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Opposizione
Dispositivo
Note
(1) Con l'opposizione a decreto ingiuntivo si promuove un giudizio ordinario, in cui il giudice
dovrà valutare la sussistenza e la validità del credito posto a fondamento della domanda di
ingiunzione. Tale valutazione va effettuata indipendentemente dalla esistenza del decreto, in
quanto si tratta di un provvedimento pronunciato in base ad una cognizione sommaria, priva di
alcuna certezza in tal senso.
(2) L'opposizione si propone di fronte allo stesso ufficio giudiziario a cui appartiene il giudizio
che ha pronunciato il decreto. Pertanto, tale competenza viene determinata di riflesso da quella
del giudice che ha pronunciato il decreto. Tale competenza è funzionale e non ammette
deroghe. Infatti, se ad esempio l'opponente propone una domanda riconvenzionale eccedente
la competenza per valore del giudice dell'opposizione il giudice dovrà separare le due cause,
trattenendo quella di opposizione e rimettere l'altra al Tribunale, salvo decidere di sospendere
la prima in attesa che venga definita la prima ex art. 295 del c.p.c. qualora ne ricorrano i
presupposti.
Si ritiene, inoltre che solo l'opponente e l'opposto possano essere le parti del giudizio di
opposizione, con la conseguenza che non trova applicazione l'art. 269 del c.p.c. in tale ambito
e che solo l'opponente può chiamare in causa un terzo, essendo convenuto in senso
sostanziale, tramite apposita autorizzazione richiesta al giudice nell'atto di citazione in
opposizione.
(4) L'opposizione si propone con atto di citazione redatto ai sensi dell'art. 163, che deve
contenere i motivi, le difese di merito, ovvero tutte le eccezioni e l'eventuale domanda
riconvenzionale, a pena di decadenza. Tale citazione dovrà essere poi notificata presso il
procuratore costituito del creditore-ricorrente.
(5) L'ultimo comma della norma in esame è stato recentemente modificato dalla L.29 dicembre
2011, n. 218 (G.U. n. 4 del 5-1-2012) che ha eliminato le parole: "; ma i termini di comparizione
sono ridotti a metà". Tale novità normativa ha cancellato gli effetti della sentenza delle SS.UU.
n. 19246/2010 che aveva ritenuto che nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la
riduzione della metà del termine di costituzione dell'opponente, fosse un effetto automatico
conseguente alla proposizione dell'opposizione, indipendentemente dall'assegnazione
all'opposto di un termine a comparire inferiore a quello ordinario, e che si verificasse, perciò
anche qualora l'opponente avesse assegnato un termine a comparire pari o superiore a quello
legale. Pertanto, il termine di costituzione delle parti si dimezza solo se l'opponente ha
assegnato all'opposto un termine a comparire inferiore a quello dell'art. 163 bis del c.p.c..
L'opponente avrà quindi cinque giorni per iscrivere la causa a ruolo, mentre l'opposto potrà
costituirsi nei dieci giorni che precedenti l'udienza.
(6) Periodo aggiunto con D.L. 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla L. 9
agosto 2013, n. 98.
Ratio Legis
La ratio della norma in esame si riscontra nella necessità di instaurare un
procedimento ordinario per garantire il diritto di difesa del debitore ingiunto. Si
considera, infatti, come una sorta di rimedio alla pronuncia di un provvedimento senza
giudizio né contraddittorio.
Massime
(Fattispecie relativa alla produzione, dopo la scadenza del termine ex art. 183, comma
6, c.p.c., del fascicolo della fase monitoria con le copie delle scritture private
disconosciute, nemmeno contestate quanto alla conformità agli originali,
successivamente depositati).
(Cassazione civile, Sez. VI-1, ordinanza n. 20584 del 31 luglio 2019)
piena nel quale il giudice, anche se abbia accertato la mancanza delle condizioni
richieste dagli artt. 633 e ss. c.p.c., deve comunque pronunciare sul merito del diritto
fatto valere dal creditore, tenuto conto degli elementi probatori esibiti nel corso del
giudizio. (La S.C., in applicazione di tale principio, ha cassato con rinvio la sentenza del
tribunale, che, in riforma della sentenza del giudice di pace, si era limitata a riconoscere
la validità della procura alle liti rilasciata per la fase monitoria, confermando il decreto
ingiuntivo opposto, senza pronunciarsi sul merito della domanda fatta valere con la
domanda di ingiunzione).
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7020 del 12 marzo 2019)
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Tra il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo emesso per il pagamento di oneri
condominiali e la controversia avente ad oggetto l'impugnazione della delibera
assembleare posta a sostegno della ingiunzione non sussiste alcun rapporto di
pregiudizialità necessaria, tale da giustificare la sospensione del procedimento di
opposizione ex art. 295 c.p.c., tenuto conto, da un lato, che il diritto di credito del
condominio alla corresponsione delle quote di spesa per il godimento delle cose e dei
servizi comuni non sorge con la delibera assembleare che ne approva il riparto, ma
inerisce alla gestione dei beni e servizi comuni, sicché l'eventuale venir meno della
delibera per invalidità, se implica la perdita di efficacia del decreto ingiuntivo, non
comporta anche l'insussistenza del diritto del condominio di pretendere la contribuzione
alle spese per i beni e servizi comuni di fatto erogati e considerato, dall'altro, che
l'eventuale contrasto tra giudicati che potrebbe, in ipotesi, verificarsi in seguito al rigetto
della opposizione ed all'accoglimento della impugnativa della delibera, potrebbe essere
superato in sede esecutiva, facendo valere la perdita di efficacia del decreto ingiuntivo
come conseguenza della dichiarata invalidità della delibera.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4672 del 23 febbraio 2017)
riguardo sia alla ripartizione dell'onere della prova che ai poteri ed alle preclusioni
processuali rispettivamente previsti per ciascuna delle parti. Ne consegue che qualora
l'opponente intenda chiamare un terzo non può provvedere direttamente alla sua
citazione, ma, ai sensi dell'art. 269 c.p.c., deve chiedere al giudice, con l'atto di
opposizione, di essere autorizzato alla chiamata del terzo al quale ritenga comune la
causa sulla base dell'esposizione dei fatti e delle considerazioni giuridiche contenute nel
ricorso per decreto.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 21101 del 19 ottobre 2015)
costituisce mera irregolarità, che resta sanata dal successivo deposito dell'originale
medesimo.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 15130 del 20 luglio 2015)
dal creditore per dimostrare la fondatezza della propria pretesa dedotta con il ricorso sia
dall'opponente per contestarla e, a tal fine, non è necessario che la parte che chieda
l'ingiunzione formuli una specifica ed espressa domanda diretta ad ottenere una
pronuncia sul merito della propria pretesa creditoria, essendo, invece, sufficiente che
resista alla proposta opposizione e chieda conferma del decreto opposto. Ne consegue
che il giudice che dichiari nullo il decreto per nullità della procura ed emetta una
sentenza di condanna non incorre in alcuno dei vizi di cui all'art. 112 c.p.c., non
configurando l'opposizione un'impugnazione del decreto.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 20613 del 7 ottobre 2011)
spese, che é regolata dai principi di cui agli artt. 91 e ss. c.p.c. Ne deriva che nel caso
in cui l'opponente risulti vittorioso in ordine alla dedotta illegittimità del ricorso alla
procedura monitoria, ma resti soccombente nel merito, potrà essere condannato alle
spese del giudizio, fatte salve quelle della fase sommaria.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 19560 del 10 settembre 2009)
l'opposizione al decreto ingiuntivo emesso dal giudice di pace, davanti al quale ai sensi
dell'articolo 316 c.p.c. la domanda si propone con citazione a comparire a udienza fissa,
in materia esorbitante dalla sua competenza (nella specie locatizia, per il pagamento
degli oneri accessori dell'immobile locato) deve essere proposta, per la dichiarazione
della nullità del provvedimento monitorio, innanzi allo stesso giudice di pace con
citazione e non mediante ricorso, previsto, in via generale, per la particolare materia
trattata (art. 447 bis c.p.c.), la cui eventuale conversione in citazione, peraltro, è
ammissibile, purché siano rispettati i termini per la notifica stabiliti dall'articolo 641 c.p.c.
(notificazione del ricorso stesso alla controparte nel termine di giorni quaranta).
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 23813 del 16 novembre 2007)
di conto corrente ed assegni protestati, rilevando che, nel corso della causa di
opposizione, erano scadute le proroghe dei debiti scaduti di cui alla legge n. 31 del
1991).
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4103 del 21 febbraio 2007)
rispetto alla nuova o più ampia pretesa della controparte, non può essere negato il
diritto di difesa mediante la proposizione (eventuale) di una reconventio reconventionis.
L'inosservanza del divieto di introdurre una domanda nuova nel giudizio di opposizione
a decreto ingiuntivo, correlata all'obbligo del giudice di non esaminarla nel merito, è
rilevabile anche d'ufficio in sede di legittimità, poiché costituisce una preclusione
all'esercizio della giurisdizione, che può essere verificata nel giudizio di cassazione
anche in via officiosa, ove sulla questione non si sia formato, pur implicitamente, il
giudicato interno.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2529 del 7 febbraio 2006)
fissazione di un termine perentorio non superiore a trenta giorni per la riassunzione del
processo davanti al giudice competente. Ne consegue che, annullato il decreto
ingiuntivo e dichiarata con sentenza l'incompetenza, la riassunzione deve aver luogo
secondo il disposto di cui all'art. 50 c.p.c., norma di carattere generale che, in
mancanza di termine per la riassunzione fissato dal giudice, stabilisce che la
riassunzione deve avvenire entro sei mesi dalla comunicazione della sentenza,
momento che, nel rito del lavoro, coincide non con la pronuncia del dispositivo in
udienza, ma con la comunicazione da parte della cancelleria dell'avvenuto deposito
della sentenza completa di motivazione.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 14552 del 12 luglio 2005)
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Poiché nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo la tardiva costituzione
dell'opponente determina l'improcedibilità dell'opposizione e legittima la dichiarazione di
(definitiva) esecutività del decreto opposto, non potendo il giudizio di opposizione più
proseguire, deve escludersi che, verificatasi tale situazione di improcedibilità, possa
configurarsi un rapporto di necessaria pregiudizialità, ai sensi dell'art. 295 c.p.c., tra il
giudizio di opposizione e la decisione di una diversa causa.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 17915 del 4 settembre 2004)
una società calcistica, si era impegnato a versare quale contributo alle spese che esso
opposto doveva sostenere per il compenso da corrispondere ad un calciatore
precedentemente ceduto).
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9685 del 21 maggio 2004)
legittimità del decreto ingiuntivo opposto, ivi compresa la questione relativa alla
eventuale incompetenza del giudice che ha emesso il decreto, con la conseguente
dichiarazione di nullità del provvedimento monitorio, pronuncia questa costituente pur
sempre esercizio, e non diniego, della competenza funzionale e inderogabile del giudice
dell'opposizione.
(Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 861 del 21 gennaio 2003)
il termine ordinario di comparizione o anche uno maggiore. Pertanto solo nel caso in cui
l'opponente si sia effettivamente avvalso di tale facoltà, anche i termini di costituzione
sono automaticamente ridotti alla metà.
(Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16332 del 20 novembre 2002)
353 e 354 c.p.c., dovendosi peraltro escludere che il tribunale in funzione di giudice del
lavoro sia un giudice diverso da quello originariamente adito in primo grado, considerato
che la natura di controversia di lavoro della causa incide solo sul rito applicabile.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 6523 del 7 maggio 2002)
Allorché la causa in relazione alla quale è stato emesso il decreto ingiuntivo sia in
rapporto di continenza con altra causa pendente davanti ad altro giudice
preventivamente adito in sede di cognizione ordinaria, il giudice dell'opposizione a
decreto ingiuntivo, nell'esercizio della propria competenza funzionale ed inderogabile
sull'opposizione, deve dichiarare l'incompetenza del giudice che ha emesso il decreto e,
conseguentemente, la nullità del medesimo, fissando un termine perentorio entro il
quale le parti debbono riassumere la causa davanti al primo giudice.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 10011 del 23 luglio 2001)
ditta individuale).
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 4470 del 5 maggio 1999)
l'appello.
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 11417 del 17 novembre 1997)
Ove il ricorrente abbia indicato nel ricorso per decreto ingiuntivo il nominativo del
proprio procuratore, la possibilità di effettuare la notificazione dell'atto di opposizione
nella cancelleria del giudice adito deve ritenersi esclusa allorché l'autorità giudiziaria
abbia sede nell'ambito della circoscrizione del tribunale cui il procuratore è assegnato.
Tale conclusione è imposta dal principio stabilito in via generale dall'art. 82 R.D. 22
gennaio 1934, n. 379, che non può ritenersi derogato dall'art. 638 c.p.c., posto che
questa disposizione, a differenza di quelle precedentemente in vigore (artt. 8 e 15, R.D.
7 agosto 1936, n. 1531), impone la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio
nel comune dove ha sede il giudice adito solo quando la parte sia costituita
personalmente.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 10852 del 5 dicembre 1996)
tecnico, a norma degli artt. 11 della L. 8 luglio 1980, n. 319 e 29 della L. 13 giugno
1942, n. 794, la mancata osservanza del termine minimo di comparizione (nella misura
ridotta prevista dall'art. 645, ultima parte, c.p.c. e decorrente dalla data di notifica del
ricorso e del pedissequo decreto di convocazione delle parti) determina la nullità della
vocatio in ius, nei confronti della quale la costituzione del convenuto spiega effetti
sananti solo ex nunc, con salvezza dei diritti anteriormente quesiti, e pertanto non
impedisce la sopravvenuta definitività del provvedimento impugnato.
(Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 8697 del 24 agosto 1990)
notificazione.
(Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 845 del 7 febbraio 1990)
osta a che l'opposizione medesima produca gli effetti di un ordinario atto di citazione,
nel concorso dei requisiti previsti dagli artt. 163 e 163 bis c.p.c., con riguardo alle
domande che essa contenga, autonome e distinte rispetto alla richiesta di annullamento
e revoca del decreto.
(Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 2387 del 19 aprile 1982)