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Sono Carlo Alberto Micheli, Avvocato, Dottore Commercialista e fondatore di

MyAccounting.it e ti do il benvenuto in questo e-book a tema Fisco e Criptovalute.

Specializzato in Business e Fiscalità guido e aiuto professionisti e investitori verso l’ot-


timizzazione delle proprie attività, attraverso l’acquisizione di competenze e strategie
fiscali.

Non è facile districarsi nella giungla delle informazioni. Gli articoli sono spesso poco
chiari, di difficile comprensione e lasciano a libere interpretazioni. Talvolta queste pos-
sono risultare pericolosamente errate e possono portare a gravissime conseguenze in
fase di accertamento fiscale.

Troppe volte in consulenza ho salvato investitori da consigli sbagliati e questo è il mo-


tivo principale per cui ho deciso di creare questo e-book.

Ecco cosa imparerai:

1. Come essere in regola con il possesso di Criptovalute


2. Quale trattamento fiscale applicare per il tuo caso specifico
3. Quante e quali tasse devo pagare sulle plusvalenze da Cripto
4. Quali strategie (legali) ci sono per non pagare le tasse
5. Come si compila la dichiarazione dei redditi
6. Il Trattamento Iva e delle Imposte dirette
7. La Gestione e il Recupero delle Minusvalenze
8. Gli Accertamenti, le Sanzioni e il Ravvedimento Operoso
9. I Tempi di Accertamento e Prescrizione
10. Come NON pagare le imposte sulle plusvalenze da Monete Virtuali

Voglio fornirti una guida completa sul corretto inquadramento giuridico-fiscale da te-
nere quando si ha a che fare con le Monete Virtuali.

Basta quindi con la scusa che la normativa non è chiara, anche perché dalle omissioni
in materia fiscale l’unico che ci rimette, e tanto, è sempre il contribuente.

IMPORTANTE: Se dopo avere letto con attenzione questo e-book desideri approfondi-
re ulteriormente l’argomento cripto e fiscalità in modo realmente definitivo, devi sapere
che ho registrato anche un video a tema ed un videocorso dedicato.
Il videocorso si chiama ‘’CryptoTax - Le Tue Monete Virtuali in Regola con il Fisco’’
e puoi scoprire tutto cliccando su questo link: www.carloalbertomicheli.it/cryptotax/

Tutta questa produzione di contenuti si è rivelata urgente e necessaria, perché stiamo


assistendo sempre di più ad un incremento nell’attività di scambio, acquisto e vendita
di monete virtuali, ma la confusione dal punto di vista fiscale regna sovrana.

Cryptotax - Le Tue Monete Virtuali in Regola con il Fisco: www.carloalbertomicheli.it/cryptotax 3


Questa moneta virtuale, maggiormente rappresentata dai Bitcoin, rappresenta un’at-
tività estremamente complessa che non è più ad appannaggio di pochi, perché sta
diventando sempre di più ad uso comune.

Operare con le criptovalute significa disporre di un wallet virtuale non tangibile.


Caratteristica che ha fatto sì che l’individuazione nel tempo della loro natura giuridica
non sia stata effettuata in maniera chiara, generando tra i possessori innumerevoli
dubbi sul comportamento da tenere nei confronti del fisco e dell’amministrazione fi-
nanziaria per i proventi ottenuti dallo sfruttamento delle stesse, ovvero agli obblighi
connessi all’antiriciclaggio (di cui approfondirò meglio nel prosieguo).

Nel mondo non stanno meglio di noi, come ho approfondito nel video “Bitcoin nel
Mondo” del 28/06/2021, in attesa di una disciplina organica a livello comunitario ogni
stato, più o meno diffidente, verso questo fenomeno, agisce in maniera completamente
diversa e disorganica.

Le fonti da cui attingere informazioni su come comportarsi ci sono, e seppure


si presentino in forma disorganizzata, hanno dei tratti comuni che consentono
di individuare una disciplina precisa da seguire per evitare di imbattersi negli errori
più comuni con conseguenze molto pesanti dal punto di vista sanzionatorio.

Da ultimo va segnalato come un forte interessamento provenga anche da fonti gior-


nalistiche e dottrinali, rispetto alla prima stesura di questo e-book (Febbraio 2021) già
numerosi interventi e chiarimenti sono arrivati da parte di studiosi (Seac – Il quadro
rw2021; Sole 24 Ore) e tecnici (Istruzioni Agenzia delle Entrate del 30/04/2021).

Le fonti e la prassi preesistente uniti allo studio mio personale e approfondito del feno-
meno condito dalle analisi degli esperti non hanno fatto altro che rafforzare quanto già
predisposto in tema di disciplina da seguire.

Iniziamo dunque con l’identificare i capi saldi della disciplina per poi entrare più nello
specifico sulle ragioni che hanno formato il “giusto comportamento” da seguire in me-
rito alla detenzione delle Monete Virtuali.

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L’Agenzia delle Entrate, con la R.M. n. 72/2016, ha associato l’attività di intermediazione
in criptovalute alle operazioni relative a “divise, banconote e monete con valore liberato-
rio di cui all’art. 135, paragrafo 1, lett. E), della direttiva 2006/112/Ce” – Tale associazione
si pone in linea su quanto già affermato dalla Corte Di Giustizia dell’Unione Europea
con la sentenza del 22 Ottobre 2015, causa C-264/14.

Senza entrare nel merito dei singoli provvedimenti è utile sin da subito sottolineare
come vi sia un interesse a regolare il settore sia a livello legislativo (direttiva), regola-
mentare (agenzia delle entrate per il tramite delle direzioni regionali) che giudiziario
(Corte di Giustizia e come vedremo a breve e Tar del Lazio), l’ampia tematica legata a
questo nuovo fenomeno.

Di rilevante importanza è il fatto che tutte le discussioni fiscali, sul pagare e non paga-
re, sul dichiarare o non dichiarare e su come attuare strategie o escamotage per otti-
mizzare la propria posizione va misurata in funzione di un’altra disciplina, stavolta non
fiscale, che alla sua violazione scattano conseguenze davvero pericolose.

Mi sto riferendo alla disciplina c.d. Antiriciclaggio. L’Italia è stata tra i primi paesi dell’u-
nione europea ad adottare una direttiva su anti riciclaggio che prevede anche le cryp-
tocurrency. La guardia di finanza stessa ha rilasciato indicazioni in merito alle indagini
finanziarie che hanno ad oggetto monete virtuali siano essi detentori ovvero soggetti
abilitati a trattarle.

A tal punto è utile segnalare come lo stato centrale italiano abbia normato in relazione
alle criptovalute soltanto in questa branca giuridica; lasciando il compito all’ammini-
strazione finanziaria e alle commissioni tributarie di intervenire in ambito fiscale.

In ogni decisione inerente alle Monete virtuali si necessita quindi


massima attenzione alla normativa antiriciclaggio e alle sue
conseguenze in caso di violazione, perché è solo avendo una
conoscenza sistemica e dinamica di tutti questi istituti che si può
tracciare con serietà un modus comportamentale in linea con le
disposizioni di legge.

La stessa Agenzia delle Entrate, quindi per il tramite delle direzioni regionali di Lom-
bardia (in risposta all’interpello 956-39/2018) e Liguria (in risposta all’interpello 903-
47/2018), ha precisato che le valute virtuali detenute da soggetti obbligati al monitorag-
gio fiscale, devono confluire nel quadro RW e non sono soggette all’imposta sul valore
dei prodotti finanziari, dei conti correnti e dei libretti di risparmio detenuti all’estero
dalle persone fisiche residenti in Italia (c.d. IVAFE) in quanto tale imposta si applica ai
depositi e conti correnti esclusivamente di natura “bancaria”.

In altre parole, le persone fisiche che detengono monete virtuali:


1. Sono obbligate alla compilazione del quadro RW
2. Non sono soggette (relativamente alle monete virtuali) al pagamento dell’IVAFE

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L’Agenzia delle Entrate in ambito bitcoin ha fornito importanti considerazioni, sia dan-
done una definizione, sia precisando due fondamentali caratteristiche:

1. L’agenzia definisce il bitcoin come una tipologia di moneta “virtuale”, o meglio “crip-
tovaluta”, utilizzata come “moneta” alternativa a quella tradizionale avente corso
legale emessa da una Autorità monetaria.
2. La circolazione dei bitcoin quale mezzo di pagamento, si fonda sull’accettazione vo-
lontaria da parte degli operatori del mercato che, sulla base della fiducia, la ricevono
come corrispettivo nello scambio di beni e servizi, riconoscendone, quindi, il valore
di scambio indipendentemente da un obbligo di legge. scambio indipendentemente
da un obbligo di legge.
Si tratta, pertanto, di sistema di pagamento decentralizzato, che utilizza una rete di
soggetti paritari (peer to peer) non soggetto ad alcuna disciplina regolamentare speci-
fica né ad una Autorità centrale che ne governa la stabilità nella circolazione.

Le criptovalute, inoltre, hanno due ulteriori fondamentali caratteristiche:

1. Non hanno natura fisica, bensì digitale, essendo create, memorizzate e utilizzate
non su supporto fisico bensì su dispositivi elettronici (ad esempio smartphone),
nei quali vengono conservate in “portafogli elettronici” (cd. wallet) e sono pertanto
liberamente accessibili e trasferibili dal titolare, in possesso delle necessarie cre-
denziali, in qualsiasi momento, senza bisogno dell’intervento di terzi
2. I bitcoin vengono emessi e funzionano grazie a dei codici crittografici e a dei com-
plessi calcoli algoritmici. In sostanza, i bitcoin vengono generati grazie alla creazio-
ne di algoritmi matematici, tramite un processo di mining (letteralmente “estrazio-
ne”) e i soggetti che creano e sviluppano tali algoritmi sono detti miner. Lo scambio
dei predetti codici criptati tra gli utenti (user), operatori sia economici che privati,
avviene per mezzo di una applicazione software.
Per utilizzare i bitcoin, gli utenti devono entrarne in possesso:
• acquistandoli da altri soggetti in cambio di valuta legale;
• accettandoli come corrispettivo per la vendita di beni o servizi.

Gli user utilizzano le monete virtuali, in alternativa alle valute tradizionali principalmen-
te come mezzo di pagamento per regolare gli scambi di beni e servizi, ma anche per
fini speculativi attraverso piattaforme on line che consentono lo scambio di bitcoin con
altre valute tradizionali sulla base del relativo tasso cambio (ad esempio, è possibile
scambiare bitcoin con euro al tasso BTC/EURO).

Dalle parole dell’Agenzia si individuano quindi le due funzioni principali delle Mo-
nete virtuali:

1. Mezzo di pagamento per regolare gli scambi di beni e servizi


2. Strumento speculativo.

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IL TRATTAMENTO IVA
L’agenzia, con riferimento al trattamento iva, ha richiamato nuovamente la già citata
sentenza della corte di giustizia nella causa C-264/14 che ha qualificato come presta-
zioni di servizi la compravendita di bitcoin in cambio di valuta tradizionale.

Tali prestazioni sono state inquadrate “tra le operazioni relative a divise, banconote
e monete con valore liberatorio, di cui all’art. 135, paragrafo 1, lett. E’’, della direttiva
2006/112/Ce.

Per queste operazioni è prevista esenzione ai fini iva x art. 10, comma 1, n. 3),
DPR n.633/1972.

IL TRATTAMENTO DELLE IMPOSTE DIRETTE


Ai fini delle imposte dirette è importante effettuare una preliminare distinzione
tra società e persone fisiche.

1. La società deve assoggettare ad imposizione i componenti di reddito derivanti dalla


attività di intermediazione nell’acquisto e vendita di bitcoin, al netto dei relativi costi
inerenti, ed inoltre, i bitcoin che restano alla fine del periodo d’imposta nella dispo-
nibilità della società stessa a titolo di proprietà, dovranno essere valutati secondo
il cambio in vigore alla data di chiusura dell’esercizio e tale valutazione assume
rilievo ai fini fiscali. Quanto al metodo di valutazione occorre far riferimento al c.d.
valore normale, ossia il valore corrispondente alla quotazione degli stessi bitcoin al
termine dell’esercizio – ad esempio si potrebbe prendere a riferimento il valore me-
dio dell’ultimo giorno dell’anno sulla piattaforma o la media di tutte le piattaforme.
Importante che il criterio adottato sia determinato o determinabile e costante nel
tempo (tra i vari esercizi).
2. Quanto alle persone fisiche la risoluzione non ci fornisce chiarimenti precisi, i quali
vanno ricercati nel successivo intervento della direzione regionale della Lombardia,
la quale precisa che alle operazioni di conversione di valute virtuali si applicano i
principi generali che regolano le operazioni aventi ad oggetto valute tradizionali;
“pertanto le cessioni a pronti di valuta virtuale non danno origine a redditi imponi-
bili mancando la finalità speculativa salvo generare un reddito diverso qualora la
valuta ceduta derivi da prelievi da portafogli elettronici, per i quali la giacenza media
superi un controvalore di euro 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi continui
nel periodo di imposta, ai sensi dell’art. 67, comma 1, letta c-ter), TUIR, e del comma
1-ter dello stesso articolo.”

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Questo significa che:

Quando la giacenza media del wallet (o la somma di più wallet contenenti valute
virtuali) supera il controvalore di euro 51.645,69 per almeno sette giorni, eventuali
plus o minusvalenze derivanti dal PRELIEVO del wallet stesso devono essere indi-
cate nel quadro RT del modello redditi e saranno soggette ad imposta sostitutiva
del 26%.

ATTENZIONE PERO’: il calcolo della giacenza ai fini fiscali è quella al tasso di


cambio del primo giorno dell’anno di imposta. Tale fatto (come vedremo negli
esempi a seguire) è rilevante data la caratteristica volatilità
propria delle monete virtuali.

Quello che noi, nella maggior parte dei casi, intendiamo come “cash-out” è dal fisco
definito come “Prelievo dal Wallet” il prelievo dal wallet è assimilato – a fini fiscali – a
cessione a titolo oneroso ex art. 67 comma 1-ter.

Il fisco in ambito cripto usa il termine “assimilabili a valuta estera”, quindi non
valuta estera (Fictio Juris). L’utilizzo di finzioni giuridiche (ovvero configurare come,
assimilabile a, indicato come se fosse) è doveroso in un settore che presenta forti in-
novazioni teconlogiche come il mondo cripto. Il consiglio che do sempre ai miei clienti
è quello di non pensare che la complessità tecnologica sottostante alle cryptocurrency
si riverberi automaticamente sulla fiscalità. Non è cosi, la fiscalità tende a semplificare
i fenomeni al fine di ottenere un massimo risultato in termini di prelievo.

Nonostante si possa discutere e dibattere sulla qualificazione giuridica delle criptova-


lute, è impensabile e pretenzioso non farle rientrare nel concetto generico di investi-
mento.

Abbiamo accertato quali capisaldi che:

1. Le persone fisiche che posseggono criptovalute hanno obbligo di compilazione del


quadro RW
2. L’imposta del 26% sulle plusvalenze si paga solo in caso di cashout e al verificarsi
della condizione di giacenza superiore a 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi
continui nel periodo di imposta al tasso di cambio 1/1
3. Al di sotto di tale franchigia le operazioni in entrata e uscita dai wallet sono da con-
siderarsi fiscalmente irrilevanti
4. Eventuali prelievi, nei casi extra franchigia, si indicano nel quadro RT e possono dar
origine a plusvalenze e minusvalenze
5. In assenza di prelievi, non essendo applicabile IVAFE, null’altro è dovuto all’infuori
dell’obbligo di monitoraggio (in assenza del quale sono previste sanzioni in caso di
accertamento).
6. Chi afferma che non serve monitorare e non sono dovute le imposte perché non
esiste una legge o mente sapendo di mentire o semplicemente è un ignorante in
materia.

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L’OBBLIGO DI MONITORAGGIO
L’acquisto di criptovalute è soggetto agli obblighi di monitoraggio anche se di valore
inferiore ai 15.000 euro. Tale limite, indicato all’art. 4, comma 3, D.L. n.167/1990, si rivol-
ge solo a depositi e conti correnti bancari.

La stessa Banca d’Italia ha affermato che Le c.d. valute virtuali (VV) sono rappresenta-
zioni digitali di valore non emesse da una
banca centrale o da un’autorità pubblica. Esse non sono necessariamente collegate a
una valuta
avente corso legale, ma sono utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di
investimento e possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente. Le
VV non sono moneta legale e non devono essere confuse con la moneta elettronica.
(Comunicazione del 30/01/2015)

L’obbligo di monitoraggio fiscale difatti è collegato o legato alla semplice potenzialità


dell’investimento.

E’ sufficiente quindi che l’investimento sia suscettibile di produrre reddito imponibile in


Italia. Che lo produca o meno, e tale fattore non lo si può escludere, è indifferente e di
conseguenza l’obbligo sussiste a priori.

A livello normativo italiano le criptovalute, come ho scritto in precedenza, sono state


disciplinate unicamente in materia di Antiriciclaggio. Fermo restando che recentemen-
te il Ministero dell’economia e finanze ha ribadito in nota che a livello fiscale si rimanda
all’art. 67 comma 1-ter e che sta aspettando la qualificazione da parte delle istituzioni
europee per redigere una normativa ad hoc possibilmente armonizzata con gli altri
stati.

La normativa definisce così la moneta virtuale:

“La rappresentazione digitale di valore, non emessa né garantita da una banca centra-
le o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso
legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi o per finalità di
investimento e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”

Tale inquadramento fa sì come sottostante all’obbligo di monitoraggio vi sia da parte


del legislatore la volontà di controllo per finalità diverse o per rischi diversi connessi
alla detenzione di monete virtuali, basti pensare a finalità di contrasto all’evasione, alla
lotta al terrorismo o altre finalità illecite che con “rappresentazione digitale di valore”
ben potranno esser finanziate.

Quello che davvero conta ogni volta che dobbiamo regolarizzare la nostra posizione
è avere una documentazione seria e reale a supporto dell’origine dei nostri depositi e
della loro evoluzione del tempo.

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Le conseguenze pesanti a livello personale non derivano dall’aver o meno indicato cor-
rettamente il valore al 31/12 o calcolato al millesimo la plusvalenza, quanto nel dimo-
strare in maniera certa l’origine dei fondi che deteniamo e il loro andamento di valore.

IL BIVIO DELLA CHIAVE PRIVATA


Prima di entrare nel pratico della compilazione della dichiarazione dei redditi è di utile
analisi un altro problema che si pone per le criptovalute e i token.

Il dubbio ruota intorno al concetto di “attività estere”. In termini semplicistici le monete


virtuali stanno nella rete, non hanno alcun legame con un territorio che sia nazionale
o estero.

Nel Febbraio 2021, scrivevo cosi:

“L’orientamento che al momento secondo molti esperti non pone dubbi, è che
non vi è obbligo di monitoraggio fiscale per la persona fisica residente in Italia
che ha la disponibilità della chiave privata.”

Ad una più attenta analisi, ad una più profonda lettura, a più confronti avvenuti
con esperti del settore tale orientamento è da considerarsi superato in favore di
questo:

“Le monete virtuali si monitorano ovunque esse siano detenute, siano esse
all’interno di chiavi private, hard wallet, o exchange italiani in quanto trattasi di
attività di natura estera”

Anche se il luogo di detenzione delle valute virtuali non può che risultare coincidente
con lo stato di residenza del contribuente, l’omessa indicazione in RW del codice stato
estero, la natura di valuta estera e la necessità di monitoraggio anche ai fini di calcolo
di giacenza e prevenzione antiriciclaggio non può che far propendere il tutto verso una
soluzione più prudente e in linea con le disposizioni regolamentari.

Attenzione però se le chiavi private sono gestite da terzi, in questa ipotesi


assume fondamentale rilevanza la disciplina antiriciclaggio.

Tale disciplina individua la figura dei “Prestatori di servizi di portafogli digitali” che
forniscono “servizi di salvaguardia di chiavi crittografiche private per conto dei propri
clienti, al fine di detenere, memorizzare e trasferire valute virtuali”.

Viene quindi disciplinato un rapporto in cui il prestatore detiene le chiavi private e svol-
ge un servizio per conto dell’utente.
In questo caso vi sarà l’obbligo di compilazione del quadro RW quando il presta-
tore ha sede all’estero; con differenze sanzionatorie qualora il prestatore risieda in un
paese NWL (non white list).

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Su questi punti trattati ti invito a vedere due miei video a tema:

1. Perché l’amministrazione finanziaria vuole il monitoraggio delle chiavi private


(19/04/2021)

2. Criptovalute in dichiarazione dei redditi 2021, le istruzioni alla compilazione


(08/05/2021)

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LA COMPILAZIONE DEL QUADRO RW
Ipotesi 1 - Nell’esempio seguente, il soggetto è titolare di criptovalute ed ha investito
nel corso (anche a più riprese) del 2020 un importo pari ad euro 60.000, non ha mai
prelevato e il valore al 31/12/2020 è pari ad euro 70.000 euro.

Vediamo ogni singola colonna nello specifico:

Colonna 1 - Codice titolo possesso: Si indica 1 in quanto il soggetto è titolare del wallet

Colonna 2 - Vedere istruzioni: Non si compila

Colonna 3 - Codice individuazione bene: Si indica il codice 14 – “altre attività estere di


natura finanziaria”

Colonna 4 - Codice Stato Estero: Vuota, in passato il software non lo permetteva. Ades-
so il campo vuoto è rappresentativo delle monete virtuali

Colonna 5 - Quota di possesso: 100% se si è gli unici titolari del wallet

Colonna 6 - Criterio determinazione valore: si indica 1, il valore di mercato

Colonna 7 - Valore iniziale: Si indica il valore di mercato (in euro) alla data di acquisto
o valore finale n-1 (più eventuali incrementi annui)

Colonna 8 - Valore finale: Si indica il valore di mercato (in euro) al 31/12/n

Colonna 9 - Non si compila

Colonna 10-17 e 19 - Non essendo dovuta IVAFE non si compilano

Colonna 18 - Si indica il codice 5 per evidenziare che l’attività estera non ha prodot-
to nell’anno redditi. Oppure indicare 4 nel caso in cui sia rilevata una plusvalenza da
inserire nel quadro RT

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Colonna 20 - Si barra per dichiarare che la compilazione è solo ai fini di monitorag-
gio, altrimenti il software calcola automaticamente l’ivafe

Colonna 21 - Indicazione del codice di identificazione della società estera; non va


compilato

Colonna 22-24 - Se l’attività estera è cointestata o vi sono soggetti delegati a opera-


re, deve essere indicato il codice fiscale degli altri soggetti obbligati al monitoraggio
fiscale. La colonna 24 va barrata quando questi soggetti sono più di due. Nel caso in
oggetto il soggetto è l’unico titolare della posizione.

Ipotesi 2 – Con prelievo dal wallet (Importante farsi assistere dal Commercialista)

Nel caso invece di PRELIEVO da un wallet con giacenza superiore a 51.645,69 per
almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo di imposta sarà necessario rilevare
e determinare l’imposta nel quadro RT sez. II.

Ipotizziamo che il nostro investitore in moneta virtuale abbia effettuato un prelievo da


wallet, cash-out pari a 10.000 euro.

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ESEMPI E CASI PARTICOLARI
CASO NUMERO 1
Mario detiene 10 bitcoin.
Il valore di mercato di tali bitcoin alla data del 01/01/2021 è di 4.000 €/ciascuno per un
totale quindi di 40.000 €.
A partire dal mese di Febbraio 2021, il valore arriva a 6.000 €, anche per più di 7 giorni
consecutivi, quindi pari a 60.000 € superando la soglia di 51.645 €.
Se Mario vende quote di bitcoin durante il 2021, realizza una plusvalenza tassabile?
Pur segnalando incertezze a fronte di scarsa prassi sul tema, l’art. 67 comma 1 lett.
c-ter, fa riferimento, non al cambio quotidiano, ma al cambio di inizio periodo.
Pertanto, la giacenza superiore ai vecchi 100.000.000 di lire, si potrà verificare solo at-
traverso l’acquisizione di ulteriori criptovalute o di altre valute estere.
Pertanto, in questo caso, sul presupposto che non vi siano altre acquisizioni di bitcoin
nel corso dell’anno, la plusvalenza non risulterà fiscalmente rilevante.

CASO NUMERO 2
Lucia detiene 10 bitcoin.
Il valore di mercato di tali bitcoin alla data 01/01/2021 è di 6.000 €/ciascuno, per un
totale quindi di 60.000 €.
Dopo i primi 7 giorni del 2021, il valore di mercato dei bitcoin scende repentinamente
anche andando sotto i 5.100 €/a bitcoin.
Se Lucia dovesse vendere bitcoin durante il 2021, realizzerebbe una plus/minus rile-
vante ai fini fiscali?
La risposta sembra essere affermativa, in quanto in questo caso dovremmo poter af-
fermare che, al 1 Gennaio 2021 il portafoglio di bitcoin, valutato al cambio di quel mo-
mento, ammontava a 60.000 €, e quindi superava la soglia.
Si tratta, tuttavia, di valutare altresì se detta soglia nel corso dell’anno sia stata supera-
ta per 7 giorni consecutivi.
Sul presupposto, pertanto, che il valore dei bitcoin sia stato sopra la soglia di 51.645 €
per almeno i primi 7 giorni del 2021, eventuali plusvalenze realizzate da Lucia risulte-
ranno fiscalmente rilevanti.

Altre situazioni particolari possono verificarsi in caso di:


• Trading Cripto – Cripto
• Spostamenti tra Wallet
• Donazioni e Successioni
• Monete in Staking
• Prestiti da Nexo, Blockfi, etc...
• Capitali Vincolati a Interesse Attivo

IMPORTANTE: Questi argomenti vantano numerose casistiche particolari e necessi-


tano di spiegazioni accurate ed esempi chiarificatori. All’interno nel Videocorso Cryp-
toTax trovi delle videolezioni dedicate dove ne parlo ampiamente ed in modo approfon-
dito. Queste sezioni saranno costantemente aggiornate.

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COMPILAZIONE DELLA SEZIONE II E GESTIONE
DELLE EVENTUALI MINUSVALENZE
I righi da rt21 a rt30 devono essere utilizzati per il calcolo dell’imposta sostitutiva sulle
plusvalenze e altri redditi diversi derivanti da partecipazioni non qualificate e dal 1 gen-
naio 2018 le partecipazioni e da titoli non partecipativi, certificati, valute, metalli pre-
ziosi, crediti pecuniari e altri strumenti finanziari, i cui corrispettivi siano stati percepiti
nel corso del presente periodo d’imposta con riferimento a plusvalenze e altri redditi
diversi di natura finanziaria.

Codice tributo 1100 – Imposta sostitutiva sulle plusvalenze di cui all’art. 67, comma 1,
lett. da c-bis) a c-quinquies) del TUIR.

I redditi di cui all’art. 67, comma 1, lett. da c-bis) a c-quinquies) del TUIR sui quali ap-
plicare l’imposta sostitutiva del 26% sono costituiti dalla somma algebrica dei diffe-
renziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in
relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati.

L’eventuale eccedenza delle minusvalenze risultante nel medesimo quadro RT potrà


essere portata in deduzione delle plusvalenze realizzate nei quattro periodi di imposta
successivi.

Facciamo adesso un piccolo recap su tutto quello che ci siamo detti


schematizzando i punti principali:

1. L’obbligo di compilazione del RW sussiste a prescindere dal realizzo di un reddito


imponibile nel periodo di imposta.
2. Non si applica alle criptovalute la soglia di esonero da monitoraggio di 15.000 euro
prevista per i depositi e conti correnti bancari.
3. Anche se si possiedono più monete virtuali è sufficiente compilare, in analogia per
quanto già avviene con i dossier titoli, un unico rigo di Rw rappresentativo di tutto
il wallet. Allo stesso modo, come precisato dall’agenzia delle entrate, è possibile
compilare un unico rigo per le monete virtuali (più exchange) in caso di operazioni
della stessa natura.
4. Non si parla di EQUIPARAZIONE alle valute ordinarie estere bensì di ASSIMILA-
ZIONE.
5. Il PRELIEVO dal wallet è assimilato a “CESSIONE A TITOLO ONEROSO”
6. Non si indica il paese nella colonna 4 del rigo di quadro RW.
7. La giacenza reale di mercato e quella fiscale per il calcolo franchigia sono differenti,
esiste una franchigia al di sotto della quale le operazioni effettuate sono da conside-
rarsi fiscalmente irrilevanti.
8. Eventuali prelievi si indicano nel quadro RT e possono dar origine a plusvalenze e
minusvalenze.
9. L’imposta del 26% sulle plusvalenze si paga solo in caso di cashout e al verificarsi

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della condizione di giacenza superiore a 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi
continui nel periodo di imposta al tasso di cambio di inizio periodo.
10. L’inquadramento giuridico fiscale si intende di conseguenza completo e normato.
11. La sentenza del Tar Del Lazio non fa altro che confermare tutta la costruzione giu-
ridica.
12. Il contribuente è responsabile della conservazione di tutta la documentazione pro-
vante e descrivente il proprio investimento. Non esiste una disciplina formale, il che
significa che tale documentazione sarà composta da ogni atto, fatto, report e quie-
tanza utile a sostegno delle operazioni.

GLI ACCERTAMENTI
Nota Bene: In ogni caso è DETERMINANTE farsi assistere da un Avvocato anche se
la richiesta sembra banale e soprattutto in caso di ricezione da parte dell’amministra-
zione finanziaria di questionari. Meglio prevenire che curare.

Cercherò in poche righe di semplificare al massimo un iter di per sé complesso, non


me ne vogliano i miei colleghi Tributaristi per il mio eccesso di zelo.

L’obiettivo è far capire con semplicità cosa accade così da giustificare il motivo
per cui Più volte sottolineo l’importanza della conservazione e cura dei
documenti/report nonché la rilevanza della disciplina antiriciclaggio.

In caso di accertamento fiscale il contribuente dovrà fornire adeguata documentazione


a sostegno e giustificazione delle operazioni finanziarie.

Gli accertamenti possono essere di varie forme, a seconda della gravità o meno del
comportamento tenuto. Il più lieve è l’accertamento formale nel quale l’agenzia tramite
una lettera di compliance invita il contribuente a fornire delucidazioni, memorie e do-
cumentazione provante un determinato investimento indicato nella dichiarazione dei
redditi.

A questa lettera può seguire un invito al contraddittorio (necessaria assistenza legale)


nel quale ci si confronta con l’amministrazione. Nel caso in cui tutto sia correttamente
indicato e giustificato il procedimento si conclude, ove invece tali elementi manchino,
l’amministrazione finanziaria procederà con l’emissione di un avviso di accertamento
contenente i motivi per cui ritiene fondata una ulteriore pretesa tributaria, in sostanza
vuole più soldi.
Dall’accertamento formale si distingue l’acc.to sostanziale, nella quale l’amministratore
con specifici poteri di indagine, accerta la correttezza e la veridicità delle dichiarazioni.

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Quello che è davvero importante è l’origine dei soldi e il loro andamento in seno
all’investimento finanziario.

1. Da dove provengono i soldi?


2. Dove sono stati inviati?
3. Quale andamento hanno avuto?
4. Sono stati monitorati gli investimenti?
5. Sono stati rilevati i prelievi in RT?
6. E’stata pagata l’imposta sostitutiva?

Rispondendo a tutte queste domande si previene l’accertamento e siamo in grado di


dimostrare il giusto comportamento tenuto.

Eventuali errori di calcolo della plusvalenza o errori di valutazione saranno facilmente


sanabili con il ravvedimento operoso.

Eventuali omissioni dichiarative saranno sanabili con sanzioni ridotte in caso di autodi-
chiarazione purché sia stata comunque presentata per gli anni addietro una dichiara-
zione dei redditi (unico o 730). In caso contrario la dichiarazione è omessa e le sanzioni
sono più elevate.

Se invece non si riesce a dimostrare la provenienza del denaro allora le cose si com-
plicano davvero perché potrebbe intervenire la guardia di finanza e la Procura della
Repubblica.

Non dimenticare mai una frase che mi disse un ispettore


della guardia di finanza:

“A noi Avvocato non ci interessa cosa fanno le persone con i propri soldi, purché
ovviamente siano attività lecite, a noi interessa da dove PROVENGONO questi soldi”

Se quindi gli investimenti sono il frutto dell’impiego del denaro proveniente dal tuo
lavoro regolarmente dichiarato, avrai da preoccuparti molto meno e tutto sarà “ag-
giustabile” in forma più o meno dolorosa. Diciamo che più sei accorto nella gestione
contabile, meno sarà doloroso.

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Prima di passare all’argomento sanzioni voglio fare una panoramica di quelle che sono
le indicazioni della Guardia di Finanza nei casi di indagini finanziarie.

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LE SANZIONI E IL RAVVEDIMENTO OPEROSO
Anche in questo paragrafo voglio farti notare come il fisco non ci vada leggero in
caso di comportamenti da “furbetti” – nonostante esistano numerosi cavilli che pos-
sono far diminuire le sanzioni. Meglio fare attenzione.

Proprio per questo è necessario sempre affidarsi ad un Commercialista per la tutela


delle proprie posizioni fiscali e per la presentazione delle dichiarazioni.

Nei casi di omessa presentazione della dichiarazione ai fini IRPEF ed IRAP, si applica
la sanzione amministrativa dal 120 al 240% dell’ammontare delle imposte dovute con
un minimo di 250 euro.

Se la dichiarazione omessa è presentata dal contribuente entro il termine di presen-


tazione della dichiarazione relativa al periodo successivo o prima di un’attività ammi-
nistrativa di accertamento la sanzione amministrativa passa dal 20 al 60% dell’am-
montare delle imposte dovute con un minimo di 20 euro.

Anche se non sono dovute imposte si applica la sanzione amministrativa da 250 a


1.000 euro o da 150 a 500 per i casi come sopra.

LA SANZIONE AMMINISTRATIVA PER


PRESENTAZIONE TARDIVADEL QUADRO RW
ENTRO 90 GG
Anche se non sono dovute imposte, in caso di presentazione tardiva del quadro RW, la
sanzione ammonta a 258€.

Se entro i termini ordinari (90 gg dopo il 30/11) non viene presentato nemmeno il mo-
dello unico, devi aggiungere le 250 euro come sanzione amministrativa. In altri termini
non presentare la dichiarazione dei redditi nei casi di obbligo di monitoraggio compor-
ta quindi una sanzione di 508€ totale.

Facciamo qualche esempio per capire meglio:

Esempio 1: Mario non compila il quadro RW dovuto e non invia la dichiarazione entro
il 30 novembre e neppure entro i 90 gg seguenti.
Mario ha omesso la dichiarazione, non può sanare la posizione, tuttavia presentando
il modello redditi entro il 30 novembre dell’anno successivo, potrà scontare delle san-
zioni ridotte.
Sul quadro RW la sanzione è dal 3 al 6% ridotto a un ottavo.

Esempio 2: Lucia non compila il quadro RW dovuto e non invia la dichiarazione entro

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il 30 novembre, ma comunque entro i 90 gg seguenti.
Lucia sana la posizione presentando sia la dichiarazione che il quadro RW entro i 90
giorni mediante una dichiarazione tardiva e dovrà corrispondere i seguenti importi:
250 per 1/10 Sanzione del 30% dell’eventuale maggior imposta dovuta e non corrispo-
sta ridotta da ravvedimento 258 per 1/10 per omesso RW.

Esempio 3: Francesco compila il quadro RW e rileva le plusvalenze in RT, ma non ver-


sa il dovuto. L’Agenzia mediante i controlli automatizzati invia l’avviso bonario relativo
al mancato versamento.
Francesco potrà sanare l’irregolarità versando come sanzione il 30% dell’imposta non
corrisposta, ridotto da ravvedimento.

Cerchiamo di capire meglio cosa significa “fare il ravvedimento”:

Il RAVVEDIMENTO OPEROSO è l’intervento spontaneo del contribuente che


versando quanto non precedentemente corrisposto va a sanare la sua posizione
nei confronti del fisco.
La graduazione (costo del ravvedimento), inversamente proporzionale al tempo,
consente al contribuente la regolarizzazione di errori e/o omissioni anche incidenti
sulla determinazione del tributo mediante l’applicazione di sanzioni ridotte.

Sono numerose le tabelle descriventi l’entità del ravvedimento, ma non spaventarti. Tali
calcoli sono effettuati in automatico dai software contabili.
A titolo esemplificativo riporto il testo di cui all’art. 13 D.lgs n.472/97 così come attual-
mente in vigore.

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Questo è solo un esempio della complessità del nostro sistema tributario.

Per concludere sull’aspetto sanzionatorio e riconducendoci a più aspetti visti e analiz-


zati sottolineo come le penalità relative al monitoraggio fiscale vengano diversificate a
secondo del luogo in cui le attività non dichiarate risultano detenute.

L’art. 5 DL 167/90 prevede che la sanzione vada dal 3 al 15% dell’ammontare degli
importi non dichiarati. Se però le attività sono o risultano detenute nei paesi black list
(pensa al caso del prestatore di servizi su chiavi private), le sanzioni risultano raddop-
piate.

TEMPI DI ACCARTAMENTO E PRESCRIZIONE


UNA VICENDA NON CHIARA
Il D.L. Cura Italia ha modifica i termini di accertamento, in maniera davvero illogica e
asimmetrica a sfavore del contribuente.
Il periodo di accertamento che sarebbe risultato prescritto alla data del 31/12/2020, è
stato inizialmente prorogato di due anni, quindi fino al 2022. Il motivo sarebbe a causa
dell’emergenza Coronavirus.

Il legislatore da un lato ha sospeso l’attività di accertamento, riscossione, liquidazione,


controllo e contenzioso con ripetute proroghe al momento fino al 1 marzo 2021, dall’al-
tro però, a scapito del contribuente, ha allungato di due anni i termini per l’accertamen-
to dei periodi di imposta scadenti al 31/12/2020.
(Il termine del primo Marzo è già prorogato, siamo in attesa del provvedimento - co-
municato del 27/02/21).

Ai fini delle imposte sui redditi, l’annualità 2015 (UNICO 2016), ha come termine ulti-
mo di accertamento il quarto anno successivo a quello in cui è stata commessa la
violazione (31/12/2020). Con la proroga l’annualità 2015 potrà essere accertata fino al
31/12/2022.

La stessa cosa vale anche per l’annualità 2014, sempre per le imposte dirette, in ipotesi
di dichiarazione omessa. Nei casi di omessa infatti i tempi di accertamento si prolun-
gano di un anno.

In caso invece di investimenti esteri detenuti in paesi a fiscalità privilegiata i tempi di


prescrizione si raddoppiano, ne consegue che fino al 31/12/2022 sarà ancora accerta-
bile il quadro RW 2010 per l’anno 2009 e il modello unico 2012 per l’anno 2011.

Una cosa folle.

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Fortunatamente in sede di conversione del decreto con legge 127/2020 gli equilibri si
sono ristabiliti ed è stata prevista la proroga di 85 giorni solo per l’annualità 2015. Non
è scontato però che successivi interventi possano rimodulare nuovamente il quadro.

Tutto questo rappresenta da una parte il quadro di incertezza nel quale il contribuente
italiano vive da sempre, ma dall’altra la necessità di adoperarsi al massimo al fine di
avere sempre contezza documentale di ciò che stiamo facendo o che abbiamo fatto.

COME (NON) PAGARE LE IMPOSTE


SULLE PLUSVALENZE DA MONETE VIRTUALI
Fino a questo punto abbiamo sottolineato come, perché e quando pagare le imposte
sulle nostre monete virtuali. Abbiamo visto anche i casi in cui queste imposte non sono
dovute, ma abbiamo ulteriormente visto su cosa dobbiamo effettivamente porre l’at-
tenzione (tracciabilità all’origine).

La possibilità di NON pagare le imposte sulle plusvalenze da monete virtuali è REALE


e ti do la mia parola da Avvocato e Dottore Commercialista, ma nel mondo delle cripto-
valute non è possibile elencare le 3, 5, 7 o 10 strategie “adatte per tutti” per raggiungere
l’obiettivo del non pagare le imposte.

Perchè? Per due motivi ben precisi:

1. Per mettere in pratica le giuste strategie per il tuo caso specifico (senza incappa-
re in pericolosi controlli fiscali), hai bisogno di ottenere la completa conoscenza e
comprensione di tutto il meccanismo fiscale che ruota attorno al mondo della mo-
neta virtuale.
E... NO. Non è sufficiente conoscerne una parte o tentare di ottenere la somma delle
parti cercando informazioni in giro per il web o chiedendo a chi si proclama l’esperto
del momento. Devi considerare il mondo delle “criptovalute e fisco” come il gioco del
campo minato, dove basta distrarsi un attimo per far scattare l’allarme dell’Agenzia
delle Entrate. E dopo sono dolori.

2. Perchè le strategie non sono solo 3, 5, 7 o 10 ma sono....INFINITE.

Ebbene si, una volta che avrai compreso in profondità il meccanismo fiscale che ruota
intorno al mondo cripto, avrai davanti a te uno scenario tutto nuovo, dove sarai tu ad
aver capito come comportarti e le azioni da intraprendere restando, restando in sicu-
rezza, per la tua situazione specifica.

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Ho creato “Cryptotax - Le Tue Monete Virtuali in Regola Con il Fisco”, proprio per
farti raggiungere questo obiettivo.

In Cryptotax ti accompagnerò passo dopo passo verso la messa in pratica delle so-
luzioni più efficaci per la tua situazione personale e lo farò utilizzando un linguaggio
semplice, chiaro, arricchito da esempi concreti.

Ti indicherò quindi, con estrema precisione, quelle che io reputo le cinque strategie da
utilizzare, ma soprattutto otterrai la possibilità di creartene un numero potenzialmente
infinito!

E se avrai dubbi?
Se avrai dubbi o domande, potrai farmele sotto ad ogni video.

E se le regole cambieranno?
Niente panico, Cryptotax sarà costantemente aggiornato.

Ho creato un percorso realmente completo, perchè con Cryptotax voglio raggiungere


l’obiettivo di farti diventare un esperto professore di criptovaluta in grado di gestire e
proteggere il proprio patrimonio, senza correre alcun rischio.
Perchè con i soldi, sopratutto quelli propri, non si scherza; e bruciarsi è un attimo.

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Al tuo successo.

CARLO ALBERTO MICHELI


Avvocato e dottore commercialista

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