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mercoledì 31 gennaio 2024

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Tributi, bilanci e finanza locale

Niente riduzione dell'Imu per il fabbricato senza agibilità

Un fabbricato nuovo che non ha l'agibilità non è inagibile e per questo non ha
diritto alla riduzione dell'Imu. Lo afferma la quinta sezione civile della Corte
di cassazione con la sentenza n. 1955 del 18 gennaio. La riduzione Una
società di costruzioni ha proposto ricorso per la cassazione della sentenza
con cui la Commissione tributaria regionale aveva respinto l'appello avverso
la sentenza della Commissione provinciale in rigetto del ricorso proposto
avverso un avviso di accertamento Imu. Lamenta l'erronea esclusione della
sussistenza dei presupposti per l'applicazione della riduzione d'imposta del
50% per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati,
prevista dall'articolo 8, comma 1, del Dlgs 504/1992, il quale affida
l'accertamento della inagibilità o inabitabilità all'ufficio tecnico comunale
con perizia a carico del proprietario o, in alternativa, a una dichiarazione
sostitutiva del contribuente. Afferma la Suprema corte che, ai fini
dell'applicazione della riduzione, devono considerarsi inagibili o inabitabili, e
di fatto non utilizzati, i fabbricati per i quali vengano a mancare i requisiti di
cui all'articolo 24, comma 1, del Dpr 380/2001, in base al quale la sussistenza
delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati
e, ove previsto, di rispetto degli obblighi di infrastrutturazione digitale, nonché la conformità dell'opera al progetto
presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata. Talché si tratta di immobili che
presentino un degrado fisico sopravvenuto (fabbricato diroccato, pericolante, fatiscente) o un'obsolescenza
funzionale, strutturale e tecnologica non superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria. I
presupposti Partendo dall'assunto che in materia fiscale le norme che stabiliscono esenzioni o agevolazioni sono di
stretta interpretazione è quindi non c'è spazio per ricorrere al criterio analogico o all'interpretazione estensiva della
norma oltre i casi e le condizioni dalle stesse espressamente considerati, i giudici della quinta sezione rilevano che
da una parte l'iscrizione nel catasto edilizio dell'unità immobiliare costituisce di per sé presupposto sufficiente
perché sia considerata fabbricato e di conseguenza assoggettabile all'imposta; dall'altra l'inagibilità (che consente la
riduzione d'imposta) è correlata alla temporanea impossibilità di utilizzo dell'immobile, intesa come situazione
intrinseca di degrado dello stesso, superabile con interventi di manutenzione straordinaria, e non come qualità
giuridica superabile con il rilascio del certificato di abitabilità, che non costituisce presupposto per l'applicazione
dell'imposta. Nel caso di specie si è trattato di immobili non inagibili o inabitabili, ma di unità ultimate per le quali
dovevano ancora essere messi i titoli abilitanti in sanatoria e il certificato di abitabilità, per cui la Corte territoriale ha
correttamente escluso l'applicazione della riduzione prevista dalla norma sopra citata. La Cassazione quindi ritiene
ben fondata la motivazione

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della sentenza di primo grado in ordine alla mancata applicazione della richiesta riduzione d'imposta, rigettando
integralmente il ricorso.

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