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DIRITTO PROCESSUALE PENALE

LEZIONE: 10/04/2024
ARGOMENTI: RIESAME-APPELLO-MISURE CAUTELARI REALI

Il nostro sistema processuale prevede la possibilità di un controllo da parte dello stesso


giudice che ha emesso la misura; lo strumento è quello di cui all’art. 299. Ad ogni modo, se
quel gip si è pronunciato a favore di quell'ordinanza, sarà arduo ottenere da lui una revoca o
una sostituzione della misura -soprattutto nel breve periodo- salvo che si verifichino fatti
eccezionali (che fanno venir meno i gravi indizi di colpevolezza o l'esigenza cautelare).
Siccome questo è difficilissimo che accada, lo strumento cui si fa ricorso più di frequenza è il
riesame di cui all'articolo 309, dove abbiamo a che fare con giudici diversi, ovvero con un
collegio.
Ci possono essere delle situazioni particolari per cui si rinuncia al riesame, si fa passare un
po’ di tempo e si fa l'istanza di revoca o sostituzione al giudice. Peraltro:
- nel momento in cui io faccio ricorso al tribunale del riesame, successivamente non
avrò più la possibilità di ricorrere al tribunale del riesame;
- al gip potrò ricorrere quante volte voglio; con i limiti legati, al cosiddetto eventuale
giudicato cautelare.

BREVE PARENTESI SUL GIUDICATO CAUTELARE


La sentenza passa in giudicato quando si esauriscono i mezzi di impugnazione e il
procedimento raggiunge un punto definitivo. A seguito del giudicato, scatta un effetto
preclusivo, secondo cui non si può sottoporre quel medesimo soggetto -per gli stessi fatti-
ad un nuovo procedimento penale.
Il giudicato cautelare è stato coniato dalla giurisprudenza per sottolineare, che anche in
materia cautelare, scatta un effetto preclusivo, nei confronti di chi è legittimato a
impugnare→ come per dire “nel momento in cui io faccio istanza al tribunale del riesame e
magari ricorro pure per Cassazione, perché avverso la decisione del tribunale del riesame si
può impugnare anche in Cassazione, scattato il giudicato cautelare io non potrò proporre
un’istanza dinanzi al giudice ex articolo 299 se non ci sono nuovi fatti o comunque nuovi
elementi”. E’ un giudicato particolare perché è un giudicato rebus sic stantibus, il che
significa che può venir meno nel momento in cui sopravvengono elementi che provano la
mancanza di gravi indizi di colpevolezza delle esigenze cautelari.
Il giudicato cautelare è stato coniato dalla giurisprudenza per porre un limite di
ragionevolezza a quelle che sono le decisioni in sede cautelare, perché altrimenti il soggetto
sottoposto a misure, proporrebbe sempre nuove istanze.

ART. 299 “Le misure coercitive [281-286] e interdittive [287-290] sono immediatamente
revocate quando risultano mancanti, anche per fatti sopravvenuti, le condizioni di
applicabilità previste dall'articolo 273 o dalle disposizioni relative alle singole misure ovvero
le esigenze cautelari previste dall'articolo 274”
“Anche per fatti sopravvenuti”, ha fatto sostenere che non scatterebbe il giudicato cautelare
qualora non fosse stata proposta istanza di riesame. Tuttavia, la revoca è un'ipotesi davvero
rara; magari potremmo avere delle decisioni positive in termini di sostituzione, ma solo se ci
sono novità.
co. 2: “Salvo quanto previsto dall'articolo 275 comma 3, quando le esigenze cautelari
risultano attenuate ovvero la misura applicata non appare più proporzionata all'entità del
fatto o alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata, il giudice sostituisce la misura con
un'altra meno grave ovvero ne dispone l'applicazione con modalità meno gravose”
Questa è l'ipotesi della sostituzione della misura cautelare. Ci si è chiesti “ma il passare del
tempo attenua le esigenze cautelari?” ed ancora, “se dopo sei mesi io faccio l'istanza, posso
sostenere che, essendo passati sei mesi, quelle esigenze si sono attenuate?”. Il passare del
tempo non può da solo essere sufficiente, se però al passare il tempo ci aggiungo qualcosina
di sopravvenuto, potrebbe essere accolta quella istanza.
co. 2 bis:”I provvedimenti di cui ai commi 1 e 2 relativi alle misure previste dagli articoli 282
bis, 282 ter, 283, 284, 285 e 286, applicate nei procedimenti aventi ad oggetto delitti
commessi con violenza alla persona, devono essere immediatamente comunicati, a cura
della polizia giudiziaria, ai servizi socio-assistenziali e alla persona offesa e, ove nominato, al
suo difensore”
Si tratta di comunicazioni che il legislatore prevede ad hoc qualora si tratti di delitti
commessi con violenza alla persona offesa. Pensate al codice rosso.
co. 3: “Il pubblico ministero e l'imputato richiedono la revoca o la sostituzione delle misure
al giudice, il quale provvede con ordinanza entro cinque giorni dal deposito della richiesta.
La richiesta di revoca o di sostituzione delle misure previste dagli articoli 282 bis, 282 ter,
283, 284, 285 e 286, applicate nei procedimenti di cui al comma 2-bis del presente articolo,
che non sia stata proposta in sede di interrogatorio di garanzia, deve essere contestualmente
notificata, a cura della parte richiedente ed a pena di inammissibilità, presso il difensore
della persona offesa o, in mancanza di questo, alla persona offesa, salvo che in quest'ultimo
caso essa non abbia provveduto a dichiarare o eleggere domicilio. Il difensore e la persona
offesa possono, nei due giorni successivi alla notifica, presentare memorie ai sensi
dell'articolo 121. Decorso il predetto termine il giudice procede.”
Anche questa è una norma ad hoc che prevede la comunicazione per inammissibilità presso
il difensore della persona offesa o, in mancanza, presso questa; e si prevede un
contraddittorio, anche con il difensore della persona offesa. Cioè il legislatore prevede
questa comunicazione alla persona offesa, perché quest’ultima si possa eventualmente
opporre all'istanza di revoca o di sostituzione. E’ sufficiente che vi ricordiate che per quanto
riguarda questi gravi reati contro la persona è prevista una comunicazione alla persona
offesa, la quale può interloquire nei due giorni successivi e quindi opporsi.
“Il giudice provvede anche di ufficio quando assume l'interrogatorio della persona in stato di
custodia cautelare o quando è richiesto della proroga del termine per le indagini preliminari
o dell'assunzione di incidente probatorio ovvero quando procede all'udienza preliminare o al
giudizio”
co. 3 bis:Il giudice, prima di provvedere in ordine alla revoca o alla sostituzione delle misure
coercitive e interdittive, di ufficio o su richiesta dell'imputato, deve sentire il pubblico
ministero. Se nei due giorni successivi il pubblico ministero non esprime il proprio parere, il
giudice procede
Studia in particolar modo i commi 1, 2 e questo 3 bis.
Con questa norma si delinea il sub procedimento che scatta con l'istanza di reato. Io faccio
l'istanza, la cancelleria del Gip la trasmette per il parere al PM. Il PM nei due giorni successivi
deve esprimere il proprio parere ed è un parere “pesante”, perché se dice di no, difficilmente
il gip accoglie l'istanza. Dopo il parere del PM, nei 5 giorni deciderà il GIP.
co. 3 ter:Il giudice, valutati gli elementi addotti per la revoca o la sostituzione delle misure,
prima di provvedere può assumere l'interrogatorio [141 bis] della persona sottoposta alle
indagini. Se l'istanza di revoca o di sostituzione è basata su elementi nuovi o diversi rispetto
a quelli già valutati, il giudice deve assumere l'interrogatorio [141 bis] dell'imputato che ne
ha fatto richiesta
E’ rarissima l'applicazione di questa norma.
co. 4:Fermo quanto previsto dall'articolo 276, quando le esigenze cautelari risultano
aggravate, il giudice, su richiesta del pubblico ministero, sostituisce la misura applicata con
un'altra più grave ovvero ne dispone l'applicazione con modalità più gravose o applica
congiuntamente altra misura coercitiva o interdittiva

LETTURA CO. 2 BIS E 3- 3 TER- 4 BIS-TER E QUATER

RIESAME
E’ lo strumento più utilizzato nella prassi. A riguardo, il legislatore -e lo fa in pochissimi casi-
prevede una tempistica rigidissima, a pena di decadenza della misura; questo perché è in
gioco la libertà personale, e perché si tratta di misure che non si basano su un accertamento
approfondito, dove non c'è stato un contraddittorio. E allora l'ordinamento vuole che la
decisione del tribunale del riesame avvenga in tempi certi, onde evitare che un errore
compiuto prima dal PM e poi dal Gip possa, a seguito di lungaggini non previste, cagionare
un danno maggiore rispetto a quello che avrebbe comunque potuto cagionare, a seguito di
un errore.
ART. 309: “Entro dieci giorni dalla esecuzione o notificazione [293] del provvedimento,
l'imputato può proporre richiesta di riesame, anche nel merito, della ordinanza che dispone
una misura coercitiva [281-286], salvo che si tratti di ordinanza emessa a seguito di appello
del pubblico ministero [310”,
Il legislatore parla di imputato, ma di regola è l'indagato. Tra l’altro abbiamo una istanza di
riesame che potrà essere proposta solo qualora l’indagato, intenda impugnare le misure
coercitive. Quindi il riesame riguarda solo l'impugnazione di misure coercitive da parte
dell'indagato. Per le misure interdittive lo strumento è l'appello.
co. 2: “ Per l'imputato latitante [296] il termine decorre dalla data di notificazione eseguita a
norma dell'articolo 165. Tuttavia, se sopravviene l'esecuzione della misura, il termine
decorre da tale momento quando l'imputato prova di non aver avuto tempestiva conoscenza
del provvedimento”
co. 3: “Il difensore dell'imputato può proporre la richiesta di riesame entro dieci giorni dalla
notificazione dell'avviso di deposito dell'ordinanza che dispone la misura”
possiamo sorvolare su tre bis
co.4: “ La richiesta di riesame è presentata nella cancelleria del tribunale indicato nel comma
7. Si osservano le forme previste dall'articolo 582”
co. 7: “Sulla richiesta di riesame decide, in composizione collegiale, il tribunale del luogo nel
quale ha sede la corte di appello o la sezione distaccata della corte di appello nella cui
circoscrizione è compreso l'ufficio del giudice che ha emesso l'ordinanza”
Fa riferimento al Tribunale del capoluogo, dove ha sede la Corte di appello. Questo perché
noi abbiamo la competenza del tribunale della libertà presso le sedi della Corte d'appello. Ad
esempio se il PM di Siracusa applica la misura cautelare degli arresti domiciliari, l’istanza di
riesame andrà fatta dinanzi al Tribunale della libertà di Catania.
co.5: “Il presidente cura che sia dato immediato avviso all'autorità giudiziaria procedente la
quale, entro il giorno successivo, e comunque non oltre il quinto giorno(5), trasmette al
tribunale gli atti presentati a norma dell'articolo 291, comma 1, nonché tutti gli elementi
sopravvenuti a favore della persona sottoposta alle indagini”
co. 6: “Con la richiesta di riesame possono essere enunciati anche i motivi e l'imputato può
chiedere di comparire personalmente. Chi ha proposto la richiesta ha, inoltre, facoltà di
enunciare nuovi motivi davanti al giudice del riesame facendone dare atto a verbale prima
dell'inizio della discussione”
Attenzione, perché queste norme caratterizzano il giudizio di riesame -come si è sostenuto e
sottolineato in dottrina ed affermato nella manualistica- come gravame. Cosa significa
questo? Il gravame è quella particolare forma di impugnazione in cui si ha una devoluzione
totale, che prescinde dai motivi. Per intenderci, quando noi studieremo l'atto di appello o il
giudizio di appello, vedremo come nel giudizio di appello la devoluzione è limitata ai motivi
previsti a pena di inammissibilità e cosa significa questo? Significa che io devo specificare
quali sono le parti del provvedimento che intendo impugnare, che intendo censurare e, se
non lo faccio, l'atto di appello è inammissibile.
Diversamente, il riesame si caratterizza come gravame, questo anche per avvantaggiare il
sottoposto a misura, il quale può presentare pure personalmente l'istanza, senza avere le
adeguate preparazioni tecniche, limitandosi chiedere riesame senza specificare i motivi.
[Stessa cosa- vedremo- vale per l'opposizione al decreto penale].
co. 8: “Il procedimento davanti al tribunale si svolge in camera di consiglio nelle forme
previste dall'articolo 127. L'avviso della data fissata per l'udienza è comunicato, almeno tre
giorni prima, al pubblico ministero presso il tribunale indicato nel comma 7 e, se diverso, a
quello che ha richiesto l'applicazione della misura; esso è notificato, altresì, entro lo stesso
termine, all'imputato ed al suo difensore. Fino al giorno dell'udienza gli atti restano
depositati in cancelleria, con facoltà per il difensore di esaminarli e di estrarne copia”
SORVOLA CO. 8 BIS

co. 9 “Entro dieci giorni dalla ricezione degli atti il tribunale, se non deve dichiarare
l'inammissibilità della richiesta, annulla, riforma o conferma l'ordinanza oggetto del riesame
decidendo anche sulla base degli elementi addotti dalle parti nel corso dell'udienza. Il
tribunale può annullare il provvedimento impugnato o riformarlo in senso favorevole
all'imputato anche per motivi diversi da quelli enunciati ovvero può confermarlo per ragioni
diverse da quelle indicate nella motivazione del provvedimento stesso(”
Queste formule “confermarlo per ragioni diverse”, “riformarlo per motivi diversi” stanno a
dimostrare che questo giudizio si caratterizza come gravame, svincolato dai motivi.
“Il tribunale annulla il provvedimento impugnato se la motivazione manca o non contiene
l'autonoma valutazione, a norma dell'articolo 292, delle esigenze cautelari, degli indizi e
degli elementi forniti dalla difesa”
Questa è una normativa che ha subito notevoli modifiche ed interventi finalizzati a
specificare gli oneri motivazionali. “L'autonoma valutazione”, implica che ogni presupposto:
esigenza cautelare, gravi indizi di colpevolezza, condizioni di applicabilità, debba essere
espressamente valutato.
SORVOLARE SUL 9 BIS
co. 10: “ Se la trasmissione degli atti non avviene nei termini di cui al comma 5 o se la
decisione sulla richiesta di riesame o il deposito dell'ordinanza del tribunale in cancelleria
non intervengono nei termini prescritti, l'ordinanza che dispone la misura coercitiva perde
efficacia e, salve eccezionali esigenze cautelari specificamente motivate, non può essere
rinnovata.”
Il legislatore specifica questo, perché accadeva che veniva fatta la richiesta e poi in
cancelleria non trasmettevano il fascicolo, alla fine si allungavano solo i tempi.
“L'ordinanza del tribunale deve essere depositata in cancelleria entro trenta giorni dalla
decisione salvi i casi in cui la stesura della motivazione sia particolarmente complessa per il
numero degli arrestati o la gravità delle imputazioni. ”
Perché questo per il deposito? Perché se dovesse essere erronea quella decisione del
tribunale della libertà e la Corte di Cassazione, che ho la possibilità di investire, dovesse
decidere positivamente, implica per forza di cose, che anche il termine debba essere
circoscritto. Cioè posto che ci sia la possibilità di ottenere annullamento in Cassazione, è
giusto che questa ordinanza venga depositata in tempi certi e brevi perché altrimenti io non
posso impugnare.
“In tali casi, il giudice può disporre per il deposito un termine più lungo, comunque non
eccedente il quarantacinquesimo giorno da quello della decisione”

TERMINI DA RICORDARE.
A) 10 per il ricorso;
B) 5 per la trasmissione;
C) 10 della ricezione degli atti per la decisione.
La cui inosservanza determina l'inefficacia della misura.

Ricordatevi i commi 1-3-4-5-6-7-8-9-10.

APPELLO
ART. 310“Fuori dei casi previsti dall'articolo 309 comma 1, il pubblico ministero(1),
l'imputato e il suo difensore possono proporre appello contro le ordinanze in materia di
misure cautelari personali(2), enunciandone contestualmente i motivi”
Quindi al di fuori di questi casi si può impugnare con l'appello.
co.2:”Si osservano le disposizioni dell'articolo 309 commi 1, 2, 3, 4 e 7. Dell'appello è dato
immediato avviso all'autorità giudiziaria procedente che, entro il giorno successivo,
trasmette al tribunale l'ordinanza appellata e gli atti su cui la stessa si fonda. Il procedimento
davanti al tribunale si svolge in camera di consiglio nelle forme previste dall'articolo 127.
Fino al giorno dell'udienza gli atti restano depositati in cancelleria con facoltà per il difensore
di esaminarli e di estrarne copia. Il tribunale decide entro venti giorni dalla ricezione degli
atti con ordinanza depositata in cancelleria entro trenta giorni dalla decisione”
Non sono termini perentori; infatti, quando ci sono gli appelli, il tribunale della libertà se la
prende più comoda nella decisione.
“L'ordinanza del tribunale deve essere depositata in cancelleria entro trenta giorni dalla
decisione salvi i casi in cui la stesura della motivazione sia particolarmente complessa per il
numero degli arrestati o la gravità delle imputazioni. In tali casi, il giudice può indicare nel
dispositivo un termine più lungo, non eccedente comunque il quarantacinquesimo giorno da
quello della decisione”
co. 3: “L'esecuzione della decisione con la quale il tribunale, accogliendo l'appello del
pubblico ministero, dispone una misura cautelare è sospesa [588] fino a che la decisione non
sia divenuta definitiva”
Questo comma fa riferimento all'ipotesi in cui il Gip non ha accolto l'istanza del PM, di
misura coercitiva ed il soggetto ritorna in libertà. Il PM propone appello (il riesame lo può
proporre solo l’indagato), durante il termine per la decisione il soggetto rimane libero, e non
solo, ma rimane libero anche quando il tribunale del riesame dovesse dare ragione al PM,
diversamente da quanto precedentemente aveva riconosciuto il Gip. A seguito della
decisione del tribunale del riesame, questo soggetto non subirà l'applicazione della misura,
perché qualora dovesse esserci un capovolgimento di questo tipo, il soggetto farà subito
ricorso per Cassazione, sperando che la Corte di Cassazione rigetti la decisione del tribunale
del riesame. Quindi:
1. se il gip accoglie e io faccio riesame, il riesame non sospende l'applicazione della
misura
2. Ma se il Gip rigetta e il PM fa appello; il tribunale del riesame accoglie l'appello del
PM non si avrà da subito l'applicazione della misura, perché si attenderà l'esito
definitivo, salvo che il soggetto non rinunci a fare ricorso per Cassazione.
RICORSO PER CASSAZIONE
ART. 311
PRIMI 4 COMMI STUDIALI DA SOLA
co. 5 bis: “Se è stata annullata con rinvio, su ricorso dell'imputato, un'ordinanza che ha
disposto o confermato la misura coercitiva ai sensi dell'articolo 309, comma 9, il giudice
decide entro dieci giorni dalla ricezione degli atti e l'ordinanza è depositata in cancelleria
entro trenta giorni dalla decisione.”
E questo in quanto la Corte di Cassazione non è un giudice di merito, quindi quando accoglie
il ricorso rinvia al giudice di merito, affinché tenga conto della sua decisione.
“Se la decisione ovvero il deposito dell'ordinanza non intervengono entro i termini prescritti,
l'ordinanza che ha disposto la misura coercitiva perde efficacia, salvo che l'esecuzione sia
sospesa ai sensi dell'articolo 310, comma 3, e, salve eccezionali esigenze cautelari
specificamente motivate, non può essere rinnovata”
Questo è un intervento successivo volto ad evitare che la corte di cassazione decidesse in
tempi lunghi. Infatti, a volte si assisteva a decisioni della corte di cassazione, il cui contenuto
(dell’ordinanza) veniva dilazionato.

CAPO VII - APPLICAZIONE PROVVISORIA DELLE MISURE DI SICUREZZA


Lo lascio al vostro studio, insieme all'istituto della riparazione per l'ingiusta detenzione→
vedrete come il legislatore, giustamente fa scaturire l'obbligo per lo stato di riparare
l’ingiusta detenzione, qualora poi nel processo il soggetto dovesse essere prosciolto.
Fa da pendant alla riparazione dell'errore giudiziario nel caso di revisione.
ART. 314-315 in sintesi

MISURE CAUTELARI REALI


Quando abbiamo parlato del sequestro probatorio, abbiamo detto, che nel nostro
ordinamento il legislatore dell’88, a differenza del legislatore del vecchio codice, ha
correttamente distinto varie forme di sequestro.
1. sequestro probatorio→ come mezzo di ricerca della prova, anche se abbiamo detto
più mezzo di prova. In quanto consegue alla perquisizione e all'ispezione e quindi la
cosa pertinente al reato ed il corpo del reato, vanno sequestrati.
2. sequestro preventivo → più frequente, per i notevoli interessi economici che
colpisce, es. il sequestro preventivo dell'Ilva di Taranto oppure il sequestro preventivo
di una struttura sanitaria, a seguito di un controllo dei Nas. E’ finalizzato ad evitare
che vengano ulteriormente commessi reati lasciando e mantenendo il possesso di
quel bene, o la gestione dello stesso, in capo a determinati soggetti
3. sequestro conservativo→ ha una finalità conservativa, di garanzia per lo Stato o
banche (parte civile). Quindi si conserva il bene, in vista di un possibile risarcimento.

Il sequestro conservativo trova la sua disciplina negli articoli 316 e seguenti.


PARTE II

co. 1: Alla luce del 316, primo comma, come vi dicevo, è di tutta evidenza che il sequestro
conservativo non può essere chiesto nella fase delle indagini preliminari. Il legislatore parla
di processo di merito, di fase processuale quando viene esercitata l'azione penale, e quindi
quando il PM presenta richiesta di rinvio a giudizio, da quel momento scatta la fase
processuale.
CO. 1 BIS LETTURA
co. 2:
riguarda la parte civile.
co. 3:

DAI UNA LETTURA


ART. 317, in particolare il primo comma
ART. 318→ prevede il riesame dell'ordinanza; anche qui posso fare ricorso al tribunale della
libertà- infatti richiama il 324.
ART. 319
ART. 320

Più rilevante rispetto al conservativo, anche per frequenza applicativa, è il sequestro


preventivo
ART. 321: “Quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato
[253] possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione
di altri reati, a richiesta del pubblico ministero il giudice competente a pronunciarsi nel
merito ne dispone il sequestro con decreto motivato [262 3]”
Quindi il PM chiede al Gip. Da queste formule è di tutta evidenza che il legislatore mira a
prevenire e quindi ad evitare, di ulteriori svantaggi.
“Prima dell'esercizio dell'azione penale [405] provvede il giudice per le indagini preliminari.”
co. 2: “Il giudice può altresì disporre il sequestro delle cose di cui è consentita la confisca”
specifica ulteriore ipotesi.
co. 2 bis: “Nel corso del procedimento penale relativo a delitti previsti dal capo I del titolo II
del libro secondo del codice penale il giudice dispone il sequestro dei beni di cui è consentita
la confisca”
co. 3:”Il sequestro è immediatamente revocato a richiesta del pubblico ministero o
dell'interessato quando risultano mancanti, anche per fatti sopravvenuti, le condizioni di
applicabilità previste dal comma 1.”
Anche qui può essere proposta la revoca se vengono meno i presupposti.
Nel corso delle indagini preliminari provvede il pubblico ministero con decreto motivato, che
è notificato a coloro che hanno diritto di proporre impugnazione. Se vi è richiesta di revoca
dell'interessato, il pubblico ministero, quando ritiene che essa vada anche in parte respinta,
la trasmette al giudice, cui presenta richieste specifiche nonché gli elementi sui quali fonda
le sue valutazioni. La richiesta è trasmessa non oltre il giorno successivo a quello del
deposito nella segreteria.
Il legislatore anziché prevedere questa istanza di revoca direttamente al gip- che è l’organo
che decide- prevede che:
1. in prima battuta vada fatta al PM:
a) se il PM ritiene di accoglierla, bene
b) se la rigetta deve trasmetterla al gip a cui spetterà l’ultima parola

co. 3 bis: Nel corso delle indagini preliminari, quando non è possibile, per la situazione di
urgenza, attendere il provvedimento del giudice, il sequestro è disposto con decreto
motivato dal pubblico ministero. Negli stessi casi, prima dell'intervento del pubblico
ministero, al sequestro procedono ufficiali di polizia giudiziaria, i quali, nelle quarantotto ore
successive, trasmettono il verbale al pubblico ministero del luogo in cui il sequestro è stato
eseguito [386]. Questi, se non dispone la restituzione delle cose sequestrate, richiede al
giudice la convalida e l'emissione del decreto previsto dal comma 1 entro quarantotto ore
dal sequestro, se disposto dallo stesso pubblico ministero, o dalla ricezione del verbale, se il
sequestro è stato eseguito di iniziativa dalla polizia giudiziaria.
Differenza sul piano della legittimazione di iniziativa, rispetto alle misure cautelari
personali→ PG e non PM.
Tuttavia, riallacciandosi con il vecchio programma→ il PM ha il monopolio dell'iniziativa e il
giudice ha il monopolio dell'autorizzazione, e questo significa che -e questa è un'altra
differenza che si nota dalla lettura di questa norma - in materia di misure cautelari
d'urgenza, neppure il PM, mentre qui lo può fare, può disporre con successiva con convalida.
Quindi non solo qui, in casi di particolare urgenza, possiamo avere una legittimazione degli
organi di polizia, da trasmettere nelle 48 ore al PM, il quale la trasmette nelle successive 48
ore al Gip per la definitiva convalida. Ma possiamo avere anche una richiesta d'urgenza di
applicazione di sequestro preventivo senza la preventiva autorizzazione del gip.
co. 3 bis: “ Il sequestro perde efficacia se non sono osservati i termini previsti dal comma
3-bis ovvero se il giudice non emette l'ordinanza di convalida entro dieci giorni dalla
ricezione della richiesta. Copia dell'ordinanza è immediatamente notificata alla persona alla
quale le cose sono state sequestrate.”

ART. 322 prevede il riesame del decreto di sequestro preventivo


ART. 322 BIS prevede le ipotesi d’appello.
ART. 323: soffermatevi sulla perdita di efficacia del sequestro preventivo
ART. 324: co. 4”Con la richiesta di riesame possono essere enunciati anche i motivi. Chi ha
proposto la richiesta ha, inoltre, facoltà di enunciare nuovi motivi davanti al giudice del
riesame, facendone dare atto a verbale prima dell'inizio della discussione.” Ergo, si
caratterizza anche qui, come mezzo di gravame.
ART. 325

GIUDIZI SPECIALI
LIBRO VI
Nel nostro sistema processuale, specialità del procedimento, non è sinonimo di residualità.
Quando l'accertamento è complesso, da più profili, va privilegiato il rito ordinario; tuttavia,
la complessità e gravità dei procedimenti penali è statisticamente presente con una
frequenza più bassa rispetto a quelli che invece, si caratterizzano per semplicità probatoria e
minore gravità del reato.
1. ABBREVIATO
2. PATTEGGIAMENTO
Sono quelli che realizzano il massimo risparmio per il sistema, perché si caratterizzano -tra le
diverse fasi del procedimento penale- per la mancanza e quindi il risparmio del
dibattimento. Sia il giudizio abbreviato che il patteggiamento, infatti, devono concludersi
nella fase di udienza preliminare. E se manca l'udienza preliminare e il procedimento si
caratterizza per citazione diretta dinanzi al giudice monocratico dibattimentale, questi giudizi
devono celebrarsi alla prima udienza possibile.

3. GIUDIZIO PER DIRETTISSIMA


4. GIUDIZIO IMMEDIATO
Attraverso i quali si elimina la fase dell'udienza preliminare.

5. PROCEDIMENTO PER DECRETO


Dove manca sia l’udienza preliminare che il dibattimento, però può trovare applicazione solo
per reati di minima gravità e prevede come garanzia per l’imputato, un sistema di
opposizione.

6. SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO CON MESSA ALLA PROVA


E’ mutuato dal processo minorile e può essere chiesto una sola volta, per determinati reati.

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