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Con il codice della crisi dell'insolvenza si sono disciplinati dei meccanismi di allerta con l'intento
di far emergere anticipatamente una eventuale situazione di crisi dell'imprenditore. In questo
codice sono contenute una serie di de nizioni come i concetti di crisi e di insolvenza che sono
alla base di tutte le varie procedure concorsuali.
Per "crisi": lo stato di di coltà economico- nanziaria che rende probabile l'insolvenza del
debitore, e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza dei ussi di cassa prospettici a
far fronte regolarmente alle obbligazioni piani cate. La crisi può sfociare nell’insolvenza, ma
l’imprenditore può anche uscire da tale stato e tornare alla normalità. Mentre nell’insolvenza
questo non è quasi possibile.
Per “insolvenza": lo stato del debitore che non è più in grado di soddisfare regolarmente le
proprie obbligazioni, e che si manifesta con inadempimenti o altri fatti esteriori. Nella ex legge
fallimentare esisteva la de nizione di insolvenza, ma non esiste la de nizione di crisi che invece
viene introdotta per la prima volta con questo decreto legislativo.
Lo stato di insolvenza in cosa si distingue dallo stato di crisi? In base a come sono regolati oggi i
presupposti della varie procedure concorsuali si ha la liquidazione giudiziale (il fallimento) che ha
come presupposto lo stato di insolvenza, e il concordato preventivo ha come presupposto lo
stato di crisi, ovvero una situazione in cui si cerca di “recuperare” l’attività. Nell'ambito della
disciplina del concordato preventivo si prevede che nello stabilire che il presupposto è lo stato di
crisi si aggiunge anche che lo stato di crisi ricomprende anche l'insolvenza e tale integrazione
porta a ritenere che il concetto di stato di crisi sia più ampio di quello di stato di insolvenza, quindi
la crisi può degenerare nell'insolvenza ma può anche individuare una situazione in cui
l'imprenditore non si trovi ancora in uno stato di incapacità di adempiere regolarmente alle proprie
obbligazioni.
Oggi l'obiettivo di tutto l'impianto contenuto nel codice della crisi e dell'insolvenza è quello di
provare a vedere se si può garantire la continuità aziendale, quindi garantire la possibilità per
l'impresa di continuare a rimanere nel mercato e si parla di continuità aziendale quando vi è il
requisito dell'autosu cienza economica quindi la possibilità di continuare ad esistere e operare
nel mercato comprendendo i costi con i ricavi e la continuità aziendale può essere sia diretta
(dall’imprenditore stesso) che indiretta (da un altro imprenditore).
Nella de nizione di crisi si a erma “e che per le imprese si manifesta come inadeguatezza": qui si
assiste ad un fenomeno che è comune, ovvero quella della progressiva estensione degli istituti del
diritto commerciale all'interno settore dei rapporti obbligatori quindi tra gli scambi tra soggetti che
non sono imprenditori. Le procedure concorsuali sono nate per risolvere la crisi dell'imprenditore
commerciale, ma ad un certo punto hanno costituito il paradigma di costruzione di procedure per
la risoluzione della crisi anche di qualsiasi altro debitore, quindi con una estensione anche agli
imprenditore non commerciali, quindi piccoli o agricoli, e con una estensione anche ai lavoratori
autonomi ai liberi professionisti, quindi a qualsiasi debitore. All’interno di tali procedure con uisce
anche la disciplina introdotta nel 2012, ovvero la procedura di crisi da sovra indebitamento.
REQUISITI:
Requisito soggettivo: imprenditore commerciale;
Requisito oggettivo:
Stato di insolvenza: Lo stato del debitore che si manifesta con inadempimenti od altri
fatti esteriori, i quali dimostrino che il debitore non è più in grado di soddisfare
regolarmente le proprie obbligazioni. Piani attestati; Accordi di ristrutturazione dei
debiti; Piani di ristrutturazione soggetti ad omologazione; Concordato preventivo;
Liquidazione giudiziale.
Stato di crisi: Lo stato del debitore che rende probabile l'insolvenza del debitore, e
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che si manifesta con l'inadeguatezza dei ussi di cassa prospettici a far fronte
regolarmente alle obbligazioni nei successivi dodici mesi. Piani attestati; Convenzione
di moratoria; Accordi di ristrutturazione dei debiti; Concordato preventivo.
Composizione negoziata per la soluzione della crisi di impresa-> nata e introdotta con
decreto legge di giugno 2021 e cambiato con quello di luglio 2022, adesso invece c'è il codice
entrato in vigore a luglio. Non cambia quasi nulla e molte aziende ne hanno fatto richiesta.
A queste può accede chiunque.
3 parametri per non essere sotto-soglia:
• Ultimi 3 anni un attivo patrimoniale superiore a 300k
• Ultimi 3 anni ricavi superi a 300k
• Debiti anche non scaduti pari o superiori a 500k
Se non supera nessuno di questi 3, allora è impresa sotto soglia, cioè non si applica la disciplina
che andremo a studiare, ma a quest'ultime si va ad applicare il sovra-indebitamento.
L'imprenditore può chiedere al tribunale misure protettive per 120 giorni. Nel corso delle trattative
l'imprenditore conserva la gestione ordinaria e straordinaria dell'impresa e deve gestire l'impresa
in modo da evitare pregiudizio alla sostenibilità economico- nanziaria dell'attività.
-> praticamente: La legge 147/2021 all'art 2 introduce l'istituto della composizione negoziata per
la soluzione della crisi d'impresa "l'imprenditore commerciale e agricolo che si trova in condizioni
di squilibrio patrimoniale o economico- nanziario che ne rendono probabile la crisi o l'insolvenza,
può chiedere al segretario generale della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura
nel cui ambito territoriale si trova la sede legale dell'impresa la nomina di un esperto indipendente
quando risulta ragionevolmente perseguibile il risanamento dell'impresa. Compito dell'esperto è
agevolare le trattative tra l'imprenditore, i creditori ed eventuali altri soggetti interessati, al ne di
individuare una soluzione per il superamento delle condizioni di crisi, anche mediante il
trasferimento dell'azienda o di rami di essa". Qui addirittura si ipotizza uno strumento che possa
intervenire non solo prima dell'insolvenza, ma anche prima della crisi ovvero quando è probabile
la crisi che a sua volta è una situazione in cui è probabile all'insolvenza. L'esperto agevola le
trattative tra imprenditore e creditore o altri soggetti. è un intervento più precoce rispetto a tutti gli
altri, e per dar vita a tale meccanismo che però presuppone la presenza di un soggetto terzo
viene istituita una piattaforma telematica nazionale accessibile agli imprenditore iscritti nel registro
delle imprese attraverso il sito internet istituzionale di ciascuna camera di commercio, viene
previsto un fondo e che diventa un punto di accesso unico per poter ciascun imprenditore che si
dovesse avvalere di tale strumento, accedere ad un esperto indipendente. La nomina dell'esperto
avviene ad opera di una commissione che si costituisce presso le camere di commercio che è
composta da un magistrato, un membro designato dal presidenza della camera di commercio è
un membro designato dal prefetto e tale commissione nomina un esperto indipendente il quale
valuterà e potrà intervenire su istanza di un singolo imprenditore per provare ad individuare una
soluzione. se l'esperto indipendente ritiene che vi siano possibilità di risanamento dell'impresa
anche in tal caso si applicano quelle misure premiali di sconto dei crediti scali e vi è la possibilità
di ricorrere al giudice per ottenere le altre misure protettive che sono particolarmente importanti
per porre l'imprenditore al riparto dal rischio di iniziativa individuale e di singoli creditori.
Attenzione però alle scritture contabili, in quanto l’imprenditore potrebbe sopravvalutare l’attivo, e
nel caso in cui l’esperto se ne dovesse accorgere, denuncerebbe l’imprenditore.
-> quindi: L’avvio della procedura fa scattare subito delle misure protettive: i creditori non
possono agire con azioni esecutive o cautelari, c'è pertanto un blocco che dev'essere confermato
dal tribunale.
Questa procedura funziona presso una piattaforma situata nelle camere di commercio, si nomina
un esperto che a ancherà e aiuterà l'imprenditore a sanare l'impresa. Esperto media tra debitore
e creditori per facilitare l'accesso ai loro crediti. Si fa un test che va da 1 a 6 e no a 4 si considera
l'azienda sanabile. L'esperto veri ca tutto e deve determinare se il risanamento è concreto o
meno, successivamente incontra le parti interessate e inizia a sistemare. Se non sono concrete
allora avvisa il segretario generale della camera di commercio che dispone l'archiviazione
dell’istanza.
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Il tribunale può:
Autorizzare l'imprenditore a contrarre nanziamenti prededucibili;
Nelle procedure concorsuali abbiamo 2 tipi di crediti
• Crediti concorsuali (maturati prima dell'avvio della procedura)
• Crediti della massa prededucibili (crediti contratti in funzione della procedura), devono
essere pagati subito.
Autorizzare l'imprenditore a contrarre nanziamenti da soci; autorizzare una o più società
appartenenti allo stesso gruppo di imprese a contrarre nanziamenti prededucibili.
Una volta che si sono contattati i creditori e avuto il consenso della maggioranza degli stessi si
può concludere un contratto con tali creditori per dilazionare per esempio i pagamenti, sempre
sotto supervisione dell'esperto; Concludere la convenzione di moratoria; Concludere un accordo
sottoscritto dall'imprenditore, dai creditori e dall'esperto il quale non è soggetto a revocatoria ne
ai reati concorsuali; se all'esito delle trattative non è individuata una soluzione tra quelle
precedentemente viste, l'imprenditore può, in alternativa: predisporre il piano attestato di
risanamento di cui art 56; domandare l'omologazione di un accorto di ristrutturazione dei debiti;
proporre la domanda di concordato sempli cato, che è una proposta di composizione dei debiti
con cui il debitore tratta con i creditori, può essere avviato solo nell'ambito di questa procedura
ed è molto più semplice (cessione beni unitamente al piano di liquidazione).
La procedura può essere avviata anche a più aziende di un determinato gruppo, in tal caso
avremo solo un unico esperto. Il concordato passa per il tribunale, e deve essere omologato. Si
tratta di un concordato sempli cato perché non viene votato dai creditori, ma stabilito dal
tribunale.
Se l'impresa ha sede su suolo nazionale, si applica allora la giurisdizione italiana, in quanto può
succedere che aziende abbiano solo sedi secondarie, in questo caso la giurisdizione si applicherà
solo a tale sede secondaria. Il giudice può e ettuare ciò che è in suo potere no ad un anno dal
trasferimento all'estero. Successivamente si stabilisce quale tribunale, e ritorna il fatto del centro
principale del centro di interessi. Es. la sede è solo un u cio a Milano, i magazzini a Perugia,
pertanto il tribunale sarà quello di Perugia.
Stessa cosa avviene se l'imprenditore muore, però si procede comunque con la liquidazione.
Eredità-> si mischiano i patrimoni salvo che si faccia ricorso al bene cio di inventario.
La domanda di accesso a una procedura regolatrice della crisi o dell'insolvenza è proposta con
ricorso del debitore. La domanda di apertura della liquidazione giudiziale è proposta con ricorso
del debitore, degli organi e delle autorità amministrative che hanno funzioni di controllo e di
vigilanza sull'impresa, di uno o più creditori o del pubblico ministero. Tale pubblico ministero
presenta il ricorso per l'apertura della liquidazione giudiziale in ogni caso in cui ha notizia
dell'esistenza di uno stato di insolvenza. L'autorità giudiziaria che rileva l'insolvenza nel corso di
un procedimento lo segnala al pubblico ministero. Il pubblico ministero tutela l'interesse della
collettività. Un'impresa irreversibilmente insolvente, dev'essere bloccata.
Procedimento-> Il procedimento per l'accesso a una delle procedure di regolazione della crisi o
dell'insolvenza si svolge dinanzi al tribunale in composizione collegiale; La domanda del debitore,
entro il giorno successivo al deposito, è comunicata dal cancelliere al registro delle imprese; La
domanda, unitamente ai documenti allegati, va trasmessa al pubblico ministero; In caso di
domanda proposta da un creditore, da coloro che hanno funzioni di controllo e di vigilanza
sull'impresa o dal pubblico ministero, il ricorso e il decreto di convocazione devono essere
noti cati, a cura dell'u cio all'indirizzo PEC del debitore .
Pubblicazione della sentenza-> le sentenze sono pubbliche, chiunque può chiedere una copia
della sentenza. Viene pubblicata quando viene emanata e rmata dai soggetti presenti alla
sentenza, con la rma del relatore, questa viene trasmessa alla cancelleria che applica la forma di
pubblicazione. Il debitore o i debitori devono avere debiti scaduti per un ammontare di 30 mila
euro.
Il tribunale, se respinge la domanda di apertura della liquidazione giudiziale, provvede con decreto
motivato. II decreto è comunicato alle parti e iscritto nel registro delle imprese.
Entro trenta giorni dalla comunicazione, il ricorrente o il pubblico ministero possono proporre
reclamo contro il decreto alla corte di appello che, sentite le parti, provvede in camera di consiglio
con decreto motivato.
II decreto della corte di appello che rigetta il reclamo non è ricorribile per cassazione.
In caso di accoglimento del reclamo, la corte di appello dichiara aperta la liquidazione giudiziale
con sentenza e rimette gli atti al tribunale che adotta i provvedimenti di cui all'articolo 49. Contro
la sentenza può essere proposto ricorso per cassazione.
Piano attestato di risanamento-> non varato dal tribunale. Sono accordi stipulati dal debitore
con i creditori, sulla base di un piano attestato di sanamento. Ciò signi ca che occorre un piano
attestato e un parere di un esperto su tale piano.
L'imprenditore in stato di crisi o di insolvenza può predisporre un piano, rivolto ai creditori, che
appaia idoneo a consentire il risanamento dell'esposizione debitoria dell'impresa e ad assicurare il
riequilibrio della situazione nanziaria.
Il piano deve avere data certa e deve indicare: la situazione economico-patrimoniale e nanziaria
dell'impresa; le principali cause della crisi; le strategie d'intervento e dei tempi necessari per
assicurare il riequilibrio della situazione nanziaria; i creditori e l'ammontare dei crediti dei quali si
propone la rinegoziazione e lo stato delle eventuali trattative nonché l'elenco dei creditori estranei,
con l'indicazione delle risorse destinate all'integrale soddisfacimento dei loro crediti alla data di
scadenza; gli apporti di nanza nuova; i tempi delle azioni da compiersi, che consentono di
veri carne la realizzazione, nonché gli strumenti da adottare nel caso di scostamento tra gli
obiettivi e la situazione in atto; il piano industriale e l'evidenziazione dei suoi e etti sul piano
nanziario. Il piano dev'essere credibile e deve portare a risanare tale crisi. Tutti gli accordi vanno
fatti con i creditori principali, nanziarie, banche ecc, di cile avere un accordo con il sco.
Richiede presupposti oggittivi (insolvenza o crisi) e soggettivi (imprenditore commerciale).
In altre parole è un atto unilaterale con il quale lo stesso imprenditore stabilisce quali possano
essere le modalità per uscire dalla situazione di crisi e attraverso certe formalità che sono previste
dalla legge, gli atti che poi l'imprenditore pone in essere in esecuzione di questo piano godono di
una sorta di immunità e quindi non vengono poi assoggettati ad azione revocatoria, quindi vi è un
favore da parte del legislatore per questo tipo di iniziativa che viene condotta nel rispetto di
determinate forme e cautele che stabilisce lo stesso legislatore. Con riferimento ai piani attestati
di risanamento l'imprenditore può predisporre un piano rivolto ai creditori che appaia idoneo a
consentire la continuità dell'impresa e assicurare il riequilibrio della situazione economico
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nanziaria. Esenzione di reati di bancarotta, imprenditore mantiene il comando e dev’essere
reversibile.
Questi sono istituti che si sono dati a nando recentemente, ma è comune a tutti questi istituti la
possibilità per l'imprenditore di accedere a misure premiali e a misure protettive di carattere
temporaneo poiché durano per il tempo che queste procedure prevedono per l'uscita
dell'imprenditore dallo stato di crisi oppure si interrompono nel momento in cui ci si dovesse
avvedere del fatto che il piano non è realizzabile. Le misure premiali sono misure di agevolazione
scale, lo stato è un creditore importante e spesso determinante per l'uscita dalla crisi. Questo
perché la legge non può prevedere autoritativamente una rinuncia da parte dei creditori ai loro
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crediti, ma può prevedere una rinuncia a credito da parte dello stesso stato attraverso la forma del
sco e quindi per favorire ulteriormente l'emersione anticipata della crisi e individuare strumenti
che possano risolverla, lo stato stesso prevede che in esecuzione di questi strumenti di potenziale
risoluzione anticipata della crisi dell'impresa, l'impresa possa ottenere una serie di bene ci di
carattere scale in termini di riduzione delle sanzioni e degli interessi che sono maturati sui debiti
tributari dell'imprenditore e in termini anche di non applicazione delle imposte sulle
sopravvenienze attive che verranno maturate dall'imprenditore per e etto dell'esecuzione di
questi piani.
Questo stesso risultato lo si può conseguire anche quando si pone in essere un piano attestato di
risanamento, un accordo di ristrutturazione dei debiti con i creditori impedendo così ai singoli
creditori che già abbiano iniziato un’azione esecutiva di proseguirla o impedendo l'esercizio ex
novo di azioni esecutive individuali sul patrimonio dell'imprenditore. Viene in qualche modo
l'imprenditore messo in una bolla di vetro, gode di un certo periodo di tempo durante il quale
deve essere libero di portare avanti quelle iniziative che dovrebbero scongiurare il veri carsi
dell'insolvenza senza turbative che possano provenire da azioni individuali. A tale misura si
aggiunge poi la sospensione dei termini di prescrizione e decadenza e tale misura va a bene cio
dei creditori i quali sanno che questo tempo che trascorre per dare respiro all'imprenditore per
poter dare esecuzione al piano di risanamento è un tempo durante il quale non decorrono i termini
di prescrizione o decadenza e quindi i creditori poi conservano questo termine intatto quando
scadrà il periodo di e cacia dei piani di risanamento.
Vi è poi la sospensione della decorrenza degli interessi, quindi vi è una cristallizzazione dei debiti
dell'imprenditore al momento in cui queste procedure iniziano e quindi vi è anche, se previsto dal
piano, una moratoria dei debiti pregressi cioè questi rimangono congelati e inesigibili durante la
durata del piano, mentre al contrario si ra orza l'e cacia degli atti che vengono compiuti per dare
attuazione al piano e si prevede che i crediti che sorgono durante l'esecuzione del piano sono
prededucibili nel caso in cui poi il piano non dovesse avere successo, dovesse essere accertata
l'insolvenza dell'imprenditore e si dovesse dunque ad una procedura concorsuale maggiore e in
ipotesi estrema al fallimento con la liquidazione giudiziale dei beni dell'imprenditore. Questa
possibilità di prededuzione nel caso di successivo fallimento è un altro vantaggio importante
poiché coloro che acquisiranno ragioni di credito sanno che se poi l'imprenditore non esce dalla
crisi, questi crediti nel frattempo concessi potranno essere soddisfatti in prededuzione ovvero
prima del soddisfacimento di tutti quanti gli altri crediti e in particolare quelli nati prima all'apertura
del piano di risanamento. È una misura molto concreta che agevola la decisione di una banca di
concedere nanziamento dell'imprenditore in di coltà.
L'art 61 prevede la possibilità di estendere in via eccezionale gli accordi anche ai creditori non
aderenti che appartengano alla medesima categoria individuata e tenuto conto dell'omogeneità di
posizione giuridica e di interessi economici. I creditori sono divisi in categorie, come i fornitori o gli
obbligazionisti, e l'esistenza di queste categorie di creditori introduce una modi cazione al
principio della parconditium creditorum perché la parcondictio viene ad essere intesa a volte
anche rispetto agli appartenenti ad una medesima categoria, ma vi può essere un trattamento
di erenziato nelle categorie di creditori e di erenziato anche nella diversa collocazione del
creditori nell'ambito di una gerarchia che si deve formare come i crediti prededucibili che sono i
primi crediti che devono essere rimborsati poi i crediti sono ulteriormente suddivisi in crediti
privilegiati e crediti chirografari dove i privilegiai sono quelli assistititi da un privilegio cioè un
diritto reale come un pegno su bene mobili, un'ipoteca su beni immobili o un privilegio cioè una
garanzia stabilita direttamente dalla legge a favore di determinate classi di creditori. L'esistenza di
un privilegio costituisce una deroga al principio della parconditio creditorum. Quando nella
liquidazione giudiziale vi sono creditori muniti di un privilegio questi hanno diritto di essere
soddisfatti con prelazione rispetto a tutti gli altri creditori no a concorrenza del valore dei beni sui
quali esiste il loro privilegio. Si determina pertanto una gerarchia nell'ambito dei creditori che
prevede il soddisfacimento in primis dei creditori che hanno diritto di essere soddisfatti in
prededuzione per poi passare ai creditori che siano privilegiati e poi ai creditori chirografari per i
quali si intende quelli che vanno con privilegio e che verranno pertanto soddisfatti con il residuo
dell'attivo fallimentare in maniera proporzionale al credito di ciascuno.
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I professionisti indipendenti devono essere iscritti nel registro dei revisori contabili e si è previsto
recentemente la formazione anche di un elenco presso il ministero della giustizia, quindi una
doppia condizione cioè essere revisori contabili ed essere iscritti a tale elenco pubblico che li
abilita a rendere delle dichiarazioni di veridicità e che li abilita anche ad essere promotori di
iniziative di composizione della crisi dell'imprenditore. Dopo aver previsto gli istituti del piano di
risanamento e degli accordi di ristrutturazione dei debiti, ha poi introdotto i cd strumenti di allerta
e tali istituti sono disciplinati all'interno del codice della crisi e sono istituti che non hanno ancora
trovato attuazione perché si basano sulla istituzione presso ciascuna camera di commercio di
appositi organismi per la composizione della crisi dell'impresa, organismi che sono chiamati a
svolgere funzioni di natura pubblicistica quando un imprenditore si venga a trovare in uno stato di
crisi e possono essere organismi di cui si avvale spontaneamente lo stesso imprenditore per
ottener e un supporto tecnico e un aiuto per trovare una soluzione vicina alla crisi oppure sono
organismi il cui intervento può essere sollecitato da soggetti terzi rispetto all'imprenditore quando
questo sia inerte nell'attivare soluzioni per risolvere la propria crisi.
Il legislatore quando parla di procedure di allerta fa leva su organi interni alla società, in particolare
organi di controllo, e su grandi creditori dell'impresa. L'organo di controllo si ha solo nella società
quindi funziona solo nei confronti di quegli imprenditori che abbiano la forma della società e che
hanno una società con personalità giuridica dove è previsto un organo di controllo. Laddove vi è
un organo di controllo grava su tale organo il compito di veri care che gli amministratori abbiano
individuato e realizzato un sistema di amministrazione e controllo delle procedure e delle misure
che siano e ettivamente idonee a far emergere con tempestività eventuali segnali di una possibile
crisi dell'impresa e qualora poi l'organo di controllo dovesse individuare nell'abito delle sue
funzioni di controllo degli indicatori di una potenziale crisi ha il compito di darne avviso agli
amministratori e di sollecitare gli amministratori ad intervenire per trovare per tempo le possibili
soluzioni.
Accordo agevolato-> Visto sopra, come accordo di ristrutturazione debiti solo che questa volta
sono chiamati il 20% dei creditori.
Accordo ad e cacia estesa-> Visto sopra, sono chiamati anche i creditori non aderenti
all’accordo. Sono previsti alcuni requisiti; ciò è comunque possibile solo se si riesce a garantire
continuità aziendale e che gli stessi non ricevano un trattamento inferiore a quello che potrebbero
ricevere con liquidazione giudiziale.
Una volta che l'imprenditore si viene a trovare in uno stato di crisi si devono aprire diverse
possibilità che consentono all'imprenditore di provare ad uscire da questo stato di crisi sulla base
di procedure che sono regolate dalla legge e che si basano su tentativi di accordo tra debitore e
creditore o nella loro totalità o anche una parte soltanto di creditori fuori dal controllo di un
giudice, un tribunale sulla base di una asseverazione di un professionista indipendente circa la
veridicità dei dati contabili che sono dichiarati dall'imprenditore circa la fattibilità del piano nel
senso della sua e ettiva possibilità di uscita. Si passa da un ipotesi minima che è stata regolata
nel 2021 con un decreto legislativo che si trova fuori dal codice della crisi e che va sotto il nome
di composizione negoziata della crisi perché la negoziazione è condotta direttamente dal debitore
con i propri creditori, per passare poi ad una forma più forte di composizione assistita della crisi
perché la composizione avviene davanti ad un esperto che viene nominato dall'organismo di
composizione della crisi istituito presso la camera di commercio per poi passare ad una forma più
complesso dell'accordo di ristrutturazione dei debiti che si svolge sempre in forme private tra il
debitore e una parte dei creditori che rappresentino almeno il 60% dei crediti che poi però termina
con una fase nale presso il tribunale che omologa l'accordi di ristrutturazione. Sono tutti percorsi
che possono essere condotti anche per tappe che si possono avvicendare uno di seguito all'altro
per poi arrivare alla procedura di concordato preventivo.
Altra ipotesi rilevante nella prospetti del debitore che voglia risanare la propria impresa è quella
della moratoria (sospensione dal pagamento dei debiti) nel concordato in continuità per un
periodo non superiore a 2 anni dall'omologazione del concordato. Per il pagamento dei creditori
minuti di privilegio, pegno o ipoteca questo può essere rilevante quando queste garanzie incidono
su beni che sono importanti per la prosecuzione dell'attività e servono per assicurare la presenza
di questi beni all'interno dell'azienda no a 2 anni. Se c'è una moratoria allora questa incide sul
diritto di voto dei creditori privilegiati. Il piano deve indicare le cause della crisi, la de nizione delle
strategie di intervento in caso di concordato in continuità, i tempi necessari per assicurare
l'equilibrio della situazione nanziaria, gli apporti di nanza nuova se previsti, le azioni risarcitorie
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e recuperatorie esperibili con indicazioni di quelle proponibili solo nel caso di apertura della
procedura di liquidazione giudiziale e delle prospettive di recupero, l'azione revocatoria
fallimentare cioè quella che tenda a far dichiarazione l'ine cacia degli atti compiuti subito a
ridosso dell'apertura della procedura di liquidazione giudiziale, i tempi delle attività da compiersi,
le iniziative da adottare nel caso in cui vi fossero degli scostamenti tra quanto previsto dal piano e
quanto si riesce a raggiungere e le ragioni per cui, nel caso di continuità aziendale, queste
funzionali al miglior interesse dei creditori.
Ai ni della migliore riuscita del concordato nell'interesse primario dei creditori si prevede adesso
che i creditori possano presentare delle proposte concorrenti. Ferma la proposta del debitore
che si basa sulla valutazione del patrimonio del debitore stesso, i creditori possono
eventualmente ritenere che ci sia la possibilità di o rire di più a tutti quanti i creditori o potrebbero
presentare le cd proposte concorrenti sempre che si tratti di creditori che rappresentino almeno il
10% dei crediti risultanti dalla situazione patrimoniale depositata dal debitore. Si viene così a
determinare una sorta di asta all'interno della procedura perché i creditori potrebbero esser
chiamati a votare più proposte concorrenti. Questa norma presuppone che il debitore possa aver
fatto una proposta che non sia la migliore possibile per i creditori nel tentativo di conservare a se
stesso il maggior patrimonio possibile e lascia quindi la possibilità di presentazione di o erte
concorrenti da parte dei creditori. Questa possibilità di presentazione di o erte concorrenti viene
però esclusa se nella sua proposta originaria il debitore abbia assicurato il pagamento di almeno il
30% dell'ammontare dei crediti chirografari. Questa percentuale è ridotta al 20% se il debitore
abbia attivato un procedimento di allerta utilmente avviato alla composizione assistita della crisi
poiché in tal caso le valutazioni fatte dal debitore sono state già vagliate da altri soggetti per cui si
suppone che quella proposta è probabilmente coerente con il patrimonio del debitore e in grado
di soddisfare in maniera corretta i creditori.
L'art 91 poi regola, accanto alle proposte concorrenti, le o erte concorrenti: nei fatti spesso
l'imprenditore si mette d'accordo con un terzo anche prima della presentazione del deposito
presso il tribale della domanda di concordato cedendogli l'azienda in a tto. Questo strumento
dell'a tto dell'azienda viene utilizzato perché vi è una norma la quale attribuisce all'a ttuario un
diritto di prelazione in caso di successiva cessione dell'azienda. Debitore e a ttuario potrebbero
avere dunque un interesse in comune per arrivare a stabilire poi nella successiva procedura di
concordato preventivo un prezzo di cessione dell'azienda più basso magari rispetto al suo
e ettivo valore di mercato. Per evitare questi comportamenti che sarebbero elusivi delle ragioni
del creditore, il legislatore introduce la possibilità di creare un'asta competitiva all'interno della
procedura concorsuale prevedendo che se poi sarà prevista come forma di concordato la
cessione dell'azienda si possano presentare anche o erte concorrenti, bypassando con espressa
previsione normativa il diritto di prelazione che altrimenti competerebbe all'a ttuario dell'azienda
e tale diritto di prelazione viene bypassato in nome dell'interesse della massa di creditori coinvolta
nella procedura concorsuale e volta ad ottimizzare la procedura stessa nel loro interesse.
Quando viene presentato un ricorso per concordato preventivo il tribunale nomina un giudice
delegato e un commissario giudiziale che esercita funzioni di pubblico u ciale e sovrintende la
procedura. Il debitore non viene spossessato dei suoi beni e prosegue l'esercizio dell'impresa,
però l'attività che svolge è sottoposta al controllo del commissario giudiziale e l'imprenditore è
autorizzato a compiere da solo gli atti di ordinaria amministrazione, mentre deve ricevere
l'autorizzazione del commissario giudiziale al compimento degli atti di straordinaria
amministrazione. Quindi è una gestione autonoma ma al contempo controllata dell'impresa,
poiché è una procedura che presuppone lo stato di crisi e una serie di bene ci che vengono
concessi al debitore perché si applicano le norme della liquidazione giudiziale che prevedono il
divieto di esercizio di continuazione dell'esercizio di azioni esecutive o cautelari individuali nei
confronti dell'imprenditore, la scadenza dei crediti, la sospensione della decorrenza degli interessi
sui crediti chirografari e un sostanzialmente congelamento della situazione fra i rapporti tra
debitore e i suoi creditori che richiede conseguentemente anche una qualche forma di controllo
da parte degli organi di tale procedura. Il comma 2 dell'art 94 pone alcuni esempi di atti di
straordinaria amministrazione, come stipulazione di transazioni, compromessi, alienazione di beni
immobili, ecc.
Altro elemento importante dal punto di vista della continuazione dell'attività è la continuazione di
tutti rapporti pendenti, quindi l'accesso alla procedura di concordato preventivo non può essere
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considerata dalle controparti una causa di scioglimento dei contratti in corso di esecuzione. I
contratti ancora ineseguiti o non compiutamente eseguiti nelle prestazioni principali da entrambe
le parti proseguono anche durante il concordato. Si parla di contratti pendenti quando le
prestazioni di entrambe le parti non sono ancora completamente eseguite in tutto o parte, se una
delle due parti avesse dato già integrale esecuzione al contratto si parlerebbe non di
prosecuzione del contratto, ma si parlerà di debito o credito della prestazione. Quindi i contatti
devono proseguire, salva ad attribuirsi la debitore la possibilità di chiedere l'autorizzazione alla
sospensione dell'e cacia o allo scioglimento di uno o più contratti se la prosecuzione non è
coerente con le previsioni del piano né funzionale alla sua esecuzione. Anche sotto tale pro lo si
attribuisce un privilegio al debitore che esso solo può unilateralmente decidere, ma con
l'autorizzazione degli organi della procedura di sospendere o sciogliere un o più contratti in corso
di esecuzione, invece la controparte non può sciogliere il contratto e prevale l'interesse del
debitore perché questo interesse in tale momento è funzionale alla migliore realizzazione
complessiva dei crediti.
Altre disposizioni sono quelle che si preoccupano di assicurare all'imprenditore in stato di crisi
l'accesso ai nanziamenti che dovessero occorrere per poter ottenere e conseguire l'obiettivo del
risanamento dell'impresa. Il modo attraverso cui ottenere tale risultato è quello di considerare con
una espressa previsione normativa i contratti di nanziamento come contratti che danno luogo ad
obbligazioni di rimborso da parte del debitore che nel caso poi di successiva liquidazione
giudiziale dovranno essere soddisfatti con prededuzione. Se la situazione debitoria pregressa del
debitore viene congelata occorre invece che vi sia una massima sicurezza sulla eseguibilità da
parte del debitore delle obbligazioni che contrae in questa fase particolare di prosecuzione
controllata dell'attività e quello che più serve è quello di avere la certezza da parte del debitore di
poter far ricorso a nanziamenti, e tale certezza la si consegue solo se il nanziatore sa che poi
quel nanziamento gli verrà restituito e acquisisce tale sicurezza nel momento in cui il legislatore
prevede che il suo creditore sarà pagato con preferenza rispetto ad altri compresi anche quelli
muniti di privilegio in una eventuale e futura liquidazione giudiziale qualora in concordato non
dovesse andare a buon ne.
L'art 102 costituisce un ulteriore coordinamento con quanto previsto dal codice civile in materia di
nanziamento dei soci alla società. nell'ottica del codice civile il nanziamento che il socio fa
alla società è guardato con un certo sospetto perché il socio si suppone che immetta nella
società capitale di rischio, quando il socio nanzia la società il socio invece diventa creditore della
società e ha pertanto un diritto al rimborso del nanziamento nelle modalità previste nel contratto
di mutuo stipulato con la società. Non è vietato al socio nanziare la società attraverso un mutuo
anziché attraverso conferimenti di capitale, ma il legislatore ha il sospetto che tali nanziamenti
possano essere e ettuati in frode agli altri creditori e prevede una norma con la quale ha stabilito
che il credito di rimborso del nanziamento del socio viene postergato rispetto agli latri crediti nei
confronti della società se il socio abbia e ettuato il nanziamento in un momento in cui si doveva
presumere per la condizioni di di coltà nanziaria della società, che quella società avrebbe
invece avuto bisogno di essere capitalizzata. Se la società di trova in una situazione di crisi anche
il nanziamento del socio può essere inteso nel senso di costituzione di un credito, quindi di
conferimento di un capitale di credito e non di rischio da parte del socio può essere guardato con
favore, se invece è un modo attraverso cui la società comunque acquisisce risorse nanziarie che
le consentono di proseguire l'attività e in ipotesi di realizzare il piano di risanamento previsto.
Quindi si prevede un bene cio della prededuzione a favore anche dei nanziamenti erogati dai
soci alla società in stato di crisi no all’80% dell'ammontare di tali nanziamenti. Il medesimo
bene cio opera per l'intero ammontare dei nanziamento qualora il nanziatore abbia acquisito la
qualità di socio in esecuzione del concordato nanziamento qualora il nanziatore abbia acquisito
la qualità di socio in esecuzione del concordato preventivo o degli accordi di ristrutturazione dei
debiti, quindi un soggetto che non era originariamente socio ma lo è diventato e quindi ha
e ettuato un apporto di capitale di rischio ed è entrato nel capitale della società e che poi però ha
deciso di e ettuare ulteriori apporti di capitale di credito.
La procedura comunque prevede e si basa sulla veri ca della proposta di concordato che viene
e ettuata dal debitore e delle eventuali proposte concorrenti, qui viene in rilievo il commissario
giudiziale che ha il compito di collazionare la o le proposte presentate per una presentazione
unitaria ai creditori a nché questi si possano formare una opinione sulla convenienza o meno ad
accettare la proposta. In questa fase si deve anche e ettuare uno scrutinio dei crediti perché
sono ammessi a votare il concordato i creditori, quindi il commissario deve accertare il crediti,
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individuare i creditori, individuare l'ammontare del credito di ciascuno che pure può essere
determinate ai ni dell'approvazione o non approvazione del concordato perché si prevede che il
concordato possa essere omologato e viene accettato dai creditori che rappresentino la
maggioranza dei crediti accettati. Nell'ipotesi particolare in cui ci fosse un solo creditore che da
solo assorbisse la maggioranza dei crediti allora si richiede anche la maggioranza numerica degli
altri creditori, ma al di fuori di tale ipotesi è a maggioranza dei crediti. La procedura è ormai
interamente automatizzata, si svolge attraverso internet con comunicazione che vengono
e ettuate attraverso la posta elettronica certi cata ciò riduce i tempi e i costi della procedura e nel
caso in cui si ottenesse la maggioranza quali cata richiesta il concordato verrebbe approvato e
diventerebbe e cace e vincolante anche nei confronti della minoranza dissenziente. Si è in
presenza di una procedura di stampo pubblicistico, in cui non si applicano le regole del contratto,
in tal caso l'accordo si viene formando all'interno della procedura che dall'inizio si svolge davanti
al tribunale sotto il controllo del commissario giudiziale e pertanto di prevede che l'approvazione
del concordato da parte della maggioranza diventi vincolante anche per la minoranza e il
presupposto è che se la maggioranza dei crediti ha ritenuto la proposta conveniente, tale
proposta deve essere accettata e deve portare ad uno stralcio o dilazione dei pagamenti con
e etto vincolante anche per quei creditori che fossero eventualmente contrari. Se non si dovesse
raggiungere la maggioranza, quindi la proposta fosse bocciata, il concordato preventivo non
potrebbe essere omologato. Questa è l'ultima della procedure possibili prima della liquidazione
giudiziale e se l'imprenditore versa in stato di insolvenza deve essere sottoposto alla procedura
della liquidazione giudiziale. Però liquidazione giudiziale vista al termine di un percorso che
prevede diversi tentativi che l'imprenditore deve iniziare a compiere sin dal manifestarsi dei primi
sintomi di una possibile crisi. Se il concordato viene invece approvato allora il tribunale veri cherà
la sussistenza di tutte le condizioni e omologa il concordato che può esser eseguito e che
auspicabilmente sarà concluso con il puntuale rispetto degli obblighi previsti nel piano. Vi è la
possibilità di risoluzione del concordato da parte di chi abbia e ettuato la proposta concorrente, e
vi è un inadempimento di non lieve entità qualunque creditore può domandare la risoluzione del
concordato e può ottenere in tal modo l'apertura della liquidazione giudiziale. Vi è solo un termine
previsto per poter presentare la domanda di risoluzione del concordato che è di un anno data
prevista dal concordato per l'ultimo pagamento.
Altra ipotesi in cui il concordato può essere dichiarata ine cacia è quando vi siano dei vizi di
annullabilità del concordato cioè quando il concordato si sia basato su una falsa rappresentazione
dei dati contabili dell'impresa. Si ha un'attestazione di un professionista indipendente ma anche
questa potrebbe essere non veritiera, per cui se vi è un doloso occultamento di poste dell'attivo o
una dolosa esagerazione del passivo che hanno portato a far accettare una proposta di
concordato in termini riduttivi rispetto a quella che poteva essere e ettuata poteva essere
domandato l'annullamento del concordato il quale può essere chiesto in un termine di decadenza
di 6 mesi dalla scoperta del dolo e comunque in termine di prescrizione di due anni dalla data
prevista per l'ultimo pagamento.
La liquidazione giudiziale: è un istituto che riprende in grandissima parte quanto già disciplinato
a proposito del fallimento all'interno della legge fallimentare, quindi a parte il cambio di
denominazione rimane sostanzialmente una disciplina invariata. Prevede che un imprenditore
commerciale giunge alla liquidazione giudiziale se supera determinati requisiti dimensionali e di
conseguenza non debba essere sotto soglia (da qui si de nisce l’impresa minore).
È una procedura esecutiva di carattere universale che interessa tutto il patrimonio del debitore,
serve per espropriare e soddisfare i creditori. I due requisiti principali sono: l'imprenditore
commerciale, lo stato di insolvenza. Si ricorda che lo stato di insolvenza prevede una situazione in
cui il debitore non è più in grado di adempire alle proprie obbligazioni (se debiti scaduti inferiori a
30k non si apre la liquidazione).
Apertura: Il tribunale, veri cati i presupposti soggettivi e oggettivi, dichiara con sentenza
l’apertura della liquidazione giudiziale. Con la sentenza il tribunale nomina il giudice delegato;
nomina il curatore e gli esperti; ordina al debitore la consegna dei bilanci entro 3 giorni; stabilisce
data e luogo dell’udienza; assegna ai creditori e ai terzi il termine perentorio di trenta giorni prima
dell’udienza per la presentazione delle domande di insinuazione.
Con la sentenza con cui viene dichiarata la liquidazione giudiziaria poi si apre il concorso di tutti
quanti i creditori, si determina per legge l'ine cacia nei confronti dei creditori di tutti gli atti
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compiuti dal debitore nei confronti dei terzi che fossero compiuti successivamente all'apertura
della liquidazione giudiziale e la legittimazione a stare in giudizio nella cause sia attive che passive
viene trasferita al curatore. Vi è quindi una sostituzione integrale del curatore all'imprenditore nel
possesso dei beni e nella gestione dei beni del debitore. Potrebbe anche essere prevista la
prosecuzione provvisoria dell'esercizio dell'impresa, ma in tal caso l'impresa sarebbe comunque
proseguita dal curatore. Quindi il presupposto è che questa continuazione dell'impresa possa
produrre risultati utili perché consente il mantenimento di tutti i rapporti in corso compresi quelli
con i lavoratori dell'impresa purché però tale prosecuzione dell'attività non produca ulteriori
perdite e pregiudizio per i creditori.
Il tribunale, se respinge la domanda di apertura della liquidazione giudiziale, provvede con decreto
motivato. II decreto è comunicato alle parti e iscritto nel registro delle imprese. Entro trenta giorni
dalla comunicazione, il ricorrente o il pubblico ministero possono proporre reclamo contro il
decreto alla corte di appello che, sentite le parti, provvede in camera di consiglio con decreto
motivato. Il decreto della corte di appello che rigetta il reclamo non è ricorribile per cassazione. In
caso di accoglimento del reclamo, la corte di appello dichiara aperta la liquidazione giudiziale con
sentenza e rimette gli atti al tribunale che adotta i provvedimenti di cui all'articolo 49. Contro la
sentenza può essere proposto ricorso per cassazione.
Curatore
Possono essere nominati curatore (art, 358): Gli avvocati; I dottori commercialisti, gli esperti
contabili e i consulenti del lavoro; Gli studi professionali associati e le società tra professionisti
(nominato il professionista responsabile della procedura); Coloro che hanno svolto funzioni di
amministrazione, direzione e controllo in società di capitali o cooperative; Non possono essere
nominati curatore, commissario giudiziale o liquidatore, il coniuge, la parte di un'unione civile tra
persone dello stesso sesso, il convivente di fatto, i parenti e gli a ni entro il quarto grado del
debitore, i creditori di questo e chi ha concorso al dissesto dell'impresa, nonché chiunque si trovi
in con itto di interessi con la procedura.
II curatore ha l'amministrazione del patrimonio compreso nella liquidazione giudiziale e compie
tutte le operazioni della procedura sotto la vigilanza del giudice delegato e del comitato dei
creditori, nell'ambito delle funzioni ad esso attribuite.
Egli non può stare in giudizio senza l'autorizzazione del giudice delegato, non può assumere la
veste di avvocato nei giudizi che riguardano la liquidazione giudiziale. Il curatore può tuttavia
assumere la veste di difensore, se in possesso della necessaria quali ca, nei giudizi avanti al
giudice tributario quando ciò è funzionale ad un risparmio per la massa.
Nell'esercizio delle sue funzioni è pubblico u ciale.
Il curatore esercita personalmente le funzioni del proprio u cio e può delegare ad altri speci che
operazioni, previa autorizzazione del comitato dei creditori.
L'onere per il compenso del delegato, liquidato dal giudice, è detratto dal compenso del curatore
Il curatore può essere autorizzato dal comitato dei creditori a farsi coadiuvare da tecnici o da altre
persone retribuite, compreso il debitore e gli amministratori della società o dell'ente in liquidazione
giudiziale, sotto la sua responsabilità.
Del compenso riconosciuto a tali soggetti si tiene conto ai ni della liquidazione del compenso del
curatore.
Entro 60 giorni dal deposito del decreto di esecutività dello stato passivo deve presentare al
giudice delegato una relazione in ordine al tempo ed alle cause della crisi e del manifestarsi
dell'insolvenza, sulla diligenza del debitore nell'esercizio dell'impresa e sulle responsabilità del
debitore e dei terzi anche ai ni delle indagini penali (art. 130). Ogni 6 mesi deve presentare un
rapporto riepilogativo accompagnato dal conto della gestione. Le somme riscosse a qualsiasi
titolo devono essere versate entro 10 giorni su un conto corrente bancario o postale e i
prelevamenti sono e ettuati su mandato del giudice delegato
Atti di straordinaria amministrazione: Le riduzioni di crediti, le transazioni, i compromessi, le
rinunzie alle liti, le ricognizioni di diritti di terzi, la cancellazione di ipoteche, la restituzione di pegni,
lo svincolo delle cauzioni, l'accettazione di eredità e donazioni e gli altri atti di straordinaria
amministrazione sono e ettuati dal curatore, previa l'autorizzazione del comitato dei creditori; Nel
richiedere l'autorizzazione del comitato dei creditori, il curatore formula le proprie conclusioni
anche sulla convenienza della proposta; Se gli atti suddetti sono di valore superiore a
cinquantamila euro e in ogni caso per le transazioni, il curatore ne informa previamente il giudice
delegato, salvo che non siano stati autorizzati con il programma di liquidazione
Reclamo contro gli atti e le omissioni del curatore: Contro gli atti di amministrazione e le omissioni
del curatore, il comitato dei creditori, il debitore e ogni altro interessato possono proporre
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reclamo, per violazione di legge, con ricorso al giudice delegato entro otto giorni dalla
conoscenza dell'atto o, in caso di omissione, dalla scadenza del termine indicato nella di da a
provvedere; Il giudice delegato, sentite le parti, decide sul reclamo, omessa ogni formalità non
indispensabile al contraddittorio; Se il reclamo è accolto, il curatore deve conformarsi alla
decisione del giudice delegato; Contro il decreto del giudice delegato può essere proposto
reclamo al tribunale
Revoca e sostituzione del curatore: Il tribunale può in ogni tempo, su proposta del giudice
delegato o su richiesta del comitato dei creditori o d'u cio, revocarlo; Il tribunale provvede con
decreto motivato, sentiti il curatore e il comitato dei creditori; Contro il decreto di revoca o di
rigetto dell'istanza di revoca del curatore è ammesso
reclamo alla corte di appello. Il reclamo non sospende l'e cacia del decreto; I creditori che
rappresentano la maggioranza dei crediti ammessi possono chiedere la sostituzione del curatore
indicando al tribunale le ragioni. Il tribunale, valutate le ragioni della richiesta, provvede alla
nomina del nuovo curatore Responsabilità del curatore; II curatore deve adempiere ai doveri del
proprio u cio che derivano dalla legge e dal piano di liquidazione approvato con la diligenza
richiesta dalla natura dell’incarico; II curatore procede alle operazioni di liquidazione
contemporaneamente alle operazioni di accertamento del passivo; Durante la liquidazione
giudiziale, l'azione di responsabilità contro il curatore revocato o sostituito è proposta dal nuovo
curatore, previa autorizzazione del giudice delegato; Il curatore che cessa dal suo u cio anche
durante la liquidazione giudiziale deve rendere il conto della gestione
La procedura di liquidazione giudiziale: art 121 del codice della crisi " Presupposti della
liquidazione giudiziale 1. Le disposizioni sulla liquidazione giudiziale si applicano agli imprenditori
commerciali che non dimostrino il possesso congiunto dei requisiti di cui all'articolo 2, comma 1,
lettera d), e che siano in stato di insolvenza". Quindi presupposto soggettivo rimane quello della
qualità di imprenditore commerciale, il legislatore italiano continua a perpetuare tale scelta di
esonerare dal fallimento gli imprenditore agricoli e poi aggiunge imprenditori commerciali che non
dimostrino il possesso congiunto dei requisiti dimensionali dei requisiti prima detti. Tale norma è
stata oggetto di una sentenza della corte costituzionale perché alcuni giudici avevano dubitato
della sua legittimità costituzionale poiché rimetteva apparentemente allo stesso imprenditore la
scelta di essere assoggettato o meno a questa procedura concorsuale. Quindi basta che
l'imprenditore commerciali non dimostri il possesso di tali requisiti e quindi è assoggettato alla
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procedura di liquidazione giudiziale. Il dubbio di legittimità costituzionale nasceva dal fatto che
contemporaneamente aveva anche introdotto l'istituto dell'esdebitazione quindi i giudici
a ermavano che la norma sostanzialmente rimette al potere dell'imprenditore commerciale
stabilire se assoggettarsi a tale procedura dalla quale poi può conseguire il bene cio
dell'esdebitazione cioè della liberazione dai debiti pregressi che potranno essere soddisfatti nel
corso della procedura.
La norma è rimasta, quindi è stata ritenuta legittima dalla corte costituzionale, poiché non è vero
che l'imprenditore ha e ettivamente tale potere perché quando viene presentata un'istanza di
fallimento, di liquidazione giudiziale vi è poi l'onere dell'imprenditore di depositare le scritture
contabili con la conseguenza che il tribunale stabilirà l'esistenza e l'ammontare dei requisiti
dimensionale sulla base di quanto oggettivamente risulta dalle scritture contabili dell'imprenditore
e non sulla base delle mere dichiarazioni e ettuate dallo stesso. Quindi vi è un procedimento
oggettivo che viene seguito che si basa sulla situazione e ettiva dell'impresa per la rilevazione di
tali tre grandezze senza la possibilità per l'imprenditore di disporre arbitrariamente del proprio
assoggettamento o meno a tale procedura.
Tale procedura si apre con una sentenza del tribunale competente per territorio dove è posta la
sede dell'impresa se il tribunale riconosce i presupposti indicati all'art 121 quindi la qualità di
imprenditore commerciale, non minore e la sussistenza dello stato di insolvenza. Tale sentenza è
soggetta a reclamo nel termine di 30 giorni dalla sua pubblicazione davanti alla corte di appello e
poi diventa a quel punto de nitiva, ma comunque a prescindere dalla proposizione o meno del
reclamo la sentenza è già immediatamente produttiva dei suoi e etti e sono e etti che si
producono nei confronti del debitore, nei confronti dei creditori e nei confronti dei terzi. Nei
confronti del debitore la sentenza produce immediatamente l'e etto di sottrarre al debitore la
disponibilità e l'amministrazione dei suoi beni, fanno eccezione i beni strettamente personali che
sono indicati all'interno del codice della crisi, ma anche gli assegni aventi carattere alimentare, gli
stipendi, le pensioni, i salari e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, entro i limiti di
quanto occorre per il mantenimento suo e della sua famiglia, poi i frutti derivanti dall'usufrutto
legale sui beni dei gli, i beni costituiti in fondo patrimoniale e i frutti di essi e le cose che non
possono essere pignorate per disposizione di legge. Se vengono a mancare al debitore i mezzi di
sussistenza il giudice delegato, sentiti il curatore e il comitato dei creditori, può concedergli un
sussidio a titolo di alimenti per lui e per la famiglia. La casa della quale il debitore è proprietario o
può godere in quanto titolare di altro diritto reale, nei limiti in cui è necessaria all'abitazione di lui e
della famiglia, non può essere distratta da tale uso no alla sua liquidazione, quindi anche la casa
in cui l'imprenditore vive è destinata ad essere venduta per soddisfare all'occorrenza con il
ricavato i creditori. Altre conseguenze di natura personale il debitore deve consegnare la
corrispondenza al curatore, l'intera corrispondenza se il debitore è una società o quella che
attiene all'esercizio dell'impresa se l'imprenditore è individuale, ha l'obbligo di comunicare la
propria residenza e domicilio al curatore.
La liquidazione giudiziale produce e etti anche nei confronti dei creditori perché determina il
divieto di esercizio di azioni cautelari o esecutive individuali, all'esecuzioni individuali si
sostituisce l'esecuzione collettiva che è portata avanti dal curatore che ha la legittimazione
processuale nell'interesse della massa dei creditori ad esercitare tutte le azioni che siano
opportune al ne di ristabilire l'intero patrimonio del debitore in vista però della sua liquidazione.
Si determina con l'apertura del concorso poi l'ordine cin cui i creditori dovranno essere pagati
ovvero crediti prededucibili, crediti privilegiati e in ne crediti chirografari e si prevede che tutti i
crediti che considerano comunque scaduti alla data della dichiarazione della liquidazione
giudiziale e viene stabilito l'ulteriore e etto della sospensione degli interessi, quindi si ha un
congelamento della situazione debitore dell'imprenditore alla data della liquidazione giudiziale.
Un altro rilevante nucleo di e etti si produce nei confronti dei terzi e qui opera la cd azione
revocatoria cioè quella attraverso la quale il curatore ottiene il recupero all'attivo del debitore di
quei beni che sono fuoriusciti nel periodo sospetto che ha preceduto la dichiarazione della
liquidazione giudiziale. L'azione revocatoria è disciplina dall'art 163 del codice della crisi dove si
parla di e etti della liguidazione giudiziale sugli atti pregiudizievoli ai creditori, quindi gli atti che il
debitore abbia compiuto con i terzi al ne di sottrarre beni ai suoi creditori a ridosso della
liquidazione giudiziale quando si presuppone si trovasse già in stato di insolvenza. In primo luogo
vengono dichiarati automaticamente ine cace gli atti a titolo gratuito che il debitore abbia
compiuti nei due anni anteriori alla data del deposito della domanda cui è seguita l'apertura della
liquidazione giudiziale. I beni che il debitore abbia donato a terzi nei due anni anteriori sono
acquisiti ex lege sono acquisiti al patrimonio della liquidazione giudiziale mediante trascrizione
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della sentenza che ha dichiarato l'apertura della procedura concorsuale, quindi il curatore ha il
diritto di apprendere tali beni senza neanche dover esercitare alcuna azione nei confronti dei terzi
rimettendosi all'interessato il potere di proporre reclamo verso tale trascrizione. Agli atti a titolo
gratuito sono poi assimilati i pagamenti che il debitore abbia e ettuato sempre nei due anni
anteriori al deposito della domanda cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale, i paganti
di crediti non scaduti alla data di apertura della liquidazione giudiziale. Tale pregiudizio nei
confronti del pagamento dei debiti non scaduti è perché non è normale che il debitore paghi un
debito prima della scadenza e se lo fa lo fa perché ravvisa una qualche convenienza e quindi quel
pagamento si considera e ettuato in frode in ragione di tutti i creditori ed è soggetto pertanto a
revocatoria per il sol fatto di essere stato compiuto nei due anni anteriori alla domanda cui è
seguita l'apertura della liquidazione giudiziale.
L'art 161 richiama l'azione revocatoria ordinaria, disciplinata nel codice civile ed è uno strumento
a tutela dei creditori per far dichiarare l'ine cacia nei loro confronti degli atti pregiudizievoli
compiuti dal debitore, ed è un'azione sottoposta ad una serie di condizioni non agevoli da prova
che presuppongono la prova del dolo del debitore, nel caso in cui si tratti di un contratto la prova
della partecipazione fraudolente anche del terzo. Al ne di agevolare l'esercizio dell'azione
revocatoria a tutela della massa dei creditori, il legislatore prevede che se si può presumere che
l'imprenditore si trovasse in stato di insolvenza, l'atto possa essere revocato prescindendo
dall'onere della prova così rigorosa come prevista dal codice civile. si muove per ragioni di
certezza da una nzione legislativa di presunzione dello stato di insolvenza dell'imprenditore nel
periodo immediatamente anteriore all'apertura della liquidazione giudiziale e così come per gli atti
a titolo gratuito e per il pagamento di debiti scaduti compiuti nei due anni anteriori allo stesso
modo si prevede la possibilità di esercitare l'azione revocatoria presupponendo soltanto la
conoscenza dello stato di insolvenza da parte del terzo quando l'atto con il terzo è stato compiuto
in un periodo immediatamente a ridosso della liquidazione giudiziale.
Più nel dettaglio si distinguono due grandi categorie di atti a seconda che si tratti di atti normali o
anormali, atti a titolo oneroso compiuti dal debitore con i terzi. Se l'atto risulta anormale allora è
revocabile se compiuto nell'anno anteriore alla presentazione della domanda di liquidazione
giudiziale, salvo che il terzo dimostri che non conosceva lo stato di insolvenza dell'imprenditore.
L'anormalità ricorre quando:
• gli atti a titolo oneroso in cui le prestazioni eseguite o le obbligazioni assunte dal debitore
sorpassano di oltre un quarto ciò che a lui è stato dato o promesso, se compiuti dopo il
deposito della domanda cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale o nell'anno
anteriore; ad esempio il debitore che vende un bene immobile ad un prezzo che risulta
essere sproporzionato rispetto al prezzo di mercato di oltre ¼ e ciò fa pensare che si
aveva bisogno di liquidità dall'atto stesso. Pertanto è ragionevole presumere che il terzo
che avesse comprato quell'immobile abbia appro ttato o conoscesse quantomeno lo
stato di insolvenza dell'imprenditore da cui ha comprato il bene e quindi è soggetto al
rischio, nel caso in cui sia dichiarata la liquidazione giudiziaria, di incorrere in questa
azione revocatoria. L'e etto dell'azione revocatoria esercitata dal curatore ai sensi di tale
disciplina è quella di portare al recupero di quanto era fuoriuscito dal patrimonio del
debitore. Quindi concretamente l'atto è dichiarato ine cace nei confronti del terzo il quale
è tenuto a restituire il bene ricevuto, salvo soltanto il diritto del terzo di partecipare al
concorso con gli altri creditori per il proprio ed eventuale credito.
• agli atti estintivi di debiti pecuniari scaduti ed esiaibili non e ettuati con danaro o con altri
mezzi normali di pagamento, se compiuti dopo il deposito della domanda cui è seguita
l'apertura della liquidazione giudiziale o nell'anno anteriore; sono anche queste forme
anomale di pagamento.
• i pegni, le anticresi e le ipoteche volontarie costituiti dopo il deposito della domanda cui è
seguita l'apertura della liquidazione giudiziale o nell'anno anteriore per debiti preesistenti
non scaduti; la costituzione di una garanzia per un debito non ancora scaduto non è un
fatto normale. Normalmente la garanzia viene costituita contestualmente al sorgere
dell'obbligazione, se invece viene costituita dopo vi è il sospetto che quella garanzia sia
stata costituita con lo scopo di pregiudicare i diritti dei creditori. Se un bene viene
vincolato a garanzia di un determinato creditore, quando poi viene dichiarata la
liquidazione giudiziale quel creditore ha un privilegio su quel credito e in pregiudizio di
tutti quanti gli altri creditori. Anche la costituzione di tali garanzia è sottoposta alla
possibilità di esercizio dell'azione revocatoria assolutamente sempli cata sul piano
dell'onere della prova poiché il curatore deve soltanto dimostrare che la garanzia è stata
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accesa nell'anno anteriore ed è poi onere del creditore che ha ricevuto quel bene in
garanzia riuscire eventualmente a provare che non conosceva lo stato di insolvenza del
debitore.
• i pegni, le anticresi e le ipoteche giudiziali o volontarie costituiti dopo il deposito della
domanda cui è sequita l'apertura della liquidazione giudiziale o nei sei mesi anteriori per
debiti scaduti. Qui si riduce il periodo sospetto da un anno a 6 mesi perché si parla di
garanzie volontarie o anche giudiziali accese per debiti scaduti se un debito scade e il
debitore è inadempiente il rilascio di una garanzia potrebbe trovare e ettivamente
giusti cazione in una accordo tra il debitore e il creditore di ripianamento del debito nel
tempo, un accordo con cui il debitore riesce ad ottenere una dilazione nel pagamento del
debito a fronte però di una garanzia. Allora in tal caso la costituzione di una garanzia può
e ettivamente essere giusti cata però è pur sempre una garanzia che viene costituita a
ridosso della liquidazione giudiziale e che potrebbe essere stata rilasciata in pregiudizio
alla massa dei creditori e pertanto è anch'essa revocabile ma se compiuta nei 66 mesi
anziché 12 mesi anteriori.
Il curatore ha sempre la possibilità poi di esercitare oltre all'azione revocatoria anche quella
disciplinata dal codice civile. fuori dai casi di anomalia si hanno poi " Sono altresì revocati, se il
curatore prova che l'altra parte conosceva lo stato d'insolvenza del debitore, i pagamenti di debiti
liquidi ed esigibili, gli atti a titolo oneroso e quelli costitutivi di un diritto di prelazione per debiti,
anche di terzi, contestualmente creati, se compiuti dal debitore dopo il deposito della domanda
cui è seguita l'apertura della liquidazione giudiziale o nei sei mesi anteriori". Anche qui si riduce il
periodo sospetto a 6 mesi, però se l'atto non presenta anomalie non si può più ribaltare sul terzo
l'onere di provare che non conosceva lo stato di insolvenza, ma è il curatore che in tal caso deve
fornire la prova della conoscenza dello stato di insolvenza del debitore da parte del terzo. È
comunque una notevole sempli cazione sul piano dell'onere probatorio.
Vi è l'ipotesi della cd presunzione muciana, poi vi è un'ipotesi particolare in cui il sospetto è
ancora più grave quando l'atto sia compiuto tra coniugi. " Gli atti previsti dall'articolo 166,
compiuti tra coniugi, parti di un'unione civile tra persone dello stesso sesso o conviventi di fatto
nel tempo in cui il debitore esercitava un'impresa e quelli a titolo gratuito compiuti tra le stesse
persone più di due anni prima della data di deposito della domanda cui è seguita l'apertura della
liquidazione giudiziale, ma nel tempo in cui il debitore esercitava un'impresa, sono revocati se il
coniuge o la parte di un'unione civile tra persone dello stesso sesso o il convivente di fatto non
prova che ignorava lo stato d'insolvenza del debitore". Qui non vi è nemmeno un termine, un
periodo sospetto, però in realtà indirettamente vi è un momento in cui anche questi atti tra
coniugi, conviventi i parte di un'unione civile si vengono a consolidare perché comunque il
legislatore sempre per ragioni di certezza degli atti giuridici ssa termini per l'esercizio di tale
azione revocatoria, infatti queste azioni non possono essere promosse dal curatore decorsi tre
anni dall'apertura della liquidazione giudiziale e comunque si prescrivono trascorsi anni dal
compimento dell'atto. Quindi vi è un onere da parte del curatore di attivarsi rapidamente per non
incorrere nel rischio di prescrizione dell'azione revocatoria di anni dal compimento dell'atto.
Rapporti pendenti
L'esecuzione del contratto è sospesa sino a quando il curatore, previa autorizzazione del c.d.c.,
non dichiara se vuole subentrare o sciogliersi dal contratto (con esclusione dei contratti reali ove è
già avvenuto il trasferimento del diritto). Il contraente può mettere in mora il curatore facendo
assegnare dal g d. termine max di 60 giorni decorso il quale il contratto è sciolto. In caso di
scioglimento il terzo può far valere il credito conseguente al mancato adempimento nel passivo
della procedura. L’azione di risoluzione proposta prima della liquidazione giudiziale ha e etto nei
confronti del curatore ed eventuali crediti vantati dal contraente devono essere ammessi al
passivo. Sono ine caci le clausole che prevedono come causa di risoluzione la liquidazione
giudiziale
Se era stato stipulato e registrato preliminare di vendita di immobile, in caso di scioglimento,
l'acquirente è ammesso al passivo e gode del privilegio speciale (art. 2775- bis)
Per quanto riguarda poi i contratti pendenti nel caso della liquidazione giudiziale dovendosi
procedere alla liquidazione del patrimonio vige la regola della sospensione dei contratti pendenti
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rilasciandosi al curatore il compito di stabilire non appena si fa un'idea della situazione, se
sciogliersi da questi contratti o se proseguirli no a quando ritenga utile proseguirli. È un potere
che viene dato al curatore rispetto al quale i terzi, le controparti si trovano in una posizione di
mera soggezione, ma prevale su tutto il miglior interesse dei creditori.
La sentenza che dichiara la liquidazione giudiziale stabilisce poi un termine entro il quale i creditori
devono essere invitati a presentare la domanda di ammissione al passivo: la prima fase della
procedura è volta a formare il cd stato passivo cioè individuare quali siano i creditori, per quale
ammontare ed eventualmente con quali garanzie in modo da poter determinare l'ammontare
complessivo dell'esposizione debitoria che dovrà essere soddisfatta con l'attivo disponibile e
diventa onere del creditore però presentare una domanda di ammissione al passivo cioè non
basta che il credito risulti dalle scritture contabili perché venga soddisfatto, ma occorre un onere
di attivazione da parte di ciascun creditore nel rispetto di tempistiche che oggi sono ssate i
maniera rigorosa con lo scopo di accelerare per quanto possibile i tempi della procedura.
Ripartizione dell’attivo
Procedimento di ripartizione
Il curatore, ogni quattro mesi a partire dalla data del decreto di esecutività dello stato passivo,
trasmette a tutti i creditori, compresi quelli per i quali sono in corso uno giudizi di impugnazione
dello stato passivo, un prospetto delle somme disponibili, nonché, qualora l'entità del passivo
accertato consenta una ripartizione in misura apprezzabile, un progetto di ripartizione delle
medesime, riservate quelle occorrenti per la procedura.
I creditori, entro il termine perentorio di quindici giorni dalla ricezione della comunicazione
possono proporre reclamo al giudice delegato contro il progetto di riparto
Decorso tale termine, il giudice delegato, su richiesta del curatore, dichiara esecutivo il progetto di
ripartizione. Se sono proposti reclami, il progetto di ripartizione è dichiarato esecutivo con
accantonamento delle somme corrispondenti ai crediti oggetto di contestazione
Art 208 discipline le cd domande tardive, la domanda non è tardiva se giunge nel termine
indicato nella sentenza " Le domande di ammissione al passivo di un credito, di restituzione o
rivendicazione di beni mobili e immobili, trasmesse al curatore oltre il termine di trenta giorni
prima dell'udienza ssata per la veri ca del passivo e non oltre quello di sei mesi dal deposito del
decreto di esecutività dello stato passivo sono considerate tardive. In caso di particolare
complessità della procedura, il tribunale, con la sentenza che dichiara aperta la liquidazione
giudiziale, può prorogare quest'ultimo termine no a dodici mesi". Quindi si comprende che il
termine utile per non incorrere nella tardività è no a 30 giorni prima dell'udienza di veri ca del
passivo. Questo termine non è in realtà l'ultimo termine utile per poter presentare una domanda di
insinuazione al passivo poiché si prevede che queste domande possano essere presentate anche
dopo purché non oltre il termine di 6 mesi dal deposito del decreto di esecutività dello stato
passivo.
In caso di particolare complessità della procedura il tribunale può con sentenza prorogare il
termine no a 12 mesi.
Se la domanda è tardiva cambiano in primis le forme attraverso le quali questa domanda deve
essere presentata: la domanda tempestiva può essere presentata anche dal creditore senza
necessità dell'assistenza di un legale, invece nel caso di domanda tardiva occorre l'assistenza di
un legale, la domanda si svolge nel contraddittorio con il curatore e viene poi stabilito se
sussistono o meno i presupposti per il suo accoglimento. Se questa domanda dovesse essere
accolta avrà e etto dalla data in cui viene colta ciò vuol dire che il creditore che ha presentato
tardivamente la domanda potrà insinuare il proprio credito al passivo della procedura ma potrà far
a damento sulla situazione attuale, sullo stato della procedura nel momento in cui viene accolta
la sua domanda. Corre quindi il rischio che nel frattempo siano state già e ettuate delle
ripartizioni e rispetto a tali non potrà concorrere sulle ripartizioni che fossero già state e ettuate,
quindi un e etto penalizzante della presentazione tardiva dalla domanda, salvo soltanto il caso in
cui l'istante dovesse riuscire a provare che il ritardo è dipeso da cause a lui non imputabili e se
trasmette la domanda al curatore non oltre 60 giorni dal momento in cui è cessata la causa che
ne ha impedito il deposito tempestivo. Quindi deve dimostrare che per ragioni particolari era
impossibilitato a presentare tempestivamente la domanda.
Ripartizioni parziali
Nelle ripartizioni parziali, che non possono superare l'ottanta per cento delle somme da ripartire,
devono essere trattenute e depositate, nei modi stabiliti dal giudice delegato, le quote assegnate:
ai creditori ammessi con riserva; ai creditori opponenti a favore dei quali sono state disposte
misure cautelari; ai creditori opponenti la cui domanda è stata accolta quando la sentenza non è
passata in giudicato; ai creditori nei cui confronti sono stati proposti i giudizi di impugnazione e di
revocazione.
Le somme ritenute necessarie per spese future, per soddisfare il compenso al curatore e ogni
altro debito prededucibile devono essere trattenute. Devono essere altresì trattenute e depositate
nei modi stabiliti dal giudice delegato le somme ricevute dalla procedura per e etto di
provvedimenti provvisoriamente esecutivi e non ancora passati in giudicato.
Casi di chiusura
Salvo quanto disposto per il caso di concordato, la procedura di liquidazione giudiziale si chiude:
- se nel termine stabilito nella sentenza con cui è stata dichiarata aperta la procedura non sono
state proposte domande di ammissione al passivo;
- quando, anche prima che sia compiuta la ripartizione nale dell'attivo, le ripartizioni ai creditori
raggiungono l'intero ammontare dei crediti ammessi, o questi sono in altro modo estinti e sono
pagati tutti i debiti e le spese da soddisfare in prededuzione;
- quando è compiuta la ripartizione nale dell'attivo;
- quando nel corso della procedura si accerta che la sua prosecuzione non consente di
soddisfare, neppure in parte, i creditori concorsuali, né i crediti prededucibili e le spese di
procedura.
Tale circostanza può essere accertata con la relazione o con i successivi rapporti riepilogativi
Quindi:
Lo stato passivo pertanto anche quando viene dichiarato esecutivo non è de nito perché può
essere inciso dall'eventuale accoglimento di domande tardive e perché poi nei confronti dello
stato passivo sono ammesse le impugnazioni da parte di quei creditori che ritengano di essere
stati ingiustamente pretermessi o che ritengano che altri creditori siano stati ingiustamente
ammessi o in relazione all'ammontare del credito per il quale sono stati ammessi o per la
sussistenza di garanzie che in ipotesi vengano contestate. Quindi è possibile sia contestare
l'ammissione degli altri crediti sia opporsi alla non ammissione in tutto o parte del proprio credito
cosa che comporta il nascere di una pluralità di conteziosi che si svolgeranno davanti al tribunale
e che avranno tempi più o meno lunghi e che durante la loro durata renderanno instabile lo stato
del passivo e potrebbero comportare anche un allungamento dei tempi della liquidazione
giudiziale. E importante la rapidità di risoluzione di tutte queste cause e spesso il curatore è
indotto a trovare un accordo transattivo allo scopo di evitare l'allungamento dei tempi e far
estinguere le cause sia pure a fronte di un riconoscimento di qualcosa. La procedura ha dei costi
inoltre e le norme cercano di favorire una durata più breve di queste procedure.
Una volta che poi viene formato lo stato passivo il curatore deve redigere un programma di
liquidazione con tempi contingentati in cui terrà conto delle varie cause che stanno sorgendo, dei
tempi che occorrono per la liquidazione dei beni, per poi arrivare a distribuire fra i creditori il
ricavato nell'ordine in cui devono essere pagati e sono ammessi anche dei riparti parziali nel
frattempo con cui si iniziano a pagare i creditori secondo l'ordine di privilegio. Una volta che i beni
sono stati liquidati e il ricavato è stato ripartito tra i creditori, la procedura esaurisce il proprio
scopo e viene conseguentemente chiusa con decreto del tribunale.
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Resta aperta la possibilità di una riapertura della procedura su istanza dei creditori o qualsiasi
terzo se dovessero emergere successivamente delle attività in capo al debitore che rendano utile
la riapertura della procedura. La procedura si potrebbe chiudere anche prima della liquidazione e
ripartizione dell'attivo tra i creditori qualora dovessero essere stati soddisfatti tutti i creditori e
dovessero essere state pagate per intero le spese della procedura. Inoltre un'altra ipotesi di
chiusura della procedura si ha se al momento dell'udienza di veri ca del passivo si constata che
non sono state presentate domande di ammissione al passivo da parte del creditori, quindi la
procedura assolve allo scopo di soddisfare pariteticamente i creditori, ma se questi non vi sono la
procedura si arresta. Questa è un'ipotesi che può ricorrere se nel frattempo il debitore ha ripianato
i propri crediti con degli accordi raggiunti con i propri creditori. Altra ipotesi di chiusura della
procedura si ha quando, all'opposto, i beni della procedura non sono su cienti nemmeno a
coprire le sue spese e quindi diventa non conveniente aprire la procedura e anche in tal caso il
tribunale prende atto dell'inutilità della procedura e la dichiara chiusa ancor prima del suo
svolgimento.
Anche nel corso della liquidazione giudiziale potrebbe intervenire il concordato giudiziale ovvero
che si può venire a realizzare nel corso della procedura giudiziale se ne faccia istanza un creditore
o un terzo e la proposta dovrà essere approvata per passare dai creditori che rappresentano la
maggioranza dei crediti ammessi alla procedura diventando vincolante anche per la maggioranza
assente o dissenziente.
Decreto di chiusura
La chiusura della procedura di liquidazione giudiziale è dichiarata con decreto motivato del
tribunale su istanza del curatore o del debitore ovvero di u cio
Contro il decreto che dichiara la chiusura o ne respinge la richiesta è ammesso reclamo. Contro il
decreto della corte di appello, il ricorso per cassazione è proposto nel termine perentorio di trenta
giorni. Il decreto di chiusura acquista e cacia quando è decorso il termine per il reclamo, senza
che questo sia stato proposto, ovvero quando il reclamo è de nitivamente rigettato
Con il decreto di chiusura sono impartite le disposizioni esecutive volte ad attuare gli e etti della
decisione
ULTIMA PARTE
Procedimento di ripartizione dell'attivo-> il curatore, ogni quattro mesi a partire dalla data del
decreto di esecutività dello stato passivo, trasmette a tutti i creditori, compresi quelli per i quali
sono in corso uno giudizi di impugnazione dello stato passivo, un prospetto delle somme
disponibili, nonché, qualora l'entità del passivo accertato consenta una ripartizione in misura
apprezzabile, un progetto di ripartizione delle medesime, riservate quelle occorrenti per la
procedura. I creditori, entro il termine peretorio di quindici giorni dalla ricezione della
comunicazione possono proporre reclamo al giudice delegato contro il progetto di riparto.
Decorso tale temine, il giudice delegato dichiara esecutivo il progetto di ripartizione. Se ci sono
reclami allora devono essere modi cati o messi da parti.
Il documento di riparto è un documento molto complesso. Le somme liquidate dell'attivo
saranno così impiegate: pagamento dei crediti prededucibili; pagamento dei crediti ammessi con
prelazione sulle cose vendute secondo l'ordine assegnato dalla legge; pagamento dei creditori
chirografari in proporzione all'ammontare del credito, la garanzia invece andrà a quelli che
rimangono fuori; poi crediti postergati ( nanziamento soci).
Disciplina dei crediti prededucibili-> in linea di principio sono accertato con stato passivo, con
domanda fatta come dagli altri creditori. Quelli non contestati possono essere pagati fuori dal
riparto. Se prima della procedura giudiziale, c'era un concordato preventivo, si partiva già con i
pagamenti, ma per alcuni c'è la possibilità che non siano stati saldati. Creditori prededucibili
vengono pagati subito, ma non con la vendita di beni soggetti a privilegio speciale (in quanto
destinati a creditori con privilegio speciale).
Le società cooperative sono sottoposte alla vigilanza pubblica, ma la ragione per la quale insiste
una vigilanza pubblica sull'attività delle società cooperative è collegata al fatto che le cooperative
ricevono delle agevolazioni di natura scale o di natura nanziaria. In attuazione di una norma
programmatica contenuta in un art della cost che dispone che la repubblica riconosce la funzione
sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza ni di speculazione privata, il
perseguimento dello scopo mutualistico è considerato un elemento che viene privilegiato in
contrapposizione allo scopo speculativo, poiché le cooperative perseguono in via prevalente lo
scopo pubblicistico. Il fenomeno sociale della cooperazione giusti ca dunque alcune agevolazioni
scali e nanziarie e le agevolazioni devono anche fare i conti con la disciplina europea degli aiuti
di stato poiché le agevolazioni determinano uno squilibrio nella competizione nel mercato e si
troverebbero dunque avvantaggiate rispetto ad altre imprese in virtù dei bene ci e agevolazioni
che trovano ragione nello scopo mutualistico delle cooperative. Inoltre un altro elemento
fondamentale è la struttura organizzativa fortemente connotata da un principio democratico per il
quale ciascun socio ha diritto ad un voto indipendentemente dalla quota di partecipazione
posseduta.
Oltre alle società cooperative e alle imprese pubbliche, vi sono poi anche altre particolari società
assicurativo, nanziaria che sono assoggettate in via esclusiva anche in caso di insolvenza alla
liquidazione coatta amministrativa e queste sono imprese che sono assoggettate a forme anche
abbastanza incisive di vigilanza pubblica in ragione in tal caso della natura dell'attività che
svolgono. Infatti queste possono essere sia società di capitali che cooperative, ma dal punto di
vista dell'interesse pubblico è rilevante l'esercizio di quella particolare attività bancaria,
assicurative, nanziaria in genere che è un'attività che coinvolge il risparmio del pubblico e che
per questa ragione e per la tutela del risparmio del pubblico deve essere sottoposto a controllo
per evitare che il pubblico di risparmiatori possa essere ingannato, possa perdere denaro e ducia
nei confronti di tali imprese che svolgono ruoli determinati per la società e l'economia del paese.
Vigilanza che è all'ingresso poiché è prevista un'autorizzazione allo svolgimento di attività
nanziaria da parte di una pubblica autorità, vigilanza che si svolge anche sull'esercizio
dell'attività in tal caso sull'esercizio dell'attività imprenditoriale de nendo anche le forme tecniche,
i limiti e una serie di requisiti prudenziali allo svolgimento dell'attività col ne di evitare che tali
imprese possano assumere rischi eccessivi che possono compromettere la loro stabilità
patrimoniale e di conseguenza anche il rimborso di quanto dovuto ai risparmiatori. Questa
vigilanza poi deve potersi estendere anche alla fase patologica dell’impresa qualora si dovessero
veri care i presupposti della crisi.
In questo caso sono normalmente autorità pubbliche indipendenti che vigilano su tali imprese
come Banca Italia, autorità pubbliche indipendenti che autorizzano l'esercizio dell'attività, vigilano
sullo svolgimento dell'attività e che poi possono disporre la liquidazione coatta amministrativa, ma
in realtà ancor prima della liquidazione coatta amministrativa, che è una misura drastica che non
prevede la possibilità del risanamento dell'impresa, le leggi speciali che disciplinano tali particolari
attività prevedono altri strumenti di intervento da parte della pubblica autorità che nel tempo si
sono ampliati anche per e etto di direttive e regolamenti europei. Questi ordinamenti di settore,
che trovano disciplina in autonomi testi unici, che sono distinti perché si occupano di attività
nanziarie aventi speci che caratteristiche che richiedono particolari forme tecniche di vigilanza e
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l'attribuzione della vigilanza ad enti pubblici specializzati per quel tipo di attività rappresentano
forme di vigilanza comuni e attribuiscono alle autorità di vigilanza dei poteri di intervento sullo
svolgimento dell'attività che mirano a individuare potenziali segnale di una possibilità crisi per
cercare di prevenirla e tra questi strumenti vi è anche il potere attribuite a tali autorità
amministrative indipendenti di decretare d'autorità la rimozione di uno più amministrativa se la
presenza dell'organo amministrativo sia considerata pregiudizievole per l'attività di quell'impresa,
si può arrivare poi altrimenti prevedere la gestione commissariale. Si parla di procedura di
amministrazione straordinaria cioè è una procedura che viene attivata quando l'impresa
sottoposta a tale forma di vigilanza pubblica abbia commesso violazioni ritenute gravi dalla
pubblica autorità di disposizioni di legge, di regolamento o istituto che disciplinano l'attività svolga
dall'impresa o quando vi siano state gravi irregolarità commesse dagli amministratori.
Questo intervento eccezionale ed esterno nei confronti delle società passa però attraverso il
vaglio del tribunale su ricorso dell'organo di controllo o di una minoranza quali cata di soci che
può portare alla nomina di un amministratore giudiziario che per il tempo di tale amministrazione
speciale si sostituisce agli organi della società ripristinando poi il regolare svolgimento dell'attività
per la convocazione poi dell'assemblea che dovrà nominare poi i nuovi organi. Quindi vi è un
intervento esterno ma che è ltrato dal tribunale.
Come opera:
La procedura coatta amministrativa dunque nelle sue forme mira alla liquidazione del patrimonio
per il soddisfacimento nel miglior modo possibile e paritetico dei creditori, e viene governata da
una pubblica autorità e i presupposti sono oltre allo stato di insolvenza che determinerebbe
inevitabilmente l'apertura della liquidazione coatta amministrativa anche la grave violazione di
disposizioni di legge regolamentari o statutarie oppure compimento di gravi irregolarità o ancora
ragioni di interesse pubblico che possono indurre l'autorità di vigilanza a decretare l'apertura di
questa procedura. Se si dovesse aprire la procedura di liquidazione coatta amministrativa su
impulso dell'autorità pubblica per ragioni che prescindono dalla sussistenza dello stato di
insolvenza poi però potrebbe darsi che comunque nel corso della procedura si renda palese
l'esistenza dello stato di insolvenza e allora questo stato di insolvenza dovrebbe comunque
essere accertato dal tribunale. Si rientra dunque in questioni che interessano strettamente i
rapporti con i creditori e allora le vicende è giusto che siano rimesse alla competenza del
tribunale. L'accertamento dello stato di insolvenza anche all'interno di una procedura di
liquidazione coatta amministrativa già aperta non è irrilevante, ma serve perché all'accertamento
dello stato di insolvenza si ricollega l'applicazione sia le norme penali in materia di bancarotta che
presuppongono lo stato di insolvenza dell'imprenditore sia le norme che disciplinano l'azione
revocatoria che si basa proprio sulla presunzione di conoscenza dello stato di insolvenza. Ad ogni
modo l'apertura della liquidazione coatta amministrativa comporta gli e etti che sono quelli che si
sono visti nei confronti dei creditori per cui si ha l'arresto delle azioni esecutive e cautelari
individuali, i crediti si considerano scaduti e cessano di produrre interessi, si ha il fenomeno dello
spossessamento quindi la perdita della disponibilità da parte dell'impresa dei suoi beni, viene
nominato dalla pubblica autorità un commissario liquidatore ( no a 3 commissari quando le
dimensioni e l'attività dell'impresa risultano essere di una certa complessità) e viene poi nominato
un comitato di sorveglianza di 3 o membri che svolge compiti che nella liquidazione giudiziale
sono assegnati al comitato dei creditori e anche in tal caso il comitato di sorveglianza dovrebbe
essere preferibilmente composto da creditori dell'impresa. Si procede alla determinazione dello
stato passivo, possono essere svolte le contestazioni nei confronti dello stato passivo quindi si
aprono procedimenti che si svolgono davanti al giudice del tribunale territorialmente competente il
quale viene coinvolto per tutto ciò che attiene i rapporti con i creditori pertanto non soltanto le
contestazioni ma, anche se dovessero esserci, vi è un controllo anche dei piani di riparto che
deve essere svolto con modalità che siano rispettose della scala gerarchica di preferenze dei
pagamenti, inoltre i piani di ripartono non possono mai eccedere l'80% dell'attivo disponibile
perché si deve tener conto delle ulteriori spese della procedura e dell'esito dei procedimenti
giudiziari che sono in corso e che potrebbe comportare un aumento del passivo rispetto a quello
che è stato inizialmente accertato.
La procedura viene poi portata avanti da un commissario liquidatore nominato dall'autorità di
vigilanza e che opera sotto il controllo di questa autorità di vigilanza salva il doversi interfacciare
con il tribunale per gli aspetti che attengono alla regolarità delle operazioni di distribuzione
dell'attivo nei confronti dei creditori.
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All'interno della procedura si può svolgere un concordato, quindi anche nell'ambito della
liquidazione coatta amministrativa può essere presentata dai creditori o un terzo una proposta di
concordato, ma questa proposta però non è rimessa all'approvazione dei creditori. I creditori
possono presentare una opposizione alla proposta di concordato, possono eventualmente
presentare delle note critiche poi però è l'autorità di vigilanza che, sulla base della relazione che
viene predisposta dal commissario liquidatore, valuta la proposta e le eventuali opposizioni che
sono state presentate dai creditori e decide se accogliere o non accogliere la proposta di
concordato proprio perché vi è questo interesse pubblico dominante e quindi al voto della
maggioranza dei creditori si sostituisce l'approvazione dell'autorità di vigilanza in merito
all'accoglimento o non accoglimento della proposta di concordato che porterebbe a de nire
diversamente i rapporti tra 'l'impresa sottoposta a liquidazione coatta amministrativa e i creditori.
Al di fuori di tale ipotesi anche la liquidazione coatta amministrativa si va a chiudere una volta che
dovessero essere stati soddisfatti tutti i creditori o nel caso in cui siano stati liquidati tutti i beni e
si sia completata la ripartizione dell'attivo ai creditori. Vi può essere la riapertura se vi sono ragioni
che la possano giusti care, ma non è prevista invece una chiusura della procedura per mancanza
di creditori che presentino alla domanda di ammissione al passivo perché è una procedura che si
svolge nell'interesse pubblico.
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