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1 CASI DI REVISIONE
Il procedimento della revisione nel processo penale è un mezzo di impugnazione straordinario i cui casi sono indicati tassativamente dalla legge e disciplinati dall’ 630 c.p.p..
Nello specifico:
-se vi è la non conciliabilità dei fatti posti a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di condanna con quelli di un'altra sentenza penale irrevocabile;
-se interviene la revoca di una sentenza civile o amministrativa di carattere pregiudiziale che è stata posta a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di
condanna;
-se sopravvengono nuove prove che da sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deveessere prosciolto;
-se viene dimostrato che la condanna è stata pronunciata a seguito di falsità in atti o in giudizio o di un altrofatto che la legge prevede come reato.
I soggetti legittimati a chiedere la revisione sono il condannato o un prossimo congiunto o il tutore o, se il condannato è morto, l'erede o un prossimo congiunto ed inoltre il
procuratore generale presso la corte di appello nel cui distretto è stata pronunciata la sentenza di condanna. La richiesta di revisione delle sentenzedi condanna dei decreti penali
di condanna divenuti irrevocabili può essere avanzata senza limiti di tempo a favore dei condannati. La richiesta va presentata personalmente o per mezzo di un procuratore
speciale e deve contenere le ragioni e le prove che la giustifichino nella cancelleria della Corte di Appello competente.
Il giudizio di revisione termina con sentenza di accoglimento o di rigetto, a meno che non vi sia una pronuncia di inammissibilità. In caso di accoglimento "il giudice
revoca la sentenza di condanna o il decreto penale di condanna e pronuncia il proscioglimento indicandone la causa nel dispositivo". In caso di rigetto, il giudice condanna la
parte che ha presentato la richiesta di revisione al pagamento delle spese processuali e, qualora fosse stata disposta la sospensione della pena o della misura di sicurezza, dispone
che ne riprenda l'esecuzione.
5 DIFENSORI – TIPOLOGIA
Il diritto di difesa è previsto dall’art. 24 comma 2 della Costituzione, il quale sancisce che la difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. La difesa può
essere esercitata direttamente dal soggetto nei confronti del quale si procede (in tal caso si parla di autodifesa), ovvero per il tramite di un difensore (in tal caso si parla, invece, di
difesa tecnica).
Nell‘ambito del processo penale è necessaria la difesa tecnica, espressamente prevista dall’art. 96 cpp, per cui una delle parti essenziali nel procedimento è quella del difensore
dell‘imputato che può essere di fiducia edin mancanza di una nomina specifica, l‘indagato o l‘imputato viene assistito da un avvocato d’ufficio nominato dall‘autorità giudiziaria.
La figura del difensore, come si può ben vedere, assume un ruolo fondamentale, essendo egli tenuto non solo a dimostrare l’inadeguatezza degli elementi di prova a carico del
proprio assistito, ma anche ad individuare, tramite le investigazioni difensive, elementi di prova che possano scagionarlo. Nel caso di difensore di fiducia (contrapposto a quello
d'ufficio), la legge stabilisce che l'imputato ha diritto a nominare non più di due difensori di fiducia.
La nomina del difensore di fiducia può avvenire in tre modi:
1) con dichiarazione orale resa all'autorità procedente;
2) con dichiarazione scritta consegnata personalmente al difensore;
3) con dichiarazione scritta trasmessa per raccomandata al difensore.
La nomina del difensore di fiducia presuppone appunto un rapporto di fiducia dell'indagato o imputato con lo stesso, per questo motivo nel caso in cui l'imputato sia sottoposto
ad un misura che ne restringa la libertà personale, come il fermo, l'arresto o la custodia cautelare, la scelta del difensore può essere fatta anche da un prossimo congiunto con le
stesse forme di cui sopra, almeno finché l'imputato non vi abbia provveduto da sé. Ovviamente egli può revocando la nomina effettuata dal prossimo congiunto, scegliendo lui
stesso un proprio difensore di fiducia.. Difensore delle altre parti. Esistono anche i difensori
delle altre parti private. Infatti vi è il difensore della persona offesa, della parte civile, del responsabile civilee del civilmente obbligato alla pena pecuniaria.
6 DIFFERIMENTO DELL’INCIDENTE PROBATORIO
L’incidente probatorio è l’acquisizione anticipata delle prove che potrebbero distruggersi o deteriorarsi. Si tratta di un procedimento eccezionale. L’incidente probatorio è un
particolare procedimento di acquisizionedella prova previsto dal Codice di Procedura Penale nei casi in cui l’indagato o il P.M. (pubblico ministero) abbiano il fondato dubbio che
le prove possano deteriorarsi, e quindi non essere più attendibili. L’incidente probatorio, praticamente, anticipa l’esame della prova da parte del giudice che di norma deve
avvenire durante l’istruttoria dibattimentale. Se l'esecuzione dell'incidente probatorio rischia di pregiudicare uno o più atti di indagine preliminare, il P.M. può chiederne il
differimento al giudice, indicando l'atto o gli atti che verrebbero pregiudicati, le cause del pregiudizio e il termine del differimento richiesto.
Il legislatore ha escogitato il meccanismo del differimento perché voleva tutelare il P.M., da quegli incidenti probatori usati per scardinare la segretezza delle indagini dello stesso.
Per evitare tale situazione il legislatore ha introdotto la disciplina del differimento dell’incidente probatorio, ed ecco che si spiega perché solo il P.M. può chiedere il differimento.
Il giudice, a questo punto, entro due giorni dichiara inammissibile la richiesta, la rigetta o la accoglie con ordinanza.
11 IL DECRETO DI CONDANNA
Il procedimento per decreto, con conseguente decreto di condanna, è disciplinato dagli artt. 459 c.p.p. e ss. e si caratterizza per l'assenza del contraddittorio e l'emissione di un
decreto penale di condanna inaudita altera parte (non udita l'altra parte) su richiesta del PM, quando all'imputato deve essere applicata solo una pena pecuniaria.
Vengono a mancare pertanto sia l'udienza preliminare che il dibattimento. La richiesta motivata del PM va presentata al giudice per le indagini preliminari entro sei mesi dalla
data in cui il nome della persona alla quale il reato è attribuito viene iscritto nel registro delle notizie di reato, indicando la misura della pena. Per potere procedere con tale
richiesta deve trattarsi di reati perseguibili d'ufficio; deve essere stata sporta validamente querela, nei reati perseguibili a querela di parte e deve potersi applicare una pena
pecuniaria, anche se in sostituzione di una pena detentiva. Il giudizio per decreto non è in ogni caso consentito qualora debba applicarsi una misura di sicurezza personale.
Contro il decreto penale di condanna, l'imputato e la persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria possono presentare opposizione nel termine di gg. 15 dalla notifica del
decreto stesso.
Il vantaggio del decreto di condanna consiste nel fatto che esso non comporta la condanna al pagamento delle spese processuali né l'applicazione di pene accessorie e non ha
efficacia di giudicato dei processi civili e amministrativi. Il reato inoltre si estingue nel caso in cui l'imputato non commetta un altro reato dello stesso tipo entro cinque anni, in
caso di delitto, e entro due anni, nel caso di contravvenzione.
12 IL DIFETTO DI GIURISDIZIONE
Si parla di difetto di giurisdizione sia nell'ipotesi in cui venga attribuito ad un giudice penale ordinario un reato di competenza del giudice penale speciale oppure ad un giudice
penale speciale un reato di competenzadel giudice penale ordinario, sia nel caso in cui il giudice che procede non abbia alcun potere giurisdizionalepenale. Il difetto di giurisdizione
è regolato dall’art. 20 c.p.p. e deve essere rilevato anche d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Se il difetto di giurisdizione viene rilevato nel corso delle indagini
preliminari il P.M. deve chiedere al giudice delle indagini preliminari di dichiarare il difetto di giurisdizione il quale provvederà pronunciando ordinanza e disponendo la
restituzione degli atti al P.M. Un’ordinanza di questo genere produce effetti limitatamente al provvedimento richiesto e facendo si che un mutamento della situazione processuale
può comportare una diversa decisione. Una volta chiuse le indagini preliminari e in ogni stato e grado del processo il giudice deve dichiarare il difetto di giurisdizione con sentenza.
La decisionedella Corte di cassazione sulla giurisdizione è vincolante a meno che nel corso del processo risultino nuovi fatti determinanti una diversa definizione giuridica idonea
a provocare la modificazione della giurisdizione.
13 IL FERMO
L‘arresto e il fermo sono entrambi provvedimenti limitativi della libertà personale temporanei e precautelari in quanto rappresentano un‘anticipazione di quella tutela
predisposta mediante le misure cautelari dalle quali si differenziano per il connotato dell‘urgenza e l‘assenza di un provvedimento dell‘Autorità Giudiziaria che interviene solo
successivamente nelle forme della convalida. Il FERMO, regolamentato dall’art. 384 c.p.p. consiste, come nel caso dell‘arresto, in una misura che dispone la privazione della
libertà personale disposta dal P.M.. anche non in presenza di flagranza, ogni qualvolta sussistano specifici elementi che, fanno ritenere ci possa essere il pericolo di fuga, anche in
relazione alla impossibilità di identificare l‘indiziato, e che dovranno riguardare una persona gravemente indiziata di un delitto per il quale la legge stabilisce la pena dell‘ergastolo
o della reclusione non inferiore nel caso minimo a due anni e superiore nel massimo a sei anni oppure nel caso di un delitto concernente le armi da guerra e gli esplosivi o di un
delitto commesso per finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell‘ordine democratico.
Lo scopo del fermo è impedire che l‘indagato possa darsi alla fuga nel caso in cui, mancando il presupposto della flagranza, non può procedersi all‘arresto. Al fermo può
procedere anche la P.G. quando ancora il P.M. non abbia assunto la direzione delle indagini o nel caso in cui l’indiziato possegga documenti falsi, che rendano concreto il
pericolo di fuga e non sia possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del pubblico ministero.
14 IL GIUDICE DELL'ESECUZIONE
L'art. 665 c.p.p. prevede, come regola generale per l'individuazione del giudice competente a conoscere dell'esecuzione di un provvedimento, il giudice che lo ha deliberato.
In caso di ricorso in appello, se il provvedimento è stato confermato o riformato soltanto in relazione alla pena, alle misure di sicurezza o alle disposizioni civili, è competente il
giudice di primo grado; in ogni altro caso è competente il giudice di appello. In caso di ricorso per cassazione rigettato o dichiarato inammissibile o quando la corte ha annullato
senza rinvio, è competente il giudice di primo grado, se il provvedimento impugnato era inappellabile o se il ricorso era stato proposto ai sensi dell'art. 569 c.p.p.(ricorso per
saltum); in ogni altro caso è competente il giudice individuato.
Quando l'esecuzione riguardi più provvedimenti emessi da giudici diversi, è competente il giudice che ha emesso il provvedimento divenuto irrevocabile per ultimo (art. 569/4°
cpp). Quando si tratti di provvedimenti emessi da giudici ordinari e speciali oppure dal tribunale in composizione monocratica e collegiale, prevalgono, rispettivamente, il
giudice ordinario e il giudice collegiale.
15 IL GIUDIZIO ABBREVIATO
Il giudizio abbreviato è quel tipo di procedimento che si caratterizza per la mancanza della fase dibattimentale e la definizione del giudizio nella stessa udienza preliminare, allo
stato degli atti, fatte salvealcune eccezioni (art. 438 c.p.p.). La richiesta di questa speciale forma procedimentale può essere formulata solo dall'imputato, personalmente o
a mezzo di procuratore speciale, oralmente o per iscritto, e fino a che non siano formulate le conclusioni. Su di essa il giudice provvede con ordinanza con la quale dispone il
giudizio abbreviato. Se l'imputato chiede tale forma di rito immediatamente dopo il deposito dei risultati delle indagini difensive, il giudice, prima di provvedere, deve attendere il
decorso del termine massimo di sessanta giorni che il pubblico ministero abbia eventualmente richiesto per lo svolgimento di indagini suppletive limitatamente ai temi introdotti
dalla difesa. In tal caso, l'imputato ha facoltà di revocare la richiesta. Il codice prevede inoltre che l'imputato possa subordinare la richiesta di rito abbreviato "ad un'integrazione
probatoria, necessariaai fini della decisione".
I benefici che derivano all'imputato dalla scelta del giudizio abbreviato corrispondono alla riduzione di pena in caso di condanna. Nello specifico la pena, se si procede per
una contravvenzione, è diminuita della metà e, se si procede per un delitto, è diminuita di un terzo.
16 IL GIUDIZIO DI REVISIONE
Il procedimento della revisione nel processo penale è un mezzo di impugnazione straordinario i cui casi sono indicati tassativamente dalla legge e disciplinati dall’art. 630 c.p.p. e
si svolge dinanzi la Corte d’Appello competente. Nello specifico sono:
se vi è la non conciliabilità dei fatti posti a fondamento della sentenza di condanna o del decreto penale dicondanna con quelli di un'altra sentenza penale irrevocabile;
se interviene la revoca di una sentenza civile o amministrativa di carattere pregiudiziale che è stata posta afondamento della sentenza di condanna o del decreto penale di
condanna;
se sopravvengono nuove prove che da sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deveessere prosciolto;
se viene dimostrato che la condanna è stata pronunciata a seguito di falsità in atti o in giudizio o di un altrofatto che la legge prevede come reato.
I soggetti legittimati a chiedere la revisione sono il condannato o un prossimo congiunto o il tutore o, se il condannato è morto, l'erede o un prossimo congiunto ed inoltre il
procuratore generale presso la corte di appello nel cui distretto è stata pronunciata la sentenza di condanna.
La richiesta di revisione delle sentenze di condanna dei decreti penali di condanna divenuti irrevocabili può essere avanzata senza limiti di tempo a favore dei condannati. La
richiesta va presentata personalmente o per mezzo di un procuratore speciale e deve contenere le ragioni e le prove che la giustifichino nella cancelleria della Corte d’Appello
competente.
Il giudizio di revisione termina con sentenza di accoglimento o di rigetto, a meno che non vi sia una pronuncia di inammissibilità. In caso di accoglimento "il giudice revoca la
sentenza di condanna o il decreto penale di condanna e pronuncia il proscioglimento indicandone la causa nel dispositivo". In caso di rigetto, il giudice condanna la parte che ha
presentato la richiesta di revisione al pagamento delle spese processuali e, qualora fosse stata disposta la sospensione della pena o della misura di sicurezza, dispone che ne
riprenda l'esecuzione.
17 IL GIUDIZIO DI RINVIO
La sentenza di cassazione di rinvio si ha nei casi in cui il processo a seguito della decisione della Corte procede dinanzi a un altro giudice, praticamente, viene disposta quando
essa ritiene che il giudice del meritodebba compiere delle nuove valutazioni.
Generalmente, il rinvio viene fatto a un giudice diverso da quello che ha emesso la sentenza impugnata, ma di pari grado. Può tuttavia accadere che le parti siano giunte in
cassazione dopo essersi accordate per omettere l'appello. In tal caso, la Corte rinvia al giudice che si sarebbe dovuto pronunciare in appello se non ci fosse stata la rinuncia delle
parti. Può inoltre accadere che i giudici della cassazione rilevino una nullità che interessa la sentenza di primo grado e a causa della quale il giudice dell'appello avrebbe dovuto
rimettere le parti al primo giudice. In tal caso, il rinvio viene fatto direttamente al primo giudice. Ciascuna delle parti può a questo punto riassumere la causa davanti al giudice
del rinvio entro tre mesi dalla pubblicazione della sentenza della Corte di cassazione. La riassunzione si fa con citazione notificata personalmente. Nel caso in cui il predetto
termine non venga rispettato, il processo si estingue nella sua interezza, ma la sentenza della Cassazione conserva effetto vincolante anche laddove la domanda venga
eventualmente riproposta in un nuovo processo. La stessa cosa accade nel caso in cui il giudizio di rinvio si estingua. Nel caso in cui la a causa venga riassunta, in sede di rinvio
si osservano le norme che regolano il processo dinanzi al giudice al quale la Corte ha rinviato, con la sola accortezza di produrre copia autentica della sentenza di cassazione.
20 IL RESPONSABILE CIVILE
La figura del responsabile civile nel processo penale è disciplinata dagli artt. 83-88 del Codice di procedura penale. Il responsabile civile è quel soggetto che, nel processo penale,
pur non avendo commesso il reato per cui si procede, è tenuto per legge a risarcire i danni ricollegabili a esso. Ai sensi dell'art. 83 comma 1
c.p.c può essere citato come responsabile civile anche l'imputato per il fatto dei coimputati, se viene prosciolto o nei suoi confronti viene pronunciata sentenza di non luogo a
procedere. Il responsabile civile diventa parte del processo a seguito di una citazione ordinata dal giudice con decreto su richiesta della parte civile, o del P.M. quando, in caso di
assoluta urgenza, l'azione civile è esercitata dal pubblico ministero nell'interesse del danneggiato incapace per infermità di mente o per età minore, affinché subentri colui al quale
spetta la rappresentanza o l'assistenza ovvero il curatore speciale.
La citazione deve contenere i dati identificativi della parte civile, del difensore, del responsabile civile, le domande che si avanzano verso questi, l’invito a costituirsi nei modi
previsti dall’art 84 cpp e la data e la firma del giudice. Il responsabile civile può altresì entrare nel processo tramite intervento volontario depositando una dichiarazione contente
le proprie generalità e l’indicazione del difensore entro l’udienza che introduce il dibattimento. L’intervento successivamente a tale limite preclude l’indicazione di una lista testi o
la nomina di periti e consulenti. Quando si parla di responsabile civile la prima figura che viene in mente è l'assicurazione con cui l'imputato ha stipulato l'assicurazione R.C.A per
la copertura dei danni derivanti da sinistro stradale. In una particolare ipotesi individuata dalla Corte costituzionale (sent. n. 112/1998) la citazione può essere richiesta anche
dall’imputato il quale, ove si tratti di responsabilità civile derivante da assicurazione obbligatoria concernente la circolazione di veicoli a motore, può citare in giudizio come
responsabile civile l’assicuratore per essere esonerato dal risarcimento nei confronti del terzo danneggiato. Il responsabile civile può essere estromesso d’ufficio dal Giudice o su
richiesta motivata della parte civile che ne aveva chiesto la citazione.
Esempi classici di responsabile civile sono il genitore per il figlio e il committente.
25 IL SEQUESTRO CONSERVATIVO
Il sequestro conservativo è disciplinato dall'art. 671 del codice di procedura civile e consiste in un vincolo di indisponibilità giuridica e materiale su un determinato bene del
debitore sulla base di un provvedimento del giudice, a tutela del creditore. Si tratta, in sostanza, di una misura cautelare e preventiva, il cui scopo è far sì che, in vista
dell'esecuzione forzata, alcuni beni vengano conservati. L' istanza per il sequestro conservativo può essere presentata dal creditore che "ha fondato timore di perdere la garanzia del
proprio credito". Nella pratica, la funzione del sequestro conservativo può essere assimilata a quella vincolante del pignoramento, ed è molto importante nel caso in cui il creditore
non sia in possesso di un titolo esecutivo. Il sequestro conservativo, perde efficacia se non è eseguito entro trenta giorni dalla sua autorizzazione. I presupposti alla base
dell'azione di sequestro conservativo Sono due: il periculum in mora e il fumus boni iuris. Il periculum in mora consiste nel rischio di un pregiudizio effettivo per il diritto di
credito, ovverosia nel timore che il debitore compia atti di disposizione che possano diminuire la garanzia patrimoniale offerta. Il fumus boni iuris, invece, è rappresentato dalla
sussistenza di elementi che risultino idonei a far ritenere fondato e motivato il diritto di credito alla base del sequestro e si avvicinino al concetto di piena prova, pur non
identificandosi completamente con essa. Il sequestro conservativo è autorizzato dal giudice, su istanza del creditore, nei limiti in cui la legge permette il pignoramento. In esso il
giudice nonindividua gli elementi del patrimonio da sottoporre a sequestro: sarà il creditore a provvedervi nel momento in cui attua la misura.
26 IL SEQUESTRO PREVENTIVO
Il sequestro preventivo è una misura cautelare reale, disciplinata dall'articolo 321 del codice di procedura penale, che può essere disposta quando vi è pericolo che la libera
disponibilità di una cosa pertinente al reatopossa aggravarne o protrarne le conseguenze o possa agevolare la commissione di ulteriori reati.
Il presupposto fondamentale del sequestro preventivo è quindi il pericolo di ulteriori conseguenze del reato o di ulteriori reati. Il sequestro preventivo è disposto su richiesta del
PM o dal giudice competente a pronunciarsi nel merito o, se non è ancora stata esercitata l'azione penale, dal giudice per le indagini preliminari. Se il sequestro preventivo è
stato disposto nonostante mancassero le condizioni di applicabilità dello stesso o se queste sono venute meno per fatti sopravvenuti, il provvedimento deve essere
immediatamente revocato a richiesta del pubblico ministero che, nel corso delle indagini preliminari, vi provvede personalmente. Il pubblico ministero, in alcuni casi, può anche
provvedere direttamente a disporre il sequestro preventivo. In particolare, si tratta delle ipotesi in cui vi sia un'urgenza tale che non è possibile attendere il provvedimento del
giudice. Addirittura in questi casi, prima dell'intervento del PM, al sequestro possono procedere anche gli ufficiali di polizia giudiziaria, che hanno poi quarantotto ore di tempo
per trasmettere il relativo verbale al pubblico ministero. Il pubblico ministero, a questo punto, può o disporre la restituzione delle cose sequestrate o chiedere al giudice, entro
quarantotto ore, la convalida del provvedimento che ha disposto egli stesso o che è stato disposto dalla PG. Se il giudice non emette l'ordinanza di convalida entro dieci giorni,
il sequestro perde efficacia e lo stesso effetto si produce anche se non sono rispettati i tempi fissati dal codice di procedura penale per la richiesta di convalida.
27 IL SEQUESTRO PROBATORIO
Il sequestro probatorio è un mezzo di ricerca della prova disciplinato dagli artt. 253 c.p.p. ss. e può avere adoggetto il corpo del reato e/o le cose ad esso pertinenti. Per prodotto
del reato si deve intendere il risultato o il frutto che l’agente ottiene a seguito dalla sua condotta criminosa. Per profitto del reato si deve intendere, invece, il vantaggio economico
che deriva dalla commissione del fatto. Infine, per prezzo del reato si deve intendere il compenso dato o promesso per indurre, istigare o determinare un altro soggetto a
commettere il reato. In generale la caratteristica di tutti i tipi di sequestri è creare un vincolo di indisponibilità su una cosa mobile od immobile, mediante lo spossessamento
coattivo. Nel sequestro probatorio il vincolo di indisponibilità serve per conservare immutate le caratteristiche della cosa, al fine dell‘accertamento dei fatti. Da un punto di vista
procedurale, l'autorità giudiziaria competente dispone con decreto motivato il sequestro del corpo del reato e delle cose ad esso pertinenti necessarie per l'accertamento dei fatti.
Ha un’importanza fondamentale la motivazione del decreto di sequestro, costituendo il principale strumento attraverso cui valutare la sussistenza dei requisiti di legge e la
legittimità del decreto.
28 IL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA
La magistratura di sorveglianza, nell’ordinamento giudiziario italiano, individua una parte della magistratura che funzionalmente si occupa della sorveglianza sull’esecuzione della
pena.
Il suo ruolo è esteso, oltre che alle questioni relative ai diritti dei detenuti durante l’esecuzione della pena, anche alla concessione e alla gestione delle pene alternative alla
detenzione, sia per la parte finale della penasia prima dell’inizio della sua esecuzione. il suo ruolo si svolge nel settore penale e, temporalmente, dopo chela sentenza di condanna è
stata pronunciata, cioè la sua attività è regolata dal diritto dell’esecuzione penalee dal diritto penitenziario. Si compone di due organi giurisdizionali, il Magistrato di Sorveglianza,
e il Tribunale di Sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza, è costituito con competenza territoriale estesa all’intero distretto di Corte d’Appello. È un organo collegiale e
specializzato, composto di magistrati ordinari diretti a svolgere in via esclusiva queste funzioni, e di esperti non togati (in psicologia, servizi sociali, pedagogia, psichiatria e
criminologia, nonché docenti di scienze criminalistiche).Giudica in un collegio di quattro membri, costituito per metà da magistrati ordinari e per metà da esperti. Una diversa
composizione del collegio da luogo alla nullità della pronuncia. Le decisioni del Tribunale di Sorveglianza
sono impugnabili attraverso ricorso per cassazione.
34 LA CONSULENZA TECNICA
Il consulente tecnico, in diritto, è il soggetto che ha una particolare competenza in una determinata materia e che, per tale ragione, compie un'indagine tecnica per incarico del
giudice al fine di aiutarlo nella sua decisione. Infatti nel corso delle indagini preliminari il pubblico ministero può avere l‘esigenza di svolgere accertamenti che comportano
specifiche conoscenze scientifiche, tecniche o artistiche. In alternativa il codice predispone uno strumento più semplice in aiuto del pubblico ministero (e del difensore), e cioè la
consulenza tecnica di parte.
Il perito è scelto tra i soggetti iscritti negli appositi albi o tra le persone dotatedi particolare competenza nella specifica disciplina e lo svolgimento del suo incarico è disciplinato
dagli articoli 220 e seguenti del codice di procedura penale. Il consulente tecnico, svolge un ruolo molto importante in quanto è facilmente intuibile l'utilità della professionalità
dei "tecnici', nominati in qualità di esperti nella materia oggetto della consulenza, in quanto attraverso le loro specifiche cognizioni tecniche e conoscenze è possibile acquisire
valutazioni indispensabili ai fini del processo.
Nello specifico, i consulenti tecnici, che redigono una consulenza contravvenendo agli obblighi derivanti dagli incarichi ricevuti, sono soggetti a responsabilità ed incorrono in
sanzioni penali ben definite e previste. Nello specifico la legge disciplina il delitto di falsa perizia o interpretazione nei confronti del consulente che, nominato
dall'autorità giudiziaria, dà pareri o interpretazioni mendaci o afferma fatti non conformi al vero. Va ricordata infine la figura del perito di parte, che sta ad indicare quello che
correttamente, sia nel processo civile che nel processo penale, è denominato consulente tecnico di parte. Si tratta di un soggetto, anche in questo caso dotato di specifiche
competenze, al quale le parti del processo decidono di ricorrere, affidandogli la redazione di un'apposita perizia che, in maniera specifica e tecnica, supporti le loro
argomentazioni.
35 LA FUNGIBILITÀ DELLA PENA
L’istituto della fungibilità della pena detentiva è disciplinato dall’art. 657 c.p.p. e consiste nella possibilità per il condannato di computare i periodi di carcerazione sofferti in
custodia cautelare o espiati sine titulo nella determinazione della pena detentiva da eseguire per altro reato. L’art. 657 c.p.p. prevede infatti, che nel determinare la pena detentiva
da eseguire in forza di una pronuncia definitiva di condanna, il pubblico ministero è tenuto a computare tanto il periodo di custodia cautelare scontato per lo stesso o per altro
reato, anche se ancora in corso, quanto il periodo di pena detentiva espiata senza titolo, nel caso in cui la relativa condanna sia stata revocata, oppure quando per il reato è stata concessa
amnistia o indulto, neilimiti dello stesso“.
Il regime di fungibilità è da intendersi come una riparazione “in forma specifica” per l’ingiusta privazione della libertà personale, tanto è vero che viene escluso il diritto alla
riparazione pecuniaria per quella parte della custodia cautelare o della detenzione che sia stata computata ai fini della determinazione della misura di una pena. Tale meccanismo
di “compensazione” incontra, tuttavia, un limitedi ordine temporale. La fungibilità opera, cioè, soltanto per la custodia cautelare subita o le pene espiate dopo la commissione del
reato per il quale deve essere determinata la pena da eseguire. Questo serve ad evitare che l’istituto della fungibilità si risolva in uno stimolo a commettere reati,
trasformando il pregresso periodo di carcerazione in una “riserva di impunità” utilizzabile per annullare le conseguenze di futuri illeciti penali.
36 LA MODIFICA DELL'IMPUTAZIONE
La modifica dell'imputazione rappresenta un potere esclusivo del pubblico ministero, da effettuarsi personalmente nei confronti dell'imputato.
Se nel corso del dibattimento il pubblico ministero si rende conto che il fatto, per come risulta dall'attività sino a quel momento svolta, è diverso rispetto a quanto enunciato
all'interno del decreto che dispone il giudizio, egli potrà modificare l'imputazione e procedere alla relativa contestazione (personalmente, se l'imputato o il suo difensore sono
presenti).
Se a seguito della modifica dell'imputazione il reato risulta di competenza di un giudice superiore, va pronunciata sentenza ai sensi dell'art. 23 CPP, se invece risulta di
competenza del tribunale collegiale invece che a composizione monocratica, il relativo difetto deve essere eccepito immediatamente oppure, nell'ipotesi in cui vi sia stata
sospensione del dibattimento, all'inizio della nuova udienza. All'inizio della nuova udienza deve altresì essere eccepito il vizio derivante dal non essersi tenuta l'udienza
preliminare, qualora si sia proceduto per un reato che non lo prevedeva, ma che, in seguito al mutamento dell'imputazione, risulta ora necessaria.
37 LA PARTE CIVILE
La parte civile è il soggetto che esercita l’azione civile nel processo penale nei confronti dell’imputato e del responsabile civile per la restituzione o il risarcimento del danno
prodotto dal reato.
Secondo quanto disposto dall’articolo 74 c.p.p., l’azione civile per le restituzioni e per il risarcimento, di cui all’articolo 185 c.p., può essere esercitata nel processo penale dal
soggetto al quale il reato ha recato danno o dai suoi successori universali, nei confronti dell’imputato e del responsabile civile. Al fine di raggiungere il risultato l’azione deve
essere esercitata a mezzo di procuratore speciale mediante la costituzione di parte civile.
La parte civile che si è costituita in giudizio ha il diritto di rimanervi “in ogni stato e grado del processo” come previsto dall’art. 76 c.p.p. Tale principio, detto di immanenza, garantisce
la permanenza processuale della stessa anche in appello, sempre che si sia regolarmente costituita in primo grado. L'atto di costituzione di parte civile deve contenere, a pena di
inammissibilità:
a) le generalità della persona fisica o la denominazione dell‘associazione o dell‘ente che si costituisce parte civile e le generalità del suolegale rappresentante;
b) le generalità dell‘imputato nei cui confronti viene esercitata l‘azione civile o le altre indicazioni personali che valgono a identificarlo;
c) il nome e il cognome del difensore e l‘indicazione della procura;
d) l‘esposizione delle ragioni che giustificano la domanda;
e) la sottoscrizionedel difensore (art. 78 c.p.p.).
La costituzione di parte civile può avvenire per l'udienza preliminare e successivamente, fino a che non siano compiuti gli adempimenti previsti dall'articolo 484. Il termine
previsto dal comma 1 è stabilito a pena di decadenza. Se la costituzione avviene dopo la scadenza del termine previsto dall'articolo 468 comma 1, la parte civile non può
avvalersi della facoltà di presentare leliste dei testimoni, periti o consulenti tecnici."
38 LA RICUSAZIONE DEL GIUDICE
La ricusazione è un istituto processuale, regolamentato dall'articolo 37 cpp , che comporta la sostituzione di un giudice sollecitata dalle parti processuali (pm, imputato, parte
civile, responsabile civile, obbligato per la pena pecuniaria) al ricorrere di determinate condizioni, previste dalla legge, che rischiano di compromettere la credibilità del
giudice nell'esercizio delle sue funzioni e la loro corretta esplicazione.
Si tratta di uno strumento con il quale si preservano, in buona sostanza, le garanzie di imparzialità e terzietà del giudizio. Nel processo penale, quindi, le ipotesi che
legittimano l'istanza di ricusazione sono le seguenti:
- il giudice ha interesse nel procedimento o alcuna delle parti private o un difensore è debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli;
- il giudice è tutore, curatore, procuratore o datore di lavoro di una delle parti private o il difensore, il procuratore o il curatore di una di tali parti è prossimo congiunto di
lui o del coniuge;
- il giudice ha dato consigli o ha manifestato il suo parere sull'oggetto del procedimento fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie;
- vi è inimicizia grave fra il giudice o un suo prossimo congiunto e una delle parti private;
- alcuno dei prossimi congiunti del giudice odel suo coniuge è offeso o danneggiato dal reato o parte privata;
- un prossimo congiunto del giudice o del suo coniuge svolge o ha svolto funzioni di pubblico ministero; il giudice si trova in taluna delle situazioni di incompatibilità
stabilite dagli articoli 34 e 35 e dalle leggi di ordinamento giudiziario.
Si tratta di ipotesi tassative che sono volte a garantire l'attendibilità dei magistrati e non possono essere oggetto di applicazione analogica o estensiva. La dichiarazione di
ricusazione nel processo penale è proposta con atto scritto, nel quale vanno indicate le motivazioni e le prove a corredo delle stesse, la dichiarazione va presentata, con i
documenti che vi si riferiscono, nella cancelleria del giudice competente a decidere, e una copia va depositata nella cancelleria dell‘ufficio cui è addetto il giudice ricusato.
La dichiarazione di ricusazione può essere fatta personalmente dall‘interessato, può essere proposta a mezzo del difensore, oppure può essere proposta a mezzo di un
procuratore speciale (abilitato a formulare la dichiarazione in luogo dell‘interessato, a sua firma ma in nome e per conto del rappresentato). I termini per la ricusazione sono:
nell‘udienza preliminare, sino a quando non siano conclusi gli accertamenti relativi alla costituzione delle parti;
nel dibattimento, subito dopo compiuto per la prima volta l‘accertamento della costituzione;
in qualsiasi altro momento, prima che il giudice compia l‘atto.
Qualora la causa di ricusazione si sia verificata o sia stata conosciuta dopo la scadenza dei termini, la dichiarazione può essere proposta entro 3 giorni dal verificarsi o
dall‘avvenuta conoscenza di essa. Se la causa è sorta o è divenuta nota durante l‘udienza, la dichiarazione va proposta prima della conclusione dell‘udienza stessa.
47 LE ESIGENZE CAUTELARI
Le misure cautelari, agli artt. 272-325), sono quei provvedimenti disposti dall’autorità giudiziaria, provvisori ed immediatamente esecutivi, volti ad evitare che il trascorrere
del tempo possa provocare pericoli in merito all’accertamento del reato (inquinamento probatorio), all’esecuzione della sentenza definitiva (fuga o, per quelle riguardanti
diritti reali, depauperamento del patrimonio da parte del sottopostoal procedimento o processo), alle conseguenze del reato ovvero alla commissione di altri reati.
Il Codice di procedura penale pone determinate condizioni generali alla applicabilità delle misure cautelaripersonali ovvero A) una determinata gravità del delitto contestato;
B) la punibilità in concreto del delitto, vista come condizione negativa in quanto non devono essere presenti determinati elementi che non la renderebbero praticabile; C) la
presenza di gravi indizi di colpevolezza.
Alle condizioni generali di applicabilità di cui sopra deve aggiungersi che le misure cautelari personali possono essere applicate esclusivamente quando esiste in concreto
almeno una delle tassative esigenze cautelari di cui all’art. 274 c.p.p.: 1) il pericolo di inquinamento della prova; 2) il pericolo di fuga (per la cui rilevanza deve sussistere
anche il convincimento del giudice del fatto che possa essere irrogata una pena superiore a due anni) e 3) quello di reiterazione ovvero di commissione di determinati reati.
48 LE FORMULE ASSOLUTORIE
Il giudice prescrive l’assoluzione quando, dopo essere entrato nel merito delle questioni processuali ovvero dopo essersi accertato della sussistenza o meno del reato, ritiene
che l’imputato non possa essere condannato. Nel valutare la sussistenza o meno del reato il giudice verificherà se, dalle prove risultanti dal dibattimento, il fatto storico
corrisponde a quello previsto e sanzionato dalla norma penale incriminatrice. Le ragioni per cui il giudice può ritenere che l’imputato non possa essere condannato sono
diverse. L’articolo 530 c.p. prevede le “formule assolutorie” e le elenca tassativamente. Il giudice, quando emette sentenza di assoluzione, deve indicare nel dispositivo della
sentenza quale formula assolutoria adotta. Le formule assolutorie che il giudice può adottare nella sentenza di assoluzione sono le seguenti: il fatto non sussiste; l’imputato
non ha commesso il fatto; il fatto non costituisce reato; non è previsto dalla legge come reato; è stato commesso da persona non imputabile o non punibile per un’altra
ragione. Tali formule sono state appositamente elencate dal legislatore secondo un ordine logico: dalla più favorevole per l’imputato a quella meno favorevole. Se più di una
concorre nella sentenza il giudice dovrà scegliere di applicare quella più liberatoria.
49 LE MISURE INTERDITTIVE
Le misure interdittive, rientranti nella tipologia delle misure cautelari personali e disciplinate dagli artt. 287- 290 c.p.p, comportano limitazioni all'esercizio di determinate
attività, come la responsabilità genitoriale, un pubblico ufficio o servizio e determinate attività professionali e imprenditoriali. La regola generale, contenuta nell’ 287 c.p.p,
prevede che possano essere applicate se si procede per reati per i quali è prevista la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a tre anni. Tuttavia questa
regola può esserederogata dal giudice se il reato per il quale si procede è collegato all'attività per la quale è prevista l'interdizione. Le misure cautelari interdittive, a differenza
di quelle coercitive, che vanno a limitare la libertàdella persona, incidono sulla vita relazionale del soggetto, limitandone particolari attività. Le misure cautelari
personali interdittive previste dal codice di procedura penale sono:
1) la sospensione dall‘esercizio della potestà dei genitori: In questo caso, il giudice, con il provvedimento che dispone questa misura cautelare “priva temporaneamente
l'imputato, in tutto o in parte, dei poteri a essa inerenti.
2) la sospensione dall‘esercizio di un pubblico ufficio o servizio: Il Giudice, quando dispone la sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio “interdice
temporaneamente all'imputato, in tutto o in parte, le attività a essi inerenti.
3) il divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali: Quando il giudice emette il provvedimento con cui dispone la misura interdittiva
del divieto di esercitare determinate professioni, imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese “interdice temporaneamente
all'imputato, in tutto o in parte, le attività a essi inerenti.
50 LE NULLITÀ ASSOLUTE
Costituiscono nullità assolute quelle concernenti le condizioni di capacità del giudice e il numero dei giudici necessario per costituire i collegi (con esclusione di quelle sulla
destinazione del giudice agli uffici giudiziari e alle sezioni, sulla formazione dei collegi e sulla assegnazione dei processi a sezioni, collegi e giudici); nonché quelle relative
all’iniziativa del P.M. nell’esercizio dell’azione penale e quelle derivanti dalla omessa citazione dell’imputato o dall’assenza del difensore nei casi in cui ne è obbligatoria la
presenza (art. 179). Le nullità assolute sono insanabili e possono essere rilevate d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento . Sono altresì insanabili e sono rilevate
d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento le nullità definite assolute da specifiche disposizioni di legge.
51 LE NULLITÀ INTERMEDIE
Il regime normativo delle nullità di ordine generale, indicate anche come intermedie, si colloca a metà strada tra il regime delle nullità assolute e quello delle nullità relative.
Al pari delle nullità assolute, infatti, sono rilevabili anche d'ufficio, ma non in ogni stato e grado del procedimento, bensì solo fino a che non è stata deliberata la sentenza di
primo grado oppure, se verificatesi in giudizio, prima della deliberazione della sentenza del grado successivo.
Rientrano tra le nullità intermedie le inosservanze concernenti « l'intervento, l'assistenza e la rappresentanza dell'imputato e delle altre parti private nonché la citazione in
giudizio della persona offesa dal reato e del querelante ». Con il termine “intervento" si intende anche la difesa personale: pertanto da luogo a nullità intermedia l'aver
omesso l’informazione di garanzia (art. 369) nei confronti dell'indagato (equiparato all'imputato ai sensi dell'art. 61). Da luogo a nullità intermedia l’omessa citazione per
il dibattimento nei confronti delle parti private diverse dall'imputato (parte civile, responsabile civile, ecc.).
52 LE SENTENZE INAPPELLABILI
Come generale, sia il PM che l'imputato possono proporre appello contro le sentenze di condanna. Tuttavia in alcuni casi tale facoltà è esclusa. Sono infatti inappellabili le
sentenze di condanna per le quali è stata applicata la sola pena dell'ammenda, quelle di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento) e, per il solo PM,
quelle pronunciate nel giudizio abbreviato, tranne i casi in cui il giudice abbia modificato il titolo di reato. Le sentenze di condanna, inoltre, non possono essere appellate
limitatamente alla misura di sicurezza se non è stato appellato anche un altro capo relativo agli effetti penali. Per quanto riguarda invece le sentenze di proscioglimento in
generale, il secondo comma stabilisce che l'imputato può appellare tali sentenze emesse all'esito del dibattimento (escludendo dunque i procedimenti speciali che non
prevedono il dibattimento, come nel caso del giudizio abbreviato), salvo che si tratti di sentenze di assoluzione perché il fatto non sussiste o perché l'imputato non lo ha
commesso. Appare infatti evidente che in tali due ipotesi l'imputato non ha alcun interesse ad impugnare, dato che nessun pregiudizio per lui può esservi, nemmeno
economico.
53 LE VARIE TIPOLOGIE DI SENTENZA CHE LA CORTE DI CASSAZIONE PUO’ EMETTERE
All'esito del procedimento, la corte di cassazione può emettere diversi tipi di sentenza. Innanzitutto vi è la sentenza di inammissibilità, che è emanata, a seguito di
procedimento in camera di consiglio, nei casi tassativamente previsti dal codice di procedura penale, quando vi è stata la violazione delle norme procedurali, quando
mancano i presupposti soggettivi per promuovere il ricorso, quando questo è proposto per ragioni diverse da quelle consentite dalla legge o manifestamente infondate,
quando i motivi sono manifestamente infondati e per violazioni di legge non dedotte con i motivi di appello (salvo quanto detto sopra). Se, all'esito del procedimento, la
corte di cassazione ritiene che il ricorso che è stato proposto è infondato emana invece una sentenza di rigetto. Quando la sentenza impugnata contiene degli errori di
diritto nella motivazione o erronee indicazioni dei testi di legge che non ne producono l'annullamento, la corte adotta sentenza di rettifica. Lo stesso accade se si deve solo
rettificare la specie o la quantità della pena per errore di denominazione o di computo e nei casi di legge più favorevole all'imputato qualora non siano necessari nuovi
accertamenti di fatto. La corte può poi emanare sentenza di annullamento senza rinvio (oltre che nei casi particolarmente previsti dalla legge) nei casi espressamente elencati
all'articolo 620 del codice di procedura penale, ad esempio se il fatto non è previsto dalla legge come reato, il reato è estinto o mancano le condizioni di procedibilità o
perseguibilità.
Infine, quando non pronuncia l'annullamento senza rinvio, la corte di cassazione può emanare sentenzadi annullamento con rinvio.
57 L'INCIDENTE DI ESECUZIONE
All'interno della fase esecutiva, su richiesta del pubblico ministero o del difensore del condannato, interviene il giudice dell'esecuzione. Per quanto concerne tale forma di
intervento, il legislatore ha previsto due modelli di incidente d'esecuzione. Il primo procedimento incidentale è ordinario, e prevede l'instaurazione del contraddittorio tra le
parti; il secondo è semplificato, è definito dal giudice ed il contraddittorio è solo eventuale e differito alla fase dell'opposizione. Per quanto riguarda il procedimento
ordinario innanzi al giudice dell'esecuzione, si seguono le forme del rito camerale (v. art. 127), con il rafforzamento tuttavia del contraddittorio, infatti è prevista la
partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore. Purchè non sia detenuto o internato fuori dalla circoscrizione, l'interessato può comparire personalmente.
Il giudice dell'esecuzione, come anticipato, non agisce d'ufficio, bensì solo su impulso del pubblico ministero, dell'interessato e del suo difensore. L'inammissibilità della
domanda viene dichiarata quando essa è manifestamente infondata, o quando ripropone una questione già rigettata, ed il relativo decreto motivato di inammissibilità deve
essere notificato all'interessato entro cinque giorni. Se il giudice non si pronuncia in termini di inammissibilità della domanda, fissa l'udienza e ne dà avviso alle parti e ai
difensori almeno dieci giorni prima della data fissata. Le parti possono poi depositare memorie al più tardi cinque giorni prima dell'udienza. All'interno di tale udienza il
giudice ha il dovere di integrare il quadro probatorio, se necessario, chiedendo alle autorità competenti tutti i documenti e le informazioni di cui abbia bisogno. Se è
necessario assumere prove, procede in udienza previa instaurazione del contraddittorio. La decisione è assunta con ordinanza ricorribile per cassazione
58 L'UDIENZA DI CONVALIDA
È Udienza necessaria per la convalida dell'arresto o del fermo, da svolgersi in camera di consiglio alla presenza del difensore del soggetto arrestato o fermato e rimessa alla
competenza del giudice per le indagini preliminari, cui spetta verificare, in primo luogo, se l'arresto o il fermo sono stati legittimamente acquisiti e se sono stati osservati i
termini previsti e poi se sussistono le condizioni di applicabilità previste, nonchè una delle esigenze cautelari necessarie. Il Pubblico Ministero deve richiedere la convalida
dell’arresto entro quarantotto ore dallo stesso, oppure – nel caso di giudizio direttissimo – presentare al Giudice l’arrestato per la convalida ed il giudizio sempre entro le
quarantotto ore, a pena di perdita di efficacia della misura precautelare e di immediata liberazione dell’arrestato. In entrambi i casi l’udienza di convalida dell’arresto si
svolge in camera di consiglio, con la presenza necessaria del difensore, mentre – nel caso di sola richiesta di convalida senza contestuale giudizio direttissimo – il Pubblico
Ministero può anche non presenziare trasmettendo le proprie richieste scritte al Giudice. Nel caso compaia, il Pubblico Ministero illustra al Giudice i motivi dell’arresto (nel
caso di giudizio direttissimo innanzi al Giudice monocratico saranno direttamente gli agenti di Polizia Giudiziaria che hanno proceduto all’arresto ad effettuare la relazione)
e le proprie richieste in merito all’eventuale applicazione di una misura cautelare. Il Giudice procede all’interrogatorio dell’arrestato ed infine interpella il
difensore in ordine alle richieste del Pubblico Ministero in merito alla convalida dell’arresto e all’eventuale richiesta di misura cautelare. Il Giudice emetterà ordinanza di
convalida dell’arresto nel caso in cui siano stati rispettati i termini di presentazione dell’arrestato sopra illustrati e sussistano tutti i presupposti di legge per l’arresto; nel caso
contrario emetterà ordinanza con la quale non convaliderà l’arresto eseguito. Contro il provvedimento che decide sulla convalida dell’arresto sia il Pubblico Ministero che il
difensore che l’interessato possono proporre ricorso per Cassazione. Nel caso di convalida dell’arresto il Giudice, qualora il Pubblico Ministero ne abbia fatto richiesta, può
applicare all’arrestato una misura cautelare, nel caso ne ravvisi i presupposti di Legge. Quando l’imputato è presentato al Giudice per il giudizio direttissimo nel caso di non
convalida dell’arresto il Giudice rimette gli atti al Pubblico Ministero affinché eserciti l’azione penale, se lo ritiene, nelle forme ordinarie: nel caso di arresto non convalidato,
infatti, si può procedere con rito direttissimo solo se vi è il consenso dell’imputato.
67 L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE
L'autorizzazione a procedere è un atto amministrativo interno, di carattere discrezionale, con il quale l’autorità competente,, consente la proseguibilità dell’azione penale.
Essa, pertanto, non può esser ritenuta un atto giurisdizionale, con la conseguenza che l'art 313 c.p., che la prevede e la regola, non prevede un obbligo di motivazione
del provvedimento sia di diniego che di assenso. • La prerogativa della immunità parlamentare così come sancita dall‘art. 68 della Carta Costituzionale, non è esclusa dal
consenso dell'interessato all'atto da compiere, essendo la garanzia prevista posta a tutela della Camera di appartenenza e non già del singolo parlamentare, il quale,
quindi, non può validamente rinunciarvi.
68 IL REFERTO
Il Referto è una particolare forma di denuncia alla quale è tenuto colui che, nell'esercizio di una professione sanitaria, ha prestato la propria assistenza o l‘opera in casi
che possono presentare i caratteri di un delitto procedibile d'ufficio (art. 365 c.p.). Il soggetto obbligato deve far pervenire il referto entro quarantotto ore (o, se vi è
pericolo nel ritardo, immediatamente) al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria (art. 334 c.p.p.). L'obbligo viene meno quando il referto esporrebbe la persona
assistita a procedimento penale (art. 365, comma 2 c.p.). • Il referto più comune è quello rilasciato da un medico.
L'obbligo del referto sorge nel momento in cui il sanitario viene a trovarsi di fronte a un caso che può presentare i connotati di un delitto perseguibile di ufficio.
Occorre pertanto accertare tenendo conto della peculiarità del caso concreto, sia pure con valutazione "ex ante", se il sanitario abbia avuto conoscenza di elementi di
fatto dai quali desumere, in termini di astratta possibilità, la configurabilità di un simile delitto e abbia avuto la coscienza e volontà di omettere o ritardare il referto. • Il
delitto di omissione di referto è reato di pericolo e non di danno e, per stabilire se il caso in merito al quale il sanitario ha prestato la sua opera possa presentare i
caratteri di un reato perseguibile di ufficio, è necessario far ricorso ad un criterio di valutazione che tenga conto della peculiarità in concreto del caso, in ordine alla
possibilità che esso dia luogo alle condizioni richieste "ex lege" per la punibilità del delitto. Quanto al profilo soggettivo, il reato è punito a titolo di dolo, consistente
nella conoscenza degli elementi del fatto per il quale si è prestata dal sanitario la propria opera o assistenza, che valgano a disegnare, ancorché possibilisticamente, la
figura di un delitto perseguibile d'ufficio, e quindi l'obbligo del referto è nella conseguente coscienza e volontà da parte del sanitario di omettere o ritardare di riferirne
all'Autorità di cui all'art. 361 cod. pen.
69 ERRORE SULL'IDENTITÀ FISICA DELL'IMPUTATO
Se risulta l‘errore di persona, in ogni stato e grado del processo il giudice, sentiti il pubblico ministero e il difensore, pronuncia sentenza a norma dell‘articolo 129 cpp
Come già anticipato nell'art. 66 c.p.p. qualora un soggetto sia stato imputato per un fatto che non ha commesso perchè vi è stato un errore circa l'identificazione fisica
del soggetto, il giudice, in ogni stato e grado del processo, dovrà pronunciare sentenza ex art. 129. Si segnala che tale norma è opportuno leggerla alla luce dell'art. 620
c.p.p. lett. g), inerente l'annullamento senza rinvio ordinato dalla cassazione a seguito di condanna pronunciata per errore di persona. Il legislatore nulla dice in caso di
erronea identità del soggetto risultante nel corso della fase delle indagini preliminari, ma tale questione può essere valutata come elemento che consente di richiedere
l'archiviazione del procedimento ex. art. 411 c.p.p.