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DIRITTO TRIBUTARIO e COSTITUZIONE

La costituzione contiene due princìpi fondamentali in materia tributaria, che


sono:
- il principio di legalità dei tributi,
- il principio della progressività del sistema tributario.

Il principio di legalità dei tributi


è stabilito dall'articolo 23 della costituzione, secondo il quale "nessuna
prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla
legge". Il principio di legalità significa che l'istituzione di un'entrata tributaria, e
la sua concreta applicazione, è consentita allo Stato solo in base alla legge, cioè
in base ad un atto approvato dal parlamento: che può essere una legge formale
vera e propria (approvata secondo la normale procedura di cui all'articolo 72
della costituzione) oppure può essere un atto con valore di legge, come sono i
decreti delegati (articolo 76 costituzione) ed i decreti legge (articolo 77 cost.).
Il principio di legalità si ricollega ad una caratteristica essenziale del moderno
Stato di diritto, nel quale l'attività della pubblica amministrazione, ed in
particolare l'attività impositiva (cioè il potere di imporre tributi), deve essere
esercitata secondo norme di carattere generale, approvate da organi
rappresentativi della volontà popolare.

Il principio della progressività


è stabilito dall'articolo 53 della costituzione, in base al quale il sistema tributario
deve essere "informato a criteri di progressività". Ora, poiché un'imposta è
progressiva quando aumenta in modo più che proporzionale rispetto
all'incremento del reddito colpito, il principio costituzionale della progressività
significa che l'insieme delle imposte, e quindi il contributo complessivo dei
singoli cittadini alle spese pubbliche, deve aumentare in misura più che
proporzionale rispetto all'aumento della ricchezza posseduta. Il principio della
progressività costituisce un importante strumento di giustizia tributaria, e può
essere collegato al principio di uguaglianza effettiva tra i cittadini stabilito
nell'articolo 3, secondo comma, della costituzione.
E' chiaro, infatti, che lo Stato, facendo pagare le imposte con criteri progressivi,
e provvedendo con le entrate così riscosse a servizi di utilità generale, si adopera
attivamente contro le disuguaglianze, e, in particolare, tende a "rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale", che limitano di fatto la libertà e
l'uguaglianza dei cittadini. In pratica, il principio di progressività non risulta,
però, molto attuato in Italia, sia perché l'unica imposta progressiva rispetto al
reddito è l'IRPEF (mentre le altre imposte sono generalmente proporzionali), sia
perché in ogni caso non è sempre vero che "chi più ha più paga", soprattutto in
relazione al noto fenomeno dell'evasione fiscale.

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Nota
quando si tratta di tasse, o meglio, di leggi che
riguardano le tasse, il ministero delle finanze ed i
cittadini sono sullo stesso piano. Per la corte di
cassazione, di fronte alle norme tributarie,
contribuenti ed amministrazione finanziaria si
trovano su un piano di parità. L’amministrazione non
ha poteri discrezionali sulla terminazione delle
imposte dovute e la cosiddetta interpretazione
ministeriale delle regole, che si trova nelle
circolari e nelle risoluzioni, non vincola i
contribuenti e neppure i giudici e non costituisce
fonte di diritto. Proprio per questo, prosegue la
suprema corte, con la sentenza numero 14619/2000,
alle circolari del ministero non si estende il
controllo di legittimità esercitato dalla cassazione:
non sono infatti atti normativi, ma documenti interni
alla pubblica amministrazione, destinati ad
esercitare una funzione direttiva nei confronti degli
uffici, che dall’amministrazione finanziaria
dipendono. Incapaci, però, ad incidere sul rapporto
tributario.

IL MINISTERO DELLE FINANZE


e L'ANAGRAFE TRIBUTARIA

L'attività amministrativa in materia tributaria viene svolta da un complesso di


uffici e di organi, che fanno capo al ministero delle finanze e che nel loro
insieme costituiscono l'amministrazione finanziaria dello Stato (a volte chiamata
semplicemente "fisco").
Il ministero delle finanze provvede quindi alle entrate pubbliche (precisamente
alle entrate tributarie), e a tale scopo opera sia a livello centrale, cioè a Roma, e
sia a livello periferico.
Tra gli organi periferici del ministero ricordiamo le intendenze di finanza (che
operano sul piano provinciale), gli uffici distrettuali delle imposte dirette, gli
uffici provinciali IVA, i centri di servizio.
Questi ultimi operano nelle città più importanti, e svolgono compiti limitati alla
gestione delle dichiarazioni dei redditi.
Il ministero delle finanze, per i suoi compiti di accertamento delle imposte e di
controllo sulle dichiarazioni dei contribuenti, si avvale dell'anagrafe tributaria,
che è un particolare sistema di raccolta su scala nazionale di dati e notizie
riguardanti le attività economiche dei contribuenti stessi.
L'anagrafe tributaria, che si basa sull'impiego degli elaboratori elettronici, ha il
compito di raccogliere ed ordinare i dati e le notizie risultanti dalle dichiarazioni
presentate agli uffici dell'amministrazione finanziaria e dai relativi accertamenti,
nonché i dati e le notizie che possono comunque assumere rilevanza ai fini
tributari.
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I dati e le notizie possono essere segnalati all'anagrafe tributaria anche ad opera
dei comuni e servono per valutare la reale capacità contributiva dei soggetti
tenuti al pagamento delle imposte, costituendo in tal modo un importante
strumento di lotta all'evasione fiscale.
Tutti i contribuenti sono iscritti all'anagrafe tributaria e sono contraddistinti da
un numero di codice fiscale, che deve essere obbligatoriamente indicato in una
serie di atti previsti dalla legge (fatture, distinte di incasso, dichiarazione dei
redditi, atti notarili, ecc.)

LA GIUSTIZIA SOCIALE NEI TRIBUTI

Il carico tributario deve essere ripartito fra i contribuenti in modo da rispettare le


esigenze della giustizia sociale. Queste ultime trovano fondamento nella
costituzione, che stabilisce le regole fondamentali, alle quali si deve attenere lo
Stato, per quanto riguarda i tributi. Proviamo a fare un breve esame:

Solidarietà economica e sociale


Significa che essere cittadino impone ad ognuno "l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale": ciascuno di noi, in
sostanza, è tenuto al pagamento delle imposte, che diventano strumento per una
più giusta distribuzione del reddito, in vista del conseguimento del bene
comune.

Riserva di legge
Tasse ed imposte, cioè, possono essere decise ed applicate solo con una legge
dello Stato ed assolutamente mai in altri modi (quindi legge del parlamento o
decreto legge e decreto legislativo del governo).
Questa regola ha, quindi, lo scopo di assicurare la facoltà di imporre tributi
solamente agli organi che rappresentano la volontà popolare; volontà espressa
con elezioni libere pubbliche e democratiche.

Capacità contributiva
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva. (articolo 53 della costituzione).

E' chiaro che, per attuare questo programma, tutti i tributi dovranno essere
generali ed uniformi.

- generalità dei tributi: quindi tutti sono tenuti al pagamento delle imposte.
L'obbligo riguarda anche i cittadini stranieri residenti nel territorio dello
Stato o che in Italia esercitano una attività economica o professionale, oppure
vi possiedono delle proprietà. Alla regola della generalità sono ammesse
alcune eccezioni, per particolari ragioni di giustizia sociale o di politica

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economica (esempio la esenzione per i redditi dei fabbricati di nuova
costruzione o esenzioni per i contribuenti che hanno redditi minimi).

- uniformità dei tributi: il sacrificio tributario deve essere ripartito in maniera


giusta fra tutti. In altre parole, tutti devono pagare in relazione alle proprie
possibilità economiche. (articolo 3 della costituzione: "tutti i cittadini sono
uguali di fronte alla legge").

CLASSIFICAZIONE DEI TRIBUTI

Che cosa è la pressione tributaria?


è il rapporto fra l’ammontare dei tributi pagati dai contribuenti in un determinato
periodo di tempo (anno) e l’ammontare del reddito nazionale formatosi nel
medesimo periodo di tempo.

T (somma dei tributi)


P (pressione tributaria) = -----
R (reddito nazionale)

IL CONTRIBUTO
è un prelevamento coattivo (cioè obbligatorio) di ricchezza, al quale vengono
assoggettate determinate persone, che si avvantaggiano in modo particolare di
un’opera o di un servizio di pubblica utilità.
Pensiamo, ad esempio, alla costruzione di una strada, che è utile si per tutti, ma
particolarmente vantaggiosa per i proprietari di terreni confinanti, che possono
decidere di sfruttare la situazione, aprendo magari un ristorante o un bar o un
distributore di benzina sul loro fondo.
Fondamento del contributo è pertanto l’incremento di valore del bene per effetto
dell’opera pubblica.
Il “contributo” presenta i caratteri della tassa e dell’imposta: come la tassa, è
pagato in ragione di una utilità individuale e come l’imposta è coattivo (cioè
obbligatorio).
Un classico esempio può essere fornito dai contributi per le opere di
urbanizzazione, previsti dalla legge 10/1977, detta anche “legge Bucalossi”, a
carico di chi costruisce un fabbricato su un’area edificabile nell’abitato del
comune.

LA TASSA
è la controprestazione di un servizio reso dallo Stato o da un ente pubblico ad un
privato, dietro sua domanda (pensiamo, ad esempio, alla tassa scolastica). In
base alla natura del servizio prestato, le tasse si classificano così:
a) tasse amministrative

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sono quelle dovute per un servizio reso da un organo amministrativo e
riguardano tutti i diritti dei privati e quindi i diritti civili dell’anagrafe, i diritti
relativi alla vita intellettuale (certificati scolastici) ed i diritti relativi alla vita
economica (concessione di mercati);
b) tasse giudiziarie
quelle che si pagano per un servizio reso dagli organi di giustizia. Lo
svolgimento dei processi, infatti, comporta delle spese (indennità ai
testimoni, compensi dovuti per eventuali perizie, ecc,), che vengono pagate,
appunto, attraverso queste tasse.
c) tasse industriali
le tasse più importanti di questa categoria sono quelle sul marchio dei
metalli preziosi.

Riscossione delle tasse:


(a) In modo diretto
quando si va a versare direttamente in un ufficio, in questi due modi:
- riscossione diretta generale: quando colui che richiede un dato servizio
versa l’importo della tassa in una
tesoreria o in una ricevitoria, che rilascia
la quietanza,
- riscossione diretta specializzata: quando la tassa è pagata nello stesso
ufficio incaricato della prestazione del
servizio (ad esempio la tassa per la
verifica dei pesi);
(b) In modo indiretto
quando il pagamento della tassa viene effettuato in questi modi:
- usando la carta bollata; ed allora si dice che la tassa viene pagata in
modo indiretto ordinario,
- applicando marche da bollo; si dice che la tassa viene pagata in modo
indiretto straordinario,
- pagando all’ufficio del registro o presso altro ufficio governativo – si dice
allora che la tassa viene pagata in modo indiretto virtuale.

L’IMPOSTA
è un prelevamento coattivo (cioè obbligatorio) di ricchezza, effettuato dallo
Stato o da un ente pubblico, per far fronte a tutti i fini di interesse generale e la
principale distinzione (più oltre ne vedremo altre) è:

- imposte dirette, perché colpiscono la ricchezza esistente (per esempio


l’appartamento) o la ricchezza che si forma (ad esempio lo
stipendio),

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- imposte indirette, perché colpiscono la ricchezza di ognuno di noi nel
momento in cui la spendiamo (pensiamo, ad esempio,
all'acquisto di una bottiglia di liquori o delle sigarette o
della benzina).

Attenzione: non si deve confondere la tassa con l’imposta indiretta


(apparentemente potrebbero sembrare la stessa cosa). Mentre la
tassa è la controprestazione di un servizio pubblico (il comune ti
dice: se vuoi che ti dia il servizio immondizie, mi devi pagare una
tassa), l’imposta indiretta colpisce semplicemente il consumo
di un bene (acquisto una bottiglia di liquori e quindi un bene
per me e quindi pago l’imposta indiretta sui liquori).

Soggetto attivo dell’imposta è lo Stato od un ente pubblico (ad esempio il


comune) e soggetto passivo dell’imposta è “il contribuente”.
Oggetto dell’imposta è la ricchezza sulla quale viene applicata (e che si chiama
“materia imponibile”).
La percentuale di imposta applicata sulla materia imponibile si chiama
“aliquota”.
La “capacità contributiva” è la quantità di possibilità di pagare un tributo, che ha
un contribuente.
Le imposte, oltre che essere dirette ed indirette, come visto sopra, possono
essere classificate anche così:

- personali…..quando tengono conto delle condizioni familiari (IRPEF),


- reali……….quando non tengono conto delle condizioni familiari (bollo),
- generali……se colpiscono tutte le categorie di redditi,
- speciali…….se colpiscono solo certe categorie di reddito,
- proporzionali… quando l’aliquota è costante (IRPEG),
- progressive……quando sono più che proporzionali (IRPEF),
- regressive……. quando sono meno che proporzionali.

Ricordiamo che la costituzione, all’articolo 53, vuole che il sistema tributario


italiano sia improntato al criterio della progressività (dunque questa è la regola,
pur in presenza di inevitabili eccezioni), perché si ritiene che questo criterio
meglio serva per diminuire il più possibile le differenze sociali.

La progressività può essere:

- continua: se l’aliquota varia anche per minime variazioni dell’imponibile,


- per classi (o scaglioni), se l’aliquota aumenta con il passaggio da una
classe di redditi ad un’altra classe di redditi
superiore,
- per detrazioni, quando l’aliquota è costante, con detrazione, però, di una
somma fissa dall’imponibile (abbattimento alla base).
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I princìpi delle imposte sono i seguenti: giuridici, amministrativi ed economici.
Vediamoli meglio, uno ad uno:

1) princìpi giuridici: la generalità (l’imposta si applica a tutti) e l’uniformità


(ognuno deve pagare le imposte secondo la propria
capacità contributiva);
2) princìpi amministrativi: l’imposta va accertata da appositi organi dello
Stato, sulla base anche di specifica modulistica
compilata dai contribuenti;
3) princìpi economici: l’evasione, la rimozione, l’elisione, la traslazione; quindi:
- evasione: trattasi di comportamento illecito, che avviene in pratica
nascondendo l’imponibile, totalmente o parzialmente (ad
esempio il contrabbando);
- rimozione: consiste nell’eliminazione, da parte del contribuente, della
materia imponibile, attraverso una diminuzione della
produzione o del consumo dei beni colpiti;
- elisione: consiste nel procurarsi, mediante un accrescimento di attività,
un maggior reddito, col quale far fronte all’imposta;
- traslazione: avviene quando il contribuente, che ha avuto il prelievo
fiscale, trasferisce, modificando il prezzo del bene o del
servizio, l’onere economico su un altro soggetto (per
esempio, avviene dal commerciante al cliente). Il
commerciante, che è chiamato “percosso”, è il contribuente di
diritto, in quanto è con lui che lo Stato e l’ente pubblico
hanno un rapporto. Il cliente dell’esempio, chiamato “inciso”,
è quello sul quale ricade effettivamente il peso dell’imposta
ed è quindi il contribuente di fatto. I presupposti perché sia
possibile la traslazione sono: che vi sia un rapporto
economico tra i contribuenti, che il prezzo sia modificabile,
che l’oggetto dell’imposta sia un bene o un servizio destinato
allo scambio.

LE PIU’ IMPORTANTI IMPOSTE DIRETTE SONO:

IRPEF (vedasi pure la legge 80/2003)


imposta diretta sul reddito delle persone fisiche - cioè su ogni cittadino che è in
grado di pagare le imposte e che, appunto per questo viene chiamato
"contribuente". (il neonato è un cittadino, ma non è un contribuente).
E’ calcolata su tutti i redditi delle persone fisiche. Si paga presso le banche o gli
uffici postali, generalmente in due tempi: a maggio per il saldo dei redditi
dell’anno precedente ed il primo acconto dell’anno in corso; ed a novembre per
il secondo acconto dell’anno in corso.
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- è un’imposta personale, perché tiene conto della situazione familiare o
individuale del singolo (chi ha figli da mantenere, per esempio, pagherà
meno di chi non ha figli);
- è un’imposta progressiva, perché aumenta in modo più che proporzionale e
perciò l’aliquota (cioè la percentuale) è crescente (significa, in sostanza, che
uno più è ricco e più dovrebbe pagare). Ricordiamo, a questo proposito, che
la costituzione, all’articolo 53, recita testualmente: “… il sistema tributario è
informato a criteri di progressività…”

Come si calcola?
Si applica sul reddito complessivo netto del contribuente (cioè vuol dire su tutto
quello che possiede colui che paga).
Il reddito totale di una persona (cioè la sua ricchezza personale) è composto dai
seguenti elementi:
- redditi fondiari: terreni ed immobili – come ad esempio un prato o
l’appartamento o un garage,
- redditi di capitale: ad esempio: investimenti di somme di denaro,
- redditi di lavoro: subordinato od autonomo,
- redditi di impresa: (ad esempio un commerciante,
- redditi diversi: quindi quelli non compresi in questo elenco.

Quali sono gli “sconti” che la legge concede?


a) oneri deducibili
cioè quelli che si tolgono dalla ricchezza totale (tecnicamente definita:
“reddito imponibile”) e che abbiamo chiamato “sconti”, per maggiore facilità
di comprensione,
b) detrazioni
cioè quello che si toglie dall’imposta, dopo averla calcolata (seguendo una
serie di passaggi e di istruzioni), e qui proprio si vede il carattere personale
dell’imposta. Ricordiamo fra le più importanti detrazioni: i figli a carico – il
coniuge a carico – le spese sanitarie – gli interessi sui mutui per l’acquisto
della prima casa (fino ad un tetto massimo stabilito di anno in anno) – alcune
spese scolastiche – le spese funebri (anche queste fino ad un determinato
massimo) – le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni – i contributi
pensionistici volontari, eccetera.

Il catasto
tutte le proprietà fondiarie (terreni ed immobili) vengono registrate e catalogate
in appositi volumi, tenuti e conservati presso un pubblico ufficio, che si chiama:
“catasto”, con la funzione, quindi, sostanzialmente, di censimento e che
fornisce, pure, l’indicazione (chiamata rendita) per il pagamento delle imposte
previste.
Per quanto riguarda i terreni, Il “catasto” li registra con il nome del
proprietario, l’ubicazione e l’utilizzo del fondo. Se il terreno è coltivato, viene
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specificato il tipo di coltura praticata, oppure se è destinato a pascolo o se è un
terreno incolto. In base a tutti questi dati, il “catasto” assegna al terreno un
valore (che si chiama reddito catastale) e che deve poi essere moltiplicato per un
coefficiente di aggiornamento, stabilito dal ministero delle finanze. Il prodotto di
questa moltiplicazione è il reddito, che dovrà, poi, essere indicato nella apposita
dichiarazione annuale dei redditi dall’interessato. Tale reddito è di due tipi:
- dominicale, se chi è titolare non esercita attività agricola sul terreno,
- agrario, se il terreno è utilizzato da un’impresa agricola; in questo caso, il
valore assegnato dal “catasto”, moltiplicato per il coefficiente di
aggiornamento, si presume equivalga al reddito medio ordinario,
che l’imprenditore agricolo trae dal terreno.
Se il proprietario modifica la destinazione del terreno o ne cambia la
produttività, deve dichiararlo all’Ufficio delle Imposte, che provvede ad
assegnare al terreno una diversa classe e, di conseguenza, un diverso reddito
catastale.
Per quanto riguarda gli immobili, ai fini della tassazione, vengono suddivisi in
categorie di appartenenza, alle quali la legge fiscale attribuisce un coefficiente.
Moltiplicando il coefficiente per il valore catastale, si ottiene il reddito
dell’immobile. Il valore catastale non è uguale per tutti gli immobili e quindi più
la categoria è alta e più alta è l’imposta da pagare. Vediamo queste categorie,
che si chiamano anche “gruppi”:

Gruppo A
sono le unità immobiliari per uso abitazione, così suddivise:
- A1…..abitazioni signorili,
- A2…..abitazioni civili,
- A3…..abitazioni economiche,
- A4…..abitazioni popolari,
- A5…..abitazioni ultra popolari,
- A6…..abitazioni rurali,
- A7…..abitazioni in villini,
- A8…..abitazioni in ville,
- A9…..castelli e palazzi di interesse storico,
- A10….uffici e Studi privati,
- A11….abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi.

Gruppo B
sono le unità immobiliari per uso di alloggi collettivi, così catalogate:
- B1…..collegi, convitti, ospizi, seminari, caserme, conventi,
- B2…..case di cura ed ospedali,
- B3…..prigioni e riformatori,
- B4…..uffici pubblici,
- B5…..scuole e laboratori scientifici,
- B6…..biblioteche, pinacoteche, musei,
- B7…..cappelle ed oratori privati,
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- B8…..magazzini sotterranei per depositi di derrate.

Gruppo C
sono le unità immobiliari a destinazione commerciale e sono le seguenti;
- C1…..negozi e botteghe (ricordiamo che il negozio è il locale dove si
vendono merci, mentre la bottega è il locale dell’artigiano o
dell’artista – e quindi sono due concetti completamente diversi),
- C2…..magazzini e locali di deposito (diversi quindi da quelli di “B8”),
- C3…..laboratori,
- C4…..fabbricati per attività sportive,
- C5…..stabilimenti balneari,
- C6…..stalle, scuderie, autorimesse,
- C7…..tettoie chiuse ed aperte.

Gruppo D
sono gli immobili a destinazione speciale, categoria in cui rientrano tutti i
fabbricati destinati a particolari esigenze produttive e sono da “D1” a “D9”.

Gruppo E
gli immobili a destinazione particolare, che non rientrano in nessuna delle
categorie elencate, sono radunati nel gruppo E, poi suddivisi anch’essi in nove
sottogruppi.

Ufficio tavolare
nelle province autonome di Trento e di Bolzano esiste, oltre al “catasto”, anche
un altro ufficio pubblico, che si chiama: “tavolare”, che non solo prende nota di
tutti i nuovi atti (rogiti notarili, accensioni ipotecarie, litispendenze, eccetera),
come fa il “catasto”, ma che tiene pure in memoria l’elenco cronologico
completo di tutti i precedenti proprietari.
Dal “tavolare”, che è quindi uno specchio aperto dell’immobile, si può quindi
anche vedere se su un bene gravano fallimenti, processi, sequestri, servitù,
ipoteche, eccetera. Nelle zone ove esiste il “tavolare” si acquista la certezza
della proprietà di un bene non quando si esce dallo studio del notaio, ma dal
momento in cui il contratto (rogito) viene registrato, appunto, al prefetto ufficio
tavolate.
Quindi, l’effetto costitutivo (cioè creativo) e la validità “erga omnes”
(espressione che, nella lingua latina, significa appunto: verso tutti) dell’atto
decorre da quando è accordato e registrato nei volumi dell’ufficio tavolare.
La registrazione all’ufficio del “catasto”, invece, non ha effetto costitutivo ma
probatorio; prova, cioè, che esiste un atto, che, comunque ha validità,
indipendentemente dalla registrazione. Ecco quindi la sostanziale differenza fra
“catasto” e “tavolare”.

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IRES
è la nuova imposta sul reddito delle società, che sostituisce la vecchia IRPEG
(imposta sul reddito delle persone giuridiche) con decorrenza dal primo gennaio
2004. L’IRES si inserisce nel “Testo unico delle imposte sui redditi” (in sigla:
“TUIR”, ovvero il Dpr 917 del 22/12/1986) così come modificato da un
apposito decreto legislativo del 2003. La riforma del prelievo sulle imprese
costituisce l’attuazione di una parte della delega per la riforma del Fisco messa
in cantiere dal Governo. La delega, presentata a fine 2001 e divenuta legge nel
marzo del 2003 (legge 80/2003) contiene le linee di intervento per rinnovare il
sistema fiscale. E l’Ires, appunto, rappresenta l’attuazione di quanto contenuto
nell’articolo 4 della legge delega. Dal 2004 l’aliquota per il prelievo sulle
imprese scenderà al 33%. La base imponibile continua a fondarsi sull’utile
dichiarato nel conto economico, con alcuni correttivi (avranno, per esempio,
peso nell’importo da tassare anche le nuove norme contro l’indebitamento
eccessivo – la cosiddetta “thin capitalization”). Inoltre, diventano irrilevanti i
guadagni o le perdite di valore delle partecipazioni, grazie all’introduzione,
anche in Italia, della “participation exemption”. Scompare il meccanismo del
credito di imposta riconosciuto oggi a chi percepisce dividendi. Questi verranno
tassati sul 5% del loro ammontare, se incassati da una società, o sul 40%, se
incassati da una persona e derivanti da una partecipazione qualificata. Come si
paga? per regolare le imposte, si potranno scegliere una serie di nuovi regimi
opzionali e precisamente:
- Il consolidato nazionale, in base al quale le società di un gruppo possono
arrivare a determinare un solo imponibile, facendo la somma algebrica di
quanto dovuto da ogni singola società;
- Il consolidato mondiale, che offre la stessa opportunità anche per le società
del gruppo che non sono residenti in Italia;
- La trasparenza, che sarà possibile anche per le Srl e le Spa, con un
meccanismo analogo a quanto viene oggi richiesto alle società di persone,
nelle quali l’utile viene trasferito ai soci e tassato nelle rispettive
dichiarazioni.

LE PIU’ IMPORTANTI IMPOSTE INDIRETTE SONO:

I.V.A.
(imposta sul valore aggiunto)
è dovuta da tutti coloro che trasferiscono beni e servizi. Si paga in banca
mensilmente o trimestralmente, a seconda del regime IVA che viene adottato;
inoltre, a marzo si compila la dichiarazione IVA relativa all’anno precedente e si
paga un eventuale saldo.

Caratteristiche:
- è un’imposta generale sui consumi,
- è proporzionale (si fissa, cioè, una aliquota per ogni tipo di bene che si vuole
tassare e per quel bene l’aliquota rimane fissa ed unica),

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- è neutra (vuol dire, cioè, che grava sul prezzo finale, indipendentemente dal
numero dei passaggi che intervengono nella produzione).

L’imposta colpisce:
- la cessione di beni effettuati nell’esercizio di una impresa (il commerciante,
ad esempio),
- le prestazioni di servizi (ad esempio i trasporti),
- le importazioni e le esportazioni,
- l’esercizio di arti e professioni.

Casi di esenzioni:
- cessioni di beni fra privati (che non siano quindi commercianti),
- quando un privato vende ad un commerciante,
- se un commerciante (ricordiamo che il commerciante si chiama anche più
tecnicamente “imprenditore”) vende beni suoi personali e non quelli che ha
in negozio (non si usa l’espressione “bottega”, che si riferisce all’artigiano e
che comunque è dialettale ed in disuso nel parlare comune),
- l’autoconsumo (il salumiere, ad esempio, che porta a casa salumi per le
necessità sue e della famiglia),
- le cessioni gratuite di beni ad enti pubblici, ospedali, orfanotrofi, ecc.,
- le prestazioni rese da scuole riconosciute.

A vende a B per lire 5.000 + 12 % di IVA, per un totale quindi di lire 5.600. A
paga al Fisco lire 600.
B vende a C per lire 7.000 + 12 % di IVA e quindi per un totale di lire 7.840 (le
2.000 in più di prima sono il valore aggiunto in questo passaggio). B versa al
Fisco lire 240 (cioè la differenza fra 840 e le 500 già pagate prima. E così via.

Nota: Dal primo gennaio 2001 entra in vigore


l’estensione a non vedenti e non udenti
dell’aliquota agevolata del 4 % per l’acquisto di
autovetture; ciechi e sordomuti, quindi,
potranno, inoltre, avvalersi, a partire
dall’1/1/2001, dell’esenzione permanente dal
pagamento della tassa automobilistica, se
sussistono i requisiti per l’agevolazione
IVA.

IMPOSTA SUI TABACCHI

IMPOSTA SULLE LOTTERIE NAZIONALI

IMPOSTA DI FABBRICAZIONE
è dovuta da chi produce determinati prodotti industriali al momento della loro
fabbricazione, e quindi prima della messa in vendita. Si paga presso l’intendenza
di finanza.

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IMPOSTA SULLE SUCCESSIONI E DONAZIONI
l’articolo 13 comma 1 del titolo VI del disegno di legge, approvato dal consiglio
dei ministri il 28/6/2001, dispone che l’imposta sulle successioni e donazioni è
soppressa. L’imposta viene soppressa indipendentemente dal valore e dal grado
di parentela tra il defunto ed i beneficiari ed anche le donazioni e le altre
liberalità non pagheranno più imposte se fatte nei confronti del coniuge, dei
figli, nipoti, cugini. Le donazioni e le altre liberalità tra vivi a favore di persone
che abbiano un rapporto di parentela oltre il quarto grado, rimangono
assoggettate ad imposta, se il valore della quota spettante a ciascun beneficiario
è superiore a 350 milioni. Questa quota sale ad 1 miliardo, in caso di donazioni
fatte a favore di portatori di handicap. La presentazione della dichiarazione di
successione deve comunque essere fatta entro sei mesi, qualora fra i beni caduti
in successione ci siano immobili o diritti reali ad essi correlati.
Tale dichiarazione eviterà agli eredi o legatari l’obbligo di presentare la
dichiarazione ai fini dell’imposta comunale sugli immobili (ICI); infatti
provvederanno gli stessi uffici fiscali ad inviare una copia della dichiarazione a
ciascun comune in cui sono situati gli immobili.
I trasferimenti immobiliari restano soggetti alle imposte ipotecarie (2%) e
catastali (1%), ad esclusione del caso di acquisizione di prima casa, poiché in
questo caso viene applicata una quota fissa di lire 500.000 e tale trattamento si
applica a tutti i beneficiari, anche se l’acquisizione della prima casa riguarda uno
solo di essi.
La nuova normativa è in vigore per le successioni aperte e per le donazioni
effettuate dopo la data del 25 ottobre 2001. Particolari disposizioni sono poi
previste per quote, azioni ed aziende. Se
- o con marche da bollo,
- o per conto corrente postale,
- o direttamente all’ufficio dove si deposita l’atto.

IMPOSTA SUI DAZI DOGANALI


nell’ambito della comunità economica europea non esistono più. Vediamo ora
alcune caratteristiche della “dogana”:
a) documenti necessari per il passaggio della frontiera:
- per i cittadini CEE in paesi della CEE, è sufficiente un documento di identità
(per gli Italiani la carta di identità), non scaduto e valido per l’espatrio,
- per i cittadini italiani in paesi non della CEE, viene richiesto il passaporto
non scaduto. Per il passaggio in Svizzera, Vaticano e San Marino, è
sufficiente la carta di identità;
b) viaggi da e per paese non appartenenti all’unione europea
- per gli oggetti ed i generi di consumo, non è previsto di regola alcun limite di
valore all’esportazione, salvo che per talune categorie di beni (ad esempio
alcool e tabacchi) per i quali l’esenzione è ammessa entro determinati
quantitativi,
- per quanto riguarda i beni culturali, il viaggiatore, se li esporta, dovrà munirsi
di apposita autorizzazione rilasciata dall’ufficio esportazioni della
sovrintendenza ai beni culturali. Per l’importazione, invece, il viaggiatore
deve esibire la fattura d’acquisto o la certificazione di origine del bene,
- per l’importazione di animali, occorre un certificato rilasciato dalle autorità
del paese di provenienza, in cui si dichiara la buona salute dell’animale. Per i
cani ed i gatti è obbligatoria la vaccinazione antirabbica. Per l’esportazione di
specie protette, è possibile solo dietro presentazione di un certificato che la
autorizza e questo in base alla apposita convenzione, in materia, di
Washington.
c) importazione ed esportazione di valuta
- la materia è in continua evoluzione e per gli aggiornamenti occorre rivolgersi
alla consulenza degli uffici estero delle banche.

Nota già dalla fine del 2001 si parla di riformare il fisco, che dovrebbe divenire, quindi,
secondo il seguente specchietto, salvo modifiche dell’ultima ora:
cinque aliquote la riforma fiscale prevede a regime, per quel che riguarda
lo Stato, solo cinque imposte: sul reddito, sul reddito delle
società, sul valore aggiunto, sui servizi, accisa;
la nuova imposta l’IRPEF lascerà il posto all’IRE, la nuova imposta sul
sul reddito reddito. Si applicherà non solo alle persone fisiche, ma
anche agli enti non commerciali. A regime le aliquote
saranno due: del 23% fino a 100.000 euro (circa 200
milioni) e del 33% oltre tale tetto. Le detrazioni fiscali
saranno trasformate in deduzioni e verrà fissato un livello
di reddito minimo non tassato, in funzione della cosi detta
soglia di povertà;

- 14 -
IRES e IRAP l’imposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG)
diventa un’imposta sulle società, con aliquota finale del
33%. Per l’IRAP è prevista la graduale eliminazione con
un intervento prioritario, che escluderà il costo del lavoro
dalla base imponibile;
rendite finanziarie si vuole arrivare all’aliquota unica del 12,5%, con
eccezione per i proventi che derivano da partecipazioni
qualificate (dividendi, utili e plusvalenze);
IVA e A-TAX l’IVA sarà riformata e saranno quindi semplificati gli
adempimenti e ridotte le forme di in detraibilità. Viene
previsto che l’1% possa essere utilizzato per finalità etiche
(e questo è il principio della A-TAX);
imposta sui servizi le imposte minori verranno raggruppate in un’unica
imposta sui servizi, che accorperà le attuali: imposta di
registro, imposte ipotecarie e catastali, di bollo, la tassa
sulle concessioni governative, quella sui contratti di borsa,
l’imposta sulle assicurazioni, imposta sugli
intrattenimenti;
accisa la riforma prevede il riordino dell’imposizione
sull’energia che sarà assimilata a quella di altri prodotti
(alcoli e spiriti) e coordinata con l’imposta sui servizi.

I BENI DELLO STATO

Demanio
carattere comune a tutti i beni del “demanio” pubblico è quello di essere idonei
all’immediata soddisfazione di un interesse pubblico.
L’elenco dei beni demaniali è contenuto nell’articolo. 822 del codice civile, al
quale ci rinvia, e che fa in sostanza questa distinzione:

demanio necessario
ad esempio io non posso comperarmi il mare adriatico. Per forza di cose,
cioè necessariamente, deve essere dello Stato.
Sono necessari, quindi, tutti quei beni che non possono appartenere ad altri
che allo Stato, perché soddisfano un interesse pubblico, del quale è titolare
solo lo Stato. Citiamo, fra i più importanti: i mari – le spiagge – i porti – i
fiumi – le opere destinate alla difesa nazionale.

demanio accidentale
ad esempio io posso avere una mia biblioteca personale e privata, ma anche lo
Stato può avere una sua biblioteca pubblica, se vuole, e quindi
accidentalmente. Sono accidentali, pertanto, quei beni che sono in grado di

- 15 -
soddisfare non solo l’interesse dello Stato, ma anche quello di un privato e
si dice allora che sono demaniali solo quelli che appartengono allo Stato.
Ricordiamo, ad esempio, le strade – i musei – le biblioteche – le
pinacoteche – gli archivi – gli immobili artistici, eccetera.

Caratteristiche dei beni del demanio:


- sono fuori commercio, cioè si dice anche che sono “inalienabili”,
- sono imprescrittibili e quindi è proibita l’usucapione,
- procurano entrate solo quando vengono date in concessione a privati, che
pagano una tassa (ad esempio un chiosco privato di giornali su un suolo
pubblico).

Patrimonio indisponibile
servono, come i beni del demanio pubblico, al conseguimento di fini pubblici,
ma non sono dalla legge assoggettati al regime dei beni demaniali: essi non sono
né inalienabili, né imprescrittibili, ma non possono essere sottratti alla loro
destinazione se non nei modi stabiliti dalla legge.
Vengono denominati beni patrimoniali indisponibili, nel senso che di essi, fin
tanto che dura tale destinazione, la pubblica amministrazione non può disporre
come vuole, appunto perché deve rispettare le esigenze del servizio che tali beni,
appunto, devono assolvere. Sono elencati nell’articolo 826 del codice civile e
nell’articolo 119 della costituzione. Ricordiamo che anche le regioni, le province
ed i comuni hanno un loro demanio ed un loro patrimonio; e sono:
- le foreste, le miniere, le cave e le torbiere,
- le cose d’interesse storico, archeologico, artistico, ritrovate nel sottosuolo,
- i beni costituenti la dotazione del Capo dello Stato (palazzi, ecc.),
- i beni per la difesa nazionale,
- gli edifici destinati a sedi di pubblici uffici, con i loro arredi e gli altri beni
destinati ad un pubblico servizio.
Ricordiamo che la legge 16/5/1970 n. 281 (“provvedimenti finanziari per
l’attuazione delle regioni a statuto ordinario”) ha disposto che le “foreste” fanno
parte del patrimonio indisponibile delle regioni, come pure le “cave e le
torbiere”, quando la disponibilità è piena (articolo 11) e non dei privati.

Patrimonio disponibile
sono beni non vincolati ad alcuna apposita legge e quindi liberi. Sono beni,
quindi, che si possono tranquillamente vendere ed usucapire. Questi beni sono
regolati dalle norme del codice civile sulla proprietà privata e lo Stato e gli enti
pubblici si comportano come un qualsiasi privato cittadino. Possono essere,
pertanto, appartamenti, edifici vari, terreni, mobili, titoli bancari, azioni di
società, eccetera.

I TRIBUTI DEGLI ENTI LOCALI

- 16 -
Regioni
le entrate delle regioni sono costituite, in base all’articolo 119 della costituzione,
da tributi propri delle regioni stesse, da quote di tributi erariali (cioè dello Stato)
e da contributi speciali.
I principali tributi propri delle regioni sono i seguenti:
- imposta regionale sulle concessioni statali (che colpisce le concessioni statali
per l’occupazione e l’uso di beni appartenenti allo Stato, ma situati nel
territorio della Regione (ad esempio l’imposta per l’uso di una spiaggia),
- tassa sulle concessioni regionali (esempio = su licenze di pesca e caccia),
- tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche,
- tassa di circolazione sugli autoveicoli (riscossa a cura dell’ACI).

Province
la finanza delle province ha un’importanza modesta rispetto a quella degli altri
enti locali, essendo abbastanza limitate le funzioni che esse svolgono (tali
funzioni riguardano, tra l’altro, la costruzione e la manutenzione delle strade
provinciali, l’approntamento dei locali per gli istituti tecnici ed i licei scientifici,
l’assistenza agli infermi di mente).

Per lo svolgimento delle loro funzioni, le Province possono contare sui


trasferimenti dello Stato, cioè su risorse appartenenti all’amministrazione statale,
che vengono appunto trasferite alle province per le loro necessità di spesa.
Sono previsti comunque anche alcuni tributi propri delle province, tra i quali si
possono ricordare:
- la tassa per l’occupazione di spazi ed aree appartenenti alla provincia,
- il contributo per la costruzione e l’occupazione di gallerie.

Comuni
la finanza comunale ha un’importanza molto maggiore di quella provinciale, dal
momento che i comuni svolgono sul piano locale numerose e rilevanti funzioni
amministrative.
Tali funzioni riguardano sia la pianificazione urbanistica del territorio e sia
diversi servizi pubblici di primaria importanza (disciplina del traffico, trasporti,
acquedotti, nettezza urbana, ecc.).

Le entrate dei comuni sono costituite, oltre che dai trasferimenti statali, anche da
una serie alquanto varia di tributi propri, tra i quali si possono citare i seguenti:

- ICI (imposta comunale sugli immobili), che è dovuta dal proprietario o


titolare di altro diritto reale su fabbricati, aree fabbricabili e terreni agricoli.
E’ previsto un acconto nel mese di giugno ed un saldo in dicembre. Il
versamento va effettuato al concessionario del servizio (di solito una banca)
o direttamente in posta,
- imposta comunale sulla pubblicità (targhe ed insegne),
- 17 -
- diritti sulle pubbliche affissioni (manifesti),
- tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (mercati),
- tassa sulle concessioni comunali (licenza di commercio),
- ICIAP (imposta comunale su imprese, arti e professioni). L’imposta è
calcolata in base al tipo di attività esercitata e per classi di superficie
utilizzata. I soggetti interessati devono presentare al comune una apposita
segnalazione e versare quanto dovuto nel mese di giugno.

Da “guida famiglia 2001” (allegato al quotidiano “Il Sole 24 Ore”)


Imposte, in ogni Regione arriva il Garante

Un’altra figura arricchisce da un po’ di tempo il nostro panorama fiscale: il


garante dei diritti del contribuente. Lo statuto, infatti, ne prevede l’istituzione in
ogni regione, presso la locale direzione delle entrate. In alcune regioni la figura
è già operativa e, ben presto, lo sarà su tutto il territorio nazionale.
Si tratta di un organismo che deve tutelare i diritti del contribuente, rilevare
disfunzioni o scorrettezze dell’amministrazione finanziaria e dei suoi organi
operativi; sollecitare opportune iniziative, utili a rimuovere ogni distorsione del
rapporto tra fisco e i cittadini.
Il garante, anche sulla base di segnalazioni inoltrate per iscritto dal contribuente
o da qualsiasi altro cittadino interessato, che lamenti disfunzioni, irregolarità,
scorrettezze, prassi amministrative anomale o irragionevoli o qualunque altro
comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e
amministrazione finanziaria, rivolge richieste di documenti o chiarimenti agli
uffici competenti, che devono rispondere entro trenta giorni. Il garante può
anche attivare le procedure di autotutela nei confronti di atti amministrativi di
accertamento o di riscossione notificati al contribuente. Ha pure la possibilità di
emanare provvedimenti disciplinari nei confronti di funzionari scorretti.

LE SPESE PUBBLICHE

Le spese pubbliche sono date dal complesso di mezzi finanziari impiegati dallo
Stato e dagli altri enti pubblici, per il raggiungimento dei fini collettivi.
Nel bilancio dello Stato le spese pubbliche sono classificate in spese correnti ed
in spese in conto capitale.
Fra le altre possibili classificazioni, che vengono fatte in dottrina, citiamo quelle
che distinguono le spese pubbliche rispetto allo scopo, al tempo ed agli effetti.

Criterio dello scopo:


- spese pubbliche propriamente dette (chiamate anche “di governo”), che sono
quelle che provvedono all’appagamento dei pubblici bisogni, attraverso la
prestazione dei pubblici servizi ed al conseguimento delle altre finalità
statali,

- 18 -
- spese di esercizio, che sono quelle sostenute per procurare le entrate: spese
per l’accertamento e la riscossione delle imposte, spese per la manutenzione
dei beni che procurano un’entrata al fisco, ecc.

Criterio del tempo:


- spese ordinarie, che sono quelle che si rinnovano con una certa regolarità,
tanto da poter fissare in precedenza le norme per soddisfarle (stipendi,
pensioni, interessi, eccetera),
- spese straordinarie, che sono quelle che si verificano una volta sola od a
periodi irregolari di tempo, e può trattarsi: sia di spese impreviste, ad
esempio per alluvioni o per terremoti e sia di spese previste e volute, ad
esempio per opere pubbliche.

Criterio degli effetti:


- spese direttamente produttive, che sono quelle destinate alla produzione di
beni materiali (ad esempio le spese per la costruzione di una strada),
- spese indirettamente produttive, che sono quelle destinate alla produzione di
servizi ed al funzionamento della pubblica amministrazione, come le spese
per il personale ed il mantenimento degli uffici,
- spese di trasferimento (o ridistributive), come l’assistenza e la beneficenza e
le prestazioni sanitarie.

IL BILANCIO DELLO STATO

E’ un documento contabile, in cui vengono elencate le entrate e le spese relative


ad un determinato periodo di tempo, detto anche anno finanziario.
L’anno finanziario, quindi, è il periodo di tempo al quale si riferiscono le entrate
e le uscite riportate nel bilancio (1 gennaio – 31 dicembre).
L’esercizio finanziario è, invece, il complesso di fatti amministrativi (entrate e
spese), che si riferiscono alla gestione di un dato anno finanziario. Il
prolungamento dell’esercizio finanziario si chiama “esercizio suppletivo”, nel
quale andranno i residui attivi e passivi.
Qualora il bilancio di previsione non possa essere approvato dal parlamento
entro il 31 dicembre, in tempo per l’inizio del nuovo anno finanziario, onde
evitare l’arresto della vita amministrativa dello Stato, si ricorre “all’esercizio
provvisorio”, che consiste nell’autorizzazione, concessa dal parlamento al
governo, di applicare egualmente il bilancio, in attesa dell’approvazione e,
quindi, di riscuotere le entrate e pagare le spese sulla base delle cifre del
progetto di bilancio. L’esercizio provvisorio deve essere autorizzato con
apposita legge. Non può essere concesso per un periodo superiore a quattro mesi
e perciò può protrarsi al massimo fino al 30 aprile.

Il bilancio è:

- 19 -
- preventivo (o di previsione); si riferisce, cioè, ad un anno futuro, del quale
prevede le entrate e le spese,
- consuntivo, perché si riferisce ad un anno già compiuto ed espone i risultati
finanziari conseguiti nell’anno stesso,
- di competenza (o giuridico), che riguarda previsione di entrate e di spese in
un anno considerato, soprattutto nel caso che l’entrata e la spesa tocchi più
anni (pensiamo alla costruzione di un’autostrada, per la quale occorrano dieci
anni; quale è, appunto, la competenza di spesa del primo anno, del secondo,
del terzo, eccetera?,
- di cassa (o materiale), che riguarda il quanto effettivamente si incassa o si
spende nell’anno considerato.

Princìpi del bilancio:


- universalità (devono essere indicate tutte le entrate e tutte le spese),
- integrità (le spese e le entrate devono anche figurare per intero),
- specializzazione (massima precisione ed indicazione).

Il bilancio, infine, può essere:


- in avanzo
- in disavanzo
- in pareggio.

Viene preparato dalla ragioneria generale dello Stato, che dipende dal ministro
del tesoro, il quale, a sua volta, lo presenta in parlamento entro il 31 luglio di
ogni anno.
Viene qui discusso, da ottobre in poi, da entrambe le camere, in apposite
assemblee e viene votata per capitoli, con legge formale. La legge viene, infine,
pubblicata sulla “gazzetta ufficiale” dello Stato.

Ricordiamo, infine, che ogni legge, che porta nuove spese, deve indicare i mezzi
per farvi fronte e l’art. 81 della costituzione vuole che, con legge di
approvazione del bilancio, non si possano stabilire nuovi tributi e nuove spese e,
per questo motivo, viene fatta una apposita legge, che si chiama “legge
finanziaria”.

Il controllo sulle spese pubbliche viene fatto dalla corte dei conti (abbiamo
parlato del funzionamento di questa corte in un precedente apposito capitolo).
Ogni spesa non autorizzata viene respinta al ministero competente.

Se il Governo insiste nel voler effettuare a tutti i costi la spesa che la corte ha
bocciata, allora la corte dei conti la registra “con riserva” ed informa il
Parlamento, che ne trarrà le opportune conseguenze politiche (provocando, ad
esempio, anche la caduta del governo, con il ritiro della fiducia parlamentare).

- 20 -
Tesoreria dello Stato
Così si chiama il cassiere dello Stato (in tutta Italia il servizio è gestito dalla
banca d’Italia). Se la tesoreria si trova in una momentanea indisponibilità di
cassa, può procurarsi liquidità con emissione di titoli pubblici (BOT, CCT,
eccetera), oppure può provvedere ad emettere biglietti di banca o decidere di
chiedere anticipi alla banca d’Italia o ad altre banche pubbliche.
La tesoreria espone i risultati della sua gestione in un documento, che viene
pubblicato ogni mese e che si chiama: “conto del tesoro”.

IL CONTENZIOSO TRIBUTARIO

Il contenzioso tributario è costituito dall’insieme delle controversie in materia di


tributi, cioè dalle controversie che normalmente si instaurano tra i soggetti
passivi delle imposte e gli uffici dell’amministrazione finanziaria. Tali
controversie riguardano di solito l’ammontare delle varie imposte, sia dirette che
indirette.

Le controversie tributarie possono essere di due tipi:

controversie di diritto
che riguardano la corretta interpretazione ed applicazione delle norme giuridiche
in vigore, per cui si discute se il contribuente sia obbligato o meno a pagare un
certo tributo. Le controversie di diritto e quelle complesse di fatto possono
essere fatte valere anche davanti alla commissione centrale (o, in alternativa,
davanti alla corte d’appello);

controversie di fatto
che riguardano, invece, la valutazione (o stima) della base imponibile, per cui si
discute l’entità della base imponibile stessa. Le controversie di fatto, a loro
volta, possono riguardare questioni di stima semplice o questioni di stima
complessa: nel primo caso (stima semplice), il problema della determinazione
dell’imponibile può essere risolto indipendentemente dalla soluzione di
questioni giuridiche; nel secondo caso (stima complessa), la determinazione
dell’imponibile comporta anche la soluzione di questioni giuridiche. Le
controversie di fatto, se sono di stima semplice, possono essere fatte valere
soltanto davanti alle Commissioni tributarie di primo e di secondo grado.

Procedure per prevenire le liti fiscali


Con l’introduzione della regola del contenzioso che chi sbaglia paga, e che pone
tutte le spese del giudizio a carico del soccombente, né gli uffici e né i cittadini
hanno interesse al contenzioso inutile o evitabile. Vediamo quindi quali sono e
come funzionano le procedure messe in atto per prevenire appunto le liti fiscali:

Interpello

- 21 -
è un istituto fondamentale della legge sui diritti del contribuente (articolo 11
della legge 212 del 27 luglio 2000). Trattasi di uno strumento di grande
importanza, perché concede al contribuente il diritto di dialogare con
l’amministrazione finanziaria, per ottenere dalla stessa il visto preventivo sulla
correttezza fiscale dei comportamenti che il contribuente adotta o che ha
intenzione di adottare. Il contribuente che ha bisogno di chiarimenti, può perciò
chiederli al fisco, senza limitazione di materia o di argomenti.
Generalmente, l’interpello è una richiesta di spiegazioni, che il cittadino
contribuente può rivolgere al pubblico ufficio sulla portata e sull’interpretazione
della norma tributaria o contributiva ed hanno l’evidente scopo di creare una
preventiva intesa con il fisco, per garantire un rapporto tributario sereno.

Autotutela
il regolamento sull’autotutela, di cui al decreto n. 37 dell’11 febbraio 1997,
invita gli uffici ad ascoltare sempre il contribuente, che chiede l’annullamento di
atti sbagliati: Nei casi di atti annullabili, gli uffici devono fare il possibile per
evitare il sorgere di liti ingiustificate, in qualsiasi momento si rendano conto
dell’infondatezza della pretesa tributaria.

Concordato (vedasi in fondo al capitolo il decreto legislativo 19/6/1997 n. 218)


Il provvedimento che, oltre al concordato, prevede anche la conciliazione in
materia tributaria, è il decreto legislativo n. 218/1997. Il concordato riguarda
qualsiasi tipo di imposta ed interessa a tutti i contribuenti. Con il concordato si
possono anche definire i processi verbali di constatazione. Il contribuente
verificato può chiedere all’ufficio la formulazione di una proposta accettabile.

Conciliazione (idem come sopra, vedasi in fondo al capitolo)


con tale rimedio, ciascuna parte può proporre all’altra la conciliazione totale o
parziale della controversia e se ha luogo viene redatto un apposito verbale, nel
quale sono indicate le somme dovute a titolo d’imposta, di sanzioni e di
interessi. La conciliazione può aver luogo solo davanti alla commissione
provinciale e non oltre la prima udienza.
Se una delle parti ha proposto la conciliazione e la stessa non avviene nel corso
della prima udienza, la commissione può assegnare un termine non superiore a
sessanta giorni, per la formulazione di una proposta di conciliazione concordata
dalle parti.

Le Commissioni Tributarie

Commissione tributaria di primo grado


ha competenza territoriale e sede coincidenti con quelle del tribunale. Ogni
commissione è formata da una o più sezioni, a ciascuna delle quali sono
assegnati un presidente, un vice presidente e quattro membri.

- 22 -
Commissione tributaria di secondo grado
ha sede in ciascun capoluogo di provincia. Ogni commissione è formata
da una o più sezioni, composta ciascuna da un presidente, da un vice
presidente e da quattro membri.

Commissione tributaria centrale


ha sede in Roma ed è composta dal presidente, dai presidenti di sezione e
da sei membri per ogni sezione.

Controversie soggette alla giurisdizione tributaria delle commissioni


tributi comunali
- imposta comunale sugli immobili (ICI),
- imposta comunale per esercizio di imprese, arti e professioni (ICIAP),
- imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni,
- tassa per occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP),
- tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU),
- la tassa sulle concessioni comunali,
- addizionale comunale sul consumo dell’energia elettrica;

tributi provinciali
- tassa sull’occupazione di spazi ed aree pubbliche provinciali (TOSAP),
- l’imposta provinciale di trascrizione (IPT),
- tributo per esercizio funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente,
- l’addizionale provinciale sul consumo dell’energia elettrica.

tributi regionali
- tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi,
- l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP),
- l’imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio e del
patrimonio indisponibile siti nel territorio della regione,
- l’imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio marittimo,
- l’imposta regionale sulla benzina,
- tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche appartenenti alle regioni,
- la tassa sulle concessioni regionali,
- le tasse automobilistiche.

Il procedimento davanti alle commissioni tributarie


1) Primo grado
ha inizio con il ricorso del contribuente, che deve essere proposto alla
segreteria della competente commissione tributaria entro 60 giorni dalla
notificazione dell’atto impugnato ed una copia del ricorso va consegnata o
spedita all’ufficio tributario, nei confronti del quale il ricorso stesso viene
proposto. Nasce, così, un vero e proprio processo tra il contribuente e l’ufficio
tributario interessato. Contro la decisione della commissione di primo grado è

- 23 -
ammesso appello alla commissione di secondo grado entro 60 giorni dalla
comunicazione alle parti.

1) Secondo grado
l’atto di appello deve essere consegnato o spedito alla segreteria
della commissione, che ha emesso la decisione impugnata. La segreteria
della commissione provvederà poi a notificare copia dell’appello all’altra
parte e successivamente trasmetterà gli atti del giudizio alla commissione di
secondo grado, che deciderà, infine, la controversia. La decisione di secondo
grado è definitiva, salvo ulteriore ricorso o alla commissione centrale o alla
corte di appello.

3) Terzo grado
abbiamo visto sopra che il ricorso contro le decisioni della commissione di
secondo grado è ammesso solo quando la controversia riguarda questioni di
diritto o questioni di stima complessa. Il procedimento può svolgersi o davanti
alla commissione tributaria centrale o, in alternativa, davanti alla corte
d’appello competente per territorio.

Il ricorso alla corte d’appello può essere proposto soltanto dopo che sia
inutilmente decorso per tutte le parti il termine per ricorrere alla commissione
centrale.
Ricordiamo che l’ulteriore ricorso alla Suprema corte di cassazione è ammesso
soltanto per motivi generali di legittimità.

Dal quotidiano “Il Sole 24 ore” del 24 novembre 2000 n. 318:


“…è stata introdotta la possibilità del ricorso straordinario al Presidente della
Repubblica. Una opportunità che rappresenta la conseguenza della norma della
legge 212/2000, secondo cui la natura tributaria dell’atto non preclude il ricorso
agli organi di giustizia amministrativa, quando ne ricorrano i presupposti…”

LA FINANZA STRAORDINARIA

Si parla di “finanza straordinaria” quando nello Stato si verificano eventi


imprevisti ed eccezionali, che causano nuove e maggiori spese e nasce la
necessità di ricercare con urgenza i mezzi finanziari che occorrono (pensiamo,
ad esempio, ad un terremoto, che provochi ingenti danni e faccia, quindi, sorgere
il problema di dover subito intervenire).

Le principali fonti di entrate straordinarie, nella finanza moderna, sono:

Imposta straordinaria
può avvenire: o con l’aumento temporaneo delle imposte già esistenti o
introducendo temporaneamente nuove imposte. Si preferisce la prima soluzione
- 24 -
se le aliquote non sono alte, perché si evitano maggiori spese di accertamento, si
possono fare con più facilità previsioni di entrata, ed infine si incontrano minori
ostilità da parte dei contribuenti, già abituati a pagare il tributo.

Prestito pubblico
è una somma di denaro “prestata” allo Stato, in cambio della promessa di
determinati interessi e del futuro rimborso del capitale versato. I prestiti pubblici
sono così classificati:
- interni o esteri (rispetto, quindi, al mercato)
- ad interesse, a premio, misti (rispetto al modo di remunerarli)
- fluttuanti, redimibili ed irredimibili rispetto alla durata). I fluttuanti vengono
emessi per fronteggiare momentanee deficienze di cassa e sono quindi emessi
con scadenze brevi. I redimibili servono per coprire disavanzi del bilancio
statale e sono prestiti a media e lunga durata. Gli irredimibili sono prestiti
che assicurano il pagamento degli interessi, ma non si sa se e quando lo Stato
deciderà di restituire il capitale (da tempo ormai non si usano più). Si parla,
infine, di conversione quando lo Stato modifica le condizioni alle quali, in
origine, il prestito era stato emesso.

Emissione di carta moneta


i non convertibili in valuta metallica, compiuta direttamente dallo Stato, oppure
dalla banca d’Italia per conto dello Stato. Dei tre sistemi elencati sopra, questo è
in assoluto il peggiore e può provocare inflazione (come meglio vedremo nella
parte del volume dedicata all’economia politica, ove si parla pure della politica
monetaria.

RIFERIMENTI NORMATIVI
decreto legislativo 19 giugno 1997 n. 218
“disposizioni in materia di accertamento con adesione e di conciliazione giudiziale”
(pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” n. 165 del 17 luglio 1997)

Titolo I
Accertamento con adesione e conciliazione giudiziale
Capo I
Accertamento con adesione

Articolo 1
definizione degli accertamenti
L’accertamento delle imposte sui redditi e dell’imposta sul valore aggiunto può
essere definito con adesione del contribuente, secondo le disposizioni seguenti.
L’accertamento delle imposte sulle successioni e donazioni, di registro,
ipotecaria, catastale e comunale sull’incremento di valore degli immobili,

- 25 -
compresa quella decennale, può essere definito con adesione anche di uno solo
degli obbligati, secondo le disposizioni seguenti.

Articolo 2
definizione degli accertamenti nelle imposte sui redditi e nell’imposta sul valore aggiunto
La definizione delle imposte sui redditi ha effetto anche per l’imposta sul valore
aggiunto, relativamente alle fattispecie per essa rilevanti. In tal caso l’imposta
sul valore aggiunto è liquidata applicando, sui maggiori componenti positivi di
reddito rilevanti ai fini della stessa, l’aliquota media risultante dal rapporto tra
l’imposta relativa alle operazioni imponibili, diminuita di quella relativa alle
cessioni di beni ammortizzabili e di quella considerata detraibile forfetariamente
in relazione ai singoli regimi speciali adottati, ed il volume di affari
incrementato delle operazioni non soggette ad imposta e di quelle per le quali
non sussiste l’obbligo di dichiarazione….. L’accertamento definito con adesione
non è soggetto ad impugnazione, non è integrabile o modificabile da parte
dell’ufficio e non rileva ai fini dell’imposta comunale per l’esercizio di imprese
e di arti e professioni, nonché ai fini extratributari……….(omissis)

Omissis…
Articolo 5
avvio del procedimento
L’Ufficio invia al contribuente un invito a comparire, nel quale sono indicati: i
periodi di imposta suscettibili di accertamento; il giorno ed il luogo della
comparizione, per definire l’accertamento con adesione.
La richiesta di chiarimenti inviata al contribuente…..costituisce anche invito al
contribuente per l’eventuale definizione dell’accertamento con
adesione…..L’ufficio distrettuale delle imposte dirette, dopo aver controllato la
posizione del contribuente riguardo alle imposte sui redditi, richiede all’ufficio
dell’imposta sul valore aggiunto la trasmissione degli elementi in suo possesso,
rilevanti per la definizione dell’accertamento con adesione ed invia al
contribuente l’invito a comparire….dandone comunicazione all’ufficio
dell’imposta sul valore aggiunto, che può delegare un proprio funzionario a
partecipare al procedimento. L’ufficio dell’imposta sul valore aggiunto, anche di
propria iniziativa, trasmette all’ufficio distrettuale delle imposte dirette gli
elementi idonei alla formulazione di un avviso di rettifica….

Articolo 6
istanza del contribuente
Il contribuente nei cui confronti sono stati effettuati accessi, ispezioni o
verifiche….può chiedere all’ufficio, con apposita istanza in carta libera, la
formulazione della proposta di accertamento ai fini dell’eventuale definizione.
Il contribuente, nei cui confronti sia stato notificato avviso di accertamento o di
rettifica, non preceduto dall’invito…..può formulare anteriormente
all’impugnazione dell’atto innanzi la commissione tributaria provinciale, istanza
in carta libera di accertamento con adesione, indicando il proprio recapito, anche

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telefonico. Il termine per l’impugnazione….e quello per il pagamento
dell’imposta sul valore aggiunto accertata….sono sospesi per un periodo di
novanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza del contribuente;
l’iscrizione a titolo provvisorio nei ruoli delle imposte accertate dall’ufficio….è
effettuata, qualora ne ricorrano i presupposti, successivamente alla scadenza del
termine di sospensione. L’impugnazione dell’atto comporta rinuncia all’istanza.
Entro quindici giorni dalla ricezione dell’istanza…..l’ufficio, anche
telefonicamente o telepaticamente, formula al contribuente l’invito a
comparire….
Articolo 7
atto di accertamento con adesione
L’accertamento con adesione è redatto con atto scritto in duplice esemplare,
sottoscritto dal contribuente e dal capo dell’ufficio o da un suo delegato.
Nell’atto sono indicati, separatamente per ciascun tributo, gli elementi e la
motivazione su cui la definizione si fonda, nonché la liquidazione delle maggiori
imposte, delle sanzioni e delle altre somme eventualmente dovute, anche in
forma rateale.

Omissis….

Capo III
Procedimento per la definizione di altre imposte indirette

Articolo 10
competenza degli uffici
Competente alla definizione è l’ufficio delle entrate. Fino all’entrata in funzione
dell’ufficio indicato …., è competente l’ufficio del registro.

Articolo 11
avvio del procedimento
L’ufficio invia ai soggetti obbligati un invito a comparire, nel quale sono
indicati: gli elementi identificativi dell’atto, della denuncia o della dichiarazione
cui si riferisce l’accertamento suscettibile di adesione; il giorno ed il luogo della
comparizione per definire l’accertamento con adesione.

Articolo 12
istanza del contribuente
Nel caso in cui sia stato notificato avviso di accertamento, non preceduto
dall’invito di cui all’articolo 11, il contribuente, anteriormente all’impugnazione
dell’atto innanzi la commissione tributaria provinciale, può formulare in carta
libera istanza di accertamento con adesione, indicando il proprio recapito, anche
telefonico.
La presentazione dell’istanza, anche da parte di un solo obbligato, comporta la
sospensione, per tutti i coobbligati, dei termini per l’impugnazione indicata al

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comma 1 e di quelli per la riscossione delle imposte in pendenza di giudizio, per
un periodo di novanta giorni.
L’impugnazione dell’atto da parte del soggetto che abbia richiesto
l’accertamento con adesione comporta rinuncia all’istanza.
Entro quindici giorni dalla ricezione dell’istanza, l’ufficio anche telefonicamente
o telepaticamente, formula al contribuente l’invito a comparire.
All’atto del perfezionamento della definizione, l’avviso di cui al comma 1 perde
efficacia.

Omissis….
Capo IV
Conciliazione giudiziale

Articolo 14
disposizioni in materia di conciliazione giudiziale
Ciascuna delle parti…può proporre all’altra parte la conciliazione totale o
parziale della controversia. La conciliazione può aver luogo solo davanti alla
commissione provinciale e non oltre la prima udienza, nella quale il tentativo di
conciliazione può essere esperito d’ufficio anche dalla commissione.
Se la conciliazione ha luogo, viene redatto apposito processo verbale, nel quale
sono indicate le somme dovute a titolo d’imposta, di sanzioni e di interessi. Il
processo verbale costituisce titolo per la riscossione delle somme dovute,
mediante versamento diretto in un’unica soluzione ovvero in forma rateale, in un
massimo di otto rate trimestrale di pari importo, ovvero in un massimo di dodici
rate trimestrali, se le somme dovute superano i 51646 euro (ex 100 milioni),
previa prestazione di idonea garanzia…..
La conciliazione si perfeziona con il versamento, entro il termine di venti giorni
dalla data di redazione del processo verbale, dell’intero importo dovuto ovvero
della prima rata e con la prestazione della predetta garanzia sull’importo delle
rate successive, comprensivo degli interessi al saggio legale, calcolati con
riferimento alla stessa data, e per il periodo di rateazione di detto importo
aumentato di un anno. ….
Qualora una delle parti abbia proposto la conciliazione e la stessa non abbia
luogo nel corso della prima udienza, la commissione può assegnare un termine
non superiore a sessanta giorni, per la formazione di una proposta…..
L’ufficio può, sino alla data di trattazione in camera di consiglio, ovvero fino
alla discussione in pubblica udienza, depositare una proposta di conciliazione
alla quale l’altra parte abbia previamente aderito.
Se l’istanza è presentata prima della fissazione della data di trattazione, il
presidente della commissione, se ravvisa la sussistenza dei presupposti e delle
condizioni di ammissibilità, dichiara con decreto l’estinzione del giudizio. La
proposta di conciliazione ed il decreto tengono luogo del processo verbale di cui
al comma 3. Il decreto è comunicato alle parti ed il versamento dell’intero
importo o della prima rata deve essere effettuato entro venti giorni dalla data
della comunicazione.

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Nell’ipotesi in cui la conciliazione non sia ritenuta ammissibile, il presidente
della commissione fissa la trattazione della controversia. Il provvedimento del
presidente fissa la trattazione della controversia.
Il provvedimento del presidente è depositato in segreteria entro dieci giorni dalla
data di presentazione della proposta.
In caso di avvenuta conciliazione, le sanzioni amministrative si applicano nella
misura di un terzo delle somme irrogate…..

Omissis…..

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