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Penale Sent. Sez. 5 Num.

43852 Anno 2022


Presidente: SCARLINI ENRICO VITTORIO STANISLAO
Relatore: BORRELLI PAOLA
Data Udienza: 13/10/2022

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SENTENZA

vista la richiesta di rimessione proposta da:


PRISCIANO RICCARDO nato a MANDURIA il 08/06/1990

Nei procedimenti aventi nn. 362/19 RGNR, 5679/20 RGNR, 5322/21 RGNR,
3186/19 RGNR, 5477/19 RGNR, 4024/20 RGNR, 5784/20 RGNR, 2981/19
RGNR, 5681/19 RGNR, 7982/19 RGNR, 294/21 RGNR, 1467/19 RGNR, 3202/21
RGNR

udita la relazione svolta dal Consigliere PAOLA BORRELLI;


lette le conclusioni del Procuratore Generale LUCIA ODELLO, che ha chiesto
dichiararsi l'inammissibilità della richiesta;
letta la memoria dell'Avv. SILVIO AURIEMMA, per il richiedente, che ha svolto
argomentazioni a sostegno della richiesta.

RITENUTO IN FATTO

1. La richiesta di rimessione al vaglio odierno di questa Corte — redatta


nello stesso atto in cui viene formulata richiesta al Procuratore generale di
avocazione e/o di riapertura delle indagini, in cui si segnalano irregolarità
all'ANAC e si chiede il coinvolgimento dell'ispettorato generale presso il Ministero
della giustizia per i provvedimenti più opportuni — è stata presentata
personalmente da Riccardo Prisciano quale indagato o imputato in tredici
procedimenti penali pendenti presso l'Autorità giudiziaria di Udine.
Spiega il richiedente di essere il capo gruppo di opposizione in seno al
consiglio comunale di Tarcento, di essere già stato consigliere di opposizione
nella precedente consiliatura e di essere uscito perdente dallo scontro elettorale,
per la carica di sindaco (sostenuto da tre liste civiche), con il sindaco uscente,
che era stato riconfermato.
Il lungo scritto vede una premessa in cui il richiedente descrive fatti su cui
ritornerà più volte nell'atto a sua firma, vale a dire che, nell'ambito del processo
n. 7982/19 RGNR a suo carico per diffamazione che vede come persona offesa il
sindaco di Tarcento, il Giudice, dopo aver escusso il querelante, si era con lui

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


complimentato per il risultato elettorale che lo aveva visto vincitore nella
competizione contro Prisciano, circostanza, tuttavia, non documentata a verbale;
nello stesso procedimento, il medesimo Giudice aveva impedito alla difesa di
Prisciano di fare delle domande ed aveva aggredito verbalmente ed
immotivatamente una teste a difesa. Nel procedimento n. 1444/2020 RG Dib., lo
stesso Giudice di cui sopra aveva comunicato alle parti di avere anticipato
all'Avv. Galluzzo, già difensore di ufficio ma sostituito da quello di fiducia del
coimputato Leonarduzzi, che avrebbe attuato una separazione tra procedimenti
precedentemente riuniti, riferendo, così, ad un terzo non legittimato, notizie del
procedimento. Il richiedente aveva, quindi chiesto copia dei file audio
dell'udienza e del provvedimento di rigetto, richieste che erano state
immotivatamente respinte sia dal Giudice che dal Presidente del Tribunale.
Anche la Procura di Udine mostra un atteggiamento ostile nei confronti del
richiedente, in quanto gli ha negato l'accesso a fascicoli che lo riguardavano e
che erano già stati archiviati. Gli episodi descritti sono, però, solo la goccia che
ha fatto traboccare il vaso, perché sia la Procura della Repubblica che il Tribunale
di Udine mostrano un atteggiamento non equo nei confronti del Prisciano a
cagione di rapporti personali, economici, fiduciari e familiari con il sindaco del
Comune di Tarcento; tale atteggiamento avrebbe condotto all'ingiusta
archiviazione dei procedimenti sorti dalle denunzie di Prisciano ed al rinvio a
giudizio di quest'ultimo quando denunziato dai suoi contraddittori politici.
L'istante passa, quindi, a dolersi delle numerose archiviazioni e richieste di
archiviazione ancora sub iudice in procedimenti a carico del sindaco di Tarcento e
dei suoi sodali, descrivendo uno per uno l'oggetto di procedimenti penali sorti su
sue denunzie e lamentando l'ingiustizia delle determinazioni dei magistrati che le
hanno assunte (tale illustrazione, funzionale anche alla descrizione del clima che
si assume ostile nei suoi confronti, pare più propriamente diretta ad invocare
l'avocazione o, comunque, l'intervento del Procuratore generale).
In un secondo paragrafo della richiesta, il richiedente si duole degli
innumerevoli e — sostiene — immotivati e punitivi rinvii a giudizio e condanne

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che lo hanno riguardato sol perché oppositore in consiglio comunale della politica
della maggioranza e del sindaco. In particolare, quando il richiedente deposita
denunzie querele circa i fatti sopra descritti, la Procura di Udine, senza aver
svolto indagini, lo indaga e lo manda al processo per calunnia; quando Prisciano
esprime le proprie opinioni in sede di consiglio comunale ovvero informa la
cittadinanza di alcuni fatti di rilevanza cittadina, la medesima Procura lo indaga e
lo manda a processo per diffamazione. A titolo di esempio, l'istante ricorda:
- la sua iscrizione nel registro delle notizie di reato per calunnia e
diffamazione derivante da una denunzia nei confronti del sindaco per peculato in

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


quanto gli operai comunali tagliavano l'erba nel giardino privato del primo
cittadino, iscrizione avvenuta quando la notizia di reato contro il sindaco era
ancora sub iudice in quanto pendeva il giudizio di opposizione ex art. 410 codice
di rito;
- la sottoposizione a processo (n. 1467/19 RGNR) per diffamazione
aggravata in relazione alla diffusione della notizia di un comportamento
aggressivo e oltraggioso dei membri della maggioranza del consiglio nei suoi
confronti, soggetti questi ultimi nei confronti dei quali la notizia di reato era stata
definitiva mente archiviata;
- la sottoposizione a processo (n. 2981/19 RGNR) per diffamazione
aggravata per aver pubblicato sui social network la notizia di non aver subito una
condanna bensì di aver preferito avvalersi della previsione di cui all'art. 341-bis
comma quarto cod. pen. e per aver invitato il vicesindaco a rispondere ad
un'interrogazione avanzata dall'opposizione e spiegare perché fossero stati
coinvolti solo suoi amici e parenti in un viaggio all'estero quasi totalmente
finanziato con fondi europei e perché fosse stato pagato un certo canone ad
un'emittente televisiva;
- la sottoposizione a processo per diffamazione aggravata per aver solo
condiviso un articolo di un blogger politico locale a proposito della questione
dell'emittente locale di cui sopra; a questo proposito la Procura non aveva svolto
le opportune indagini ed aveva "bombardato" di procedimenti penali il Prisciano;
- la condanna per diffamazione aggravata per aver criticato sui social
network, in qualità di consigliere di opposizione, un negozietto del centro città
benché non fosse dimostrato che la critica era rivolta alla "signora che vende
formaggi" che lo aveva querelato ma, anzi, nel processo era emerso che la
critica era rivolta ad un panificio; a seguito di tale processo la "signora che vende
formaggi", difesa dal vicesindaco, era stata nominata componente della
commissione consiliare pari opportunità benché non fosse stata nemmeno eletta
consigliere comunale;

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- il processo per diffamazione (n. 3186/19 RGNR) solo per aver pubblicizzato
la propria attività politica di consigliere comunale, processo deciso da un
giudicante che, dopo aver escusso quale testimone il sindaco di Tarcento,
querelante del richiedente, si era poi pubblicamente complimentato, in udienza,
con il predetto per la vittoria elettorale ottenuta battendo proprio Prisciano (fatto
già rimarcato in premessa e sopra accennato);
- l'imputazione coatta del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Udine (proc. 294/2021 RGNR) per diffamazione, per la sola colpa di aver
pubblicizzato sulla propria pagina Facebook il video di un proprio intervento in

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consiglio comunale;
- i procedimenti a carico del richiedente per il reato di interruzione di
pubblico servizio solo per aver chiesto la parola in consiglio comunale ed aver
attuato comportamenti tipici del proprio ufficio ovvero solo perché aveva dei
problemi di connessione Internet sebbene il richiedente non sia mai stato colpito
da espulsione dall'aula; ciò intimorisce fortemente Prisciano, che si sente limitato
nell'esercizio delle proprie prerogative di consigliere di minoranza. A seguire il
richiedente descrive minuziosamente l'oggetto dei procedimenti nn. 362/19
RGNR e 5679/20 RGNR che lo vedono imputato del reato di cui all'articolo 340
cod. pen., fornendo la propria ricostruzione degli avvenimenti che avevano
condotto alla denuncia nei suoi confronti.
- il procedimento n. 4024/2020 RGNR per calunnia e plurime interruzioni di
pubblico servizio. Quanto al primo, esso riguardava una PEC inviata alla
Prefettura di Udine e alla direzione centrale delle autonomie locali della Regione
Friuli Venezia Giulia in cui si lamentava la non corretta attività rogante posta in
essere dal segretario comunale e le violazioni al regolamento del consiglio
comunale attuate dal sindaco; questi procedimenti, come analiticamente descritti
dal richiedente, derivavano da indagini parziali e da una prospettiva altrettanto
parziale, peraltro ritenendo che le violazioni al regolamento comunale siano
reato mentre, in altro procedimento che vedeva il sindaco indagato per abuso
d'ufficio ed omissione di atti d'ufficio, la Procura aveva sostenuto che i fatti di
gestione relativi all'andamento dei lavori del consiglio comunale non
costituiscono reato. Analogamente, per quanto riguarda il reato di interruzione di
pubblico servizio, esso concerneva comportamenti giammai violativi della legge e
dei regolamenti e tali da far adottare al consiglio la decisione di espellerlo
dall'aula, peraltro forieri di una querelle interpretativa durata pochi minuti. In
altra occasione l'interruzione era legata solo alla mancanza di connessione
Internet e, in un'altra ancora, il richiedente aveva legittimamente esercitato il
diritto di pretendere la discussione di una mozione di sfiducia al vicesindaco
secondo le norme del Regolamento. Altri addebiti gli venivano mossi perché, in

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altrettante sedute del Consiglio comunale di Tarcento, aveva fatto presente che
non era stata garantita la pubblicità, aveva preteso che il segretario comunale
non si inserisse nella discussione politica, aveva preteso il rispetto del
regolamento del consiglio comunale da parte del sindaco, aveva segnalato che
mancava il numero legale previsto per la validità della seduta ovvero aveva
rappresentato che mancava il segretario.
Il richiedente quindi lamenta l'utilizzo di un approccio differenziato, in
relazione ai medesimi episodi, a seconda che l'indagato fosse il sindaco o lui
stesso; menziona il coinvolgimento nello svolgimento delle indagini di un

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ispettore di polizia che aveva sposato una prospettiva a lui sfavorevole e si duole
dell'operato di un pubblico ministero, che aveva addirittura fatto allusione, in un
provvedimento, all'irrilevanza penale di un comportamento che il sindaco e dei
suoi sodali avevano tenuto e che aveva dato luogo a procedimenti pendenti
presso altre autorità giudiziarie. Il richiedente sostiene, inoltre, che l'inizio della
persecuzione giudiziaria nei suoi confronti si colloca nel gennaio 2020, vale a dire
nel momento in cui egli aveva pubblicamente annunciato la propria candidatura
a sindaco di Tarcento contro l'attuale primo cittadino. Prisciano quindi si duole di
una serie di compressioni del proprio diritto di difesa e di disparità di trattamento
con gli altri soggetti coinvolti, che vanno dal non permettere di porre domande ai
testi del pubblico ministero su alcuni argomenti, al non permettere di estrapolare
gli audio delle udienze da cui si sarebbe evinto che il giudicante si era
complimentato con il sindaco per la rielezione ovvero con cui si sarebbe potuto
documentare che il medesimo giudice dichiarava in udienza di aver informato, al
di fuori della sacralità del processo, terzi non legittimati delle sue future
determinazioni in merito al processo medesimo. Parimenti la Procura di Udine
non permette al richiedente di accedere ai fascicoli archiviati e riguardanti la sua
persona, il che gli impedisce di dimostrare che alcuni fatti, a lui attribuiti, prima
del gennaio 2020 erano stati ritenuti penalmente irrilevanti e dopo valutati in
maniera opposta. Il richiedente, quindi, si lamenta di altre circostanze che ritiene
gravi nel procedimento 4024/2020, ove egli aveva avanzato formale opposizione
alla richiesta di proroga delle indagini preliminari, ma il Giudice per le indagini
preliminari aveva concesso detta proroga senza che alla sua attenzione fosse mai
stata portata la summenzionata opposizione e comunque emettendo
provvedimento di conferma una volta conosciuta l'opposizione; si trattava dello
stesso Giudice per le indagini preliminari — si legge nella richiesta di rimessione
— che aveva ritenuto insussistente l'ipotesi di concussione ai suoi danni e nel
contempo aveva paventato a suo carico l'ipotesi di diffamazione. Nel
procedimento 6906/2021 RGNR la Procura e il Tribunale di Udine avevano,
rispettivamente, richiesto e disposto l'archiviazione della diffamazione a mezzo

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stampa aggravata dai motivi razziali ai suoi danni, ma lo stesso trattamento non
era stato riservato al richiedente nel procedimento 7982/ 2019 RGNR, pendente
in appello. A seguire l'istante cita altri esempi di trattamenti differenziati, motivo
per il quale si ritiene un perseguitato politico. La Procura, infatti, continua ad
addossare al richiedente la recidiva infraquinquennale seppure non
correttamente contestata e a non svolgere alcun accertamento su fatti a lui
favorevoli che, anzi, nasconde alla cognizione del Tribunale. La conseguenza di
tali comportamenti discriminatori e iniqui della Procura e del Tribunale di Udine è
che il sindaco non è mai stato rinviato a giudizio e tutto si è sempre chiuso nella

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fase delle indagini preliminari ovvero dinanzi al Giudice per le indagini
preliminari, mentre nei suoi confronti è in atto una vera e propria persecuzione
giudiziaria che ha inciso sulla sua vita e su quella della sua famiglia e che ha
costretto il richiedente a modificare le proprie abitudini di vita, anche nello
svolgimento della propria attività di consigliere di opposizione; di contro,
l'immunità di cui gode, ha determinato nel sindaco l'adozione di atteggiamenti
anche più gravi di quelli finora descritti, di matrice diffamatoria e minatoria che
denotano la convinzione di poter pienamente disporre degli uffici giudiziari di
Udine.
Altro aspetto critico sarebbe rappresentato dalla circostanza che, presso la
sezione di polizia giudiziaria della Procura di Udine, presta da anni servizio, con
ruoli apicali, il marito di un assessore capogruppo consiliare; ciò determina una
situazione di incompatibilità ambientale che invece non è stata fatta presente,
anzi il pubblico ufficiale fa pubblico sfoggio della propria autorità presentandosi in
aula nelle udienze che vedono il richiedente imputato e il sindaco e i suoi sodali
quali querelanti, parlando anche, in un'occasione, con il pubblico ministero di
udienza che cinque minuti dopo avrebbe proceduto a raccogliere la
testimonianza di sua moglie. Inoltre, nonostante le richieste contenute nelle
querele presentate di non assegnare le indagini alla sezione di polizia giudiziaria
ove il soggetto indicato presta servizio, le investigazioni circa i fatti più scottanti
sono state svolte proprio da tale sezione. Il richiedente segnala una circostanza
che ritiene anomala, vale a dire quella di aver ottenuto una risposta ad
un'interrogazione consiliare che attendeva da mesi solo immediatamente dopo
aver presentato una denuncia alla Procura della Repubblica. Il richiedente
segnala altresì che, nel procedimento 4024/2020 RGNR, il Comune di Tarcento si
è costituito parte civile ed il magistrato giudicante è la moglie di un architetto
che ha ricevuto un incarico remunerato, con affidamento diretto, dal Comune per
realizzare il progetto di autostazione in centro città, motivo di acredine politica
tra maggioranza ed opposizione; a questa notazione il richiedente fa seguire una
serie di informazioni sulla relativa procedura che ritiene rilevanti per l'ANAC. Ma

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l'anomalia — sostiene il richiedente — non finisce qui perché, successivamente
alla designazione quale Giudice del processo a carico di Prisciano della moglie
dell'architetto, quest'ultimo è stato nominato membro della commissione edilizia
comunale, attività retribuita con gettone di presenza. La richiesta si conclude con
una carrellata di giurisprudenza sul tema della rimessione.

2. In data 24 maggio 2022, Prisciano ha depositato un altro corposo scritto,


anch'esso indirizzato sia a questa Corte che al Procuratore generale presso la
Corte d'appello di Trieste, al Procuratore generale presso la Corte di appello di

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Bologna, all'ispettorato generale presso il ministero della giustizia e all'Autorità
nazionale anticorruzione oltre che, per conoscenza, al Presidente del Tribunale di
Udine e al Procuratore capo di Udine. Tale atto reca, tra le altre, la
denominazione «integrazione alla richiesta rimessione dei processi», e mira, come

precisato dal richiedente, in primo luogo ad informare questa Corte di gravissimi


fatti verificatisi dopo il deposito della richiesta.
Ecco i fatti segnalati.
All'udienza del 2 maggio 2022 nel procedimento 5681/ 2019 RGNR, nel
quale il richiedente è imputato e il sindaco di Tarcento è persona offesa,
celebrato dinanzi allo stesso Giudice che si complimentò con il sindaco per il
risultato elettorale, è accaduto quanto segue: dopo che il Giudice è entrato in
camera di consiglio per decidere sulla richiesta della difesa del richiedente e del
coimputato di termini a difesa per quest'ultimo, il pubblico ministero ha
cominciato a parlare con i testimoni tra cui il sindaco; dopo aver parlato con i
predetti, il pubblico ministero si è recato in camera di consiglio, dove si è
trattenuto per alcuni minuti; qualche minuto dopo il giudice è rientrato in aula ed
ha negato i termini a difesa al coimputato di Prisciano.
Altra novità importantissima sarebbe costituita dal fatto che la teste di
polizia giudiziaria Susy Benvenuto aveva ammesso di avere avuto indiscriminato,
illecito accesso alle informazioni relative ai procedimenti che riguardano il
richiedente quale persona offesa. Nel riportare l'escussione di tale testimone, il
richiedente sostiene che, da quelle dichiarazioni, emergerebbe come vi fosse
stata una rivelazione di segreti d'ufficio laddove altro appartenente alla sezione
di polizia giudiziaria della Procura di Udine, incaricato delle indagini di un
procedimento in cui Prisciano era persona offesa, aveva veicolato alla collega
l'informazione circa il profilo Facebook utilizzato. Questo rivelerebbe che,
all'interno della sezione di polizia giudiziaria della Procura, chiunque ha libero
accesso alle informazioni dei procedimenti riguardanti Prisciano. Inoltre, come
già sopra riportato, sempre dalla medesima deposizione, risulterebbe che egli
era stato rinviato a giudizio per «chiacchiere da caserma» e non per attività di

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indagine. Ciò era emerso anche in altro procedimento dinanzi a quello stesso
magistrato che si era complimentato con il sindaco per il risultato elettorale,
senza che l'esame della Benvenuto fosse interrotto e gli atti trasmessi in Procura
E senza che fosse consentito approfondire i rapporti tra l'agente Benvenuto e il
marito dell'assessore, che presta servizio da anni alla sezione di PG. L'agente
Benvenuto, inoltre, avrebbe mentito alla domanda circa le modalità di
pubblicazione dei post. Tale avversione della polizia giudiziaria sarebbe una
causa di rimessione.
Il terzo, gravissimo fatto sarebbe costituito dalla reticenza e falsa

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testimonianza del sindaco e dell'assessore rispettivamente nei procedimenti
5681 e 4577 del 2019 RGNR. Per chiarire questo aspetto, il richiedente fa un
lungo inciso in cui descrive una vicenda concernente contributi regionali per
porre in essere una manifestazione di promozione sportiva (pagine da 13 a 23
dell'atto di integrazione). Rispetto a questa vicenda, per cui Prisciano aveva
presentato denuncia ravvisando una mala gestio del residuo del predetto
contributo utilizzato pagando una somma esorbitante ad una emittente
televisiva, la notizia di reato era stata archiviata. Ciò nonostante, all'udienza del
2 maggio 2022, dinanzi allo stesso giudice che si era complimentato
pubblicamente con il sindaco e che doveva decidere le sorti di Prisciano,
imputato di diffamazione, il sindaco aveva reso dichiarazioni mendaci quanto alle
possibilità di utilizzo del residuo del contributo, omettendo di rivelare che erano
state attuate manovre finalizzate a non restituire l'intera somma alla Regione, e
reticenti in ordine all'identità di chi avanzò la richiesta di contributo; altro
aspetto su cui il sindaco aveva mentito era il possesso di utenze Facebook.
Anche l'assessore Follador aveva mentito in ordine al carteggio con tele Friuli per
la trasmissione della giornata finale della manifestazione sportiva. Per dimostrare
il suo assunto, il richiedente riporta i passaggi della testimonianza del sindaco e
dell'assessore Follador i quali avrebbero, secondo il richiedente, imposto al
giudice di interrompere gli esami e di trasmettere gli atti in Procura a causa delle
difformità rispetto all'iter corretto che erano emerse. Il giudice aveva impedito
anche ai difensori di porre domande al fine di appurare che, nello stesso periodo,
la medesima emittente aveva preteso una somma ben inferiore da un altro
Comune. Altro aspetto problematico, a giudizio del richiedente, è che il
vicesindaco, ovvero avvocato del sindaco e dell'assessore, aveva richiesto il
contributo e certamente sapeva delle manovre per utilizzare impropriamente il
residuo del contributo; ciò rendeva possibile che egli avesse violato l'articolo 50
del codice deontologico forense. Anzi — ipotizza Prisciano — le attività successive
del sindaco e dell'assessore Follador erano state poste in essere proprio per
evitare una responsabilità erariale al vicesindaco/avvocato che aveva chiesto il

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contributo. Il vicesindaco era, quindi, in conflitto di interessi con i propri assistiti,
conflitto che il giudice avrebbe dovuto rilevare, cosa che non aveva fatto.
Altra novità che il richiedente ritiene di dover comunicare a questa Corte
riguarda la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero nel
procedimento 1731/2022 RGNR in cui Prisciano era persona offesa, fondata sul
fatto che le affermazioni reputate diffamatorie erano scriminate dal diritto di
critica politica; tale richiesta di archiviazione era stata formulata senza effettuare
alcuna indagine, essendo stata formalizzata dopo appena otto giorni
dall'iscrizione nel registro delle notizie di reato. La gravità dell'episodio emerge

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ancora una volta — secondo Prisciano — rievocando la testimonianza dell'agente
Benvenuto.
Altro aspetto secondo il richiedente dotato di rilievo ai fini del giudizio di
rimessione è costituito dal fatto che il giudice del procedimento. n. 4024/20
RGNR all'udienza dei 4 maggio 2022 ha ritenuto comunque di rinviare all'8
giugno 2022 per far precisare alle parti le circostanze su cui testi dovrebbero
deporre affermando, senza che queste dichiarazioni siano state riportate a
verbale, di non avere alcun problema ad esaminare come teste suo marito,
indicato nella lista della difesa. Ciò genera, secondo il richiedente, una serie di
interrogativi che riguardano lo svolgimento dell'esame testimoniale del marito
della giudice e la circostanza che il marito predetto percepisca compensi dal
Comune di Tarcento; probabilmente vi è una violazione dell'obbligo di astensione
da parte del giudicante.

3. Il Procuratore generale ha concluso per l'inammissibilità della richiesta


per insussistenza dei presupposti di legge; il difensore di Prisciano, in replica alle
predette conclusioni, ha depositato memoria nella quale ha sviluppato ulteriori
argomentazioni, allegando a sostegno provvedimenti giudiziari e foto ritraenti
alcuni soggetti (indicati come testi di un processo che vedeva coinvolto il
richiedente) all'esterno delle aule del Tribunale.

CONSIDERATO IN DIRITTO

La richiesta di rimessione è inammissibile.

1. Per chiarire le ragioni che hanno condotto all'esito odierno, occorre


effettuare una premessa in diritto sui presupposti dell'istituto della rimessione
del processo.
Una pietra miliare sul tema è senz'altro costituita da Sezioni Unite Berlusconi
e altri (Sez. U, Ordinanza n. 13687 del 28/01/2003, Rv. 223643), che ha

§
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individuato le caratteristiche della "grave situazione locale", i suoi rapporti con le
vicende endoprocessuali e le ipotesi in cui essa possa determinare il legittimo
sospetto di cui all'art. 45 cod. proc. pen.
In primo luogo, l'autorevole precedente ha sancito che «l'eccezionalità
dell'istituto si spiega, anzitutto, considerando che la rimessione costituisce
eccezione al principio del giudice naturale precostituito per legge» [.....]
L'eccezionalità si coglie, poi, tenendo conto che, in tanto con la rimessione si
deroga alla competenza territoriale e, quindi, al principio del giudice naturale
precostituito per legge, in quanto vi siano motivi - gravi situazioni locali - per

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sospettare il giudice di non essere imparziale e la non imparzialità o il sospetto
della non imparzialità del giudice non può che essere eccezionale», giudice da
intendersi non già il giudice o soltanto il giudice del processo, «ma è, per
definizione, l'organo giudicante nel suo complesso».
Indefettibile corollario di tale eccezionalità dell'istituto della rimessione è «il
principio della interpretazione restrittiva delle norme che lo disciplinano e ciò
proprio perché queste norme "incidono pesantemente sulle regole attributive
della competenza inerenti alla precostituzione del giudice naturale"».
Le Sezioni Unite hanno poi fornito, in termini coerenti con quanto sopra
delineato, una definizione del legittimo sospetto che può essere indotto dalla
grave situazione locale, affermando che «i motivi di legittimo sospetto sono
configurabili "quando si è in presenza di una grave ed oggettiva situazione
locale, idonea a giustificare la rappresentazione di un concreto pericolo di non
imparzialità del giudice, inteso questo come l'ufficio giudiziario della sede in cui si
svolge il processo di merito"».
In ordine alla grave situazione locale ed ai rapporti con le vicende
endoprocessuali, così si è espresso il massimo Consesso: «Nessun dubbio per
entrambe, anzitutto, che l'aggettivo territoriale alluda ad una situazione locale,
empiricamente verificabile, estranea alla dialettica processuale». A proposito di
questa estraneità, in particolare, si è sottolineato che «la corte di cassazione
deve accertare se sussiste la grave situazione locale/territoriale prescindendo
dalla dialettica processuale, prescindendo da ciò che accade nel processo. È il
territorio, nel quale, come esigono le norme sulla competenza per territorio, si
radica quel determinato processo, che deve essere investito da una situazione di
tale gravità da rendere il processo incompatibile con la permanenza in quel
luogo; è il territorio, in altri termini, che impone che il processo, lì radicato, ne
sia sradicato, sicché, se sul territorio, su ciò che sta intorno al processo, non v'è
nulla che evochi una grave situazione, ciò che accade nel processo non può
avere alcuna rilevanza. Detto in altre parole, se la grave situazione
locale/territoriale obiettivamente non sussiste, ciò che accade nel processo non

O
può, ovviamente, essere riflesso di una inesistente grave situazione locale e,
quindi, non può avere alcuna rilevanza ai fini della rimessione».
In conclusione, le Sezioni Unite hanno affermato che «i provvedimenti e i
comportamenti del giudice possono assumere rilevanza ai fini della rimessione
del processo a condizione che siano l'effetto di una grave situazione locale e che,
per le loro caratteristiche oggettive, siano sicuramente sintomatici della non
imparzialità del giudice. Se la grave situazione locale sussiste non v'è dubbio,
invero, che i provvedimenti e i comportamenti del giudice possano assumere
rilevanza ai fini della rimessione». E ancora: «Se la grave situazione locale non

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esiste oggettivamente, a nulla vale indugiare sui provvedimenti endoprocessuali
e ciò per la semplice ragione che, in assenza di un grave turbamento
dell'ambiente esterno al processo, gli eventuali, discutibili, provvedimenti
endoprocessuali possono ben spiegarsi o come semplice conseguenza di
un'errata interpretazione della legge o di un non corretto esercizio del potere
discrezionale o come provenienti da un giudice ricusabile; possono spiegarsi,
cioè, come effetti che hanno la loro causa nel processo o se, come nell'ipotesi
della ricusazione, l'hanno fuori del processo, si tratta pur sempre di una causa
che non è la grave situazione locale. Se, invece, quest'ultima sussiste, i
provvedimenti endoprocessuali, se con determinate caratteristiche, specialmente
se emessi su questioni particolarmente rilevanti o nei momenti più delicati del
processo, possono essere ritenuti a ragione conseguenza della stessa, con
quella, dianzi sottolineata, circolarità che si risolve in una conferma, in un avallo,
della grave situazione locale autonomamente accertata.»
Si legge altresì nella sentenza evocata che «D'altro canto, soltanto se la
grave situazione locale è grave situazione ambientale-territoriale ha senso
affermare, una volta che ne sia stata accertata l'esistenza, che il pericolo
concreto della non imparzialità riguarda l'organo nel suo complesso e non il
giudice o i giudici del processo. Solo se è interessato gravemente il territorio, che
è ciò che sta intorno al processo, può dirsi, infatti, a ragione, che anche ogni
altro giudice del luogo - diversamente da quanto accade nella ricusazione - si
sarebbe comportato, con alto grado di probabilità, come si sono comportati, con i
loro provvedimenti, effetto della grave situazione e sintomatici della non
imparzialità, i giudici del processo».
Quanto ai margini valutativi del Giudice della rimessione, le Sezioni Unite
hanno affermato che: «gli aggettivi usati per definire la gravità della situazione
locale consentono di dire che la situazione locale deve essere tale, per la sua
abnormità, per la sua notevole consistenza, per la sua eccezionalità, per il suo
univoco significato, da non potere essere interpretata se non nel senso del
pericolo concreto della non imparzialità o nel senso del pericolo concreto del

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pregiudizio della libertà di determinazione delle persone che partecipano al
processo, interpretazione, questa, che riduce drasticamente i margini di
discrezionalità della corte di cassazione nel decidere sulla sussistenza della grave
situazione locale e nel disporre il trasferimento del processo in deroga al
principio del giudice naturale precostituito per legge».
La giurisprudenza successiva di questa Corte non si è discostata da queste
direttrici interpretative.
Si è così affermato che, per grave situazione locale, deve intendersi un
fenomeno esterno alla dialettica processuale, riguardante l'ambiente territoriale

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nel quale il processo si svolge e connotato da tale abnormità e consistenza da
non poter essere interpretato se non nel senso di un pericolo concreto per la non
imparzialità del giudice (inteso come l'ufficio giudiziario della sede in cui si svolge
il processo di merito) o di un pregiudizio alla libertà di determinazione delle
persone che partecipano al processo medesimo, tale che i motivi di legittimo
sospetto possono configurarsi solo in presenza di questa grave situazione locale
e come conseguenza di essa (per limitarsi alle più recenti, Sez. 3, n. 24050 del
18/12/2017, dep. 2018, Ierbulla, Rv. 273116; Sez. 2, Ordinanza n. 55328 del
23/12/2016, Mancuso e altri, Rv. 268531; Sez. 3, n. 23962 del 12/05/2015,
Bacci ed altri, Rv. 263952). Quanto all'interpretazione dei fatti portati a
fondamento dell'istanza di rimessione, si è sostenuto, sempre sulla scia della
pronunzia delle Sezioni Unite sopra citata, che è necessaria una interpretazione
rigorosa e restrittiva, per i chiari riflessi di ordine costituzionale attinenti al
giudice naturale precostituito per legge, per cui il pregiudizio effettivo, che si
vuole evitare, richiesto dal primo comma dell'art. 45 cod. proc. pen., esclude che
la turbativa possa essere solo potenzialmente idonea a produrlo, onde si
richiede, rigorosamente, un'incidenza negativa di tal concreta portata, da
diventare un dato effettivamente inquinante (Sez. 2, n. 2565 del 19/12/2014,
dep. 2015, Sigmund, Rv. 262278). Né ricorrono gli estremi per la rimessione nel
caso di semplice prospettazione di un probabile rischio di turbamento della
libertà valutativa e decisoria del giudice, sul fondamento di timori, illazioni e
sospetti non espressi da fatti oggettivi né dotati di intrinseca capacità
dimostrativa (Sez. 6, n. 11499 del 21/10/2013, dep. 2014, Guerra e altro, Rv.
260888). Questa Corte ha anche rimarcato che l'istituto della rimessione può
trovare applicazione solo in presenza di una situazione ambientale incompatibile
con la libera determinazione dei soggetti processuali, che deve quindi consistere
in fattori oggettivamente idonei a fuorviare la serenità di giudizio e tali da
riverberarsi sull'organo giudicante indipendentemente dalla sua composizione, in
quanto le cause che possono incidere sull'imparzialità di uno dei suoi componenti
possono eventualmente rilevare ai fini dell'applicazione delle norme

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sull'astensione e sulla ricusazione, ma non determinano l'applicazione dell'istituto
della rinnessione. Si legge in motivazione che non hanno rilevanza ai fini
dell'applicazione dell'istituto vicende riguardanti singoli magistrati che hanno
svolto funzioni giurisdizionali nel procedimento, non coinvolgenti l'organo
giudiziario nel suo complesso (Sez. 5, n. 5655 del 14/11/2014, dep. 2015,
Querci, Rv. 264269).

2. Fatta questa premessa, il Collegio ritiene che l'istanza di rimessione sia


inammissibile per più ragioni.

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In disparte la circostanza che l'istanza originaria ed il suo seguito appaiono
caratterizzati da una tecnica redazionale ridondante e spesso ripetitiva — e
pertanto, talvolta risultano scarsamente intellegibili — Prisciano non ha
evidenziato l'esistenza di quelle gravi situazioni locali esterne ed estranee alla
dialettica processuale che possano turbare la serenità di giudizio degli uffici
giudiziari di Udine nel loro complesso e che, sole, possono giustificare —
nell'ottica di quella "drastica" riduzione dei margini di discrezionalità della Corte
di cassazione di cui hanno detto le Sezioni Unite nell'ordinanza Berlusconi — la
deroga alla regola del Giudice naturale precostituito per legge. Ed è questo un
primo punto fondamentale per la sorte dell'istanza sub iudice, dal momento che
la giurisprudenza di questa Corte sopra ampiamente riportata è stabilmente
orientata nel ritenere che la turbativa debba provenire da una grave situazione
locale ma esterna all'ambiente giudiziario, non rilevando comportamenti
intraprocessuali, quando non siano il riverbero dell'anomalia caratterizzante il
contesto territoriale.
Lungi dal rappresentare una situazione esterna che non sia quella della
contrapposizione politica con la maggioranza in consiglio comunale — che tuttavia
neanche l'istante eleva a condizione in sé perturbante, ma a contesto in cui si
inquadrano le sue doglianze — Prisciano ha, piuttosto, insistito ripetutamente su
comportamenti di singoli magistrati (non indicati nominativamente nelle richieste
di rimessione), i quali avrebbero tenuto condotte denotanti una mancanza di
imparzialità ovvero si troverebbero in situazioni familiari atte a minarne la
serenità di giudizio. Si pensi a quel Giudice, a cui ha fatto reiterato riferimento
l'istante, che, in udienza o a margine di essa, si sarebbe complimentato con il
sindaco/persona offesa per la sua rielezione ovvero a quell'altro Giudice —
sempre non indicato nominativamente — sospetto di parzialità perché sposata
con un architetto in rapporto di lavoro con il Comune di Tarcento.
Ebbene, si tratta di situazioni che riguardano quei magistrati e che
eventualmente la parte poteva far valere con altrettante istanze di ricusazione,
ma non già reputando l'intero ufficio udinese inidoneo a celebrare i processi che

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lo riguardano e ponendole a base di una richiesta di trasferimento dei processi
ad altra sede.
Per il resto, cercando di tirare le fila di un ragionamento critico per più
aspetti di non facile comprensibilità, il Collegio osserva che la paventata
persecuzione giudiziaria che riguarderebbe l'istante e che lo vedrebbe vittima di
ingiusti rinvii a giudizio da imputato e di altrettanto ingiuste archiviazioni da
persona offesa, del pari non è idonea a giustificare l'accoglimento della richiesta
di rimessione. Quest'ultima, infatti, quando non è costituita da una generica
lamentazione o dalla formulazione di meri sospetti, investe il merito delle

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decisioni giudiziarie, reputate ingiuste e persecutorie, trascurando che
l'eventuale iniquità o erroneità di dette decisioni deve trovare la propria
soluzione con i rimedi impugnatori messi a disposizione dal codice di rito e non
certo ponendo tali decisioni all'attenzione del Giudice della rimessione, la cui
valutazione deve vertere su altri aspetti, come sopra precisato.
Analoghe considerazioni di irrilevanza, nell'ottica del severo giudizio che la
Corte di cassazione deve svolgere ex art. 45 cod. proc. pen., devono riservarsi
alla questione dell'appartenente alla sezione di P.G. (non se ne conosce il nome
né la posizione) marito dell'assessore della giunta che — si evince dall'istanza —
potrebbe influenzare le indagini svolte su Prisciano; si tratta di una circostanza di
fatto, anch'essa non documentata, la cui incidenza sulla parzialità delle
investigazioni appare solo frutto di un sospetto, non avendo il richiedente
indicato dati di fatto significativi che possano avvalorare la sua prospettazione
che, quindi, appare del tutto generica.

3. Riflessioni non dissimili vanno riservate all'integrazione dell'istanza di


rimessione, che intende mettere a parte questa Corte di accadimenti successivi a
quest'ultima. Ebbene, anch'essa è inammissibile giacché si riferisce ad anomalie
concernenti condotte endoprocedimentali o endoprocessuali o collocate a
margine di udienze e che comunque riguarderebbero singoli magistrati, da
affrontare — come già sopra osservato — con istanze di ricusazione laddove il
richiedente ritiene che quanto lamentato denunzi un'assenza di imparzialità del
singolo giudicante, ovvero reagendo ai singoli provvedimenti o alle pretese
anomalie procedimentali con i rimedi apprestati dal codice di rito. Neanche in
questo segmento della richiesta, dunque, si intravedono quelle gravi situazioni
locali che possano avere inciso, ab externo, sulla serenità di giudizio dell'intero
ufficio giudiziario di Udine e che possano consentire a questa Corte di intervenire
sul Giudice naturale ex art. 45 cod. proc. pen.
D'altronde l'impostazione prescelta dal richiedente — quella di sottoporre a
questa Corte le presunte anomalie procedurali nei processi che lo riguardano —

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non può avere sbocco in questa sede, dal momento che il Giudice di legittimità,
nelle veste di Giudice della rimessione, non ha il potere di valutare l'esistenza di
vizi procedurali, essendo onerato — lo si ribadisce — solo della verifica circa
l'obiettiva esistenza di situazioni esterne perturbanti che, a dispetto della densità
di argomenti che l'istante propone, non sono documentate.

4. Alla declaratoria di inammissibilità dell'istanza consegue la condanna della


parte richiedente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro
tremila in favore della Cassa delle ammende.

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P.Q.M.

Dichiara inammissibile la richiesta e condanna il richiedente al pagamento


delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso il 13/10/2022.

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