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RITENUTO IN FATTO
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a) essa, in quanto successiva a quella della legge n. 69 del 2005 ed
afferente alla medesima materia, si sarebbe sostituita a quest'ultima: la quale,
dunque, risulterebbe - testuale, fg. 4 del ricorso - «non più attale e de facto
superata»;
b) pertanto, l'ulteriore mandato d'arresto emesso dal giudice francese
sarebbe nullo, poiché, anche in base alla sua normativa interna, quell'autorità
giudiziaria avrebbe dovuto emettere un ordine d'indagine europeo;
c) tale provvedimento, quindi, sarebbe contrario alle norme di legge francesi
attuative della direttiva europea in materia di o.e.i.;
d) il trasferimento dello Jovanovic, sì come disposto, violerebbe i diritti
CONSIDERATO IN DIRITTO
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2.2. I vari istituti disciplinano, invero, situazioni significativamente
divergenti.
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Il trasferimento temporaneo all'estero, previsto dal citato art. 24,
presuppone una deliberazione di consegna dell'interessato già adottata, e
dunque la verifica, già positivamente compiuta da parte dello Stato richiesto,
della legittimità dell'atto emesso dall'autorità giudiziaria straniera: l'esecuzione
del quale, infatti, in tali casi, viene rinviata soltanto per soddisfare esigenze di
giustizia interna dello stesso Stato richiesto, e quindi esclusive di quest'ultimo, in
ossequio al generale principio di mutua e leale collaborazione tra Stati.
Nelle ipotesi, invece, di richieste di trasferimento temporaneo a fini
investigativi della persona detenuta, avanzate dall'autorità straniera tramite
rogatoria internazionale ovvero mediante ordine d'indagine europeo, e
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n. 4864 del 04/02/2016, Rv. 266378; Sez. 6, n. 45055 del 20/12/2010, Rv.
248968).
2.4. Sulla base di tali premesse, dev'essere ritenuta altresì corretta la scelta
della Corte distrettuale di rendere la propria pronuncia con "ordinanza" e non
mediante sentenza, non trattandosi di decisione sulla richiesta di esecuzione del
mandato - per la quale tal ultima forma è espressamente richiesta dall'art. 17,
legge n. 69, cit. - e non essendo prevista altra forma specifica: così che la
disciplina di riferimento non può essere che quella generale, di cui agli artt. 125
e 127 del codice di rito, che tale veste formale assegnano ai provvedimenti resi
all'esito di procedimento camerale, laddove la legge non disponga altrimenti.
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causa d'inammissibilità (vds. Corte Cost., sent. n. 186 del 13 giugno 2000).
Detta somma, considerando la manifesta assenza di pregio degli argomenti
addotti, va fissata in duemila euro.
P.Q.M.