a protezione dell'attore e a garanzia dell'effettività della tutela giurisdizionale,
opera la norma di cui all'art. 111 c.p.c. e in particolare quella di cui al quarto comma,
secondo cui la sentenza ha effetto anche nei confronti dell'avente causa.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13377 del 27 luglio 2012)

Cass. civ. n. 12305/2012


La successione a titolo particolare nel diritto controverso, di cui all'art. 111 c.p.c., alla
luce di un'interpretazione costituzionalmente orientata dal principio del giusto processo,
coniugato con il diritto di difesa (artt. 111 e 24 Cost.), si ha indipendentemente dalla
natura, reale o personale, dell'azione fatta valere tra le parti originarie, dovendosi
garantire all'acquirente, il quale intenda intervenire nel processo, le stesse possibilità di
difesa spettanti al suo dante causa contro le deduzioni avversarie, e potendosi, invece,
rivelare per lo stesso acquirente pregiudizievole la soggezione all'efficacia riflessa della
sentenza "inter alios", impugnabile soltanto nell'ambito delle difese esercitate
dall'alienante. Ne consegue che l'acquirente di un immobile deve essere considerato
successore nel diritto controverso, agli effetti dell'art. 111 c.p.c., nel processo avente ad
oggetto la validità, la risoluzione o l'esecuzione di un contratto preliminare, relativo allo
stesso bene, stipulato in precedenza tra il dante causa ed un terzo.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 12305 del 17 luglio 2012)

Cass. civ. n. 5874/2012


Nella disciplina dettata dagli art. 2504 septies c.c. (applicabile "ratione temporis"), la
scissione parziale di una società, consistente nel trasferimento di parte del suo
patrimonio ad una o più società, preesistenti o di nuova costituzione, contro
l'assegnazione delle azioni o delle quote di queste ultime ai soci della società scissa, si
traduce in una fattispecie effettivamente traslativa, che comporta l'acquisizione da parte
della nuova società di valori patrimoniali prima non esistenti nel suo patrimonio; detto
trasferimento non determina l'estinzione della società scissa ed il subingresso di quella
risultante dalla scissione nella totalità dei rapporti giuridici della prima, configurandosi
invece come successione a titolo particolare nel diritto controverso, che, ove intervenga
nel corso del giudizio, comporta l'applicabilità della disciplina di cui all'art. 111 c.p.c.,
con la conseguente facoltà del successore di spiegare intervento nel giudizio e
d'impugnare la sentenza eventualmente pronunciata nei confronti del dante causa; in tal
caso, il successore ha, tuttavia, l'onere di allegare la propria qualità e di offrire la prova
delle circostanze che costituiscono i presupposti della sua legittimazione mediante
riscontri documentali, la cui mancanza, attenendo alla regolare instaurazione del
contradditorio, è rilevabile anche d'ufficio.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 5874 del 13 aprile 2012)

Cass. civ. n. 4208/2012

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Articolo 111 Codice di procedura civile

La successione nel diritto controverso non determina una questione di legittimazione


attiva o di "legitimatio ad processum", ma una questione di merito, attinente alla titolarità
del diritto, da esaminare con la decisione sulla fondatezza della domanda, e non
anticipatamente in funzione preclusiva degli atti d'impulso volti a riattivare il processo
interrotto; pertanto, il giudice deve dare seguito all'istanza di riassunzione proposta da
chi si afferma successore a titolo particolare nel diritto della parte processuale estinta,
impregiudicato l'accertamento dell'effettiva spettanza del diritto medesimo all'esito della
valutazione della prova dell'allegata successione.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4208 del 16 marzo 2012)

Cass. civ. n. 22727/2011


In caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso, il processo prosegue
fra le parti originarie e, anche quando non vi sia estromissione del convenuto ai sensi
dell'art. 111, terzo comma, c.p.c., la sentenza ha comunque effetto contro il successore
a titolo particolare, il quale può intervenire o essere chiamato nel giudizio, divenendone
parte a tutti gli effetti; nè peraltro la circostanza per cui, contro tale successore, detta
sentenza, pur se pronunciata in confronto del solo originario convenuto, abbia efficacia
anche come titolo esecutivo, elimina l'attualità dell'interesse dell'attore ad agire contro
l'originario convenuto.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 22727 del 3 novembre 2011)

Cass. civ. n. 981/2010


II giudicato sull'annullamento del contratto (nella specie, la cessione della quota di
partecipazione ad una società in accomandita semplice), è opponibile nei confronti del
successore a titolo particolare nel diritto controverso salvo il caso in cui il successore
medesimo abbia acquistato detto diritto in buona fede, non potendo in tal caso egli
essere pregiudicato, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1445 c.c.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 981 del 21 gennaio 2010)

Cass. civ. n. 792/2010


In tema di legittimazione all'impugnazione di una sentenza da parte del successore a
titolo particolare nel diritto controverso, qualora la successione riguardi un appalto con
la P.A. ricompreso in un ramo di azienda oggetto di conferimento in favore di una
società, poichè il trasferimento di ramo d'azienda, anche mediante conferimento,
configura una successione a titolo particolare riconducibile al "genus" della cessione
d'azienda, la prova della avvenuta successione deve riguardare, oltre che il
conferimento del ramo d'azienda e l'inclusione in questo del suddetto contratto, anche
l'avvenuta effettuazione della comunicazione di cui all'art. 35, comma 1, della L. 11
febbraio 1994, n. 109, secondo le modalità previste dal D.P.C.M. 11 maggio 1991, n.
187 (applicabili "ratione temporis"), attesa l'indefettibilità di tale adempimento per
l'efficacia della cessione nei confronti dell'Amministrazione.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 792 del 19 gennaio 2010)

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Articolo 111 Codice di procedura civile

Cass. civ. n. 22424/2009


La cessione di credito determina la successione a titolo particolare del cessionario nel
diritto controverso, cui consegue, ai sensi dell'art. 111 c.p.c., la valida prosecuzione del
giudizio tra le parti originarie e la conservazione della legittimazione da parte del
cedente, in qualità di sostituto processuale del cessionario, anche in caso d'intervento di
quest'ultimo fino alla formale estromissione del primo dal giudizio, attuabile solo con
provvedimento giudiziale e previo consenso di tutte le parti.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 22424 del 22 ottobre 2009)

Cass. civ. n. 18220/2008


L'art. 111 c.p.c. è applicabile in via analogica alle ipotesi in cui il convenuto, pur privo di
legittimazione passiva al momento dell'introduzione del giudizio, l'acquisti (per contratto
o per legge) nel corso del processo. In tal caso, quindi, il processo deve proseguire tra
le parti originarie.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18220 del 3 luglio 2008)

Cass. civ. n. 17151/2008


In caso di trasferimento d'azienda si realizza una successione a titolo particolare nella
generalità dei rapporti preesistenti dal cedente al cessionario ; ne consegue che, ove
rispetto ad uno dei rapporti sia pendente una controversia, il cessionario che sia
intervenuto, ex art. 111 c.p.c., nel processo, accettando il contraddittorio sulle domande
formulate verso il suo dante causa e svolgendo difese nel merito, assume la veste di
parte processuale in qualità di titolare del diritto in contestazione e non quale terzo, non
potendosi qualificare il suo intervento come adesivo dipendente.
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17151 del 24 giugno 2008)

Cass. civ. n. 11895/2008


In tema di locazione, il trasferimento a titolo particolare della cosa locata comporta, sul
piano sostanziale, in base all'art. 1599 c.c., il subentro nella posizione del locatore
dell'acquirente all'alienante nel rapporto locatizio e produce, sul piano processuale, gli
effetti previsti e disciplinati dall'art. 111 c.p.c. ; peraltro, il principio stabilito dall'art. 1602
c.c., che fissa al momento dell'acquisto del bene locato il subingresso dell'acquirente
nei diritti e negli obblighi derivanti dal contratto di locazione, esclude per implicito che il
fenomeno successorio ex art. 1599 c.c. del trasferimento a titolo particolare della cosa
locata possa avere effetto retroattivo. Ne consegue che l'acquirente dell'immobile
locato, pur subentrando in tutti i diritti e gli obblighi correlati alla prosecuzione del
rapporto di locazione, deve considerarsi terzo rispetto agli obblighi già perfezionatisi ed
esauritisi a favore e a carico delle parti originarie fino al giorno del suo acquisto (Nella
specie, la S.C. ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato
la domanda di rilascio per occupazione senza titolo proposta dall'acquirente del bene
nei confronti del ricorrente, ritenendo sussistente il contrasto tra la decisione impugnata
e quella, passata in giudicato, che, nella causa intentata nei confronti dello stesso
ricorrente dall'alienante, aveva accertato il diritto del predetto a succedere nel contratto
di locazione ex art. 6 della legge 392 del 1978 ).

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Articolo 111 Codice di procedura civile

(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 11895 del 13 maggio 2008)

Cass. civ. n. 15674/2007


Ogni qualvolta la cessione di un credito avvenga nel corso del procedimento, l'attività
sino a quel momento svolta e le pronunce eventualmente emesse trovano la loro
disciplina nell'art. 111 c.p.c. e non nell'art. 105 c.p.c., assumendo il successore a titolo
particolare nel diritto controverso la posizione di parte e non quella di terzo. Ne
consegue che tale successione lo espone, indipendentemente dall'estromissione del
dante causa, agli effetti della decisione pronunciata, che è da lui impugnabile e fruibile
in sede esecutiva. (Fattispecie in tema di opposizione a decreto ingiuntivo nella quale il
credito portato dal decreto era stato ceduto dalla società opposta; la S.C. ha
riconosciuto che la società cessionaria, successore a titolo particolare nel diritto
controverso, aveva titolo, in quanto parte, a chiedere la conferma dell'opposto decreto).
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15674 del 13 luglio 2007)

Cass. civ. n. 10215/2007


L'intervento del successore a titolo particolare non è ammissibile nel giudizio di
cassazione, al quale partecipano soltanto le parti, ancora viventi, del giudizio di merito.

L'estromissione di cui al terzo comma dell'art. 111 c.p.c. è possibile, sempre che risulti
agli atti il consenso delle altre parti in causa, solo quando il trasferimento del diritto
controverso abbia ad oggetto l'intera situazione sostanziale, ciò che non si verifica nel
caso di cessione d'azienda, in cui il cedente rimane obbligato in solido al cessionario
verso i lavoratori. (Fattispecie relativa a istituto di credito, succeduto alla società già
parte del giudizio di merito, che aveva poi ceduto il relativo ramo d'azienda).
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10215 del 4 maggio 2007)

Cass. civ. n. 18937/2006


Il soggetto che interviene nel processo — a norma dell'art. 111, comma terzo, c.p.c. —
quale successore a titolo particolare nel diritto controverso fa valere un autonomo
interesse a partecipare al giudizio che deriva dal fatto che egli è l'effettivo titolare del
diritto oggetto della controversia, rispetto alla cui posizione di titolare sostanziale del
diritto la parte originaria assume la qualità di sostituto processuale, con la conseguenza
che tale intervento non è qualificabile come adesivo dipendente, bensì come intervento
autonomo riconducibile alla predetta disposizione normativa. Né osta a quest'ultima
qualificazione la circostanza che il successore, all'atto del suo intervento, non chieda di
accertare la sua qualità di successore a titolo particolare quale avente causa immediato
o mediato di una delle parti, poiché il relativo interesse ad agire va valutato non con
riferimento all'effettiva titolarità (sopravvenuta) del diritto, ma alla mera allegazione che
ne viene fatta dalla parte in sede di formulazione della domanda di intervento, salvo,
ovviamente, il successivo accertamento della titolarità effettiva del diritto controverso,
che deve essere effettuato al momento della pronuncia sul merito della domanda.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 18937 del 1 settembre 2006)

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Articolo 111 Codice di procedura civile

Cass. civ. n. 18483/2006


In caso di alienazione del diritto controverso, l'intervento o la chiamata in causa
dell'acquirente non comporta automaticamente l'estromissione dell'alienante,
producendosi tale effetto solo con il relativo provvedimento, adottato previo consenso
delle altre parti; l'alienante, pertanto, finché non sia estromesso, rimane nel processo
come litisconsorte necessario, e la sua mancata partecipazione al giudizio di gravame
determina un difetto di integrità del contraddittorio, rilevabile in sede di legittimità anche
d'ufficio.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 18483 del 24 agosto 2006)

Cass. civ. n. 4985/2004


In pendenza del processo esecutivo, la successione a titolo particolare nel diritto del
creditore procedente non ha effetto sul rapporto processuale che, in virtù del principio
stabilito dall'art. 111 c.p.c., detto per il giudizio contenzioso ma applicabile anche al
processo esecutivo, continua tra le parti originarie, con la conseguenza che l'alienante
mantiene la sua legittimazione attiva (ad causam) conservando tale posizione anche nel
caso di intervento del successore a titolo particolare, fino a quando non sia estromesso
con il consenso delle altre parti. A tale stregua, quando la cessione del credito avviene
a processo esecutivo iniziato e, in accordo con il cessionario, è l'originario creditore a
proseguirlo, da un canto, il debitore deve risolvere le sue opposizioni contro la parte che
procede; d'altro canto, dovendo i principi evincibili dall'art. 111 c.p.c. essere adattati alle
caratteristiche proprie del processo esecutivo (per cui la soluzione di determinate
questioni incidentali avviene anziché nell'ambito dello stesso processo in distinti giudizi
di cognizione, quali quelli volti a decidere sulle questioni concernenti l'estinzione, le
opposizioni esecutive e le controversie sulla distribuzione del ricavato), deve
conseguentemente riconoscersi, ferma restando la prosecuzione del processo stesso
tra le parti originarie, la possibilità per il cessionario di svolgere le attività processuali
inerenti all'indicato subingresso nella qualità di soggetto passivo, e quindi (anche) la
facoltà di intervenire, ai sensi dell'art. 111, quarto comma, c.p.c., nel giudizio di
cassazione pur non avendo spiegato intervento in primo grado, e pur essendo
subentrato nella titolarità del diritto controverso prima che l'opposizione fosse proposta
(essendo all'epoca il processo esecutivo già iniziato).
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 4985 del 11 marzo 2004)

Cass. civ. n. 12126/2003


In virtù del D.L.vo n. 502 del 1992 e della legge n. 724 del 1994, è stata realizzata una
sorta di successione ex lege delle Regioni nei rapporti obbligatori già di pertinenza delle
soppresse USL, le quali proseguono le loro attività attraverso le apposite gestioni
stralcio; sicché, ove tale successione avvenga nel corso di una causa avente ad
oggetto uno di tali rapporti, si applicano i principi dettati dall'art. 111 c.p.c. per l'ipotesi di
successione a titolo particolare nel diritto controverso. Ne consegue che, nel caso in cui
il giudice di primo grado erroneamente dichiari interrotto il processo per la successione
intervenuta nel corso del giudizio (che, invece, doveva proseguire nei confronti della
medesima USL, benché mediante la prevista gestione stralcio), il giudice d'appello deve
rimettere la causa a quello di primo grado (art. 354 c.p.c.), poiché, attraverso l'erronea
dichiarazione d'interruzione, malamente risulta estromessa dal giudizio di primo grado la

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Articolo 111 Codice di procedura civile

parte (la USL) che doveva, invece, parteciparvi mediante l'apposita gestione.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 12126 del 19 agosto 2003)

Cass. civ. n. 8052/2003


Nel caso di successione a titolo particolare nel diritto sostanziale controverso, il
processo prosegue tra le parti originarie, e il successore a titolo particolare può
intervenire nel processo per tutelare le sue ragioni in considerazione dell'estensione del
giudicato anche nei suoi confronti ex art. 2909 c.c. In tale ipotesi, ai fini della
estromissione dal processo dell'alienante, occorre la richiesta in tal senso di
quest'ultimo e il consenso del successore.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8052 del 22 maggio 2003)

Cass. civ. n. 875/2003


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso assume la qualità di litisconsorte
solo quando intervenga, o sia chiamato in causa, od eserciti la facoltà di impugnare la
sentenza sfavorevole all'alienante, secondo le previsioni dell'art. 111, terzo e quarto
comma, c.p.c.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 875 del 22 gennaio 2003)

Cass. civ. n. 601/2003


Nel caso di successione a titolo particolare tra vivi nel diritto controverso, la sentenza
pronunciata contro l'alienante è efficace nei confronti dell'avente causa anche quale
titolo esecutivo, nei limiti dell'accertamento in essa contenuto. Peraltro, ove la stessa
sentenza contenga anche un comando di adeguare lo stato di fatto alla situazione
giuridica accertata, attraverso la imposizione di obblighi di fare, il possesso, o la
detenzione, da parte del terzo, della cosa sulla quale l'obbligo deve eseguirsi comporta
la trasmissione di detto obbligo in capo a questo. (Principio affermato con riferimento ad
una fattispecie in cui, a seguito di una sentenza, relativa ad azione di regolamento di
confini, con la quale era stata pronunciata la condanna di uno dei proprietari a
ripristinare il canale di scolo posto sul confine tra le due proprietà, ed a rilasciare la
parte di terreno abusivamente occupata, l'altro proprietario aveva promosso il processo
di esecuzione nei confronti del successivo acquirente del fondo confinante).
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 601 del 17 gennaio 2003)

Cass. civ. n. 237/2003


Il trasferimento di un ramo d'azienda da una società all'altra configura una successione
a titolo particolare nei rapporti preesistenti che, sul piano processuale, determina una
prosecuzione del processo in corso tra le parti originarie, ai sensi dell'art. 111 c.p.c.;
non sussiste invece una ipotesi di litisconsorzio necessario tra cedente ed acquirente, in
quanto il vincolo di solidarietà per i crediti del lavoratore, che l'art. 2112 c.c. pone a
carico del cedente, non dà luogo a litisconsorzio necessario.
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 237 del 10 gennaio 2003)

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Articolo 111 Codice di procedura civile

Cass. civ. n. 8889/2002


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso non può essere considerato
terzo, essendo l'effettivo titolare del diritto in contestazione, tanto da poter assumere la
stessa posizione del suo dante causa, con la conseguenza che, come la sentenza
spiega effetto nei suoi confronti, egli è anche legittimato ad impugnarla, secondo quanto
espressamente previsto nell'ultimo comma dell'art. 111 c.p.c., senza che questo diritto
sia condizionato dal suo intervento in fasi pregresse di giudizio; trattasi di legittimazione
attiva e passiva, sicché il successore, può essere destinatario dell'impugnazione
proposta dall'avversario del suo dante causa, e può resistere all'impugnazione
medesima, fermo restando il litisconsorzio necessario tra dante causa (che non sia
stato precedentemente estromesso) e successore a titolo particolare.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8889 del 27 febbraio 2002)

Cass. civ. n. 1155/2002


La trascrizione della domanda giudiziale nei casi in cui è prevista dalla legge si ricollega
al principio fissato dall'art. 111 c.p.c. che disciplina la successione a titolo particolare nel
diritto controverso e, mirando a risolvere un conflitto di diritto sostanziale tra più
acquirenti dallo stesso dante causa, consente all'attore, che esercita una pretesa avente
ad oggetto un diritto immobiliare, di rendere opponibile la sentenza anche a coloro che
siano divenuti successori a titolo particolare del convenuto nelle more del giudizio.
Pertanto gli effetti della sentenza retroagiscono al momento della domanda giudiziale ed
è irrilevante il fatto che gli stessi abbiano o meno partecipato al giudizio de quo.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1155 del 29 gennaio 2002)

Cass. civ. n. 13000/2001


Nel caso in cui il promittente venditore convenuto con l'azione personale ex art. 2932
c.c. alieni ad un terzo il medesimo bene, non si versa nella previsione dell'art. 111 c.p.c.
sul trasferimento a titolo particolare del diritto controverso, e detto terzo può intervenite
in giudizio per sostenere le ragioni del suo dante causa in veste di interventore adesivo
dipendente ex art. 105, comma secondo, c.p.c., non legittimato come tale a proporre
autonoma impugnazione.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13000 del 23 ottobre 2001)

Cass. civ. n. 8056/2001


Colui che abbia acquistato la proprietà ed il possesso di un bene da chi ne abbia
spogliato il legittimo proprietario/possessore, pur potendo invocare la propria buona
fede per estraneità allo spoglio ove sia convenuto in reintegrazione dallo spogliato
successivamente all'avvenuto suo acquisto, non può invocare tale proprio stato
soggettivo se, essendo già in corso il processo di reintegrazione, questo prosegua nei
confronti del suo dante causa, a norma dell'art. 111 c.p.c., poiché in tale ipotesi la
pronuncia contro la parte originaria, quale sostituto processuale, fa stato tanto nei
confronti di questa, quanto nei confronti del successore a titolo particolare.
(Nell'affermare il principio di diritto che precede, la S.C. ha ulteriormente precisato che,
in caso contrario, il proprietario spogliato, che abbia ottenuto una sentenza favorevole,

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Articolo 111 Codice di procedura civile

sarebbe esposto al rischio di restare privo della tutela esecutiva in conseguenza di


maliziose manovre dello spoliante nei cui confronti sia intervenuta la sentenza di
condanna).
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8056 del 14 giugno 2001)

Cass. civ. n. 1920/2001


In tema di legitimatio ad processum, nel caso di trasferimento del diritto controverso per
atto tra vivi a titolo particolare, il procedimento prosegue tra le parti originarie (essendo
ininfluenti le vicende attinenti a posizioni giuridiche successive all'inizio della
controversia stessa), con la conseguenza che l'acquirente del detto diritto, pur potendo
spiegare intervento volontario o essere chiamato in giudizio (art. 106 c.p.c.), non
acquista, per ciò solo, la qualità di litisconsorte necessario, sicché risulta validamente
pronunciata l'eventuale sentenza che, nei suoi confronti, non abbia disposto
l'integrazione del contraddittorio.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1920 del 10 febbraio 2001)

Cass. civ. n. 13021/2000


Il successore a titolo particolare per atto tra vivi di una delle parti del processo può
intervenire volontariamente nel processo o esservi chiamato, senza che ciò comporti
automaticamente l'estromissione dell'alienante o del dante causa, potendo questa
essere disposta dal giudice solo se le altre parti vi consentano. Dal che consegue che
nel giudizio di impugnazione contro la sentenza il successore intervenuto in causa e
l'alienante non estromesso sono litisconsorti necessari e che, se la sentenza è appellata
da uno solo soltanto o contro uno soltanto dei medesimi, deve essere pertanto ordinata,
anche d'ufficio, l'integrazione del contraddittorio nei confronti dell'altro, a norma dell'art.
331 c.p.c., dovendosi, in mancanza, rilevarsi, anche d'ufficio, in sede di legittimità, il
difetto di integrità del contraddittorio con rimessione della causa al giudice di merito per
la eliminazione del vizio.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13021 del 2 ottobre 2000)

Cass. civ. n. 6031/2000


Il trasferimento del diritto controverso per atto tra vivi a titolo particolare, verificatosi nel
corso del processo, non incide sul rapporto processuale che continua a svolgersi tra le
parti originarie, senza che l'intervento nel processo del successore a titolo particolare,
determini in mancanza dell'esplicito concorde consenso di tutte le parti, secondo quanto
previsto dall'art. 111 c.p.c., l'estromissione del dante causa.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6031 del 11 maggio 2000)

Cass. civ. n. 649/2000


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso non può essere considerato
terzo, bensì l'effettivo titolare del diritto in contestazione, tanto da poter assumere la
stessa posizione del suo dante causa. Ne consegue che il successore come può
impugnare la sentenza sfavorevole del suo dante causa, così può essere destinatario

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Articolo 111 Codice di procedura civile

dell'impugnazione proposta dall'avversario di quest'ultimo soccombente nei di lui


confronti e può resistere nei confronti dell'impugnazione medesima senza che tale suo
diritto possa essere condizionato dal suo intervento nelle fasi pregresse del giudizio
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 649 del 21 gennaio 2000)

Cass. civ. n. 398/1999


In tema di successione nel processo, la disciplina dettata dall'art. 110 c.p.c. presuppone
il venire meno della parte processuale, pertanto, nell'ipotesi di successione a titolo
particolare tra enti, con trasferimento ex lege di una parte di beni e rapporti ad un ente
di nuova istituzione senza estinzione dell'ente i cui beni e rapporti sono in parte trasferiti
(nella specie, distacco di un certo numero di comuni della provincia di Firenze in seguito
all'istituzione della provincia di Prato), il processo prosegue tra le parti originarie
secondo la disciplina dettata dall'art. 111 c.p.c., essendo irrilevanti le modificazioni delle
posizioni giuridiche attive e passive successive all'inizio della controversia.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 398 del 16 gennaio 1999)

Cass. civ. n. 8100/1997


La successione a titolo particolare nel processo (effetto del mero trasferimento della res
litigiosa in corso giudizio), di cui all'art. 111 c.p.c., va distinta dal (diverso) istituto della
successione nel processo (art. 110 stesso codice) perché, nella prima ipotesi, è lo
stesso trasferimento della res singula a determinare la successione di un soggetto ad
un altro nella titolarità del diritto controverso, mentre, nella seconda, il trasferimento del
diritto è conseguenza necessaria della successione, ad un soggetto deceduto o estinto,
di altro e diverso soggetto, come accade nella ipotesi di fusione, per incorporazione, tra
società, vicenda integrante una situazione giuridica che corrisponde a quella della
successione a titolo universale e che, agli effetti processuali, comporta il subingresso ex
lege, nella qualità di parte, della società incorporante a quella estinta.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8100 del 27 agosto 1997)

Cass. civ. n. 3768/1997


In caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso, se durante il giudizio di
merito, non vi è stata estromissione dal giudizio dell'alienante ai sensi dell'art. 111, terzo
comma, c.p.c., il ricorso per cassazione tempestivamente notificato al dante causa
impedisce il passaggio in giudicato della sentenza di appello anche nei confronti del
successore, cui il ricorso sia stato notificato dopo il decorso del termine breve di
impugnazione, in considerazione dell'assoggettamento (stabilito dall'art. 111, quarto
comma, c.p.c.) dell'acquirente — che abbia partecipato o non al giudizio — all'efficacia
della sentenza pronunciata nei confronti dell'alienante.
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 3768 del 2 maggio 1997)

Cass. civ. n. 245/1997


La notificazione della sentenza effettuata nei confronti del dante causa, dopo che sia
intervenuta la successione a titolo particolare nel diritto controverso è idonea a far

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Articolo 111 Codice di procedura civile

decorrere i termini brevi di impugnazione di cui agli artt. 325 e 326 c.p.c., poiché a
norma dell'art. 111 comma 1 e 3 permane la legittimazione del dante causa quale
sostituto processuale del successore fin quando egli, intervenuto in causa quest'ultimo,
non ne sia estromesso con il consenso delle altre parti. I limiti temporali dipendenti da
tale notificazione spiegano effetto anche nei confronti del successore che non è terzo in
senso sostanziale ed assume la stessa posizione del dante causa in relazione alle
impugnazioni che è legittimato a proporre autonomamente ai sensi dell'art. 111 comma
4.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 245 del 13 gennaio 1997)

Cass. civ. n. 4024/1996


In caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso in corso di causa, il
successore non assume la veste di «parte processuale» se non quando sia stato
chiamato o sia intervenuto nel giudizio o abbia proposto impugnazione avverso la
sentenza pronunziata tra il terzo ed il suo dante causa, potendo il processo proseguire
tra le parti originarie ed assumendo l'alienante, fino a quando non venga formalmente
estromesso dal giudizio, la qualità di sostituto processuale del successore a titolo
particolare e di litisconsorte necessario; con la conseguenza che, in caso d'emissione di
sentenza non definitiva, è inammissibile l'appello immediato proposto contro la stessa
dal successore a titolo particolare, che non abbia partecipato al giudizio di primo grado,
in quanto il suo diritto d'impugnazione resta vincolato alla riserva d'impugnazione
formulata dall'alienante, non avendo il successore medesimo precedentemente assunto
la veste di parte processuale e tenuto conto della irrevocabilità della menzionata riserva
di appello.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4024 del 2 maggio 1996)

Cass. civ. n. 1815/1996


Per l'applicazione della norma di cui all'art. 111 c.p.c. — la quale dispone che, nel caso
di successione a titolo particolare nel diritto controverso, la sentenza emessa contro il
dante causa spiega i suoi effetti anche contro il successore a titolo particolare ed è
impugnabile anche da lui — occorre che il successore a titolo particolare fornisca la
prova di questa sua qualità e della conseguente sua legittimazione ad impugnare, in
mancanza della quale l'impugnazione è inammissibile. (Nella specie, la S.C., in
applicazione dell'enunciato principio, ha dichiarato inammissibile il ricorso per
cassazione proposto da una compagnia assicuratrice la quale aveva dichiarato, ma non
documentalmente provato, di essere succeduta ad altra compagnia assicuratrice, parte
del rapporto processuale nel precedente grado di giudizio, per effetto del conferimento
operato da quest'ultima, in suo favore, «del ramo d'azienda costituito dal portafoglio
lavoro diretto nei rami danni con quanto ad esso pertinente»).
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 1815 del 7 marzo 1996)

Cass. civ. n. 2108/1991


Il successore a titolo particolare nel diritto controverso, non avendo una posizione
processuale e sostanziale distinta da quello del suo dante causa, può in ogni caso
intervenire od essere chiamato in causa, senza che in appello operino i limiti risultanti
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Articolo 111 Codice di procedura civile

dall'art. 344 c.p.c. (intervento del terzo) e non ostando alla ammissibilità della sua
chiamata in causa — che non soggiace neppure ai termini ed alle forme prescritti
dall'art. 269 dello stesso codice — la mancata trascrizione della domanda giudiziale.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2108 del 27 febbraio 1991)

Cass. civ. n. 2459/1990


Il successore a titolo particolare che ai sensi dell'art. 111 c.p.c. intervenga nel processo
in fase d'appello si inserisce nella controversia quale è stata impostata in primo grado e
non può proporre domande nuove al di fuori, eventualmente di quella diretta al
riconoscimento del suo diritto di intervenire qualora esso venga contestato da una o
entrambe le parti originarie.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2459 del 27 marzo 1990)

Cass. civ. n. 1918/1990


In tema di successione a titolo particolare nel diritto controverso (art. 111 c.p.c.),
l'intervento o la chiamata in causa del successore non privano il dante causa della
qualità di litisconsorte necessario, in difetto di estromissione del medesimo, e pertanto
legittimamente la sentenza è emessa anche nei suoi confronti.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 1918 del 9 marzo 1990)

Cass. civ. n. 6418/1986


Qualora il cessionario di un credito intervenga nella controversia promossa dal cedente
contro il debitore, anche in grado d'appello, come consentitogli dall'art. 111, terzo
comma, c.p.c. in qualità di successore a titolo particolare nel diritto controverso, può
pronunciarsi la condanna del convenuto all'adempimento direttamente in favore di detto
cessionario, indipendentemente dalla mancata estromissione dalla causa del cedente,
ove il cessionario medesimo abbia formulato una domanda in tal senso con l'adesione
del cedente e non vi siano contestazioni da parte del debitore ceduto neppure in ordine
al verificarsi della cessione stessa.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 6418 del 3 novembre 1986)

Cass. civ. n. 1104/1984


A norma dell'art. 111 c.p.c. — che concerne non la capacità di agire applicata al
processo (legittimatio ad processum), bensì la titolarità attiva e passiva dell'azione
(legittimatio ad causam) — l'alienazione del diritto controverso per atto tra vivi a titolo
particolare non fa venir meno l'interesse ad agire o a ricorrere in capo all'originario
attore, onde il rapporto processuale prosegue tra le parti originarie. Nell'ipotesi di
successione a titolo particolare, per atto tra vivi, nel rapporto controverso, qualora il
successore, anziché essere chiamato, ai sensi del terzo comma dell'art. 111 c.p.c., nel
processo già in corso, sia convenuto in un nuovo giudizio avente ad oggetto domande
già proposte nei confronti del dante causa, il giudice investito dei due procedimenti deve
disporne la riunione ai sensi dell'art. 273 c.p.c., in tal modo realizzandosi quella
trattazione unitaria che si sarebbe ottenuta con la chiamata in causa ai sensi della

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prima di dette disposizioni.


(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1104 del 14 febbraio 1984)

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