Non è facile districarsi nella giungla delle informazioni. Gli articoli sono spesso poco
chiari, di difficile comprensione e lasciano a libere interpretazioni. Talvolta queste pos-
sono risultare pericolosamente errate e possono portare a gravissime conseguenze in
fase di accertamento fiscale.
Voglio fornirti una guida completa sul corretto inquadramento giuridico-fiscale da te-
nere quando si ha a che fare con le Monete Virtuali.
Basta quindi con la scusa che la normativa non è chiara, anche perché dalle omissioni
in materia fiscale l’unico che ci rimette, e tanto, è sempre il contribuente.
IMPORTANTE: Se dopo avere letto con attenzione questo e-book desideri approfondi-
re ulteriormente l’argomento cripto e fiscalità in modo realmente definitivo, devi sapere
che ho registrato anche un video a tema ed un videocorso dedicato.
Il videocorso si chiama ‘’CryptoTax - Le Tue Monete Virtuali in Regola con il Fisco’’
e puoi scoprire tutto cliccando su questo link: www.carloalbertomicheli.it/cryptotax/
Nel mondo non stanno meglio di noi, come ho approfondito nel video “Bitcoin nel
Mondo” del 28/06/2021, in attesa di una disciplina organica a livello comunitario ogni
stato, più o meno diffidente, verso questo fenomeno, agisce in maniera completamente
diversa e disorganica.
Le fonti e la prassi preesistente uniti allo studio mio personale e approfondito del feno-
meno condito dalle analisi degli esperti non hanno fatto altro che rafforzare quanto già
predisposto in tema di disciplina da seguire.
Iniziamo dunque con l’identificare i capi saldi della disciplina per poi entrare più nello
specifico sulle ragioni che hanno formato il “giusto comportamento” da seguire in me-
rito alla detenzione delle Monete Virtuali.
Senza entrare nel merito dei singoli provvedimenti è utile sin da subito sottolineare
come vi sia un interesse a regolare il settore sia a livello legislativo (direttiva), regola-
mentare (agenzia delle entrate per il tramite delle direzioni regionali) che giudiziario
(Corte di Giustizia e come vedremo a breve e Tar del Lazio), l’ampia tematica legata a
questo nuovo fenomeno.
Di rilevante importanza è il fatto che tutte le discussioni fiscali, sul pagare e non paga-
re, sul dichiarare o non dichiarare e su come attuare strategie o escamotage per otti-
mizzare la propria posizione va misurata in funzione di un’altra disciplina, stavolta non
fiscale, che alla sua violazione scattano conseguenze davvero pericolose.
Mi sto riferendo alla disciplina c.d. Antiriciclaggio. L’Italia è stata tra i primi paesi dell’u-
nione europea ad adottare una direttiva su anti riciclaggio che prevede anche le cryp-
tocurrency. La guardia di finanza stessa ha rilasciato indicazioni in merito alle indagini
finanziarie che hanno ad oggetto monete virtuali siano essi detentori ovvero soggetti
abilitati a trattarle.
A tal punto è utile segnalare come lo stato centrale italiano abbia normato in relazione
alle criptovalute soltanto in questa branca giuridica; lasciando il compito all’ammini-
strazione finanziaria e alle commissioni tributarie di intervenire in ambito fiscale.
La stessa Agenzia delle Entrate, quindi per il tramite delle direzioni regionali di Lom-
bardia (in risposta all’interpello 956-39/2018) e Liguria (in risposta all’interpello 903-
47/2018), ha precisato che le valute virtuali detenute da soggetti obbligati al monitorag-
gio fiscale, devono confluire nel quadro RW e non sono soggette all’imposta sul valore
dei prodotti finanziari, dei conti correnti e dei libretti di risparmio detenuti all’estero
dalle persone fisiche residenti in Italia (c.d. IVAFE) in quanto tale imposta si applica ai
depositi e conti correnti esclusivamente di natura “bancaria”.
1. L’agenzia definisce il bitcoin come una tipologia di moneta “virtuale”, o meglio “crip-
tovaluta”, utilizzata come “moneta” alternativa a quella tradizionale avente corso
legale emessa da una Autorità monetaria.
2. La circolazione dei bitcoin quale mezzo di pagamento, si fonda sull’accettazione vo-
lontaria da parte degli operatori del mercato che, sulla base della fiducia, la ricevono
come corrispettivo nello scambio di beni e servizi, riconoscendone, quindi, il valore
di scambio indipendentemente da un obbligo di legge. scambio indipendentemente
da un obbligo di legge.
Si tratta, pertanto, di sistema di pagamento decentralizzato, che utilizza una rete di
soggetti paritari (peer to peer) non soggetto ad alcuna disciplina regolamentare speci-
fica né ad una Autorità centrale che ne governa la stabilità nella circolazione.
1. Non hanno natura fisica, bensì digitale, essendo create, memorizzate e utilizzate
non su supporto fisico bensì su dispositivi elettronici (ad esempio smartphone),
nei quali vengono conservate in “portafogli elettronici” (cd. wallet) e sono pertanto
liberamente accessibili e trasferibili dal titolare, in possesso delle necessarie cre-
denziali, in qualsiasi momento, senza bisogno dell’intervento di terzi
2. I bitcoin vengono emessi e funzionano grazie a dei codici crittografici e a dei com-
plessi calcoli algoritmici. In sostanza, i bitcoin vengono generati grazie alla creazio-
ne di algoritmi matematici, tramite un processo di mining (letteralmente “estrazio-
ne”) e i soggetti che creano e sviluppano tali algoritmi sono detti miner. Lo scambio
dei predetti codici criptati tra gli utenti (user), operatori sia economici che privati,
avviene per mezzo di una applicazione software.
Per utilizzare i bitcoin, gli utenti devono entrarne in possesso:
• acquistandoli da altri soggetti in cambio di valuta legale;
• accettandoli come corrispettivo per la vendita di beni o servizi.
Gli user utilizzano le monete virtuali, in alternativa alle valute tradizionali principalmen-
te come mezzo di pagamento per regolare gli scambi di beni e servizi, ma anche per
fini speculativi attraverso piattaforme on line che consentono lo scambio di bitcoin con
altre valute tradizionali sulla base del relativo tasso cambio (ad esempio, è possibile
scambiare bitcoin con euro al tasso BTC/EURO).
Dalle parole dell’Agenzia si individuano quindi le due funzioni principali delle Mo-
nete virtuali:
Tali prestazioni sono state inquadrate “tra le operazioni relative a divise, banconote
e monete con valore liberatorio, di cui all’art. 135, paragrafo 1, lett. E’’, della direttiva
2006/112/Ce.
Per queste operazioni è prevista esenzione ai fini iva x art. 10, comma 1, n. 3),
DPR n.633/1972.
Quando la giacenza media del wallet (o la somma di più wallet contenenti valute
virtuali) supera il controvalore di euro 51.645,69 per almeno sette giorni, eventuali
plus o minusvalenze derivanti dal PRELIEVO del wallet stesso devono essere indi-
cate nel quadro RT del modello redditi e saranno soggette ad imposta sostitutiva
del 26%.
Quello che noi, nella maggior parte dei casi, intendiamo come “cash-out” è dal fisco
definito come “Prelievo dal Wallet” il prelievo dal wallet è assimilato – a fini fiscali – a
cessione a titolo oneroso ex art. 67 comma 1-ter.
Il fisco in ambito cripto usa il termine “assimilabili a valuta estera”, quindi non
valuta estera (Fictio Juris). L’utilizzo di finzioni giuridiche (ovvero configurare come,
assimilabile a, indicato come se fosse) è doveroso in un settore che presenta forti in-
novazioni teconlogiche come il mondo cripto. Il consiglio che do sempre ai miei clienti
è quello di non pensare che la complessità tecnologica sottostante alle cryptocurrency
si riverberi automaticamente sulla fiscalità. Non è cosi, la fiscalità tende a semplificare
i fenomeni al fine di ottenere un massimo risultato in termini di prelievo.
La stessa Banca d’Italia ha affermato che Le c.d. valute virtuali (VV) sono rappresenta-
zioni digitali di valore non emesse da una
banca centrale o da un’autorità pubblica. Esse non sono necessariamente collegate a
una valuta
avente corso legale, ma sono utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di
investimento e possono essere trasferite, archiviate e negoziate elettronicamente. Le
VV non sono moneta legale e non devono essere confuse con la moneta elettronica.
(Comunicazione del 30/01/2015)
“La rappresentazione digitale di valore, non emessa né garantita da una banca centra-
le o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso
legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi o per finalità di
investimento e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente”
Quello che davvero conta ogni volta che dobbiamo regolarizzare la nostra posizione
è avere una documentazione seria e reale a supporto dell’origine dei nostri depositi e
della loro evoluzione del tempo.
“L’orientamento che al momento secondo molti esperti non pone dubbi, è che
non vi è obbligo di monitoraggio fiscale per la persona fisica residente in Italia
che ha la disponibilità della chiave privata.”
Ad una più attenta analisi, ad una più profonda lettura, a più confronti avvenuti
con esperti del settore tale orientamento è da considerarsi superato in favore di
questo:
“Le monete virtuali si monitorano ovunque esse siano detenute, siano esse
all’interno di chiavi private, hard wallet, o exchange italiani in quanto trattasi di
attività di natura estera”
Anche se il luogo di detenzione delle valute virtuali non può che risultare coincidente
con lo stato di residenza del contribuente, l’omessa indicazione in RW del codice stato
estero, la natura di valuta estera e la necessità di monitoraggio anche ai fini di calcolo
di giacenza e prevenzione antiriciclaggio non può che far propendere il tutto verso una
soluzione più prudente e in linea con le disposizioni regolamentari.
Tale disciplina individua la figura dei “Prestatori di servizi di portafogli digitali” che
forniscono “servizi di salvaguardia di chiavi crittografiche private per conto dei propri
clienti, al fine di detenere, memorizzare e trasferire valute virtuali”.
Viene quindi disciplinato un rapporto in cui il prestatore detiene le chiavi private e svol-
ge un servizio per conto dell’utente.
In questo caso vi sarà l’obbligo di compilazione del quadro RW quando il presta-
tore ha sede all’estero; con differenze sanzionatorie qualora il prestatore risieda in un
paese NWL (non white list).
Colonna 1 - Codice titolo possesso: Si indica 1 in quanto il soggetto è titolare del wallet
Colonna 4 - Codice Stato Estero: Vuota, in passato il software non lo permetteva. Ades-
so il campo vuoto è rappresentativo delle monete virtuali
Colonna 7 - Valore iniziale: Si indica il valore di mercato (in euro) alla data di acquisto
o valore finale n-1 (più eventuali incrementi annui)
Colonna 18 - Si indica il codice 5 per evidenziare che l’attività estera non ha prodot-
to nell’anno redditi. Oppure indicare 4 nel caso in cui sia rilevata una plusvalenza da
inserire nel quadro RT
Ipotesi 2 – Con prelievo dal wallet (Importante farsi assistere dal Commercialista)
Nel caso invece di PRELIEVO da un wallet con giacenza superiore a 51.645,69 per
almeno sette giorni lavorativi continui nel periodo di imposta sarà necessario rilevare
e determinare l’imposta nel quadro RT sez. II.
CASO NUMERO 2
Lucia detiene 10 bitcoin.
Il valore di mercato di tali bitcoin alla data 01/01/2021 è di 6.000 €/ciascuno, per un
totale quindi di 60.000 €.
Dopo i primi 7 giorni del 2021, il valore di mercato dei bitcoin scende repentinamente
anche andando sotto i 5.100 €/a bitcoin.
Se Lucia dovesse vendere bitcoin durante il 2021, realizzerebbe una plus/minus rile-
vante ai fini fiscali?
La risposta sembra essere affermativa, in quanto in questo caso dovremmo poter af-
fermare che, al 1 Gennaio 2021 il portafoglio di bitcoin, valutato al cambio di quel mo-
mento, ammontava a 60.000 €, e quindi superava la soglia.
Si tratta, tuttavia, di valutare altresì se detta soglia nel corso dell’anno sia stata supera-
ta per 7 giorni consecutivi.
Sul presupposto, pertanto, che il valore dei bitcoin sia stato sopra la soglia di 51.645 €
per almeno i primi 7 giorni del 2021, eventuali plusvalenze realizzate da Lucia risulte-
ranno fiscalmente rilevanti.
Codice tributo 1100 – Imposta sostitutiva sulle plusvalenze di cui all’art. 67, comma 1,
lett. da c-bis) a c-quinquies) del TUIR.
I redditi di cui all’art. 67, comma 1, lett. da c-bis) a c-quinquies) del TUIR sui quali ap-
plicare l’imposta sostitutiva del 26% sono costituiti dalla somma algebrica dei diffe-
renziali positivi o negativi, nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in
relazione a ciascuno dei rapporti ivi indicati.
GLI ACCERTAMENTI
Nota Bene: In ogni caso è DETERMINANTE farsi assistere da un Avvocato anche se
la richiesta sembra banale e soprattutto in caso di ricezione da parte dell’amministra-
zione finanziaria di questionari. Meglio prevenire che curare.
L’obiettivo è far capire con semplicità cosa accade così da giustificare il motivo
per cui Più volte sottolineo l’importanza della conservazione e cura dei
documenti/report nonché la rilevanza della disciplina antiriciclaggio.
Gli accertamenti possono essere di varie forme, a seconda della gravità o meno del
comportamento tenuto. Il più lieve è l’accertamento formale nel quale l’agenzia tramite
una lettera di compliance invita il contribuente a fornire delucidazioni, memorie e do-
cumentazione provante un determinato investimento indicato nella dichiarazione dei
redditi.
Eventuali omissioni dichiarative saranno sanabili con sanzioni ridotte in caso di autodi-
chiarazione purché sia stata comunque presentata per gli anni addietro una dichiara-
zione dei redditi (unico o 730). In caso contrario la dichiarazione è omessa e le sanzioni
sono più elevate.
Se invece non si riesce a dimostrare la provenienza del denaro allora le cose si com-
plicano davvero perché potrebbe intervenire la guardia di finanza e la Procura della
Repubblica.
“A noi Avvocato non ci interessa cosa fanno le persone con i propri soldi, purché
ovviamente siano attività lecite, a noi interessa da dove PROVENGONO questi soldi”
Se quindi gli investimenti sono il frutto dell’impiego del denaro proveniente dal tuo
lavoro regolarmente dichiarato, avrai da preoccuparti molto meno e tutto sarà “ag-
giustabile” in forma più o meno dolorosa. Diciamo che più sei accorto nella gestione
contabile, meno sarà doloroso.
Nei casi di omessa presentazione della dichiarazione ai fini IRPEF ed IRAP, si applica
la sanzione amministrativa dal 120 al 240% dell’ammontare delle imposte dovute con
un minimo di 250 euro.
Se entro i termini ordinari (90 gg dopo il 30/11) non viene presentato nemmeno il mo-
dello unico, devi aggiungere le 250 euro come sanzione amministrativa. In altri termini
non presentare la dichiarazione dei redditi nei casi di obbligo di monitoraggio compor-
ta quindi una sanzione di 508€ totale.
Esempio 1: Mario non compila il quadro RW dovuto e non invia la dichiarazione entro
il 30 novembre e neppure entro i 90 gg seguenti.
Mario ha omesso la dichiarazione, non può sanare la posizione, tuttavia presentando
il modello redditi entro il 30 novembre dell’anno successivo, potrà scontare delle san-
zioni ridotte.
Sul quadro RW la sanzione è dal 3 al 6% ridotto a un ottavo.
Esempio 2: Lucia non compila il quadro RW dovuto e non invia la dichiarazione entro
Sono numerose le tabelle descriventi l’entità del ravvedimento, ma non spaventarti. Tali
calcoli sono effettuati in automatico dai software contabili.
A titolo esemplificativo riporto il testo di cui all’art. 13 D.lgs n.472/97 così come attual-
mente in vigore.
L’art. 5 DL 167/90 prevede che la sanzione vada dal 3 al 15% dell’ammontare degli
importi non dichiarati. Se però le attività sono o risultano detenute nei paesi black list
(pensa al caso del prestatore di servizi su chiavi private), le sanzioni risultano raddop-
piate.
Ai fini delle imposte sui redditi, l’annualità 2015 (UNICO 2016), ha come termine ulti-
mo di accertamento il quarto anno successivo a quello in cui è stata commessa la
violazione (31/12/2020). Con la proroga l’annualità 2015 potrà essere accertata fino al
31/12/2022.
La stessa cosa vale anche per l’annualità 2014, sempre per le imposte dirette, in ipotesi
di dichiarazione omessa. Nei casi di omessa infatti i tempi di accertamento si prolun-
gano di un anno.
Tutto questo rappresenta da una parte il quadro di incertezza nel quale il contribuente
italiano vive da sempre, ma dall’altra la necessità di adoperarsi al massimo al fine di
avere sempre contezza documentale di ciò che stiamo facendo o che abbiamo fatto.
1. Per mettere in pratica le giuste strategie per il tuo caso specifico (senza incappa-
re in pericolosi controlli fiscali), hai bisogno di ottenere la completa conoscenza e
comprensione di tutto il meccanismo fiscale che ruota attorno al mondo della mo-
neta virtuale.
E... NO. Non è sufficiente conoscerne una parte o tentare di ottenere la somma delle
parti cercando informazioni in giro per il web o chiedendo a chi si proclama l’esperto
del momento. Devi considerare il mondo delle “criptovalute e fisco” come il gioco del
campo minato, dove basta distrarsi un attimo per far scattare l’allarme dell’Agenzia
delle Entrate. E dopo sono dolori.
Ebbene si, una volta che avrai compreso in profondità il meccanismo fiscale che ruota
intorno al mondo cripto, avrai davanti a te uno scenario tutto nuovo, dove sarai tu ad
aver capito come comportarti e le azioni da intraprendere restando, restando in sicu-
rezza, per la tua situazione specifica.
In Cryptotax ti accompagnerò passo dopo passo verso la messa in pratica delle so-
luzioni più efficaci per la tua situazione personale e lo farò utilizzando un linguaggio
semplice, chiaro, arricchito da esempi concreti.
Ti indicherò quindi, con estrema precisione, quelle che io reputo le cinque strategie da
utilizzare, ma soprattutto otterrai la possibilità di creartene un numero potenzialmente
infinito!
E se avrai dubbi?
Se avrai dubbi o domande, potrai farmele sotto ad ogni video.
E se le regole cambieranno?
Niente panico, Cryptotax sarà costantemente aggiornato.
Al tuo successo.