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CAP.

5: LE IMPOSTE DIRETTE

LA STRUTTURA DEL SISTEMA TRIBUTARIO ITALIANO

Il sistema tributario (o fiscale) è l’insieme delle norme costituzionali, legislative e delle


disposizioni applicative tramite cui uno Stato regola i tributi in un dato momento.
I moderni sistemi tributari sono il risultato di una lunga evoluzione storica.
In passato la ricchezza principale era costituita dai terreni e quindi la principale imposta
diretta era l’imposta sui terreni (che il proprietario pagava per il fatto di possedere un terreno). Vi
erano anche varie imposte indirette soprattutto sui consumi, sulle vendite o sulle importazioni dei
beni.
Oggi i terreni non rappresentano più la principale forma di ricchezza (patrimonio), né la
principale fonte di reddito delle persone. I fabbricati, le azioni, le obbligazioni e i buoni del
Tesoro, le attività di lavoro, sia dipendente sia autonomo (ossia relativo al commercio o
attività professionale ecc.), producono reddito: e infatti i moderni sistemi tributari tassano i
redditi provenienti da queste forme di ricchezza e da queste attività.
Negli attuali sistemi tributari coesistono imposte:

- dirette : che in genere colpiscono il reddito globale del contribuente, (che deriva dalle
fonti appena citate), e che spesso sono progressive.
- indirette : che colpiscono la produzione e soprattutto gli scambi dei beni e sono
proporzionali, con aliquote differenziate (IVA).

Appartengono alla categoria delle imposte dirette anche le imposte patrimoniali, tributi che
incidono sul patrimonio del contribuente. Si distinguono dalle imposte sul reddito che
invece colpiscono i flussi di ricchezza di un soggetto in un determinato periodo.

I principi generali del sistema tributario del nostro Paese sono delineati dalla Costituzione

- L’art. 23 : afferma che « nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere


imposta se non in base alla legge ». L’art. 23 stabilisce quindi una “riserva di legge”.
Questo principio di legalità dei tributi discende dal principio della certezza dei tributi,
per cui l’imposta non può essere introdotta in modo arbitrario. Le fonti del diritto
tributario sono costituite da norme primarie, ossia da leggi, da decreti legge e da
decreti legislativi.
- L’art. 53 : afferma che « tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione
della loro capacità contributiva » e che « il sistema tributario è informato a criteri di
progressività ». L’art. 53 è un’applicazione dei principi della generalità (o
universalità) dell’imposta, della capacità contributiva e della progressività
dell’imposizione.
Questo articolo richiama l’art. 2 che sancisce il principio di solidarietà e l’art.3 che
sancisce l’uguaglianza formale.
- L’art. 75: sancisce che il referendum abrogativo NON può essere effettuato in
materia tributaria, leggi di bilancio, amnistia (estinzione di reato) e indulto (estinzione
della pena).
- L’art. 117 : delinea le materie di competenza dello stato e delle regioni, in ogni caso
lo stato delinea le linee guida entro il quale le regioni possono muoversi.

NB! Nel 2001 una legge costituzionale ha modificato il titolo V della costituzione e nel 2009 è
stato introdotti il FEDERALISMO FISCALE: secondo cui anche gli enti territoriali possono
applicare entrate proprie in armonia con le leggi dello stato.

La storia del sistema tributario italiano si svolge in parallelo all’evoluzione politica e


sociale del Paese: con l’unificazione degli Stati che diede luogo al Regno d’Italia iniziò la
“revisione del sistema fiscale”.
Una prima sistemazione organica dell’ordinamento tributario fu attuata nel 1951. L’allora
ministro delle Finanze Ezio Vanoni, promotore della riforma che prese il suo nome, approntò
un sistema di tassazione più equo e moderno. La successiva importante riforma del sistema
tributario, nel biennio 1973-1974, si sostanziò in un complesso di normative che istituirono e
rinnovarono la maggior parte dei tributi oggi esistenti.
Il bisogno di assicurare una maggiore equità fiscale e, soprattutto, la continua e persistente lotta
all’evasione hanno fatto sì che i diversi Governi che si sono succeduti negli anni abbiano di volta
in volta modificato ulteriormente il sistema tributario che attualmente è così strutturato:

OLTRE ALLE IMPOSTE DIRETTE SUL REDDITO ESISTONO ANCHE IMPOSTE DIRETTE
SUL PATRIMONIO:
Le imposte dirette sul patrimonio possono essere:

- ordinarie: sono quelle che il proprietario di un patrimonio deve pagare regolarmente


(ad esempio ogni anno). Essa normalmente si applica con aliquote basse perché il
contribuente deve poterla pagare con il reddito derivante dal patrimonio,
altrimenti, sarebbe costretto a vendere ogni anno una parte del patrimonio stesso,
fino a perderlo completamente.
- straordinarie: sono quelle che un soggetto deve pagare una tantum e che di solito è
introdotta per far fronte a esigenze straordinarie (come una calamità o un disavanzo
pubblico eccessivo), può avere un’aliquota più alta di quella dell’imposta ordinaria,
perché il contribuente potrebbe pagare l’imposta straordinaria anche alienando una parte
del suo patrimonio.

Oggi in Italia esistono quasi esclusivamente imposte dirette sul REDDITO ma nel passato
sono state applicate diverse imposte dirette sul patrimonio, sia ordinarie sia straordinarie.

ESEMPIO: Nel 1992 fu istituita un’imposta patrimoniale straordinaria sul patrimonio


rappresentato dai depositi bancari con aliquota pari allo 0,6% degli stessi. Le banche, nella
giornata del 9 luglio 1992, prelevarono l’imposta direttamente dai depositi dei correntisti e la
versavano all’Erario.

La banca dati dell’Anagrafe tributaria raccoglie ed elabora notizie relative alla fiscalità dei
contribuenti italiani:
Un ruolo importante nell’attuale sistema è svolto dall’ Anagrafe tributaria. Questa ha il compito
di raccogliere e ordinare i dati e le notizie derivanti dalle dichiarazioni, dalle denunce (che i
contribuenti hanno presentato agli uffici tributari) e dagli accertamenti fatti da tali uffici e, in
ogni caso, i dati e le notizie che possono essere rilevanti ai fini tributari.
Per ciascun contribuente vi è una scheda che contiene tutti i dati utili perché gli uffici tributari
possano valutare la sua capacità contributiva.
A ciascun contribuente è assegnato un numero di codice fiscale, costruito a partire dai suoi
dati anagrafici, questo è lo strumento di identificazione dei contribuenti nei rapporti con il
Fisco: deve infatti essere indicato in tutti gli atti e i documenti che hanno rilevanza ai fini fiscali.
Esso è attribuito fin dalla nascita per consentire l’accesso alle prestazioni del Servizio
Sanitario Nazionale.

Lo Statuto del contribuente (legge 212 del 27/07/2000)

La legge 212/2000 ha fissato una serie di regole di carattere generale per tutelare i diritti del
contribuente e garantire la chiarezza delle norme tributarie, la semplificazione delle
procedure e la correttezza dell’imposizione. Lo Statuto del contribuente, si propone di
esercitare uguaglianza, solidarietà, democrazia e trasparenza.
Vincoli imposti al legislatore:
- divieto di introdurre tributi con decreto legge
- irretroattività delle leggi
- divieto di inserire imposizioni tributarie in leggi che non sono tributarie
Norme che regolano il rapporto Amministrazione fiscale-contribuente:
- obbligo di facilitare la conoscenza delle disposizioni tributarie
- obbligo di notificazione (conoscenza)
- obbligo di fornire una chiara motivazione dei provvedimenti a carico del contribuente
- diritto del contribuente a porre quesiti sulle norme tributarie (diritto di interpello) e di ricevere
risposta scritta e motivata, in caso di mancata risposta si presume che l’Amministrazione
condivida l’interpretazione del contribuente (silenzio-assenso)

Lo statuto ha inoltre disposto l’istituzione di un’autorità indipendente, il GARANTE DEL


CONTRIBUENTE, con funzione di tutelare i diritti del contribuente.

L’IRPEF: SOGGETTI E BASE IMPONIBILE

L’IRPEF è un’imposta diretta, personale, progressiva per scaglioni, che si applica sul
reddito complessivo netto annuo delle persone fisiche
Tutti gli Stati moderni hanno un’imposta personale e progressiva che colpisce il reddito
complessivo del contribuente (persona fisica): il reddito complessivo è infatti ritenuto il più
importante indice della capacità contributiva del soggetto.
In Italia il reddito complessivo del contribuente è colpito dall’imposta sul reddito delle
persone fisiche (IRPEF).
La normativa sull’IRPEF è contenuta nel Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR) del
1986.

L’IRPEF è un’imposta:

● diretta: perché colpisce una manifestazione immediata della capacità contributiva ovvero
IL REDDITO.
● personale: perché colpisce il reddito dell’individuo tenendo conto della sua situazione
economica generale, cioè della sua capacità contributiva (come ad esempio la
composizione del nucleo familiare);
● progressiva per scaglioni: perché la base imponibile viene divisa in scaglioni e a
ciascuno di questi si applica una diversa aliquota che è maggiore ogni volta che lo
scaglione di reddito diviene più elevato.

I soggetti passivi dell’IRPEF si suddividono in due categorie


Sono soggetti passivi IRPEF:

● le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato, per il reddito dovunque e
comunque conseguito;
● le persone fisiche non residenti nel territorio dello Stato, limitatamente ai redditi
che hanno conseguito nel territorio dello Stato.

Ai fini fiscali si considera residente chi è iscritto all’anagrafe per la maggior parte dell’anno
e chi, pur non essendo iscritto all’anagrafe, ha per la maggior parte dell’anno in Italia il
domicilio o la residenza.
A decorrere dal 1°gennaio 1999, le persone fisiche cancellate dall’anagrafe dei residenti in Italia
per spostarsi in Paesi a regime fiscale privilegiato (i “paradisi fiscali” di cui al decreto ministeriale
del 4 maggio 1999) si considerano comunque residenti in Italia, salvo prova contraria.

La base imponibile (ossia l’oggetto) dell’IRPEF è data dal reddito complessivo annuo meno
gli oneri deducibili, definiti periodicamente dal Legislatore.
La base imponibile coincide con il reddito della persona, per cui, nel caso di nuclei
familiari, i redditi dei coniugi sono tassati separatamente l’uno dall’altro.

- Gli oneri deducibili, da non confondere con le detrazioni, costituiscono alcune


tipologie di spese (documentate) che il contribuente sostiene durante il periodo di
imposta e che l’ordinamento permette di sottrarre dal suo reddito complessivo.
- Le detrazioni sono somme che devono essere detratte dall’imposta lorda per
determinare l’imposta netta, cioè l’imposta che il contribuente deve all’Erario.

Le voci delle deduzioni e delle detrazioni, come del resto la misura delle aliquote e gli scaglioni di
reddito, possono variare annualmente secondo le scelte politiche del Governo e sono definite
tramite la Legge di bilancio.
Il reddito complessivo annuo è dato dalla somma dei redditi che l’individuo percepisce
dalle diverse fonti.

La legge classifica i redditi che concorrono a formare la base imponibile IRPEF in 6 categorie:

1. redditi fondiari;
2. redditi di capitale;
3. redditi di lavoro dipendente;
4. redditi di impresa;
5. redditi di lavoro autonomo;
6. redditi diversi.

I redditi di ciascuna categoria sono determinati, dichiarati (e accertati) distintamente, secondo


regole proprie. Le lezioni che seguono sono dedicate a una sintetica disamina di queste
categorie.

I REDDITI FONDIARI E DI CAPITALE

I redditi FONDIARI provengono dai terreni e dai fabbricati iscritti rispettivamente


nel catasto dei terreni e nel nuovo catasto edilizio urbano. Sono costituiti da:

- reddito dominicale: è il reddito che deriva dal possesso (a titolo di


proprietà, usufrutto o altro diritto reale di godimento) di terreni atti alla
produzione agricola, iscritti nel catasto dei terreni.
- reddito agrario: è il reddito che deriva dall’esercizio dell’attività agricola sui
terreni. (se un proprietario di un terreno esercita l’attività di impresa
agricola sullo stesso terreno, l’IRPEF conterà entrambi i redditi)
- reddito dei fabbricati: è il reddito che deriva dal possesso (a titolo di
proprietà, usufrutto o altro diritto reale di godimento) di fabbricati adibiti a
qualunque uso(abitazione, negozi, uffici) e iscritti nel NUOVO CATASTO
URBANO.

IL CATASTO: è un insieme di registri che contengono la descrizione e la


riproduzione grafica di ciascun appezzamento di terreno, il nome del proprietario
o dei titolari di altri diritti reali, e il reddito catastale (ovvero il reddito medio che si
può ottenere dal terreno).
Gli uffici del catasto determinano il reddito catastale attraverso 2 distinte serie di
operazioni:

1. OPERAZIONI GEOMETRICHE-TOPOGRAFICHE: rilevano la


configurazione e l’estensione dei singoli appezzamenti
2. OPERAZIONI ECONOMICHE: hanno lo scopo di determinare il reddito
catastale

Il reddito AGRARIO che concorre a formare la base imponibile IRPEF è il


REDDITO CATASTALE, ovvero il reddito medio che l’imprenditore agricolo può
trarre dal terreno.
Il reddito DEI FABBRICATI che concorre a formare la base imponibile IRPEF è
determinato dal catasto e si chiama RENDITA CATASTALE, ovvero il reddito
medio che il proprietario può trarre da quell’unità immobiliare.
Prevedendo che vi possa essere inflazione, la legge ha disposto che le rendite
catastali vengano periodicamente aggiornate.

I REDDITI DI CAPITALE: sono costituiti dai proventi derivanti dall’impiego di


capitale, in base all’art. 44 del TUIR sono:

1. interessi derivanti da un capitale dato in prestito


2. redditi (interessi, premi) derivanti dai titoli del debito pubblico
3. redditi (interessi, premi) derivanti dalle obbligazioni o dai conti correnti
bancari/postali
4. redditi derivanti dalla partecipazione a società di capitali
5. rendite perpetue
6. compensi per prestazioni di garanzie e fideiussioni

I REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE E DI LAVORO AUTONOMO


I redditi di lavoro dipendente derivano da rapporti aventi per oggetto la prestazione di
lavoro alle dipendenze e sotto la direzione di altri.

In base all’art. 49 del TUIR sono redditi di lavoro dipendente:

● i redditi derivanti da un rapporto di lavoro subordinato: stipendi, salari, tredicesima


mensilità, compensi per lavoro straordinario, per lavoro a domicilio ecc.;
● le pensioni.

Questi redditi concorrono per intero a formare la base imponibile IRPEF del soggetto che li
percepisce.
I contributi previdenziali (per pensione ecc.), che il datore di lavoro trattiene sulla
retribuzione del lavoratore e versa agli enti previdenziali (INPS ecc.) non concorrono però
a formare la base imponibile IRPEF.

ESEMPIO Un’impresa deve corrispondere a un operaio un salario di 13.000 euro annui, dal
quale deve trattenere 1000 euro di contributi (che deve versare agli enti previdenziali); la somma
soggetta a imposta sarà quindi 12.000 euro e non 13.000 euro.

I redditi di lavoro dipendente sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di acconto
I datori di lavoro quando corrispondono i redditi di lavoro dipendente ai loro dipendenti, devono
trattenere una parte di tali redditi e versarla all’Erario: devono cioè operare una ritenuta alla
fonte, che è a titolo di acconto. Questa ritenuta infatti è solo un acconto dell’IRPEF che il
dipendente (o pensionato) dovrà pagare sul suo reddito complessivo imponibile.

Lo Stato, quando paga stipendi, pensioni ecc., opera anch’esso la ritenuta d’acconto, tuttavia si
limita a trattenere queste somme, non avendo ovviamente alcun bisogno di versarle a se stesso
(ritenuta diretta).

Ai dipendenti (e pensionati), dunque, il tributo viene trattenuto, ogni mese, direttamente


dallo stipendio (o della pensione). Il calcolo periodico tiene conto del probabile reddito a fine
anno, ma è comunque provvisorio ed è per questo motivo che viene generalmente corretto
con il conguaglio finale, oppure in sede di dichiarazione dei redditi, l’anno successivo.

Diversi altri redditi sono eguagliati ai redditi di lavoro dipendente e quindi ne seguono il
regime fiscale: Sono i compensi pagati per la collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e
simili; remunerazioni dei sacerdoti, somme percepite per l’attività di amministratore, sindaco o
revisore di società per l’attività parlamentare, per le cariche pubbliche elettive (consiglieri
regionali, provinciali, comunali), e quelle percepite dai giudici costituzionali, le borse di studio di
studenti, giovani diplomati o laureati ecc.

I redditi di lavoro dipendente e i redditi assimilati vanno poi dichiarati secondo i dati
contenuti nel modello CU rilasciato dal datore di lavoro o dall’ente che eroga la pensione
La certificazione unica è un documento fiscale (modello CU) comprovante la percezione del
reddito da parte di un contribuente (lavoratore dipendente o lavoratore autonomo).
La certificazione unica viene emessa e inviata al datore di lavoro (sostituto d’imposta), se si tratta
di lavoratori dipendenti (sostituiti). Su questo modello sono riportati il reddito del dipendente
ai fini dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali e le ritenute d’acconto operate dal
sostituto d’imposta.

I redditi di lavoro autonomo sono quelli derivanti dall'esercizio abituale di arti e


professioni (ad esempio l’attività di pittore, medico, avvocato, notaio). In base a quanto previsto
dal TUIR rientrano in questa categoria:

● i redditi derivanti dall’esercizio di arti e professioni;


● i redditi realizzati da artisti e professionisti che esercitano l’arte o la professione in forma
associata;
● i redditi derivanti dalla utilizzazione economica di opere dell’ingegno, invenzioni industriali
e simili, quando non conseguiti nell’esercizio di imprese commerciali.

Anche questi redditi sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di acconto
La legge prevede, nella maggior parte dei casi, l’applicazione di una ritenuta alla fonte. Gli
imprenditori, le società e gli enti che pagano compensi a soggetti che effettuano prestazioni di
lavoro autonomo devono operare su quei compensi una ritenuta d’acconto (solitamente nella
misura del 20% dell’ammontare del compenso) e versare all’Erario.
Questa ritenuta è un acconto dell’IRPEF che il lavoratore autonomo dovrà pagare sul suo
reddito complessivo imponibile.

NB! Per gli artisti e i professionisti la base imponibile IRPEF è la differenza tra i compensi
percepiti e le spese sostenute per l’esercizio dell’attività.
Il reddito di lavoro autonomo che concorre a formare la base imponibile IRPEF è pari alla
differenza tra i compensi (cioè i ricavi) conseguiti nell’anno solare (1° gennaio-31 dicembre) e
le spese (cioè i costi), inerenti all’esercizio dell’arte o professione sostenute nell’anno stesso.
Le spese sono deducibili dai ricavi solo se documentate. L’artista o il professionista deve
quindi poter presentare i documenti (fatture, ricevute ecc.) da cui risulta che egli ha
effettivamente sostenuto quelle spese, e cioè che ha pagato quelle somme.
La rilevazione dei compensi e delle spese avviene in base alle scritture contabili che
artisti e professionisti hanno l’obbligo di tenere e che variano a seconda del regime di
contabilità (regime contabile fiscale) adottato.
I regimi contabili previsti dal nostro ordinamento fiscale sono:

● il regime della contabilità ordinaria;


● il regime della contabilità semplificata;
● alcuni regimi “agevolati”che possono applicarsi a coloro che svolgono attività
generatrici di redditi di lavoro autonomo di ammontare estremamente ridotto.

I REDDITI DI IMPRESA E I REDDITI DIVERSI

Il reddito di impresa origina dall’esercizio di impresa commerciale


L’esercizio di impresa commerciale è l’esercizio abituale, ancorché non esclusivo, delle attività
commerciali elencate nell’art. 2195 del codice civile. L’elenco è costituito dalle attività:
industriale, commerciale, di trasporto, bancaria, assicurativa e ausiliarie delle precedenti.
Il reddito di impresa che concorre a formare la base imponibile IRPEF è l’utile netto
conseguito nel periodo di imposta, con variazioni rispetto alla normativa civilistica

Il reddito (netto) d'impresa che concorre a formare la base imponibile ai fini dell’IRPEF è
costituito dall’utile netto conseguito nel periodo di imposta (l’anno solare).
L’ammontare che concorre a formare la base imponibile IRPEF viene determinato così:
Si parte dal risultato del conto economico che costituisce il reddito civilistico (o contabile).
ed occorre poi apportare alcune variazioni, applicando al risultato netto le variazioni in
aumento o in diminuzione stabilite dalle norme tributarie, si perviene al reddito fiscale, cioè al
reddito che concorre a formare la base imponibile.

LA BASE IMPONIBILE IRPEF E IL CALCOLO DELL’IMPOSTA

La base imponibile IRPEF è uguale al reddito complessivo meno la somma degli oneri
deducibili e la deduzione per l’abitazione principale
La somma delle sei categorie di redditi esaminate in precedenza costituisce il reddito
complessivo del soggetto.

Gli oneri deducibili sono alcuni tipi di spese sostenute dal contribuente
Al fine di determinare il reddito imponibile occorre sottrarre dal reddito complessivo gli oneri
deducibili. Tutto ciò a condizione che tali spese siano adeguatamente documentate. I
principali oneri deducibili, stabiliti tassativamente nel TUIR, sono:

● i contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e quelli per la previdenza


complementare dei lavoratori autonomi e degli imprenditori;
● l’assegno periodico che il contribuente ha corrisposto al coniuge separato o
divorziato anche se residente all’estero;
● le spese mediche e di assistenza specifica per i portatori di handicap (purché
documentate mediante fatture o ricevute che attestino che il contribuente ha pagato le
relative somme);
● i contributi per gli addetti ai servizi domestici e familiari (ad esempio: colf, baby-sitter
e assistenti delle persone anziane);
● gli assegni familiari.
È altresì dedotta dal reddito imponibile la cosiddetta agevolazione per la prima casa.
Una volta quantificato il reddito imponibile, applicando a questo importo le aliquote
crescenti per i vari scaglioni di reddito, si ottiene l’imposta lorda.
Per ottenere l’IMPOSTA NETTA bisogna sottrarre a quella lorda le detrazioni:

★ detrazioni per carichi di famiglia: sono detrazioni soggettive, perché riguardano le


relative condizioni familiari dei contribuenti, e spettano a coloro che convivono con
familiari a carico ( coniuge, figli …) ed il cui reddito annuale è inferiore a definiti
importi.
★ detrazioni per tipologia di reddito: sono detrazioni oggettive e vengono concesso
a seconda che il reddito sia la LAVORATORE DIPENDENTE,DA PENSIONE, DA
LAVORO AUTONOMO…
★ detrazioni per oneri: sono ad esempio le spese per prestazioni sanitarie, per
interessi passivi su mutui, per premi di assicurazione…
★ detrazioni di altro vario genere

All’importo così ottenuto occorre togliere poi eventuali crediti di imposta, ritenute subite e
acconti.

L’ACCERTAMENTO DELL’IRPEF

L’accertamento dell’IRPEF avviene tramite il sistema della denuncia verificata


I soggetti passivi IRPEF devono presentare ogni anno la dichiarazione dei redditi su un
modello conforme a quello approvato dal ministro dell’Economia e delle Finanze.

Il termine per la presentazione della dichiarazione cambia in relazione al modello fiscale da


compilare e alle modalità di presentazione. I modelli dichiarativi, a loro volta, cambiano a
seconda del soggetto passivo.
I lavoratori dipendenti e i pensionati possono affidare la redazione e la presentazione
della propria dichiarazione dei redditi rispettivamente al proprio datore di lavoro o all’ente
che eroga loro la pensione, cioè al proprio sostituto d’imposta, oppure ai Centri di assistenza
fiscale (CAF) per lavoratori dipendenti o pensionati.

I redditi dei coniugi e dei figli minori sono soggetti a regole particolari:
● I redditi dei beni che formano oggetto della comunione legale o del fondo patrimoniale
sono imputati a metà fra i coniugi.
● I redditi dei figli minori soggetti all'usufrutto legale dei genitori sono pure imputati per
metà a ciascuno dei genitori. Viceversa, i genitori devono dichiarare separatamente dai
propri redditi i redditi dei figli minori non soggetti a usufrutto legale.

Come regola generale la dichiarazione è dovuta da tutti i soggetti passivi, la legge afferma
infatti che ogni soggetto passivo deve dichiarare i redditi che ha percepito nell’anno solare
precedente.
I soggetti che sono obbligati a tenere le scritture contabili (come gli artisti, i professionisti e i
titolari di imprese commerciali) devono sempre presentare la dichiarazione, anche quando non
hanno conseguito redditi ma, anzi, hanno avuto perdite.

ESEMPIO Un professionista (che ha soltanto redditi derivanti dalla sua attività professionale)
nell’anno X ha costi superiori ai ricavi. In questo caso egli ha un reddito negativo, cioè una
perdita (e naturalmente non deve pagare alcuna imposta), eppure è obbligato comunque a
presentare la dichiarazione.

Determinati soggetti sono esonerati dalla dichiarazione dei redditi.


L’elenco completo dei soggetti esonerati è riportato ogni anno sulle istruzioni per la compilazione
della dichiarazione. Ad esempio:
- persone fisiche che non possiedono alcun reddito
- pensionati che possiedono una sola pensione

Le persone fisiche, anche se non obbligate, possono comunque presentare la dichiarazione dei
redditi qualora vogliano usufruire di eventuali detrazioni IRPEF.

L’IRPEF da versare non è tuttavia l’imposta netta, ottenuta sottraendo da quella lorda le
detrazioni previste per legga, perciò il contribuente deve fare una serie di operazioni.

➢ Una prima operazione consiste nel sottrarre dall’imposta netta le ritenute


d’acconto subite.

I principali casi di ritenuta d’acconto sono i seguenti:


➢ La seconda operazione consiste nel sottrarre, dalla differenza tra l’imposta netta e
il totale delle ritenute d’acconto, l’acconto d'imposta già versato

La legge stabilisce che tutti i contribuenti debbano versare ogni anno, in due rate, per il
periodo d'imposta in corso, un acconto di imposta pari a una data percentuale
dell’imposta dovuta, prendendo come base il reddito risultante dalla dichiarazione
dell’anno precedente. Il saldo che risulta dalla dichiarazione dei redditi e l’eventuale
prima rata di acconto devono essere versati entro il 30 giugno dell’anno in cui si
presenta la dichiarazione, oppure entro i successivi 30 giorni pagando una
maggiorazione dello 0,40%. La scadenza per l’eventuale seconda o unica rata di
acconto è invece il 30 novembre .

L’acconto IRPEF è dovuto se l’imposta dichiarata in quell’anno (riferita, quindi,


all’anno precedente), al netto delle detrazioni, dei crediti di imposta, delle ritenute e delle
eccedenze, è superiore a 51,65 euro. L’acconto è pari al 100% dell’imposta dichiarata
nell’anno. Tuttavia, se la misura dell’acconto non supera i 257,52 euro, esso deve essere
versato in un’unica soluzione, entro il 30 novembre.
ESEMPIO Il sig. Rossi fa la dichiarazione relativa ai redditi che ha percepito nell’anno X–1. La
differenza di questa dichiarazione è 1000 euro. Nel giugno dell’anno X egli versa quindi il 40% di
1000 euro, cioè 400 euro; nel novembre dell’anno X egli versa il 60% di 1000 euro, cioè 600
euro. Nell’anno X+1 il sig. Rossi fa la dichiarazione relativa ai redditi dell’anno X. Supponiamo
che in questa dichiarazione la differenza (tra l’imposta netta e il totale delle ritenute e crediti) sia
pari a 1200 euro. Egli dovrà fare la seguente operazione:
1200 euro – (400 + 600) euro = 1200 euro – 1000 euro = 200 euro
Il risultato di questa operazione rappresenta il debito di imposta (IRPEF) del contribuente,
tuttavia non si tratta ancora dell’imposta che egli deve pagare al Fisco.

➢ Una terza operazione consiste nel compensare il debito IRPEF con eventuali
crediti nei confronti dell’Erario
La legge stabilisce che il contribuente che ha un credito erariale può sottrarlo dal debito
IRPEF. Il risultato di quella sottrazione è il saldo di imposta, cioè l’IRPEF che il
contribuente deve pagare nel mese di giugno.

ESEMPIO Il sig. Rossi per l’anno X ha un debito IRPEF di 200 euro. Se per lo stesso anno X ha
un credito IRAP di 90 euro, egli, anziché chiedere al Fisco il rimborso di quel credito, può
compiere la seguente operazione: 200 euro – 90 euro = 110 euro. Questa è la somma che egli
deve versare al Fisco come saldo IRPEF in giugno.

I modelli con cui effettuare la dichiarazione IRPEF sono predisposti ogni anno dall’Agenzia delle
Entrate e variano a seconda che si tratti di persone fisiche, società di persone o capitali.
Le persone fisiche possono utilizzare o L’UNICO PF o il MODELLO 730, mentre le società di
persone, capitali ed enti non commerciali devono utilizzare IL MODELLO UNICO DELLE
SOCIETA’. In fondo a questi modelli, il contribuente trova la scheda allegata per il versamento
dell’8x1000 (chiesa cattolica ed altre confessioni) del 5x1000 (enti del terzo settore e ricerca
scientifica) e del 2x1000 (partiti politici).
LE PROCEDURE DI ACCERTAMENTO DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Dopo che il contribuente ha presentato la dichiarazione dei redditi, questa va accertata. Esistono
2 tipologie di accertamento:

1. ACCERTAMENTO A DICHIARAZIONE VERIFICATA: è la procedura più diffusa, in


questo caso è l’agenzia delle entrate che verifica le dichiarazioni del contribuente, che
secondo il principio dell’AUTOTASSAZIONE, ha comunicato e liquidato al fisco l’importo
dovuto. Il nostro sistema fiscale infatti, prevede che per la maggior parte delle imposte
sia il contribuente stesso ad attivarsi e ad adempiere al suo obbligo tributario, calcolando
e versando l’imposta dovuta, tale procedimento si chiama AUTOLIQUIDAZIONE.
2. ACCERTAMENTO D’UFFICIO: scatta in presenza di omessa o nulla dichiarazione, in
questo caso gli uffici calcolano l’imponibile applicando il metodo induttivo. Quando
l’imposta è stata quantificata (LIQUIDAZIONE), gli uffici tramite la NOTIFICAZIONE
comunicano al contribuente l’ammontare dovuto, e scatta per lui l’obbligo di pagare.

Se il contribuente, dopo i controlli effettuati, ritenesse che l’addebito dell’imposta sia illegittimo,
può rivolgersi alla magistratura tributaria per chiedere l’annullamento dell’atto a lui notificato,
aprendo un CONTENZIOSO TRIBUTARIO (legge 31/08/2022 riforma della giustizia tributaria).

Strumento fondamentale dei controlli fiscali sono le indagini bancarie: dal 1992 il segreto
bancario è stato abolito ed è stata istituita L’ANAGRAFE DEI CONTI CORRENTI, attraverso cui
l’amministrazione finanziaria ha ottenuto la possibilità di acquisire gli estremi dei rapporti
intrattenuti dal contribuente con le banche. Si è così strutturata una vera e propria piattaforma
centralizzata con la funzione di integrare i dati raccolti dall’Anagrafe tributaria con quelli forniti dai
vari operatori finanziari. Dal 2013 con il decreto “salva italia” questi ultimi devono comunicare
all’agenzia delle entrate ogni dato dei contribuenti in proprio possesso.

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