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2. 1. Nel presente giudizio, la domanda relativa alla declaratoria di
nullità, per indeterminatezza dell'oggetto, dei contratto di vendita
(c.d. time sharing), che i ricorrenti assumono essere collegato al
contratto di finanziamento, è stata accolta in appello.
2.2. E' evidente che la finalità della clausola 3 era quella di escludere
l'operatività, nella fattispecie, della disciplina dei crediti al consumo
(artt. 121-126 T.U. 385/1993) ed in particolare dell'art.125, punto 4,
Nel motivo viene denunciata non solo la violazione delle norme in tema
di vessatorietà delle clausole inserite nel contratto di finanziamento
del 2001, ma anche il fatto che il giudice di appello non abbia rilevato
d'ufficio la nullità contrattuale derivante dal predetto vizio.
3-
Come affermato dalle Sezioni Unite di questa Corte con le coeve
sentenze n. 26242 e n. 26243 del 12 dicembre 2014, la rilevabilità
officiosa delle nullità negoziali deve estendersi anche a quelle
cosiddette di protezione (cfr. anche: Cass., 26 luglio 2016, n. 15408;
Cass. 923/2017). Nella pronuncia n. 26243 si è precisato che la
domanda di nullità, proposta per la prima volta in appello, è
inammissibile ex art. 345, primo comma, cod. proc. civ., salva la
Nella specie, per quanto risulta dal ricorso per cassazione, la questione
della vessatorietà della clausola non era stata sollevata in primo grado
dai contraenti mutuatari, ma, in ogni caso, avrebbe potuto essere
rilevata d'ufficio dalla Corte d'appello, sia pure come eccezione, in
relazione alla fondatezza della domanda riconvenzionale della
mutuante, e previo contraddittorio delle parti sul punto.
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un lato, ed il contratto di finanziamento del corrispettivo dovuto,
dall'altro lato.
Peraltro, come evidenziato dai ricorrenti nella parte finale del primo
motivo, nel presente giudizio, il contratto di compravendita non è
stato risolto per inadempimento del fornitore ma è stato addirittura
dichiarato nullo, per indeterminatezza dell'oggetto, cosicché la
clausola n. 3 non risulta, anche per tale ragione, decisiva nella
controversia in esame.
3. I giudice del rinvio dovrà quindi, in primo luogo, valutare se, nella
specie, si sia in presenza di una tipologia di contratto di credito al
consumo previsto dall'art. 124, comma 3 del T.U.B. nel testo originario
(trattandosi di contratti stipulati nel 2001), dovendo, in tal caso,
g
ravvisarsi un collegamento negoziale di fonte legale che prescinde dal
rapporto tra finanziatore e venditore, spesso presente nella forma
della convenzione non esclusiva, essendo sufficiente che l'operazione
di finanziamento risulti finalizzata all'acquisto di un bene (o di un
servizio) determinato, scelto dal consumatore prima di accedere al
finanziamento, e perciò individuato già nel contratto di finanziamento
e pagato direttamente dal finanziatore al fornitore.
legittimità.
P.Q.M.