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Il concordato preventivo è una procedura concorsuale che consente al debitore di evitare la gravosa e dannosa
procedura fallimentare. Pertanto, al concordato preventivo si può ricorrere solo prima della dichiarazione di
fallimento e consiste in un accordo fra debitore e creditori per stabilire le modalità con le quali dovranno essere
estinte tutte le obbligazioni.
I presupposti del concordato preventivo:
a) Presupposto soggettivo = la qualità di imprenditore commerciale del debitore(fallibile)
b) Presupposto oggettivo = lo stato di crisi dell’impresa (difficoltà temporanea e reversibile) lo stato
d’insolvenza
Il debitore presenta domanda di ammissione al concordato preventivo, con ricorso al Tribunale competente
corredata da un piano di risanamento proposto ai creditori che preveda la ristrutturazione dei debiti e la
soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma (es. cessione di beni, dilazione dei pagamenti) oppure
l’attribuzione dell’attività d’impresa ad un assuntore ecc.)
Il Tribunale accerta se ricorrono i presupposti di ammissione al concordato preventivo e può alternativamente:
1) emettere decreto di non accoglimento non soggetto a reclamo e su istanza dei creditori o del P.M.
dichiara con separata sentenza il fallimento se ne ricorrono i presupposti.
2) emettere decreto di accoglimento non soggetto a reclamo, e nomina gli organi della procedura che sono:
Giudice Delegato cui è devoluta la direzione del procedimento
Commissario Giudiziale che svolge funzioni di controllo e vigilanza sull’imprenditore.
Una volta emesso il decreto di accoglimento al concordato preventivo i creditori sono chiamati a votare sulla
proposta.
Il concordato è approvato se riporta il voto favorevole dei creditori che rappresentano la maggioranza dei crediti
ammessi al voto.
1) Se la proposta non è approvata il Tribunale su istanza dei creditori o del P.M. dichiara con separata
sentenza il fallimento se ne ricorrono i presupposti.
2) Se la proposta è approvata, il Tribunale controlla la legittimità del concordato preventivo (verifica del
raggiungimento della maggioranza prescritta), ed emette decreto di omologazione reclamabile in Corte di
Appello.
Effetti
Benefici per l’imprenditore:
1) Il concordato preventivo evita lo spossessamento lasciando l’imprenditore nell’esercizio dell’impresa e
nell’amministrazione dei suoi beni, anche se sotto il controllo del Commissario Giudiziale.
2) L’imprenditore viene liberato dei debiti che vanno oltre la percentuale concordataria.
Procedura:
1) L’accordo deve essere sottoscritto dai creditori che rappresentano almeno il 60% dei crediti.
2) Si deve garantire l’integrale e tempestivo pagamento dei creditori che non hanno partecipato all’accordo.
3) L’accordo deve essere depositato dal debitore nella cancelleria del Tribunale, unitamente alla relazione di
un esperto sull’attuabilità del piano.
4) L’imprenditore deve chiedere domanda di omologazione al Tribunale.
5) Il Tribunale, decise le eventuali opposizioni, emette decreto di omologazione reclamabile in Corte di
Appello.
6) Quindi l’accordo viene pubblicato nel Registro delle imprese (acquisendo efficacia) ed i creditori ed ogni
altro interessato possono proporvi opposizione entro 30 giorni.
7) I creditori a questo punto perdono la possibilità di esperire azioni esecutive individuali nei confronti del
debitore per un periodo di 60 giorni.
8) Se il debitore non adempie all’accordo, sia i creditori che hanno sottoscritto l’accordo che gli altri possono
riprendere ad esperire azioni esecutive individuali o richiesta di fallimento.
LA LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA
Nozione La liquidazione coatta amministrativa, è una procedura concorsuale, con la quale si provvede alla
liquidazione coatta dell’impresa a cura dell’autorità amministrativa anziché di quella giudiziaria.
L’Autorità Amministrativa che ha la vigilanza sull’impresa sulla base dei presupposti, emette d’ufficio il decreto di
liquidazione coatta amministrativa con il quale provvede anche alla nomina degli organi della procedura che sono:
1) il Commissario Liquidatore che è l’organo deputato a svolgere l’attività di liquidazione
2) il Comitato di Sorveglianza composto da 3 a 5 membri, che ha funzioni consultive e di sorveglianza.
Mentre la stessa Autorità Amministrativa di Vigilanza sovrintende all’intera procedura e riassume in sé le attività
svolte nel fallimento, dal Tribunale e dal Giudice Delegato.
L’eventuale stato di insolvenza viene accertato sempre però per via giudiziale dal Tribunale competente con
sentenza ricorribile, ma non è presupposto essenziale per potersi avere la liquidazione coatta amministrativa, ma
se viene rilevato è possibile esperire ad esempio le azioni di reintegro del patrimonio, cioè le revocatorie.
3) riparto dell’attivo che avviene con criteri analoghi a quelli del fallimento, e può concludersi per:
Riparto finale Prima dell’ultimo riparto il Commi Liquid. deve sottoporre all’Aut Amm:
a) il bilancio finale di liquidazione
b) il progetto di riparto fra i creditori.
Si può aprire a questo punto un’ulteriore fase giudiziaria, in cui il Tribunale può essere investito delle
eventuali contestazioni da parte degli interessati. In mancanza di contestazioni il bilancio finale e il
progetto di riparto si intendono approvati dall’Autorità Amministrativa.
Concordato La liquidazione coatta amministrativa si può chiudere anche tramite concordato la cui
procedura si caratterizza per il fatto che non è richiesta l’approvazione del concordato da parte dei
creditori i quali possono presentare al Tribunale opposizione alla proposta, prima della sua
approvazione.
La proposta di concordato va presentata al Tribunale dal debitore (ma anche da un creditore o da un
terzo), previa autorizzazione dell’Autorità Amministrativa di Vigilanza e con il parere favorevole del
Commissario Liquidatore e sentito il Comitato di Sorveglianza.
Il Tribunale valuta la legittimità ed emette decreto di omologazione del concordato, ricorribile in
Corte d’Appello.
Effetti
1) Per l’imprenditore Sono simili a quelli previsti in caso di fallimento quindi spossessamento dei beni
2) Per i creditori Divieto di esperire azioni esecutive individuali.
L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA DELLE GRANDI IMPRESE IN CRISI
Nozione L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi è una procedura concorsuale, allo stesso
tempo giudiziaria ed amministrativa che tende a conciliare le pretese dei creditori con il salvataggio del complesso
produttivo e del livello occupazionale.
I presupposti dell’amministrazione straordinaria sono:
1) Presupposto soggettivo Sono soggette ad amministrazione straordinaria, le imprese commerciali non
piccole che
a. Hanno un numero di dipendenti non inferiore alle 200 unità da almeno 1 anno.
b. Hanno un’esposizione debitoria non inferiore a 2/3 dell’attivo patrimoniale e dei ricavi delle vendite e
prestazioni dell’ultimo esercizio.
2) Presupposto oggettivo
a. Stato di insolvenza
b. Concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico.
Effetti:
L’imprenditore rimane nell’esercizio dell’impresa e nell’amministrazione dei suoi beni anche se sotto il
controllo del Commissario Giudiziale se il Tribunale non ne affida l’esercizio provvisorio al Commissario
Giudiziale.
I creditori non possono più esperire azioni esecutive individuali nei confronti dell’imprenditore insolvente.
Fase dell’apertura dell’amministrazione straordinaria vera e propria (in parte giudiziaria e amministrativa)
Il Commissario Giudiziale, entro 30 giorni dalla dichiarazione dello stato di insolvenza, predispone una
relazione sulle cause del dissesto e se vi sono “concrete prospettive di recupero dell’equilibrio
economico dell’azienda” e la presenta al Tribunale che raccolto il parere del Ministero per lo Sviluppo
Economico, emette decreto di apertura della procedura di amministrazione straordinaria oppure qualora non
intraveda prospettive di recupero può in alternativa dichiarare il fallimento.
In Pratica l’amministrazione straordinaria deve potersi realizzare in via alternativa nei seguenti modi:
1) Tramite un programma di cessione aziendale, con finalità liquidatorie, di durata massima di 1 anno
2) Tramite un programma di ristrutturazione aziendale, con finalità conservative, di durata di 2 anni.
Quindi inizia la fase amministrativa ed infatti il Ministero dello Sviluppo Economico nomina due organi:
1. I Commissari Straordinari (da uno a tre) ai quali è affidata la gestione dell’impresa, l’amministrazione dei
beni dell’imprenditore insolvente oltre che la predisposizione ed attuazione dei programmi di cessione
ristrutturazione sotto la direzione del Ministero dello Sviluppo Economico.
2. Il Comitato di Sorveglianza composto da 3 a 5 membri con funzioni consultive.
Finalità:
1. Liquidazione dell’azienda mediante il programma di cessione salvaguardando l’unita dell’azienda ed il
mantenimento dei livelli occupazionali.
2. Ristrutturazione dell’azienda con ritorno in bonis dell’imprenditore.
L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA SPECIALE (c.d. decreto Marzano)
Nozione L’amministrazione straordinaria speciale è una procedura concorsuale nella sostanza uguale
all’amministrazione straordinaria ma caratterizzata da una maggiore rapidità e volta a privilegiare l’attuazione di
un programma di ristrutturazione rispetto a quello di cessione dei complessi aziendali.
I presupposti dell’amministrazione straordinaria speciale:
1) presupposto soggettivo:
a) abbia impiegato da almeno un anno non meno di 500 dipendenti
b) abbia una esposizione debitoria non inferiore ai 300 milioni di euro
2) presupposto oggettivo:
a) stato di insolvenza
L’impresa che si trovi in tale situazione e voglia attuare un programma di ristrutturazione con finalità conservative
può essere ammessa alla procedura della amministrazione straordinaria speciale:
1) presentando ricorso per la dichiarazione dello stato di insolvenza al Tribunale.
2) chiedendo contestualmente e direttamente al Ministero dello Sviluppo Economico l’ammissione
immediata alla procedura di amministrazione straordinaria speciale
Il Ministero dello Sviluppo Economico valuta i requisiti e ammette l’impresa alla procedura di amministrazione
straordinaria e nomina il Commissario Straordinario.
L’imprenditore viene immediatamente spossessato e la gestione dell’impresa viene assunta dal Commissario
Straordinario.
Il Commissario Straordinario presenta il programma di ristrutturazione o in alternativa il programma di cessione
dell’impresa al Ministero dello Sviluppo Economico per ricevere l’autorizzazione.
Se i programmi non sono autorizzati il Tribunale, sentito il Commissario Straordinario, converte la procedura in
fallimento.
1. La legge fallimentare del 1942 prevede più 1. La riforma prevede una unica procedura, con
procedure (fallimento, concordato preventivo, possibilità di due fasi, l’una cd. “anticipatoria di crisi”
amministrazione controllata, liquidazione e l’altra di insolvenza.
coatta).
2. I piccoli imprenditori sono esclusi dalle 2. La riforma conferma l’esclusione dei piccoli
procedure concorsuali. imprenditori dalla nuova procedura
8. L’azione revocatoria fallimentare arriva a 8. Il periodo sospetto è ridotto nella riforma alla
colpire gli atti compiuti negli ultimi due anni (art. metà, con conseguente maggiore certezza dei
67 L.F.). rapporti giuridici stabiliti da chi è entrato in contatto
con l’imprenditore.
9. Attualmente il debitore è soggetto a sanzioni 9. È soppressa ogni forma di incapacità che non sia
civili di tipo personale che ne limitano la capacità funzionale all’utile svolgimento della procedura.
(esame della corrispondenza del fallito da parte
del curatore; obbligo del fallito di non
allontanarsi dalla residenza; iscrizione nel
pubblico registro dei falliti ecc.).
10. Attualmente la disciplina penale è 10. Con la riforma si conferisce rilievo penale alle
formalistica e rigida. sole condotte concretamente lesive degli interessi
dei creditori e solo quando l’imprenditore si sia
rappresentato lo stato di insolvenza quale effetto
della sua condotta; si evita altresì di sanzionare
condotte già punite da norme penali generali.