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DOMANDA GIUDIZIALE

Il diritto di azione si esercita in giudizio tramite l’atto giuridico noto come domanda giudiziale, con
cui l’attore individua il diritto sostanziale per cui la tutela è richiesta ed il soggetto convenuto
contro cui è diretta. Di domanda giudiziale il codice parla all’art 99 cpc che menziona il principio
della domanda: “chi vuol far valere un diritto in giudizio deve proporre la domanda al giudice
competente”.

L’atto della domanda assume forma esteriore diversa a seconda dei tipi di processo:
- Nel rito ordinario di cognizione la forma è quella dell’atto di citazione (art 163 c.p.c.):
contiene oltre all’esposizione della domanda anche l’indicazione degli elementi necessari
per la concreta citazione in giudizio del convenuto (vocatio in ius).
- Nei riti speciali si adotta la forma del ricorso, come nel processo del lavoro art 414 c.p.c. e
nel rito sommario di cognizione.
*Se la domanda giudiziale è proposta nell’ambito di un processo già pendente, in questi casi la
forma con cui si propone è semplificata rispetto alla citazione o al ricorso.

La funzione della domanda è di far sorgere il dovere decisorio del giudice e di fissare l’oggetto del
giudizio (thema decidendum) che ne delimita l’estensione. Ex art 112 c.p.c. il giudice si deve
pronunciare su tutta la domanda, ma non oltre i limiti di essa (principio della corrispondenza fra
chiesto-pronunciato).
La violazione del dovere decisorio determina il vizio di “omissione di pronuncia”; ad esempio, se il
giudice omette di decidere su una voce dei danni richiesta dall’attore.
La violazione dell’art 112 cpc può dar luogo al vizio di ultrapetizione; ad esempio, se il giudice
attribuisce all’attore più di quanto richiesto. Oppure di extrapetizione, ad esempio, se il giudice si
pronuncia su un diritto diverso da quello fatto valere.
 Essenziale funzione della domanda è individuare il diritto su cui si chiede la pronuncia di
merito, nel senso che il giudice deve decidere sul diritto fatto valere, ma non su diritti
diversi o ulteriori.
La fissazione dell’oggetto del giudizio determina un vincolo anche per l’attore, poiché esso è
tendenzialmente immutabile e non è consentito nel corso del processo introdurre domande
nuove o sostituire una domanda diversa a quella inizialmente proposta, se non nei limiti
espressamente consentiti dalla legge.

 L’effetto principale della domanda giudiziale è di determinare la pendenza del processo e


di far sorgere il dovere decisorio del giudice

A questo effetto principale si accostano alcuni effetti ulteriori detti secondari, di natura
processuale e sostanziale, i quali rispondono all’esigenza di evitare che la durata del processo
possa risolversi in un danno per l’attore.
Effetti processuali della domanda:
- Prevenzione assicura che un eventuale processo, avente il medesimo oggetto, instaurato
successivamente alla proposizione della domanda vada eliminato per litispendenza ex art
39 comma 1 c.p.c. e che la riunione vada disposta avanti al giudice di quello iniziato per
prima.
- Irrilevanza ex art 5 c.p.c. “la giurisdizione e la competenza si determinano con riguardo alla
legge vigente ed allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda,
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e non hanno rilevanza rispetto ad esse i successivi mutamenti della legge o dello stato
medesimo” (perpetuatio iurisdictionis et competentiae)
- Possibilità ex art 110 c.p.c. che, venuta meno una parte dopo l’inizio del processo, possa
proseguire nei confronti dei suoi successori universali con conservazione dell’efficacia di
tutti gli atti già compiuti
- Estensione dell’efficacia di giudicato della sentenza ai successori a titolo particolare di
una delle parti del processo ex art 111 c.p.c. , in caso di acquisti avvenuti dopo la
proposizione della domanda giudiziale (successione nel processo).
Gli effetti processuali sono accomunati dal fatto di non incidere sul contenuto di merito della
decisione, ma solo sull’applicazione delle norme processuali, evitando che l’attore possa essere
pregiudicato da eventi sopravvenuti alla proposizione della domanda.

Effetti sostanziali della domanda giudiziale:


- Neutralizzazione dei pregiudizi o degli inconvenienti cui l’attore è esposto per il solo fatto
di doversi servire del processo per la tutela del suo diritto.
- Evitando che la domanda possa essere rigettata nel merito in virtù di eventi che si
verificano nel corso del processo.
- Assicurando che la decisione di accoglimento nel merito possa tutelare l’attore come se
fosse emessa al momento della proposizione della domanda.

Alcuni di questi effetti hanno portata conservativa, ossia valgono ad impedire che il diritto
dell’attore sia esposto a fatti estintivi che potrebbero maturare durante lo svolgimento del
processo; tra cui il più importante è l’effetto della domanda rispetto al corso della prescrizione.
La domanda giudiziale è atto positivo di esercizio del diritto, essa vale ad interrompere la
prescrizione ed, in virtù dell’interruzione, il termine ricomincia a decorrere da capo, ossia “s’inizia
un nuovo periodo di prescrizione” ex art 2945 c.c. -> effetto interruttivo. L’art 2943 c.c. comma 1
“la prescrizione è interrotta dalla notificazione dell’atto con il quale si inizia un giudizio e dalla
domanda proposta nel corso di un giudizio”.
Al fine di evitare che, pur riprendendo ex novo a decorrere, il termine possa comunque maturare
nel corso del processo, alla domanda spetta anche un effetto sospensivo ex art 2945 c.c. comma 2
“la prescrizione non corre fino al momento in cui passa in giudicato la sentenza che definisce il
giudizio”.
 La sfera giuridica dell’attore è protetta dall’efficacia interruttiva della domanda, che non
solo fa decorrere da capo il termine, ma ne paralizza la decorrenza sino al momento del
passaggio in giudicato della sentenza che definisce il giudizio.
Per l’esercizio di alcuni diritti, specie quelli potestativi, a fronte di esigenze di certezza, vi sono
leggi che pongono brevi e perentori termini di decadenza ex art 2964 c.c.: “Quando un diritto deve
esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza, non si applicano le norme relative
all'interruzione della prescrizione. Del pari non si applicano le norme che si riferiscono
alla sospensione, salvo che sia disposto altrimenti”.

In casi diversi la domanda produce effetti sostanziali accrescitivi, ossia che non si limitano a
proteggere il diritto esercitato rispetto ad eventi estintivi, ma hanno la funzione di anticipare
l’efficacia della sentenza di merito favorevole all’attore al momento della proposizione della
domanda, attribuendogli delle utilità che presupporrebbero il previo accoglimento della
domanda.
Rientra in tale categoria l’effetto che in materia di diritti relativi a beni immobili è prodotto dalla
trascrizione della domanda nei registi immobiliari (art 445 cc): grazie alla trascrizione della
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domanda la posizione dell’attore assume una sfera di prevalenza sostanziale rispetto ai terzi
subacquirenti, maggiore di quella che sarebbe assicurata dalle norme del c.c.
Ad esempio, nel caso di un’azione di risoluzione per inadempimento o di annullamento per vizi
della volontà di un contratto ad effetti reali, l’accoglimento di tali azioni determina la caducazione
del contratto e il ritrasferimento in favore dell’attore del diritto che aveva alienato al convenuto,
con il contratto ad effetti reali risolto o annullato ed il diritto alla restituzione del bene alienato;
tale effetto della restituzione non opera se il bene è stato nel frattempo alienato ad altri.
Ex art 1458 comma 2 c.c. la risoluzione pur avendo effetto retroattivo fra le parti non pregiudica i
diritti acquistati dai terzi in un momento antecedente; e la prevalenza dell’annullamento rispetto
ai terzi acquirenti è limitata poiché assicurata dall’art 1445 c.c. solo verso coloro che acquistano in
mala fede o a titolo gratuito, risultando non pregiudicati i diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi
di buona fede.
 La registrazione della domanda in materia immobiliare assicura la retroattività degli
effetti sostanziali della sentenza, di modo che l’acquisto del terzo (se trascritto dopo la
trascrizione della domanda) sia trattato come se fosse stato compiuto dopo il passaggio
in giudicato della sentenza
ex art 2652 c.p.c. se la domanda di risoluzione o annullamento è trascritta prima della trascrizione
degli atti di acquisto dei terzi, la sentenza che l’accoglie sarà sempre opponibile a loro e sarà
prevalente, travolgendo il loro acquisto come se fosse avvenuto dopo la pronuncia.
In questo senso la trascrizione della domanda risolve il conflitto fra attore- terzi aventi causa
allargando la sfera di prevalenza sostanziale della posizione dell’attore, poiché diversamente non
sarebbe opponibile ai terzi, ma solo a quelli in mala fede o a titolo gratuito.
La trascrizione della domanda garantisce all’attore una misura di prevalenza più ampia di quella
che sarebbe assicurata dalle regole comuni del c.c., per questo si dice che ha una portata
accrescitiva.

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