Sei sulla pagina 1di 8

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO


TRIBUNALE ORDINARIO DI BELLUNO
Il Tribunale in composizione monocratica, nella persona del Giudice dott. Beniamino
Margiotta, ha pronunciato la seguente
SENTENZA

nella causa civile di II Grado iscritta al n. r.g. promossa da:

COMUNE DI BELLUNO con l’avv. domiciliato presso la residenza


comunale
– appellante –
contro
elettivamente domiciliato presso il
difensore avv.
– appellato –

Avente ad oggetto: Opposizione ord. ingiunzione ex artt. 22 L689/1981 (violazione codice


strada)
Conclusioni delle parti
Parte appellante ha concluso come da verbale dell’odierna udienza.
Parte appellata ha concluso come da comparsa di costituzione in appello.
Concisa esposizione delle ragioni della decisione
1.

pagina 2 di 9
Con ricorso depositato in cancelleria in data 31 gennaio 2022
impugnava avanti il Giudice di Pace di Belluno il verbale di accertamento di violazione di
norme del Codice della Strada della Polizia Locale di Belluno n. del 19
con il quale era contestata la violazione dell’art. 142 c. 8 c.d.s.
Secondo il ricorrente in primo grado il verbale impugnato sarebbe stato viziato in quanto
l’apparecchio con cui era stata accertata la violazione sarebbe provvisto solo di
approvazione, e non invece di omologazione, come sarebbe invece imposto dalla
normativa.
Il Giudice di pace fissava l’udienza di comparizione e discussione della causa al
2022 ed assegnava termine all’Amministrazione per il deposito della memoria difensiva e
dei documenti relativi all’accertamento.
Si costituiva con memoria difensiva tempestivamente depositata il Comune di Belluno
chiedendo il rigetto del ricorso e la conferma del verbale impugnato.
All’udienza del 2022 il Giudice di pace si riservava il provvedimento e
successivamente, a scioglimento della riserva precedentemente assunta, rinviava la causa
per la decisione all’udienza del 2022.
Il Giudice di Pace di Belluno, con sentenza n. del 2022, accoglieva il
ricorso ed annullava il provvedimento impugnato, compensando le spese di lite.
Secondo il Giudice di Pace, l’illegittimità dell’accertamento esperito con apparecchiature
approvate ma non omologate sarebbe stata confermata dalla recente giurisprudenza, anche
di legittimità, formatasi sulla materia. In particolare, l’esigenza che siffatte apparecchiature
siano provviste di omologazione sarebbe espressamente sancita da Cass. Civ. 8694/2022,
14597/2021, 18354/2018, in quanto in tali pronunce si fa riferimento all’omologazione
come unico titolo abilitativo iniziale che consente il legittimo uso del dispositivo. A nulla
varerebbe, pertanto, il 7° c., art. 192 cit., nella parte in cui prescrive che su ogni elemento
conforme al prototipo omologato o approvato deve essere apposto il numero e la data del
d.m. di omologazione o di approvazione ed il nome del fabbricante. Tali considerazioni
portavano il Giudice di pace a concludere per la declaratoria di illegittimità dei verbali in
quanto l’apparecchiatura concretamente utilizzata era semplicemente approvata con

pagina 3 di 9
decreto del M.I.T., e non provvista dell’omologazione che sarebbe imposta dalla
normativa, così come interpretata.
Avverso la sentenza del Giudice di pace di Belluno interponeva tempestivo appello il
Comune di Belluno, con ricorso depositato in cancelleria in data
concludendo per la riforma della decisione di primo grado e per il rigetto, pertanto
dell’opposizione avverso il verbale di accertamento.
L’appellante affidava l’impugnazione a 6 motivi: erronea interpretazione delle disposizioni
normative che disciplinano l’omologazione/approvazione degli apparecchi per la
rilevazione della velocità degli autoveicoli; erronea interpretazione delle disposizioni
normative che disciplinano l’iter procedimentale per ottenere
l’omologazione/approvazione degli apparecchi per la rilevazione della velocità degli
autoveicoli; erronea applicazione ed interpretazione delle disposizioni normative che
disciplinano la prova dell’accertamento della violazione del limite di velocità degli
autoveicoli; erronei richiamo ed applicazione delle sentenze della Corte costituzionale n.
18.6.2015, n. 113 e della Corte di Cassazione; erroneo richiamo ad un competenza MISE
in merito all’approvazione degli apparecchi di rilevazione; erronea statuizione su un
supposto onere di pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto di omologazione.
Con decreto reso in data 29 novembre 2022, il Giudice fissava l’udienza di comparizione
delle parti al 29 marzo 2023.
Si costituiva con memoria difensiva depositata in cancelleria in data 16 marzo 2023
l’appellato, il quale chiedeva il rigetto dell’appello.
All’udienza del 29 marzo 2023, il Giudice, su richiesta dell’appellato, rinviava la causa per il
completamento della discussione e la decisione all’udienza dell’11 ottobre 2023. Inoltre, il
Giudice assegnava alle parti termini per note conclusive e per repliche. Successivamente,
all’udienza dell’11 ottobre 2023 le parti insistevano nelle rispettive istanze e conclusioni e la
causa era decisa con sentenza con motivazione contestuale.
2.
L’appello è fondato e deve essere accolto per le motivazioni di cui di seguito.
3.

pagina 4 di 9
L’appellante si duole della sentenza resa dal Giudice di pace nella parte in cui afferma che
solo la strumentazione omologata costituirebbe fonte di prova per l’accertamento del
mancato rispetto dei limiti di velocità, in quanto, sempre a suo dire, gli organi di polizia
stradale potrebbero utilizzare strumentazione che, seppur non omologata, sia provvista di
approvazione. Ed invero, l’apparecchiatura utilizzata dall’amministrazione sarebbe
semplicemente approvata con decreto del MIT.
Il Giudice di prime cure afferma che approvazione ed omologazione sarebbero due
procedimenti distinti, e che solo la seconda sarebbe idonea a conferire la valenza di prova
legale agli accertamenti strumentali sul superamento dei limiti di velocità, sulla base
dell’interpretazione dell’art. 192, reg. att., c.d.s..
Ora, se è vero che l’art. 142, c. 6°, c.d.s., prevede che “Per la determinazione dell'osservanza dei
limiti di velocità sono considerate fonti di prova le risultanze di apparecchiature debitamente omologate”,
sancendo quindi che l’omologazione sia requisito imprescindibile per l’utilizzazione di
siffatte apparecchiature come fonti di prova sulle violazioni, è anche vero che l’art. 192,
reg. att. c.d.s., che il Giudice di prime cure assume come base normativa per la distinzione
tra approvazione ed omologazione, è tutt’altro che univoco nel regolare i confini tra i due
istituti. Invero, il comma 1° non distingue tra i procedimenti per ottenere i requisiti, in
quanto sia per l’omologazione che per l’approvazione “l'interessato deve presentare domanda, in
carta legale a tale dicastero, indirizzandola all'Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza
stradale, corredata da una relazione tecnica sull'oggetto della richiesta, da certificazioni di enti riconosciuti o
laboratori autorizzati su prove alle quali l'elemento è stato già sottoposto, nonché da ogni altro elemento di
prova idoneo a dimostrare l'utilità e l'efficienza dell'oggetto di cui si chiede l'omologazione o l'approvazione
e presentando almeno due prototipi dello stesso”. Addirittura, nel comma 3° si prevede che
“Quando trattasi di richiesta relativa ad elementi per i quali il presente regolamento non stabilisce le
caratteristiche fondamentali o particolari prescrizioni, il Ministero dei lavori pubblici approva il prototipo
seguendo, per quanto possibile, la procedura prevista dal comma 2”. La differenza sfuma anche nei
successivi comma 4°, ove si prevede che “Nei casi di omologazione o di approvazione di prototipi,
il Ministero dei lavori pubblici autorizza il richiedente alla produzione e commercializzazione del
prodotto”, comma 5°, secondo cui “La omologazione o la approvazione di prototipi è valida solo a

pagina 5 di 9
nome del richiedente” e comma 7°: “Su ogni elemento conforme al prototipo omologato o approvato deve
essere riportato il numero e la data del decreto ministeriale di omologazione o di approvazione”.
Andando ancora più nel dettaglio, l’art. 345, reg. att. Cod. Strada, rubricato “apparecchiature e
mezzi di accertamento della osservanza dei limiti di velocità”, prevede che “Le singole apparecchiature
devono essere approvate dal Ministero dei lavori pubblici”. Ebbene, la chiarezza di tale disposizione
rende ancora più incomprensibili alcuni passaggi della sentenza impugnata , laddove si
afferma che “non si può certo, da tale dizione, sostenere che sia sufficiente, per i prototipi,
l’approvazione”, quando espressamente di approvazione parla la disposizione citata, e
laddove si sostiene che il secondo comma dell’art. 345 c.d.s. farebbe riferimento alle
singole apparecchiature, che dovrebbero essere approvate, e non ai modelli delle stesse
che, invece, secondo il Giudice di pace, dovrebbero essere sottoposte ad omologazione.
Ebbene, tale distinzione non trova alcun riscontro nella lettera della norma, la quale si
occupa solo del requisito che deve possedere la singola apparecchiatura, rimanendo del
tutto obliterata la questione dei presunti requisiti che deve possedere il modello di tale
apparecchiatura.
Dalla disamina della citata disposizione regolamentare può pertanto desumersi che, pur
non essendo possibile un’esatta sovrapposizione dei due termini da un punto di vista
semantico, omologazione ed approvazione hanno in realtà la medesima funzione,
consistente nell’assicurare che le rilevazioni di tali apparecchiature siano affidabili da un
punto di vista tecnico, e che pertanto, possano essere utilizzate con un ragionevole grado
di affidabilità come fonti di prova negli accertamenti delle violazioni. Pertanto, stante
l’equivalenza funzionale dei due procedimenti, non è escluso che l’ente possa avvalersi di
strumentazione provvista di approvazione, anche se non di omologazione.
Se nella normativa regolamentare sopra citata la differenza tra omologazione ed
approvazione è tutt’altro che evidente, è nella normativa tecnica che essa sfuma del tutto:
nel parere reso dal Direttore generale infrastrutture e trasporti n. 0008176 dell’11-11-2020,
si afferma che “i decreti di approvazione dei diversi sistemi di regolazione e controllo della circolazione e,
in particolare, dei sistemi di misurazione della velocità, sono tecnicamente validi ed efficaci ai fini
dell’accertamento del superamento del limite di velocità e della contestazione della relativa infrazione”.
Ora, pur essendo consapevole il Tribunale che il diritto vivente, al quale deve riferirsi il

pagina 6 di 9
giudice nell'applicazione della legge, non possa derivare dalla prassi amministrativa e da atti
regolamentari o circolari, ritenuti a questo scopo irrilevanti, è anche vero che tali atti
possono valere come dato fattuale concorrente con i dati linguistici del testo normativo ad
orientare l'interpretazione, sempreché si mantengano nei limiti consentiti dal dettato della
legge, e non trovino controindicazioni nella giurisprudenza (Corte Cost. 83/1996).
L’equivalenza funzionale dei procedimenti emerge peraltro in tutta evidenza anche dalla
giurisprudenza di legittimità, ove, di fatto, non viene operata distinzione tra omologazione
ed approvazione ai fini della validità degli accertamenti (Cass. Civ. 21267/2014). Non
sembra deporre in senso contrario Cass. Civ. ord. 8694/2022 ove si afferma, richiamando
Cass. Civ. 533/2018, che, in caso di contestazioni sulla funzionalità dell’apparecchio, il
Giudice di merito è tenuto ad accertare se questa sia stata o no sottoposta alle verifiche di
funzionalità e taratura, e che l’effettuazione di tali controlli periodici deve essere attestata
mediante apposite certificazioni di omologazione e conformità. Da quanto affermato dalla
Suprema Corte, si deduce che l’omologazione, così come l’approvazione, può essere
rilasciata anche in base ai controlli periodici, e non esclusivamente in base ad un’iniziale
verifica del prototipo dell’apparecchio, confermando così ancora una volta che i due
requisiti si equivalgono, almeno sotto il profilo funzionale.
Ebbene, nel caso di specie l’Amministrazione ha fornito la prova che il dispositivo
utilizzato era provvisto di approvazione (doc. 6), era stato collaudato e verificato nella sua
funzionalità solo in data 30 agosto 2021 (docc. 7 e 10) e sottoposto a taratura da un
laboratorio accreditato in data 30 agosto 2021 (doc. 8), dovendosi pertanto concludere che
l’amministrazione abbia assolto all’onere della prova sulla medesima gravante, nel senso
fatto proprio dalla Corte di cassazione nella pronuncia sopra citata.
Nel caso de quo appare pertanto soddisfatto il complesso sistema di controlli preventivi, in
corso di utilizzazione e successivi, che l’appellata pretende a fondamento della legittimità
dell’accertamento a suo carico. D’altronde, tale è il dictum di Corte Cost. 113/2015,
secondo cui “l'art. 45, comma 6, del d.lgs. n. 285 del 1992 - come interpretato dalla consolidata
giurisprudenza della Corte di cassazione - deve essere dichiarato incostituzionale in riferimento all'art. 3
Cost., nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell'accertamento delle violazioni
dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura”. Ebbene, è

pagina 7 di 9
evidente che la decisione citata non entra in alcun modo nel merito della querelle
omologazione/approvazione, in quanto prescrive solo che la strumentazione sia sottoposta
a verifiche periodiche di funzionalità, verifiche che, nell’odierna controversia, risultano per
via documentale.
Inoltre, anche la sentenza Cass. Civ. 6579/2023 non si discosta rispetto a quanto tracciato
dalle altre precedenti pronunce, sancendo esclusivamente che tali principi sono validi
anche nel caso del sistema denominato Sicve-Tutor.
D’altronde, anche a volere opinare diversamente, l’art. 1, DM 282/2017, prevede che “nelle
more della emanazione di specifiche norme per la omologazione ai sensi dell’art. 192, commi 1 e 2, del
Decreto presidente della Repubblica n. 495 del 1992, dei dispositivi, delle apparecchiature e dei mezzi
tecnici per l’accertamento delle violazioni ai limiti massimi di velocità, si procede alla approvazione del
prototipo ai sensi dell’articolo 192, comma 3, del decreto sopra richiamato”, sancendo definitivamente
l’equivalenza funzionale dei due procedimenti, almeno sino all’emanazione dell’apposita
normativa tecnica in materia di omologazione.
Le argomentazioni di cui sopra, sono state inoltre fatte proprie dalla prevalente
Giurisprudenza di merito che ha avuto modo di affrontare la questione (cfr. Trib. Treviso
22/06/2022, Trib. Milano 19/10/2022, Trib. Milano 05/03/2021, Trib. Pescara
16/11/2021), e da tale giurisprudenza questo Tribunale non ha motivo di discostarsi.
4.
Da tutto quanto sopra argomentato deriva la piena validità dell’accertamento del
superamento dei limiti di velocità esperito con l’apparecchio di rilevazione automatica della
velocità denominato Gatso GTC-GS11, matr. n.0569 e, pertanto, la piena legittimità del
verbale di accertamento impugnato.
La sentenza di primo grado che ha annullato il verbale deve pertanto essere oggetto di
riforma nel senso di cui in dispositivo.
5.
Sussistono giusti motivi per dichiarare integralmente compensate le spese di questo
giudizio, anche in ragione della non univa interpretazione della normativa sopra descritta
all’epoca della presentazione del ricorso in opposizione da parte dell’appellato.
PQM

pagina 8 di 9
Il Tribunale di Belluno in composizione monocratica, definitivamente pronunciando, ogni
contraria istanza ed eccezione disattesa, così decide:
• ACCOGLIE l’appello e, in riforma della sentenza impugnata,
• RIGETTA l’opposizione svolta da avverso il verbale

• DICHIARA compensate le spese di entrambi i gradi di giudizio.


Così deciso in Belluno, 11 ottobre 2023.
Il Giudice, dott. Beniamino Margiotta

pagina 9 di 9

Potrebbero piacerti anche