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Carinci Tassani
Quarta Edizione
GRAMMATICA TRIBUTARIA
1. Diritto tributario e concetto di tributo
Il diritto tributario è la branca giuridica che ha ad oggetto l'istituzione e la disciplina dei tributi.
Il tributo è un'entrata pubblica, una risorsa che affluisce allo stato e agli enti territoriali con la
funzione di fare fronte al fabbisogno finanziario: è un'entrata di carattere ordinario stabile e
prevedibile, oltre che definitivamente acquisita. Si distingue tra entrate di diritto privato, le quali
derivano dallo svolgimento di attività economiche e dalla gestione del patrimonio dell'ente
pubblico, ed entrate di diritto pubblico, che derivano dall'esercizio di poteri autoritativi.
Attraverso i tributi l'ente pubblico è in grado di garantire la sostenibilità finanziaria dell'azione
pubblica diretta a realizzare la rete di protezione sociale che si usa ricomprendere nel concetto di
welfare state.
Occorre sottolineare come il diritto tributario si occupi della sola fase acquisitiva e delle risorse e
del fascio di rapporti giuridici ad essi connesse, mentre rimane estranea a tale disciplina la fase di
allocazione delle risorse pubbliche.
Il tributo si palesa in termini di obbligazione, avente come oggetto il pagamento di una somma di
denaro di cui il singolo è debitore nei confronti dello Stato o dell'ente pubblico: l'imposizione
fiscale rappresenta una delle principali espressioni della sovranità statale e l'ablazione patrimoniale
che si genera nella sfera giuridica del consociato ha carattere coattivo.
È possibile definire, quindi, il tributo come un'obbligazione pecuniaria che sorge in capo al singolo
per effetto di un intervento autoritativo dello Stato o di un altro ente territoriale, avente la funzione
di reperire entrate pubbliche attraverso cui realizzare il riparto delle spese tra i consociati.
- Principi comuni
I principi comuni sono individuati ed elaborati dalla giurisprudenza della Corte di giustizia
dell'unione europea, sulla base delle tradizioni giuridiche nazionali. tra questi quelli
maggiormente rilevanti in ambito tributario sono:
o Principio di certezza del diritto viene assunto come valore fondamentale
dell'ordinamento europeo nel generale significato di conoscibilità delle norme
giuridiche da parte destinatari e prevedibilità delle conseguenze giuridiche dei
comportamenti; esso viene tradotto nell'ulteriore principio di tutela del legittimo
affidamento E costituisce un argine alla retroattività degli atti normativi ed
amministrativi dell'unione.
o Principio di proporzionalità richiede che le misure impiegate per raggiungere uno
scopo non eccedano quanto è necessario per lo scopo medesimo.
Ai fini Irpef si considerano fiscalmente residenti le persone fisiche che per la maggior parte del
periodo d'imposta:
- sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente;
- hanno nello stato il proprio domicilio;
- hanno nello stato la propria residenza.
la sussistenza di uno solo dei criteri è sufficiente per radicare in Italia la residenza fiscale. Per
contrastare il fenomeno del trasferimento fittizio di residenza fiscale all'estero, il legislatore ha
previsto una presunzione relativa di residenza in Italia per i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi
della popolazione residente e trasferiti in stati blacklist. È da segnalare l'introduzione di un regime
opzionale applicabile le persone fisiche che trasferiscono in Italia la propria residenza fiscale e che,
per almeno 9 degli ultimi 10 anni, abbiano avuto la residenza all'estero; si segnala anche il regime
sostitutivo previsto per i titolari di pensione estere che si trasferiscono in un comune del Sud Italia,
oltre che l'incentivo al trasferimento in Italia di particolari categorie di soggetti.
Ai fini Ires si considerano residenti in Italia quelle società ed enti che possiedono nel territorio dello
Stato almeno:
- La sede legale (sede indicata nell’atto costitutivo o nello statuto);
- la sede amministrativa (luogo da cui promana la preminente attività direttiva e gestionale);
- l'oggetto principale (luogo in cui la società o l’ente esercita prevalentemente l’attività).
Si presume la sede dell'amministrazione in Italia, salvo prova contraria, qualora la società possieda
una partecipazione di controllo in una società di capitali residenti in Italia, e sia a sua volta
controllata da soggetti residenti nel territorio dello Stato oppure sia amministrata da un organo
formato in prevalenza da consiglieri residenti nel territorio italiano.
La declinazione del principio di localizzazione della fonte del reddito è contenuta nell'articolo 23
del TUIR, che fissa differenti criteri a seconda delle singole categorie reddituali. L'istituto della
stabile organizzazione risulta di particolare importanza anche perché assunto in ambito
internazionale pattizio come criterio di soluzione per i casi di doppia imposizione sui redditi
d'impresa. Il TUIR definisce la stabile organizzazione come “sede fissa di affari per mezzo della
quale l'impresa non residente esercita in tutto in parte la sua attività sul territorio dello Stato”: è
dunque un'articolazione territoriale idonea a determinare l'assoggettamento all'imposizione. Si usa
distinguere la stabile organizzazione materiale da quella personale, integrata dai soggetti che
operano nel territorio in nome dell'impresa. I più recenti sviluppi internazionali e nazionali hanno
portato ad individuare la stabile organizzazione nella significativa e continuativa presenza
economica dell'impresa nel territorio dello Stato.
Con l'espressione doppia imposizione internazionale si definiscono quelle fattispecie in cui il
medesimo reddito prodotto da un soggetto è assoggettato l'imposizione in diversi stati: ciò può
accadere perché il soggetto è considerato residente in più stati, ovvero perché vi sia il concomitante
operare del principio dell'utile mondiale e di quello della localizzazione della fonte di reddito. Per
risolvere queste situazioni gli Stati stipulano tra loro convenzioni internazionali con cui disciplinano
criteri e strumenti per eliminare la doppia imposizione, sulla base dei modelli predisposti
dall’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Con riferimento alle
fattispecie di plurima residenza, si prevede che la persona fisica debba considerarsi residente nel
solo stato in cui ha un'abitazione permanente a disposizione, in cui ha relazioni personali ed
economiche più strette, in cui dimora abitualmente, di cui ha la nazionalità; relativamente ai
soggetti diversi dalle persone fisiche, la residenza è tradizionalmente individuata sulla base della
sede effettiva di direzione. Con riferimento alla doppia tassazione internazionale derivante dal
concomitante operare del principio della residenza e di quello della localizzazione del reddito, le
convenzioni internazionali individuano i criteri di soluzione del conflitto per ogni singola categoria
di reddito. I metodi previsti in generale dal modello OCSE sono 2:
- Metodo dell'esenzione: prevede l'esenzione in uno dei due Stati del reddito al verificarsi della
fattispecie convenzionale;
- Metodo del credito di imposta: prevede l'obbligo di compensazione attraverso il riconoscimento,
da parte di uno dei due Stati, di un credito di imposta in capo al soggetto.
I legislatori nazionali possono riconoscere al soggetto residente la possibilità di detrarre le imposte
sui redditi assolte all'estero dall'imposta dovuta sul reddito complessivo.
Le disposizioni del TUIR prevedono anche regole di determinazione della base imponibile,
delineando una pluralità di basi imponibili destinate a confluire in un'unica base imponibile finale
che esprime il reddito complessivo assoggettato al tributo.
Si definiscono redditi fondiari quelli “inerenti ai terreni e ai fabbricati situati nel territorio dello
Stato che sono o devono essere iscritti, con attribuzione di rendita, nel catasto dei terreni o nel
catasto edilizio urbano”. la fonte produttiva è individuata nel bene immobile, rispetto al quale
risulta essenziale l’iscrivibilità catastale: la rilevanza catastale dell'immobile assume importanza
perché le regole categoriali di determinazione della base imponibile dispongono che il reddito
fondiario si calcoli applicando le tariffe d'estimo stabilite dalla legge catastale. La rendita catastale
riflette la redditività media ritraibile in condizioni normali di tutti gli immobili che presentano le
stesse caratteristiche oggettive. La titolarità della fonte produttiva individua il soggetto passivo, per
cui rileva il possesso dell'immobile da intendersi come titolo giuridico di proprietà o altro diritto
reale di godimento; in caso di trasferimento dell'immobile nel periodo d'imposta, l'imputazione del
reddito al soggetto titolare è proporzionale alla durata del possesso; nel caso di contitolarità della
proprietà o altro diritto reale, il reddito fondiario concorre alla formazione del reddito di ciascun
soggetto per la parte corrispondente al suo diritto. Il reddito fondiario si distingue a seconda che
riguardi:
- Terreni il legislatore fiscale individua le sottocategorie del reddito dominicale dei terreni
e del reddito agrario dei terreni
o reddito dominicale: è imputato a chi possiede il fondo a titolo di proprietà o altro
diritto reale
o reddito agrario: esprime la remunerazione del lavoro di organizzazione dell'attività
agricola e del capitale impiegato ed è imputato al soggetto che svolge l'attività
agricola sul terreno (si considerano attività agricole la coltivazione, la silvicoltura,
l'allevamento e ogni altra attività relativa ai prodotti ottenuti delle attività precedenti)
è previsto che il contribuente possa denunciare all'ufficio fiscale competente le
variazioni idonee a condurre alla revisione della qualificazione e del classamento dei
terreni; in caso di perdita per eventi naturali di almeno il 30% del prodotto il reddito si
considera inesistente nell'anno in cui si è verificato l'evento.
- Fabbricati non producono redditi fondiari immobili che costituiscono beni relativi
all'impresa commerciale e altri immobili non in grado di produrre un reddito autonomo;
anche il reddito da fabbricati segue la regola della rilevanza della rendita catastale, ma si
prevede che quando l'immobile è dato in locazione e il canone risultante dal contratto sia
superiore la rendita catastale, il reddito imponibile sia pari al canone di locazione ridotto del
5%. Per le unità immobiliari non locate e disposto una maggiorazione di 1/3 della rendita
catastale. Occorre considerare la vigenza di un regime opzionale di tassazione dei redditi
derivanti dalla locazione degli immobili ad uso abitativo riservato alle persone fisiche, che si
sostanzia nell’assoggettamento ad un'imposta sostitutiva con aliquota del 21% che esaurisce
il prelievo fiscale Irpef e di altri tributi.
Il TUIR non fornisce una definizione espressa di reddito di capitale, ma è possibile considerare i
redditi di capitale come i proventi che rappresentano la remunerazione di una forma di impiego del
capitale. Si parla anche di rendite finanziarie per indicare i redditi provenienti da impieghi di
capitale, anche se è necessario compiere una distinzione tra:
- Proventi che rappresentano i frutti dell'investimento;
- Plusvalenze derivanti dalla negoziazione dello strumento finanziario che rappresenta
l'impiego di capitale.
Solo la prima tipologia costituisce redditi di capitale, mentre la seconda determina la produzione di
redditi diversi. Il reddito di capitale è imputato a colui cui è giuridicamente riferibile il provento,
ossia che hai il diritto a percepirlo. I redditi di capitale sono determinati a lordo ed in base al
principio di cassa: sono assoggettati ad imposizione nel periodo d'imposta in cui sono
effettivamente percepiti e subiscono l'effetto di attrazione del reddito di impresa. La fattispecie dei
redditi di capitale è ampiamente assoggettata ai regimi delle ritenute alla fonte e delle imposte
sostitutive. Per tali regimi il sistema attuale prevede l'aliquota ordinaria nella misura del 26%, salvo
la minore aliquota del 12,5%.
Si definiscono redditi da lavoro dipendente quelli che derivano da “rapporti aventi per oggetto la
prestazione di lavoro alle dipendenze e sotto la direzione di altri”. assume rilievo il vincolo di
subordinazione di un soggetto nello svolgimento di un rapporto di lavoro con la conseguenza che il
contribuente risulta identificato sulla base della specifica posizione negoziale relativamente
all'attività prestata. Vengono compresi anche le pensioni di ogni genere, gli assegni a queste
parificate e le somme percepite a titolo di rivalutazione monetaria ed interessi. la base imponibile è
costituita da tutte le somme e valori a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta anche per
erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro, delineandosi il carattere di onnicomprensività
del reddito di lavoro dipendente. La legge esclude da imposizioni determinate erogazioni e prevede
specifiche regole per la valutazione di beni e servizi attribuiti al dipendente e per talune indennità
riconosciute al lavoratore. Si segnala la previsione dell'imposizione sostitutiva per gli emolumenti
corrisposti quali premi di produttività. Il reddito di lavoro dipendente è determinato al lordo ed in
base al principio di cassa; esso è oggetto di una specifica detrazione avente la funzione di
riequilibrare il trattamento di tale tipologia reddituale rispetto agli altri redditi di attività. I compensi
erogati a titolo di lavoro dipendente sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d'acconto.
Si definiscono redditi di lavoro autonomo quelli derivanti dall’”esercizio di arti e professioni”, ossia
dall'esercizio per professione abituale di attività di lavoro autonome diverse da quelle di impresa.
L'attività professionale si definisce in termini residuali rispetto all'attività di impresa commerciale.,
si ritiene che assumano natura dei redditi di lavoro autonomo quelli derivanti dall'esercizio delle
professioni liberali. Se la prestazione professionale è svolta senza il carattere dell'abitualità e in
forma occasionale il provento costituisce una fattispecie di redditi diversi. Per quanto riguarda le
regole di determinazione della base imponibile, particolare rilevanza hanno le disposizioni di cui
all'articolo 54 del TUIR. Il reddito da lavoro autonomo è determinato al netto e sulla base del
principio di cassa, costituendosi dalla differenza tra l'ammontare dei compensi in denaro o in natura
percepiti nel periodo d'imposta e l'ammontare delle spese sostenute nel periodo stesso ed inerenti
all’arte e la professione. Comporta l'obbligo di tenuta della contabilità, ed è assoggettato a ritenuta
alla fonte a titolo d'acconto.
Si definisce il reddito d'impresa quello derivante dall'esercizio di imprese commerciali, ossia
dall'esercizio per professione abituale dell'attività indicate all'articolo 2195 del Codice civile. Il
requisito della professionalità e dell'abitualità indica un esercizio non occasionale composto da una
pluralità di atti in senso giuridico; il requisito della commercialità è riferito all'oggetto dell'attività:
l'attività agricola è idonea a realizzare la categoria reddituale di impresa sono quando si superano i
limiti fissati dell'articolo 32 del TUIR. L'elemento dell'organizzazione è ciò che distingue l’azione
fiscale di impresa commerciale da quella civilistica, in quanto se l'attività è di tipo commerciale è
svolta per professione abituale, la stessa produce reddito di impresa anche se non esercitata in forma
di impresa. L'organizzazione in forma di impresa assume invece rilievo qualora l'attività esercitata
sia una prestazione di servizi rientranti nell'articolo 2195 Codice civile. I caratteri dell'impresa
commerciale sono riferibili alla persona fisica che deve porre in essere un'attività avente
concretamente i requisiti di cui sopra, e analoghe considerazioni valgono per l'ente non
commerciale; diverso ragionamento deve essere svolto per le società commerciali, per le quali è
previsto che relativi redditi siano sempre considerati quali redditi d'impresa. Ciò comporta tre
conseguenze:
i. La fonte della categoria reddituale si considera realizzata in base alla sola sussistenza del
soggetto societario, parlandosi di una qualificazione normativa con cui il legislatore
interviene a livello di fattispecie impositiva.
ii. Gli elementi reddituali della società commerciale sono sempre valutati nella sola
prospettiva del reddito di impresa.
iii. L'irrilevanza dell'oggetto della società fa sì che si considerino fiscalmente imprenditori
anche quelle società che esercitano un'attività agricola oppure professionale oppure
meramente economica.
La qualificazione legislativa di impresa per le società commerciali è prevista anche per gli enti
commerciali, con la differenza che per questi ultimi la commercialità è data dall'oggetto principale
dell'ente, per definire il quale occorre considerare sia le previsioni statutarie sia l'attività di fatto
svolta. Il reddito di impresa è un reddito determinato al netto, legato da un nesso di derivazione con
il conto economico civilistico: esso si determina assumendo come base l'utile o la perdita risultante
dal conto economico ed apportando le variazioni in aumento o in diminuzione conseguenti
all'applicazione delle specifiche norme fiscali; si tratta di una tipologia reddituale che comporta
l'obbligo di tenuta della contabilità. Con riferimento ai criteri generali di determinazione del reddito
di impresa si segnalano:
- Principio di inerenza le spese ai componenti negativi sono ammessi in deduzione se e
nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano proventi che concorrono a
formare il reddito.
- Principi di competenza i componenti reddituali concorrono a formare il reddito
dell'esercizio in cui sorge il diritto o l'obbligo.
- Principio di attrazione i proventi di immobili ed investimenti in capitale relativi
all'impresa sono riqualificati in termini di componenti del reddito di impresa.
Le variazioni fiscali avvengono alla luce delle specifiche disposizioni relative ai componenti
positivi di reddito e a quelli negativi. Oltre al regime specifici per le imprese minori vengono
disciplinate le operazioni straordinarie di impresa. Tra le diverse misure agevolative previste per i
redditi di impresa si segnala l'aiuto alla crescita economica, che si sostanzia in un regime che
determina la detassazione di una parte del reddito di impresa avente la finalità di incentivare la
patrimonializzazione delle imprese e di esentare da imposizione gli utili reinvestiti.
La categoria dei redditi diversi si presenta come disomogenea e residuale, in quanto vi sono
comprese una serie di fattispecie non accomunabili sul piano strutturale e che non trovano
collocazione in altre categorie reddituali. L'elencazione assume un carattere tassativo:
- Plusvalenze immobiliari
a. Realizzate mediante la lottizzazione di terreni o l'esecuzione di opere intese a
renderli edificabili e la successiva rivendita di terreni e edifici;
b. Realizzate mediante cessione a titolo oneroso di beni immobili acquistati e
costruiti da non più di 5 anni;
c. Realizzate mediante la cessione a titolo oneroso di aree edificabili.
- Plusvalenze mobiliari realizzate mediante cessione a titolo oneroso di partecipazioni
societarie ed altri strumenti finanziari
- Redditi degli immobili situati all'estero
- Redditi derivanti da attività commerciali o di lavoro autonomo esercitati occasionalmente
- Proventi di vincite di lotterie.
Le regole di determinazione della base imponibile delle diverse fattispecie sono eterogenee e
disciplinata analiticamente.
La base imponibile Irpef corrisponde al reddito complessivo dato dalla somma algebrica dei redditi
di ogni categoria e delle perdite derivanti dall'esercizio di imprese di attività di lavoro autonomo. Si
esclude dalla base imponibile i redditi esenti dall'imposta e quelli soggetti a ritenuta alla fonte a
titolo di imposta o imposta sostitutiva; si riconosce inoltre la natura non reddituale di taluni
emolumenti. Il TUIR disciplina nel dettaglio le modalità di utilizzo delle perdite distinguendo tra:
- Perdite riportabili in orizzontale (in diminuzione degli altri redditi dello stesso periodo);
- Perdite riportabili in verticale (diminuzione dei redditi della stessa categoria nei periodi di
imposta successivi).
Il reddito complessivo esprime una base imponibile lorda dalla quale occorre scomputare gli oneri
deducibili.
Per determinare l'Irpef occorre applicare alla base imponibile netta le aliquote progressive per
scaglioni:
- Per redditi fino a 15.000 € aliquota del 23%
- per redditi da 15.000 a 28.000 € aliquota del 27%
- per redditi da 28.000 a 55.000 € aliquota del 38%
- per redditi da 55.000 a 75.000 € aliquota del 41%
- per redditi superiori a 75.000 € aliquota del 43%
dall'imposta lorda e poi possibile scomputare le detrazioni d'imposta: le diverse detrazioni
riconosciute sono in grado di riflettere situazioni di tipo individuale e familiare, oltre a rispondere
ad eterogenee finalità agevolative. L'incidenza del calcolo delle detrazioni sulla progressività
dell’Irpef deriva dalla circostanza che talune di queste detrazioni sono strutturate in termini di
detraibilità di importi predefiniti e decrescenti all'aumentare del reddito. L'ammontare del tributo
dovuto è ulteriormente definito attraverso lo scomputo e dei crediti di imposta spettanti al
contribuente; nel quantum da versare allo stato incidono anche gli acconti già versati e le ritenute
d'acconto subite.
Un istituto che determina la sottrazione di taluni redditi alla regola della tassazione progressiva sul
reddito complessivo è quello della tassazione separata, ossia un meccanismo di calcolo previsto per
un elenco tassativo di redditi e formazione pluriennale. Tra le fattispecie ammesse alla tassazione
separata si segnalano: i trattamenti e le indennità di fine rapporto, le somme percepite a seguito di
provvedimenti giudiziali, le altre entrate per prestazioni di lavoro dipendente, le somme percepite in
occasione di recesso, esclusione, riduzione del capitale sociale e liquidazione delle quote delle
società. La tassazione dei redditi delle persone fisiche è profondamente alterata dalla presenza di
numerosi regimi speciali ed agevolativi, i quali determinano evidenti situazioni di disuguaglianza
fiscale: il legislatore italiano ha introdotto diversi regimi agevolativi aventi la funzione di attenuare
il prelievo fiscale su imprenditori e lavoratori autonomi di ridotte dimensioni. Attualmente è in
vigore il regime opzionale forfettario agevolato che prevede l'applicazione di una imposta del 15%
che è sostitutiva di imposte sui redditi, addizionali regionali e comunali, Irap.
Anche ai fini Ires la base imponibile lorda coincide con il reddito complessivo dell’ente o della
società. Per le società e gli enti commerciali residenti le perdite di impresa possono essere
scomputate in diminuzione del reddito dei periodi di imposta successivi; Per gli enti non
commerciali residenti valgono invece le stesse regole previste ai fini Irpef. Dal reddito complessivo
possono essere dedotti alcuni oneri previsti dal TUIR: il ruolo degli oneri deducibili e delle
detrazioni è minore rispetto a quello che gli stessi rivestono ai fini Irpef. L'aliquota di imposta e
attualmente del 24%, ma sono previste addizionali e maggiorazioni dell'aliquota Ires per taluni
settori e soggetti. Dall'imposta possibile scomputare detrazioni e crediti d'imposta; Sul calcolo del
tributo da versare si devono considerare anche gli acconti e le ritenute d'acconto.
2. La dichiarazione d’imposta
La principale forma di partecipazione del contribuente all'attuazione del tributo è costituita dalla
presentazione della dichiarazione, prevedendosi una pluralità di obblighi ed oneri dichiarativi per i
soggetti passivi. tra le varie fattispecie delle dichiarazioni distinguiamo la dichiarazione d’imposta,
con cui il singolo accerta il presupposto, determina la base imponibile e liquida l'imposta dovuta.
La presentazione della dichiarazione d'imposta è un obbligo per il contribuente al quale legge
ricollega specifiche sanzioni in caso di inadempimento; essa è un atto di tipo formale e deve essere
sottoscritta dal soggetto passivo o da chi ha la rappresentanza legale e negoziale.
I termini di presentazione sono diversi a seconda del tipo di imposta e diviene importante anche la
differenza tra tributi periodici e tributi istantanei.
Con riferimento al contenuto, è possibile distinguere un momento dichiarativo o comunicativo da
uno più di tipo volitivo:
- Il primo attiene alle informazioni e ai dati che il soggetto passivo è tenuto a comunicare,
diretti alla quantificazione del debito tributario; La dichiarazione assume la natura giuridica
di dichiarazione di scienza, quale atto giuridico volontario di cui il singolo si assume la
responsabilità, ma i cui effetti sono determinati dalla legge.
- Il secondo momento riguarda le scelte che il soggetto passivo può compiere in sede
dichiarativa, per cui si ritiene che la dichiarazione tributaria evidenzia una natura di tipo
negoziale.
5. L'attività istruttoria
L'istruttoria è un'attività amministrativa volta di indagare per acquisire la conoscenza dei fatti
rilevanti ai fini dell'esercizio della funzione impositiva e dell'emissione di un eventuale atto di
imposizione, nella forma di un accertamento di ufficio o di un accertamento in rettifica. Si tratta di
una faccia del procedimento tributario antecedente e prodromica l'effettuazione degli accertamenti
tributari: nell'ambito dell'apparato di poteri istruttori a disposizione degli uffici verificatori, la scelta
di quale mezzo di indagine impiegare è discrezionale, pur nel rispetto dei principi di efficienza,
economicità ed efficacia. L'attività istruttoria è informata al principio di legittimità, nel senso che
l'attività non può svolgersi in contrasto con le norme che disciplinano i poteri degli uffici. L'attività
istruttoria può essere svolta anche dalla Guardia di finanza nell'esercizio dell'attività di polizia
tributaria, cooperando con gli uffici delle imposte per l'acquisizione il reperimento degli elementi
utili ai fini dell'accertamento e per la repressione delle violazioni delle leggi fiscali.
non esiste un testo organico che disciplini i poteri istruttori a disposizione degli uffici dell'agenzia
delle entrate della Guardia di finanza, ma la disciplina va ricercata nel decreto del presidente della
Repubblica numero 600 nel 1973 per le imposte dirette, e nel decreto del presidente della
Repubblica numero 633 del 1972 per l'imposta sul valore aggiunto. L'elenco dei poteri istruttori a
disposizione dell'agenzia delle entrate della Guardia di finanza è assai ampio e possono essere
distinti in tre tipologie:
- Poteri che comportano l'intervento diretto presso i luoghi in cui il soggetto sottoposto a
controllo svolge la propria attività;
- Poteri che si connotano per la possibilità di inoltrare al soggetto sottoposto a controllo
richieste di informazioni o di trasmissione di documenti o inviti a comparire;
- Poteri che consentono di richiedere ad enti, organismi qualificati o a soggetti terzi,
informazioni o documenti o di inoltrare inviti a comparire.
nell'ambito dei poteri quelli di più delicato impiego sono i poteri che comportano un'ingerenza nella
sfera privata del contribuente: è previsto che i funzionari dell'agenzia delle entrate, così come i
militari della Guardia di finanza, possano procedere all'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche
nei confronti del soggetto indagato. Per accesso si intende la facoltà di ingresso in un luogo e di,
anche senza il consenso del soggetto che nella disponibilità, per compiere le indagini; l'ispezione
consiste in un esame della documentazione rinvenuta nei locali; per verifica si intende il complesso
di attività intese a controllare il corretto adempimento delle norme tributarie, che si estende al
personale, agli impianti e alle merci. La disciplina si caratterizza per il tentativo di operare una
mediazione tra valori costituzionalmente tutelati e l'interesse parimenti primario del contrasto
all'evasione fiscale: per questo a favore del contribuente sottoposto ai predetti poteri sono previste
specifiche garanzie. Per regola generale è previsto che per accedere in locali adibiti all'esercizio di
un'attività commerciale, agricola, artistica o professionale è necessaria l'autorizzazione del superiore
gerarchico: l'autorizzazione e il foglio di servizio devono essere esibiti al contribuente sottoposto a
verifica, ma non è prevista appena di nullità. Nel caso di locali ad uso promiscuo è necessaria anche
l'autorizzazione del procuratore della Repubblica; l'autorizzazione del procuratore è prescritta per
operare l'accesso in locali diversi e segnatamente nell'abitazione privata: in questo caso per
procedere occorre argomentare la sussistenza di gravi indizi di violazioni delle norme e lo scopo
dell'accesso deve essere quello di reperire prove di tali violazioni. il giudice tributario ha il potere e
il dovere di verificare la legittimità di detta autorizzazione, oltre che di controllare la correttezza
della motivazione del decreto autorizzativo. È necessaria l'autorizzazione del procuratore della
Repubblica o dell'autorità giudiziaria più vicina per procedere a perquisizioni personali, all'apertura
coattiva di pieghi sigillati, borse, casseforti, mobili, ripostigli e simili ovvero per l'esame di
documenti o la richiesta di notizie relativamente ai quali è eccepito il segreto professionale l'accesso
nei locali destinati all'esercizio di arti e professioni deve avvenire alla presenza del titolare o suo
delegato.
Gli accessi, ispezioni e verifiche fiscali nei locali destinati all'esercizio di attività commerciali
devono essere effettuati sulla base di effettive esigenze di indagine e controllo sul luogo: essi si
devono svolgere durante l'orario ordinario di esercizio dell'attività e con modalità tali da arrecare la
minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività e alle relazioni commerciali o professionali
del contribuente. Quando inizia la verifica il contribuente ha diritto di essere informato delle ragioni
che l'abbiano giustificata, nonché dell'oggetto della stessa, della facoltà di farsi assistere da un
professionista abilitato, oltre che i diritti e gli obblighi che vanno riconosciuti al contribuente in
occasione delle verifiche. La permanenza dei verificatori non può superare i 30 giorni, salvo la
proroga per ulteriori 30 nei casi di particolare complessità dell'indagine; Il termine diviene di 15
giorni lavorativi, nell'arco di non più di un trimestre, nel caso di verifiche condotte presso imprese
in contabilità semplificata o presso lavoratori autonomi. Nel computo rilevano solo i giorni di
effettiva permanenza presso la sede del contribuente, non anche quelli impiegati per le verifiche
eseguite al di fuori della sua sede. È importante che il contribuente venga edotto che i libri, i
registri, le scritture i documenti di cui è rifiutata l'esibizione, non possono essere presi in
considerazione a favore del contribuente ai fini dell'accertamento, in sede amministrativa e
contenziosa. L’applicazione di tale preclusione sottostà a precise condizioni:
- È prescritta una richiesta di informazioni e documenti specifica e adeguata al caso concreto;
- Occorre la coscienza e volontà del rifiuto, quindi la consapevolezza e l'intenzione del
contribuente di impedire che l'accertatore possa procedere: non integrano i presupposti
applicativi le dichiarazioni di indisponibilità del documento, nel caso in cui essa sia
ascrivibile a forza maggiore o caso fortuito, ma anche nei casi imputabili a colpa.
la sanzione dell’inutilizzabilità non opera nei confronti del contribuente che, in allegato all'atto
introduttivo del giudizio di primo grado, depositi le notizie, i dati, i documenti, i libri i registri,
dichiarando contestualmente gli di non aver potuto adempiere alle richieste degli uffici per causa a
lui non imputabile. Su richiesta del contribuente, l'esame dei documenti amministrativi e contabili
può essere effettuato nell'ufficio dei verificatori o presso il professionista che lo assiste e
rappresenta; nelle ipotesi in cui i verificatori procedano con modalità non conformi alla legge, il
contribuente può rivolgersi al garante del contribuente. L'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche
si deve concludere con la redazione di un processo verbale di constatazione: esso deve essere
sottoscritto dal contribuente o da chi lo rappresenta, ovvero indicare il motivo della mancata
sottoscrizione, non credo ai verbalizzanti; Il contribuente ha diritto di averne copia. Il pvc è un atto
pubblico che fa prova fino a querela di falso. Una volta consegnato il pvc scatta un termine di, per il
quale l'avviso di accertamento non può essere emanato prima della scadenza del termine di 60
giorni dal rilascio del PVC, in modo da consentire al contribuente di formulare osservazioni o
chiarimenti alle contestazioni mosse. L'avviso di accertamento emesso prima del termine di 60
giorni decorrenti dal rilascio del verbale di chiusura della verifica è nullo: il vizio di nullità non è
ferro rilevabile d'ufficio e deve essere contestato dal contribuente nel ricorso introduttivo. Quanto
alle particolari ragioni di urgenza, queste non possono consistere nella mera imminente scadenza
del termine decadenziale a disposizione dell'ufficio ai fini dell'accertamento, ma non devono essere
esplicitate necessariamente nella motivazione dell'avviso di accertamento. In caso di contestazione
da parte del contribuente, incombe sull’agenzia delle entrate argomentare e provare la sussistenza
delle ragioni di urgenza, mentre rispetto al giudice verificare l'effettività o meno di dette ragioni. la
nullità per violazione del termine dilatorio non è subordinata alla prova di resistenza, ossia la
verifica che il contribuente avrebbe potuto formulare rilievi osservazioni meritevoli di
considerazione e non meramente pretestuosi. Secondo la giurisprudenza l'accertamento emesso a
seguito di indagini condotte dall'agenzia presso i propri uffici non richiede il rispetto del termine dei
60 giorni.
ulteriori poteri a disposizione dei verificatori sono:
- Invitare i contribuenti a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e
notizie rilevanti ai fini dell'accertamento nei loro confronti;
- Invitare i contribuenti a esibire o trasmettere atti e documenti rilevanti ai fini
dell'accertamento nei loro confronti, ovvero esibire il bilancio rendiconti ovvero libri o
registri;
- Inviare i contribuenti questionari relativi ai dati e notizie ovvero inerenti ad altri contribuenti
con i quali abbiano intrattenuto rapporti, con invito a restituirli compilati e firmati;
- Richiedere agli organi e alle amministrazioni dello Stato, agli enti pubblici non economici,
alle società ed enti di assicurazione la comunicazione di dati e notizie relative ai soggetti
indicati singolarmente o per categorie;
- Richiedere alle banche, alle società Poste Italiane spa, alle società ed enti di assicurazione,
agli intermediari finanziari, alle imprese di investimento, agli organismi di investimento
collettivo, alle società di gestione del risparmio alle società fiduciarie dati, notizie e
documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata;
- Invitare ogni altro soggetto di esibire o trasmettere atti o documenti fiscalmente rilevanti
concernenti specifici rapporti intrattenuti con il contribuente;
- Richiedere agli amministratori di condominio notizie e documenti relativi alla gestione
condominiale.
le notizie e i dati non addotti non possono essere presi in considerazione a favore del contribuente ai
fini dell'accertamento; la mancata esibizione o trasmissione di atti e documenti richiesti come la
mancata risposta ai questionari, legittima all'ufficio all'accertamento induttivo puro, mentre la
mancata osservanza degli inviti comporta l'irrogazione di una sanzione; al punito penalmente chi a
seguito di richieste istruttorie esibisce o trasmette atti o documenti falsi, ovvero fornisce dati e
notizie non rispondenti al vero.
Si contempla espressamente la possibilità per l'ufficio di utilizzare le risultanze emerse dalle
indagini bancarie, quindi gli uffici possono porre a base delle rettifiche degli accertamenti i dati e
gli elementi attinenti ai rapporti e alle operazioni effettuate, acquisiti mediante le indagini
finanziarie. Questa possibilità resta subordinata alla circostanza che il contribuente non sia in grado
di dimostrare che di detti elementi ha tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad
imposta ovvero che gli stessi non hanno alcuna rilevanza allo stesso fine. Possono essere considerati
come redditi sottratti all'imposizione i versamenti sui conti correnti di cui il contribuente non offre
dimostrazione che ne ha tenuto conto in sede di determinazione del reddito, o che non hanno
rilevanza a quei fini. Per quanto riguarda i prelevamenti dai conti, si prevede che possono essere
posti come ricavi a base delle rettifiche ed accertamenti i prelevamenti gli importi riscossi se il
contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e sempre che non risultino dalle scritture
contabili (solo per importi superiori a 1.000 € giornalieri e a 5.000 € mensili): questa disciplina
torna applicabile solamente per i soggetti che producono reddito di impresa, e non anche agli
esercenti attività professionale né ai privati non titolari di redditi da attività. La giurisprudenza
considera gli elementi predetti come vere e proprie presunzioni legali che invertono sul contribuente
l'onere di dimostrare l'irrilevanza fiscale dei movimenti bancari; l'agenzia non ha l'obbligo di
motivare la ragione per cui ricorre alle indagini bancarie, né la loro attivazione presuppone
l'esistenza di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti. La giurisprudenza esclude che la
legittimità della utilizzazione degli elementi risultanti dalle movimentazioni bancarie sia
condizionata alla previa instaurazione del contraddittorio con il contribuente sin dalla fase
dell'accertamento.
3. Il contradditorio
Uno dei temi più controversi in tema di attività e di accertamento attiene alla configurabilità o meno
di un obbligo di attivare un contraddittorio preventivo con il contribuente prima di emettere un
avviso di accertamento a suo carico. Per contraddittorio preventivo si intende un momento del
procedimento di accertamento, in cui l'amministrazione invita il contribuente a fornire i chiarimenti,
osservazioni, ovvero a controbattere alle contestazioni che la stessa intende svolgere, prima che
dette contestazioni siano formalizzate in un atto. I tratti qualificanti del contraddittorio sono
integrati dalla previsione di un obbligo in capo all'agenzia di invitare il contribuente a fornire la
propria versione dei fatti, nonché la prescrizione, appena di nullità, dell'obbligo per l'agenzia di
replicare puntualmente alle osservazioni e memorie presentate dal contribuente. Ad avviso della
Suprema Corte non esisterebbe, in campo tributario, una clausola generale di contraddittorio
endoprocedimentale, per cui l'amministrazione finanziaria non può ritenersi obbligata a contraddire
il contribuente prima di emettere un atto lesivo nei suoi confronti se non nei limitati casi in cui il
legislatore lo abbia positivamente prescritto: per i tributi armonizzati l'obbligo di contraddittorio
preventivo sarebbe configurabile in ogni caso, in ragione del computo riconoscimento della
configurabilità di un principio del contraddittorio elaborato dalla Corte di giustizia. Nella
giurisprudenza della Corte di giustizia l'obbligo di contraddittorio si traduce in un vizio dell'atto di
imposizione solo al superamento della prova di resistenza, quindi, affinché l'atto sia annullato,
occorre che il contribuente fornisca la concreta dimostrazione degli argomenti che avrebbe potuto
avanzare in sede di contraddittorio. per i tributi non armonizzati, l'obbligo dell'amministrazione
finanziaria di attivare il contraddittorio endoprocedimentale, pena invalidità dell'atto, sussisterebbe
esclusivamente in relazione alle ipotesi per le quali siffatto obbligo è specificamente sancito: la
regola che impone il contraddittorio procedimentale, se violata, determina la nullità dell'avviso
senza che sia richiesta alcuna prova di resistenza.
creandosi una discriminazione tra i diversi tributi e i contribuenti, il legislatore ha previsto un
generalizzato obbligo di attivare l'accertamento con adesione preventivo, secondo cui, prima di
emettere un avviso di accertamento, l'ufficio deve notificare un invito per l'avvio del procedimento
di accertamento con adesione preventivo, ossia che precede l'adozione dell'avviso. Il mancato avvio
del contraddittorio mediante l'invito comporta l'invalidità dell'avviso di accertamento; l'ufficio ha,
altresì, l'obbligo di vagliare ed eventualmente contestare le ragioni esposte dal contribuente.
Restano esclusi casi in cui vi è stato un acceso con rilascio del PVC, oltre i casi di accertamento
parziale; nei casi di particolare urgenza, specificamente motivata, o nelle ipotesi di fondato pericolo
per la riscossione, l'ufficio può notificare direttamente l'avviso di accertamento senza dover
previamente procedere con un invito.
4. L'atto di accertamento
l'avviso di accertamento è un atto provvedimentale che, in ossequio al principio di legalità, è
soggetto di una serie di prescrizioni formali.
Il primo requisito essenziale è che l'atto di accertamento deve essere emesso dall'ente impositore
competente:
- Competenza esterna: viene determinata in ragione del tributo oggetto di accertamento
o Tributi erariali e Irap la competenza spetta all'agenzia delle entrate
o Tributi doganali e diritti di confine la competenza spetta all'agenzia delle Dogane
o Tributi regionali diversi dall’Irap la competenza spetta alla regione
o Tributi locali la competenza spetta all'ente locale
- Competenza interna: viene determinata in ragione dell'imposta
o Imposta di registro l'ufficio competente è quello nella cui circoscrizione risiede il
pubblico ufficiale obbligato a richiedere la registrazione
o Imposta sulle successioni la competenza è determinata in ragione dell'ultima
residenza del defunto o Roma
o Imposte sui redditi la competenza è data dalla circoscrizione in cui si trova il
domicilio fiscale del contribuente
La competenza dell'ufficio va individuata al momento di presentazione della dichiarazione e
permane sino all'esaurimento del rapporto d'imposta. Viene in considerazione solo il criterio
territoriale di competenza, il quale risulta inderogabile. Il difetto di competenza territoriale
dell'ufficio impositore comporta l'assoluta carenza di potere dell'organo amministrativo e un vizio
sostanziale da cui discende la nullità assoluta dell'atto, rilevabile anche d'ufficio in ogni Stato e
grado del procedimento tributario.
L'atto di accertamento tributario presenta un contenuto complesso, composto da due parti essenziali:
- Una parte motiva;
- Una parte dispositiva.
Con la motivazione dell'atto di accertamento l'ente impositore esplicita al contribuente le ragioni
alla base della pretesa vantata nei suoi confronti. In merito al suo contenuto, è possibile individuare
una parte necessaria (indicazione dei fatti e delle circostanze che giustificano il ricorso ad una
determinata metodologia di accertamento; indicazione dei presupposti di fatto; indicazione delle
ragioni giuridiche) e una parte eventuale.
La motivazione deve esternare il percorso logico giuridico a fondamento della pretesa impositiva,
risultando l'atto adeguatamente motivato quando consenta la lettura e comprensione dell'atto e
quando faciliti il suo controllo da parte dei destinatari e del giudice. La motivazione
dell'accertamento deve permettere al contribuente di avere piena contezza delle ragioni
dell'amministrazione, in modo da poter valutare l'opportunità di prestare o meno acquiescenza al
provvedimento, ovvero di impugnarlo con piena cognizione di causa. L'accertamento tributario
deve necessariamente esplicitare le ragioni fattuali e giuridiche che lo giustificano e sorreggono, in
quanto è precluso all'amministrazione, in sede contenziosa, di addurre ragioni diverse ed ulteriori
rispetto a quelle enunciate nell'avviso di accertamento. La motivazione non deve però contenere
anche gli elementi probatori a sostegno della pretesa vantata.
La parte eventuale della motivazione deve indicare:
- L'ufficio presso cui è possibile ottenere informazioni e il responsabile del procedimento;
- L'ufficio presso cui è possibile presentare istanza di autotutela;
- Il termine, le modalità e l'organo giurisdizionale cui proporre il ricorso.
La mancanza di una delle indicazioni citate non comporta la nullità dell'atto, ma semplicemente
un'irregolarità formale che può provocare la rimessione in termini del contribuente ai fini della
proposizione del ricorso.
L'obbligo di motivazione dell'accertamento può essere risolto anche per relationem, la quale si ha
quando la motivazione di un atto è operata mediante il rinvio ad altri atti o documenti. Essa è
consentita solo se l'atto richiamato è:
- Già conosciuto o conoscibile dal destinatario dell'avviso;
- Allegato all'avviso di accertamento;
- Riprodotto nelle sue parti essenziali nell'avviso di accertamento.
Per contenuto essenziale si deve intendere l'insieme di quelle parti dell'atto del documento,
necessarie e sufficienti per sostenere il contenuto del provvedimento adottato. L'indicazione delle
parti richiamate deve consentire al contribuente di individuare i luoghi specifici dove si rinvengono
le parti del discorso oggetto del richiamo; affinché un atto di accertamento motivato per relationem
possa ritenersi legittimo occorre che il rinvio all'atto richiamato non si risolva in una pura e
semplice adesione acritica alle relative conclusioni, quanto piuttosto deve fare emergere una
valutazione degli elementi istruttori. La motivazione degli atti di accertamento per relationem con
rinvio alle conclusioni non è illegittima per mancanza di autonoma valutazione da parte dell'ufficio
degli elementi da quella acquisiti, laddove emerga che l'ufficio ha inteso realizzare semplicemente
un'economia di scrittura, sempre che siano indicati in atto gli estremi identificativi del documento
richiamato. Gli atti richiamati devono essere allegati all'accertamento ovvero riprodotti per
contenuto essenziale: in difetto, l'accertamento è nullo per difetto di motivazione. La doppia
motivazione per relationem (l'avviso rinvia ad un altro che, a sua volta, rinvia ad un ulteriore atto) è
legittima se ed in quanto l'ultimo rinvio è a documenti in possesso o conosciuti e conoscibili dal
contribuente. L'atto richiamato deve servire ad integrare la motivazione dell'atto impositivo,
restando esclusi i casi in cui la motivazione sia già sufficiente, e il richiamo ad altri atti abbia solo
un valore narrativo. Ai fini dell'annullamento il contribuente deve provare la sua mancata
conoscenza degli atti, oltre che almeno una parte del contenuto di essi è necessaria ad integrare
direttamente o indirettamente la motivazione dell'atto impositivo; il contribuente ha diritto di
conoscere tutti gli atti il cui contenuto viene richiamato per integrare la motivazione, ma non il
diritto di conoscere il contenuto di tutti quegli atti ove la motivazione sia comunque sufficiente.
L'ordinamento tributario contempla casi in cui la motivazione debba essere rafforzata, dovendo
contenere la valutazione delle ragioni, delle circostanze e degli elementi addotti dal contribuente in
sede di contraddittorio procedimentale. Questo particolare obbligo motivazionale viene in
considerazione laddove sia previsto un contraddittorio procedimentale obbligatorio tra
amministrazione finanziaria e contribuente. L'obbligo di motivazione rinforzata è prescritto
espressamente:
i. In materia di abuso del diritto;
ii. In materia di pvc emesso ad esito di una verifica;
iii. In materia di sanzioni;
iv. In materia di interpello disapplicativo;
v. In materia di imprese estere controllate.
Quello che deve emergere dalla motivazione dell'atto è un esame, accurato e imparziale, di tutti gli
elementi rilevanti della fattispecie impositiva, in modo da assicurare una motivazione attenta e
circostanziata della decisione.
L'atto di accertamento contiene anche una parte dispositiva, nella quale deve recare le indicazioni
dell'imponibile o degli imponibili accertati, delle aliquote applicate e delle imposte liquidate, a pena
di nullità. Si tratta di prescrizioni concepite a garantire il contribuente di un diritto di immediato ed
agevole controllo sugli atti dell'ufficio.
L'atto di accertamento deve essere redatto per iscritto, secondo una struttura rigorosamente
formalizzata che prevede:
i. Una prima sezione di identificazione de:
o L'ufficio che procede;
o Il soggetto intestatario dell'atto nei cui confronti è operato l'accertamento;
o Il destinatario dell'atto;
o L'individuazione dell'oggetto dell'accertamento, ovvero dell’imposta o delle imposte
richieste.
ii. La parte motiva;
iii. La parte dispositiva;
iv. La liquidazione dell'imposta;
v. L'irrogazione delle eventuali sanzioni;
vi. La sezione dedicata alle istruzioni sul pagamento del tributo.
L'avviso di accertamento deve essere sottoscritto e, in difetto di sottoscrizione, risulta nullo. Si
pongono problemi con riferimento al tema dei funzionari delegati, in quanto, affinché l'atto sia
legittimo, occorre che il funzionario sottoscrittore sia munito di una delega valida: per la
giurisprudenza maggioritaria si viene a costituire una delega di funzioni, per la quale devono
ricorrere una serie di condizioni; per altra giurisprudenza la delega costituisce una delega di firma,
in cui il delegato agisce semplicemente in qualità di mero sostituto materiale del soggetto persona
fisica titolare dell'organo cui attribuite alla competenza. Gli accertamenti che non siano sottoscritti
dal capo dell'ufficio emittente o da un impiegato alla carriera direttiva validamente delegato sono
nulli.
L'atto di accertamento deve essere portato a conoscenza del contribuente, di norma mediante il
procedimento di notifica. Alla notifica degli atti tributari tornano applicabili le regole del Codice di
procedura civile, salvo alcune specificità. La violazione delle predette regole può comportare un
vizio di nullità della notifica. La notificazione degli avvisi degli altri atti può essere fatta a mezzo
della posta, direttamente dagli uffici, considerandosi compiuta alla data della spedizione, mentre i
termini che danno inizio alla notificazione decorrono dalla data in cui l'atto è ricevuto. La
notificazione degli avvisi e degli altri atti alle imprese e ai professionisti può essere effettuata
direttamente dal competente ufficio anche a mezzo di posta elettronica certificata. Il vizio di
notifiche non determina l'illegittimità dell'atto di accertamento, in quanto essa costituisce una
condizione di mera efficacia dell'atto e non un elemento costitutivo del medesimo: il
raggiungimento dello scopo è costituito dalla piena conoscenza dell'atto impositivo. La sanatoria
non è ammessa in caso di notifica inesistente, intesa come mancanza materiale dell'atto, ovvero il
caso in cui l'attività posta in essere sia priva degli elementi essenziali idonei a ritenerla qualificabile
come notifica. Gli elementi essenziali sono considerati solo l'attività di trasmissione da parte di un
soggetto dotato della possibilità giuridica di compierla e la fase di consegna, intesa come
raggiungimento di uno qualsiasi degli esiti possibili della notificazione previsti dall'ordinamento.
L'esercizio del potere di accertamento non è temporalmente illimitato: i termini entro cui deve
essere esercitato il potere di accertamento sono termini decadenziali. Su di essi esiste una serie di
regole specifiche in relazione alle singole imposte. Per quanto riguarda le imposte principali, si
prevede un doppio termine:
- Entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della
dichiarazione, se si tratta di un accertamento in rettifica;
- Entro il 31 dicembre del settimo anno successivo quello di presentazione della
dichiarazione, se si tratta di un accertamento d'ufficio accertante una mancanza di
dichiarazione regolarmente presentata.
In caso di componenti reddituali pluriennali l'agenzia può rettificare la dichiarazione in cui le
singole quote sono esposte. La decadenza dell'ufficio deve essere censurata con il ricorso avverso
l'atto per cui si ritiene intervenuta la decadenza; essa non è rilevabile d'ufficio dal giudice e deve
essere eccepita fin dal ricorso introduttivo. Accanto ai termini ordinari sono previste alcune
eccezioni che si giustificano in ragione di una maggiore semplicità o di una maggiore complessità
per l'amministrazione finanziaria di procedere al controllo. In taluni casi è disposta una proroga di
termini decadenziali.
si parla di prescrizione in materia di sanzioni e di imposta di registro: una volta impedita la
decadenza in ragione della notifica dell'atto impositivo, inizia a decorrere il termine di prescrizione
secondo le regole civilistiche. Il termine è ordinariamente di 10 anni, ma viene considerato di 5 con
riferimento ai tributi locali.
5. I vizi dell'atto
L'atto di accertamento, per essere legittimo deve conformarsi al paradigma normativo.
È possibile rinvenire due diverse tipologie di vizi dell'atto accertato:
- Vizi formali compromettono la legittimità dell'atto
- Vizi sostanziali coinvolgono la fondatezza dell'atto
I vizi formali possono investire l'esercizio dell'attività di accertamento, mentre i vizi sostanziali
attengono al merito della pretesa, ovvero l'applicazione delle norme tributarie relative al
presupposto di imposta, alla base imponibile, alle aliquote e al soggetto passivo.
Le conseguenze delle violazioni non sono uniformi:
- Vizi che danno luogo a mere irregolarità sono privi di conseguenze effettiva sulla
legittimità e fondatezza dell'avviso.
- Vizi che comportano l'annullamento dell'atto Il vizio deve essere eccepito
tempestivamente dal contribuente nel proprio ricorso altrimenti diviene non contestabile e
non può essere rilevato d'ufficio dal giudice.
- Vizi di nullità in senso stretto sono rilevabili d'ufficio dal giudice in ogni Stato e grado
del giudizio.
2. La riscossione coattiva
L'articolo uno del decreto del presidente della Repubblica 602 del 1973 elenca le modalità di
riscossione. Si prevede che l'adempimento dell'obbligazione tributaria possa avvenire mediante:
- Ritenuta diretta;
- Versamento diretto;
- Iscrizione nei ruoli.
A queste si aggiunge la riscossione in base all'accertamento esecutivo e la riscossione in base ad
ingiunzione fiscale.
La riscossione coattiva è una vicenda eventuale patologica nell'attuazione dei tributi, che si verifica
nelle ipotesi in cui il contribuente non proceda al pagamento spontaneo nei modi e nei tempi
prescritti. La riscossione coattiva esattoriale e una particolare procedura finalizzata al
soddisfacimento coattivo del credito fiscale, mediante l'espropriazione dei beni e dei crediti del
debitore e la loro successiva vendita: la disciplina ricalca il modello dell'esecuzione forzata
contenuto nel Codice di procedura civile, seppure con alcune peculiarità. La prima peculiarità è
rappresentata dal soggetto che conduce la procedura, ossia l'agente della riscossione che, tuttavia,
non diviene cessionario del credito da riscuotere, ma viene solamente incaricato di riscuoterlo
coattivamente: la peculiarità rappresentata dal fatto che nell'esecuzione esattoriale l'attività
esecutiva è svolta direttamente dall'agente della riscossione. La seconda peculiarità concerne
l'intervento del giudice dell'esecuzione esattoriale, il quale risulta meramente eventuale è
circoscritto al caso in cui il debitore promuove un'opposizione. Altre peculiarità tengono la
disciplina delle varie procedure, che prevedono sovente delle facilitazioni rispetto al modello
processual-civilistico. La procedura esecutiva di cui al decreto del presidente della Repubblica 602
del 1973 è comune a tutti i tributi: ciò che varia è solo l'atto con cui detta procedura viene avviata.
La riscossione in base al ruolo e la procedura base su cui è costruito l'intera disciplina della
riscossione esattoriale. Essa costituisce la modalità generalizzata di riscossione coattiva delle entrate
tributarie; in base al ruolo vengono anche riscosse coattivamente tutte le entrate pubbliche anche
non tributarie. Il ruolo è un elenco dei debitori e delle somme da questi dovute, formato ai fini della
riscossione ad opera dell'agente della riscossione: esso viene formato dall'ufficio sulla base degli
avvisi con cui è stata vantata una data pretesa che occorre riscuotere coattivamente. Esso è atto
dell'ente impositore nel senso che l'iscrizione al ruolo è fatta una volta verificato che il contribuente,
cui è stato notificato un avviso di imposta, non ha proceduto al pagamento spontaneamente, per cui
l'ufficio procede ad iscrivere il contribuente e la somma pretesa nel ruolo. Esso ha un contenuto
molto composito in quanto vi vengono iscritte tutte le somme dovute diversi debitori, anche se con
titolo differente; sul piano funzionale, il ruolo costituisce un titolo esecutivo che il legittimo
all'agente della riscossione a procedere all'esecuzione forzata nei confronti dei debitori iscritti a
ruolo. Nel ruolo vanno indicati: Codice delle componenti di credito, il codice dell'ambito, l'anno o il
periodo di riferimento del credito, l'importo di ogni articolo di ruolo, il totale degli importi, il
numero delle rate, l'importo e le scadenze. Si prescrive anche l'indicazione del codice fiscale del
contribuente, la specie di ruolo, la data in cui il ruolo è reso esecutivo il, la motivazione. Il ruolo
deve essere motivato solo quando non sia preceduto da un precedente atto di accertamento, perché
in quest'ultimo caso sarebbe già motivato. Ogni singola partita in cui si articola il ruolo deve trovare
ragioni in un atto o nel risultato di un'attività precedenti al ruolo ed idonei a definire caratteri
qualitativi e quantitativi del credito da riscuotere mediante l'azione dell'agente della riscossione: per
poter legittimamente iscrivere al ruolo un debitore, l'ufficio deve disporre del titolo di iscrizione al
ruolo, che può essere un atto impositivo ovvero l'esito di una peculiare attività che consente di
iscrivere direttamente al ruolo il relativo risultato.
Ci sono due forme di iscrizione al ruolo:
- Iscrizioni a titolo provvisorio l'atto che costituisce il titolo di iscrizione e impugnato
innanzi al giudice tributario
- Iscrizioni a titolo definitivo
Ci sono, poi, due tipi di ruolo:
- Ruolo ordinario
- Ruolo straordinario si forma quando vi affondato pericolo per la riscossione e necessita
di motivazione
Una volta formato, il ruolo deve essere sottoscritto, in modo da divenire titolo esecutivo; A seguito
della sottoscrizione, il ruolo viene consegnato all'agente della riscossione affinché possa procedere
esecutivamente verso i debitori iscritti. I ruoli si intendono formati e resi esecutivi anche mediante
la mera validazione dei dati contenuti, eseguite dal sistema informativo dell'ente impositore.
Una volta ricevuto il ruolo, l'agente della riscossione provvede alla cartellazione, ossia formare le
cartelle di pagamento estrapolando dal ruolo le pretese riferite al medesimo debitore. La cartella di
pagamento è un estratto del ruolo e un atto individuale: essa ha un profilo funzionale e peculiare,
integrato dall’intimazione a adempiere il versamento della somma richiesta entro 60 giorni dalla
notificazione, nonché dell'avvertimento che si procederà a riscossione forzata. Essa assolve alla
funzione di precetto. Nella cartella devono essere riportate le medesime indicazioni prescritte per il
ruolo, ad eccezione della data di consegna del ruolo stesso al concessionario e del codice degli
articoli di ruolo e dell'ambito. Una volta ricevuta la cartella, il debitore ha 60 giorni di tempo per
pagare (anche a rate) e scongiurare l'esecuzione forzata. L'agente della riscossione procede alla
notifica della cartella di pagamento al debitore iscritto al ruolo o al coobbligato nei confronti dei
quali procede: la cartella esattoriale può essere notificata anche direttamente mediante
raccomandata con avviso di ricevimento; la notifica della cartella deve essere fatta entro rigorosi
termini decadenziali, diversificati in ragione del titolo di iscrizione al ruolo. la tardiva notifica della
cartella costituisce vizio della pretesa, e non anche della cartella di pagamento; la legittimazione
passiva in un'eventuale impugnazione spetta all'agenzia delle entrate. Si deve riconoscere al ruolo
l'idoneità a fungere da titolo esecutivo, non solo nei confronti del debitore verso questo formato, ma
anche nei confronti di terzi.
Per la riscossione delle imposte sui redditi, dell'iva e dell’Irap nonché delle connesse sanzioni, non
si utilizza più il ruolo ma l'avviso di accertamento, andando a parlare di accertamento esecutivo.
L'accertamento esecutivo cumula tre funzioni, ossia di atto impositivo, titolo esecutivo e precetto.
All'eventuale riscossione forzata provvede ancora l'agente della riscossione, ma in questo caso
opera sulla base dell'avviso di accertamento una volta che questo è stato trasmesso dall'agenzia
delle entrate. La ragione dell'introduzione dell'accertamento esecutivo va ricercata nell'obiettivo di
concentrare la riscossione nell'accertamento, abbreviando i tempi necessari per procedere
all'esecuzione forzata. L'avviso di accertamento esecutivo deve riportare il contenuto tipico dell'atto
impositivo, a pena di nullità; esso è però anche titolo esecutivo e precetto. Intimazione a adempiere
è differente da quella prevista nella cartella di pagamento in quanto è a termine mobile e a
contenuto modulare. L'intimazione contenuta nell'accertamento esecutivo è modulare nel senso che
l'entità delle somme non è fissa ma varia a seconda di come intende comportarsi il contribuente.
Decorso il termine per impugnare e decorsi ulteriori 30 giorni l'avviso viene affidato all'agente della
riscossione, il quale deve dare notizie al contribuente con raccomandata semplice; a seguito
dell'affidamento, l'agente della riscossione può procedere con atti conservativi o cautelari, mentre
per l'esecuzione forzata occorre attendere ulteriori 180 giorni.
Il nuovo regime dell'immediata esecutorietà torna applicabile anche agli atti di rideterminazione o
atti secondari: si tratta di quegli atti che vengono emessi in tutti i casi in cui, dopo la notifica di un
accertamento esecutivo, che ha già intimato il pagamento di una somma, occorre riqualificare la
somma intimata. Anche qui è previsto un termine per l'intimazione di pagamento che non è mobile,
bensì fisso ed individuato nel decorso di 60 giorni dell'avvenuto ricevimento della raccomandata.
L'affidamento all'agente della riscossione è per l'intera pretesa. Un secondo istituto da considerare è
la riscossione per il caso di grave pericolo, configurabile laddove emergano elementi idonei a far
ritenere reale in rischio che il contribuente sottragga i propri beni ad eventuali azioni esecutive: in
questo caso è consentita la riscossione integrale e non pro quota, tanto dell'imposta quanto degli
interessi e sanzioni. La circostanza del grave pericolo per la riscossione legittima l'applicazione di
un regime peculiare, ispirato ad imprimere una forte accelerazione alla procedura di riscossione.
A partire dal 1° gennaio 2020 sono stati previsti gli accertamenti esecutivi anche con riguardo
all'entrata degli enti locali, per cui modalità sono state uniformate a quelle previste per le principali
entrate erariali.
L'ingiunzione fiscale consiste in un ordine di pagare entro un termine fisso la somma dovuta, pena
l'inizio di atti esecutivi. Prima dell'introduzione dell'accertamento esecutivo era impiegata per la
riscossione dei tributi propri, ma solo per gli enti locali che non si avvalevano della riscossione in
base al ruolo. L'ingiunzione costituiva un atto che assolveva sia la funzione di atto impositivo, sia
quello di titolo esecutivo e di precetto; successivamente, è stata impiegata essenzialmente come
esecutivo e precetto, ossia come atto prodromico alla esecuzione forzata. L'ingiunzione fiscale,
laddove impiegate per riscuotere tributi, è impugnabile innanzi alle commissioni tributarie.
3. Il ravvedimento operoso
L'istituto del ravvedimento operoso consente al contribuente di correggere i propri errori
dichiarativi o di versamento, procedendo alla rettifica con la corresponsione integrale delle imposte
dovute, ottenendo un abbattimento delle sanzioni amministrative applicabili. L'effetto premiale si
riduce con il trascorrere del tempo che il contribuente fa passare per procedere alla
regolarizzazione, ed è riconducibile al principio della leale collaborazione e cooperazione tra le
parti. Il ravvedimento è consentito sempre che la violazione che si intende correggere non sia stata
già contestata e non siano già iniziati accessi, ispezioni o verifiche.
4. L’acquiescenza
Si definisce acquiescenza il comportamento del contribuente che accetta la ripresa
dell'amministrazione finanziaria e rinuncia a contestarla: con essa il contribuente rinuncia ad
impugnare l'avviso di accertamento o di liquidazione e a formulare istanza di accertamento con
adesione, provvedendo a pagare le somme complessivamente dovute entro il termine per la
proposizione del ricorso. La riduzione delle sanzioni amministrative previste per l'acquiescenza è
pari ad 1/3 del minimo. Un'ulteriore forma di acquiescenza che attiene alle sole sanzioni
amministrative consente al contribuente di definire in via agevolata le sanzioni irrogate con il
pagamento di un importo pari ad 1/3 del minimo, mantenendo la possibilità di contestare in sede
giudiziale le maggiori imposte accertate dall'ufficio, attraverso l'impugnazione dell'atto impositivo.
5. Gli interpelli
L’interpello è un istituto procedimentale attraverso il quale è riconosciuta al contribuente la facoltà
di rivolgere un'istanza all'amministrazione finanziaria, al fine di ottenere un parere qualificato in
ordine all'applicazione delle norme tributarie ad una fattispecie concreta e personale. In questo
modo l'amministrazione pone in essere un'attività di consulenza giuridica a carattere specifico, in
una fase precedente a quella dell'adempimento dell'obbligazione tributaria. Tramite l'interpello, il
singolo può conoscere preventivamente la posizione dell'amministrazione finanziaria in merito al
regime fiscale di un atto, fatto un negozio, per evitare di commettere violazioni della norma
tributaria ed avere un importante effetto di certezza giuridica.
L'attuale sistema prevede quattro tipologie di interpello:
i. Interpello ordinario
si tratta dell'interpello relativo all'applicazione delle disposizioni tributarie fa casi
concreti e personali, qualora vi siano obiettive condizioni di incertezza sulla corretta
interpretazione di uno o più norme tributarie. Si distingue tra interpello interpretativo,
che mira a risolvere un dubbio in ordine alla corretta interpretazione di una norma, e
interpello qualificatorio, che mira a fornire la corretta qualificazione giuridica di una
fattispecie e ad individuare le norme da applicare in concreto.
ii. Interpello probatorio
riguarda le istanze volte ad ottenere un parere sulla sussistenza delle condizioni o sulla
valutazione di idoneità di determinati elementi probatori richiesti dalla legge per
applicare o disapplicare un regime fiscale.
iii. Interpello antiabuso
Attraverso tale interpello, il contribuente può chiedere all'amministrazione finanziaria il
parere relativamente all'applicazione della disciplina sull'abuso del diritto a una
determinata fattispecie.
iv. Interpello disapplicativo
Consente al contribuente di ottenere un parere dell'amministrazione finanziaria in ordine
alla disapplicazione di una specifica norma di natura antielusiva potenzialmente
applicabile alla fattispecie prospettata.
Sono legittimati a presentare istanza di interpello tutti i contribuenti; le istanze sono presentante
mediante consegna brevi manu, o spedizione a mezzo posta raccomandata con avviso di
ricevimento, o per via telematica mediante PEC alla direzione regionale dell'agenzia delle entrate
competente. L'istanza di interpello deve identificare il soggetto istante e contenere la descrizione
puntuale e circostanziale della fattispecie, oltre ad indicare le disposizioni di cui si chiede
l'interpretazione, applicazione o disapplicazione; deve essere esposta in modo chiaro e univoco con
la soluzione interpretativa proposta dal contribuente.
L'istanza presentata dal contribuente deve rispettare quattro condizioni:
- La questione oggetto dell'istanza deve essere riferita a casi concreti e personali;
- Deve sussistere una condizione di obiettiva incertezza;
- L'istanza di interpello deve avere il carattere preventivo;
- Non possono essere presentate istanze idonee ad interferire con l'esercizio di poteri
accertativi.
La risposta dell'amministrazione finanziaria deve essere notificata o comunicata al contribuente
entro 90 giorni (interpello ordinario) o 120 giorni (altri interpelli) dalla presentazione dell'istanza;
qualora l'amministrazione abbia richiesto documentazione integrativa, la risposta dovrà essere
comunicata entro 60 giorni dalla ricezione della stessa. Se l'amministrazione finanziaria non
risponde nei termini previsti, si forma il silenzio assenso. La risposta dell'amministrazione vincola
tutti gli uffici fiscali, con sanzione espressa di nullità per i successivi atti impositivi o sanzionatori
che siano difformi alla risposta medesima; il vincolo opera limitatamente al soggetto istante e al
caso prospettato. Per il contribuente la risposta fornita dall'amministrazione finanziaria non è
vincolante, potendo egli decidere di discostarsene. Espressamente prevista è la non impugnabilità
delle risposte alle istanze di interpello.
Interpello sui nuovi investimenti
Interpello sui nuovi investimenti è rivolto a quei soggetti che intendono effettuare nel
territorio dello Stato investimenti del valore non inferiore a 30 milioni di euro. La ratio è
quella di individuare in termini preventivi quale sarà il complessivo trattamento fiscale del
progetto imprenditoriale. L'istanza di interpello deve essere presentata alla direzione centrale
normativa dell'agenzia delle entrate, la quale è tenuta a rispondere entro 120 giorni con
possibile formazione del silenzio-assenso. La risposta vincola l'agenzia delle entrate, in
relazione al piano di investimento descritto, nei confronti di tutti i soggetti coinvolti
nell'investimento, senza possibilità di rettifica in autotutela. Qualsiasi organo chiamato ad
esercitare attività di accertamento sugli investitori coinvolti è tenuto a interpellare l'ufficio
che ha redatto la risposta, per verificare se l'accertamento in corso riguardi la stessa
fattispecie è già risolta in sede di interpello sui nuovi investimenti.
Interpello internazionale
Questa tipologia di interpello, riservata alle imprese con attività internazionale, costituisce
una forma avanzata di tax compliance, in quanto prevede la partecipazione del soggetto
istante alla fase istruttoria posta in essere dall'amministrazione è la conclusione di un
accordo di interpello tra i due soggetti. L'istanza deve essere presentata presso la direzione
centrale accertamento dell'agenzia delle entrate e deve contenere una chiara indicazione
dell'oggetto dell'accordo preventivo proposto, recando la documentazione atta a comprovare
il possesso dei requisiti relativi all'impresa con attività internazionale. Al termine dell'attività
istruttoria, l'ufficio può invitare l'impresa a comparire per mezzo del legale rappresentante o
di un procuratore, al fine di verificare la completezza delle informazioni fornite, formulare
eventuale richiesta di ulteriore documentazione e definire i termini di svolgimento del
procedimento in contraddittorio. Quest'ultimo deve concludersi entro 180 giorni dal
ricevimento dell'istanza. Nel corso del procedimento l'ufficio può accedere presso le sedi di
svolgimento dell'attività dell'impresa allo scopo di prendere diretta cognizione di elementi
utili a fini istruttori. Al termine dell'istruttoria, la procedura si perfeziona con la
sottoscrizione di un accordo del quale vengono individuati e definiti gli elementi oggetto
dell'istanza. Gli accordi preventivi sono vincolanti per il contribuente per l'amministrazione
finanziaria per il periodo d'imposta nel corso del quale sono stipulati e per i quattro periodi
di imposta successivi.
7. L’autotutela tributaria
L'autotutela tributaria consiste nel potere dell'amministrazione finanziaria di annullare gli atti
illegittimi e di revocare gli atti impositivi infondati e di rinunciare in tutto in parte all’imposizione.
Tale potere è attribuito allo stesso ufficio che ha emanato l'atto e alla direzione regionale
dell'agenzia delle entrate competente. La disciplina dell'autotutela individua una serie di ipotesi, non
tassative, in cui l'ufficio fiscale può intervenire (errore di persona, è evidente errore logico di
calcolo, errore materiale del contribuente facilmente riconoscibile). Il potere di autotutela può
essere esercitato senza necessità di istanza da parte del contribuente; esercitabile anche in pendenza
di giudizio e qualora sulla controversia sia intervenuta sentenza passata in giudicato, purché
l'annullamento dell'atto da parte dell'ufficio si basi su motivi diversi da quelli su cui è intervenuto il
giudicato. L'annullamento dell'atto impositivo può determinare il sorgere di un diritto di credito in
capo al contribuente, relativamente alle somme già versate. L'autotutela non determina il venir
meno del potere impositivo dell'amministrazione relativamente alla fattispecie tributario oggetto
dell'atto annullato: l'ufficio potrà sostituire l'atto non ancora decaduto con un altro diverso,
rinnovando la pretesa impositiva. La presentazione dell'istanza di autotutela non sospende i termini
per l'impugnazione dell'atto ritenuto viziato.
Una fattispecie di autotutela doverosa per l'ufficio fiscale si può configurare qualora l'atto
amministrativo sia contrario al diritto europeo.
Se l'esercizio del potere di autotutela avviene nel corso del processo tributario, occorre distinguere
due ipotesi:
- L'annullamento o revoca dell'atto è parziale il contribuente ha la possibilità di prestare
acquiescenza alla pretesa per fruire della riduzione delle sanzioni; il contribuente può
avvalersi degli istituti di definizione agevolata delle sanzioni previsti per l'atto oggetto di
annullamento revoca, purché rinunci al ricorso.
- L’annullamento o revoca dell'atto è totale si viene a determinare una situazione di
cessazione della materia del contendere in virtù della quale il contribuente può chiedere al
giudice la condanna dell'amministrazione alle spese processuali.