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LEZIONE 11 - DIRITTO TRIBUTARIO - 23/03/23

Dichiarazione dei redditi


Ad ogni tipo di prelievo corrisponde un momento di contatto, di confronto in cui il
contribuente comunica qualcosa all’amministrazione finanziaria. Ci potrebbero essere dei
prelievi per cui non occorre dichiarare nulla (imposta di registro), si tratta di un momento di
collaborazione con l’amministrazione finanziaria.
Nel caso dell’IVA la dichiarazione finale è meramente un riassunto delle liquidazioni fatte con
cadenza trimestrale o mensile.

Con riferimento alla dichiarazione dei redditi si può avere un documento che nel corso degli
anni si è arricchito di informazioni e di contenuti, e dunque i casi di compilazione si sono
dilatati.
Una dichiarazione particolare è quella delle società di persone poiché si ferma a compilare
l’ultima voce della base imponibile.

Nella dichiarazione dei redditi ci potrebbero essere una serie di informazioni anche rispetto
ad altri beni. Nella dichiarazione vi è un quadro specifico in cui occorre indicare ciò che si
possiede all’estero. Vengono richieste una pluralità di informazioni.

Per avere un’idea di cosa sia la dichiarazione occorre individuare un foglio Excel, dove si
inseriscono una serie di dati. Vi sono una serie di righe che possono essere collegate tra
loro mediante operazioni. Nel momento in cui il contribuente presenta la dichiarazione, tale
documento Excel è imperfetto che ha volutamente degli errori poiché mancano le formule.
Non tutte le caselle sono perfettamente collegate tra loro.
Questo file imperfetto verrà reso perfetto dall’amministrazione finanziaria.

Perchè non viene dato direttamente all’amministrazione, evitando così gli errori?
Noi possiamo avere un sistema fiscale ottimale ed efficiente ma la dichiarazione dei redditi è
il meccanismo con cui questo sistema è in grado di funzionare. Se noi non abbiamo, nella
dichiarazione, un quadro in cui possiamo definire gli effetti fiscali, in quella norma non
possiamo trovare benefici.

Quando l’organizzazione determina l’obbligo di pagamento iva?


Il contribuente nell’attesa dei chiarimenti o fino a che non viene aggiustato il modello poteva
non sapere come compilare e dunque ritenersi disorganizzato, in questo caso il contribuente
o non compila le singole voci relative all’IRAP, esponendosi così al rischio di accertamento a
cui sussegue l’applicazione di una sanzione per omesso pagamento.
In alternativa lui poteva compilare le singole voci dell’IRAP ma avrebbe avuto poi il problema
nella compilazione dell’ultima voce ossia “IRAP dovuto”.
Però compilando in questo modo la dichiarazione egli si esponeva sicuramente
all’accertamento.
Il contribuente doveva dunque scegliere un controllo sicuro con eventuali sanzioni più lievi
oppure si espone al rischio che vi sia o meno un controllo ed eventuali sanzioni più pesanti.
Il rischio è dunque esporsi ad un controllo; l’alternativa sarebbe presentare la dichiarazione
senza errori.
I modelli di dichiarazione vengono approvati ogni anno, tra febbraio e marzo, e poi pubblicati
sulla gazzetta ufficiale. Vengono fatti ogni anno perché bisogna tenere conto della nuova
legge di bilancio che potrebbe avere introdotto o modificato qualcosa.
La dichiarazione viene presentata esclusivamente in via telematica. La dichiarazione viene
stampata sottoscritta e poi inviata; però in caso di controllo l’agenzia delle entrate potrà
chiedere che si correda una stampa della dichiarazione e che sia sottoscritta in quel
momento.

Dal termine di presentazione della dichiarazione il contribuente ha altri 90 giorni. La


dichiarazione presentata entro 90 giorni dal termine ordinario, fino al 30 dicembre, è una
dichiarazione tardiva ma valida.
Una dichiarazione si considera omessa se presentata oltre il termine di 90 giorni, e dunque
dopo il 30 dicembre. Ciò vuol dire che in caso di controllo ci saranno sanzioni più pesanti ed
il contribuente sarà considerato evasore totale, poiché si considera che non abbia
presentato alcuna dichiarazione.

La dichiarazione è fondamentale poiché è l’oggetto del controllo e dell’accertamento posto in


essere dall’amministrazione, il contribuente adempie i suoi doveri e liquida l’imposta dovuta.
A partire dalla liquidazione occorre verificare il pagamento; nel caso in cui il contribuente
avesse presentato la dichiarazione ma non avesse pagato, l’amministrazione finanziaria
potrà agire nei suoi confronti.

Rettificabilità della dichiarazione


Se il contribuente sbaglia la compilazione della dichiarazione, può correggerla?
Tale problema ha interessato a lungo la dottrina e giurisprudenza. L’opinione prevalente è
quella della piena rettificabilità della dichiarazione dei redditi. La Cassazione sostiene che un
sistema che non consente di correggere la dichiarazione, sarebbe incostituzionale.

Si ragiona sulla natura della dichiarazione:


- Prima ipotesi: ritiene la dichiarazione una confessione stragiudiziale poiché la
confessione è un documento, è la dichiarazione di fatti a sé sfavorevoli e favorevoli
all’altra parte. Il problema è che nella confessione c’è una disposizione processuale
che non necessariamente c’è nella presentazione, inoltre la confessione dovrebbe
basarsi sull’animus confidenti (dichiarazione spontanea in cui il soggetto rilascia tale
dichiarazione). Per questo motivo si è escluso che la dichiarazione dei redditi
potesse configurare una confessione.

- Seconda ipotesi: dichiarazione di volontà rettificabile in presenza di errore, violenza o


dolo. Qui sorge il problema, e dunque non viene accettata perché la dichiarazione
deve essere rappresentata in virtù dell’adempimento dell’obbligo di legge e non per
mezzo della volontà di un soggetto.

- Terza ipotesi: dichiarazione di scienza ossia un atto volontario però gli effetti di tale
dichiarazione non sono voluti dal dichiarante ma incombono su quest’ultimo in virtù di
quello che prevede la legge. Il contribuente dichiara una serie di circostanze che
possono essere o meno favorevoli, sarà l’ordinamento ad individuare le
conseguenze. Tale dichiarazione è liberamente modificabile, per questo motivo la
corte di cassazione abbraccia tale ipotesi, ritenendola più idonea.
Può capitare che il contribuente possa scegliere un regime rispetto ad un altro, questo
dipende da alcuni flag, caselline spuntate nella dichiarazione dei redditi, le quali presumono
delle scelte del contribuente, per queste, secondo la corte di cassazione, non vengono
accettate nell’ambito della dichiarazione di scienza, ma ci si trova nell’ambito della
dichiarazione di volontà

La dichiarazione ha una natura composita: è per lo più una dichiarazione di scienza


liberamente modificabile, tuttavia per alcuni aspetti che riguardano in particolare delle
decisioni ha la natura di una dichiarazione di volontà rettificabili solo in presenza di errore,
violenza o dolo.
A seconda di ciò che si vuole modificare, lo si può fare con maggiore o minore ampiezza.
In relazione alle caselline che possono essere spuntate, possono valere anche eventuali
comportamenti concludenti (esempio: destinare l’8x1000 all’università del Molise).

La rettifica della dichiarazione dei redditi può essere tanto a favore (ho pagato dopo e chiedo
il rimborso), quanto a sfavore (ho pagato di meno e devo integrare) in quest’ultimo caso,
oltre a correggere la dichiarazione, devo pagare le sanzioni connesse all’errore.
Nel caso della rettifica a favore, correggere la dichiarazione per mezzo della correzione della
dichiarazione, in alternativa all'invio della nuova dichiarazione si può avere l’istanza del
rimborso in cui dichiaro di aver sbagliato.

Per avere il rimborso il contribuente ha delle possibilità:


1. Nell’istanza di rimborso ho un termine di decadenza per presentarlo;
2. Con l'istanza di rimborso si fa la domanda all’agenzia delle entrate che può
rispondere in modo positivo o negativo;
3. L’agenzia non risponde, il silenzio, decorso un certo tempo configura il rifiuto che può
essere impugnato.

Il termine per presentare la dichiarazione rettificativa, a seguito di una serie di modifiche,


secondo il legislatore è il termine di accertamento.
Nel momento in cui si presenta una nuova dichiarazione dei redditi, dalla presentazione di
quest’ultima, per la parte corretta decorrono dei nuovi termini di accertamento; per la parte
non corretta valgono i vecchi termini.

Liquidazione e controlli formali


Sono le prime due forme di verifica, in generale il problema è collegato ai controlli
sostanziali. Ci si chiede chi si controlla, e dunque come fa l’amministrazione finanziaria a
scegliere i soggetti da controllare.

Con riferimento alla liquidazione, vengono controllati tutti i contribuenti; è n tipo di verifica
che subiscono tutte le dichiarazioni dei redditi.

Con riferimento ai controlli formali e sostanziali vengono costituite delle liste selettive di
contribuenti indicati per nome e cognome, si tratta di contribuenti che hanno determinate
caratteristiche (tutti i professionisti di un settore, tutti gli operatori economici di un certo
campo, i contribuenti che hanno avuto dei redditi oscillanti nel corso degli ultimi anni)
dunque individuati per macro categorie. Queste liste vengono pubblicate in gazzetta
ufficiale, nonostante ciò queste non sono vincolanti per l’amministrazione finanziaria la quale
potrà accertare dei soggetti che non sono in queste liste, e l’essere in queste liste non
corrisponde un automatico accertamento. Vi è un margine di discrezionalità
dell’amministrazione finanziaria.

L’unico limite che viene ravvisato nell'amministrazione finanziaria in ordine alla selezione dei
contribuenti da accertare potrebbe essere solo l’ipotesi di un eccesso di potere, di un
accanimento dell’amministrazione finanziaria nei confronti di un contribuente.
L’amministrazione finanziaria è orientata nell’ambito della selezione, tuttavia tale
orientamento non è vincolante.

Con la liquidazione, la dichiarazione viene trasformata in un file Excel perfetto, vengono


verificate tutte le situazioni. La liquidazione serve per correggere l’errore materiale o di
calcolo, per correggere eventuali errori nelle detrazioni, deduzioni o crediti di imposta, per
controllare che il contribuente abbia versato tempestivamente e se c’è corrispondenza tra i
pagamenti.
La logica del controllo, disciplinata dall’art 36 bis del dpr 600/1973, risiede nel fatto di essere
dei controlli che vengono effettuati senza richiedere lo svolgimento di un'attività istruttoria di
reperimento di informazioni. È un controllo fatto sulla base della dichiarazione stessa.Si
tratta di un incrocio di dati informatici.
Non avviene immediatamente la correzione, ma il contribuente viene reso destinatario di un
avviso bonario affinché quest’ultimo abbia un termine o per pagare o per presentare le
giustificazioni.

Controlli formali
Si tratta di controlli più penetranti previsti dall’art 37 dpr 600/1973. Questi vengono fatti
all’esito di una ridotta attività istruttoria, si possono correggere ancora le detrazioni,
deduzioni ecc ma vengono chieste al contribuente delle informazioni. (Se l’agenzia non è in
grado di capire dalla fattura del medico se fosse una spesa agevolabile o meno, richiede
delle informazioni)

Un’altra forma di controllo importante, disciplinata dall’art 36-ter, è la correttezza delle


ritenute scomputate: se è a titolo di imposta non siamo esonerati dalla presentazione della
dichiarazione per quei redditi;
L’amministrazione finanziaria deve scegliere cosa controllare.
Anche in questo caso vi è l’avviso bonario stabilendo il termine entro il quale dare delle
informazioni. La caratteristica dei controlli è iniziare con l’avviso bonario che invita al
contatto tra contribuente ed amministrazione, e di finire con la cartella di pagamento, si tratta
di un atto particolare che preannuncia le azioni esecutive.
Sulla base della cartella, l’amministrazione finanziaria può aggredire il contribuente.
Tali controlli vengono fatti senza pregiudizio dell’ulteriore azione accertatrice.

Una caratteristica dell’art 36-bis è che quel controllo potrebbe finire anche con un rimborso,
in tutti gli altri controlli non vi è alcun obbligo di rimborso.

Nell’emanare, nell’effettuare i controlli, la norma detta dei tempi veloci che in realtà sono
ordinatori. I termini perentori vengono disciplinati dall’art 25 dpr 600 il quale sancisce che
l’eventuale cartella deve avvenire entro 3 o 4 anni dalla presentazione della dichiarazione.
La cartella è un atto impugnabile, sia che sia una ipotesi 36 bis che 36 tre; la giurisprudenza
non solo fa impugnare la cartella a pena di decadenza, altrimenti la pretesa si cristallizza.
La corte di cassazione permette di impugnare anche l’avviso bonario, si tratta di una
impugnazione facoltativa, nel caso in cui il contribuente non dovesse impugnare, la pretesa
non si cristallizza.

Gli oggetti del controllo sono i medesimi, tuttavia differiscono le modalità.

Gli atti, in particolare l’avviso bonario e la cartella devono essere motivati?


La cassazione ritiene che non c’è uno specifico obbligo di motivazione nel caso del 36-bis,
ossia nel meccanismo di correzione degli errori materiali; tuttavia c’è un obbligo di
motivazione nel 36-ter poiché il contribuente ha bisogno di conoscere i documenti, le fonti da
cui è stato tratto quell'errore e questa volta va individuato un percorso. Dunque il
contribuente, in quest’ultimo caso, deve essere messo nelle condizioni di capire qual è stato
l’errore che lo ha portato a sbagliare.

L’amministrazione finanziaria, con questo tipo di controllo, non può mai fare delle verifiche
che riguardano questioni di interpretazione giuridica. Si possono fare solo delle correzioni
che non richiedono grandi spiegazioni.
Un profilo di verifica frequente è la residenza: avendo in Italia una serie di requisiti,
soddisfando una serie di circostanze di fatto.

La dichiarazione precompilata è una novità, si tratta di un modello verso il quale il legislatore


italiano vuole insistere.

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