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Occorre fare riferimento ad una serie di alti rami del diritto, poiché la disciplina tributaria non
basta: occorre vedere le norme specifiche del diritto tributario (statuto del diritto del
contribuente), laddove lo statuto non arrivasse a disciplinare determinate fattispecie, si
ricorrere:
Al diritto privato: mediante il codice civile serve per trovare una serie di fattispecie ed
elementi che possono verificarsi. Un primo ambito che risulta utile è quello delle
modificazioni soggettive. Dunque occorre capire cosa succede al contribuente in caso di
morte.
Dimostrazione del diritto tributario: il problema della successione è regolato dall’art 65 dpr
600 in caso di morte del contribuente sussiste una responsabilità solidale degli eredi per le
obbligazioni del defunto.
La norma tributaria deroga alle regole civilistiche, le quali prevedono la successione degli
eredi nei limiti in cui sono stati chiamati all’eredità. L’art 65 è collocato del dpr 73.
Anche laddove è applicabile l’art 65, questa disposizione disciplina la successione dei
corredi; i coeredi tuttavia non vengono individuati nell’art 65 ma vengono disciplinati
all’interno del codice civile. Inoltre, all’interno del codice civile occorre individuare le norme
che riguardano l’accettazione dell’eredità.
Se il defunto non ha pagato imposte vecchie, si pone un problema di sanzioni, queste ultime
vengono regolate dalle norme sul diritto sanzionatorio tributario, le quali prevedono che le
sanzioni non vengano trasmesse agli eredi.
Possiamo avere norme civilistiche di riferimento ma spesso il legislatore tributario va ad
agganciare sopra la realtà.
Nel caso di società di persone, che non hanno personalità giuridica, sono i soci che
manifestano la capacità contributiva. Anche in questo caso occorre individuare la normativa
civilistica di riferimento ed individuare in che modo questa si ribalti all’interno della normativa
tributaria.
La norma civilistica funziona in assenza della norma tributaria; gli effetti civilistici della norma
civilistica, vengono filtrati alla luce del principio di capacità contributiva.
Un'ipotesi particolare del tributario è il pagamento mediante opere d'arte: se il contribuente
possiede opere d’arte è possibile pagare mediante tali beni.
Occorre verificare se il valore dell’opera è superiore o inferiore al debito tributario, se è
inferiore sarà il contribuente a dovere conguagliare. La possibilità di pagamento mediante
tali beni è difficile poiché occorre valutarli e non è detto che il valore dei medesimi sia
proporzionale al debito.
Civilisticamente tra i modi di estinzione dell’obbligazione vi sono: rinunzia, novazione ecc.
che non possono essere applicati all’interno del diritto tributario.
Tuttavia meccanismi a carattere novativi ci potranno essere a patto che funzionino con le
norme del diritto tributario.
2. Tregue o paci fiscali: modi alternativi di estinzione dell’obbligazione in cui lo stato accorda
degli sconti o riduzioni per cui l’originaria obbligazione può essere pagata in misura ridotta. Il
condono è un tipo di pagamento in misura ridotta rispetto alla somma dovuta. Le tregue
fiscali dovrebbero abbonare generalmente gli interessi, ma l’imposta dovrebbe essere
pagata per intero (esempio: se l’imposta è 100 e gli interessi 20, il contribuente dovrà
comunque pagare 100 ma saranno abbonati i 20).
Il diritto pubblico: occorre parlare della preistoria del diritto tributario e, nella fattispecie, di
un argomento molto in voga negli anni ‘60 ossia la nascita dell’obbligazione tributaria.
Questa distinzione ha ancora degli effetti nell’ottica del processo e in base a quali regole
debbano essere legati rapporti tra contribuente ed amministrazione finanziaria.
I tributi si devono distinguere in: tributi con accertamento e senza accertamento. Questi
ultimi sono i tributi in cui obbligazione tributaria è il controllo nascono nello stesso momento
ad esempio la tassa di concessione governativa, la marca da bollo del passaporto); i tributi
con accertamento (il controllo avviene in un momento successivo e può avvenire per mezzo
della teoria dichiarativa o costitutiva con riferimento alle imposte sui redditi.
I sostenitori della teoria dichiarativa sostengono che l'obbligazione tributaria nasce secondo
lo schema norma-fatto.
Sorge dunque quando si verifica il fatto, presupposto di imposta, individuato dalla norma
come presupposto del fatto. (Se il presupposto dell’Irpef è possedere un reddito, in quel
momento nascerà l’obbligazione) -> Critica a questa teoria perchè nel caso dell’Irpef il
contribuente deve individuare quanto guadagnato e quanto ha speso durante l’anno, però la
misura di quel presupposto non è ancora definita poichè si può sapere solo alla fine. ->
teoria prevalente.
Ci si domanda: quanto devono essere estesi i diritti del contribuente nella fase
dell’accertamento? Qual è la posizione del contribuente dinanzi all’amministrazione
finanziaria?
Vi è una procedimentalizzazione del diritto tributario, l’evoluzione di quest'ultimo è stata
quella di individuare le posizioni giuridiche del contribuente nella fase d’accertamento. Oggi
la cassazione è ferma sul fatto che durante l’accertamento il contribuente vanta diritti
soggettivi.
La legge n. 241/90 non si applica in materia tributaria, salva la legge delega in materia
fiscale che dovrebbe prevedere una disciplina generale del diritto di accesso agli atti del
procedimento tributario.
Piena ponderazione di interessi nel diritto tributario non c’è poiché vige sempre il principio di
riserva di legge. La norma tributaria richiede di andare ad apprezzare una serie di situazioni
e circostanze di fatto, come la residenza. Apprezzare quelle circostanze di fatto non può
essere una discrezionalità tecnica e non è nemmeno ponderazione degli interessi.