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Sentenza Corte di Cassazione sez. II, n.

36430/2021
IL TRIBUNALE DI PESCARA

in composizione monocratica in persona del giudice unico

dott. Angelo Bozza ex artt. 50 ter. e 281 sexies c.p.c.

ha pronunciato la seguente sentenza nella causa in primo grado

TRA

Condominio Via Fortore n. 7 Montesilvano (C.F.:91061230685)

in persona dell’amministratore pro-tempore, rappresentato e

difeso dall’Avv. Massimo Di Paolo come da procura in calce

alla citazione in appello ed elettivamente domiciliato

presso il suo studio in Pescara alla Piazza I° Maggio n. 10

Parte appellante

Contro

Di Florio Paola (C.F.:DFLPLA69P48C632G), rappresentata e

difesa dagli Avv.ti Domenico Budini e Paola Franceschini come

da procura a margine della comparsa di costituzione,

elettivamente domiciliata presso il loro studio in Pescara, Piazza Ettore Troilo n. 23

Parte appellata

OGGETTO: appello

INTIMATA con :

Sentenza n. 121/2016 pubbl. il 28/01/2016

1° GIUDIZIO DI MERITO : D.I. Giudice di Pace in favore dell’Amm.re → opposizione a


Decreto ingiuntivo del Condominio dinanzi al Giudice di Pace: sentenza n. 921/2013

Il giudice di pace nella decisione di primo grado revoca il decreto ingiuntivo accogliendo anche se
parzialmente alla domanda di Di Florio Paola che ha liquidato a favore del condominio una
somma di euro 1952,53 da cui ricaverà una somma di euro 644,79 al netto degli acconti, per aver
svolto in qualità di amministratore di condominio dei lavori di straordinaria manutenzione sullo
stabile.

 2° GIUDIZIO DI MERITO : atto di citazione in appello su sentenza n. 921/2013


proposto dal Condominio dinanzi il Tribunale di Pescara sent. n. 121/2016: revoca
D.I. e condanna al pagamento del Condominio
Il Condominio di Via Fortore n. 7 Montesilvano, appellava la sentenza del Giudice di Pace di Pescara n.
921/13 del 18.1.2013, chiedendo, in riforma della suddetta decisione, dichiararsi l’incompetenza per
materia del giudice di pace essendo competente il Tribunale di Pescara quale giudice del lavoro con
conseguente nullità del decreto ingiuntivo emesso a favore della Di Florio per compensi straordinari di
amministratore di condominio, in subordine condannare il condominio al pagamento del minor
importo di euro 150,00 rispetto a quanto liquidato dal giudice di prime cure, condannando la
appellata alla restituzione al condominio della somma di euro 2.462,71 indebitamente (senza diritto)
percepita con la decisione assunta dal giudice di prime cure (di primo grado) , oltre accessori di legge;
spese vinte del doppio grado di giudizio (rimborso delle spese).

L’appellata Di Florio, costituitasi in giudizio, nel dedurre l’inammissibilità dell’appello e l’infondatezza


dei motivi a suo sostegno, reputando corretta la decisione del giudice di pace, chiedeva dichiararsi
inammissibile e comunque il rigetto dell’impugnativa, con vittoria di spese.

 Grado legittimità: Impugnazione sentenza mediante Ricorso per Cassazione (notificato in


data 28.07.2016) (il quale compito è limitarsi a valutare la corrispondenza della decisione
alla legge)

Il tribunale non considerando l’eccezione che l’appello sia stato fatto nei confronti del
Giudice di Pace, incompetente in materia e non in favore del giudice del lavoro ossia il
tribunale ,

DICHIARO’ INAMMISSIBILI LE CONTESTAZIONI DEL CONDOMINIO relative alle


singole voci di compenso meglio specificate dalla controparte nella comparsa di risposta
poiché’ SOLLEVATE TROPPO TARDI SOLO IN COMPARSA CONCLUSIONALE

E DATO IL RICONOSCIMENTO PALESE da parte del condominio stesso del compenso


aggiuntivo,

DICHIARO’ DEL TUTTO GIUSTIFICATA E CONGRUA, SULLA BASE DEI DOCUMENTI


PRODOTTI E DELLA PROVA TESTIMONIALE LA LIQUIDAZIONE DEL CREDITO
operata DAL GIUDICE DI PACE.

PER LA CASSAZIONE di questa decisione, mezzo di impugnazione ordinario (CIOE’


L’ANNULLAMENTO DI QUESTA DECISIONE) RICORRE IL CONDOMINIO SULLA
BASE DI 4 MOTIVI:

( IL DFP NON HA SVOLTO ATTIVITA’ DIFENSIVA)

 I motivi del ricorso proposto dal Condominio:

1) violazione e falsa applicazione dell’art. 409 c.p.c. , n. 3, lamentando il rigetto dell’eccezione di


incompetenza per materia trattandosi di rapporto di collaborazione → motivo infondato per la
Cassazione:

 No natura di rapporto di collaborazione: ossia manca il


requisito della coordinazione (409 cpc) per la particolare
natura del soggetto preponente, cioè il condominio di edifici è
un soggetto privo di organizzazione, ed ha come unico fine la
gestione beni comuni.

LA GIURISPRUDENZA in via del tutto contraria e scontata, alla tesi del


ricorrente, riconosce la competenza del giudice ordinario e non del giudice
del lavoro sulle controversie aventi ad oggetto il rapporto
dell’amministrazione di condominio.

 il rapporto non rispetta le attribuzioni dell’art. 1130 cc, nel caso di specie
il rapporto è qualificabile in termini di contratto di mandato art. 1129 c.c.
, co. 15. → anche per effetto della L. n. 220 del 2012 la quale ha riformato
la disciplina del Condominio rafforzando i caratteri professionali
dell’amm.re, delineando nel complesso una figura professionale
autonoma, DOTATA DI UNA PROPRIA STRUTTURA ORGANIZZATIVA.

2) violazione e falsa applicazione degli artt. 115 (PRINCIPIO DI NON CONTESTAZIONE) poiché
non specificatamente contestati dalla parte costituita e 167 c.p.c. (comparsa di risposta e mezzi di
prova) , censurando la sentenza impugnata nella parte in cui ha dichiarato inammissibili le proprie
contestazioni in ordine alle voci di compenso richieste dalla controparte

3) violazione e falsa applicazione del combinato disposto degli artt. 115 e 320 c.p.c.

- Corte di Cassazione: Entrambi i motivi sono inammissibili ed in parte


infondati.

4) violazione e falsa applicazione dell’art. 111 COST. (GIUSTO PROCESSO IN CONDIZIONI


DI PARITA’ E DI RAGIONEVOLE DURATA e art. 132 C.P.C.. (TENTATIVO DI
CONCILIAZIONE , n. 4 → motivo infondato NON ESSENDOCI NELLA MOTIVAZIONE DELLA
SENTENZA IMPUGNATA ALCUNA CONTRADDIZIONE

P. Q. M.
RIGETTA DEL RICORSO

DA’ ATTO CHE SUSSISTANO I PRESUPPOSTI PER IL VERSAMENTO DA PARTE DEL


RICORRENTE DELL’ULTERIORE IMPORTO A TITOLO DI CONTRIBUTO UNIFICATO
PARI A QUELLO DOVUTO PER IL RICORSO.

“il rapporto che si instaura tra un condominio e l’amministratore eletto non può essere
ricondotto ad una delle figure lavorative previste all’art. 409 n. 3 c.p.c., in quanto l’attività
svolta dall’amministratore non ha quei connotati di prestazione d’opera coordinata
richiesti dalla normativa processuale lavorista, visto che la carica di amministratore,
caratterizzata da un rapporto di mandato con rappresentanza ed ampia autonomia, non
può dirsi assolutamente qualificabile come in connessione funzionale con l’organizzazione
del destinatario della prestazione, che organizzazione non ha, né godendo il condominio
di una più o meno estesa ingerenza nell’attività del primo che non sia costituita dal dare
esecuzione ai deliberati assembleari nei limiti stabiliti dal codice civile.”

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