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FATTI DI CAUSA
Con atto di citazione notificato nel novembre 1997, il dr. Piazza Domenico
conveniva in giudizio, dinanzi al Tribunale di Bologna, la Domina Hotel e
Comproprietà Alberghiere s.p.a. per sentir dichiarare la nullità della proposta
irrevocabile di cui al contratto preliminare n. 368 del 3 agosto 1993 e di quello
precedente n. 338 del 21 giugno 1991, riguardanti l'acquisto del diritto di
soggiornare durante i periodi 22 e 23 nella suite 301 del "Piccolo Hotel" di
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la sussistenza della competenza del Tribunale di Milano. Riassunto il giudizio
dinanzi a quest'ultimo giudice, lo stesso, con sentenza n. 4408 del 2006,
rigettava tutte le domande proposte dall'attore.
Interposto gravame da parte del soccombente Piazza, al quale resisteva
l'appellata Domina Vacanze s.p.a. (già Domina Hotel e Comproprietà
Alberghiere s.p.a.), la Corte di appello di Milano, con sentenza n. 2141/2013
(depositata il 27 maggio 2013), rigettava integralmente l'appello, confermando
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-, l'infondatezza della censura riguardante la ritenuta inapplicabilità dello "ius
superveniens" di recepimento della normativa comunitaria in materia (siccome,
per l'appunto, sopravvenuto alla conclusione degli accordi negoziali);
- l'infondatezza del motivo con il quale si era dedotta la supposta
contraddittorietà intrinseca della sentenza del primo giudice facendo leva su
una fattispecie in tema di immobili abusivi non pertinente all'oggetto del
processo;
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yiolazione del principio del "ne bis in idem" (art. 2909 c.c.) nonché dell'art. 112
c.p.c. per omesso esame della questione rilevabile d'ufficio relativa
all'esistenza del giudicato interno, sia il vizio di falsa ed illogica motivazione e
la violazione dell'art. 115 c.p.c. sotto diversi profili, sia il vizio di falsa
applicazione della legge n. 135/2001 e di violazione dell'art. 1423 c.c. circa
l'efficacia sanante dello "ius superveniens", sia il vizio di inesistente
motivazione sulla inattendibilità dell'informativa della Provincia di Genova, sia
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l'eliminazione dello squilibrio in danno del consumatore; C) "ius superveniens"
e recesso; violazione dell'art. 11 delle preleggi in relazione all'art. 3 Cost.
5. Con il quinto motivo il ricorrente ha denunciato il vizio della motivazione per
errato apprezzamento delle pattuizioni contrattuali circa la individuazione dei
posti auto nell'albergo di Courmayer.
6. Con il sesto ed ultimo motivo il ricorrente ha prospettato la violazione
dell'art. 234, comma 2, della Trattato C.E. n. 1 del 25 marzo 1957 e succ.
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nel "contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili" e nella "motivazione
perplessa ed obiettivamente incomprensibile", esclusa qualunque rilevanza del
semplice difetto di "sufficienza" della motivazione.
Pertanto, tutte le doglianze del ricorrente riferite a carenze motivazionali (non
riconducibili ad omesso esame di fatti asseritamente ritenuti decisivi per il
giudizio) vanno ritenute inammissibili.
E' altrettanto univoco che con il ricorso per cassazione la parte non può
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che le relative circostanze di prova orale non risultano specificamente (come
era necessario al fine della relativa ammissibilità) riportate nella formulata
doglianza e che, pertanto, non ne risulta nemmeno comprovata la possibile
decisività. Inoltre, la Corte di appello di Milano - fermo rimanendo il richiamato
difetto di specificità della censura in questione - ha attestato che la difesa del
Piazza non aveva nemmeno reiterato nell'atto di gravame la richiesta di
ammissione delle istanze istruttorie già qualificate come inammissibili (o,
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innanzitutto, statuito che con la questione circa la supposta incidenza - sulla
possibile invalidità del contratto - della legge regionale Liguria n. 13/1992 era
stata introdotta una domanda nuova, come tale inammissibile e che,
comunque, il richiamato a tale fonte normativa regionale non avrebbe potuto
sortire alcuna efficacia dal momento che con essa era stata individuata una
disciplina riguardante le strutture extralberghiere, mentre quella di Portofino
(inerente al contratto per cui era controversia) era indubbiamente qualificabile
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violazione dell'art. 11 delle disposizioni sulla legge in generale (cc.dd.
preleggi).
A tal riguardo la Corte ambrosiana - nel rispondere adeguatamente al secondo
motivo di appello - si è conformata ai principi di diritto espressi in materia, in
modo univoco, dalla giurisprudenza di questa Corte, secondo cui, in forza del
principio sancito dall'art. 11 delle preleggi e in ragione della necessità che le
relative deroghe - come affermato dalla Corte costituzionale e dalla Corte
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.conclusionale del giudizio di primo grado e, quindi, come tale era da qualificarsi
inammissibile, risultando, così, ultroneo ogni riferimento esposto nel motivo in
esame in ordine ai rapporti tra contratto preliminare e contratto definitivo.
11. Pure il quarto motivo, come complessivamente articolato, non coglie nel
segno e va rigettato.
Con esso si fa riferimento all'assunta violazione di norme a tutela del
consumatore sopravvenute ai preliminari delle quali sarebbe stata necessaria
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.Con riferimento alla specifica questione riguardante la richiesta dei costi relativi
alla comunione pur in difetto del godimento del bene (cc.dd. spese di gestione
assimilate dalla Corte territoriale alle spese condominiali di manutenzione), il
giudice di appello ha - nel panorama normativo ed interpretativo "ratione
temporis" applicabile con riguardo all'epoca delle conclusione dei contratti
dedotti in causa - condivisibilmente rilevato che, anche per la multiproprietà
alberghiera (in cui il diritto sull'unità immobiliare è ricompresa, per l'appunto,
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sopravvenuta di derivazione comunitaria - è anch'esso privo di fondamento e
va respinto, poiché, pur ritenendo la inammissibilità (per tardività) della
relativa istanza, la Corte di appello - sulla base del precedente percorso
argomentativo logico-giuridico - ha implicitamente ritenuto che non
sussistessero i presupposti per operare d'ufficio il rinvio pregiudiziale, sulla
scorta della già spiegata corretta interpretazione dell'art. 11 delle cc.dd.
preleggi e della ritenuta (altrettanto legittimamente) inefficacia normativa
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Condanna il ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate
in complessivi euro 5.200,00, di cui euro 200,00 per esborsi, oltre contributo
forfettario nella misura del 15% ed ulteriori accessori nella misura di legge,
dichiarando compensato tra le parti costituite il residuo terzo.
Dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della
ricorrente, del raddoppio del contributo unificato ai sensi dell'art. 13, comma
1-quater, d.P.R. n. 115/2002.