Pietro Rescigno
Estratto
Jovene Editore
2006
1.
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Limmediato precedente della riflessione dello studioso da cogliere nella pronuncia della Corte di Cassazione n. 2085 del 4 luglio
1953 sentenza che ha definitivamente orientato la soluzione della
controversia nota come sciagura di Superga, dal nome del luogo dove
si schiant laereo che trasportava lintera squadra di calcio Torino,
provocando la morte di tutti coloro, viaggiatori ed equipaggio, che si
trovavano a bordo del velivolo. Si pose allora la questione di stabilire
se il vettore, considerato responsabile del sinistro, fosse tenuto al risarcimento dei danni, oltre che nei confronti degli aventi causa dai
viaggiatori rimasti uccisi, anche nei confronti dei terzi che a loro volta
avevano risentito un danno per effetto della morte di quelli. Il terzo
in questione era lAssociazione calcio Torino che aveva proposto
azione di responsabilit extracontrattuale per la lesione dei diritti relativi vantati nei confronti dei calciatori e consistenti nel diritto a
prestazioni per loro natura infungibili e pertanto non pi ottenibili
dal debitore di cui sia stata colposamente cagionata la morte2 dal
terzo.
La Cassazione, confermando il giudizio della Corte dAppello
che aveva negato il risarcimento della lesione del credito da parte del
terzo, aveva posto laccento sullassenza del nesso di causalit immediato e diretto tra danno e fatto lesivo conformemente alla regola
restrittiva contenuta nellart. 1223 c.c., richiamata in materia di risarcimento di danni da fatto illecito nellart. 2056 c.c. Nel nostro caso,
infatti, la lesione del diritto di credito sarebbe stata conseguenza della
lesione del diritto assoluto allintegrit personale, che sul primo prevalente e preminente.
Non che in assoluto non fosse ammessa la configurabilit teorica
del risarcimento del credito: basti pensare ad alcune precedenti pronunce della stessa Corte che avevano, in un caso3, riconosciuto la tutela del diritto agli alimenti, quale diritto che era cos intimamente
collegato con la vita di chi tenuto a prestarli, da doversi il diritto
stretto da giustificare una profonda compenetrazione dei due concetti; e non senza
significato che la rilevanza attribuita alle lesioni personali si accompagnasse a concessioni del diritto sul proprio corpo sostanzialmente riportate alla nozione di propriet.
2 Cass. 4 luglio 1953 n. 2085, in Foro it., 1953, I, 1087 ss.
3 Cass. 19 luglio 1935 n. 2840, in Ann. dir. comp. e st. legisl., 1935, XIII.1, 49 ss.
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4 Cfr.
5 Cass.
305-306.
6 Cfr. Cass. 4 luglio 1953 n. 2085, cit.
7 F. D. BUSNELLI, La lesione del credito da parte di terzi, Milano, 1964, 3 ss., spec.
34 ss., 47 s. Sviluppando alcuni spunti gi presenti in A. FALZEA, Lofferta reale e la liberazione coattiva del debitore, Milano, 1947, 5 ss., la. fissa una distinzione tra
aspetto (potenzialmente) dinamico e aspetto statico del diritto di credito, e in genere
di ogni diritto soggettivo. Mentre il primo corrisponderebbe alla pretesa che il creditore vanta nei confronti del debitore alladempimento della prestazione e che si
esaurisce allinterno del rapporto obbligatorio, il secondo profilo si incentrerebbe
nellinteresse a che il credito appartenga, in termini di valore da conservare e realizzare, alla sfera giuridica del creditore, acquistando cos con una rilevanza giuridica
erga omnes. Verrebbe cos ad aprirsi la strada alla tutela extracontrattuale del credito
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nerale, il principio della tutela del credito leso da un terzo, che continua per a essere riconosciuto solo se si provi il nesso tra immediatezza del danno e criterio dellinsostituibilit del debitore: il danno
causato al creditore dalla morte del debitore recita la massima
configurabile come conseguenza diretta e immediata dellevento che
ha causato la morte solo se, trattandosi di obbligazioni di fare, vi insostituibilit della persona del debitore, nel senso che non sia possibile al creditore procurarsi, se non a condizioni pi onerose, prestazioni uguali o equipollenti12.
La giurisprudenza, di certo, non rimasta insensibile alle sollecitazioni della dottrina13, tant che ha generalizzato la risarcibilit della
lesione del credito, ma va detto il percorso argomentativo appare
del tutto originale. La sentenza, infatti, conserva il medesimo nesso
tra logica dellimmediatezza del danno e criterio dellinsostituibilit
della persona del debitore gi fissato, sia pure in via di eccezione,
nella sentenza Superga e messo in crisi da Busnelli che ne aveva rilevato lintrinseco limite a una reale tutela della lesione del credito.
Ma c di pi. Un simile orientamento giurisprudenziale viene
confermato nella non meno nota sentenza Pasta Puddu, immediatamente successiva a quella Meroni, e da questultima pesantemente
condizionata14 soprattutto alla luce del diverso inquadramento dog-
12 Cass.
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diatezza del danno e infungibilit della prestazione dal quale dipendeva la risarcibilit del danno. Lindagine, a questo punto, si focalizzata sullaccertamento della derivazione immediata e diretta del pregiudizio dallazione illecita del terzo e nella determinazione dellentit
del danno concretamente risarcibile.
2.
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lenta ma inesorabile vicenda di erosione del dogma della tutela extracontrattuale dei soli diritti assoluti, trattandosi di una lesione patrimoniale disancorata da qualsiasi lesione, sia pure indiretta, alla propriet o allintegrit fisica31.
Il dibattito sulla tutela aquiliana di questo tipo di danno tuttora aperto e si colloca allinterno della pi generale discussione circa
la concezione tipica o atipica dellillecito. Pur non mancando tentativi
di contrattualizzazione della lesione32 che rinviano a una costruzione tipica del danno ingiusto, concepito come lesione di situazioni
giuridiche previamente riconosciute dallordinamento33 chi ha percorso la strada della responsabilit extracontrattuale ravvisando nel
danno ingiusto una clausola generale posta a tutela di ogni interesse
giuridicamente rilevante, ha concluso per il ricorso ai principi della
causalit adeguata per delimitare larea del danno risarcibile34.
Non solo. In questa chiave va letto anche il recentissimo orientamento dottrinario e giurisprudenziale ad ampliare i confini codicistici dellart. 2059 c.c. in materia di danno non patrimoniale, con lintento di assicurare una tutela ai valori della persona costituzionalmente garantiti35. Considerata la naturale tendenza al moltiplicarsi
dei diritti della personalit di cui si richiede la tutela ex art. 2059 c.c.,
il problema anche in questmbito consiste nellindividuazione di criteri che possano evitare la sovrapposizione di istanze risarcitorie. E
tutto ci contribuisce come appare evidente a rendere ancora pi
pressante lesigenza di definire larea del danno ingiusto36.
31 Penso
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3.
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II.
LE PREMESSE NEL DIRITTO ROMANO: CRITICA DEL DOGMA
DELLA TUTELA AQUILIANA DEI SOLI DIRITTI ASSOLUTI
4.
opinione comune in dottrina45 che la legge Aquilia tuteli essenzialmente la sfera proprietaria. fuor di dubbio che il primo e il
terzo capitolo della lex riguardino il danno materiale subto dal dominus per luccisione o il ferimento dello schiavo o del capo di bestiame,
e per la distruzione di beni mobili46. altrettanto certo, per, che la
riflessione dei giuristi, antichi e moderni, non si sia adeguatamente
soffermata sulla portata del secondo capitolo della legge47 che riAufstze aus den Jahrbchern fr die Dogmatik des heutigen rmischen und deutschen
Privatrechts, III, Jena, 1886, 358 ss., in tema di estensione ai titolari di diritti relativi
della tutela contro i terzi, riservata tradizionalmente ai titolari di diritti assoluti. Per
la. questa sarebbe una conquista di civilt nella progressiva evoluzione del diritto
romano. Cos anche BUSNELLI, La lesione del credito, cit., VIII. Ma non lunica traccia di una simile concezione. ALPA, Il problema della atipicit dellillecito, cit., 178,
ravvisa nellemersione della figura di danno da diffusione di informazioni economiche una conferma alla definizione di quel trend storico in base al quale larea dellillecito, un tempo circoscritta alla difesa dei valori della propriet (e successivamente della persona) si viene via via estendendo fino a ricomprendere figure connesse con lo svolgimento di attivit commerciali e industriali, che riflettono, in
modo assai evidente, il mutamento dei rapporti economici che si manifesta in molti
paesi europei allinzio del secolo.
45 E non mi riferisco soltanto alla dottrina civilistica. Questultima lavora su un
pregiudizio che la stessa romanistica ha contribuito ad alimentare, enfatizzando il
ruolo dellazione aquiliana diretta concessa al proprietario per la distruzione delle
proprie res, attraverso la marginalizzazione dei rimedi che hanno contribuito a
estendere, sin dallet classica, lmbito di risarcimento del danno aquiliano.
46 Gai. 7 ad ed. prov. D. 9, 2, 2 pr.: lege Aquilia capite primo cavetur: ut qui servum servamve alienum alienamve quadrupedem vel pecudem iniuria occiderit, quanti
id in eo anno plurimi fuit, tantum aes dare domino damnas esto; Ulp. 18 ad ed. D. 9,
2, 27, 5: tertio autem capite ait eadem lex Aquilia: ceterarum rerum praeter hominem
et pecudem occisos si quis alteri damnum faxit, quod usserit fregerit ruperit iniuria,
quanti ea res erit in diebus triginta proximis, tantum aes domino dare damnas esto. Per
il contenuto e lesegesi del I e III caput della norma mi permetto di rinviare al mio
Iniuria cum damno. Antigiuridicit e colpevolezza nella storia del danno aquiliano,
Milano, 2002, 167 ss.
47 Gai. 3, 215: capite secundo <adversus> adstipulatorem, qui pecuniam in fraudem stipulatoris acceptam fecerit, quanti ea res est, tanti actio constituitur.
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La definizione giurisprudenziale dellmbito di applicazione dellactio in factum legis Aquiliae a tutela del danno al patrimonio.
5.1. Un danno al patrimonio senza la distruzione della res. I requisiti dellactio in factum vengono fissati in un passaggio delle Istituzioni imperiali:
I. 4, 3, 16 (in fine): Sed si non corpore damnum fuerit datum
neque corpus laesum fuerit, sed alio modo damnum alicui contigit,
con riferimento a quanto statuito nella legge (rinvio, per tutti, alla voce caveo, in
Thesaurus linguae Latinae, III, Lipsiae, 1906-1912, 638 s.).
58 Esplicite, rispetto al nostro caso, le seguenti testimonianze: Pomp. 39 ad Q.
Muc. D. 19, 5, 11: quia actionum non plenus numerus esset, ideo plerumque actiones in
factum desiderantur. sed et eas actiones, quae legibus proditae sunt, si lex iusta ac necessaria sit, supplet praetor in eo quod legi deest: quod facit in lege Aquilia reddendo actiones in factum accommodatas legi Aquiliae, idque utilitas eius legis exigi; e Paul. 2 ad
Plaut. D. 9, 2, 33, 1: in damnis, quae lege Aquilia non tenentur, in factum datur actio.
Sulla problematica, si veda B. ALBANESE, Studi sulla legge Aquilia, I, in Ann. Palermo, XXI, 1950, 5 ss.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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cum non sufficit neque directa neque utilis Aquilia, placuit eum
qui obnoxius fuerit in factum actione teneri: veluti si quis, misericordia ductus, alienum servum compendium solverit, ut fugeret.
La definizione in negativo e poggia da un lato sul confronto
con lazione diretta e dallaltro con quella utile59. Questultima azione
viene accordata generalmente nei casi in cui il danno non sia derivato
da una condotta immediatamente lesiva occidere ma sia frutto di
un comportamento indiretto del responsabile causam mortis praestare e nelle ipotesi di estensione della legittimazione processuale sia
attiva che passiva60.
Lactio in factum pertanto viene concessa in assenza di un damnum corpore corpori datum o di altro danno tutelato in via utile, come
ad es. quando qualcuno, spinto da compassione, libera uno schiavo
(altrui), sciogliendo i vincoli che lo legano e lasciandolo fuggire. Lesempio, pi della definizione, appare illuminante: il danno arrecato al
dominus dalla liberazione del suo schiavo non presuppone luccisione
dello schiavo, ma comporta semplicemente la sua perdita allinterno
del patrimonio del padrone. In altri termini, lactio in factum lazione riservata al danno causato al patrimonio di un terzo, senza che
loggetto diretto della condotta lesiva sia danneggiato.
59 Va detto che la netta distinzione che le Istituzioni imperiali fissano tra le actiones in factum e quelle utiles (cf. I. 4.3.16) non trova perfetta corrispondenza nelle
testimonianze dei giuristi pregiustinianei. Di qui i molteplici tentativi della romanistica di tracciare la storia dei due tipi di azioni, sfociata nella contrapposizione giustinianea, procedendo a operazioni di adattamento dellunico criterio teorizzato
(quello imperiale) sulle fonti classiche. Lipotesi che ha riscosso maggiori consensi
quella avanzata da O. LENEL, Das Edictum Perpetuum3, Leipzig, 1927, 203 ss. Lo studioso ritiene che lactio in factum fosse decretale e che fosse contrapposta allactio
utilis, la quale a sua volta poteva essere concepta in factum o ficticia o con trasposizione di soggetti. A fronte di una costante promiscuit terminologica nelle testimonianze classiche, le Istituzioni giustinianee avrebbero, invece, fissato una differenziazione sostanziale: lactio utilis sarebbe stata concessa nei casi in cui il danno era stato
prodotto in concreto soltanto corpori e non corpore, lactio in factum in assenza di
entrambi i requisiti. Per i termini del dibattito dottrinale successivo che ha, per un
verso, accolto in linea di massima una simile impostazione, per un altro, ha assunto
posizioni autonome e critiche rispetto a Lenel, mi permetto di rinviare a M. F. CURSI,
Dal danno aquiliano al danno extracontrattuale: le radici romanistiche, in corso di
pubblicazione.
60 Cos LENEL, Das Edictum Perpetuum3, cit., 203.
42
una parte della dottrina abbia avanzato ipotesi circa lorientamento di Labeone sullapplicazione dellactio de dolo nel caso specifico, non mi sembra che le diverse soluzioni poggino su dati significativi: A. PERNICE, Labeo. Rmisches Privatrecht im ersten Jahrhunderte der Kaiserzeit, II.12, Halle, 1895, 211, ritiene
che Labeone fosse contrario allazione di dolo, ma senza motivare il dissenso del giurista; diversamente B. ALBANESE, La nozione del furtum fino a Nerazio, in Ann. Palermo, XXIII, 1953, 98, pensa a un orientamento favorevole di Labeone, sulla base
del generale atteggiamento del giurista circa la concessione dellactio de dolo, non
soltanto nellipotesi in cui non si avesse altra azione, ma anche in quella nella quale
si dubitasse dellesistenza del rimedio specifico (cfr. Ulp. 11 ad ed. D. 4, 3, 7). Non
questo, per, il nostro caso: qui Labeone dubita dellapplicabilit dellactio de dolo e
non sappiamo quali fossero i motivi del dubbio. Anche A. WATSON, Actio de dolo and
actiones in factum, in ZSS, LXXVIII, 1961, 393 s., inserendo il parere di Labeone
allinterno della tendenza del giurista a estendere lapplicazione dellazione di dolo al
di fuori della frode negoziale, pensa che Labeone fosse favorevole allesperimento
dellactio de dolo. Il parere dissenziente di Quinto sarebbe da ricollegare allopposto
tentativo di restringere la sfera di applicazione dellazione, mentre Ulpiano avrebbe
condiviso questultima soluzione per ragioni esclusivamente morali, legate al riferimento alla condotta misericordiosa. Cos G. MACCORMACK, Aquilian Studies, in
SDHI, XLI, 1975, 33 s.; ID., Dolus in the law of the early classical period, in SDHI,
LII, 1986, 242, ma senza argomenti circa lestensione della nozione di dolus oltre i limiti della definizione labeoniana di D. 4, 3, 1, 2. Da ultimo, pi correttamente, nega
la possibilit di definire la risposta fornita da Labeone, A. D. MANFREDINI, Misericordia ductus, in RIDA, XXXIX, 1992, 207 e nt. 10 s.
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in assenza di qualsiasi altra azione pi pertinente , che doveva mancare un rimedio tipico e che il dibattito giurisprudenziale era ancora aperto62. Questa impressione trova conferma nella pi articolata
soluzione avanzata da Quinto giurista di difficile identificazione,
ma comunque successivo a Labeone63 , il quale, nel riprendere il
dubbio labeoniano (apud eum notans)64, propone di scegliere tra actio
furti, se non si agito con misericordia65, e actio in factum (aqui62 Cfr. U. VON LBTOW, Die bei Befreiung eines gefesselten Sklaven eingreifende
actio, in Mlanges P. Meylan, I, Lausanne, 1963, 211 ss., sulla tarda affermazione dellactio in factum quanto alla tutela di un danno non necessariamente materiale del
patrimonio del dominus.
63 C. ARN, Actio in factum accomodata legi Aquiliae, in Studi per il XIV centenario delle Pandette, Pavia, 1933, 34 ss., identifica il Quinto richiamato nella testimonianza con Quinto Mucio Scevola, ritenendo corrotto linciso nel quale si lega
lintervento di Quinto al commento dellopera di Labeone. Difende il riferimento a
un giurista precedente a Labeone, lALBANESE, La nozione del furtum, cit., 107 ss., il
quale, portando lattenzione sul fatto che la costruzione dellapud e laccusativo pu
essere usata per indicare lopinione citata presso un altro giurista non necessariamente precedente a quello il cui parere viene richiamato nel testo, ma anche successivo, ritiene che Labeone avesse annotato il lavoro di un giurista, non meglio identificato, che avrebbe opinato per lactio furti. Pur escludendo per ragioni formali lidentificazione con Q. Mucio Scevola, lAlbanese ricostruisce il rapporto tra i due
giuristi, evidenziandone il disaccordo sostanziale che avrebbe indotto Labeone a ritenere applicabile lactio de dolo, in luogo dellactio furti. A prescindere dalla difficolt di interpretare coerentemente, nella ricostruzione di Albanese, i nessi sintattici
della porzione di frammento relativa allannotazione che pongono Quinto come
soggetto della glossa a Labeone, e non il contrario (cfr. MACCORMACK, Aquilian Studies, cit., 33 s. e nt. 59), lo stesso a. pone in crisi la propria ipotesi, vedendosi costretto a supporre il rimaneggiamento del passo che, per ragioni sostanziali, non pu
testimoniare, nel periodo precedente a Labeone, lapplicazione dellactio in factum.
Per questi motivi, sintattici e formali, appare preferibile rivolgersi allipotesi di chi
ravvisa in Quinto o Q. Saturnino come suggerisce W. KUNKEL, Herkunft und soziale
Stellung der rmischen Juristen2, Graz-Wien-Kln, 1967, 181 nt. 321 o Q. Cervidio
Scevola secondo lalternativa indicata da P. KRGER, Geschicthe der Quellen und Litteratur des Rmischen Rechts2, Mnchen-Leipzig, 1912, 157 nt. 24 e 200; possibilista
su Cervidio Scevola, G. VALDITARA, Superamento dellaestimatio rei nella valutazione
del danno aquiliano ed estensione della tutela ai non domini, Milano, 1992, 144 nt.
400. Pi netto CORBINO, Il danno qualificato, cit., 185, per il quale non vi sarebbero
elementi per qualificare il Quinto richiamato nel passo.
64 Cfr. nt. precedente sul soggetto dellannotazione.
65 Sulla nozione di misericordia e sulla sua incidenza nella soluzione fornita da
Quinto, rinvio a MANFREDINI, Misericordia ductus, cit., 209 ss. Si veda anche A.
WACKE, Sul concetto di dolus nellactio de dolo, in Iura, XXVIII, 1977, 38 s., sulla
44
liana66), se lo schiavo stato liberato per compassione67. La misericordia funziona, dunque, da criterio discretivo tra lazione di furto e
quella in factum. La nozione compare in positivo a qualificare il motivo della condotta dannosa sanzionata con lactio in factum legis
Aquiliae; mentre richiamata solo in termini negativi rispetto allazione di furto. La logica quella che si ritrova nelle Istituzioni imperiali ove solo lactio in factum, al confronto con lazione aquiliana diretta, si lega alla misericordia68. Il criterio, per, non appare uniformemente accolto dalla giurisprudenza. Ne offre testimonianza un
passo di Ulpiano nel quale viene riportato di nuovo il pensiero di Labeone:
Ulp. 37 ad ed. D. 47, 2, 50, 4: Cum eo, qui pannum rubrum
ostendit fugavitque pecus, ut in fures incideret, si quidem dolo malo
fecit, furti actio est: sed et si non furti faciendi causa hoc fecit, non
debet impunitus esse lusus tam perniciosus: idcirco Labeo (fr. 378
Lenel) scribit in factum dandam actionem.
La fattispecie riguarda ancora una volta un problema di azioni69:
in particolare, lazione concessa contro chi, mostrando un panno
componente etica dellillecito doloso che impone nei confronti dello schiavo di rispettare i comandamenti della humanitas secondo lo ius naturale.
66 Mi pare ormai superata la perplessit di una parte della dottrina, soprattutto
pi risalente, circa la riferibilit dellactio in factum richiamata da Quinto alla lex
Aquilia (cfr. PERNICE, Labeo, II.12, cit., 227 nt. 1). Il dibattito giurisprudenziale successivo e la sistemazione giustinianea consentono di ancorare stabilmente il rimedio
alla risoluzione delle problematiche relative alla lex Aquilia. Si veda in questo senso,
con valide argomentazioni ispirate a logiche di sistema, ALBANESE, Studi sulla legge
Aquilia, I, cit., 85 ss.; ID., La nozione del furtum, cit., 110 ss.; MACCORMACK, Aquilian
Studies, cit., 30 s. e nt. 50; MANFREDINI, Misericordia ductus, cit., 208 e nt. 11.
67 Si allinea a questo criterio la soluzione di Sabino, richiamata da Gellio (Gell.
11, 18, 14), circa la configurazione di un furto nellipotesi di chi abbia favorito la
fuga di uno schiavo, sventolando la toga allo scopo di impedire al padrone di vedere.
68 Non mi sembra convincente il ruolo della misericordia che MANFREDINI, Misericordia ductus, cit., 219, delinea nel nostro caso, quale attenuante funzionale a evitare linfamia derivante dallactio de dolo, attraverso lactio in factum. Una simile
configurazione mi pare calibrare il ruolo della misericordia in funzione del dolo e,
in corrispondenza, creare un rapporto tra lactio in factum legis Aquiliae e lactio de
dolo che passa per un criterio di residualit che perde il suo carattere generale perch adattato al caso concreto.
69 Lascio da parte i problemi di genuinit del frammento sostanzialmente su-
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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animali frutto di una leggerezza e non di un sentimento di compassione nei confronti degli stessi , ma lunico elemento che pare rilevare il dolo specifico del furto.
Nonostante loscillazione del parametro della distinzione,
lalternativa tra lactio furti e lactio in factum a fissarsi nella discussione della giurisprudenza successiva. Ne prova un lungo frammento di Proculo72:
Proc. 2 epist. D. 41, 1, 55: In laqueum, quem venandi causa
posueras, aper incidit: cum eo haereret, exemptum eum abstuli:
num tibi videor tuum aprum abstulisse? et si tuum putas fuisse, si
solutum eum in silvam dimississem, eo casu tuus esse desisset an
maneret? et quam actionem mecum haberes, si desisset tuus esse,
num in factum dari oporteret, quaero sin autem aprum meum
ferum in suam naturalem laxitatem dimississes et eo facto meus
esse desisset, actionem mihi in factum dari oportere, veluti responsum est, cum quidam poculum alterius ex nave eiecisset.
Un cinghiale caduto nella trappola che qualcuno ha attrezzato
al fine di cacciarlo: mentre si trovava imprigionato, qualcun altro lo
ha liberato e lo ha portato via: si potr dire che il cinghiale sia stato
rubato? Questa la fattispecie da cui nasce il primo quesito circa il
furto dellanimale cui si aggiunge, immediatamente di seguito, la questione riguardante il rimedio da esperire nellipotesi in cui il cinghiale
sia stato semplicemente rimesso in libert senza che chi lo abbia liberato se ne sia impossessato. Con una soluzione piuttosto sbrigativa
circa il fatto che il cinghiale si in meam potestatem pervenit, meus factus sit73 e, quindi, dando per scontata la propriet dellanimale da
parte del cacciatore, il giurista ritiene che se un terzo abbia rimesso
72 Sulla
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
47
nella naturale libert il cinghiale, privandone il proprietario della disponibilit, debba applicarsi lactio in factum. La scelta di una simile
soluzione viene rafforzata dallanalogo rimedio concesso a chi getti
una tazza altrui da una nave.
Manca ogni riferimento espresso al criterio che porta il giurista
a preferire lactio in factum, anche se lassenza dellintento furtivo,
suggerita dal confronto con lapprensione del cinghiale nella parte
iniziale del passo, basta a giustificare la diversa soluzione. Per rafforzare la sua soluzione, Proculo usa largomento analogico, richiamando evidentemente un precedente ormai consolidato: il caso di chi
abbia gettato in mare una res altrui. Nonostante i dubbi sollevati da
una parte della dottrina circa la congruit del rapporto di simiglianza
instaurato tra le due fattispecie74, a me sembra che la posizione di
Proculo si inserisca coerentemente allinterno di un orientamento che
ravvisa nella lesione al patrimonio altrui, pure in mancanza della distruzione della cosa, il tratto dellactio in factum aquiliana.
Lesempio che Proculo richiama trova, per la verit, diverse attestazioni nella giurisprudenza romana a lui precedente o contemporanea: se Alfeno75 concede senza dubbio lactio in factum al proprietario
di un anello, nel caso in cui qualcuno ne provochi la caduta nel Tevere
senza distruggerlo76; rispetto a un caso analogo, Sabino, invece, lascia
trasparire qualche perplessit:
Ulp. 18 ad ed. D. 9, 2, 27, 21: Si quis de manu mihi nummos
excusserit, Sabinus (fr. 53 Lenel) existimat damni iniuriae esse
actionem, si ita perierint, ne ad aliquem pervenirent, puta si in
flumen vel in mare vel in cloacam ceciderunt: quod si ad aliquem
pervenerunt, ope consilio furtum factum agendum, quod et antiquis placuit. Idem etiam in factum dari posse actionem ait.
74 Si
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a HUVELIN, tudes sur le furtum, cit., 392 ss.; ALBANESE, La nozione del
furtum, cit., 164 ss.; G. MACCORMACK, Ope consilio furtum factum, in TR, LI,
1983, 271 ss., per linterpretazione della nozione di furtum ope consilio factum.
78 Non mi sembra condivisibile la lettura di P. FERRETTI, Complicit e furto nel
diritto romano, Milano, 2005, 21 ss., il quale ritiene che la locuzione quod et antiquis
placuit si riferisca allapprovazione degli antichi circa lapplicazione della disciplina
del furto e della relativa azione rispetto alle due situazioni considerate nel passo:
quelle che Sabino distingue in danneggiamento aquiliano e in furto ope consilio (cos
gi MACCORMACK, Aquilian Studies, cit., 31 nt. 51). E questo sulla base dellidea che
i giuristi preclassici concepissero una nozione cos lata di furto da ricomprendervi
ogni condotta che avesse causato al titolare la perdita di un bene .... A me sembra
che dal passo non possa ricavarsi nulla di certo. possibile che lapprovazione dei
veteres non si riferisse soltanto al furto, ma anche al damnum aquiliano e alla relativa azione, sulla cui portata gi Alfeno e Labeone si era interrogati. E proprio per
questo non mi sentirei di escludere che, rispetto allactio legis Aquiliae, la giurisprudenza anche pi antica fosse arrivata a distinguere in casi particolarmente
dubbi, come quello di perdita di monete o altri oggetti che, non a caso, apriranno
la problematica dellactio in factum legis Aquiliae le ipotesi di danno da quelle di
furto.
79 Anche se ALBANESE, Studi sulla legge Aquilia, I, cit., 50 ss.; ID., La nozione del
furtum, cit., 161, ritiene che la concessione dellazione diretta sia interpolata, perch
in contraddizione con il regime della tutela aquiliana che non prevede lesperibilit
dellactio legis Aquiliae nei casi in cui non ricorreva la materiale lesione o distruzione
delloggetto altrui.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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50
considerato lo stato di necessit che lo ha spinto a una simile condotta. Qualora, invece, lo abbia fatto senza ragione, trover applicazione lactio in factum; se lo abbia fatto con intento doloso, sar tenuto con lactio de dolo.
Nonostante i dubbi manifestati sulla genuinit della testimonianza84, gli argomenti della dottrina non appaiono decisivi: il che
porta a dar credito a una distinzione che pone lactio de dolo fondata su un dolo che diverge dallintento lucrativo proprio del furto:
ipotesi che qui non viene presa in considerazione, anche se il testo
estratto dal libro 41 del commento ulpianeo relativo al furto85 in alternativa allactio in factum.
A ben vedere, per, la distinzione tra le due azioni che Ulpiano
aggancia allelemento soggettivo lascia emergere pi di un motivo di
riflessione. Non c dubbio che il sine causa che comporta lapplicazione dellactio in factum rinvii alla mancanza dello stato di necessit che giustifica il comportamento di chi getta in mare la merce altrui per salvare la propria. In assenza di questa necessit, non v motivo di escludere che la condotta possa realizzarsi anche dolosamente,
determinando cos una sovrapposizione allactio de dolo. Ma non basta. Il vero problema dato dal fatto che lazione di dolo unazione
residuale che, nellipotesi di concorrenza con lactio in factum, perderebbe la sua stessa ragione dessere.
Senza entrare nel merito dei complessi rapporti tra actio in factum legis Aquiliae e actio de dolo, in questa sede mi limiter a osservare che la testimonianza non isolata: in numerosi frammenti troviamo richiamate le due azioni, generalmente poste in concorso tra
loro, al centro del dibattito sul criterio discretivo al quale ancorare la
scelta del pretore nel concedere il rimedio.
Indipendentemente dalla soluzione al problema del rapporto tra
le due azioni che coinvolge prospettive di indagine ben pi ampie ,
dallincertezza giurisprudenziale emerge un ricco strumentario pro84 Cfr. F. EISELE, Beitrge zur Erkenntniss der Digesteninterpolationen, in ZSS,
XVIII, 1897, 22 s., il quale ritiene interpolato il richiamo allactio de dolo; F. DE MARTINO, Lex Rhodia. Note di diritto romano marittimo, in RDN, 1938, 182 ss. Contra
ALBANESE, Studi sulla legge Aquilia, I, cit., 72 ss.
85 Cfr. LENEL, fr. 2867. Losservazione di PERNICE, Labeo, II.12, cit., 72 s.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
51
52
mischiare qualcosa a una res, senza che ne muti la sostanza, rendendone per difficile lindividuazione.
In questultimo caso, non solo siamo di fronte a un tipo di
danno, come si detto, meramente patrimoniale87 il pregiudizio infatti, come specifica Ulpiano, non si sostanzia n nella distruzione n
nella corruzione della cosa88 , ma, rispetto al colono, il pregiudizio
patrimoniale che lo stesso ha risentito riguarda il credito che egli
vanta in ragione del rapporto di locazione89.
Ancora di recente, questultima interpretazione stata posta in
discussione90 sulla base del fatto che la fattispecie concreta riportata
nel frammento riguarderebbe non le messi da raccogliere, ma le messi
gi tagliate. In questo caso, i frutti separati dal suolo apparterranno al
colono, se gi percepti, al dominus, se non lo sono ancora. E cos, la
prospettazione della duplice possibilit di esperire lazione, sia da
parte del colonus, che del dominus, rifletterebbe rigidamente lalternativa proprietaria sottostante.
Ora, prescindendo dalla considerazione che la valenza del termine seges nelle fonti giuridiche non limitata al raccolto, ma risulta
comprensiva anche del significato di messe ancora radicata al suolo91,
87 Il danno, in questo caso, doveva intendersi come un evidente dispendio di
tempo e di energia, come sottolinea P. CERAMI, La concezione celsina del ius. Presupposti culturali e implicazioni metodologiche. I. Linterpretazione degli atti autoritativi,
in Ann. Palermo, XXXVIII, 1985, 130.
88 Il riferimento al corrumpere, quale attivit che avrebbe giustificato lesperimento dellazione aquiliana, gi frutto dellestensione giurisprudenziale che Ulpiano (Ulp. 18 ad ed. D. 9, 2, 27, 13) fa risalire ai veteres delloriginario valore dei
verba legis: nel nostro caso rumpere contenuto nel terzo caput della legge Aquilia.
89 Il frammento richiamato da BUSNELLI, La lesione del credito, cit., VIII nt. 13,
tra quelli che testimonierebbero unapertura della tutela aquiliana dal diritto di propriet ai diritti di credito; cos anche G. VALDITARA, Dalla lex Aquilia allart. 2043 del
codice civile, in AA.VV., Diritto romano e terzo millennio. Radici e prospettive dellesperienza giuridica contemporanea (Atti Copanello 2000), Napoli, 2004, 206.
90 Da CORBINO, Il danno qualificato, cit., 162, anche se la tesi non nuova: cfr.
infra, nt. 93.
91 Cfr. Ulp. 18 ad ed. D. 9, 2, 27, 25; Paul. 22 ad ed. D. 9, 2, 30, 3; Ulp. 32 ad ed.
D. 19, 2, 15, 2; Iul. 7 dig. D. 22, 1, 25, 1; Ulp. 81 ad ed. D. 39, 2, 24, 9. Decisamente
orientato nel senso della messe gi raccolta, A. DI PORTO, La tutela della salubritas fra
editto e giurisprudenza. Il ruolo di Labeone. I. Acque, in BIDR, XCI, 1988, 495 ss. e
nt. 117; contra L. CAPOGROSSI COLOGNESI, Ai margini della propriet fondiaria2, Roma,
1996, 82 ss.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
53
e riflettendo, poi, sul fatto che i requisiti della tutela interdittale (interdetto quod vi aut clam), accordata alternativamente allazione
aquiliana, presuppongono generalmente un danno al suolo o a opera
in solo92, a me sembra preferibile lopinione tradizionale che ravvisa
nella fattispecie un danno arrecato alla messe radicata al suolo e, dunque, un danno al diritto di credito vantato dal conduttore93. Lipotesi
che ravvisa nelle messi tagliate loggetto della condotta lesiva si scontra infatti anche con un altro dato offerto dalla fonte: limpegno del
colono a che amplius non agi, al fine di evitare lulteriore iniziativa del
proprietario, testimonia evidentemente la libert di questultimo di
agire, indipendentemente dalla rigida ripartizione della legittimazione attiva sulla base di logiche proprietarie che si vorrebbero rigorosamente distinte.
Ma ancora di pi mi spinge in questultima direzione una considerazione di carattere generale: ovverosia il rapporto obbligatorio tra
dominus e colono disciplinato dal contratto di locazione94. , infatti, a
92 Cfr.
54
tutela delluti frui che vanta il conduttore nei confronti del dominus95,
a prescindere dal fatto che le messi siano state raccolte o meno, che
viene concessa lactio in factum, sulla base delle caratteristiche concrete del danno96.
Proseguendo nella disamina delle fonti, a me sembra che emergano, ancora, due ipotesi di tutela aquiliana del credito che si affiancano alloriginaria previsione del secondo capitolo della legge Aquilia.
Il primo riguarda luccisione di uno schiavo dato in pegno a garanzia di un debito. Lipotesi rientra nelle fattispecie tutelate nel
primo caput della legge: la singolarit risiede unicamente nella legittimazione attiva allazione che spetta, oltre che naturalmente al dominus debitore, anche al creditore pignoratizio in via utile. Ma soltanto
in due circostanze: o qualora il debitore non sia solvibile, o perch
perdette la lite per decorso del tempo:
Paul. 22 ad ed. D. 9, 2, 30, 1: Pignori datus servus si occisus
sit, debitori actio competit. sed an et creditori danda sit utilis, quia
potest interesse eius, quod debitor solvendo non sit aut quod litem
tempore amisit, quaeritur ...97.
Il frammento nella sua interezza stato da pi parti considerato
interpolato98 e non c dubbio che alcune incongruenze nellandamento logico dellargomentare del giurista depongano per un rimaneggiamento del testo99. Soltanto di recente, la porzione di testo in
per linterpolazione della parte relativa alla concessione dellactio in factum al colono, sulla base della considerazione che lazione aquiliana non poteva arrivare a
prevedere la tutela di un rapporto obbligatorio.
95 Per il sinallagma merces-uti frui come schema obbligatorio tipico della locazione, rinvio a R. FIORI, La definizione della locatio conductio. Giurisprudenza romana e tradizione romanistica, Napoli, 1999, 291 ss.
96 Per una lettura della fattispecie come unapplicazione della tutela aquiliana
in assenza di un diritto di propriet si veda anche A. PERNICE, Zur Lehre von den
Sachbeschdigungen nach rmischem Rechte, Weimar, 1867, 207.
97 Per la verit, il passo pi articolato e affronta il problema che il concorso
dellazione del creditore con quella del debitore verrebbe a creare. Ai fini del nostro
discorso, tuttavia, la questione appare ininfluente.
98 Cfr. per tutti la radicale critica di ALBANESE, Studi sulla legge Aquilia, I, cit.,
323 ss.
99 Ad esempio, mentre nella parte iniziale del frammento al creditore concessa lazione aquiliana in via utile, nel prosieguo viene indicata lazione diretta.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
55
esame stata considerata sostanzialmente genuina nella sua rispondenza alla logica dei giuristi severiani di concedere unazione aquiliana utile100 al creditore e una diretta al debitore nel limite dei rispettivi interessi101. E se linteresse del debitore, proprietario dello schiavo,
a ottenere il valore della cosa danneggiata di immediata evidenza,
nondimeno linteresse del creditore si definisce dal confronto con la
soluzione parallela proposta dalla giurisprudenza tardo-classica per il
furto del servus dato in pegno102.
In questultimo caso, il creditore poteva agire per lintero valore
dello schiavo, salvo a rimettere poi al debitore la somma eccedente il
debito, in ragione del fatto che nellipotesi di furtum il creditore pignoratizio, diversamente dal danneggiamento, rispondeva per la custodia103.
Per converso, la limitazione della legittimazione attiva del creditore alle due sole ipotesi dellinsolvenza del debitore e della soccombenza processuale per decorso del termine, isola nitidamente linteresse del creditore a veder tutelato esclusivamente il proprio credito
danneggiato dalluccisione dello schiavo.
Il rimedio aquiliano concesso in questo caso in via utile e non
in factum, in considerazione, probabilmente, della legittimazione attiva del creditore non proprietario conferma la sua originaria versatilit a tutelare posizioni diverse da quella proprietaria, subordinando
semplicemente allinteresse patrimoniale del danneggiato la legittimazione allazione104.
100 Cfr. J. G. WOLF, D. 20.1.27 Marc. 5 dig. Zur Aktivlegitimation des Pfandglubigers fr die actio legis Aquiliae, in ZSS, LXXVI, 1959, 521 ss.; U. VON LBTOW, Untersuchungen zur lex Aquilia de damno iniuria dato, Berlin, 1971, 171; H. HAUSMANINGER, Das Schadenersatzrecht der lex Aquilia5, Wien, 1996, 39.
101 Questa la conclusione di VALDITARA, Superamento dellaestimatio rei, cit.,
226 ss., al quale rinvio anche per le diverse ipotesi avanzate dalla dottrina circa la genuinit o meno del frammento.
102 Il confronto viene esplicitato da VALDITARA, Superamento dellaestimatio rei,
cit., 233 ss.
103 Cfr. M. KASER, Besitzpfand und Besitzloses Pfand, in TR, XLIV, 1976, ora
in Studien zur rmischen Pfandrecht, Napoli, 1982, 188 ss.
104 Non ritengo di dover includere tra le ipotesi di tutela aquiliana del credito
la fattispecie descritta da Ulp. 18 ad ed. D. 9, 2, 7 pr., segnalata in questo senso da
BUSNELLI, La lesione del credito, cit., VIII nt. 13. La testimonianza si occupa del risarcimento spettante al padre per la lesione fisica arrecata dal precettore al proprio fi-
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PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
57
58
Emerge con nettezza dalle parole di Ulpiano il nodo del ragionamento di Marcello che riguarda la stima dellinteresse del legittimato
attivo allazione. Il problema della quantificazione del danno introduce immediatamente al superamento della logica dellaestimatio rei
le tavole testamentarie distrutte , aprendo la prospettiva della lesione dellinteresse nascente dalla corruzione del supporto materiale
del testamento109.
Seguendo questa linea, Ulpiano riconosce la difficolt di stimare
un simile interesse in capo al testatore: la cancellazione del testo
scritto sulle tavole cerate non si sarebbe facilmente prestata a una stima
n in termini materiali le tavole non sono andate definitivamente distrutte , n immateriali il testatore pu fare, sino allultimo momento della sua vita, un nuovo testamento. Diversamente da Marcello, per
e in questo consiste la novit del suo apporto , il giurista, equiparando il testamento a un chirografo110 documento di riconoscimento
di un rapporto obbligatorio che incorpora il credito di cui attesta
lesistenza isola un interesse per i beneficiari del testamento111. E basta leggere un altro frammento di Ulpiano conservato in D. 47.2.27112
109 Cfr.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
59
e che Lenel113 fa precedere il nostro passo per trovarvi la nitida spiegazione della natura dellinteresse da tutelare nella circostanza in
esame. Il discorso formulato rispetto alla stima della pena da comminare nel caso di furto di documenti che incorporino diritti di credito, come il chirografo. A tal fine deve essere valutata la somma riportata dal documento, indipendentemente dal valore materiale della
tavola rubata. Il medesimo criterio trova evidentemente applicazione
anche riguardo la stima del danno aquiliano e dunque appare logico
pensare che loggetto del danno, nel nostro caso, non siano le tavole
testamentarie distrutte, ma linteresse dei beneficiari ad acquistare il
lascito ereditario114.
La particolarit del danno arrecato, che trae occasione dalla
distruzione materiale delle tavole testamentarie del de cuius per
estendersi al pregiudizio dellinteresse dei beneficiari, giustifica,
dunque, non solo dal punto di vista oggettivo, ma anche soggettivo115
tur non tantum pretii ipsarum tabularum, verum eius quod interfuit: quod ad aestimationem refertur eius summae, quae in his tabulis continetur, scilicet si tanti interfuit,
ut puta si chirographa aureorum decem tabulae fuerint, dicimus hoc duplicari. quod si
iam erant inanes, quia solutum proponebatur, numquid ipsarum tantum tabularum
pretii videatur esse aestimatio facienda? quid enim interfuit huius? sed potest dici, quia
nonnumquam debitores tabulas sibi restitui petant, quia nonnumquam calumniantur
debitores quasi indebito soluto, ab his interesse creditoris tabulas habere, ne forte controversiam super ea re patiatur. et generaliter dicendum est in id quod interest duplari.
1. Inde potest quaeri, si quis, cum alias probationes mensaeque scripturam haberet,
chirographi furtum passus sit, an aestimari duplo chirographi quantitas debeat. et
numquid non, quasi nihil intersit? quantum enim interest, cum possit debitum aliunde
probare? quemadmodum si in binis tabulis instrumentum scriptum sit: nam nihil videtur deperdere, si futurum est, ut alio chirographo salvo securior sit creditor. 2. Apocha
quoque si fuerit subrepta, aeque dicendum est furti actionem in id quod interest locum
habere: sed nihil mihi videtur interesse, si sint et aliae probationes solutae pecuniae.
3. Sed si quis non amovit huiusmodi instrumenta, sed interlevit, non tantum furti actio locum habet, verum etiam legis Aquiliae: nam rupisse videtur qui corrupit.
113 Cfr. supra, nt. 107.
114 CORBINO, Il danno qualificato, cit., 67 ss., tratta il frammento nella parte relativa alla distruzione di una res immateriale.
115 Si ritenuto interpolato il riferimento ai legatari (G. VON BESELER, Miszellen,
in ZSS, XLIII, 1922, 541), perch non essendo proprietari delle tavole non avrebbero potuto mai agire. Lo stesso vale per lerede, a meno che non abbia adito leredit, ma a quel punto come osserva giustamente FERRINI, La legittimazione attiva,
cit., V, 216 riesce difficile valutare un danno nei suoi confronti, a seguito della distruzione delle tavole (per unipotesi particolare cfr. A. LONGO, Studii su lactio legis
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PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
61
samente del delere118) le tavole testamentarie, Giuliano ritiene esperibile anche il rimedio contrattuale, lactio depositi119, oltre allactio ad
exhibendum.
Giuliano non distingue, nellelencazione dei diversi strumenti di
tutela, quale sia il legittimato attivo: se il de cuius, oppure gli eredi e
legatari, o entrambi.
Rispetto al de cuius, credo che la possibilit di esperire lactio depositi sia fuor di discussione. Il depositario risponde per non aver
adeguatamente custodito le tavole testamentarie che, infatti, restituisce cancellate. A ben vedere, il danno derivante dalla corruzione della
cosa depositata, per la violazione dellobbligo di custodia, induce a
una riflessione pi generale: al testatore si riconosce di aver subto un
danno. A questo punto, nulla vieta che la tutela del danno possa seguire la via del rimedio, oltre che contrattuale, anche extracontrattuale. vero che Marcello, e con lui Ulpiano, aveva negato lazione
aquiliana, per la difficolt di stimare linteresse del testatore nellipotesi di cancellazione delle tavole testamentarie. Ma proprio la difficolt di stima che, in quanto tale, non esclude lesistenza del danno.
In questa prospettiva, non meraviglia che Giuliano possa seguire un
orientamento diverso da quello di Marcello e ritenere superabile la
difficolt di valutazione, riconoscendo in capo al testatore un danno
risarcibile. Considerato poi che lazione non viene concessa in factum,
da ritenere, in ragione della rilevanza che assume il rapporto proprietario nellazione diretta, che la valutazione del danno fosse limitata
al profilo materiale la diminuzione di valore delle tavole cancellate.
viamo delevit, alla fine, quando si giustifica lapplicazione della lex Aquilia, viene indicata lattivit di distruzione delle tavole con interleverit. Si potrebbe pensare a una
menda stilistica dovuta a un taglio mal ricucito da un compilatore. Il passo, del resto, stato ritenuto verisimilmente corrotto: cos VALDITARA, Superamento dellaestimatio rei, cit., 125, con indicazione anche della dottrina precedente.
118 Rispetto al delere, la riconduzione esplicita in Ulp. 30 ad ed. D. 4, 3, 35, di
seguito riportato, ma non vi sono per ragioni per escludere in Giuliano tale assimilazione.
119 Lazione esperibile anche nellipotesi in cui il testamento non sia stato distrutto ma le disposizioni siano state lette pubblicamente, in concorso con lactio
iniuriarum: Ulp. 30 ad ed. D. 16, 3, 1, 38: si quis tabulas testamenti apud se depositas
pluribus praesentibus legit, ait Labeo (fr. 94 LENEL) depositi actione recte de tabulis agi
posse. ego arbitror et iniuriarum agi posse, si hoc animo recitatum testamentum est
quibusdam praesentibus, ut iudicia secreta eius qui testatus est divulgarentur.
62
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
63
vantaggio dellazione di dolo121, visto che lo stesso giurista a richiamarla nei confronti degli eredi e dei legatari.
Evidentemente, la testimonianza non ha una portata generale
ma intende affrontare un problema pi circoscritto che si lega alle condizioni di applicazione dellactio depositi. Una simile conclusione viene
confortata anche dalla collocazione palingenetica del passo ulpianeo: il
commento al libro trentesimo delleditto, del quale il passo in esame fa
parte, riguarda lactio depositi122. Il frammento immediatamente precedente quello che stiamo analizzando riferisce un caso di corruzione
di tavole testamentarie, senza alcuna precisazione circa il momento nel
quale il depositario abbia danneggiato il deponente. Ulpiano, condividendo il parere di Labeone, ammette lesercizio dellactio depositi123.
La differenza tra le due fattispecie di corruzione del testamento e
i relativi esiti ravvisabile, solo nellindicazione temporale post mortem testatoris che Ulpiano aggiunge alla condotta lesiva. Il fatto che il
danneggiamento delle tavole si sia verificato dopo la morte del testatore consente a coloro che hanno interesse allesecuzione del testamento di esperire soltanto lactio doli. Lunica azione di cui evidentemente possono avvalersi, scartando quella di deposito, esclusa
dallindisponibilit del testatore. La distruzione del testamento successivamente alla morte del de cuius, quando cio il testatore non pu
pi esperire lazione, non consente agli eredi di fruirne124.
actio de dolo, quae omnem aliam actionem excludit ... sed id obtinet si post mortem
testatoris et ante aditam hereditatem deletae sint tabulae, non si post aditam hereditatem ut hoc. Rationem diversitatis attuli ad eum locum. Erit autem haec actio legis
Aquiliae non utilis, aut in factum, ut putat Accursius, sed directa in persona heredis:
utilis vero in persona testatoris ob rationem positam ....
121 Questa invece la conclusione di LONGO, Studii su lactio legis Aquiliae, cit.,
80 e FERRINI, La legittimazione attiva, cit., V, 219, il quale ultimo ritiene che nella generalit dei casi con esclusione dellipotesi formulata a proposito dellintepretazione del passo D. 9, 2, 41 pr. (ibid., 216 ss.) lazione aquiliana non sia esperibile,
in mancanza del diritto di propriet delle tavole testamentarie.
122 LENEL, fr. 896.
123 Cfr. supra, nt. precedente.
124 Diverso, probabilmente, sarebbe stato il caso in cui la distruzione del testamento si fosse realizzata durante la vita del testatore, ma senza che lo stesso ne fosse
a conoscenza. Si pu ritenere che lazione di deposito potesse essere esperita dagli
eredi. Generalizza questultima conclusione B. ALBANESE, La sussidiariet della. de
dolo, in Ann Palermo, XXVIII, 1961, 283 s., il quale configura la. de dolo in favore
dellerede come uneccezione al principio della sussidiariet e dunque frutto del-
64
Al termine della disamina sulla cancellazione delle tavole testamentarie pu ricavarsi il seguente quadro rimediale: appare fondamentale, al proposito, il momento in cui avvenuta la corruzione del
testamento, se prima della morte del testatore o successivamente125.
Nel primo caso, essendo ancora in vita il testatore, gli spettano lazione
aquiliana diretta (D. 9, 2, 42126, esclusa per da Marcello e da Ulpiano
in D. 9, 2, 41 pr., in ragione della difficolt di stimare il danno); lactio iniuriarum (sempre che lintento del danneggiante fosse quello di
divulgare i segreti della successione: D. 16, 3, 1, 38) e, infine, lactio depositi (D. 9, 2, 42).
Gli eredi e i legatari, dal canto loro, possono accedere alla tutela
solo se la corruzione delle tavole si verificata dopo la morte del testatore, in considerazione della facolt di questultimo, mentre ancora in vita, di modificare le disposizioni di ultima volont. In questo
caso, agli eredi spetter lazione aquiliana in factum per la natura meramente patrimoniale del loro interesse (D. 9, 2, 41 pr.)127; lactio iniuriarum, per loffesa loro derivante dalla divulgazione del testamento e
per quella arrecata al testatore128 (D. 9, 2, 41 pr.) e, infine, lactio de
dolo (D. 4, 3, 35)129.
linserimento compilatorio , ritenendo ammissibile la. depositi in favore dellerede
che succedeva anche in questo rapporto al de cuius, probabile depositante. Sarebbe, invece, genuina la concessione della. de dolo in favore dei legatari.
125 Non concordo con WATSON, Actio de dolo, cit., 397, il quale nega che il dato
temporale sopra evidenziato possa pesare sulla differenza di soluzioni.
126 Il frammento diversamente da quanto sostenuto da VALDITARA, A proposito di D. 9.2.41 pr., cit., 656 s. non si riferirebbe al danneggiamento avvenuto dopo
la morte del testatore, ma prima, come mostra la disamina sopra svolta.
127 Non concordo con il VALDITARA, A proposito di D. 9.2.41 pr., cit., 655, il
quale ritiene che in D. 9, 2, 41 pr., la cancellatura delle tavole fosse avvenuta quando
il testatore era ancora in vita, anche se era stata scoperta quando ormai questultimo
non avrebbe pi potuto fare un nuovo testamento. Una simile interpretazione sarebbe stata dettata da unesigenza di coerenza interna al frammento che, nella prima
parte, nellescludere il ricorso allazione aquiliana per il testatore, rinvierebbe ad una
situazione nella quale il testatore ancora in vita. A me sembra che alla coerenza
temporale delle fattispecie descritte nel frammento si contrapponga, in maniera pi
urgente, la coerenza della logica rimediale che lacrobatica costruzione del Valditara
il testamento, pur essendo in vita il testatore, non pu essere modificato non riesce a soddisfare.
128 Sullesempio di Ulp. 56 ad ed. D. 47, 10, 1, 4, rispetto alloffesa al cadavere
del defunto.
129 Anche lactio depositi, nel caso particolare sopra prospettato: cfr. supra, nt.124.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
6.
65
A conclusione di questa rassegna delle fonti romane, a me sembra emerga, in maniera abbastanza evidente, la spinta a voler superare
i limiti dellazione aquiliana diretta, fissati nel testo legislativo e consolidati dallinterpretatio giurisprudenziale, estendendone lmbito di
applicazione di pari passo con lemergere del criterio dellid quod
interest che favorisce lo slittamento concettuale dal piano materiale a
quello astratto130 a ipotesi di danneggiamento che prescindono
dalla lesione materiale alla res, ma che si riflettono comunque sul patrimonio del dominus o di soggetti che vantano un interesse sulla cosa.
I giuristi classici, dei quali abbiamo tentato di ricostruire la logica delle soluzioni nel dibattito sui singoli casi concreti, lasciano
emergere una serie di rimedi actio in factum, actio utilis, actio doli:
azione, questultima, richiamata talora in concorso con le precedenti
al fine di estendere la portata della tutela aquiliana, superandone i
limiti dettati dal testo legislativo.
Questa ricchezza di soluzioni si conserva nel diritto postclassico,
pur venendo sottoposta a un processo di semplificazione che come
noto coinvolge, in questo periodo, pi in generale la complessit dei
fenomeni giuridici131. La graduale cristallizzazione delle soluzioni offerte dal diritto pretorio porta alla sovrapposizione, nelle fonti, dellazione aquiliana ora rinominata actio in duplum, sulla base del regime della litiscrescenza allactio in factum132. Il che fa emergere il
ruolo preminente di questultima azione sullactio utilis, al punto da
divenire nelle testimonianze bizantine, che sembrano poggiare diret130 Cfr.
per tutti, VALDITARA, Superamento dellaestimatio rei, cit., 178 s. (bibliografia in nt. 506).
131 Per un maggior approfondimento della questione e per la dottrina tradizionale sul punto, rinvio a CURSI, Dal danno aquiliano, cit., in corso di pubblicazione.
132 Cfr. Z. VON LINGENTHAL, Aus und zu den Quellen des rmischen Rechts, in
ZSS, VIII, 1887, 225 ss., secondo il percorso riprodotto in testo sul quale concorda,
con maggiore dovizia di fonti e di riscontri testuali, G. ROTONDI, Teorie postclassiche
sullactio legis Aquiliae, in Ann. Perugia, 1914, ora in Scritti giuridici, II, Pavia,
1922, 458 ss., al quale rinvio per la segnalazione e la disamina delle fonti postclassiche e bizantine. Limpostazione del Rotondi viene accolta anche nelledizione del De
actionibus di F. SITZIA, De actionibus. Edizione e commento, Milano, 1973, 40 s., 21,
come sottolinea D. SIMON, Rec. a Sitzia, De actionibus, cit., in ZSS, XCII, 1975, 422.
66
tamente sulla rielaborazione postclassica, lazione generale posta a tutela di ogni tipo di danneggiamento133.
Soltanto le Istituzioni giustinianee, depositarie della tradizione
giurisprudenziale classica, tentano di risistemare la complessa materia
secondo una logica formalmente scollata dallelaborazione bizantina
ma sostanzialmente ad essa corrispondente. Il quadro che ne esce lo
sappiamo contrappone lactio utilis allactio in factum la prima tutelerebbe il damnum non corpore ma corpori datum, la seconda il
danno n corpori n corpore datum134 , con leffetto, nellultimo caso,
di fondare unobbligazione generale al risarcimento del danno (actio
in factum generalis)135.
con questa generale azione per il risarcimento del danno
comprensiva di ogni ipotesi di lesione, indipendentemente dalla materialit del danno arrecato che dovr confrontarsi lelaborazione
giuridica successiva che, in linea di continuit con la giurisprudenza
romana, tenter di forzare ancora di pi i confini dellazione136.
III.
LESTENSIONE DELLMBITO DI APPLICAZIONE
DELLACTIO IN FACTUM ROMANA DAI GLOSSATORI AGLI UMANISTI
7.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
67
con limpida consapevolezza dogmatica137, nellinterpretatio dei medievali. Latteggiamento conservativo in linea con quanto la dottrina138 ha gi rilevato, sia pure in termini generali, rispetto allintera
problematica del danno aquiliano non impedisce tuttavia gi ai
preaccursiani di superare i limiti della tutela aquiliana, sviluppando le
potenzialit dellactio in factum139, per sua natura estensibile a tutelare
ogni fattispecie di danno140.
68
Intendo riferirmi, in particolare, allestensione dellmbito di applicazione dellazione aquiliana alluccisione delluomo libero141: ipotesi, questultima, che i giuristi romani avevano escluso dalla sfera di
applicazione dellazione aquiliana, in ragione delloggetto della tutela,
limitato alle res e non esteso alle personae142.
La Glossa143 a D. 9, 2, 7, 4144 passo nel quale si discute, sia pure
in termini negativi, della possibilit di concedere lazione aquiliana
141 Cfr.
ROTONDI, Dalla lex Aquilia, cit., 506 s.; H. LANGE, Schadensersatz und
Privatstrafe in der Mittelalterlichen Rechtstheorie, Mnster-Kln, 1955, 59 s.; H.
KAUFMANN, Rezeption und Usus modernus der actio legis Aquiliae, Kln-Graz, 1958,
20; R. FEENSTRA, Thories sur la responsabilit civile en cas dhomicide et en cas de
lsion corporelle avant Grotius, in AA.VV., tudes dhistoire du droit priv offertes P.
Petot, Paris, 1959, ora in Fata Iuris Romani, Leyde, 1974, 328; e, pi di recente, ID.,
Lapplication de la loi Aquilia en cas dhomicide dun homme libre, de lpoque classique celle de Justinien, in Mlanges F. Wubbe, Fribourg, 1993, 141 ss.; MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit., 1120 ss.; ZIMMERMANN, The Law of Obligations,
cit., 1024 ss.; CERAMI, La responsabilit extracontrattuale, cit., 116 s.; N. JANSEN, Die
Struktur des Haftungsrechts. Geschichte, Theorie und Dogmatik auervertraglicher
Ansprche auf Schadensersatz, Tbingen, 2003, 276 ss.; VALDITARA, Dalla lex Aquilia,
cit., 210 s.
142 Lipotesi eccezionale della tutela aquiliana sia pure in via utile (il riferimento allazione si trova in uno scolio alla testimonianza papiracea del passo di Ulpiano in D. 9, 2, 5, 3, integrato da V. ARANGIO-RUIZ, Frammenti di Ulpiano, libro 32
ad edictum, in una pergamena di provenienza egiziana, in AG, CLIII, 1957, ora in
Studi epigrafici e papirologici, Napoli, 1974, 470 ss.; ID., Di nuovo sul frammento di
Ulpiano in PSI. 1449 R., in BIDR, LXIII, 1960, ora in Studi epigrafici e papirologici,
cit., 592 ss.) prevista per il danno conseguente al ferimento di un filius familias si
lega come ho rilevato supra, nt. 104 alla particolare natura dei rapporti potestativi
romani. Il risarcimento, nel nostro caso, viene commisurato allinteresse leso nella
misura di quod minus ex operis filii sui propter vitiatum oculum sit habiturus, et impendia, quae pro eius curatione fecerit (D. 9, 2, 5, 3) la diminuita capacit lavorativa
del filius a seguito della perdita dellocchio e il rimborso delle spese mediche sostenute. Non c dubbio che la testimonianza lasci intuire la possibilit di uno sviluppo
della tutela aquiliana nella direzione del risarcimento per la morte di un uomo libero: si veda, in questultimo senso, FEENSTRA, Lapplication de la loi Aquilia, 141 ss.
143 Gl. gloriae causa ad D. 9, 2, 7, 4. Cfr. anche le varianti al testo della Glossa riportate da R. FEENSTRA, Die Glossatoren und die actio legis Aquiliae utilis bei Ttung
eines Freien Menschen, in J. H. SCHRAGE (hrsg.), Das rmische Recht im Mittelalter,
Darmstadt, 1987, 209 ss. (gi nel testo francese Lactio legis Aquiliae utilis en cas
dhomicide chez les Glossateurs, in J. E. SPRUIT (hrsg.), Maior viginti quinque annis,
Assen, 1979 ed ora in R. FEENSTRA, Le droit savant au moyen ge et sa vulgarisation,
London, 1986, con Addenda).
144 Ulp. 18 ad ed. D. 9, 2, 7, 4: si quis in colluctatione vel in pancratio, vel pugiles
dum inter se exercentur alius alium occiderit, si quidem in publico certamine alius
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per luccisione di uomo libero avvenuta nel corso di una competizione sportiva testimonia il vivace dibattito svoltosi negli anni immediatamente precedenti intorno al problema:
Gl. gloriae causa ad D. 9, 2, 7, 4: Item si in publico certamine
aliquo libero occiso cessat Aquilia, ut hic dicit, an si alibi occidatur vel vulneretur, habet locum pro libero homine? Bulgarus
quod non; et pro eo infra, eodem, l. huic, fi. (D. 9, 2, 15, 1) et
infra, de edil. edic., l. qua vulgo (D. 21, 1, 42), quibus dicitur non
fieri hominis liberi mortui estimationem, secundum Rogerium.
Et Azo dicit quod habet locum etiam libero homine mortuo et
vulnerato utilis Aquilia, ut infra, eodem, l. liber homo in princi.
(D. 9, 2, 13 pr.). Et hic sumitur argumentum a contrario sensu.
Et supra, titulo I, l. ex hac (D. 9, 1, 3). Et quod in legibus a Bulgaro inductis dicitur, intelligas pro estimatione ipsius corporis liberi hominis, pro qua non agitur lege Aquilia, sed ad cetera
damna sic145.
Nonostante il parere contrario di Bulgaro, fermo alla lettera del
precetto romano che vieta la stima del corpo delluomo libero, Rogerio146 e Azzone147 si pronunciano in favore dellapplicazione dellactio
alium occiderit, cessat Aquilia, quia gloriae causa et virtutis, non iniuriae gratia videtur damnum datum. hoc autem in servo non procedit, quoniam ingenui solent certare:
in filio familias vulnerato procedit. plane si cedentem vulneraverit, erit Aquiliae locus,
aut si non in certamine servum occidit, nisi si domino committente hoc factum sit: tunc
enim Aquilia cessat.
145 Per la lezione seguita in testo cfr. FEENSTRA, Die Glossatoren und die actio
legis Aquiliae utilis, cit., 209 s.
146 In gl. alius alium occiderit ad D. 9, 2, 7, 4: Rog. Quid mirum? numquid libero homine interfecto lex Aquilia locum habet? Bulg. minime. Quare igitur legem
hanc cessare dicit? B. ut simul videatur et pro vulnerato cessare, cum responsum sit
de mortuo hanc actionem hic denegari. Nemo tamen id argumentando asserat, scilicet ea ratione pro libero vulnerato hanc actionem deneget, quia pro interfecto non
competit(Ms. Paris. 4458a, in F. K. VON SAVIGNY, Geschichte des Rmischen Rechts im
Mittelalter, IV3, Darmstadt, 1956, 472 n.6); e BULGARI Ad Digestorum titulum De diversis regulis iuris antiqui Commentarius et PLACENTINI ad eum additiones sive exceptiones, Bonnae, 1856, CVI. Paulus libro secundo ad Edictum. Libertas inestimabilis res
est, 88: Non potest libertas pecunia aestimari cum res solae aestimentur, quae patrimonio et usui hominum subiciuntur. et huic aequipollet quod dicitur, liberum
corpus non recipere aestimationem. quare qui liberum hominem occidit, praestatione pecuniae non defungitur liberatione. Cfr. ROGERII Summa Codicis, in BIMAe,
I, cit., 94.3, ma rispetto al solo ferimento delluomo libero.
147 AZONIS Summa super Codicem, ad C. 3, 35, ed. cit., 89r.
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mano per cui liberum corpus non recipiat aestimationem, il discorso si fa pi articolato, rispetto ai modelli precedenti, proponendo
una serie di responsa a catena sul criterio di valutazione del danno: in
assenza di spese mediche si potr chiedere la stima delle operae secondo il criterio delle opere quas amittit, et habere potuit tempore
vitae suae, in relazione al tipo di attivit esercitata. In mancanza di
un mestiere al quale rapportare la valutazione delle operae, si stimer
linteresse per tutto il tempo che presumibilmente loccisum vivere
potuisse161. Come appare evidente, la soluzione di Guglielmo Durante compie ancora un passo in avanti rispetto alla posizione di Roffredo, sviluppando le potenzialit del risarcimento del danno, attraverso lapertura al criterio dellinteresse162.
8.
La tendenza inaugurata dai glossatori trova continuit nei contributi dei commentatori. Innanzitutto, si conferma lattitudine dellazione aquiliana a divenire un rimedio applicabile in factum a ogni
tipo di danno che non abbia alla base un preesistente rapporto obbligatorio. E mentre Bartolo163 ha una preoccupazione di sistema, creanbuntur operae, quibus pater cariturus est: vel si pater occisus est, aestimabit haeres
operas illas, quas amittit, et habere potuit tempore vitae suae: puta quia erat cerdo,
vel pelliparius, vel mercator, vel advocatus. e di seguito, nellipotesi in cui non esercitasse nessun mestiere dic, aestimari interesse ... sed usque ad quod tempus aestimabuntur operae, quibus qui cariturus est. respondit usque ad tempus, quo verisimile est illum occisum vivere potuisse ....
161 Cfr. ROTONDI, Dalla lex Aquilia, cit., 508 s.; KAUFMANN, Rezeption und Usus
modernus, cit., 20; FEENSTRA, Thories sur la responsabilit civile, cit., 328 ss.; CERAMI,
La responsabilit extracontrattuale, cit., 117 che rinvia a Feenstra; VALDITARA, Dalla
lex Aquilia, cit., 210 s.
162 Criterio, questultimo, che Roffredo aveva preso in considerazione rispetto
alle ferite arrecate alluomo libero: cfr. ROFFREDI BENEVENTANI Libelli iuris civilis, ed.
cit., 48 (pars prima, 24v, de actione in factum subsidiaria legis Aquiliae et de utili
actione l.A.): ... alioquin si do damnum in membris tuis: puta effodi oculum: vel
abscidi manum non ages directa vel utili: vel in factum ad interesse: seu estimatione
oculi vel manus: quare liberum corpus non recipit estimationem ... nemo est dominus
membrorum suorum ...; aget tamen ad operas quas interim amisit vel amissurus.
163 BARTOLI A SAXOFERRATO Commentaria in secundam Digesti Veteris partem, ad
D. 9, 2, in Opera omnia, II, Venetiis, 1615, 129v (l. 10): ista lex et sequens, non lo-
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veda FEENSTRA, Thories sur la responsabilit civile, cit., 329 s.; ID., Das Deliktsrecht bei Grotius, insbesondere der Schadenzersatz bei Ttung und Krperverletzung, in R. FEENSTRA - R. ZIMMERMANN (hrsg.), Das rmisch-hllandische Recht. Fortschritte des Zivilrechts im 17. und 18. Jahrhundert, Berlin, 1992, 448 ss., a proposito
della fortuna dellopera di Durante che ha fondato, soprattutto sul risarcimento del
danno materiale, le droit coutumier Jean Masuer, Boyer, Cravetta. Cfr. anche MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit., 1125; e da ultimo DESCAMPS, Les origines
de la responsabilit pour faute, cit., 298 ss.
170 Cfr. J. MASUERII Aureus ac perutilis tractatus, Lugduni, 1536, De expensis interesse et damnis, 105v (n. 16): ... primo mulier illius qui occisus est. Secundo pater
saltem et maxime si ille qui fuit occisus non erat emancipatus. Tertio liberi si qui
sint. Alii vero consanguinei non admittuntur: soci autem bonorum vel alicuius artificii seu mercantie possent petere damnum si quod inde emerserit: sed non si ibi sit
lucrum cessans iuxta ea que habentur ...; N. BOERII Decisiones aureae in Sacro Burdegalense Senatu olim discussae, I, Venetiis, 1585, 544 (dec. 233 n.3), sulle orme di
Masuer: qui pro homicidio possunt petere interesse. Primo, scilicet uxor. Secundo
pater, maxime si filius occisus non erat emancipatus. Tertio liberi si qui sint. Alii
vero consanguinei non admittuntur, intellige cum praedictis, quia omnes tam fratres
in d.l. sororem ... Item, ut inquit Masuerius, socius bonorum vel alicuius artificii seu
mercantiae.
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di illecito e damnum emerse nellmbito della speculazione teologicomorale della Seconda Scolastica182 risultato, a loro volta, della tradizione canonistica medievale183 sviluppatasi dal pensiero di S. Tommaso184.
ceptionis iniustae: sive ea fit iniusta in iniuriam proximi. Il damnum si configura
come ci che stato ablatum in forza di uniniusta acceptio. Sullapporto di D. Covarruvias, cfr. THIEME, Natrliches Privatrecht, cit., 235.
182 Linfluenza della Seconda Scolastica e per il suo tramite, della costruzione
aristotelico-tomistica sulla riflessione di Grozio ormai pacifica. In questo senso si
veda E. LANDSBERG, in R. STINTZING - E. LANDSBERG, Geschichte der deutschen Rechtswissenschaft, III.1, Mnchen-Leipzig, 1898, 1 ss.; P. OTTENWLDER, Zur Naturrechtslehre des Hugo Grotius, Tbingen, 1950, 21 ss.; THIEME, Natrliches Privatrecht, cit.,
230 ss., spec. 262 ss. e ID., Quest ce-que nous les juristes devons la Seconde Scolastique espagnole?, in P. GROSSI (a cura di), La seconda Scolastica nella formazione del diritto privato moderno, cit., 17 ss.; FEENSTRA, Thories sur la responsabilit civile en cas
dhomicide, cit., 323 ss.; ID., Linfluence de la Scolastique espagnole sur Grotius en droit
priv, cit., 338 ss.; ID., Das Deliktsrecht bei Grotius, cit., 431, 436 ss.; DIESSELHORST, Die
Lehre des Hugo Grotius, cit., passim; F. WIEACKER, Privatrechtsgeschichte der Neuzeit
unter besonderer Bercksichtigung der deutschen Entwicklung, I2, Gttingen, 1967 =
Storia del diritto privato moderno, I, Milano, 1980, 455 s.; H.-P. BENHR, Auervertragliche Schadenersatzpflicht ohne Verschulden? Die Argumente der Naturrechtslehren
und -Kodificationen, in ZSS, XCIII, 1976, 209 ss. (limitatamente alla filosofia aristotelica); B. KUPISCH, La responsabilit da atto illecito nel diritto naturale, in La responsabilit civile da atto illecito, cit., 135.
183 Intendo riferirmi, specialmente, per il profilo che ci interessa, al Decretum
Gratiani, in AE. FRIEDBERG (ed.), Corpus iuris canonici, I, Leipzig, 1879, 742 (C. XIV,
quaest. 6, c. 1): non remittetur peccatum, nisi restituatur ablatum; e a Liber sextus
decretalium (l. V, tit. 12, de regulis iuris), ed. cit., II, 1122.4: peccatum non dimittitur, nisi restituatur ablatum, ove il peccatum un pravus actus, distinto dal delictum
concepito quale desertio boni (cfr. THIEME, Natrliches Privatrecht, cit., 235; FEENSTRA, Das Deliktsrecht bei Grotius, cit., 431 nt. 12). Nonostante la distinzione tra peccatum e delictum giustificata dalla natura della fonte , il precetto che impone la
restituzione di ci che si tolto ad altri appare ispirato alla naturalis ratio: il che
rende difficile escluderne in assoluto linfluenza sulla teorizzazione di Grozio (perplesso si mostra, invece, il ROTONDI, Dalla lex Aquilia, cit., 527 s. nt. 1, in considerazione del momento storico in cui sorge la dottrina giusnaturalistica e del carattere
dei suoi rappresentanti).
184 S. THOMAE AQUINATIS Summa theologica, Secunda Secundae, III, Parisiis,
1887, 310 ss. (quaest. 62), e spec. 314 s. (quaest. 62, art. 6). Loggetto della riflessione
dellAquinate la restitutio, quale actus commutativae iustitiae, nellmbito pi generale dellanalisi delle partes iustitiae. La restitutio, in quanto atto di giustizia commutativa, vlta a ripristinare la situazione originaria, sconvolta dallatto di ingiustizia
nascente dallablatio di una cosa altrui. Essa intesa nella sua accezione pi ampia
comprensiva anche delle actiones vel passiones quae pertinent ad reverentiam vel
iniuriam alicuius personae, seu nocumentum vel profectum, ita etiam nomen resti-
80
Al centro della disamina riservata dal giurista olandese al damnum si colloca il maleficium185, quale figura generale di illecito dal
quale nasce un danno che si ha il dovere naturaliter di risarcire. Il
danno, come suggerisce la stessa paretimologia accolta da Grozio
damnum a demendo dictum est , concepito come diminuzione
di ci che attribuito a ciascuno sive illud suum ipsi competit ex
mera natura, sive accedente facto humano, puta dominio, aut pacto,
sive ex lege186.
Allampiezza di una simile nozione di danno corrisponde unestensione dellmbito di applicazione della figura che come lo stesso
Grozio a indicare pu riferirsi a beni che derivano dalla natura, dal
fatto delluomo e dalla legge. Le prime due situazioni sono, ai nostri
fini, particolarmente interessanti. Cominciamo dal fatto delluomo:
lesempio del dominium quale situazione suscettibile di danneggiamento appare in linea con loriginaria concezione romana del damnum iniuria datum. Meno usuale appare sicuramente la lettura che riconduce al maleficium il danno legato alla formazione di un rapporto
obbligatorio che Grozio esemplifica nel diritto a non veder violata la
naturale libert di contrarre dal dolus, dalla vis o dal metus di chi induce o costringe a concludere laccordo187. solo intuibile, in questa
sede, la prospettiva di indagine che apre la saldatura tra maleficium e
responsabilit che nasce nella fase precedente la conclusione del contratto, nellmbito delle teorie sulla responsabilit precontrattuale.
tutionis derivatur ad haec, quae, licet realiter non maneant, tamen manent in effectu
vel corporali, puta cum ex percussione laeditur corpus; vel qui est in opinione
hominum, sicut cum aliquis verbo opprobrioso remanet infamatus, vel etiam minoratus in suo honore. Il dovere di restituzione nasce da unacceptio iniuriosa ... et
tunc tenetur ad restitutionem non solum ratione rei, sed etiam ratione iniuriosae
actionis .... Un rapido accenno al rapporto tra la concezione tomistica di restitutio
e la costruzione di Grozio si trova in THIEME, Natrliches Privatrecht, cit., 244; e in
FEENSTRA, Deliktsrecht bei Grotius, cit., 431 e nt. 11.
185 H. GROTII De iure belli ac pacis libri tres, I, Traiecti ad Rhenum, 1773, 512 s.
(II.17.1): maleficium hic appellamus culpam omnem, sive in faciendo, sive in non
faciendo, pugnantem cum eo, quod aut homines communiter, aut pro ratione certae
qualitatis facere debent. Ex tali culpa obligatio naturaliter oritur, si damnum datum
est, nempe ut id resarciatur. Per unanalisi della definizione e del ruolo centrale
rivestito dalla culpa, rinvio a CURSI, Iniuria cum damno, cit., 39 ss.
186 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 513 (II.17.2).
187 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 517 (II.17.17).
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Parimenti originale la concessione dellazione nascente dal maleficium a tutela di beni che provengono dalla natura, e che Grozio individua nella vita non quidem ad perdendum, sed ad custodiendum,
corpus, membra, fama, honor, actiones propriae188. Questa ricognizione almeno rispetto alla vita, al corpo, alle membra189 crea il
presupposto per il risarcimento dei danni riflessi190 derivanti da uccisione o da lesione di un uomo libero:
homicida iniustus tenetur solvere impensas si quae facta sunt in
medicos, et iis quos occisus alere ex officio solebat, puta parentibus, uxoribus, dare tantum quantum illa spes alimentorum, ratione habita aetate occisi, valebat ... vitae autem in libero homine
aestimatio non fit secus in servo qui vendi potuit191.
E in caso di ferimento:
qui mutilavit similiter tenebitur ad impensas et ad aestimationem eius quod iam qui mutilatus est minus poterit lucrari. Sed
sicut ibi vitae, ita et hic cicatricis in libero homine aestimatio
non fit ...192.
188 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 513 (II.17.2.1) e prima ancora 32
(I.2.5): nam vita, membra, libertas, sic quoque propria cuique essent, ac proinde
non sine injuria ab alio impeterentur. Analogamente ID., Inleidung de Hollandsche
Rechts-geleertheyd = R. WARDEN LEE [trad. ingl.] The Jurisprudence of Holland, I2,
Oxford, 1953, 471 (III.33.1). Cfr. R. FEENSTRA, Grotius doctrine of liability for negligence: its origin and its influence in Civil Law countries until modern codifications, in
(SCHRAGE, ed.), Negligence, cit., 137 s. (ora con Addenda in R. FEENSTRA, Histoire du
droit savant [13e-18e sicle]. Doctrines et vulgarisation par incunables, Aldershot-Burlington, 2005, 129 ss.), anche sullindividuazione del precedente nella classificazione
di Donello, 143 s.; JANSEN, Die Struktur des Haftungsrechts, cit., 328 ss.
189 Sulla portata della tutela che Grozio riserva al danno allonore e alla fama,
mi permetto di rinviare al mio Il danno non patrimoniale, cit., 135.
190 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 516 (II.17.12): qui vero de actu
tenetur, simul tenetur de his quae illum ex actus vi sunt consecuta.
191 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 516 s. (II.17.13). ID., Inleidung, cit.,
471 (III.33.2). Cfr. FEENSTRA, Grotius doctrine of liability for negligence, cit., 145 e
nt. 81.
192 GROTII De iure belli ac pacis, I, ed. cit., 517 (II.17.14). Analogamente LESSIUS,
De iustitia et iure, ed. cit., 95 (II.9, dub. 19): quantum teneatur homicida vel mutilator restituere. respondeo et dico. Primo, teneri solvere integras expensas, factas in
curationem laesi ... Dico Secundo, teneri etiam restituere, non quidem quantum ipse
erat lucraturus, sed quantum illa spes lucri valebat ....
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nutrita dai suoi immediati congiunti194. Uno spostamento di prospettiva, questo, piuttosto significativo, dal momento che rimangono
esclusi dal risarcimento quei soggetti che, pur non essendo legati da
vincoli di parentela allucciso, la prassi giudiziale aveva riconosciuto
meritevoli di tutela, avendo un interesse, generalmente commerciale,
in comune con lucciso195.
A parte questa novit, non solo terminologica, Grozio non arriva
a snaturare il divieto romano di stimare la vita di un uomo libero. La
concezione proprietaria della vita e del corpo delluomo libero, le cui
premesse possono ravvisarsi nella riflessione della Seconda Scolastica
e che tanta fortuna avr tra i giusnaturalisti successivi, non trova spazio nella sua trattazione che, pur estendendo a beni incorporali come
fama e honor la tutela aquiliana, non supera nel nostro caso loriginario limite della portata della lex Aquilia196.
194 Manca invece ogni riferimento alluna persona che padre e figlio, marito e
moglie realizzerebbero agli occhi di Lessius (cfr. nt. precedente), per giustificare il
pagamento degli alimenti.
195 Lessius, per la verit (cfr. nt. 193), aveva fatto un discorso generale circa i
creditori dellucciso che non riguardava quelli legati da un rapporto di credito qualificato con lucciso (il socio di unimpresa commerciale).
196 Sullinfluenza della Seconda Scolastica rispetto al risarcimento del danno
derivante da uccisione di un uomo libero cfr. R. FEENSTRA, Der Eigentumsbegriff bei
Hugo Grotius im Licht eigener mittelalterlicher und sptscholastischer Quellen, in Festschrift F. Wieacker, Gttingen, 1978, 209 ss.; ID., Das Deliktsrecht bei Grotius, cit., 437
ss.; ID., Grotius doctrine of liability for negligence, cit., 145 ss.; P. GROSSI, La propriet
nel sistema privatistico della Seconda Scolastica, in ID., Il dominio e le cose. Percezioni
medievali e moderne dei diritti reali, Milano, 1992, 300 s., il quale mette in evidenza
la marginalit della posizione che ravvisa nel corpo, nelle membra delluomo loggetto del dominium (Vitoria e Soto), essendo piuttosto la concezione della persona
astratta, cui si salda la libert di decidere ed essere padrone delle proprie scelte, a
configurare la vera novit interpretativa della Seconda Scolastica. Cfr. anche CERAMI,
La responsabilit extracontrattuale, cit., 120 s. Pi puntuale il riferimento di JANSEN,
Die Struktur des Haftungsrechts, cit., 318 s. a Vitoria, Soto e Suarez. Ho delle perplessit circa luso della categoria dei subjektive absolute Rechte, modellati sullidea di
propriet che nella ricostruzione di JANSEN, ibid., 328 ss. sarebbero posti a fondamento della sistematica sul maleficium di Grozio. Se vero che la moderna nozione di diritto soggettivo sarebbe nata dalla contrapposizione giusnaturalistica tra
soggetto e oggetto di diritto (cfr. per tutti, M. FIORETTI, Perdita ed estinzione dei diritti, in NDI, IX, Torino, 1939, 838 s. e nt. 4; H. COING, Zur Geschichte des Begriffs
subjektives Recht, in Arbeiten zur Rechtsvergleichung. V. Das subjektive Recht und der
Rechtschutz der Persnlichkeit, Frankfurt a.M.-Berlin, 1959 [estr.], 9 ss.; G. TARELLO,
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jus in hunc casum nullum habeant, non potest dici, aliquid iis
demtum fuisse. Sed et aestimari damnum id nequit, quia pater
alias mori, vel impediri potuit. Nec spes aestimatur, ubi nihil
deberi certum est. At jus Romanum, et usus, ex summa aequitate
liberis aliquid concessere, ejusque definitionem arbitrio judicis
reliquere207.
Nonostante il veniale errore di prospettiva storica che porta Cocceio ad attribuire al diritto romano lintroduzione della regola che
concede ai figli un risarcimento per la morte del pater e, ancora, limpostazione formalistica che nega la configurabilit di un danno da
perdita degli alimenti che, come tali, si estinguono con la morte di chi
tenuto a prestarli, la conclusione del giurista ricalca quella gi prospettata da Grozio208.
11. La sistematica di Pufendorf sul risarcimento dei danni materiali e
immateriali.
La trattazione pi articolata e coerente in materia di danneggiamento che il giusnaturalismo possa contare si trova nel De iure naturae et gentium di Samuel Pufendorf.
207 COCCEII Commentarius in Hugonis Grotii lib. II, cap. XVII, III, ed. cit., 195
(add. 13 et iis, quos occisus alere ex officio solebat).
208 COCCEII Commentarius in Hugonis Grotii lib. II, cap. XVII, III, ed. cit., 195
(add. 13 additio): si defunctus opera sua liberos aluit, certum est, occisorem in
causa esse ne liberi defuncti ex illa opera alantur; hoc igitur damnum est jniuria
datum, quod reparari debet: equidem quantitas incerta esthinc inter privatos ex
arbitrio judicis res decidi debet; e infine ibid., 195 (add. 13 vitae autem in libero
homine aestimatio non fit): nam vita jus erat soli defuncto proprium; huic autem
aestimatio reddi non potest, quia omne jus ejus morte est exstinctum: liberis autem,
et agnatis nullum jus in illam vitam competiit, adeoque illis nihil hactenus demtum
est, quod aestimando reparari deberet.
209 Cfr. S. PUFENDORFII De iure naturae et gentium, libri octo, Francofurti-Lipsiae, 1759, 224 s. (II.3.24), 297 (III.1.1). I praecepta iuris naturalis absoluta distinti dagli hypothetica sono quelli che omnes homines in quovis statu obligant,
ac citra positionem alicuius instituti, per homines introducti ac formati. La medesima distinzione si trova anche in EIUSD. De officio hominis et civis secundum legem
naturalem, libri duo, Lugduni Batavorum, 1769, 238 s. (I.6.1), per gli officia quae
homini adversus alios homines sunt exercenda.
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210 PUFENDORFII De iure naturae et gentium, ed. cit., 297 (III.1.1); e ID., De officio hominis et civis secundum legem naturalem, ed. cit., 240 (I.6.2).
211 PUFENDORFII De iure naturae et gentium, ed. cit., 297 (III.1.1); ID., De officio
hominis et civis secundum legem naturalem, ed. cit., 242 (I.6.4). interessante notare
come la scelta di rintracciare il fondamento del precetto alterum non laedere nellobbligo di conservare la convivenza umana che forse, come suggerisce il KUPISCH, La
responsabilit da atto illecito nel diritto naturale, cit., 127, da ricondurre a Hobbes
(contra WIEACKER, Storia del diritto privato moderno, I, cit., 468 e prima 461 ss.) , segni la distanza tra la riflessione di Pufendorf e quella di Grozio, fondata, invece, sullidea della giustizia commutativa di stampo tomistico (cfr. PUFENDORFII De iure naturae et gentium, ed. cit., 298 [III.1.1]; ID., De officio hominis et civis secundum legem
naturalem, ed. cit., 240 [I.6.2]). Si veda in merito JOH. SAUTER, Die philosophischen
Grundlagen des Naturrechts. Untersuchungen zur Geschichte der Rechts-und Staatslehre, Wien, 1932, 143 ss.; H. DENZER, Moralphilosophie und Naturrecht bei Samuel
Pufendorf. Eine geistes- und wissenschaftsgeschichtliche Untersuchung zur Geburt der
Naturrechts aus der Praktischen Philosophie, Mnchen, 1972, 93 ss.; BENHR, Auervertragliche Schadenersatzpflicht ohne Verschulden?, cit., 213 s.; H. HATTENHAUER,
Grundbegriffe des Brgerlichen Rechts. Historisch-dogmatische Einfhrung, Mnchen,
1982, 103; MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit., 1160; ZIMMERMANN, The
Law of Obligations, cit., 1032; V. FIORILLO, Verbrechen und Snde in der Naturrechtslehre Samuel Pufendorfs, in B. GEYER - H. GOERLICH (hrsg.), Samuel Pufendorf und
seine Wirkungen bis auf die heutige Zeit, Baden-Baden, 1996, 107 ss.; VOPPEL, Der
Einflu des Naturrechts, cit., 125 ss.
212 Si tratta di una nozione di danno estremamente ampia, quale gi Grozio
laveva raffigurata: damnum etsi proprie ad res pertinere videatur, a nobis tamen
ita laxe accipietur, ut omnem laesionem complectatur, quae etiam ad corpus, famam, pudicitiamque hominis spectat. Adeoque nobis id notat omnem laesionem,
corruptionem, diminutionem, aut sublationem eius, quod nostrum iam est, aut interceptionem eius, quod ex iure perfecto debebamus habere; sive id datum fit a natura, sive accedente facto humano aut lege attributum; sive denique omissionem aut
denegationem alicuius praestationis, quam nobis alter ex obligatione perfecta exhibere tenebatur (PUFENDORFII De iure naturae et gentium, ed. cit., 299 [III.1.3]. Si
veda, in termini analoghi, anche ID., De officio hominis et civis secundum legem naturalem, ed. cit., 243 [I.6.5]). Sul punto cfr. MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale,
cit., 1161; KUPISCH, La responsabilit da atto illecito nel diritto naturale, cit., 127.
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ciale del danneggiato221. A questo danno pu aggiungersi, per lanaloga natura, anche lignominia, ovverosia la lesione dellonore (nomine ignominiae), che deve essere risarcita in termini pecuniari secondo un criterio fissato sulla base della condizione sia dellautore
delloffesa, sia di chi la subisce222. Anche in tal caso, un riferimento
alla pecunia doloris che verr ulteriormente sviluppato nella successiva trattazione sul risarcimento pecuniario delle cicatrici e delle mutilazioni fisiche misurato, non tanto sul valore della parte del corpo
perduta, quanto sul danno che il mancato uso dellarto arreca stimato
pro conditione temporum, hominum, facultatum e sulla ratio doloris223. Si tratta di una significativa apertura al riconoscimento del
danno non patrimoniale che tanta fortuna avr nel dibattito giuridico
successivo224.
Decisamente pi tradizionale la trattazione delle due voci di
danno che dal diritto romano si sono perpetuate sino ai giusnaturalisti: le spese mediche finalizzate alla cura del corpo (nomine curationis)225 e lattivit lavorativa impedita o diminuita dalla lesione (nomine cessationis ab opere)226. Anche se, nellultimo caso, necessario
distinguere la lesione non definitiva che si traduce nel risarcimento
del mancato guadagno durante il periodo di inabilit lavorativa, secondo i criteri tradizionali dalla perdita duratura di un arto. In questultimo caso e ci troviamo di fronte alla novit oltre al risarcimento nomine damni della diminuzione della capacit di guadagno, il
ferito ottiene per ogni giorno di convalescenza lulteriore somma che
egli potr in futuro guadagnare nella nuova condizione fisica227.
A una valutazione complessiva, la sistematica di Pufendorf lascia
emergere unimpostazione assolutamente originale dellintera materia
del danneggiamento. Su due elementi, in particolare, credo debba essere portata lattenzione: da un lato, la generalizzazione del risarci221 PUFENDORFII
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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mento che si estende a tutti i profili del danno, sia materiali che immateriali; dallaltro, limpostazione del risarcimento del danno alla
persona basato sulla medesima logica proprietaria che regola il danno
alle cose, gettando le fondamenta per la tutela assoluta del danno alla
persona.
12. La saldatura tra tutela del dominium e risarcimento del danno
aquiliano nella riflessione di Thomasius.
Questi spunti frutto della vicenda interpretativa che, come abbiamo visto, dal diritto romano si andata arricchendo nei secoli,
giungendo, con impercettibili variazioni di prospettiva, alla sintesi
dogmatica di Pufendorf vengono fatti propri da Christian Thomasius il quale come indica, senza lasciar spazio a dubbi, il titolo delle
sue Institutiones iurisprudentiae divinae libri tres, in quibus fundamenta iuris naturalis secundum hypotheses illustris Pufendorfii perspicue demonstrantur ...228 trova proprio nel contributo di Pufendorf il
suo modello di riferimento.
Anche per lui, lindagine sul danno ruota attorno al precetto del
neminem laedere229, al cui fondamento si pone lesigenza di custodire
228 CHR. THOMASII Institutionum iurisprudentiae divinae libri tres, in quibus fundamenta iuris naturalis secundum hypotheses illustris Pufendorfii perspicue demonstrantur ..., Halae Magdeburgicae, 1730. In particolare ibid., 121 (II.5.1) troviamo il
commento al precetto neminem laede che si dice un praeceptum ... quod ex
statu humanitatis et praecepto de custodia aequalitatis profluit (ma anche prima
117 [II.3.28 ss.], in ordine al praeceptum de custodienda aequalitate che viene
spiegato nei seguenti termini: scilicet is aequalitatem observat, qui nec sibi plus
quam alteri, nec alteri minus quam sibi, sed aequalia utrobique tribuit [ibid., 29].
Sicch alterum negativum vult, ut ne alteri minus tribuam, quod fit per laesionem
[ibid., 31]). Di seguito, si pongono a fondamento del precetto le esigenze della socialis hominum vita (ibid., 121 [II.5.2]), si elencano i beni suscettibili di lesione
bona, honor, existimatio mea, contumelia (ibid., 121 s. [II.5.5-13]) e si aggiunge
che dalla lesione discende il danno (ibid., 122 [II.5.14]). Un simile danno che pu
essere realizzato con dolo o con colpa (ibid., 123 [II.5.20]) deve essere risarcito
(ibid., 122 [II.5.15]). Cfr. anche FEENSTRA, Grotius doctrine of liability for negligence,
cit., 162 s.
229 Cfr. TH. KIEFER, Die Aquilische Haftung im Allgemeinen Landrecht fr die
Preuischen Staaten von 1794, Pfaffenweiler, 1989, 89 ss.; e da ultimo K. LUIG, Das
Privatrecht von Christian Thomasius zwischen Absolutismus und Liberalismus, in
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13. I primi codici di area germanica: il Codex Maximilianeus Bavaricus Civilis, lAllgemeines Landrecht fr die Preuischen Staaten,
lAllgemeines Brgerliches Gesetzbuch.
Nei tre codici di area germanica che affondano le loro radici
nella dottrina giusnaturalistica il Codex Maximilianeus Bavaricus Civilis del 1756239, lAllgemeines Landrecht fr die Preuischen
Staaten del 1794240 ed infine lAllgemeines Brgerliches Gesetzbuch del
238 Cfr.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
97
1811241 la materia del danneggiamento e della sua riparazione affrontata in maniera piuttosto omogenea, nonostante le differenze stilistiche dei tre codici, in assoluta continuit con la vicenda interpretativa
della dottrina giusnaturalistica. Lampia nozione di danno al patrimonio ha definitivamente acquisito i danni derivanti dalla lesione o morte
della persona libera, riconoscendo le tradizionali voci di imputazione
elaborate dal diritto romano e dalla successiva scienza giuridica.
Nel CMBC, infatti, la scelta di sottolineare la natura reipersecutoria dellazione aquiliana conduce naturalmente a enfatizzare la concezione proprietaria del danno242, comprensivo sia di cose che di persone. In particolare, nellultimo caso, il codice distingue tra ferimento
e morte del soggetto, prevendendo, per il ferimento, il rimborso delle
spese mediche e il risarcimento dei danni da mancato guadagno243;
per la morte, la previsione del risarcimento sotto forma di alimenti
per la vedova e i figli dellucciso244.
Rechts, cit., 104 ss.; ID., Daten zur Geschichte des ALR, in J. WOLFF (hrsg.), Das
Preuische Allgemeine Landrecht. Politische, rechtliche und soziale Wechsel- und
Fortwirkungen, Heidelberg, 1995, 287 ss.; F. STURM, Le code prussien, in Index,
XXVI, 1998, 427 ss.; e infine KIEFER, Die Aquilische Haftung, cit., 112 ss., e 146, sullinfluenza del giusnaturalismo.
241 Per i lavori preparatori rinvio ai dati raccolti da J. O FNER (hrsg.), Der
Urentwurf und die Berathungs Protokolle des sterreichischen ABGB, II, Wien, 1889,
183 ss. (sedute del 19.5 e 9.6.1806). Oltre che ovviamente a ROTONDI, Dalla lex Aquilia, cit., 545 ss.; WIEACKER, Storia del diritto privato moderno, I, cit., 512 ss.; TARELLO,
Storia della cultura giuridica, cit., 245 ss., e 506 ss.
242 CBMC, IV.16 6, 3: Der Actione Legis Aquiliae all jenes, was oben von der
Actione persecutoria berhaupt vorkommt, ohne Unterschied der Sachen, oder Art
und Weis, wie der Schaden geschehen ist, wiederum beobachtet zu werden. Nel
commento di W. X. A. KREITTMAHR, Anmerkungen ber den Codicem Maximilianeum
Bavaricum Civilem, IV, Mnchen, 1765, 1768 s., 16 6.3, si conserva leco della distinzione romana delle azioni: directa, utilis e in factum.
243 CMBC, IV.16 6, 4: Wird auch in Schden, welche dem Menschen durch
Wunden und Todschlg zugehen, unter frei-und Leibeignen Leuten nicht mehr
distinguirt, folglich muss der Verwundete, wenn anders der Thter in Dolo vel Culpa
ist, nicht nur deren auf die Chur verwendeter Ksten halber, sondern auch um all
anderen an seiner Profession und Nahrung etwan dadurch erlittenen Schaden und
Entgang satisfacirt werden.... Ribadisce i principi contenuti nel codice il commento
di KREITTMAHR, Anmerkungen ber den Codicem Maximilianeum Bavaricum Civilem,
IV, cit., 1771, 16 6.7.
244 CMBC, IV.16 6, 5: In Casu Homicidii dolosi vel culposi des Entleitens
hinterlassenen Weib und Kind, soweit sie etwan durch den Todschlag an der Ali-
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Quanto infine allABGB austriaco, il danno definito come jeder Nachteil, welcher jemandem an Vermgen, Rechten oder seiner
Person zugefgt worden ist252 proviene da unazione od omissione
ingiusta altrui cagionata volontariamente o involontariamente253, o
dal caso fortuito. Tra le offese alla persona dalle quali nasce il diritto
alla riparazione del danno, le lesioni fisiche obbligano il danneggiante
a rifondere le spese della cura, a risarcire il mancato guadagno attuale
oltre a quello futuro nelleventualit, in questultimo caso, che il
danneggiato sia stato privato della capacit di ottenerlo254 (come nellipotesi della deformit, soprattutto femminile255) ; la morte, invece,
obbliga anche al risarcimento del danno derivante dalla mancata soddisfazione dellaspettativa al mantenimento256.
252 1293 ABGB: Schade heit jeder Nachteil, welcher jemandem an Vermgen, Rechten oder seiner Person zugefgt worden ist. Davon unterscheidet sich
der Entgang des Gewinnes, den jemand nach dem gewhnlichen Laufe der Dinge zu
erwarten hat.
253 1294 ABGB: Der Schade entspringt entweder aus einer widerrechtlichen
Handlung, oder Unterlassung eines andern; oder aus einem Zufalle. Die widerrechtliche Beschdigung wird entweder willkrlich, oder unwillkrlich zugefgt.
Die willkrliche Beschdigung aber grndet sich teils in einer bsen Absicht, wenn
der Schade mit Wissen und Willen; teils in einem Versehen, wenn er aus schuldbarer
Unwissenheit, oder aus Mangel der gehrigen Aufmerksamkeit, oder des gehrigen
Fleies verursacht worden ist. Beides wird ein Verschulden genannt.
254 1325 ABGB: Wer jemanden an seinem Krper verletzt, bestreitet die
Heilungskosten des Verletzten, ersetzt ihm den entgangenen, oder, wenn der
Beschdigte zum Erwerb unfhig wird, auch den knftig entgehenden Verdienst;
und bezahlt ihm auf Verlangen berdies ein den erhobenen Umstnden angemessenes Schmerzengeld.
255 1326 ABGB: Ist die verletzte Person durch die Mihandlung verunstaltet
worden; so mu zumal, wenn sie weiblichen Geschlechtes ist, insofern auf diesen
Umstand Rcksicht genommen werden, als ihr besseres Fortkommen dadurch
verhindert werden kann.
256 1327 ABGB: Erfolgt aus einer krperlichen Verletzung der Tod, so
mssen nicht nur alle Kosten, sondern auch den Hinterbliebenen, fr deren Unterhalt
der Gettete nach dem Gesetze zu sorgen hatte, das, was ihnen dadurch entgangen
ist, ersetzt werden. Come gi nellALR, allipotesi della morte del danneggiato
assimilata quella di chi non possa essere restituito alla libert del suo originario stato
( 1329: Wer jemanden durch gewaltsame Entfhrung, durch Privatgefangennehmung oder vorstzlich durch einen widerrechtlichen Arrest seiner Freiheit beraubt,
ist verpflichtet, dem Verletzten die vorige Freiheit zu verschaffen und volle Genugtuung zu leisten. Kann er ihm die Freiheit nicht mehr verschaffen, so mu er den
Hinterbliebenen, wie bei der Ttung, Ersatz leisten).
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274 Sulla scelta di non seguire la logica del codificatore francese della clausola
generale, ma di fondare il sistema del Deliktrsecht su drei kleine Hauptvorschriften, si veda H. H. JAKOBS - W. SCHUBERT (hrsg.), Die Beratung des Brgerlichen
Gesetzbuchs in systematischer Zusammenstellung der unverffentlichten Quellen. Recht
der Schuldverhltnisse, III, 652 bis 853, Berlin-New York, 1983, 872 ss.; ZWEIGERT
- KTZ, Introduzione al diritto comparato, II, cit., 284 ss.; G. SCHIEMANN, Schadensersatz aus unerlaubter Handlung im geltenden deutschen BGB, in La responsabilit civile, cit., 188 ss.; H.-P. BENHR, Die Redaktion der Paragraphen 823 und 826 BGB, in
R. ZIMMERMANN (hrsg.), Rechtsgeschichte und Privatrechtsdogmatik, Heidelberg,
1999, 504 ss.; P. MOSSLER, The discussion on general clause or numerus clausus during
the preparation of the German Civil Code, in SCHRAGE (ed.), Negligence, cit., 361 ss.;
WAGNER, 823 BGB, in ULMER (red.), Schuldrecht, cit., 1467 ss.
275 Cfr. MOSSLER, The discussion on general clause, cit., 368 ss., in particolare sul
ruolo dei diritti assoluti di propriet e della persona nellinterpretazione della sfera
di beni la cui violazione avrebbe giustificato la tutela extracontrattuale. A questa lettura si salda strettamente la configurazione dellantigiuridicit come violazione di
diritti assoluti.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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del numero chiuso di delitti)276 per tentare di contenere linterpretazione della nozione di antigiuridicit che tanta parte ha avuto nella
configurazione del danno extracontrattuale nella tradizione germanica277. Lesito di questo lavoro sono le mini-clausole generali278 contenute nei due commi del 823279 e nel 826280 BGB.
Mentre nel primo comma del 823, il danno discende dallingiusta lesione dolosa o colposa di un diritto soggettivo altrui, specificamente individuato: la vita, il corpo, la salute, la libert, la propriet o un diverso diritto; nel secondo comma, il danno effetto
della colposa lesione di un diritto obiettivo, configurata nei termini
della violazione di una legge avente per scopo la tutela altrui281. Infine, nel 826, tenuto al risarcimento chi, in maniera contraria ai
buoni costumi, abbia deliberatamente arrecato un danno ad altri.
La dottrina e la giurisprudenza sono univocamente orientate nel
limitare ai diritti assoluti la tutela di cui al primo comma del 823
BGB. E non solo perch sono espressamente menzionati, secondo una
precisa scelta di tipizzazione dei beni giuridici tutelati282, lincolumit
276 Cfr.
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infine, la rendita che integra i servizi che loffeso era tenuto per legge
a prestare a un terzo nella sua casa o nella sua impresa ( 845)289.
Fin qui, il legislatore tedesco ha recuperato il legato della tradizione: ha enfatizzato il carattere assoluto della tutela aquiliana realizzata attraverso lazione diretta, recependo le novit che lentamente la
tradizione intermedia aveva fatto emergere. E, dunque, accanto al
danno a beni che consistono in diritti assoluti, viene tutelata anche la
lesione del diritto di credito nellipotesi in cui dipenda dalla lesione di
un bene assoluto come il corpo o la vita della persona. Va sottolineato, per, rispetto alla tradizione precedente, un ulteriore passaggio
del codificatore tedesco nellestensione della portata della tutela aquiliana: la rendita sostitutiva dei servigi che lindividuo ferito, ucciso o
privato della sua libert personale doveva prestare a un terzo nella sua
casa o nella sua impresa, rappresenta una novit rispetto alla rendita
alimentare che la tradizione anche se con qualche isolata fuga in
avanti290 sino alla Pandettistica, aveva cristallizzato291. La ratio dellinnovazione nota: il motivo eminentemente pratico e segue una
logica equitativa che nasce da una comparazione. Come la moglie subisce un danno dalla morte del marito che le viene risarcito attraverso
il riconoscimento di una rendita vitalizia, cos il marito cui venga ucder Verletzung zu einem Dritten in einem Verhltnis, vermge dessen er diesem
gegenber kraft Gesetzes unterhaltspflichtig war oder unterhaltspflichtig werden
konnte, und ist dem Dritten infolge der Ttung das Recht auf den Unterhalt
entzogen, so hat der Ersatzpflichtige dem Dritten durch Entrichtung einer Geldrente
insoweit Schadensersatz zu leisten, als der Gettete whrend der mutmalichen
Dauer seines Lebens zur Gewhrung des Unterhalts verpflichtet gewesen sein
wrde; die Vorschrift des 843 Abs. 2 bis 4 findet entsprechende Anwendung. Die
Ersatzpflicht tritt auch dann ein, wenn der Dritte zur Zeit der Verletzung gezeugt,
aber noch nicht geboren war. Per il commento al , si veda WAGNER, 844 BGB, in
ULMER (red.), Schuldrecht, cit., 2299 ss.
289 845 BGB Ersatzansprche wegen entgangener Dienste: Im Falle der
Ttung, der Verletzung des Krpers oder der Gesundheit sowie im Falle der
Freiheitsentziehung hat der Ersatzpflichtige, wenn der Verletzte kraft Gesetzes einem
Dritten zur Leistung von Diensten in dessen Hauswesen oder Gewerbe verpflichtet
war, dem Dritten fr die entgehenden Dienste durch Entrichtung einer Geldrente
Ersatz zu leisten. Die Vorschrift des 843 Abs. 2 bis 4 findet entsprechende Anwendung. Per un commento al cfr. WAGNER, 845 BGB, in ULMER (red.), Schuldrecht,
cit., 2329 ss.
290 Cfr. supra, 8; 10.
291 Cfr. WAGNER, 844 BGB, in ULMER (red.), Schuldrecht, cit., 2299 ss.
108
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WAGNER, 823 BGB, in ULMER (red.), Schuldrecht, cit., 1602 ss. In particolare sul 826, si veda ibid., 1896 ss.
304 Cfr. ZWEIGERT - KTZ, Introduzione al diritto comparato, II, cit., 291 ss.
305 Si veda MOSSLER, The discussion on general clause, cit., 386; il restatement del
sistema della responsabilit proposto da JANSEN, Die Struktur des Haftungsrechts, cit.,
545 ss., secondo una prospettiva storica che apre alla tutela del patrimonio; WAGNER,
823 BGB, in ULMER (red.), Schuldrecht, cit., 1606 ss., 1614 ss.
306 Per questo profilo rinvio a ROTONDI, Dalla lex Aquilia, cit., 548 ss.;
WIEACKER, Storia del diritto privato moderno, I, cit., 518 ss.; BENHR, Auervertragliche Schadenersatzpflicht ohne Verschulden?, cit., 242 ss.; MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit., 1165 ss.; G. VISINTINI, Dottrine civilistiche in tema di colpa extracontrattuale, in Studi in memoria di G. Tarello, II, Milano, 1990, 709; ZWEIGERT KTZ, Introduzione al diritto comparato, II, cit., 308 ss.; FEENSTRA, Grotius doctrine of
liability for negligence, cit., 167 s.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
111
dalle concezioni giusnaturalistiche, mediate dalle dottrine di Jean Domat e Robert-Joseph Pothier.
In Domat troviamo un originale inquadramento della materia
del danneggiamento: il giurista si preoccupa di descrivere le condotte produttive di danno, la natura del danno e le forme del risarcimento.
Nellmbito della tripartizione delle condotte dannose, il giurista
francese distingue quelle legate a crimini e delitti, riguardanti il diritto criminale; quelle che derivano dalla violazione di un contratto,
che rientrano nella dottrina del contratto; e infine quelle che non
hanno a che fare n con i contratti, n con i crimini e delitti307. La definizione, meramente negativa, di questultima categoria, lo induce a
essere pi diffuso, abbozzando il modello della futura norma cardine
della responsabilit extracontrattuale, impostata sulla colpa del danneggiante. A questo proposito, Domat precisa che: toutes le pertes et
tous les dommages qui peuvent arriver par le fait de quelque personne, soit imprudence, lgeret, ignorance de ce quon doit favoir, ou
autres fautes semblables, si lgeres quelles puissent tre, doivent tre
rpares par celui dont limprudence ou autre faute y a donn lieu.
Car cest un tort quil a fait, quand mme il nauroit pas eu intention
de nuire. Ainsi, celui qui jouant imprudemment au mail dans un lieu
o il pouvoit y avoir du pril pour les passans, vient blesser quelquun, sera tenu du mal quil aura caus308.
Il giurista, poi, differenzia il danno sulla base della sua natura
e questa, per noi, sicuramente la parte pi interessante. Egli sostiene
che esistono danni visibili, prodotti quando si perde materialmente
qualcosa: e fa lesempio del pascolo abusivo sul fondo altrui che ha
leffetto di consumare, evidentemente, il pascolo stesso. Ci sono poi i
danni che si arrecano senza distruggere nulla e che consistono in perdite di altra natura: si pensi a chi deve una somma di denaro e non
adempie nel termine previsto, oppure a chi vende senza consegnare la
307 J.
DOMAT, Les loix civiles dans leur ordre naturel, I, Paris, 1777, 299 (part. I,
lib. II, tit. VIII).
308 DOMAT, Les loix civiles dans leur ordre naturel, I, ed. cit., 307 (part. I, lib. II,
tit. VIII, sez. IV.1).
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PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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no anche se poi lesemplificazione, sia pure non esaustiva, ricomprende violazioni della persona (omicidio o lesione lieve) e della propriet (incendio di un edificio o rottura di un mobile di scarso valore).
La dottrina e la giurisprudenza francesi confermano questa
scelta, continuando a lasciare aperta la categoria del danno risarcibile.
Naturalmente, il peso della tradizione, che porta a privilegiare la protezione dei diritti soggettivi assoluti, si fa sentire: in pi di un commentario si trovano classificazioni dei beni giuridici tutelati e, in
prima istanza, compaiono la persona e i suoi diritti personali; la propriet e i diritti reali315. Ancora, la figura del danno indiretto, che la
315 Cfr.
114
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
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116
VII.
LA DOPPIA ANIMA DELLESPERIENZA ITALIANA:
LA NOZIONE DI DANNO INGIUSTO
18. La recezione del modello francese nel codice civile del 1865.
ormai noto che il legislatore italiano ha inizialmente recepito
anche attraverso lesperienza dei codici preunitari321 le scelte del
Code Napolon.
Nel codice italiano del 1865 sono letteralmente trasposte non
senza qualche iniziale perplessit322 le due disposizioni del codice
civile francese323 nei corrispondenti articoli 1151324 e 1152325.
Anche in Italia, come in Francia, lelaborazione dottrinale immediatamente successiva allemanazione del codice non precisa le caratteristiche del danno che riconosce in qualunque diminuzione del
nostro patrimonio, la quale si ha tanto nel caso in cui siamo privati di
ci che gi fa parte del patrimonio stesso (damnum emergens), quanto
nellaltro in cui siamo impediti di acquistare quello che altrimenti
321 Vi una corrispondenza pressoch perfetta tra gli artt. 1382 e 1383 del
codice francese e gli artt. 1336 e 1337 del codice napoletano (cfr. per il commento
alle norme G. ARCIERI, Istituzioni di diritto civile, V, Napoli, 1854, 392 ss.); gli artt.
2085 e 2086 del codice parmense; gli artt. 1500 e 1501 del codice sardo; gli artt. 1393
e 1394 del codice estense. Sul punto si veda J. MATTEI, Il codice civile italiano, III, Venezia, 1873, 124 ss., spec. 126 nt. 6; MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit.,
1174 ss.
322 Basta leggere le Osservazioni della Corte di Cassazione in Milano, nei Lavori
preparatori del codice civile del Regno dItalia, V2, Roma, 1890, 64, per ravvisare
unesplicita preferenza verso il codice prussiano e quello austriaco.
323 Sulla recezione, per cos dire passiva, della dottrina francese in Italia, si
veda MASSETTO, Responsabilit extracontrattuale, cit., 1176 ss.; G. CAZZETTA, Responsabilit aquiliana e frammentazione del diritto comune civilistico (1865-1914), Milano, 1991, 25 ss.
324 Art. 1151 c.c.it. 1865: qualunque fatto delluomo che arreca danno ad altri,
obbliga quello per colpa del quale avvenuto a risarcire il danno.
325 Art. 1152 c.c.it. 1865: ognuno responsabile del danno cagionato non solamente per un fatto proprio, ma anche per propria negligenza od imprudenza.
PER UNA STORIA CRITICA DELLA TUTELA AQUILIANA DEI DIRITTI ASSOLUTI
117
118
risarcimento del danno derivante dalla violazione del sequestro commessa per defraudare le aspettative del creditore sequestrante334.
Tra i soggetti danneggiati indirettamente rientrano i congiunti
dellucciso e dellingiuriato, ovvero i creditori del derubato o delloffeso ai sensi dellart. 1134 c.c., qualora si discuta di indennit per attentati contro la propriet o contro altro diritto, che non sia inerente
esclusivamente alla persona del debitore335. Ma nellultimo caso, sembrerebbe trattarsi di una sostituzione del creditore nellesercizio dei diritti del debitore, piuttosto che di unautonoma azione di danno336.
Come si pu osservare da questa rapida disamina, linterpretazione della dottrina tradizionalmente dipendente dallautorit dei
commentari francesi circa il tipo di danno risarcibile non incontra
limiti espressi: al contrario, sono esplicite le aperture a forme di tutela
che ricomprendano qualsiasi interesse leso direttamente o indirettamente.
19. Il ruolo della dottrina tedesca nellinterpretazione della nuova nozione di danno ingiusto introdotto dal legislatore del 1942.
Limpostazione tedesca che, come noto, ha provocato un ripensamento del modello napoleonico337 non ha modificato, se non
334 Cass.
Firenze 18 febbraio 1892, in Foro it., 1892, I, 432. Nel caso specifico,
il sequestratario daccordo con il debitore aveva dichiarato non esistente il patto e
lobbligo del pagamento delle prestazioni vitalizie gi maturate e sequestrate che per
contratto il sequestratario avrebbe dovuto corrispondere al sequestrante vita natural
durante del debitore. Conformi App. Roma 17 maggio 1890; Cass. Torino 29 gennaio 1889, in Foro it., 1889, I, 311; App. Torino 15 aprile 1889; Cass. Torino 7 luglio 1882.
335 GIORGI, Teoria delle obbligazioni, cit., 266, rinvia per la raccolta della casistica giurisprudenziale al contributo di F. COCITO, Chi possa costituirsi parte civile
(art. 109 cod. proc. penale), in AG, 1879, XXII, 3 ss., nel quale il piano del discorso
spostato, per la verit, sulla discriminazione tra danni materiali e morali, nel tentativo di ammettere il risarcimento anche di questi ultimi. Per quanto riguarda i
danni materiali, vi una totale apertura al loro pieno risarcimento.
336 Secondo un principio che PACIFICI MAZZONI, Istituzioni di diritto civile italiano, IV4, cit., 225 e nt. 4, rende esplicito, senza tuttavia correlarlo con la lesione indiretta derivante dallatto illecito, richiamando la dottrina francese.
337 Al di l delle singole variazioni segnalate in testo, va osservato che il BGB
costituisce un modello di riferimento costante per il legislatore italiano il quale
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119
in parte338, il dettato del codice del 1865, cos distante, nellarchitettura, da quello tedesco legato alle clausole particolari.
Disattendendo lo schema suggerito nel Progetto italo-francese di
codice delle obbligazioni e dei contratti che aggiungeva alla norma
cardine sulla responsabilit aquiliana una disposizione sullabuso del
diritto339 il legislatore del 1942 ha conservato la struttura atipica
della clausola sulla responsabilit, preoccupandosi assecondando,
qui, lorientamento della dottrina tedesca di qualificare il danno,
alla cui riparazione tenuto chi lo cagiona, come ingiusto340.
A imitazione dei codici di area tedesca341, lantigiuridicit entra
cos a far parte del dettato normativo, assumendo una posizione autonoma rispetto alla colpevolezza la culpa e liniuria sono concetti
come attestano i Lavori preparatori dedica molto spazio anche alla sola descrizione
della disciplina tedesca.
338 Dico in minima parte perch la natura atipica della clausola sulla responsabilit extracontrattuale non stata convertita in una struttura tipica quale tendenzialmente quella tedesca. vero, poi, che la colpa del primo codice si precisa nel
dolo e nella colpa (intesa come negligenza). Inoltre, il termine fatto gi presente
nellart. 1151 del codice del 1865 viene riletto in una nuova luce, perch utilizzato per indicare ogni illecito, anche quelli che non abbiano quale presupposto un
comportamento cosciente e volontario come ad esempio la previsione dellart.
2047, secondo comma, di unequa indennit fissata in via sussidiaria a carico del
danneggiante incapace.
339 Art. 74 Progetto c.o.c.: qualunque fatto colposo che cagioni danno ad altrui
obbliga colui che lha commesso a risarcire il danno.
ugualmente tenuto al risarcimento colui che ha cagionato danno ad altri eccedendo, nellesercizio del proprio diritto, i limiti posti dalla buona fede o dallo
scopo per il quale il diritto gli fu riconosciuto. Nella Relazione al Progetto, Roma,
1928, LXXXIV, sono testimoniate le discussioni intorno alla formulazione del principio che richiama, nella versione finale del Progetto, la buona fede e lo scopo per cui
il diritto stato riconosciuto.
340 Art. 2043 c.c.it. 1942: qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.
341 Cfr. CMBC IV.16 6, 1: Der Schaden, welcher einem anderen an Haab und
Gut ungerechter Weis zugefgt wird ...; ALR, I.6 8: Wer jemanden ohne Recht
Schaden zufgt ...; 1294 ABGB: Der Schade entspringt entweder aus einer
widerrechtlichen Handlung, oder Unterlassung eines anderen; oder aus einem
Zufalle. Die widerrechtliche Beschdigung wird entweder willkrlich, oder unwillkrlich zugefgt ...; art. 41 OR: Wer einem Andern widerrechtlich Schaden zufgt
...; 823 Abs. 1 BGB: Wer vrsatzlich oder fahrlssig das Leben, den Krper, die
Gesundheit, die Freiheit, das Eigentum oder ein sonstiges Recht eines anderen widerrechtlich verletzt ....
120
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121
122
Non difficile immaginare che proprio la vicinanza della dottrina italiana a quella tedesca che, come abbiamo visto347, privilegia
la tutela aquiliana dei diritti assoluti, sia pure attraverso una serie di
correttivi ispirati, non solo nella forma, ma anche nei contenuti, alla
logica casistica romana348 abbia potuto condizionare, se non larchitettura, quanto meno linterpretazione della nozione di danno. Non
pi, evidentemente, comprensiva di ogni lesione a interessi giuridicamente rilevanti, ma ristretta al pregiudizio dei diritti assoluti.
proprio da questa interpretazione restrittiva della portata del
danno ingiusto che ha preso le mosse la dottrina italiana, intorno
agli anni 60, per estenderne la nozione. Il banco di prova stato offerto come si sa dalla tutela del diritto di credito, nellormai noto
caso Superga. Il resto della storia conosciuto: la principale linea di
espansione come stato fatto notare349 si muove secondo la sequenza logica che parte dal danno ingiusto concepito come lesione di
un diritto assoluto, passa per la lesione di un diritto soggettivo anche
relativo e giunge alla tutela di un interesse non necessariamente concepito in termini di diritto soggettivo350.
VIII.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
supra, 15.
826 BGB.
349 Cfr. GALGANO, Le mobili frontiere, cit., 1 ss.
350 GALGANO, Le mobili frontiere, cit., 1.
348 Cfr.
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123
non di un bene in propriet351 , la successiva caratterizzazione dellactio directa a proteggere fondamentalmente interessi proprietari cui
fa da contrappeso la creazione pretorile di actiones utiles e in factum,
a ricomprendere ipotesi sganciate dalla distruzione del bene e dalla
condizione proprietaria352.
Lelasticit della generale azione di danno consacrata da Giustiniano, adattabile a qualsiasi tipo di lesione353, viene recepita nel diritto intermedio, anche se la preferenza accordata alla classica actio directa favorisce lirrigidimento della tutela aquiliana entro i binari
della danno alla propriet354. Lunico correttivo che trova spazio rispetto al diritto romano fermo nel non riconoscere il danno subto
dalluccisione delluomo libero la quantificazione, in favore dei
parenti, del risarcimento derivante dalluccisione del congiunto355. Le
ragioni sono sostanzialmente equitative e rinviano alla logica che
ispira il diritto agli alimenti. Episodicamente compare, soprattutto
nella prassi giudiziaria, lestensione, a soggetti diversi dagli stretti
congiunti, del diritto al risarcimento per i danni subti dalluccisione
di un uomo ad es. un socio nel commercio la cui perdita comporta
per il socio sopravvissuto un innegabile danno patrimoniale356. Se vogliamo, limmediato antecedente della tutela aquiliana del diritto di
credito.
Il filtro del giusnaturalismo ha enfatizzato il collegamento tra risarcimento del danno e condizione proprietaria, portando, soprattutto nei paesi di area tedesca, a privilegiare la tutela dei diritti assoluti357. Questa scelta si riflessa sul codice civile tedesco nel quale la
norma cardine della responsabilit extracontrattuale impostata in
maniera tipica e i beni tutelati sono i diritti assoluti della propriet e
della persona. Ci non toglie, per, che la frammentazione in clausole
particolari della disciplina aquiliana, sullesempio del sistema casistico romano, abbia consentito la conservazione delle diverse oppor351 Cfr.
supra, 4.
supra, 5.
353 Cfr. supra, 6.
354 Cfr. supra, 7.
355 Cfr. supra, 7-8.
356 Cfr. supra, 8.
357 Cfr. supra, cap. IV.
352 Cfr.
124
supra, 15.
supra, cap. VI.
360 Cfr. supra, 17.
361 V. PIETROBON, Illecito e fatto illecito. Inibitoria e risarcimento, Padova, 1998,
359 Cfr.
84 s.
362 Cfr.
supra, 18.
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125
maestri tedeschi e, in conseguenza, restringe larea del danno risarcibile alla lesione dei diritti assoluti363. E la giustificazione che viene
adottata la corrispondenza al modello romano della tutela aquiliana
che sarebbe stata limitata alla tutela proprietaria. Ma e qui si annida
la debolezza della soluzione italiana la limitazione della tutela aquiliana ai diritti assoluti non viene bilanciata da quelle forme di compensazione che il BGB traducendo in termini codicistici la molteplicit di soluzioni che, attraverso la mediazione della dottrina intermedia, sono derivate dal diritto romano offre a completamento
della disciplina della responsabilit extracontrattuale. Insomma, una
scelta interpretativa che ha comportato, allinterno del sistema italiano, una restrizione di tutela ancora maggiore di quella del suo
stesso modello di riferimento.
Gli effetti di una simile opzione, che solo in parte ha condizionato larchitettura della tutela extracontrattuale nel nuovo codice civile del 1942, non si sono fatti attendere. Come sappiamo, la dottrina
italiana degli ultimi decenni ha dedicato gran parte delle sue energie
ad abbattere le barriere poste a una nozione di danno che, per sua
origine e storia, rivendica naturalmente uno spazio pi ampio364.
In questa prospettiva mi sembra utile collocare i nuovi problemi
che la dottrina civilistica sta oggi affrontando sulla portata del danno
ingiusto in continuit con il processo di ampliamento della tutela
extracontrattuale che ha ormai definitivamente condotto al riconoscimento della tutela aquiliana del credito. Penso, in particolare, alla
protezione del danno meramente patrimoniale che il dibattito civilistico sta tentando di far uscire dalla terra di nessuno tra contratto e
fatto illecito365.
La scelta della tutela aquiliana in luogo di quella contrattuale la
cui estensione oltre le parti si affida alla teoria dellefficacia del contratto nei confronti dei terzi o degli obblighi di protezione che di363 Cfr.
supra, 19.
supra, 1.
365 Lespressione di G. GILMORE, The death of contract, Columbus, 1974 = (G.
ALPA, trad. it.) La morte del contratto, Milano, 1988, richiamata da F. D. BUSNELLI, Itinerari europei nella terra di nessuno tra contratto e fatto illecito: la responsabilit da
informazioni inesatte, in Contratto e impresa, 1991, 539 ss.
364 Cfr.
126