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LA PROCEDURA DELLA LIQUIDAZIONE - struttura

La procedura si esplica attraverso una serie di passaggi:


➢ la Domanda e la sentenza di liquidazione giudiziale, emessa dal tribunale, la quale apre il
processo;
➢ Accertamento del passivo, ovvero il curatore deve accertarsi della quantità dei debiti
presenti nell’azienda, attraverso una serie di passaggi:
• Domanda di insinuazione al passivo→ i creditori dovranno fare domanda per fare valere i loro
crediti con una fattura;
• Progetto di stato passivo→ il curatore fa un elenco di tutti i crediti;
• Udienza di esame dello stato passivo→in cui il curatore presenta questo progetto e il giudice
decide se renderlo esecutivo o meno;
Una volta reso esecutivo si passa alla:
➢ Liquidazione dei beni del debitore, altro non è che la vendita all’asta (in un industria ad
esempio si vendono tutte i macchinari )
•Programma di liquidazione
• Vendita dei beni
➢ Ripartizione dell'attivo;
➢ Chiusura del liquidazione giudiziale.

IL PROGETTO DI STATO PASSIVO


Il progetto di stato passivo viene depositato in cancelleria 15gg prima dell’udienza e viene
trasmesso ai creditori e ai titolari dei diritti, i quali possono presentare osservazioni e integrare i
documenti entro 5 gg dall’udienza.
Sulla base delle domande presentate, il curatore predispone un progetto di stato passivo, nel quale
deve indicare quali creditori hanno diritto di partecipare all’attivo, l’ammontare dei loro crediti e le
eventuali cause di prelazione.
La procedura si apre con la domanda di ammissione dei creditori che vengono sollecitati dal
curatore, il quale una volta entrato in possesso dell’azienda in liquidazione giudiziale istituisce una
PEC del fallimento che diventa un metodo di comunicazione con la procedura. Attraverso la PEC si
manda la notizia a tutti i creditori della liquidazione giudiziale e poi toccherà ai creditori inviare le
domande dei crediti :
• ammessi, con credito certo, ulteriormente distinti in crediti chirografari e crediti privilegiati;
• non ammessi, in tutto ovvero quando ci si accorge che una fornitura era stata pagata; oppure in
parte nel momento in cui parte del credito era stata saldata e ne manca una restante da pagare;
• ammessi con riserva, quando non è stato presentato il titolo per fatto non imputabile al creditore,
perché si dovrà presentare la fattura.
In un separato elenco sono poi inclusi i titolari di diritti su beni di proprietà o in possesso del
debitore.

Con l’ammissione dei creditori al passivo essi diventeranno da concorsuali a concorrenti.


Per far parte del passivo i creditori devono presentare una domanda attraverso ricorso al
Tribunale, dev’essere trasmessa entro 30gg dalla data dell’udienza dello stato passivo.
Attraverso la PEC i creditori saranno informati del fallimento e verrà comunicata loro la data di
udienza, per invitare coloro che avanzano una somma dalla procedura di presentare la domanda di
ricorso.

Una volta prevenute tutte le domande, il curatore deve stilare il progetto.


L’UDIENZA
Il giudice prende visione del progetto, esamina i documenti di tutti i creditori, una volta esaminate
tutte le posizioni, anche i debitori hanno diritto di essere ascoltati, rende lo stato passivo definitivo,
dichiarandolo esecutivo con un decreto e lo deposita in cancelleria.
É possibile fare opposizione al decreto, ad esempio se riteniamo che una fattura sia valida, si può
proporre impugnazione al tribunale e provare che quel titolo è valido.

Può accadere che alcuni creditori facciano domanda dopo il termine dei 30gg, queste prendono il
nome di domande tardive che possono essere depositate entro 12 mesi dal deposito del decreto che
rende esecutivo lo stato passivo. Il creditore potrà essere ammesso solo se il ritardo è dovuto da una
causa a lui non imputabile, ad esempio la non conoscibilità della procedura per motivi esterni.

Opposizioni: contro lo stato passivo si possono proporre opposizioni o impugnazioni, le prime


da parte di creditori esclusi per ottenere, appunto, l’ ammissione del loro credito; mentre le
impugnazioni sono proposte dai creditori ammessi dallo stesso curatore nei confronti di altri
crediti.
Sostanzialmente l’impugnazione viene fatta da chi è stato ammesso, l’opposizione da chi non lo è
stato.

LA LIQUIDAZIONE DELL'ATTIVO L’obiettivo del fallimento è quello di liquidare tutto


l’attivo che ricordiamo comprendere essere tutti i beni all’interno dell’azienda. La liquidazione
dell'attivo è rivolta a convertire i beni del debitore in denaro per soddisfare i creditori. Ad essa
provvede il curatore che, entro 60 giorni dalla redazione dell'inventario, predispone un programma
di liquidazione ove si pianificano le modalità e i termini previsti. Il programma deve essere
approvato dal comitato del creditori che ha il compito di vigilare l’operatore del curatore.
Nel PROGRAMMA DI LIQUIDAZIONE oltre alla semplice proposta di vendita di determinati
beni, vanno inserite anche :
• le azioni che il curatore intende proporre, ad es. L’azione revocatoria;
• le condizioni della vendita dei singoli cespiti, ad es. Un macchinario messo all’asta al costo tot.;
• l'opportunità di disporre l'esercizio provvisorio dell'impresa ovvero di autorizzare l'affitto
dell'azienda, ad es. Un’azienda di panettoni si cercherebbe di prolungare l’attività almeno per il
mese di dicembre e iniziare la liquidazione poi a gennaio;
• le possibilità di cessione unitaria o di rami della stessa, ad es. Vendere un’intera azienda sarebbe
più favorevole, piuttosto che vendere solo i singoli beni;
• se sussistono proposte di concordato, ne riporta il contenuto.
Una volta approvato il programma viene comunicato al giudice delegato che autorizza l'esecuzione
degli atti ad esso conformi.
Con l'autorizzazione il curatore può procedere alla liquidazione dei beni.

La vendita dei beni mobili e immobili avviene secondo le modalità indicate dal curatore nel
programma di liquidazione. Si richiede soltanto che siano prescelte procedure competitive,ovvero le
aste giudiziarie e che ne sia data massima informazione, allo scopo di consentire la partecipazione
di tutti gli interessati.
La vendita dei singoli beni è disposta solo quando risulta prevedibile che la vendita dell'intera
azienda, di suoi rami non consenta un maggiore soddisfacimento dei creditori.

LA RIPARTIZIONE DELL'ATTIVO Una volta venduto tutto, le somme che si rendono via via
disponibili sono ripartite fra i creditori ed in questa sede acquista rilievo la distinzione fra crediti
prededucibili (della massa), crediti privilegiati, crediti chirografari e crediti postergati.
Le somme che spettano ai creditori talvolta sono assegnate loro con periodiche ripartizioni parziali,
cui segue una ripartizione finale, esse non possono superare l'80% delle somme disponibili, almeno
il 20% deve essere accantonato per eventuali imprevisti, come ad esempio una domanda tardiva.
Sono, inoltre, trattenute le somme necessarie per le spese della procedura.

LA CHIUSURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE


La liquidazione giudiziale si chiude per:
➢ mancata presentazione di domande di ammissione allo stato passivo nel termine stabilito
dalla sentenza dichiarativa di fallimento (es. accordo stragiudiziale);
➢ pagamento integrale dei creditori ammessi al passivo e di tutti i debiti e le spese prima che
sia compiuta la ripartizione integrale dell'attivo, è un caso molto raro, potrebbe succedere
nel caso di un bene sopravvenuto di cui non si aveva conoscenza, ad esempio un’eredità;
➢ ripartizione integrale dell'attivo, molto frequente, il caso in cui tutto l’attivo viene ripartito
in proporzione;
➢ impossibilità di continuare utilmente la procedura per insufficienza dell'attivo, anch’essa
molto frequente, è quando ci si rende conto che l’attivo è così scarso da non riuscire a
pagare nessuno, se non i crediti prededucibili;
➢ concordato nella liquidazione giudiziale, differente dal concordato prevenitvo.

DECRETO DI CHIUSURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE


La chiusura della liquidazione giudiziale è dichiarata con decreto motivato del tribunale, su istanza
del curatore, del debitore o di ufficio.
Con la chiusura decadono gli organi preposti alla procedura e cessano gli effetti sia per il debitore,
sia per i creditori.
Un altro degli effetti per i creditori era l’impossibilità di portare avanti delle azioni individuali, tutti
dovevano rifarsi per la par condicio creditorum. Il venir meno degli effetti per i creditori al
momento del decreto di chiusura vuol dire che da quel momento i creditori che non sono stati
soddisfatti o almeno non lo sono stati per intero possono ricominciare ad azionare le proprie azioni
individuali.
Infatti, il debitore rimane obbligato verso i creditori concorsuali non interamente soddisfatti
attraverso la procedura, ad esempio se su una somma di 10.000 euro, ne vengono risarciti solo 3.000
il creditore dopo aver chiuso la liquidazione ha il diritto di iniziare un’azione individuale per
ricevere il resto della somma nei confronti del debitore.
Solo in due ipotesi questa circostanza non avviene non avviene se: la liquidazione si chiude per
concordato, oppure se il debitore ottiene l'esdebitazione dal tribunale.

CHE COS’È L'ESDEBITAZIONE?


L'esdebitazione è un beneficio concesso al debitore ed oggi anche alle società, in presenza di
particolari condizioni soggettive ed oggettive. In pratica, un imprenditore che fallisce per evitare
che una volta chiusa la liquidazione venga “aggredito” dai creditori per la restante parte, se dimostra
che c’è stato un comportamento di meritevolezza per aver svolto in modo corretto la propria attività
ed aver mostrato buona condotta ed atteggiamento collaborativo durante la procedura e se la
procedura abbia consentito soddisfacimento almeno parziale dei creditori concorsuali, può
richiedere di essere esdebitato e se il tribunale lo concede da quel momento tutti i debiti del
fallimento vengono cancellati.
Quindi, se la società ottiene l’edebitazione, il creditore non può più intervenire sul patrimonio del
debitore e il suo credito sarà cancellato.
É ammesso al beneficio dell'esdebitazione solo l'imprenditore:
• ha cooperato con gli organi della procedura, fornendo tutte le informazioni e la documentazione
utile ed adoperandosi per il proficuo svolgimento delle operazioni;
• nei dieci anni precedenti non ha beneficiato di un’altra esdebitazione
• non ha distratto l'attivo;
• non è stato condannato per bancarotta fraudolenta o per delitti contro l'economia pubblica,
l'industria ed il commercio.
GLI EFFETTI DELL'ESDEBITAZIONE
Qualora sussistano tali requisiti si è ammessi all'esdebitazione e i crediti non soddisfatti sono
dichiarati dal Tribunale inesigibili nei confronti dell'ex debitore.
Fanno eccezione determinate categorie di crediti, rispetto alle quali l'esdebitazione non opera ed il
debitore resta quindi pienamente obbligato (es. alimenti responsabilità).

LA RIAPERTURA DELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE


La liquidazione giudiziale chiusa per ripartizione integrale o per insufficienza dell'attivo può essere
successivamente riaperta qualora: non siano trascorsi 5 anni dalla chiusura e nel patrimonio del
debitore si rinvengano nuove attività (preesistenti o sopravvenute).
La riapertura, può essere richiesta dal debitore, da qualsiasi creditore, anche nuovo, ma non può
essere disposta di ufficio.

IL CONCORDATO NELLA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE (ex concordato fallimentare)


È una modalità di chiusura della liquidazione giudiziale.
Durante la procedura, il debitore o i creditori potrebbero proporre una proposta di concordato, altro
non è che un accordo, da quel momento in poi si chiude la procedura e debiti e crediti diventano
esigibili poiché i creditori hanno acconsentito all’accordo.

Le fasi essenziali sono:


➔ la proposta
➔ l'approvazione della maggioranza dei crediti, si considera in base alla grandezza del
credito
➔ l'omologazione da parte del tribunale, approvandolo diventa esecutivo.

➢ LA PROPOSTA La proposta di concordato si presenta mediante ricorso al giudice delegato,


da uno o più creditori, da un terzo, ed anche dal debitore.

➢ I CONTENUTI DELLA PROPOSTA Come può essere fatta la proposta?


La proposta può prevedere diverse tipologie:
• un pagamento in percentuale e dilazionato (concordato misto)
• il pagamento immediato di una percentuale (concordato remissorio)
• il pagamento differito dell'intero credito (concordato dilatorio)
• che i creditori siano soddisfatti attraverso forme diverse dall'adempimento
• che i creditori vengano suddivisi in classi, offrendo trattamenti differenziati fra i creditori
appartenenti a classi diverse, purché non si alteri l'ordine delle cause legittime di prelazione
• che i creditori privilegiati siano soddisfatti parzialmente, purché in misura non inferiore a
quanto gli stessi potrebbero conseguire in caso di liquidazione.

➢ LA VOTAZIONE SULLA PROPOSTA Essendo un accordo, no ne esiste uno tale senza il


consenso dell’altra parte, questo consenso si esprime con una votazione. Quindi, il giudice
delegato ordina che la proposta venga comunicata a tutti i creditori e fissa il termine (non
inferiore a venti giorni e non superiore a trenta) entro il quale gli stessi devono far pervenire
nella cancelleria del tribunale il dissenso. Hanno diritto di voto tutti i creditori chirografari
ammessi al passivo, anche se con riserva; non possono votare i creditori privilegiati, se ad
essi si offre l'integrale pagamento, a meno che non rinuncino al privilegio.

➢ L'APPROVAZIONE DELLA PROPOSTA Per l’approvazione della proposta di concordato


è richiesto il consenso tacito dei creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti
ammessi al voto. Se sono previste classi di creditori, è necessario che il concordato sia
approvato dalla maggioranza delle classi, con il consenso di tanti creditori che rappresentino
la maggioranza dei crediti inclusi in ciascuna classe.

L'OMOLOGAZIONE DEL CONCORDATO Se il concordato è approvato si apre il giudizio di


omologazione, cioè il concordato viene presentato al Tribunale che procede ad un controllo solo di
legalità. All'omologazione del concordato, esso diviene esecutivo, da quel momento si chiude la
procedura di liquidazione giudiziale e l’accordo diventa esecutivo.

L'ESECUZIONE DEL CONCORDATO Dopo omologazione, ha inizio l'esecuzione del


concordato (liquidazione dei beni e pagamento dei creditori).
Il concordato è eseguito dal debitore (o dall'assuntore cessionario delle attività) sotto la sorveglianza
del giudice delegato, del curatore e del comitato dei creditori, che sopravvivono alla chiusura.
Accertata la completa esecuzione del concordato, il giudice delegato ordina lo svincolo delle
cauzioni, la cancellazione delle ipoteche iscritte a garanzia del concordato e adotta ogni misura
idonea per il conseguimento delle finalità del concordato.

RISOLUZIONE E ANNULLAMENTO DEL CONCORDATO Può accadere che quanto


promesso dal concordato non venga mantenuto e a questo punto si avrà risoluzione.
La risoluzione si fonda sull'inadempimento del concordato, per tanto o si riaprirà la procedura,
pronunziata dal tribunale con sentenza, su richiesta di ciascun creditore, quando:
A. non vengono costituite le garanzie promesse
B. il proponente non adempie regolarmente agli obblighi derivanti dal concordato.
- L'annullamento del concordato è disposto dal tribunale, su istanza del curatore o di qualsiasi
creditore, quando si scopre che il passivo era stato dolosamente esagerato o che una parte rilevante
dell'attivo era stata sottratta.
Annullato o risolto il concordato, si riapre automaticamente il fallimento.
N.B.: facciamo sempre riferimento al concordato ex fallimentare.

LA LIQUIDAZIONE GIUDIZIALE DELLE SOCIETÀ


Abbiamo parlato di liquidazione giudiziale che può colpire sia la persona fisica che la società, più
diffuse quest’ultime e in tal caso bisogna specificare che:
 Si tratta solo di società che esercitano un'impresa commerciale.
 Le società commerciali sono sottratte alla liquidazione giudiziale se non superano le soglie
dimensionali fissate.
Secondo dottrina maggioritaria, sono legittimati a chiedere il la liquidazione gli amministratori sia
nelle società di persone sia di capitali.
Ogni qual volta la legge richiede che sia sentito il debitore, dovranno essere sentiti gli
amministratori o i liquidatori della società fallita. Sugli stessi grava inoltre l'obbligo di comunicare
ogni cambiamento della propria residenza o domicilio e di presentarsi agli organi fallimentari
quando ne siano richiesti.

LA POSIZIONE DEI SOCI


Nel caso di liquidazione giudiziale di una società la posizione dei soci a responsabilità limitata
(quali Srl o Spa) non viene intaccata, comporta come unica conseguenza l’obbligo di eseguire
interamente i conferimenti che in società sono solo al 25%, quindi in caso di liquidazione si deve
conferire il restante 75%.
Differente è la situazione per quanto concerne la liquidazione giudiziale nella società a
responsabilità illimitata (Snc, Sas), in quel caso la liquidazione si estende anche ai soci, quindi non
solo si liquiderà la società, ma ci saranno dei provvedimenti anche per i soci.

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