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CAUSE DI ESTINZIONE DEL REATO E DELLA PENA

Il Codice penale nel titolo VI del secondo libro prevede le cause di estinzione, suddividendole in cause di estinzione del reato e
cause di estinzione della pena.
Le cause di estinzione del reato sono la morte del reo, l'amnistia, la remissione della querela, la prescrizione del reato,
l'oblazione, la sospensione condizionale e il perdono giudiziale.
Sono cause di estinzione della pena la morte del reato, la prescrizione della pena, l'indulto e la grazia, la liberazione
condizionale, la non menzione nel casellario giudiziario e la riabilitazione.
Le cause di estinzione possono essere diversamente classificate in: generali o speciali; condizionate o incondizionate; collegati ad
accadimenti naturali o alla manifestazione di volontà.
Le cause di estinzione del reato e della pena presentano una disciplina comune (artt. 182-183 c.p.). Hanno un'efficacia personale
operando solo nei confronti della persona cui si riferiscono, e salvo che la legge disponga diversamente. Nel caso di concorso
sono sottoposte alle regole dell’art. 183. Devono essere immediatamente dichiarata dal giudice in ogni stato e grado del processo
e non comportano l'estinzione delle obbligazioni civili derivanti dal reato.

Assieme all'indulto l’amnistia possiede la caratteristica di istituto di applicazione generale, a differenza della grazia che è tipico
provvedimento di clemenza personalizzato. L’amnistia cancella reati individuati per categoria. Negli ultimi anni è stata spesso
utilizzata come strumento di alleggerimento del carico giudiziario e del sovraffollamento carcerario. Da un punto di vista tecnico
si distingue tra amnistia propria, che opera prima del passaggio in giudicato della sentenza di condanna e amnistia impropria,
applicabile dopo che la condanna è divenuta definitiva e che quindi ne fa cessare l'esecuzione.

Il Codice penale riconosce natura di causa estintiva anche alla remissione della querela, ovviamente riferita ai reati procedibili a
querela. La querela va presentata entro 3 mesi dal momento in cui il querelante venuto a conoscenza del reato. Di regola la
remissione della querela può intervenire solo prima della condanna definitiva. Il comma 2 dell’art. 152 c.p. distingue tra
remissione processuale ed extra processuale. Il Codice penale chiarisce che la remissione di querela può anche essere tacita, che
si realizza quando il querelante ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela. La logica dell’istituto è
intuibile in chiave di deflazione dei procedimenti penali. Occorre comunque sottolineare che la remissione deve essere accettata
dal querelato e che esistono reati per i quali la querela è irrevocabile.

Anche la prescrizione è causa estintiva dipendente da un fatto naturale, il tempo. Nell’ordinamento penale italiano attuale la
prescrizione è causa estintiva del reato e non dell'azione penale. Occorre pertanto riconoscere ad essa natura e non processuale.
Fondamentale è l'individuazione del criterio per stabilire il tempo necessario per la prescrizione del reato. Stabilire termini troppo
brevi fa correre il rischio di creare “zone di impunità” quasi automatica. L’attuale art. 157, scaturito dalla riforma del 2005, collega
il tempo che determina la prescrizione del reato “al massimo della pena edittale stabilita dalla legge” e comunque “non inferiore
a sei anni se si tratta di delitto e a 4 anni se si tratta di contravvenzione”. Il comma 5 prevede che quando la legge stabilisce pene
diverse da quella detentiva e da quella pecuniaria il reato è estinto decorsi 3 anni dalla consumazione del reato. Non possono
cadere in prescrizione i delitti per i quali è previsto l'ergastolo come pena per il reato base o per effetto dell'applicazione di
circostanze aggravanti. Il termine decorre dal giorno della consumazione o dall'ultimo atto rientrante nel tentativo di delitto. in
caso di incertezza sul dies a quo la giurisprudenza risolve il dubbio a favore dell’imputato prendendo in considerazione la data più
risalente. L’effettiva estensione del periodo prescrizionale è influenzata dalle cause di interruzione e di sospensione del corso
della prescrizione. Queste cause sono elencate negli artt. 159 e 160 c.p. In caso di sospensione la prescrizione riprende il suo
corso dal giorno di cessazione della causa sospensiva; i periodi antecedente e successivo si sommano e la durata della sospensione
non incontra limiti. Le cause interruttive, invece, determinano in via di principio l'azzeramento nel periodo antecedente ma
comunque il periodo prescrizionale non può essere dilatato oltre un certo limite.

L’oblazione è una causa estintiva concernente soltanto le contravvenzioni. Essa, definita ordinaria o automatica, consiste nel
pagamento, prima dell'apertura del dibattimento o dell’emissione del decreto penale di condanna, appunto di una “somma
corrispondente alla terza parte del massimo della pena stabilita dalla legge per la contravvenzione commessa, oltre alle spese del
procedimento”.

La sospensione condizionale della pena è il più importante istituto che consente al giudice di cognizione di bloccare l'esecuzione
della pena inflitta con la sentenza di condanna individuando un percorso alternativo. Risponde all'esigenza di evitare
l'applicazione di una sanzione quando l'effettiva esecuzione della stessa appaia eccessiva o comunque controproducente. I
presupposti della sospensione condizionale sono di carattere formale e di natura sostanziale.
p.680

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