Sei sulla pagina 1di 7

Civile Sent. Sez. 2 Num.

6308 Anno 2020


Presidente: D'ASCOLA PASQUALE
Relatore: PICARONI ELISA
Data pubblicazione: 05/03/2020

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SENTENZA

sul ricorso 24260-2016 proposto da:

AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore pro

tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI

PORTOGHESI 12, presso l'AVVOCATURA GENERALE DELLO

STATO, che la rappresenta e difende ope legis;

- ricorrenti -

contro
2019

POLI ADRIANA, rappresentata e difesa dall'avvocato


2204

ANTONIO TOMMASO DE MAURO;

- controricorrente e ricorrente incidentale -

avverso la sentenza n. 494/2016 della CORTE D'APPELLO

di LECCE, depositata il 13/06/2016;


udita la relazione della causa svolta nella pubblica

udienza del 16/10/2019 dal Consigliere ELISA PICARONI;

udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore

Generale Dott. IGNAZIO PATRONE che ha concluso perché

il Collegio valuti la trattazione con altre cause

sulla medesima questione, cause citate dal presente e,

nel merito, rigetto del ricorso principale, assorbito \

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


il ricorso incidentale;

udito l'Avvocato Antonio Tommaso De Mauro, difensore

della resistente, che ha chiesto il rigetto del

ricorso, ha depositato cartolina di ritorno della

notifica ed ha chiesto al Collegio di valutare la

questione preliminare della trattazione del ricorso

con altre cause;


4

FATTI DI CAUSA
1. La Corte d'appello di Lecce, con sentenza pubblicata il
13 giugno 2016, ha rigettato l'appello proposto dall'Agenzia
delle entrate avverso la sentenza del Tribunale di Lecce n.
4325 del 2014, e nei confronti di Adriana Poli.
1.1. Il Tribunale aveva accolto l'opposizione proposta
dalla sig.ra Poli, per sé medesima e quale presidente e legale

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


rappresentante dell'Agenzia per il Patrimonio Culturale
Euromediterraneo, avverso l'ordinanza di ingiunzione n. 82671
emessa dall'Agenzia delle entrate, direzione provinciale di
Lecce, che le aveva irrogato la sanzione pecuniaria di euro
122.497,50 per avere conferito al prof. Massimo Bonerba una
serie di incarichi di collaborazione professionale retribuiti in
assenza di previa autorizzazione dell'amministrazione di
appartenenza, Università degli studi del Salento, nonché per
omessa comunicazione dei compensi erogati, in violazione
dell'art. 53, commi 9 e 11, d.lgs n. 165 del 2001.
2. La Corte d'appello ha confermato la decisione.
2.1. Per quanto ancora di rilievo in questa sede, la Corte
territoriale ha rilevato che l'ordinanza-ingiunzione contestava la
violazione dell'art. 53, comma 9, con riferimento soltanto
all'anno 2009 ed ha ritenuto che l'autorizzazione rilasciata
dall'Università in data 28 luglio 2008 allo svolgimento
dell'incarico conferito nel 2007 coprisse l'intero periodo di
svolgimento, stante la previsione del tacito rinnovo, essendo in
ogni caso configurabile «l'esimente dell'incolpevole errore di
fatto e/o di diritto».
3. Per la cassazione della sentenza ricorre l'Agenzia delle
Entrate sulla base di due motivi, ai quali resiste con
controricorso Adriana Poli che propone ricorso incidentale
condizionato affidato a sei motivi.
RAGIONI DELLA DECISIONE
1. Il ricorso principale è infondato.
1.1. Con il primo motivo è denunciata violazione o falsa
applicazione dell'art. 53, commi 7 e 9, d.lgs n. 165 del 2001 in
combinato agli artt. 97 e 98 Cost., e si contesta la decisione
della Corte territoriale nella parte in cui ha ritenuto
equipollente l'autorizzazione postuma "ora per allora" a quella
preventiva, in contrasto con l'esigenza di garantire il buon

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


andamento della pubblica amministrazione cui è chiaramente
ispirata la normativa in oggetto.
2. Con il secondo motivo è denunciato omesso esame di
fatti storici decisivi per il giudizio, oggetto di discussione tra le
parti. Si lamenta che la Corte d'appello non avrebbe
considerato che l'Agenzia delle entrate aveva contestato
l'assenza di preventiva autorizzazione anche in riferimento
all'incarico svolto fino a tutto il 2008, avuto riguardo in
particolare alla inidoneità della deliberazione n. 173 del 28
luglio 2008 del Senato accademico a rilasciare l'autorizzazione
"ora per allora". Ulteriormente, la Corte territoriale non
avrebbe tenuto conto che l'Agenzia per il Patrimonio Culturale
Euromediterraneo, ente conferente l'incarico, e l'Università del
Salento, amministrazione di appartenenza del docente
incaricato, sono enti distinti ed autonomi, pur essendo il
secondo socio pubblico e componente del consiglio di
amministrazione del primo, e che pertanto non era
configurabile un'autorizzazione "implicita o tacita".
3. Le doglianze prospettate con entrambi i motivi sono
prive di fondamento, ove non inammissibili.
3.1. L'esame dell'ordinanza-ingiunzione, riportata
integralmente nel ricorso, conferma che la contestazione
dell'illecito previsto dall'art. 53, comma 9, d.lgs. n. 165 del
2001 riguarda esclusivamente l'incarico svolto dal docente
l'anno 2009, e ciò comporta che la questione della legittimità
2
n. 24260/2016 Picaroni rei
dell'autorizzazione rilasciata dall'Ateneo di appartenenza del
docente "ora per allora" con riferimento all'incarico svolto nel
pregresso periodo 2007-2008 sia priva di rilevanza.
Trattandosi di giudizio di opposizione a sanzione
amministrativa, il thema decidendum è perimetrato dal
provvedimento sanzionatorio che, nel caso in esame, come si è
detto, fa riferimento soltanto all'incarico svolto nell'anno 2009.

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


3.2. Priva di rilevanza risulta anche la questione posta
con il secondo motivo, sub specie di omesso esame della
contestazione contenuta nell'atto di appello riguardo
all'«inidoneità della deliberazione n. 173 del 28 luglio 2008 del
Senato Accademico, soggetto peraltro incompetente, ad
autorizzare lo svolgimento dell'incarico per il periodo 2007-
2008».
La censura, peraltro inammissibile strutturalmente in
quanto l'omesso esame denunciabile ai sensi dell'art. ex art.
360, n. 5, cod. proc. civ. deve riguardare un fatto storico, non
un punto o un profilo giuridico (ex plurimis, Cass. Sez. U
07/04/2014, n. 8053), ha ad oggetto l'affermazione della Corte
d'appello (pag. 7 della sentenza) secondo cui la stessa Agenzia
delle entrate avrebbe ritenuto valida l'autorizzazione "ora per
allora", dal momento che non aveva contestato alcuna
violazione relativamente al periodo 2007-2008.
Si tratta, come è evidente, di affermazione priva di
ricadute, poiché non è di alcun interesse stabilire quali siano
state le ragioni che hanno portato l'Agenzia delle entrate a
contestare, nell'ordinanza-ingiunzione, la violazione dell'art.
53, comma 9, d.lgs. n. 165 del 2001 relativamente al solo
anno 2009.
4. Il tema controverso è quindi circoscritto al quesito se
l'incarico svolto nel periodo contestato, e cioè nell'anno 2009,
possa ritenersi o non coperto dall'autorizzazione rilasciata in
3
n. 24260/2016 Picaroni rei
data 28 luglio 2008 dall'Ateneo. In proposito, la Corte d'appello
ha argomentato a sostegno della decisione qui impugnata
esponendo plurime rationes decidendi, che non risultano tutte
censurate.
4.1. In primo luogo la Corte d'appello ha osservato che
l'incarico - conferito al docente con provvedimento in data 8
ottobre 2007 dall'Agenzia il Patrimonio Culturale

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


Euromediterraneo, di cui l'Ateneo di appartenenza del docente
era socio e componente del consiglio di amministrazione - era
rinnovabile salvo disdetta da comunicarsi entro 30 giorni dalla
scadenza (8 ottobre 2008), e che pertanto l'autorizzazione in
data 28 luglio 2008 allo svolgimento dell'incarico «come
conferito» era valsa ad autorizzarlo per l'intero periodo di
svolgimento, posto che l'autorizzazione non aveva escluso
l'operatività della clausola di proroga tacita.
4.2. Ulteriormente, la Corte d'appello ha ritenuto che le
circostanze di fatto evidenziate fossero idonee ad escludere, in
capo all'Ente conferente oltre che al docente incaricato, «la
coscienza e volontà di porre in essere qualsiasi condotta attiva
od omissiva» o, quanto meno, rendessero configurabile
«l'esimente dell'incolpevole errore di fatto e/o di diritto».
4.3. La seconda ratio richiamata non risulta censurata,
giacché nessuno dei due motivi formulati dalla ricorrente
attinge il tema dell'errore sul fatto che esclude la responsabilità
dell'agente quando non sia stato determinato da colpa (ex
plurimis, Cass. 13/03/2006, n. 5426).
Trova pertanto applicazione il principio consolidato nella
giurisprudenza di questa Corte secondo cui, qualora la
decisione impugnata si fondi su di una pluralità di ragioni, tra
loro distinte ed autonome, ciascuna delle quali logicamente e
giuridicamente sufficiente a sorreggerla, il ricorso è scrutinabile
nel merito solo se la parte ricorrente abbia formulato specifiche
4
n. 24260/2016 Picaroni rei
doglianze avverso tutte le rationes decidendi, e ciò in quanto il
ricorso per cassazione non introduce un terzo grado di giudizio
tramite il quale far valere la mera ingiustizia della sentenza
impugnata, ma costituisce un rimedio impugnatorio a critica
vincolata ed a cognizione determinata dall'ambito della
denuncia attraverso il vizio o i vizi dedotti (per tutte, Cass.
Sez. U 29/03/2013, n. 7931; Cass. 04/03/2016, n. 4293).

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


5. Il ricorso principale è rigettato, con assorbimento
dell'incidentale condizionato. Le spese seguono la
soccombenza.
PER QUESTI MOTIVI
La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente
Agenzia delle entrate a rifondere alla controparte le spese del
giudizio di legittimità, liquidate in complessivi euro 4.000,00, di
ui euro 200,00 per esborsi, oltre spese generali e accessori di
legge.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della
Seconda sezione civile della Corte Suprema di Cassazione, in
data 16 ottobre 2019.
Il Consigliere est. Il Presidente
9

PFRT°
11, C ANC urso
Doti

,ATE DI ASSAZIONE
Sezione 11 Civile
DEPOSITATO IN CANCELLER A

Potrebbero piacerti anche