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Civile Ord. Sez. 2 Num.

804 Anno 2019


Presidente: PETITTI STEFANO
Relatore: SCALISI ANTONINO
Data pubblicazione: 15/01/2019

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ORDINANZA INTERLOCUTORIA

sul ricorso 10754-2016 proposto da:

ZONA MASSIMO, elettivamente domiciliato in ROMA, VIALE

MAZZINI 114/B, presso lo studio dell'avvocato

GIOVAMBATTISTA FERRIOLO, che lo rappresenta e difende

unitamente all'avvocato FERDINANDO EMILIO ABBATE;

- ricorrente -

contro

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA;

- intimato -

avverso il decreto della CORTE ,D'APPELLO di FIRENZE,

depositate il 26/02/2016;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica

udienza del 19/04/2018 dal Consigliere Dott. ANTONINO

SCALISI;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore

Generale Dott. FULVIO TRONCONE che ha concluso per il

rigetto del ricorso;

udito l'Avvocato ABBATE Ferdinando, difensore della

ricorrente che si riporta agli atti depositati.

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


RG. 10754 del 2016 Zona Massimo - -Ministero della Giustizia

Fatti di causa

Zona Massimo con ricorso ex art. 3 cielia legge n. 89 del 2001,

depositato il 11 maggio 2015 chiedeva la liquidazione di un

equo indennizzo per l'eccessiva durata di un processo introdotto il

10 giugno 2010 a norma della stessa (procedimento di equa

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riparazione) davanti alla Corte di Appello di Perugia. Questa aveva

dichiarato inammissibile la domanda con provvedimento del 5

ottobre 2011 gigno 2001 poi riformato dalla Corte di Cassazione

con sentenza del 10 dicembre 2012 che aveva condannato

l'Amministrazione statale a pagare l'importo di C. 937,00 a titolo di

equa riparazione per la vicenda in oggetto. In difetto di un

pagamento spontaneo si era reso necessario promuovere azione

esecutiva nei confronti dello Stato con precetto notificato in data 2


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aprile 2014 seguito da pignoramento di fondi assegnati . ialla Ros-sl

dal Giudice dell'esecuzione di Roma con ordinanza del 20 ottobre

2014.

Il Consigliere designato, ravvisandone i presupposti con decreto, ha

ingiunto al Ministero della Giustizia il pagamento senza dilazione

della somma di C. 500,00 a titolo di equa riparazione per la

lentezza del suddetto procedimento ui equa riparazione oltre

interessi e spese.

Il Ministero della Giustizia con opposizione, ai sensi dell'art. 5 ter

della legge n. 89 del 2001, si doleva della decisione e chiedeva la

dichiarazione di incompetenza per territorio della Corte di Firenze e


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a favore della Corte di Appello di Perugia ed, in subordine, la

dichiarazione di inammissibilità dei ricorso per intervenuta

decadenza della ricorrente con conseguente annullamento del

decreto opposto o in ulteriore subordine dichiarare infondato il

ricorso per decreto ingiuntivo e per l'effetto annullare il decreto

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opposto.

La Corte di Appello di Firenze con decreto n. 725 del 2015

accoglieva l'opposizione e respingeva la domanda di equa

riparazione proposta da Rossi Giuliana per intervenuta decadenza

rispetto al giudizio di cognizione presupposto, dichiarava la propria

incompetenza per territorio a favore della Corte di Perugia rispetto


mA s'sim
al giudizio di esecuzione opposto. Condannava Rossi biu_lAna al

pagamento delle spese del giudizio Secondo la Corte di Appello di

Firenze la domanda di equa riparazione ai sensi dell'art. 4 della

legge 89 del 2001 doveva essere proposta a pena di decadenza

entro sei mesi dal momento in cui la decisione che conclude il

procedimento presupposto è divenuto definitivo. Nella specie il

Magistrato designato ha ritenuto tempestiva la domanda

assumendo come unitaria la vicenda processuale fatta valere dalla

Zona in quanto concluso in data 20 ottobre 2014 con l'ordinanza di

assegnazione delle somme pignorate, non tenendo conto della

profonda differenza tra processo di cognizione e processo di

esecuzione che, essendo strutturaimente autonomi, non possono

venire unificati in un calcolo di durata complessiva. La pendenza


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dell'azione esecutiva, non solo non impedisce la formazione del

giudicato sulla pronuncia di condanna, ma normalmente la

presuppone dal momento che i'esecutività si ottiene con la

definitività dell'accertamento del diritto e della condanna

dell'obbligato. Sicché, per le prime due fasi di cognizione (di merito

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e di legittimità) è intervenuta decadenza mentre per il successivo

procedimento esecutivo svoltosi davanti al Tribunale di Roma, vi

sarebbe incompetenza per territorio della Corte Territoriale di

Firenze a favore della Corte di Appello di Perugia, secondo il criterio

dell'art. 11 c. p. p.

La cassazione di questo decreto è stata chiesta da Zona Massimo

con ricorso affidato a tre motivi. Il Ministero della Giustizia in •

questa fase non ha svolto attività giudiziale.

All'udienza del 23 marzo 2017 il Collegio rinviava la causa in

pubblica udienza, ravvisando, alla luce dell'ordinanza interlocutoria

n. 20835 adottata da questa stessa Sezione in data 6.9.2017, la

necessità di un approfondimento • della questione di diritto

sollevata.

In prossimità dell'udienza pubblica del 19.4.2018 la ricorrente ha

depositato ulteriore memoria ai sensi dell'art. 378 c.p.c..

Ragioni della decisione

1.= Zona Massimo:

a) Con il primo di ricorso lamenta la violazione e/o falsa

applicazione di legge, artt. 2, 3, 4 legge n. 89 del 2001 ed artt. 38

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e 50 cod. proc. civ. La ricorrente sostiene che la Corte d'appello

avrebbe errato nel considerare separatamente il giudizio di

cognizione e quello di esecuzione, atteso cne ciò che rileva è la

effettività della tutela e il giudizio deve essere considerato nella sua

unitarietà.

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1.-9) con il secondo motivo deduce la violazione e/o falsa applicazione

della legge, artt. 2 e 4 della legge n. 89 del 2001, sostenendo che,

ove venga dedotta la irragionevole durata di un procedimento

presupposto avente ad oggetto una domanda di equa riparazione,

articolatosi in più fasi di cognizione ed in una di esecuzione, l'art. 6

della CEDU imporrebbe di considerare tale complesso e articolato

procedimento come un unico e unitario processo, scandito da fasi

complementari e consequenziali, la cui definitività coincide con io

momento del passaggio in giudicato del provvedimento emesso

all'esito della fase esecutiva.

c) con il terzo motivo denuncia violazione e falsa applicazione degli

artt. 91 e 92 cod. proc. civ. e del d.m. n. 55 del 2014, censurando

decreto impugnato per avere disposto la sua condanna al

pagamento delle spese del giudizio, liquidate in euro 1.000,00 oltre

accessori.

2.1. In sintesi, la ricorrente sostiene che occorrerebbe altresì

considerare il termine di 120 giorni dalla notifica del titolo

esecutivo, nel corso del quale il danneggiato non può notificare

l'atto di precetto, e che già con quest'ultimo inizia il processo

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esecutivo. Sostiene, altresì, che, nel computo del periodo

complessivo, andrebbe considerato l'arco temporale che va

dall'ottenimento del titolo esecutivo (di liquidazione dell'equa

riparazione) alla notifica dell'atto di pignoramento.

3. Il Collegio rilevato che la stessa questione è stata rimessa

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all'esame delle Sezioni Unite di questa Corte di Cessazione

ritiene opportuno rinviare il presente giudizio a nuovo ruolo in

attesa della decisione delle Sezioni Unite di questa Corte.

PQM

La Corte rinvia la presente causa a nuovo ruolo in attesa della

decisione delle Sezioni Unite di questa Corte in merito alla stessa

questione proposta con il presente ricorso.

Cosi deciso in Roma, nella camera di consiglio della II Sezione

civile della Corte suprema di Cassazione, il 19.4.2018.

Il Presidente

il onarlo Giudiziario
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DEPOSITATO IN ANCELLERIA
Roma , 15 GEN 2019

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