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L’azione revocatoria ordinaria, l’azione revocatoria

ordinaria nel fallimento e la revocatoria fallimentare


Art. 2901 c.c. – Art. 66 l. fall. – Art. 67 ss. l. fall

Dr. Francesco Trapani


04.03.2022
L’azione revocatoria ordinaria (art. 2901 c.c.)
• Nozione: L’azione revocatoria o actio pauliana è lo strumento giuridico di
conservazione della garanzia patrimoniale tramite il quale il creditore può
chiedere giudizialmente che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti
di disposizione compiuti dal debitore in pregiudizio delle ragioni creditorie.
• Effetto: declaratoria di inefficacia relativa dell’atto di disposizione nei
confronti del solo revocante che potrà esercitare l’azione esecutiva sul bene
oggetto dell’atto revocato. Dunque, dalla revocatoria non derivano effetti
restitutori automatici ma è necessaria ulteriore azione esecutiva di
espropriazione (art. 602 c.p.c.).
• Fondamento: Art. 2740 c.c. (garanzia patrimoniale generica) e 2910 c.c.
(espropriazione)
Caratteri della revocatoria ordinaria:
• legittimazione attiva: il creditore che vanti nei confronti del disponente un
diritto di credito, anche condizionato, non liquido e non in possesso di titolo
esecutivo.
• Atti revocabili:
-atti inter vivos a titolo oneroso o gratuito
-atti validi ed efficaci
-atti annullabili, rescindibili e risolubili
-pagamento debiti non scaduti
-pagamento debiti con mezzi anomali
• Prescrizione: 5 anni dal perfezionamento dell’atto revocando
Caratteri della revocatoria ordinaria (2):
• Requisiti:
- eventus damni – presupposto oggettivo: atto revocando deve aver
determinato un pregiudizio attuale e concreto o anche solo potenziale
– secondo la recente giurisprudenza – della garanzia patrimoniale che si
traduce nell’insufficienza del patrimonio del debitore a garantire le
ragioni del credito del revocante.
- nesso di causalità tra atto revocando e eventus damni
- consilium fraudis – presupposto soggettivo: consapevolezza del solo
debitore del pregiudizio inferto al creditore (atti a titolo gratuito); anche
del terzo avente causa se l’atto è a titolo oneroso (2901 co. 1, n. 2, c.c.)
Effetti:
• 1) inefficacia relativa dell’atto revocato: l’atto revocato rimane valido ed efficace inter
partes ma inefficace nei confronti del singolo creditore che ha esercitato con esito
positivo l’azione.
Tuttavia, dalla sentenza costitutiva di revoca non derivano effetti restitutori e reintegratori
nel patrimonio del debitore. Il creditore dovrà necessariamente esperire azione esecutiva
di espropriazione forzata presso il terzo proprietario (2910 co. 2 - 602 c.p.c.)
• 2) effetti sui terzi (2901 co. 4 c.c.)
a) non vi è pregiudizio ai diritti acquisiti dai terzi a titolo oneroso e in buona fede, salvi
gli effetti della trascrizione della domanda giudiziale di revoca.
b) Vengono travolti i diritti acquisiti dai terzi a titolo gratuito a prescindere dall’elemento
soggettivo
c) Vengono travolti i diritti acquisiti dai terzi a titolo oneroso se in mala fede
La revocatoria fallimentare (art. 67 e ss. l.
fall.)
• Strumento ulteriore rispetto all’azione di cui all’art. 2901 c.c. e
specificamente pensato e disciplinato dal legislatore per essere utilizzato
nell’ambito della procedura di fallimento.
• Legittimazione attiva: Curatore, su autorizzazione del giudice delegato e
dinanzi al tribunale fallimentare.
• La revocatoria fallimentare è volta ad ottenere la declaratoria di
inefficacia rispetto ai creditori concorsuali degli atti (a titolo oneroso,
pagamenti e garanzia prestate) compiuti dal fallito in un momento
anteriore rispetto alla dichiarazione di fallimento ma che già si trovava in
stato di insolvenza, noto o presumibilmente noto al terzo avente causa.
Caratteri
• Ratio: tutela della par condicio creditorum tramite il recupero di beni e diritti
fuoriusciti dal patrimonio del fallito al fine di incrementare l’attivo fallimentare.
• effetto: inefficacia relativa nei confronti dei creditori concorsuali degli atti di
disposizione revocandi – retrodatazione degli effetti prodotti dalla sentenza
dichiarativa di fallimento
• presupposti:
• 1)oggettivo: stato di insolvenza del disponente
• 2)soggettivo: conoscenza di tale stato di insolvenza da parte del terzo avente causa
(scientia decoctionis).
Non è testualmente richiesto il presupposto del pregiudizio (eventus damni) in quanto lo
stesso risulterebbe in re ipsa nella lesione della par condicio creditorum (Cass. SS.UU.
18550/2006).
Atti revocabili
• Per essere revocabile l’atto deve essere compiuto in un arco temporale di
volta in volta stabilito dalla legge (art. 67 l. fall.) definito «periodo
sospetto» computato rispetto al momento della dichiarazione di
fallimento.
• Tale periodo sospetto, nonché le condizioni relative all’onere della prova
avente ad oggetto la scientia decoctionis, variano in considerazione della
distinzione tra atti c.d. normali e anormali:
• Negli atti anormali vi è una presunzione relativa di sussistenza della
scientia decotionis in capo al terzo, il quale però potrà fornire prova
contraria per sottrarsi agli effetti della revocatoria. Negli atti normali, sarà
il curatore a dover provare la conoscenza dell’insolvenza del terzo.
Atti anormali (art. 67 co. 1):
1. Atti a titolo oneroso a prestazioni corrispettive compiute nell’anno
precedente alla dichiarazione di fallimento con obbligazioni a carico
del fallito che superano di oltre ¼ rispetto a quelle assunte dal terzo
in suo favore;
2. Atti estintivi e pagamenti di debiti scaduti ed esigibili compiuti con
mezzi anomali (periodo sospetto 1 anno);
3. Garanzie concesse per debiti propri preesistenti e non scaduti
(periodo sospetto 1 anno);
4. Garanzie concesse per debiti scaduti (periodo sospetto 6 mesi).
Atti normali:
• Periodo sospetto 6 mesi
1. Atti a titolo oneroso con sinallagma contrattuale non sproporzionato oltre ¼
2. pagamento debiti liquidi ed esigibili con mezzi normali
3. atti costitutivi di diritti di prelazioni contestualmente creati.
Atti inefficaci di diritto:
• Periodo sospetto 2 anni
1. Atti a titolo gratuito (traslativi, di rinunzia o di remissione)
2. Pagamenti anticipati
Non va esperita revocatoria nei confronti di detti atti in quanto l’inefficacia relativa
opera automaticamente come effetto ex lege. La pretesa restitutoria può essere
rivolta al terzo dal curatore senza rivolgersi previamente al tribunale. L’eventuale
contestazione del terzo aprirebbe il giudizio avente come esito sentenza
dichiarativa.
Esenzioni dall’azione revocatoria (art. 67 co. 3):
• Numerose sono diventate le deroghe alla revocatoria in seguito alla riforma del
2006, tali da indurre a sostenere che le potenzialità dell’istituto si siano
notevolmente ridotte:
1. Pagamenti di beni e servizi inerenti l’esercizio dell’attività d’impresa;
2. Rimesse su conto corrente bancario tali da non aver ridotto consistentemente e
durevolmente l’esposizione del fallito verso la banca;
3. Pagamento prestazioni lavorative;
4. Esecuzione piani di risanamento;
5. Pagamenti effettuati in esecuzione di concordato preventivo o accordo di
ristrutturazione;
6. Vendite aventi ad oggetto beni immobili ad uso abitativo se:
-Destinato ad abitazione principale acquirente
-Giusto prezzo
La revocatoria ordinaria nel fallimento (art.
66 l. fall.)
• Si tratta dell’azione revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c. esercitata in sede fallimentare.
• Trova il suo fondamento, come la revocatoria fallimentare, nella tutela della par
condicio creditorum. Ciò si riflette in ordine alla legittimazione attiva che attiene
esclusivamente al curatore che la esperisce dinanzi al tribunale fallimentare.
• Inoltre, la peculiarità rispetto all’azione di cui all’art. 2901 c.c. sta negli effetti, atteso che
il risultato positivo dell’azione giova a tutti i creditori concorsuali, dal momento che l’art.
66 l. fall. si riferisce alla generalità dei creditori del fallito: «il curatore può domandare
che siano dichiarati inefficaci gli atti compiuti dal debitore in pregiudizio dei creditori
secondo le norme del codice civile».
• Richiede i presupposti stabiliti dalla revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c.
• Oggetto: essa è esperibile sugli atti anche al di fuori del periodo sospetto ma nel
rispetto del termine decadenziale e di prescrizione.
Condizioni di esercizio dell’azione:
Per la revocatoria fallimentare:
• Termine decadenziale: 3 anni dalla dichiarazione di fallimento
• Termine prescrizionale: 5 anni dal compimento dell’atto revocando
• periodo sospetto
Per la revocatoria ordinaria nel fallimento:
• vanno osservati solo i termini decadenziale e prescrizionale.
Effetti:
• Revoca atto a titolo oneroso già eseguito: Sentenza costitutiva – in quanto gli effetti
derivano dalla pronuncia giudiziale – quanto ricevuto dal terzo o valore in denaro
andrà restituito alla curatela; Nasce diritto del terzo all’insinuazione al passivo per
un credito corrispondente alla prestazione da lui effettuata nei confronti del fallito;
• Revoca atto inefficace di diritto: effetti prodotti ex lege; l’eventuale sentenza ha
natura dichiarativa.
In entrambi i casi, l’eventuale mancata restituzione della res alla curatela rende
necessaria ulteriore azione esecutiva.
• Assunzione obbligazione del fallito verso terzi: disconoscimento da parte del
curatore del credito o titolo di prelazione fatto valere. è la c.d. revocatoria
incidentale, esercitabile anche sotto forma di eccezione in sede di verifica del
passivo in cui si fa valere revocabilità dell’atto.

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