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Il concorso materiale

Il concorso materiale può essere di due tipi:

- Omogeneo quando con più azioni od omissioni un soggetto realizza più violazioni di una stessa
norma incriminatrice (ad esempio si ha concorso materiale omogeneo se un soggetto uccide prima
un uomo e poi un altro)
- Eterogeneo quando con più azioni od omissioni viola più norme incriminatrici (es si ha concorso
materiale eterogeneo se un soggetto prima ruba un’arma e poi commette un omicidio)

Mentre il codice Zanardelli del 1889 prevedeva il cumolo giuridico delle pene, il codice rocco ha introdotto il
cumulo materiale delle pene (per cui le pene previste per ciascuno dei delitti in concorso si cumulano). Vi
sono però dei temperamenti da dover rispettare.

Il concorso formale

Si ha concorso formale di reati quando uno stesso soggetto commette una pluralità di violazioni della legge
penale con una sola azione od omissione e si fa anche in questo caso la distinzione tra:

- Concorso formale omogeneo se viene violata più volte la stessa disposizione incriminatrice (es
omicidio plurimo)
- Concorso formale eterogeneo se vengono violate diverse disposizioni incriminatrici

Per quanto riguarda la disciplina giuridica, l’art.81 comma 1 riformato dalla riforma novellistica del 1974
stabilisce che ‘’chi con una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge o commette più
violazioni della stessa disposizione, è punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave
aumenta fino al triplo.

Quindi per il concorso formale si prevede la regola del cumolo giuridico che è andata a sostituire la regola
del cumolo materiale delle pene.

Il reato continuato

L’istituto del reato continuato è una particolare figura di concorso materiale, disciplinato in materia
autonoma perché la pluralità di reati commessi dalla stessa persona fa parte di uno stesso disegno
criminoso e ciò giustificherebbe un trattamento più mite.

Gli elementi costitutivi del reato continuato sono:

- La pluralità di azioni od omissioni: l’art.81 per pluralità di azioni od omissioni intende una pluralità di
condotte autonome che danno luogo ad altrettanti episodi criminosi. Le diverse azioni od omissioni
possono essere compiute anche in tempi diversi, anche se quanto più maggiore sarà la distanza tra
un reato e un altro tanto più gravoso risulterà provare lo stesso disegno criminoso.
- La pluralità delle disposizioni di legge violate
- E l’unicità del disegno criminoso: rispetto al disegno criminoso ci sono diversi orientamenti
a) Secondo un primo orientamento per disegno criminoso si intende una mera rappresentazione
mentale anticipata dei singoli episodi delittuosi, e quindi un programma iniziale di tutte le
attività
b) Un secondo orientamento vede l’unicità del disegno criminoso come una rappresentazione
anticipata che deve però presentare l’ulteriore l’elemento dell’univocità dello scopo e quindi i
reati devono porsi in rapporto di interdipendenza funzionale al conseguimento di un unico fine.
È da preferire quest’ultimo orientamento
Posto quindi che un requisito del reato continuato è anche l’unicità dello scopo, questa figura di
reato può comprendere solo illeciti sorretti dalla volontà di commetterli e quindi non è possibile
parlare di continuazione in riferimento ai reati colposi.

Per quanto riguarda il regime sanzionatorio l’art.81 del c.p. stabilisce che al reato continuato si
applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave aumentata fino al triplo. Quindi la
regola è quella del cumolo giuridico, e quindi al reato continuato si applica lo stesso regime
previsto per il concorso formale di reati.
All’ultimo comma dell’articolo 81 viene però precisato che la pena non può essere superiore a
quella che sarebbe applicabile sommando le singole pene dei reati in concorso.

Per determinare la violazione più grave secondo un primo orientamento per individuare la
violazione più grave bisogna riferirsi all’astratta previsione legislativa e quindi alla qualità e
all’entità delle sanzioni applicabili per i singoli reati in continuazione tenendo conto anche di
aggravanti, attenuanti, recidiva e stato di consumazione o di tentativo.

Un altro orientamento ritiene che il riferimento vada invece fatto non soltanto alla previsione
legislativa astratta, ma anche a tutti gli altri elementi (compresi gli indici di commisurazione
della pena previsti dall’art.133 c.p.) che possono incidere sulla valutazione dei singoli episodi in
continuazione, per cui la violazione più grave sarà quella che risulterà più gravemente punita.
La tesi preferibile è però quella tradizionale.

Per quanto riguarda poi l’applicabilità del cumolo giuridico nei casi in cui i reati commessi sono
punibili con pene eterogenee inizialmente si tendeva ad escludere la continuazione tra reati
puniti con pene eterogenee (ritenendo che si sarebbe violato in questo modo il principio di
legalità delle pene perché si sarebbe applicata una pena diversa da quella prevista da ciascun
reato) successivamente però sono emersi orientamenti favorevoli ad ammettere la
continuazione entro limiti non sempre coincidenti.

La preterintenzione

Il codice fa riferimento alla preterintenzione all’art.42 comma 2 mentre alla responsabilità oggettiva si fa
riferimento nel comma 3 quando si dispone che la legge determina i casi nei quali l’evento è posto
altrimenti a capo dell’agente.

Le ipotesi specifiche di preterintenzione nel nostro ordinamento sono soltanto due:

- L’omicidio preterintenzionale ex art.584 che avviene quando un soggetto cagiona involontariamente


la morte di un uomo con atti che sono diretti a percuotere o ledere
- L’aborto preterintenzionale ex art.18 comma 2 della legge 194/1978 che si ha quando si cagiona
involontariamente un aborto con azioni dirette a provocare lesioni.

Il delitto preterintenzionale non delinea un nuovo modello di responsabilità, ma costituisce piuttosto


un’ipotesi di dolo misto a responsabilità oggettiva, infatti l’art.43 comma 2 dispone che il delitto è
preterintenzionale o oltre l’intenzione quando dall’azione od omissione deriva un evento dannoso o
pericoloso più grave di quello voluto dall’agente: e quindi si ha un’azione dolosa relativamente all’evento
meno grave voluto mentre per l’altro evento più grave non voluto la legge non richiede espressamente la
colpa e quindi basta la semplice responsabilità oggettiva.
Una tesi opposta sostiene invece che la preterintenzione sia un misto di dolo e colpa sostenendo che in
questo caso la colpa deriva dall’inosservanza di leggi, cioè l’evento non voluto conseguirebbe alla violazione
della norma penale che vieta l’azione dolosa diretta a commettere il reato meno grave.

Tuttavia però si può obiettare a questa tesi che la colpa per inosservanza di leggi consegue alla violazione
non di una qualsiasi legge, ma solo di quelle a finalità precauzionale che abbiano specificamente come
scopo l’impedimento di eventi come quello verificatosi

I reati aggravati dall’evento

Sono reati aggravati o qualificati dall’evento quelli che subiscono un aumento di pena per il verificarsi di un
evento ulteriore rispetto ad un fatto base che già costituisce reato.

Il fenomeno dei reati aggravati dall’evento è riscontrabile soprattutto nell’ambito dei reati commissivi dolosi,
ma non mancano cmq ipotesi di reati omissivi, di delitti colposi o di contravvenzioni aggravanti da un evento
più grave.

L’evento aggravatore viene accollato all’agente in base al mero nesso causale a prescindere dai requisiti di
colpevolezza.

Tradizionalmente i reati di questo tipo si distinguono in due categorie a seconda che:

- Sia indifferente se l’evento aggravante sia voluto o meno (ad es il reato di calunnia rimane tale a
prescindere dalla circostanza che l’evento aggravante sia voluto o meno)
- L’evento aggravante deve non essere voluto perché la volontà comporta l’applicabilità di una diversa
fattispecie penale (ad es i delitti di abuso di mezzi di correzione o disciplina o di aborto non
consentito si trasformano in omicidi o lesioni personali se gli eventi aggravatori sono voluti).

Per quanto riguarda la loro natura giuridica ai tempi dell’emanazione del codice si riteneva che l’evento
aggravatore fosse da attribuire all’agente in base al semplice nesso di causalità materiale (resp oggettiva),
ma oggi si tende a considerare questi reati come reati circostanziati.

A seguito infatti della riforma del 1990 il regime di imputazione delle circostanze aggravanti non risponde
più alla logica della responsabilità obiettiva, ma presuppone qualcosa di simile alla colpa come coefficiente
minimo di responsabilità e a questo regime di imputazione appartengono anche le circostanze che
consistono in eventi futuri successivi alla realizzazione della condotta , come accade tipicamente nei delitti
aggravati dall’evento.

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