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Il concordato fallimentare è una causa legale di cessazione del fallimento, oltre che di
chiusura, è cioè uno strumento diretto a realizzare, nel rispetto della par condicio, il
soddisfacimento di tutti i creditori.
Principali novità introdotte dalla Riforma.
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B) Contenuto della proposta (art.124.2).
La proposta può prevedere:
1) la suddivisione dei creditori in classi secondo posizione giuridica ed interessi
economici omogenei;
2) trattamenti differenziati fra creditori appartenenti a classi diverse;
3) la ristrutturazione dei debiti;
4) la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma.
Non è più considerato requisito necessario della proposta il pagamento integrale dei
creditori muniti di diritto di prelazione: è possibile prevedere nel piano la loro
soddisfazione anche solo parziale purché in misura non inferiore a quella realizzabile sul
ricavato in caso di vendita, considerato il valore di mercato attribuibile al cespite o al
credito oggetto della garanzia indicato nella relazione appositamente redatta da un esperto
designato del tribunale (art. 124.3).
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3) provvede al rilievo di tutto l’attivo fallimentare (provvedendo alla liquidazione per
suo conto). Caratteristica peculiare della figura giuridica dell’assuntore è, infatti, la
cessione allo stesso delle attività fallimentari.
Se l’assunzione del concordato è avvenuta con liberazione immediata del fallito si ha un
accollo privativo; se l’assunzione è avvenuta senza liberazione del fallito si ha un accollo
cumulativo.
Con l’attuale riforma è stato previsto che l’assuntore possa limitare gli impegni assunti con
il concordato fallimentare al soddisfacimento
1) dei soli creditori ammessi al passivo;
2) dei creditori ammessi provvisoriamente;
3) dei creditori che hanno presentato opposizione allo stato passivo;
4) dei creditori che hanno presentato domanda di ammissione tardiva prima della
presentazione della proposta.
In questo caso, il fallito, continua a rispondere verso tutti gli altri creditori (salvi gli effetti
della esdebitazione).
Nulla vieta che gli assuntori possano essere più di uno.
Con la riforma è stata contemplata la possibilità di cessione all’assuntore di tutte le azioni
(e non solo quelle revocatorie) anche quindi delle azioni di pertinenza della massa purché
autorizzate dal giudice delegato con indicazione specifica dell’oggetto e del fondamento
della pretesa.
C1) Differenze tra l’assuntore e il fideiussore.
Il fideiussore non condivide la proposta di concordato formulata dal fallito ma si aggiunge
nella stessa come coobbligato in solido, assumendo verso i creditori un’obbligazione che
opera nell’ambito delle garanzie e rimane accessoria rispetto a quella del proponente.
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F) Chi può votare.
creditori chirografari:
L’articolo 127 opera, a riguardo, diverse distinzioni:
1) quando la proposta è presenta prima che lo stato passivo sia dichiarato esecutivo,
possono votare i creditori che risultano dall’elenco provvisorio predisposto dal
curatore ed approvato dal giudice delegato;
2) quando la proposta è presenta dopo che lo stato passivo sia dichiarato esecutivo,
hanno diritto di voto i creditori indicati nello stato passivo esecutivo, compresi
quelli ammessi provvisoriamente e con riserva (non possono quindi votare i
Creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca ancorché la garanzia sia contestata. Per
creditori esclusi anche se hanno presentato opposizione).
Soggetti esclusi.
chirografari per la parte residua del credito e per la stessa sono ammessi al voto.
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H) Eventuale approvazione ed eventuali opposizioni.
1) In caso di approvazione da parte di tutte le classi (ipotesi 1), il giudice dovrà fissare un
termine non inferiore a 15 giorni e non superiore a 30
- per la proposizione di eventuali opposizioni (da proporre con ricorso ex art. 26)
anche da parte di qualsiasi altro soggetto che sia interessato alla prosecuzione del
fallimento;
- per il deposito della relazione conclusiva del curatore.
2) Anche in caso di esito positivo “parziale”(ipotesi 2), su richiesta del proponente, il
giudice delegato fissa il termine per le opposizioni dandone comunicazione.
I) Giudizio di omologazione.
Quanto al giudizio di omologazione si distinguono 3 ipotesi:
1) se il concordato è stato approvato da tutte le classi e non vi sono opposizioni, il
tribunale, dopo aver verificato la regolarità della procedura e l’esito della votazione
omologherà il concordato stesso con decreto motivato non soggetto a gravame
(ipotesi G1);
2) se la proposta di concordato è stata approvata solo dalla maggioranza delle classi
(ipotesi G2) e il proponente ne abbia fatto richiesta (da presentarsi con ricorso a
norma dell’art. 26), il tribunale può procedere ugualmente all’omologazione se
ritiene che comunque i creditori appartenenti alle classi dissenzienti trarranno
soddisfacimento dal concordato in misura almeno par rispetto ad altre soluzioni
concretamente praticabili (cram down*). Anche in questo caso il tribunale provvede
on decreto motivato non soggetto a reclamo.
3) Se vi sono opposizioni (anche queste da proporre a norma dell’art. 26), il tribunale
provvede con decreto motivato.
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presentare un rendiconto contenente l’esposizione analitica delle operazioni contabili e
dell’attività di gestione ed il tribunale dichiara la chiusura del fallimento. I due effetti
fondamentali che si producono sono i seguenti:
- un vincolo per il fallito, o il proponente, o il terzo garante o assuntore all’adempimento
degli obblighi assunti;
- l’obbligatorietà del concordato per tutti i creditori anteriori all’apertura del fallimento,
compresi quelli che non abbiano presentato domanda di ammissione al passivo (anche per
mancata conoscenza del fallimento) salvo che l’assuntore non abbia limitato gli impegni
assunti al solo soddisfacimento dei creditori ammessi al passivo.
M) Reclamo.
Contro il decreto che omologa la proposta di concordato, può essere proposto reclamo
dinanzi alla corte d’appello che si pronuncerà con rito camerale. Le modalità di
proposizione, trattazione e decisione del ricorso sono fissate nel rispetto dei principi del
contraddittorio e del diritto di difesa.
Il reclamo si propone con ricorso che deve essere depositato nella cancelleria della corte
d’appello entro 30 giorni dalla comunicazione del decreto di omologazione del concordato.
Il presidente della corte d’appello
- designerà il relatore;
- fisserà l’udienza di comparizione delle parti entro 60 giorni dal deposito;
- assegnerà al ricorrente un termine perentorio di almeno 10 giorni per la
notificazione del ricorso e del decreto al curatore e alle altre parti;
- assegnerà alle parti un termine non inferiore a 30 giorni per la presentazione di
memorie.
Il curatore è tenuto a comunicare agli altri creditori la notizia dell’avvenuto deposito del
reclamo e dell’udienza fissata.
Il collegio, sentite le parti in contraddittorio, e assunte anche d’ufficio tutte le informazioni
e le prove necessarie, provvede con decreto motivato che deve essere pubblicato ed è
ricorribile in cassazione entro 30 giorni dalla comunicazione al debitore.
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Con l’omologazione del concordato non decadono gli organi della procedura fallimentare
(a differenza che negli altri casi di chiusura) ma restano in funzione per sorvegliare
l’adempimento del concordato stesso, secondo le modalità stabilite nel decreto di
omologazione.
* Cram-down
Situazione (letteralmente: ingoiare qualcosa, buttare giù, trangugiare), in cui un soggetto è costretto ad
accettare una certa soluzione contro la propria volontà.
La regola del cram-down è prevista negli USA per la riorganizzazione delle imprese in crisi, secondo un
programma proposto dal debitore, programma che il giudice può dichiarare vincolante per tutti i creditori,
purché lo ritenga equo, anche se una parte dei creditori non lo abbia approvato.
Una regola analoga al cram-down è prevista nel nostro ordinamento dalla nuova disciplina della procedura di
amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, di cui alla legge 18 febbraio 2004,
n. 39 (c.d. legge Marzano), ed ora anche per il concordato preventivo e per quello fallimentare. L’art. 177
legge fall. (nel testo introdotto dal decreto-legge n. 35/2005, convertito nella legge n. 80/2005) dispone infatti
che il Tribunale, nel caso in cui la proposta di concordato preventivo preveda diverse classi di creditori, può
approvare il concordato, nonostante il dissenso di una o più classi (purché vi sia l’approvazione della
maggioranza dei creditori ammessi al voto), «qualora ritenga che i creditori appartenenti alle classi
dissenzienti possano risultare soddisfatti dal concordato in misura non inferio re rispetto alle alternative
concretamente praticabili»; la stessa disposizione è prevista per il concordato fallimentare dal nuovo art. 129,
7° comma (introdotto dal d. lgs. n. 5/2006).