TOSI;
- ricorrente -
contro
PISANO MARCO, CANNIZZO GIUSEPPE, LAJOLO RICCARDO,
- controricorrenti
RAIMONDI;
DRUETTA.
, R.G. 11629/2019
FATTI DI CAUSA
1. Con il primo motivo, ai sensi dell'art. 360, primo comma, n. 3 cod. proc.
civ., la ricorrente deduce la violazione e/o la falsa applicazione dell'art.
2 del d. Igs. n. 81 del 2015 in relazione agli art. 2094 cod. civ. e 409,
n. 3, cod. proc. civ., nonché dell'art. 12 disp. prel. cod. civ.
4. Il motivo è infondato.
6. Sul testo dell'art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015 e, più in generale, sul
lavoro attraverso piattaforme digitali, in specie sui riders, è intervenuto
il decreto legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito, con
modificazioni, nella legge 2 novembre 2019, n. 128. Le modifiche alla
disciplina in discorso non hanno carattere retroattivo, per cui alla
fattispecie in esame deve applicarsi il suddetto articolo 2 nel testo
previgente al citato recente intervento legislativo. Quest'ultimo, in
particolare, quanto al primo periodo del primo comma dell'art. 2 in
discorso, sostituisce la parola «esclusivamente» con
«prevalentemente» e sopprime le parole «anche con riferimento ai
tempi e al luogo di lavoro». Inoltre, la novella aggiunge, dopo il primo
periodo, il seguente testo: «Le disposizioni di cui al presente comma si
applicano anche qualora le modalità di esecuzione della prestazione
siano organizzate mediante piattaforme anche digitali.».
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sentenza impugnata per giungere alle conclusioni oggi criticate con il
ricorso.
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il collaboratore doveva provvedere ad inoltrare all'INPS "domanda di
iscrizione alla gestione separata di cui all'art. 2, comma 26, della
legge 8 agosto 1995 n. 335" e la committente doveva provvedere a
versare il relativo contributo;
la committente doveva provvedere all'iscrizione del collaboratore
all'INAIL ai sensi dell'art. 5 del d.lgs. 23 febbraio 2000, n. 38; il
premio era a carico del collaboratore per un terzo e della
committente per due terzi;
- la committente - come accennato - doveva affidare al collaboratore
in comodato gratuito un casco da ciclista, un giubbotto e un bauletto
12. La via seguita dalla sentenza impugnata è quella per cui l'art. 2 del
d.lgs. n. 81 del 2015 avrebbe introdotto un tertium genus avente
caratteristiche tanto del lavoro subordinato quanto di quello autonomo,
ma contraddistinto da una propria identità, sia a livello morfologico, che
funzionale e regolamentare.
14. Contro la sentenza della Corte torinese i lavoratori non hanno proposto
ricorso incidentale, non insistendo così sulla loro originaria tesi
principale, tendente al riconoscimento nella fattispecie litigiosa di veri
e propri rapporti di lavoro subordinato.
15. Venendo ora all'esame del motivo, sotto il primo profilo la doglianza
censura radicalmente l'applicazione alla fattispecie litigiosa dell'art. 2,
comma 1, d.lgs. n. 81 del 2015 giacché si tratterebbe di norma
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"apparente", incapace come tale di produrre effetti nell'ordinamento
giuridico.
19. In attuazione della delega di cui alla legge n. 183 del 2014, cui sono
seguiti i decreti delegati dei quali fa parte il d.lgs. n. 81 del 2015, e che
vanno sotto il nome di Jobs Act, il legislatore delegato, nel citato d.lgs.,
dopo aver indicato nel lavoro subordinato a tempo indeterminato il
modello di riferimento nella gestione dei rapporti di lavoro, ha infatti
affrontato il tema del lavoro "flessibile" inteso come tale in relazione
alla durata della prestazione (part-time e lavoro intermittente o a
chiamata), alla durata del vincolo contrattuale (lavoro a termine), alla
presenza di un intermediario (lavoro in somministrazione), al contenuto
anche formativo dell'obbligo contrattuale (apprendistato), nonché
all'assenza di un vincolo contrattuale (lavoro accessorio). Per quanto
attiene allo svolgimento del rapporto, il legislatore delegato ha poi
introdotto un ulteriore incentivo indiretto alle assunzioni, innovando
profondamente la disciplina delle mansioni attraverso l'art.3 d.lgs. n.81
del 2015, con la riformulazione dell'art. 2103 cod. civ.
22. In effetti, le previsioni dell'art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015 vanno lette
23. È venuta meno, perciò, una normativa che, avendo previsto dei vincoli
e delle sanzioni, comportava delle garanzie per il lavoratore, mentre è
stata ripristinata una tipologia contrattuale più ampia che, come tale,
comporta il rischio di abusi. Pertanto, il legislatore, in una prospettiva
anti-elusiva, ha inteso limitare le possibili conseguenze negative,
prevedendo comunque l'applicazione della disciplina del rapporto di
lavoro subordinato a forme di collaborazione, continuativa e personale,
realizzate con l'ingerenza funzionale dell'organizzazione predisposta
unilateralmente da chi commissiona la prestazione. Quindi, dal 10
gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato
tutte le volte in cui la prestazione del collaboratore abbia carattere
esclusivamente personale e sia svolta in maniera continuativa nel
tempo e le modalità di esecuzione della prestazione, anche in relazione
ai tempi e al luogo di lavoro, siano organizzate dal committente.
25. In una prospettiva così delimitata non ha decisivo senso interrogarsi sul
se tali forme di collaborazione, così connotate e di volta in volta offerte
dalla realtà economica in rapida e costante evoluzione, siano collocabili
nel campo della subordinazione ovvero dell'autonomia, perché ciò che
conta è che per esse, in una terra di mezzo dai confini !abili,
l'ordinamento ha statuito espressamente l'applicazione delle norme sul
lavoro subordinato, disegnando una norma di disciplina.
28. Il secondo profilo della doglianza in esame invita proprio questa Corte,
invece, a adottare un'interpretazione restrittiva della norma in discorso.
34. Ciò posto, se è vero che la congiunzione «anche» potrebbe alludere alla
necessità che l'etero-organizzazione coinvolga tempi e modi della
prestazione, non ritiene tuttavia la Corte che dalla presenza nel testo
di tale congiunzione si debba far discendere tale inevitabile
conseguenza.
38. Detto questo, non ritiene la Corte che sia necessario inquadrare la
fattispecie litigiosa, come invece ha fatto la Corte di appello di Torino,
in un tertium genus, intermedio tra autonomia e subordinazione, con la
conseguente esigenza di selezionare la disciplina applicabile.
40. Del resto, la norma non contiene alcun criterio idoneo a selezionare la
disciplina applicabile, che non potrebbe essere affidata ex post alla
variabile interpretazione dei singoli giudici. In passato, quando il
legislatore ha voluto assimilare o equiparare situazioni diverse al lavoro
subordinato, ha precisato quali parti della disciplina della
subordinazione dovevano trovare applicazione. In effetti, la tecnica
dell'assimilazione o dell'equiparazione è stata più volte utilizzata dal
legislatore, ad esempio con l'art.2 del R.D. n. 1955 del 1923, con l'art.2
legge n.370 del 1934, e con l'art.1, comma 1, legge n. 1204 del 1971,
con cui il legislatore aveva disposto l'applicazione al socio di cooperativa
di alcuni istituti dettati per il lavoratore subordinato, nonché con l'art.
2 c.1 d.lgs. n. 626 del 1994 e l'art. 2, comma 1 lett. a), del d.lgs. n.81
del 2008 in tema di estensione delle norme a tutela della salute e della
sicurezza, e con l'art.64 del d.lgs. n. 151 del 2001, come
successivamente modificato, che ha disposto l'applicazione alle
lavoratrici iscritte alla Gestione Separata dell'INPS alcune tutele
previste per le lavoratrici subordinate.
43. Del resto la norma in scrutinio non vuole, e non potrebbe neanche,
introdurre alcuna limitazione rispetto al potere del giudice di qualificare
la fattispecie riguardo all'effettivo tipo contrattuale che emerge dalla
concreta attuazione della relazione negoziale, e, pertanto, non viene
meno la possibilità per lo stesso di accertare l'esistenza di un rapporto
di lavoro subordinato, secondo i criteri elaborati dalla giurisprudenza in
materia, trattandosi di un potere costituzionalmente necessario, alla
luce della regola di effettività della tutela (cfr. Corte cost. n. 115 del
1994) e funzionale, peraltro, a finalità di contrasto all'uso abusivo di
schermi contrattuali perseguite dal legislatore anche con la disposizione
esaminata (analogamente v. Cass. n. 2884 del 2012, sull'art. 86,
comma 2, del d.lgs. n. 276 del 2003, in tema di associazione in
partecipazione).
45. Con il secondo motivo, ai sensi dell'art. 360, primo comma, n. 3 cod.
proc. civ., la ricorrente deduce la violazione e/o la falsa applicazione
degli artt. 132 cod. proc. civ. e 118 disp. att. cod. proc. civ., in
correlazione con l'art. 111 della Costituzione. La motivazione sarebbe
caratterizzata da un contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili.
La sentenza sarebbe giunta alla sussunzione della fattispecie concreta
nell'art. 2 dopo aver descritto le modalità di espletamento della
prestazione da parte degli appellanti in termini tali (libertà di dare la
disponibilità ai turni, libertà di non presentarsi all'inizio del turno senza
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previa comunicazione e senza sanzione) da escludere alla radice l'etero-
organizzazione, come poi delineata e assunta a base della sussunzione.
46. Con il terzo motivo, proposto ai sensi dell'art. 360, primo comma, n. 3,
cod. proc. civ., la ricorrente deduce la violazione e/o la falsa
applicazione dell'art. 2 del d.lgs. n. 81 del 2015 in relazione al requisito
della etero-organizzazione. L'errore che nel secondo motivo si
rifletterebbe sulla motivazione è qui denunciato direttamente come di
errore di sussunzione e dunque come violazione di legge.
50. Come si è notato, gli stessi elementi vengono valorizzati come vizio di
sussunzione nella fattispecie disciplinata dall'art. 2, comma 1, d.lgs. n.
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81 come interpretato dalla Corte di appello, e quindi come violazione di
legge.
51. A parere della Corte le critiche mosse con le due doglianze in esame
non valgono a censurare efficacemente la sentenza impugnata, che ha
individuato l'organizzazione impressa ai tempi e al luogo di lavoro come
significativa di una specificazione ulteriore dell'obbligo di
coordinamento delle prestazioni, con l'imposizione di vincoli spaziali e
temporali emergenti dalla ricostruzione del regolamento contrattuale e
delle modalità di esecuzione delle prestazioni. In particolare, sotto il
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il che integra per l'appunto la etero-organizzazione che dà luogo
all'applicazione della disciplina del lavoro subordinato.
56. A conclusione della disamina dei primi tre motivi di ricorso deve
osservarsi che, pur non avendo questo Collegio condiviso l'opinione
della Corte territoriale quanto alla riconduzione dell'ipotesi prevista
dall'art. 2, comma 1, d.lgs. n. 81 del 2015 a un tertium genus,
intermedio tra la subordinazione ed il lavoro autonomo, e alla necessità
di selezionare le norme sulla subordinazione da applicare, il dispositivo
della sentenza impugnata deve considerarsi, per quanto detto,
conforme a diritto, per cui la stessa sentenza non è soggetta a
cassazione e la sua motivazione deve intendersi corretta in conformità
alla presente decisione, ai sensi dell'art. 384, ultimo comma, cod. proc.
civ., come richiesto dall'Ufficio del Procuratore Generale.
57. Non vi sono censure relative alle altre condizioni richieste per
l'applicabilità dell'art. 2, comma 1, d.lgs. n. 81 del 2015, cioè il
carattere esclusivamente personale della prestazione e il suo
svolgimento in maniera continuativa nel tempo.
64. Ai sensi dell'art. 13 comma 1 quater del D.P.R. n. 115 del 2002, deve
darsi atto della sussistenza dei presupposti processuali per il
versamento, da parte della società ricorrente, di un ulteriore importo a
titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma
del comma 1-bis dello stesso art. 13, se dovuto.
P.Q.M.