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SENTENZA
sul ricorso iscritto al n. 24092/2015 R.G. proposto da
Diotallevi Rita, in proprio e quale erede di Aquilanti Olindo, con
domicilio eletto in Roma, via Caio Mario n. 13, presso lo studio
dell’avvocato Saverio Cosi che la rappresenta e difende;
– ricorrente –
contro
Equitalia Sud S.p.a., con domicilio eletto in Roma, Viale Gioacchino
Rossini 18, presso lo studio dell'avvocato Gioia Vaccari che la
rappresenta e difende;
– controricorrente –
per la revocazione della sentenza n. 4919/2015, depositata in data 11
marzo 2015, della CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE;
Udita la relazione svolta nella pubblica udienza del 17 novembre 2022
dal Consigliere dott. Liberato Paolitto;
udito l’avvocato Alberto Colitti, per delega;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore
generale dott. Corrado Mistri, che ha concluso per la declaratoria di
inammissibilità del ricorso.
FATTI DI CAUSA
1. – Sulla base di un solo motivo rescindente, Diotallevi Rita ricorre
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3. – Va, quindi, rilevato che, come ripetutamente statuito dalla
Corte, l'errore di fatto previsto dall'art. 395 c.p.c., n. 4 (oggetto di
richiamo nell’art. 391-bis cod. proc. civ.), e idoneo a costituire motivo
di revocazione, si configura come una falsa percezione della realtà, una
svista obiettivamente e immediatamente rilevabile, la quale abbia
portato ad affermare o supporre l'esistenza di un fatto decisivo
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rilevante ai fini della ritualità della notifica del ricorso (Cass., 26 maggio
2021, n. 14610) così come, in genere, la deduzione della nullità di una
notifica (piuttosto che della sua omissione oggetto di una falsa
rappresentazione; v., ex plurimis, Cass., 26 maggio 2021, n. 14610,
cit.; Cass., 12 gennaio 2018, n. 602; Cass., 20 dicembre 2016, n.
26278; Cass., 10 settembre 2013, n. 20734; Cass., 7 giugno 2006, n.
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contenzioso, – alla repressione dell’abuso dello strumento processuale;
la sua applicazione, pertanto, non richiede, quale elemento costitutivo
della fattispecie, il riscontro dell’elemento soggettivo del dolo o della
colpa grave, bensì di una condotta oggettivamente valutabile alla
stregua di «abuso del processo», quale l’aver agito o resistito
pretestuosamente (Cass., 4 agosto 2021, n. 22208; Cass., 15 febbraio
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previsto per il proposto ricorso per revocazione, a norma del comma
1-bis, dello stesso articolo 13, se dovuto.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del 17 novembre