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21097
IMPOSTE E TASSE IN GENERE
Avviso di accertamento
Ingiunzione fiscale
Notificazione degli atti
Fatto Diritto P.Q.M.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TRIBUTARIA
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. ZOSO Liana Maria Teresa - Presidente -
Dott. BALSAMO Milena - rel. Consigliere -
Dott. RUSSO Rita - Consigliere -
Dott. MONDINI Antonio - Consigliere -
Dott. D'OVIDIO Paola - Consigliere -
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 28082-2016 proposto da:
SAN FRANCESCO SRL, elettivamente domiciliato in ROMA VIA NICOLO' TARTAGLIA 11, presso lo
studio dell'avvocato LUCA MARCOCCIA, che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato ROBERTO
FOLCHITTO;
- ricorrente - contro
COMUNE DI VITERBO, elettivamente domiciliato in ROMA 2019 VIA OSLAVIA 30, presso lo studio
dell'avvocato FABRIZIO GIZZI, rappresentato e difeso dall'avvocato PIETRO PORRI;
- controricorrente -
avverso la sentenza n. 1388/2016 della COMM.TRIB.REG. di ROMA, depositava il 16/03/2016;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 22/05/2019 dal Consigliere Dott. MILENA
BALSAMO. RILEVATO CHE:
1. Con sentenza n. 1388/20/2016, depositata il 16 marzo 2016 e non notificata, la Commissione Tributaria
Regionale del Lazio, accolto l'appello proposto dal Comune di Viterbo avverso la sentenza della Commissione
tributaria provinciale di Viterbo, affermava la legittimità degli atti impositivi (ingiunzioni fiscali), sul
presupposto che i prodromici avvisi di accertamento - asseritamente notificati a soggetto diverso dalla società
contribuente ovvero al legale rappresentante presso un indirizzo non corrispondente a quello anagrafico
- erano stati regolarmente notificati presso la sede dell'ente, anche se con l'indicazione di soggetti che,
all'epoca delle operazioni notificatorie degli atti impositivi, non erano i legali rappresentanti della società.
La società San Francesco s.r.l. ricorre sulla base di un solo motivo per la cassazione della sentenza
citata, illustrato con memorie depositate ai sensi dell'art. 380 bis c.p.c. Il Comune di Viterbo resiste con
controricorso.
CONSIDERATO CHE:
2. Preliminarmente deve essere divisata l'eccezione di inammissibilità del ricorso per cassazione proposto
oltre il termine semestrale di cui all'art. 327 c.p.c., decorrente dal deposito della sentenza impugnata. E'
pacifico in fatto che la sentenza impugnata non è stata notificata, sicchè il ricorso per cassazione poteva
essere proposto nel c.d. "termine lungo" di cui al D.Lgs. n. 546 del 1992, art. 62, e art. 327 c.p.c., come
modificato dalla L. n. 69 del 2009.
La sentenza della CTR del Lazio risulta depositata in data 16 marzo 2016 ed il ricorso per cassazione
notificato in data 9 dicembre 2016 mediante consegna all'ufficiale giudiziario che formalizzava la notifica
all'amministrazione comunale in data 12 dicembre 2016.
Il ricorso originario è stato introdotto nell'anno 2011; la riduzione a sei mesi del termine lungo di cui all'art.
327 c.p.c., dunque, è nella specie, applicabile, essendo il giudizio di primo grado iniziato successivamente
al 4 luglio 2009, data di entrata in vigore della modifica apportata al testo della predetta disposizione dalla
L. 18 giugno 2009, n. 69, art. 46, comma 17, (Cass. civ. n. 19959/2017; n. 18586/2018).
Va pertanto data continuità al principio secondo cui, in tema di impugnazioni, la modifica dell'art. 327 c.p.c.,
introdotta dalla L. n. 69 del 2009, che ha sostituito il termine di decadenza di sei mesi dalla pubblicazione
della sentenza all'originario termine annuale, è applicabile, ai sensi dell'art. 58, comma 1, della legge cit., ai
giudizi instaurati dopo la sua entrata in vigore e, quindi, dal 4 luglio 2009, restando irrilevante il momento
dell'instaurazione di una successiva fase o di un successivo grado di giudizio (Sez. n. 6007/2012; Cass. n.
19943/2014).
Va peraltro notato che, ai sensi del D.L. n. 132 del 2014, art. 16, comma 1, con effetto dal primo gennaio
2015, il periodo di sospensione feriale è stato fissato dal 1 al 31 agosto di ciascun anno, così riducendosi il
medesimo di giorni 15, immediatamente applicabile con decorrenza dall'anno 2015.
Al ricorso in esame deve sicuramente considerarsi applicabile il nuovo "termine " complessivo, come ridotto
dalla novella de qua, poichè il termine per impugnare scadeva oltre la prima sospensione feriale successiva
all'entrata in vigore della novella stessa, essendo la sentenza stata depositata il 16 marzo 2016 (Cass.
21674 /2017; n. 11758/2017) Ai fini della sua tempestività il ricorso in oggetto doveva dunque essere
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO R.G.N. 7990/2017 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE
TRIBUTARIA Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZOSO Liana Maria Teresa - Presidente - Dott.
BALSAMO Milena - rel. Consigliere - Dott. RUSSO Rita - Consigliere - Dott. MONDINI Antonio - Consigliere
- Dott. D'OVIDIO Paola - Consigliere - ha pronunciato la seguente: ORDINANZA sui ricorso 7990-2017
proposto da: AGRICOLA SAN FELICE SPA, elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEGLI SCIPIONI 94,
presso lo studio dell'avvocato GIOVANNA FIORE, che lo rappresenta e difende unitamente all'avvocato PIERO
CATELANI; - ricorrente - Contro COMUNE DI CASTELNUOVO BERARDENGA, elettivamente domiciliato in
ROMA PIAZZA SALLUSTIO 9, presso lo studio dell'avvocato GIANFRANCO PALERMO, rappresentato e difeso
dall'avvocato FABIO FINETTI; - controricorrente - avverso la sentenza n. 1647/2016 della COMM.TRIB.REG.
di FIRENZE, depositata il 28/09/2016; udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
22/05/2019 dal Consigliere Dott. MILENA BALSAMO; lette le conclusioni scritte del Pubblico Ministero in
persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. MARCELLO MATERA che ha chiesto l'accoglimento del
ricorso. RILEVATO CHE: 1.La società Agricola San Felice impugnava l'avviso di accertamento n. (OMISSIS)
del 14.07.2014, relativo ad Ici per l'annualità 2009, sostenendo che i fabbricati (abitativi e produttivi), da
quest'ultima posseduti, in quanto strumentali all'esercizio dell'attività agricola (vitivinicola) da essa svolta,
per i quali il Comune di Castelnuovo Berardenga intimava il pagamento dell'imposta comunale, dovevano
considerarsi esenti dall'imposta stessa. La CTP di Siena accoglieva il ricorso dichiarando l'illegittimità
dell'avviso di accertamento. Proposto appello avverso detta pronuncia, la C.T.R. della Toscana con sentenza
n. 1647/5/2016, depositata il 28.09.2018, accoglieva il gravame, sul rilievo che l'esenzione dall'imposta
comunale non poteva prescindere dalla classificazione catastale degli immobili, i quali erano stati annotati
in catasto in categoria diversa dalla D/10. Avverso detta pronuncia ricorreva, sulla base di quattro motivi,
la società contribuente. L'amministrazione comunale resisteva con controricorso. Entrambe le parti hanno
depositato, in prossimità dell'udienza, memorie difensive ex art. 380 bis c.p.c. Il P.G. ha concluso per
l'accoglimento del ricorso.
CHE: 2. Con il primo motivo, rubricato "la violazione e falsa applicazione del D.L. n. 537 del 1993, art. 9 e
della L. n. 662 del 1996, art. 23, nonchè del Decreto del ministero delle Finanze del 2 gennaio 1998, n. 28, ex
art. 360 c.p.c., n. 3)" parte ricorrente censura la sentenza della Commissione regionale, per avere escluso la
natura rurale del fabbricato accatastato nel fl. di mappa 83, part. 10 del Comune di Catelnuovo di Berardenga,
sulla base del mero censimento. In particolare, deduce la ricorrente che la Circolare dell'Agenzia del territorio
avrebbe chiarito il significato dell'art. 9 cit., comma ter, precisando che "sono rurali le abitazioni, non censite
in categoria A/1 e A/8 nè aventi le caratteristiche di lusso di cui al DM 2 agosto 1969, ancorchè censite in altre
categorie del gruppo "A". Inoltre, la L. n. 662 del 1996, art. 3, comma 156 - che aveva previsto la revisione dei
criteri di accatastamento dei fabbricati rurali previsti dall'art. 9 cit. - ha trovato applicazione nel regolamento
di cui alla Circolare dell'Agenzia del Territorio del 9 aprile 1998, secondo la quale per gli immobili aventi
destinazione agricola doveva istituirsi la cat. D/10; stabilendo che, "nelle more della pubblicazione del relativo
decreto, per eventuali casi di dichiarata urgenza, gli uffici erano autorizzati ad accettare denunce conformi
al suddetto indirizzo; in via transitoria, sui documenti di aggiornamento prodotti con dichiarazione Docfa
dovevano essere riportati la categoria D/1 nel campo specifico, nonchè la dicitura categoria parificata alla
D/10 e la sigla RR nel campo lotto; successivamente con procedura automatica, le unità acquisite nella banca
dati con le suddette modalità sarebbero state acquisite nelle categorie corrette". Allega altresì la contribuente
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso per quanto di ragione; cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito,
accoglie l'originario ricorso del contribuente, diretto ad ottenere l'esenzione dall'ICI - con riferimento
all'immobile individuato al fl. 83, part. 10 del Catasto del Comune di Castelnuovo Berardenga - limitatamente
al periodo successivo alla data di presentazione della dichiarazione Docfa del 2009; dichiara compensate le
spese dell'intero giudizio. Così deciso in Roma, il 22 maggio 2019. Depositato in Cancelleria il 7 agosto 2019