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3) Planning programming and budgeting system (PPBS) che è un sistema di pianificazione che
sortisce dall’integrazione di una serie di tecniche di pianificazione e budgeting. Costituisce
un sistema di allocazione del budget ‘’nuovo’’ che copre l’intero programma di lavoro.
Il ciclo di bilancio:
L’esercizio finanziario parte il 1 gennaio, infatti a partire da gennaio è prevista la presentazione da
parte del MEF di una relazione mensile sul conto consolidato di cassa riferito alla amministrazione
centrale. È altresì prevista una relazione mensile da parte del MEF di un rapporto sull’andamento
delle entrate tributarie e contributive.
Il ciclo di programmazione nazionale vera e propria ha inizio con il DEF. Il DEF è stato definito dalla
legge n. 39 del 7 aprile del 2011 che ha modificato la legge di contabilità e finanza pubblica n.
196/2009. Il DEF dev’essere presentato dal Governo alle Camere entro il 10 Aprile di ogni anno su
proposta del MEF. Il DEF contiene gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni
economiche e di finanza pubblica riferiti almeno al triennio successivo. Il DEF è inviato per il
relativo parere alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, la quale si
esprime in tempo utile per le deliberazioni parlamentare. Il DEF è composto da tre (3) sezioni:
1) La prima sezione contiene lo schema del Programma di stabilità dell’Italia (PS), il
programma si pone l’obiettivo essenziale dell’attuazione interna del Patto di stabilità e
crescita (PSC) concordato in sede europea. Tale programma deve evidenziare l’obiettivo a
medio termine di un saldo di bilancio prossimo al pareggio o in attivo, le modalità per
conseguire quest’obiettivo e l’andamento previsto del rapporto tra debito pubblico e
prodotto interno lordo. Enuclea informazioni concernenti l’obiettivo di medio e lungo
termine (OMT); le principali ipotesi economiche come crescita, occupazione, inflazione ed
altre variabili; la descrizione e la valutazione delle misure di politica economica da adottare
per il conseguimento degli obiettivi del programma; l’analisi delle ripercussioni di eventuali
cambiamenti delle principali ipotesi economiche sulla posizione di bilancio e sul debito; Il
Governo poi provvede ad inviare il Programma di Stabilità (PS) e il Programma Nazionale di
Riforma (PNR) entro il 30 Aprile alle istituzioni comunitarie. Sulla base di tali documenti, il
Consiglio Europeo e il Consiglio dei Ministri finanziari valutano gli obiettivi programmatici e
nel caso in cui il Consiglio Europeo ritenga di dover correggere gli obiettivi, invitato lo Stato
membro una revisione del programma presentato.
2) La seconda sezione contiene le Analisi e le tendenze della finanza pubblica e riporta dati di
consuntivo dei principali aggregati di finanza pubblica, con analisi degli scostamenti, e d
previsione per il triennio seguente; tra i vari elementi di rilievo in essa contenuti
ricordiamo:
- L’analisi del conto economico e del conto di cassa delle PA e gli eventuali scostamenti
dagli obiettivi programmatici;
- Le previsioni triennali del saldo di cassa del settore statale con l’indicazione delle
modalità di copertura;
- Le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori
di spesa, nonché sul debito delle PA e sul relativo costo medio.
3) La terza sezione contiene il Programma Nazionale di Riforma (PNR), ovvero le azioni di
riforma che il Governo sta portando avanti e la stima del loro impatto economico. Tra i
contenuti fondamentali, ritroviamo:
- Le priorità del Paese e le principali riforme strutturali da realizzare di concerto con gli
obiettivi di bilancio;
- L’analisi degli eventuali squilibri macroeconomici;
- L’indicazione degli effetti di queste sulla crescita, sull’occupazione e sul rafforzamento
della competitività.
A integrazione delle informazioni contenute nel DEF, la disciplina prevede alcuni allegati, tra i quali
l’indicazione degli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica (art. 10 c. 6,
legge n. 196/2009). Un esempio di allegati è il BES- Benessere Equo e Sostenibile- che offre un a
quadro integrato dei principali fenomeni economici, sociali ed ambientali del nostro Paese alla
luce dell’analisi di un ampio set di indicatori. Entro il 31 maggio, il Ministro dell’Economia presenta
alle Camere la Relazione sul conto consolidato di cassa riferito alle PA (art. 14 c. 4 legge n.
196/2009). Entro il 31 maggio con D.P.C.M. su proposta del Ministero dell’Economia sono definiti
gli obiettivi di spesa per ciascun Ministero, riferiti al triennio successivo.
Il rapporta A/B rappresenta la pendenza della retta. Se l’imposta cresce più che
proporzionalmente rispetto alla base imponibile, allora l’imposta è progressiva, ovvero t(M)
(aliquota media) < t(m) (aliquota marginale). L’elasticità è data dal rapporto tra aliquota marginale
e aliquota media, se l’elasticità è maggiore di 1, l’imposta è progressiva. La figura sotto mostra
l’andamento dell’aliquota media (tM) rispetto a quello dell’aliquota marginale (tm).
L’articolo 1 del TUIR stabilisce che ‘’ il presupposto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è
il possesso di redditi in denaro o in natura’’. Quanto al significato di possesso esso non coincide
con la definizione data dall’articolo 1140 c.c., non essendo il reddito una cosa (res). Il termine
possesso dev’essere inteso in senso lato (es. reddito da lavoro dipendente-> stipendio). Quanto
alla nozione di reddito si rimanda alle elaborazioni delle scienze economiche. L’articolo 6 del TUIR
stabilisce che ‘’ i singoli redditi sono classificati nelle seguenti categorie’’:
1) Redditi fondiari;
2) Redditi di capitale;
3) Redditi di lavoro dipendente;
4) Redditi di lavoro autonomo;
5) Redditi d’impresa;
6) Redditi diversi.
Le imposte dirette si dividono in due macrocategorie: 1) imposte sul patrimonio; 2) imposte sul
reddito. Il patrimonio è un concetto statico (o di stock) da intendersi come l’insieme delle
situazioni giuridiche soggettive a contenuto economico di cui è titolare un soggetto in un
determinato momento storico. Il reddito a differenza del patrimonio viene definito in chiave
dinamica come il complesso delle variazioni incrementative del patrimonio in un determinato arco
temporale, e dunque quale ricchezza novella. Tre categorie di reddito tassabile: - reddito-
prodotto; - reddito-entrata; -reddito come consumo.
Secondo la nozione reddito prodotto, un’entrata può considerarsi reddito solo se deriva da una
fonte produttiva (lavoro, terra, capitale..). La base imponibile coincide con il valore dei beni e
servizi prodotti mediante l’impego di lavoro dipendente o autonomo, capitale e altri fattori non
riproducibili.
La nozione di reddito-entrata considera reddito qualsiasi entrata indipendentemente dalla fonte e
anche le entrate che non derivano da una fonte produttiva. Il reddito entrata è quanto un soggetto
può consumare lasciando immutata l’entità del proprio patrimonio netto ed è pari alla somma del
consumo effettuato in un dato intervallo di tempo e la variazione del valore del patrimonio netto
tra l’inizio e la fine del periodo. Rispetto al reddito prodotto vengono considerate: 1. Plusvalenze e
minusvalenze; 2. Trasferimenti di ricchezza a titolo gratuito (successioni, donazioni); 3.
Trasferimenti di reddito da parte di amministrazioni pubbliche o istituzioni sociali private; 4. Ogni
altro guadagno o perdita di natura occasionale o casuale.
La nozione di reddito come consumo teorizza un sistema di imposizione nell’ambito del quale, al
posto del reddito, dovrebbe essere tassata solo la ricchezza consumata.
Il sistema fiscale italiano è improntato sulla nozione di reddito-prodotto (il reddito viene definito
anche come incremento di patrimonio derivante da una fonte produttiva). Di recente è stata
introdotta una fattispecie impositiva ispirata alla teoria del reddito-entrata (es. articolo 67, lett. D
TUIR che assoggetta ad imposizione le vincite alla lotteria).
Ai fini dell’imposta sul reddito, il collegamento tra soggetto passivo, reddito e Stato è individuato
nella residenza del soggetto passivo oppure nel luogo di produzione del reddito (artt. 2 e 3 TUIR)
(territorialità ). L’articolo 2 c. 3 del TUIR prevede che ‘’soggetti passivi dell’imposta sono le persone
fisiche, residenti e non residenti nel territorio dello Stato’’. L’articolo 3 c. 1 prevede che per le
persone fisiche residenti nel territorio dello Stato l’imposta si applica su tutti i redditi posseduti
dalla persona fisica, mentre per i non residenti l’imposta si applica solo sui redditi prodotti nello
Stato. La cittadinanza ha valore solo quando si prende residenza in uno dei cosiddetti ‘’paradisi
fiscali’’.
Altra tematica per la determinazione della base imponibile è quella del collegamento tra soggetto
passivo e reddito, e dunque, l’imputabilità del reddito al soggetto passivo. Di norma, al soggetto
passivo sono imputati redditi da lui direttamente percepiti o di cui possieda la fonte. Tuttavia
sussistono regimi speciali, collegati allo statu familiare e/o alla produzione del reddito in forma
associata, in virtù dei quali al soggetto passivo sono imputati redditi di pertinenza di altri soggetti.
Quanto ai regimi speciali collegati allo status familiare del contribuente è il caso: -dei redditi dei
beni oggetto di comunione legale, che sono imputati a ciascun coniuge nella misura del 50% o in
proporzione alla diversa quota di titolarità dei beni; - dei redditi dei beni oggetto di fondo
patrimoniale (50% ciascun coniuge); -redditi dei beni dei figli minori soggetti all’usufrutto legale
dei genitori (50%). Quanto ai redditi prodotti in forma associata (società di persone e organismi
equiparati) sono tassati secondo il cd ‘’principio di trasparenza’’ (art. 5 TUIR). I redditi prodotti
dalle società di persone non sono tassati in capo alla società ma sono imputati direttamente ai soci
proporzionalmente alla loro quota di partecipazione agli utili.
L’articolo 3 del TUIR stabilisce che l’imposta si applica al reddito complessivo netto. Il reddito è
complessivo poiché occorre far riferimento alla somma di tutti i redditi posseduti dal soggetto
passivo ovunque prodotti., rientranti in una delle categorie reddituali indicate dal successivo
articolo 6 del TUIR (es. redditi fondiari…). In ogni caso, non concorrono alla formazione del reddito
complessivo i redditi esenti, i redditi già tassati alla fonte secondo il regime della ritenuta a titolo
d’imposta, i redditi soggetti a imposta sostitutiva e una serie di emolumenti, indicati dall’articolo 3
del TUIR, esclusi per esigenze di tutela di valori costituzionalmente riconosciuti (quali famiglia e
preservazione del cd minimo vitale). Il reddito è netto, poiché per la determinazione della base
imponibile, al reddito complessivo si sottraggono i cd ‘’oneri deducibili’’ definiti dall’articolo 10 del
TUIR (cioè spese personali o costi sostenuti dal contribuente per produrre il reddito, es. spese
medicine). Reddito complessivo – oneri deducibili = reddito imponibile (o base imponibile).
Reddito imponibile (o base imponibile) * aliquota d’imposta = imposta lorda. Imposta lorda – oneri
detraibili = imposta netta.
Le aliquote d’imposta sono:
a) NO TAX AREA fino a 8174 euro;
b) Fino a 15000, aliquota 23% (da 0 a 15, non si prende in considerazione la no tax area che
costituisce così una classe e non uno scaglione);
c) Oltre 15000 fino a 28000, aliquota al 27%;
d) Oltre 28000 fino a 55000, aliquota al 38%;
e) Oltre 55000 fino a 75000, aliquota al 41%;
f) Oltre 75000, aliquota al 43%.
Es. se reddito è 80000, tasso il primo scaglione al 23% sui 15000, poi il secondo scaglione e cosi via
(15000*0,23=3450, 13000*0,27=3510….. 5000 (80000-75000)*0,43=2150 fai la somma e viene
27570).
Gli ‘’oneri detraibili’’ differiscono dagli ‘’oneri deducibili’’ poiché, mentre i primi incidono
sull’imposta, i secondi incidono sulla base imponibile, risultando potenzialmente più vantaggiosi ai
contribuenti con redditi più elevati, sui quali scontano un’aliquota marginale più alta. La differenza
risiede anche nella scelta politica di che cosa può essere ‘’deducibile’’ e che cosa invece può essere
‘’detraibile’’. Un’ulteriore differenziazione può risiedere nel criterio della strumentalità per
incentivare settori lavorativi, e conseguentemente il mercato del lavoro (es. ecobonus al 110% per
i palazzi o condomini; es. bonus acquisto auto elettriche). Un’ulteriore differenza è in sede di
dichiarazione dei redditi.
Il cd ‘’minimo vitale’’ (art. 11 c. 2 TUIR) ha la stessa finalità degli oneri deducibili. Menziona a parte
invece hanno i cd redditi a tassazione separata elencati dall’art. 17 del TUIR (es. TFR).
Oneri deducibili: Sono spese sostenute dal contribuente, tra le quali: • contributi previdenziali ed
assistenziali obbligatori (versati da lavoratori autonomi); • i contributi versati alle forme
pensionistiche complementari (fondi pensione negoziali, aperti, individuali), per un importo
massimo di 5.165 €; • rendita catastale dell'immobile adibito ad abitazione principale; • contributi
e donazioni alle ONG per PVS, per un importo non superiore al 2% del reddito complessivo; •
erogazioni liberali ad istituzioni religiose, non-profit, università, enti di ricerca; • i contributi a fondi
integrativi del SSN.
Oneri detraibili: Sono spese sostenute dal contribuente per se o per i suoi familiari a carico, tra le
quali: 1. detrazioni per carichi familiari; 2. detrazioni per oneri al 19% o 26% (es. spese sanitarie);
3. detrazioni per canoni di locazione; 4. detrazioni per interventi di recupero del patrimonio
edilizio. Le finalità delle detrazioni dall’imposta lorda sono quelle di: 1. personalizzare il tributo in
relazione a circostanze che modificano la capacità contributiva; 2. introdurre agevolazioni e
incentivi in seguito a determinati impieghi del reddito ritenuti meritevoli di tutela e incentivo.
Il Principio dell’Autoliquidazione
Il Sistema tributario italiano si basa sulla partecipazione del contribuente alla: 1. Definizione del
presupposto impositivo; 2. Determinazione della base imponibile; 3. Calcolo del tributo; 4.
Versamento dell’imposta tramite il principio dell’autoliquidazione dell’imposta, introdotta dalla
Legge 576/1975. Attraverso la compilazione delle dichiarazioni tributarie, che sono gli atti con i
quali il contribuente porta a conoscenza dell’Amministrazione Finanziaria la realizzazione del
presupposto impositivo. Invero, nel nostro ordinamento esistono : • tributi che non prevedono
una dichiarazione (es. imposta di registro per atto da registrare); • tributi che prevedono una
specifica dichiarazione, che deve essere presentata dal soggetto passivo o “una tantum” (es.
variazione catastale di un immobile) o periodicamente (es. Imposte sui redditi o Iva).
La finalità delle dichiarazioni tributarie
Le dichiarazioni tributarie, che rappresentano un obbligo per i contribuenti, hanno diverse finalità:
• Rappresentare le vicende economiche rilevanti che si sono verificate durante l’esercizio di
competenza; • Permettere all’Amministrazione Finanziaria di operare un «monitoraggio fiscale»; •
Rendere note all’A.F. tutte le opzioni esercitate dai contribuenti (es. i criteri di tassazione di alcuni
proventi, il regime di tassazione, ordinario o separato, di alcune fattispecie imponibili). Alcune
dichiarazioni, tra cui quelle ai fini Iva e quelle presentate dai sostituti d’imposta, hanno un
contenuto riepilogativo di tutte le operazioni effettuate durante l’anno d’imposta. N.B. :La
dichiarazione tributaria è una «dichiarazione di scienza», ossia un atto con il quale il contribuente
dichiara ciò che egli conosce rispetto ad una determinata situazione fiscalmente rilevante. Ha
perciò natura volontaria e non negoziale, e permette all’Amministrazione Finanziaria di effettuare
un controllo.
Il controllo dell’Amministrazione Finanziaria sul comportamento del contribuente è quindi
successivo ed eventuale, e si sviluppa con uno specifico processo amministrativo: l’accertamento
tributario (D.P.R. 600/73). Gli organi dell’A.F. legittimati all’attività di controllo differiscono a
seconda della fase del controllo stesso: • Nella fase istruttoria, gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate e
la Guardia di Finanza hanno il potere di raccogliere elementi, dati e notizie per l’eventuale
accertamento. Questa fase può essere svolta sia internamente attraverso questionari o inviti a
comparire, che presso il luogo dove il contribuente svolge la propria attività, attraverso accessi,
ispezioni e verifiche; • Nella fase di accertamento, solo gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate hanno il
potere di emanare un atto impositivo, qualora dal controllo risulti un esito irregolare.
REDDITI FONDIARI (artt. 25-43 TUIR):
i redditi fondiari sono i redditi inerenti ai terreni e ai fabbricati, i quali sono ubicati nel territorio
dello Stato e sono o devono essere iscritti, con attribuzione di rendita, nel catasto dei terreni o nel
catasto edilizio urbano (art. 25 TUIR). Caratteristica comune dei redditi fondiari è il sistema di
determinazione dell’imposta, in cui riveste un ruolo essenziale il catasto. Terreni e fabbricati sono
beni suscettibili di produrre nuova ricchezza e sono tassati indipendentemente dalla produzione o
percezione di un’entrata in termini monetari o in natura. La base imponibile dei redditi fondiari è
determinata sulla base di indici di ricchezza figurativi i quali rappresentano ‘’il reddito medio
ordinario ritraibile’’ dal terreno o dal fabbricato. I redditi fondiari possono essere di tre tipi : a)
redditi domenicali dei terreni; b) redditi agrari dei terreni; c) redditi dei fabbricati. Gli immobili
censiti nel catasto fabbricati sono classificati in categorie, assegnate in base alla normale
destinazione d’uso di ciascun immobile e in classi. Fanno eccezione a tale modello impositivo, i
canoni di locazione, la cui base imponibile è costituita dall’ammontare dei canoni di locazione
maturati nel periodo d’imposta, indipendentemente dalla loro percezione. Su opzione del
contribuente, i redditi derivanti dalla locazione degli immobili a uso abitativo e relative pertinenze
possono essere tassati mediante applicazione di un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi, la
cd ‘’cedolare secca’’ con aliquota al 21% (anche se negli ultimi anni ci è stato un dibattito
sull’aumento di tale aliquota). In tal caso è esclusa la deduzione degli oneri. Per quanto concerne
l’IMU va pagata solo dalla seconda casa in poi e non sulla prima. Sulla prima casa c’è una
deducibilità integrale della rendita catastale in quanto la casa costituisce un bene di prima
necessità. I redditi fondiari vengono tassati ex post.
REDDITI DI CAPITALE (artt. 44-48 TUIR):
‘’I redditi di capitale sono redditi derivanti dall’impiego di capitale finanziario non nell’esercizio
d’impresa’’ (es. utili su azione o rendite perpetue). I redditi di capitale sono essenzialmente di due
tipi: a) proventi derivanti dalla partecipazione in società ed enti (es. dividendi); b) interessi
remunerativi e altri proventi che derivano da mutui ed altre forme di impiego di capitale. Oggetto
di tassazione è l’ammontare degli interessi, utili o altri proventi percepiti senza alcuna deduzione.
L’attuazione del prelievo avviene in genere mediante meccanismi di ritenuta alla fonte a titolo
d’imposta (cioè sono tassati ex ante). La maggior parte dei redditi di capitale sono soggetti a regimi
sostitutivi rispetto l’IRPEF: tassazione separata. Se questi redditi non sono già tassati dalla banca
(che fa da sostituto d’imposta), tali redditi seguono un percorso diverso rispetto agli scaglioni
dell’IRPEF.
REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE (artt. 49-52 TUIR):
ai sensi dell’articolo 42 del TUIR ‘’ sono redditi di lavoro dipendente quelli che derivano da rapporti
aventi per oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e sotto la
direzione di altri’’. I redditi di lavoro dipendente sono qualificati in funzione: a) della tipologia del
rapporto da cui origina il reddito; b) del nesso di derivazione tra reddito e rapporto di lavoro
dipendente. Quindi il tratto essenziale e distintivo del reddito di lavoro dipendente è il vincolo di
subordinazione del lavoratore al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro. Nei redditi di
lavoro dipendente troviamo ‘’tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel
periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro ’’
(art. 51 TUIR). Vengono così considerati non solo il salario o lo stipendio ma anche indennità o i cd
fringe benefits. Costituiscono altresì redditi di lavoro dipendente: a) le somme erogate in
sostituzione del reddito di lavoro dipendente (es. cassa integrazione, indennità di
disoccupazione...); b) risarcimenti per il cd ‘’lucro cessante’’ o ‘’danno emergente’’; c)le pensioni e
assegni equiparati; d) i rimborsi spese.
L’articolo 50 TUIR inquadra i ‘’redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente’’ come i redditi di
lavoro dipendente a fini fiscali.
I redditi di lavoro dipendente sono tassati ex ante (quindi il datore di lavoro, stato o soggetto
privato, svolge la funzione di sostituti d’imposta)
REDDITI DI LAVORO AUTONOMO (artt. 53-53 TUIR):
Ai sensi dell’articolo 54 del TUIR ‘’sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano
dall’esercizio di arti e professioni’’. La norma precisa che ‘’per esercizio di arti e professioni si
intende l’esercizio per professione abituale, ancorchè non esclusiva, di attività di lavoro autonomo
diverse da quelle considerate nel capo IV’’ e cioè quelli di reddito d’impresa (capo IV è redditi
d’impresa). Non c’è un vincolo di subordinazione tra lavoratore e datore di lavoro e rientrano tra
tali redditi anche i redditi dall’utilizzazione economica di opere dell’ingegno e di brevetti
industriali, se non conseguiti nell’esercizio d’impresa. Concorrono alla formazione del reddito i
compensi percepiti nel periodo d’imposta. In queto caso, il reddito imponibile è un reddito netto:
in quanto bisogna fare la differenza tra compensi percepiti nel periodo d’imposta e le spese
sostenute per la produzione di tale reddito (oneri deducibili come es. auto) e sono al netto dei
contributi assistenziali e previdenziali versati nell’anno. Tale categoria di redditi sono tassati ex
post. Le modalità di determinazione dei redditi di lavoro autonomo che concorrono alla
formazione del reddito complessivo sono ampiamente derogate, qualora il soggetto passivo opti
per l’applicazione del c.d. ‘’regime forfettario’’ introdotto dalla legge 23 dicembre 2014 n. 190.