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Cass. civ. Sez. VI - 5, Ord., (ud. 27/03/2019) 17-05-2019, n.

13466
CATASTO
TRIBUTI LOCALI
Fatto - Diritto P.Q.M.

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE T
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. GRECO Antonio - Presidente -
Dott. ESPOSITO Antonio Francesco - Consigliere -
Dott. LUCIOTTI Lucio - Consigliere -
Dott. CASTORINA Rosaria Maria - rel. Consigliere -
Dott. DELL'ORFANO Antonella - Consigliere -
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 26820-2017 proposto da:
RH RETE FERROVIARIA ITALIANA SPA, in persona del Procuratore pro tempore, elettivamente domiciliata
in ROMA, VIA FULCIERI PAULUCCI DE' CALBOLI 9, presso lo studio dell'avvocato PIERO SANDULLI,
rappresentata e difesa dall'avvocato MASSIMO BASILAVECCHIA;
- ricorrente -
contro
COMUNE DI VILLADOSSOLA, in persona del Sindaco pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA, VIA
COSSERIA 5, presso lo studio dell'avvocato GUIDO FRANCESCO ROMANELLI, che lo rappresenta e difende
unitamente all'avvocato MAURIZIO FOGAGNOLO;
- controricorrente -
avverso la sentenza n. 579/2/2017 della COMMISSIONE TRIBUTARIA REGIONALE di TORINO, depositata il
10/04/2017; udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del 27/03/2019
dal Consigliere Relatore Dott. ROSARIA MARIA CASTORINA.

Svolgimento del processo - Motivi della decisione

La Corte, costituito il contraddittorio camerale ai sensi dell'art. 380 bis c.p.c., come integralmente sostituito
dal D.L. n. 168 del 2016, art. 1 - bis, comma 1, lett. e), convertito, con modificazioni, dalla L. n. 197 del
2016, osserva quanto segue;
Con sentenza n. 579/2/2017, depositata il 10.4.2017 la CTR del Piemonte giudicando in sede di rinvio
riformava la sentenza di primo grado accogliendo l'appello proposto dal Comune di Villadossola e dichiarava
legittimi gli avvisi di accertamento dell'Ici evasa rideterminando le sanzioni al minimo edittale del 100%
del contributo evaso applicando una sanzione unica per tutti gli anni pari al triplo di quella da applicarsi
per il 1998.
Avverso la sentenza della CTR RFI Rete Ferroviaria Italiana la contribuente ha proposto ricorso per
cassazione, affidato a due motivi, illustrati con memoria.
Il Comune di Villadossola resiste con controricorso.
1.Con il primo motivo la ricorrente deduce la violazione del D.Lgs. n. 504 del 1992, art. 7 comma 1 dett. D),
nella parte in cui la CTR ha escluso la congruità della classificazione e la spettanza del beneficio dell'esenzione
per la sola esistenza di contratti di locazione, in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3.
La censura non è fondata.
Il D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504, art. 7, comma 1, lett. b), che ha istituito l'ICI, stabilisce che sono esenti
dall'imposta tutti "i fabbricati classificati o classificabili nelle categorie catastali da E/1 a E/9". In particolare
in Cat. E/1 sono collocate le Stazioni per servizi di trasporto, terrestri, marittimi ed aerei, che sono state
considerate esenti in ragione del fatto che in tali locali sono svolte attività strettamente connesse all'esercizio
del servizio ferroviario. 6.2. Questa deve essere ritenuta la ratio legis della norma agevolatrice e il costante
orientamento di questa Corte in merito ai regimi di esenzione previsti alle varie lettere del D.Lgs. n. 504 del
1992, art. 7, comma 1, è sempre stato nel senso del condizionamento dell'agevolazione all'effettivo e diretto
esercizio nell'immobile delle attività esenti (v. Cass. n. 15025 del 2015 e n. 14094 del 2010, con riferimento
alla agevolazione prevista dalla lettera a) della richiamata norma; nonchè Cass. n. 14226 del 2015 e n. 4502
del 2012, con riferimento alla agevolazione prevista dalla lettera i) della stessa norma).
Il legislatore - constatato un utilizzo distorsivo dell'agevolazione, in quanto molti immobili accatastati
unitariamente in Cat. E risultavano costituiti anche da unità immobiliari destinate ad uso diverso e dotate di
autonomia funzionale e reddituale - ha disposto, con il D.L. 3 ottobre 2006 n. 262, art. 2, commi da 40 a
44, convertito con modificazioni dalla L. 24 novembre 2006 n. 286, l'aggiornamento della classificazione di
tutte le unità immobiliari di Cat. E, prevedendo che, per quello che qui interessa: "40. Nelle unità immobiliari
censite nelle categorie catastali E/1, E12, E/3, E/4, E/5, E/6 ed E/9 non possono essere compresi immobili
o porzioni di immobili destinati ad uso commerciale, industriale, ad ufficio privato ovvero ad usi diversi,
qualora gli stessi presentino autonomia funzionale e reddituale. - 41. Le unità immobiliari che per effetto del

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criterio stabilito nel comma 40, richiedono una revisione della qualificazione e quindi della rendita devono
essere dichiarate in catasto da parte dei soggetti intestatari, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore
del presente decreto. In caso di inottemperanza, gli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio provvedono,
con oneri a carico dell'interessato, agli adempimenti previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro
delle finanze 19 aprile 1994 n. 701; in tale caso si applica la sanzione prevista dal R.D.L. 13 aprile 1939,
n. 652, art. 31, convertito, con modificazioni, dalla L. 11 agosto 1939, n. 1249, e successive modificazioni,
per le violazioni del R.D.L. n. 652 del 1939 cit., artt. 20 e 28, nella misura aggiornata dalla L. 30 dicembre
2004, n. 311, art. 1, comma 338. - 42. Con provvedimento del Direttore dell'Agenzia del territorio, nel
rispetto delle disposizioni e nel quadro delle regole tecniche previste dal codice dell'amministrazione digitale,
di cui al D.L. 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, da adottare entro novanta giorni dalla data
di entrata in vigore del presente decreto e da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, sono stabilite le modalità
tecniche e operative per l'applicazione delle disposizioni di cui ai commi 40 e 41, nonchè gli oneri di cui al
comma 41. - 43. Le rendite catastali dichiarate ovvero attribuite ai sensi dei commi 40, 41 e 42 producono
effetto fiscale a decorrere dal 1 gennaio 2007. ò 44. Decorso inutilmente il termine di nove mesi previsto dal
comma 41, si rende comunque applicabile la L. 30 dicembre 2004, n. 311, art. 1, comma 336, e successivi
provvedimenti attuativi".
Nel prevedere l'obbligo di procedere alla rettifica di tutti gli accatastamenti degli immobili iscritti in Cat. E
entro il 30 luglio 2007 (termine mai rinviato a seguito della sua scadenza), il legislatore aveva previsto da
subito che, in mancanza del rispetto di tale termine, si sarebbe reso applicabile la L. n. 311 del 2004, art. 1,
comma 336, (Finanziaria per l'anno 2005), a norma del quale: "I Comuni, constatata la presenza di immobili
di proprietà privata non dichiarati in Catasto ovvero la sussistenza di situazioni di fatto non più coerenti
con i classamenti catastali per intervenute variazioni edilizie, richiedono ai titolari di diritti reali sulle unità
immobiliari interessate la presentazione di atti di aggiornamento redatti ai sensi del regolamento di cui al
decreto del Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n. 701. La richiesta, contenente gli elementi constatati, tra
i quali, qualora accertata, la data cui riferire la mancata presentazione della denuncia catastale, è notificata
ai soggetti interessati e comunicata, con gli estremi di notificazione, agli uffici provinciali dell'Agenzia del
territorio. Se i soggetti interessati non ottemperano alla richiesta entro novanta giorni dalla notificazione, gli
uffici provinciali dell'Agenzia del territorio provvedono, con oneri a carico dell'interessato, alla iscrizione in
catasto dell'immobile non accatastato ovvero alla verifica del classamento delle unità immobiliari segnalate,
notificando le risultanze del classamento e la relativa rendita. Si applicano le sanzioni previste per le violazioni
del R.D.L. 13 aprile 1939, n. 652, art. 28, convertito, con modificazioni, dalla L. 11 agosto 1939, n. 1249, e
successive modificazioni. Le rendite catastali dichiarate o comunque attribuite a seguito della notificazione
della richiesta del Comune di cui al comma 336, producono effetto fiscale, in deroga alle vigenti disposizioni,
a decorrere dal I gennaio dell'anno successivo alla data cui riferire la mancata presentazione della denuncia
catastale, indicata nella richiesta notificata dal Comune, ovvero, in assenza della suddetta indicazione, dal
lo gennaio dell'anno di notifica della richiesta del Comune".
Invero il classamento iscritto in atti catastali, se non rispecchiasse l'effettiva destinazione d'uso dell'immobile,
determinerebbe il riconoscimento di una aprioristica (quanto irragionevole) esenzione dall'ICI, sulla base
di una destinazione d'uso dell'immobile completamente diversa da quella reale, in contraddizione con il
principio costituzionale che vuole che le imposte siano parametrate alla effettiva capacità contributiva. Alla
luce di siffatto principio, il classamento del bene in Cat. E, ove la destinazione d'uso sia diversa rispetto a
quella dichiarata all'atto dell'accatastamento - non può costituire un impedimento al riconoscimento della
sua imponibilità, in particolare ove tale errato accatastamento sia stato determinato da un'omissione del
contribuente, che non abbia provveduto a denunciare a Catasto l'effettiva destinazione d'uso del cespite
(CFR Cass. 1704/2016; Cass. 15025/2016). Nella specie la CTR ha evidenziato che l'utilizzo in concreto
dei fabbricati avveniva da parte di soggetti diversi dal legittimato passivo e in base a contratti di locazione
per i quali viene percepito un canone, con la conseguenza che essendo l'utilizzo di natura commerciale,
correttamente era stata adottata la decadenza dall'agevolazione.
2.Con il secondo motivo la ricorrente deduce violazione del D.Lgs. n. 472 del 1997, art. 5 e art. 6, comma 2
del decreto cit., in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3, per avere la CTR ritenuto sanzionabile l'illecito nonostante
le obiettive condizioni di incertezza normativa.
La censura non è fondata.
La CTR ha fatta corretta applicazione dei principi di diritto affermati da questa Corte, da ultimo con la
pronuncia n. 15542/2018, in base ai quali "In tema di sanzioni amministrative per violazioni di norme
tributarie, sussiste incertezza normativa oggettiva, causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità
amministrativa tributaria ai sensi della L. n. 212 del 2000, art. 10 e del D.Lgs. n. 546 del 1992, art.
8, quando è ravvisabile una condizione di inevitabile incertezza su contenuto, oggetto e destinatari della
norma tributaria, riferita, non già ad un generico contribuente, nè a quei contribuenti che, per loro perizia
professionale, siano capaci di interpretazione normativa qualificata e neppure all'Ufficio finanziario, ma al
giudice, unico soggetto dell'ordinamento a cui è attribuito il potere-dovere di accertare la ragionevolezza di
una determinata interpretazione".
Nella specie dunque non ravvisandosi alcun contrasto interpretativo sulla norma, le sanzioni erano dovute.
Il ricorso deve essere, conseguentemente, rigettato.
In considerazione della relativa novità della questione trattata le spese del giudiizo possono essere
integralmente compensate.
Sussistono i presupposti per l'applicazione del D.P.R. 30 maggio 2012, n. 115, art. 13, comma 1- quater.

P.Q.M.

La Corte rigetta il ricorso.

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Spese compensate.
Sussistono i presupposti per l'applicazione del D.P.R. 30 maggio 2012, n. 115, art. 13, comma 1- quater.
Così deciso in Roma, nella camera di consiglio, il 27 marzo 2019.
Depositato in Cancelleria il 17 maggio 2019

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