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5: LE IMPOSTE DIRETTE
- dirette : che in genere colpiscono il reddito globale del contribuente, (che deriva dalle
fonti appena citate), e che spesso sono progressive.
- indirette : che colpiscono la produzione e soprattutto gli scambi dei beni e sono
proporzionali, con aliquote differenziate (IVA).
Appartengono alla categoria delle imposte dirette anche le imposte patrimoniali, tributi che
incidono sul patrimonio del contribuente. Si distinguono dalle imposte sul reddito che
invece colpiscono i flussi di ricchezza di un soggetto in un determinato periodo.
I principi generali del sistema tributario del nostro Paese sono delineati dalla Costituzione
NB! Nel 2001 una legge costituzionale ha modificato il titolo V della costituzione e nel 2009 è
stato introdotti il FEDERALISMO FISCALE: secondo cui anche gli enti territoriali possono
applicare entrate proprie in armonia con le leggi dello stato.
OLTRE ALLE IMPOSTE DIRETTE SUL REDDITO ESISTONO ANCHE IMPOSTE DIRETTE
SUL PATRIMONIO:
Le imposte dirette sul patrimonio possono essere:
Oggi in Italia esistono quasi esclusivamente imposte dirette sul REDDITO ma nel passato
sono state applicate diverse imposte dirette sul patrimonio, sia ordinarie sia straordinarie.
La banca dati dell’Anagrafe tributaria raccoglie ed elabora notizie relative alla fiscalità dei
contribuenti italiani:
Un ruolo importante nell’attuale sistema è svolto dall’ Anagrafe tributaria. Questa ha il compito
di raccogliere e ordinare i dati e le notizie derivanti dalle dichiarazioni, dalle denunce (che i
contribuenti hanno presentato agli uffici tributari) e dagli accertamenti fatti da tali uffici e, in
ogni caso, i dati e le notizie che possono essere rilevanti ai fini tributari.
Per ciascun contribuente vi è una scheda che contiene tutti i dati utili perché gli uffici tributari
possano valutare la sua capacità contributiva.
A ciascun contribuente è assegnato un numero di codice fiscale, costruito a partire dai suoi
dati anagrafici, questo è lo strumento di identificazione dei contribuenti nei rapporti con il
Fisco: deve infatti essere indicato in tutti gli atti e i documenti che hanno rilevanza ai fini fiscali.
Esso è attribuito fin dalla nascita per consentire l’accesso alle prestazioni del Servizio
Sanitario Nazionale.
La legge 212/2000 ha fissato una serie di regole di carattere generale per tutelare i diritti del
contribuente e garantire la chiarezza delle norme tributarie, la semplificazione delle
procedure e la correttezza dell’imposizione. Lo Statuto del contribuente, si propone di
esercitare uguaglianza, solidarietà, democrazia e trasparenza.
Vincoli imposti al legislatore:
- divieto di introdurre tributi con decreto legge
- irretroattività delle leggi
- divieto di inserire imposizioni tributarie in leggi che non sono tributarie
Norme che regolano il rapporto Amministrazione fiscale-contribuente:
- obbligo di facilitare la conoscenza delle disposizioni tributarie
- obbligo di notificazione (conoscenza)
- obbligo di fornire una chiara motivazione dei provvedimenti a carico del contribuente
- diritto del contribuente a porre quesiti sulle norme tributarie (diritto di interpello) e di ricevere
risposta scritta e motivata, in caso di mancata risposta si presume che l’Amministrazione
condivida l’interpretazione del contribuente (silenzio-assenso)
L’IRPEF è un’imposta diretta, personale, progressiva per scaglioni, che si applica sul
reddito complessivo netto annuo delle persone fisiche
Tutti gli Stati moderni hanno un’imposta personale e progressiva che colpisce il reddito
complessivo del contribuente (persona fisica): il reddito complessivo è infatti ritenuto il più
importante indice della capacità contributiva del soggetto.
In Italia il reddito complessivo del contribuente è colpito dall’imposta sul reddito delle
persone fisiche (IRPEF).
La normativa sull’IRPEF è contenuta nel Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR) del
1986.
L’IRPEF è un’imposta:
● diretta: perché colpisce una manifestazione immediata della capacità contributiva ovvero
IL REDDITO.
● personale: perché colpisce il reddito dell’individuo tenendo conto della sua situazione
economica generale, cioè della sua capacità contributiva (come ad esempio la
composizione del nucleo familiare);
● progressiva per scaglioni: perché la base imponibile viene divisa in scaglioni e a
ciascuno di questi si applica una diversa aliquota che è maggiore ogni volta che lo
scaglione di reddito diviene più elevato.
● le persone fisiche residenti nel territorio dello Stato, per il reddito dovunque e
comunque conseguito;
● le persone fisiche non residenti nel territorio dello Stato, limitatamente ai redditi
che hanno conseguito nel territorio dello Stato.
Ai fini fiscali si considera residente chi è iscritto all’anagrafe per la maggior parte dell’anno
e chi, pur non essendo iscritto all’anagrafe, ha per la maggior parte dell’anno in Italia il
domicilio o la residenza.
A decorrere dal 1°gennaio 1999, le persone fisiche cancellate dall’anagrafe dei residenti in Italia
per spostarsi in Paesi a regime fiscale privilegiato (i “paradisi fiscali” di cui al decreto ministeriale
del 4 maggio 1999) si considerano comunque residenti in Italia, salvo prova contraria.
La base imponibile (ossia l’oggetto) dell’IRPEF è data dal reddito complessivo annuo meno
gli oneri deducibili, definiti periodicamente dal Legislatore.
La base imponibile coincide con il reddito della persona, per cui, nel caso di nuclei
familiari, i redditi dei coniugi sono tassati separatamente l’uno dall’altro.
Le voci delle deduzioni e delle detrazioni, come del resto la misura delle aliquote e gli scaglioni di
reddito, possono variare annualmente secondo le scelte politiche del Governo e sono definite
tramite la Legge di bilancio.
Il reddito complessivo annuo è dato dalla somma dei redditi che l’individuo percepisce
dalle diverse fonti.
La legge classifica i redditi che concorrono a formare la base imponibile IRPEF in 6 categorie:
1. redditi fondiari;
2. redditi di capitale;
3. redditi di lavoro dipendente;
4. redditi di impresa;
5. redditi di lavoro autonomo;
6. redditi diversi.
Questi redditi concorrono per intero a formare la base imponibile IRPEF del soggetto che li
percepisce.
I contributi previdenziali (per pensione ecc.), che il datore di lavoro trattiene sulla
retribuzione del lavoratore e versa agli enti previdenziali (INPS ecc.) non concorrono però
a formare la base imponibile IRPEF.
ESEMPIO Un’impresa deve corrispondere a un operaio un salario di 13.000 euro annui, dal
quale deve trattenere 1000 euro di contributi (che deve versare agli enti previdenziali); la somma
soggetta a imposta sarà quindi 12.000 euro e non 13.000 euro.
I redditi di lavoro dipendente sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di acconto
I datori di lavoro quando corrispondono i redditi di lavoro dipendente ai loro dipendenti, devono
trattenere una parte di tali redditi e versarla all’Erario: devono cioè operare una ritenuta alla
fonte, che è a titolo di acconto. Questa ritenuta infatti è solo un acconto dell’IRPEF che il
dipendente (o pensionato) dovrà pagare sul suo reddito complessivo imponibile.
Lo Stato, quando paga stipendi, pensioni ecc., opera anch’esso la ritenuta d’acconto, tuttavia si
limita a trattenere queste somme, non avendo ovviamente alcun bisogno di versarle a se stesso
(ritenuta diretta).
Diversi altri redditi sono eguagliati ai redditi di lavoro dipendente e quindi ne seguono il
regime fiscale: Sono i compensi pagati per la collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e
simili; remunerazioni dei sacerdoti, somme percepite per l’attività di amministratore, sindaco o
revisore di società per l’attività parlamentare, per le cariche pubbliche elettive (consiglieri
regionali, provinciali, comunali), e quelle percepite dai giudici costituzionali, le borse di studio di
studenti, giovani diplomati o laureati ecc.
I redditi di lavoro dipendente e i redditi assimilati vanno poi dichiarati secondo i dati
contenuti nel modello CU rilasciato dal datore di lavoro o dall’ente che eroga la pensione
La certificazione unica è un documento fiscale (modello CU) comprovante la percezione del
reddito da parte di un contribuente (lavoratore dipendente o lavoratore autonomo).
La certificazione unica viene emessa e inviata al datore di lavoro (sostituto d’imposta), se si tratta
di lavoratori dipendenti (sostituiti). Su questo modello sono riportati il reddito del dipendente
ai fini dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali e le ritenute d’acconto operate dal
sostituto d’imposta.
Anche questi redditi sono soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di acconto
La legge prevede, nella maggior parte dei casi, l’applicazione di una ritenuta alla fonte. Gli
imprenditori, le società e gli enti che pagano compensi a soggetti che effettuano prestazioni di
lavoro autonomo devono operare su quei compensi una ritenuta d’acconto (solitamente nella
misura del 20% dell’ammontare del compenso) e versare all’Erario.
Questa ritenuta è un acconto dell’IRPEF che il lavoratore autonomo dovrà pagare sul suo
reddito complessivo imponibile.
NB! Per gli artisti e i professionisti la base imponibile IRPEF è la differenza tra i compensi
percepiti e le spese sostenute per l’esercizio dell’attività.
Il reddito di lavoro autonomo che concorre a formare la base imponibile IRPEF è pari alla
differenza tra i compensi (cioè i ricavi) conseguiti nell’anno solare (1° gennaio-31 dicembre) e
le spese (cioè i costi), inerenti all’esercizio dell’arte o professione sostenute nell’anno stesso.
Le spese sono deducibili dai ricavi solo se documentate. L’artista o il professionista deve
quindi poter presentare i documenti (fatture, ricevute ecc.) da cui risulta che egli ha
effettivamente sostenuto quelle spese, e cioè che ha pagato quelle somme.
La rilevazione dei compensi e delle spese avviene in base alle scritture contabili che
artisti e professionisti hanno l’obbligo di tenere e che variano a seconda del regime di
contabilità (regime contabile fiscale) adottato.
I regimi contabili previsti dal nostro ordinamento fiscale sono:
Il reddito (netto) d'impresa che concorre a formare la base imponibile ai fini dell’IRPEF è
costituito dall’utile netto conseguito nel periodo di imposta (l’anno solare).
L’ammontare che concorre a formare la base imponibile IRPEF viene determinato così:
Si parte dal risultato del conto economico che costituisce il reddito civilistico (o contabile).
ed occorre poi apportare alcune variazioni, applicando al risultato netto le variazioni in
aumento o in diminuzione stabilite dalle norme tributarie, si perviene al reddito fiscale, cioè al
reddito che concorre a formare la base imponibile.
La base imponibile IRPEF è uguale al reddito complessivo meno la somma degli oneri
deducibili e la deduzione per l’abitazione principale
La somma delle sei categorie di redditi esaminate in precedenza costituisce il reddito
complessivo del soggetto.
Gli oneri deducibili sono alcuni tipi di spese sostenute dal contribuente
Al fine di determinare il reddito imponibile occorre sottrarre dal reddito complessivo gli oneri
deducibili. Tutto ciò a condizione che tali spese siano adeguatamente documentate. I
principali oneri deducibili, stabiliti tassativamente nel TUIR, sono:
All’importo così ottenuto occorre togliere poi eventuali crediti di imposta, ritenute subite e
acconti.
L’ACCERTAMENTO DELL’IRPEF
I redditi dei coniugi e dei figli minori sono soggetti a regole particolari:
● I redditi dei beni che formano oggetto della comunione legale o del fondo patrimoniale
sono imputati a metà fra i coniugi.
● I redditi dei figli minori soggetti all'usufrutto legale dei genitori sono pure imputati per
metà a ciascuno dei genitori. Viceversa, i genitori devono dichiarare separatamente dai
propri redditi i redditi dei figli minori non soggetti a usufrutto legale.
Come regola generale la dichiarazione è dovuta da tutti i soggetti passivi, la legge afferma
infatti che ogni soggetto passivo deve dichiarare i redditi che ha percepito nell’anno solare
precedente.
I soggetti che sono obbligati a tenere le scritture contabili (come gli artisti, i professionisti e i
titolari di imprese commerciali) devono sempre presentare la dichiarazione, anche quando non
hanno conseguito redditi ma, anzi, hanno avuto perdite.
ESEMPIO Un professionista (che ha soltanto redditi derivanti dalla sua attività professionale)
nell’anno X ha costi superiori ai ricavi. In questo caso egli ha un reddito negativo, cioè una
perdita (e naturalmente non deve pagare alcuna imposta), eppure è obbligato comunque a
presentare la dichiarazione.
Le persone fisiche, anche se non obbligate, possono comunque presentare la dichiarazione dei
redditi qualora vogliano usufruire di eventuali detrazioni IRPEF.
L’IRPEF da versare non è tuttavia l’imposta netta, ottenuta sottraendo da quella lorda le
detrazioni previste per legga, perciò il contribuente deve fare una serie di operazioni.
La legge stabilisce che tutti i contribuenti debbano versare ogni anno, in due rate, per il
periodo d'imposta in corso, un acconto di imposta pari a una data percentuale
dell’imposta dovuta, prendendo come base il reddito risultante dalla dichiarazione
dell’anno precedente. Il saldo che risulta dalla dichiarazione dei redditi e l’eventuale
prima rata di acconto devono essere versati entro il 30 giugno dell’anno in cui si
presenta la dichiarazione, oppure entro i successivi 30 giorni pagando una
maggiorazione dello 0,40%. La scadenza per l’eventuale seconda o unica rata di
acconto è invece il 30 novembre .
➢ Una terza operazione consiste nel compensare il debito IRPEF con eventuali
crediti nei confronti dell’Erario
La legge stabilisce che il contribuente che ha un credito erariale può sottrarlo dal debito
IRPEF. Il risultato di quella sottrazione è il saldo di imposta, cioè l’IRPEF che il
contribuente deve pagare nel mese di giugno.
ESEMPIO Il sig. Rossi per l’anno X ha un debito IRPEF di 200 euro. Se per lo stesso anno X ha
un credito IRAP di 90 euro, egli, anziché chiedere al Fisco il rimborso di quel credito, può
compiere la seguente operazione: 200 euro – 90 euro = 110 euro. Questa è la somma che egli
deve versare al Fisco come saldo IRPEF in giugno.
I modelli con cui effettuare la dichiarazione IRPEF sono predisposti ogni anno dall’Agenzia delle
Entrate e variano a seconda che si tratti di persone fisiche, società di persone o capitali.
Le persone fisiche possono utilizzare o L’UNICO PF o il MODELLO 730, mentre le società di
persone, capitali ed enti non commerciali devono utilizzare IL MODELLO UNICO DELLE
SOCIETA’. In fondo a questi modelli, il contribuente trova la scheda allegata per il versamento
dell’8x1000 (chiesa cattolica ed altre confessioni) del 5x1000 (enti del terzo settore e ricerca
scientifica) e del 2x1000 (partiti politici).
LE PROCEDURE DI ACCERTAMENTO DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
Dopo che il contribuente ha presentato la dichiarazione dei redditi, questa va accertata. Esistono
2 tipologie di accertamento:
Se il contribuente, dopo i controlli effettuati, ritenesse che l’addebito dell’imposta sia illegittimo,
può rivolgersi alla magistratura tributaria per chiedere l’annullamento dell’atto a lui notificato,
aprendo un CONTENZIOSO TRIBUTARIO (legge 31/08/2022 riforma della giustizia tributaria).
Strumento fondamentale dei controlli fiscali sono le indagini bancarie: dal 1992 il segreto
bancario è stato abolito ed è stata istituita L’ANAGRAFE DEI CONTI CORRENTI, attraverso cui
l’amministrazione finanziaria ha ottenuto la possibilità di acquisire gli estremi dei rapporti
intrattenuti dal contribuente con le banche. Si è così strutturata una vera e propria piattaforma
centralizzata con la funzione di integrare i dati raccolti dall’Anagrafe tributaria con quelli forniti dai
vari operatori finanziari. Dal 2013 con il decreto “salva italia” questi ultimi devono comunicare
all’agenzia delle entrate ogni dato dei contribuenti in proprio possesso.