La scorsa settimana ci eravamo lasciati quasi alla fine dell'introduzione al
nostro caso di studio sulla tassazione dell'economia digitale, abbiamo visto le sue caratteristiche essenziali e abbiamo visto come si stia provando ad elaborare a livello internazionale una serie di iniziative per affrontare questo tema che appare sfuggire all'applicazione delle regole tradizionali del diritto tributario e del diritto tributario internazionale. Ci era rimasto il tema delle iniziative unilaterali: la tassazione dell'economia digitale passa indubbiamente dai consensi delle nazioni (Ocse e Unione Europea); si stanno moltiplicando gli interventi normativi unilaterali da parte di singoli stati perchè i documenti analizzati la scorsa settimana davano atto di questa tendenza ma ne davano atto con preoccupazione. L'Unione Europea in particolare sottolineava che le iniziative da parte di singoli stati se possono essere comprensibili perchè mirano da parte dello stato a riappropriarsi del potere fiscale su fenomeni che apparentemente sembrano sfuggire a questo potere, è però un fenomeno pericoloso perchè rischia di frammentare l'unità di interventi e di vedute di vari stati e sopratutto perchè alcuni stati si muovono in un certo senso, altri si muovono in altro, altri non si muovono affatto; questa diversità di approccio secondo l'Unione Europea rischia di creare ulteriori disarmonie entro le quali i soggetti più organizzati riescono a continuare ad ottenere i vantaggi fiscali che finora sono riusciti a realizzare. Qualche stato si è mosso, nonostante questo, nella consapevolezza della impasse che sta bloccando le iniziative sia a livello Ocse sia a livello dell'Unione Europea: per esempio la Francia è stato forse il primo stato al mondo ad introdurre una propria web tax , cioè una propria disciplina volta a sottoporre ad imposizione i ricavi, a lordo dei costi, delle multinazionali digitali realizzati attraverso un collegamento con il territorio francese. Questa è stata una iniziativa che ha destato scalpore perchè proprio a fronte di questa iniziativa della Francia gli Stati Uniti, al tempo ancora dell'amministrazione Trump, hanno reagito con durezza (non dimentichiamoci che Google come tutti gli altri esempi hanno al vertice come primo elemento una casa madre che sta negli Stati Uniti, quindi il collegamento di questi fenomeni con gli Stati Uniti è molto forte) al tentativo della Francia di introdurre una web tax dicendo che questo danneggiava gli interessi economici degli Stati Uniti e minacciando pesanti dazi nei confronti della Francia se avesse portato avanti questa iniziativa. La prima slide della scorsa settimana (accordo in sede G20) è importante proprio per questo, perchè sembra che gli Stati Uniti abbiano finalmente abbandonato questa posizione. Tra gli altri interventi va fatta una menzione anche all'Italia che apparentemente si è mossa con grande anticipo , a detta di molti ha realizzato in tempi brevi quell'assetto pensato ma non attuato dall'unione europea (due proposte di direttiva 147 e 148 del 2018 dell'Unione Europea, la 148 che prevede una soluzione transitoria, un'imposta che grava sui ricavi riconducibili ad un certo ordinamento delle multinazionali digitali e la 147 una soluzione a regime attraverso l'introduzione di un nuovo criterio di collegamento della significativa presenza digitale). L'Italia ha realizzato questo assetto a prescindere dall'esito della situazione europea perchè da un lato con la legge di bilancio del 2018, a partire dagli inizi del 2019, è stata introdotta una nuova fattispecie di stabile organizzazione , la lettera F bis dell'art.172 del TUIR che afferma che esiste nel nostro ordinamento una stabile organizzazione anche in presenza di una significativa presenza economica di un soggetto non residente. Altra iniziativa dell'Italia la abbiamo con la legge di bilancio 2019 con la quale è stata introdotta una ulteriore forma di tassazione sui servizi digitali, che è sostanzialmente la trasposizione nel nostro ordinamento della soluzione transitoria prevista dalla proposta di direttiva 148 dell'Unione Europea; tra l'altro l'imposta sui servizi digitali è già entrata in vigore ma il primo versamento da parte delle multinazionali interessate deve avvenire in queste settimane, quindi siamo proprio all'inizio dell'applicazione di questa normativa che è unilaterale ma è largamente ricalcata sul modello europeo (infatti il legislatore italiano ha detto che quando la direttiva entrerà in vigore l'Italia sarà già pronta). Le reazioni dunque sono state molteplici e davanti ad un apparente stallo sul piano nazionale si moltiplicano le iniziative unilaterali, che però lasciano abbastanza incerto il quadro. Si è detto per esempio che l'introduzione dell'imposta sui servizi digitali da parte dell'Italia avrebbe fatto in modo che molti operatori scappassero dall'Italia. Questo concludre il nostro quadro iniziale, la nostra panoramica che dovrà essere il nostro punto di riferimento costante nel corso delle lezioni perchè è un caso di studio al quale faremo riferimento per comprendere tutti gli elementi importanti del diritto tributario internazionale. Oggi iniziamo con uno di questi temi classici del diritto tributario internazionale, quello delle fattispecie con elementi di estraneità, rimanendo fedeli al nostro metodo di lavoro. Partiamo dal caso concreto e da lì proviamo a farci un'idea di cosa stiamo trattando. Partiamo nuovamente dal nostro caso di studio e in queste due slide (regole tradizionali del DTI vs sfide dell'economia digitale e seguenti) il Professore ha riportato alcuni brani dell'Ocse relativi al progetto Beps: Ocse è l'organizzazione per lo sviluppo economico, è un'organizzazione internazionale dove siedono molti degli stati c.d. evoluti da un punto di vista economico, organizzazione che da più di sessanta anni si occupa della crescita economica finanziaria a livello globale, dedica molta attenzione al tema della fiscalità. Il progetto BEPS (Base erosion and profit shifting) è il progetto attraverso il quale l'Ocse non da sola ma insieme ad altri stati in via di sviluppo ha elaborato delle linee guida per provare a portare gli stati e la comunità internazionale nel suo complesso ad adottare delle norme uniformi per combattere il fenomeno dell'evasione e di elusione fiscale. Il progetto BEPS è durato dal 2013 a 2015 ed era partito con una serie di documenti che individuavano i problemi, quindici documenti che corrispondevano ad altrettante azioni ed ogni azione si occupava di un certo tema ritenuto problematico. Al termine del lavoro della prima fase del BEPS nel 2015 è stato pubblicato il final report che ha avuto ad oggetto ciascuna delle azioni, indicando la posizione conclusiva di questa prima parte del lavoro dell'Ocse relativamente a ciascuna delle azioni previste. Questa prima slide (regole tradizionali del DTI vs sfide dell'economia digitale) riguarda proprio il final report dell'action one , dell'azione uno che è quella che aveva riguardo alla tematica della tassazione dell'economia digitale. Questo passaggio che vi ho tratto da questo documento è interessante perchè introduce una serie di concetti classici del diritto tributario in un'ottica problematica, cioè nell'ottica di crisi e necessità di ripensamento di questi temi alla luce della evoluzione dell'economia digitale. Giuridicamete che cosa è questo final report? E' una fonte del diritto? Questo è uno dei grandi temi che ha accompagnato i lavori del BEPS poichè erano pensati originariamente come delle forme di soft law , di diritto non codificato, di raccomandazione rivolte agli stati senza un valore vincolante, però sono molto citati e quindi assuomono una autorevolezza che spesso neanche le fonti formali hanno. Che efficacia giuridica hanno questi documenti? Ci torneremo. La frase iniziale di questo brano dice che l'esplosione dell'economia digitale pone delle sfide per la tassazione internazionale; qui già si pone l'aspetto problematico di come coinciliare le novità dell'economia digitale con le regole esistenti. Questo brano ritorna sulle caratteristiche dell'economia digitale, per esempio l'uso dei dati personali, lo sviluppo di modelli di business multisides, cioè le piattaforme dove si mettono a disposizione free products, prodotti apparentemente gratis ma dove il valore è legato al soggetto che, accedendo a queste piattaforme, lascia i propri dati. E qui inizia la parte che ci interessa di più, ci dice infatti alla quinta riga la difficoltà di determinare la giurisdizione nella quale si verifica creazione del valore; in questi moelli di business dematerializzati è difficile individare dove si colloca la creazione del valore e quindi dove si deve collocae la potestà fiscale rispetto ai redditi che si generano da quella creazione del valore. Continua dicendo che questa situazione pone la questione fondamentale di come l'imprese dell'economia digitale creano il valore e quindi generano i loro profitti e di come l'economia digitale si rapporta con i concetti di fonte e residenza. Questo è il passaggio fondamentale del diritto tributario internazionale, poichè si evoca il concetto di residenza e di fonte. Due concetti sui quali il diritto tributario è nato, si è sviluppato, dei capi saldi che oggi invece sono oggetto di ripensamento alla luce di un contesto completamente diverso. L'altro brano lo troviamo nella slide numero 3 (action 1- address the tax challenges of the digital economy), tratto non dal final report ma dal rapporto iniziale dell'azione 1 del 2013 che introduceva i problemi, che sarebbero stato oggetto di discussione dal BEPS; la tematica è la stessa, l'obiettivo che ci si poneva nell'action one era identificare le principali difficoltà che l'economia digitale pone per l'applicazione delle norme fiscali esistenti e poi si dice che i temi da esaminare includono la possibilità di una società di avere una significativa presenza digitale nell'economia di un altro paese senza essere assoggettata ad imposizione a causa della mancanza di un collegamento rilevante secondo le norme di diritto internazionale vigenti. Ecco la tematica, cioè come faccio a ritenere che uno stato possa assoggettare il reddito di un'impresa digitale ad imposizione se le regole tradizionali in vigore del diritto tributario internazionale non si applicano in modo semplice a questa situazione. Qui si identifica il problema di dove collocare la potestà tributaria rispetto a fattispecie che con i concetti tradizionali di fonte e di residenza sembrano non stare bene. Questi due brani sono significativi perchè mostrano con chiarezza il problema ma mettono in evidenza una insicurezza, il problema lo abbiamo individuato ma il tema è come si fa a regolamentarlo perchè quelle regole tradizionali sulle quali il diritto tributario internazionale si è appoggiato per anni non sembrano più efficienti. C'è un disallineamento tra la situazione di fatto da regolamentare e le regole applicabili che ha consentito alle multinazionali digitali di ottenere vantaggi fiscali enormi che oggi deve essere risolta. Alla luce di questa fotografia torniamo al nostro schema , dobbiamo conoscerlo a memoria poichè partiremo da qui. Slide caso google: abbiamo una società americana Google inc. che ha compiuto le attività di ricerca e sviluppo, che ha generato l'algoritmo che rende il motore di ricerca veloce e completo, è la società che sta negli Stati Uniti da cui l'intero business è reso possibile. Poi abbiamo Google Irlanda holdings che è incorporata in Irlanda ma con sede di amministrazione alle Bermuda che ottiene in licenza l'utilizzo pagando una royalty e collocandosi in un paradiso fiscale dal punto di vista della tassazione dei redditi. Questa Google Irlanda ha pochissimi dipedenti poichè di fatto non svolgeva nessuna attività industriale in senso stretto, si limitava a prendere la licenza e poi a darlo in liceza al livello sottostante rappresentato dall'Olanda, che prende a sua volta in sub licenza e paga una royalty e cede in sub licenza a google Irlanda che è molto diversa da Google Irlanda holdings poichè Google Irlanda limited è una realtà industriale vera e propria, ha tanti dipendenti, investe in ricerca e sviluppo quindi è società che ha una sua struttura, che giustifica l'attività che compie che è l'attività di organizzare e gestire i motori di ricerca di Google nei vari paesi. Ultimo step la Francia, dove abbiamo una società locale che si limita a procacciare soggetti che vogliono fare pubblicità sul sito di Google, questi soggetti pagano il contratto a Google Irlanda la quale a sua volta riconoscerà un compenso per questa attibità alla società francese. Così riassunto il nostro caso di studio , secondo noi in questo schema dove sono gli elementi di peculiarità? Dove è che c'è qualcosa che non torna? Pietro dice che la cosa strana è la società olandese nel mezzo alle due irlandesi. Cosimo dice che è strana la struttura ibrida della prima società irlandese con sede dell'aministrazione alle Bermuda e l'accordo bilaterale tra Irlanda e Olanda al fine di non pagare le imposte. Se noi fossimo stati dei consulenti legali di Google Inc e questo ci avesse detto di voler fare il sito in Francia, quale cosa avremmo consigliato? Matteo dice che la cosa che lascia perplessi dal punto di vista giuridico è lo schema a catena, cioè questa cessione di diritti che permettono qualcosa che sarebbe stato molto semplice....(problemi di audio). Il Professore dice che la cosa più semplice che Google Inc creava il suo sito in Francia, pagato dall'operatore che voleva mettere la pubblicità sul sito francese e assoggettava ad imposizione negli Stati Uniti questo reddito. Il problema lo abbiamo visto la scorsa volta perchè questo avrebbe comportato di tassare tutto questo reddito in un sistema fiscale oneroso per le imprese e quindi la prima cartteristica è che qui abbiamo uno spezzettamento di una operazione abbastanza semplice in tanti passaggi poco necessari dal punto di vista economico con un obiettivo fiscale. L'altro profilo che emerge da questa situazione è la pluralità degli stati coinvolti perchè nello schema semplice di prima sarebbero stati coinvolti al massimo due stati, cioè Stati Uniti e Francia; qui invece abbiamo una catena di stati coinvolti, quindi l'intervento di più giurisidizioni. Questi due elementi che emergono con grande evidenza in questo caso di studio ci consentono di introdurre uno dei temi classici del diritto tributario internazionale, cioè quale è l'oggetto del diritto tributario internazionale? Quando all'esame vi chiederò quale è l'oggetto del diritto tributario internazionale, la risposta dovrà essere: tenendo presente questo schema, l'oggetto sono le fattispecie con elementi di estraneità, cioè quelle fattispecie che come nel caso Google vengono a coinvolgere una pluralità di ordinamenti statali diversi nello svolgimento di una operazione economica. Primo profilo del diritto tributario internazionale, cioè l'essere questa materia relativa non a fattispecie riferite ad un solo ordinamento ma che hanno collegamenti con più ordinamenti ( fattispecie con elementi di estraneità). Nella visione tradizionale del fenomeno del diritto tributario internazionale, prima della esplosione dell'economia digitale, la regola erano le fattispecie interne e l'eccezione le fattispecie con elementi di estraneità perchè l'economia era diversa; ora più che mai con questi modelli di business dematerializzati, come quelli dell'economia digitale, il rapporto di forza si è ribaltato , cioè la regola sono le fattispecie con elementi di estraneità (qualche tipo di collegamento con altri stati c'è sempre, esempio Amazon, società in Lussemburgo). Nel caso Google abbiamo una pluralità di collegamenti della fattispecie con una serie di ordinamenti: Stati Uniti dove è stato sviluppato l'algoritmo, l'Irlanda e l'Olanda. Qui si tocca con mano che siamo in presenza di una fattispecie che si collega con una pluralità di ordinamenti diversi. La peculiarità del diritto tributario internazionale sta proprio in questo, cioè nel suo oggetto: il diritto tributario internazionale ha ad oggetto le fattispecie con elementi di estraneità, a prescindere dalle norme che sono chiamate a regolamentare queste fattispecie, che per ironia potrebbero anche essere tutte norme interne. Nel TUIR ci sono una serie di norme che si è dato in modo autonomo il legislatore italiano che regolamentano fattispecie che trovano il loro collegamento anche al di fuori del nostro territorio, quindi sono norme interne che però si applicano a fattispecie con elementi di estraneità. Queste norme interne sono norme di diritto tributario internazionale perchè questo può essere anche fatto solo da norme interne, quello che conta è l'estraneità della fattispecie, quindi conta l'elemento oggettivo. Poi è vero che nella maggior parte dei casi la fattispecie con elementi di estraneità sarà regolamentata da norme estranee all'ordinamento ma questo è indifferente; quello che conta è la fattispecie in sè, non conta l'internazionalità della disciplina che si applica a quella fattispecie. Torniamo ancora al caso Google, qui c'è una fattispecie con elementi di estraneità perchè vi sono più ordinamenti ma che trova la sua disciplina concreta in fonti di tipo diverso: gli Stati Uniti assoggetteranno ad imposizione secondo le proprie regole interne il reddito di Google Inc che è dato dai dividendi, Google Irlanda applicherà le proprie regole interne in tema di residenza e quindi riterrà che questa società è fiscalmente residente nelle Bermuda, Google Francia farà la stessa cosa. Quindi una parte della disciplina fiscale di questa fattispecie trova la sua fonte in norme interne ad un singolo stato ma poi ce ne è una parte che riguarda norme internazionali: pensiamo Google Irlanda nel passaggio attraverso Google Olanda, si avrà l'applicazione di norme internazionali (es. convenzione contro la doppia imposizione). Nell'esempio Google, chiara fattispecie con elementi di estraneità, convivono sia fonti interne al singolo ordinamento sia fonti internazionali. Domanda di Sara: agli Stati Uniti che si oppongono a queste web tax, alla loro amministrazione finanziaria va bene che i redditi arrivino alle Bermuda? Perchè negli Stati Uniti arriva poco. Risposta: Gli Stati Uniti tendono a difendere le proprie imprese ovunque esse si trovino, è una scelta politica anche se non se ne ha un vantaggio economico. Infatti con la riforma Trump del 2017 erano state introdotte una serie di misure volte a consentire il ritorno di questi capitali sparsi per il mondo e quindi la tassazione negli Stati Uniti ma con un vantaggio fiscale: chi rientrava negli Stati Uniti lo faceva avendo la certezza di pagare poco o niente. Anche qui difesa delle aziende americane. Slide "L'oggetto del DTI: le fattispecie con elementi di estraneità" Le fattispecie con elementi di estraneità sono fattispecie che sono problematiche per tutti gli operatori che si collocano nell'ambito del dti e questi problemi sono diventati esplosivi negli ultimi anni perchè in passato i casi di fattispecie con elementi di estraneità erano pochi quindi anche il loro peso nelle scelte dei sistemi fiscali dei vari paesi era un peso relativo. Oggi invece con l'avvento dell'economia digitale il panorama è cambiato, le fattispecie con elementi di estraneità sono la regola e quindi regolamentare queste fattispecie è diventato sempre più importante per tutti i soggetti. Esempio, poniamoci nell'ottica degli stati: è chiaro che se una fattispecie è tutta interna al territorio di uno stato, quello stato sa bene che nessun altro stato potrà vantare una pretesa su quella stessa fattispecie. Se invece siamo in presenza di una fattispecie con elementi di estraneità (connessione con almeno due ordinamenti) vuol dire che ci sarà la tendenza di ciascuno degli stati coinvolti a voler attrarre quella fattispecie sotto le proprie norme fiscali per poter avere il relativo gettito. Questo comporta che rispetto ad una fattispecie con elementi di estraneità si abbia il rischio di concorrente pretesa fiscale da parte di più stati e quindi il fenomeno della doppia o plurima imposizione. Quindi le fattispecie con elementi di estraneità pongono il tema dell'esercizio della potestà impositiva da parte dei vari stati che in qualche modo sono collegati a quella fattispecie. Dall'altra parte, dal punto di vista delle imprese in particolare le multinazionali, è ovvio che le fattispecie con elementi di estraneità possono costituire ad un tempo una grande opportunità ma anche un grande svantaggio: svantaggio per quelle imprese il cui business non può essere facilmente spostato. Se io sono un'impresa italiana che per avere il costo della mano d'opera più basso vado in Romania, è chiaro che sono in presenza di una fattispecie con elementi di estraneità e il rischio è quello della doppia imposizione, rischio che l'imprenditore italiano ha difficoltà a risolvere perchè il mio business non si può facilmente spostare (devo vendere gli immobili, licenziare i dipendenti ecc, costi non sostenibili). Quindi per gli operatori che si occupano di un business tradizionale il tema delle fattispecie con elementi di estraneità è il tema della doppia imposizione, è un rischio che mi porto dietro quando ho un business transnazionale: ricordiamo le tabelline che abbiamo visto la scorsa settimana con il tax rate medio a livello dell'Unione Europea tra le imprese tradizionali e le imprese della nuova economia, c'è una differenza in più tra quelle imprese che svolgevano il lavoro solo a livello di un solo stato e quelle a livello transnazionale perchè... (non si sente). Per le multinazionali digitali il cui business è immateriale e quindi può essere spostato da un ordinamento ad un altro senza fatica e senza spese, è ovvio che le fattispecie con elementi di estraneità diventano un'opportunità perchè ho la possibilità di collocare una parte della mia attività di impresa in ordinamenti dove non c'è tassazione e quindi dove non solo non vi è la doppia imposizione ma ottengo anche un vantaggio fiscale. Mentre la doppia imposizione è sempre stata la tematica principale del diritto tributario internazionale tradizionale, oggi le problematiche del dti dell'economia digitale ruotano prevalentemente attorno al tema della non doppia imposizione. Concentriamoci sulla possibilità che le multinazionali digitali di scegliere dove collocare pezzetti del proprio business in funzione del vantaggio fiscale che ne possono derivare. Torniamo al caso Google: nell'esempio che abbiamo fatto abbiamo detto che la Francia, anello terminale della catena, è uno stato nel quale gli effetti del business di Google si vedono maggiormente perchè in Francia abbiamo il sito locale, quindi accessibile e comprensibile agli utenti francesi, abbiamo imprese che pagano Google per poter farsi pubblicità; nonostante questo in Francia vengono assoggettati ad imposizione pochi ricavi. Dunque cosa impedisce alla Francia di introdurre una legge fiscale attraverso la quale si assoggettino a imposizione tutti gli utili che Google ottiene attraverso il sito francese? Questa domanda ci consente di introdurre l'argomento riguardante la potestà impositiva ultraterritoriale, cioè una volta che abbiamo visto che oggetto del dti sono le fattispecie con elementi di estraneità, si tratta di capire se esistano allo stato attuale per il dti dei limiti per uno stato nell'assoggettare alle proprie regole fiscali le fattispecie con elementi di estraneità ( esempio Google Francia). Tema fondamentale della nostra materia, che si comprende soltanto se si colloca anche in un'ottica di evoluzione temporale perchè in una fase originaria del diritto tributario prevaleva la concezione del tributo come manifestazione del potere sovrano dello stato; in questa concezione originaria il tributo si applica perchè il sovrano decide di applicarlo, quindi non c'è bisogno di una giustificazione. In questo contesto è chiaro che lo stato, rappresentato dal sovrano, è libero di assoggettare le proprie leggi anche a fattispecie estranee, non c'è bisogno che questa manifesti un qualche tipo di collegamento con l'ordinamento. Il problema sarà poi come attuare la norma tributaria, ma non ci sono dei limiti imposti al sovrano, piena libertà dello stato. Il discorso è cambiato con i sistemi costituzionali moderni quando il tributo ha cambiato la sua giustificazione, quindi non è più tributo come espressione della sovranità ma tributo come strumento per ripartire le spese pubbliche tra i consociati: questo vuol dire che tra la norma che istituisce quel tributo e la fattispecie a cui quel tributo si applica deve sussistere un legame. Si supera la concezione tradizionale e si afferma il principio per cui le norme tributarie di uno stato si applicano soltanto a quelle fattispecie che hanno un collegamento con l'ordinamento. Questo profilo è rafforzato dal principio di capacità contributiva quando nella Costituzione italiana si dice che il pagamento delle imposte è giustificato dalla capacità contributiva si sta affermando proprio il principio che tra fattispecie e norma dello stato che si vuole applicare a quella fattispecie deve esserci un collegamento. Questo lo si comprende guardando la funzione solidaristica del tributo: siccome il tributo è manifestazione di solidarietà (art.2) è chiaro che a quel tributo saranno assoggettati i soggetti oppure le situazioni di fatto che partecipano di quella struttura sociale entro la quale si esprime il principio di solidarietà. Quandi ci ponevamo la domanda sulla Francia, può farlo? Sì, se sussiste un collegamento di quella fattispecie con l'ordinamento francese. Quindi il tema si sposta su quali sono i criteri di collegamento che possono giustificare l'applicazione delle norme tributarie del singolo stato ad una certa fattispecie. Dire che le norme fiscali di uno stato si applicano ad una fattispecie che deve avere un certo tipo di collegamento con l'ordinamento dello stato è dire tutto ma anche dire niente perchè chi è che decide questi criteri di collegamento? Non si sa se è il singolo stato a deciderli oppure se il dti allo stato attuale ponga dei limiti nella individuazione dei criteri di collegamento rilevanti. Su questo tema si torna a quello che abbiamo accennato all'inizio, in particolare ai concetti di fonte e di residenza del brano del BEPS perchè sono questi i concetti tradizionali che sono in discussione e che consentono di delimitare l'esercizio della potestà fiscale da parte di uno stato su una fattispecie con elementi di estraneità. Per quanto riguarda i criteri di collegamento bisogna fare una precisazione storica perchè questo tema ha subito una serie di evoluzioni nel corso del tempo in concomitanza con l'evoluzione economica: in una prima fase il criterio di collegamento rilevante era dato dal principio di territorialità, per cui di regola uno stato era libero di esercitare la propria potestà fiscale su quelle fattispecie che si collocassero all'interno del proprio territorio. Si giustificava in un'economia poco mobile. Il principio di territorialità così inteso è entrato in crisi a partire dagli anni 60 del secolo scorso con l'avvento della globalizzazione, quando l'economia diventa più mobile. Si inizia dunque ad introdurre dei criteri di collegamento di tipo soggettivo, cioè che prescindono dal territorio e che si collegano al soggetto, cioè dove il soggetto svolge quella attività (principio dell'economic allegiance). Prima dunque vi era il criterio di territoralità, cioè dove si colloca la fonte, adesso invece ci sono i criteri di tipo soggettivo che sono essenzialmente due: 1) residenza, guarda al dato sostanziale, dove si trova l'individuo o l'impresa; 2) cittadinanza, criterio soggettivo a cui fanno riferimento pochi stati (es. Stati Uniti, il cittadino ovunque risieda nel mondo deve pagare le imposte agli Stati Uniti in quanto cittadino, hanno l'idea che il proprio cittadino deve essere difeso in qualsiasi stato si trovi). Storicamente abbiamo l'emersione delle due grande fattispecie della fonte e della residenza. In realtà questa dicotomia tra residenza e fonte negli ordinamenti attuali non è più vera e propria perchè non si hanno più stati che si basano esclusivamente sulla residenza o sulla fonte ma si ha una sorta di unione tra questi due criteri che deriva dall'esigenza del singolo stato di estendere il più possibile l'ambito di applicazione delle proprie norme fiscali: per cui le norme fiscali si applicheranno al residente sui redditi ovunque prodotti, al non residente per i redditi aventi la fonte nel territorio dello stato. Quindi fonte e residenza tendono a convivere perchè in questo modo al singolo stato conviene. Questo assetto, che a tanti è parso un approdo definitivo del dti, è in realtà poi entrato in crisi per due ragioni: 1) dematerializzazione della ricchezza, profilo che mette in crisi l'assetto tradizionale perchè la ricchezza, in particolar modo nei redditi di capitale, nel momento in cui può essere spostata sia in modo fisico che in modo telematico, tende ad essere collocata in quegli ordinamenti dove la tassazione è più bassa. Questo non accade per il reddito di lavoro dipendente o il reddito fondiario perchè non li posso spostare. 2) avvento dell'economia digitale, il carattere fondamentale dell'economia digitale è che ha ad oggetto beni che il più delle volte non sono beni tangibili, sono beni immateriali e transazioni nelle quali non corre denaro. Questa situazione rende difficile individuare dove si colloca il soggetto che produce la ricchezza e quindi quali norme applicare. Tornando al caso Google, dove stanno i soggetti? Dove è la fonte della ricchezza? Quale è lo stato che avrebbe diritto ad assoggettare ad imposizione i redditi? Pietro dice gli Stati Uniti perchè lì è stato sviluppato l'algoritmo, Francesco la Francia. Precisazione del Professore perchè in realtà la società francese si limita soltanto a procacciare i clienti, chi gestisce il sito è la società irlandese Google Irlanda limited. Il grosso che rappresenta la ricchezza di queste multinazionali non sta nelle pubblicità ma nei dati, che possono essere grezzi o profilati (già elaborato e contiene indicazione sulle preferenze del soggetto). Perchè la Francia quindi non introduce delle norme? Perchè siamo di fronte ad un fenomeno che non si sa bene dove si colleghi, dove sia il collegamento rilevante, quello dal quale deriva il grosso dei redditi che poi devono essere assoggettati ad imposizione e questo crea un problema rispetto ai criteri tradizionali di residenza e fonte.
[Rivista Internazionale Di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie Vol. 61 Iss. 242] - Le Mouvement Social. La Vie Chère, Les Taxes de Consommation Et Leur Incidence (Il Caro Vivere, Le Tasse Di Consumo e Le Materi (1913) [10 - Libgen.li