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L’IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE

1.Il sistema delle imposte sui redditi


Il sistema vigente di tassazione dei redditi e’ disciplinato dal D.P.R. 22 dicembre 1986
n.917, con cui e’ stato approvato il Testo unico delle imposte sui redditi (tuir).
Il sistema trae origine dalla legge delega per la riforma tributaria del 1971, attuata per le
imposte dirette, da un gruppo di decreti delegati emanati nel settembre 1973, confluiti nel
T.U.
Il precedente sistema di imposizione diretta, soppresso dalla riforma degli anni 70, era
formato da due imposte fondiarie (sui redditi dei terreni e dei fabbricati) e dall’imposta di
ricchezza mobile, cioe’ da imposte reali e proporzionali.
Il sistema ora vigente, creato dalla riforma del 1971-73, e’ formato da due imposte che
colpiscono i redditi delle persone fisiche e degli enti collettivi (irpef ed ires).

2.I soggetti passivi e la residenza fiscale.


Soggetti passivi dell’irpef, cioe’ debitori d’imposta, sono le persone fisiche.
Vi sono anche obblighi formali, a carico di soggetti diversi dal debitore d’imposta: ad
esempio, le societa’ di persone e le associazioni professionali sono tenute ad alcuni
adempimenti formali (come prestare la dichiarazione), ma non sono debitori d’imposta.
Riveste particolare rilievo la distinzione tra residenti e non residenti nel territorio dello Stato,
in quanto i residenti sono tassati sul complesso dei loro redditi, ovunque prodotti nel mondo,
i non residenti solo per i redditi prodotti in Italia. Vi e’ dunque , per i residenti, un criterio di
collegamento di tipo personale, per i non residenti un collegamento di tipo reale.
A norma dell’art.2 del Tuir ‘’si considerano residenti le persone che per la maggior parte del
periodo d’imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel
territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile.’’
La residenza fiscale, quindi, scaturisce da uno dei seguenti tre fatti (di durata almeno
semestrale):
1. Dalla iscrizione anagrafica
2. Dal domicilio, ossia dal centro degli affari ed interessi
3. Dalla dimora abituale.
Per contrastare il fenomeno dei trasferimenti fittizi di residenza in ‘’paradisi fiscali’’(Il detto
Paradiso Fiscale indica comunemente uno Stato che garantisce un prelievo fiscale basso o
addirittura nullo in termini di tasse sui depositi bancari. Tale scelta attrae molto capitale dai
paesi esteri in cambio di una tassazione estremamente ridotta.), si presume, a norma
dell’art.2, co 2 bis del Tuir, che siano residenti in Italia i cittadini italiani cancellati dalle
anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale
privilegiato (Principato di Monaco).
Vi e’ dunque una presunzione legale relativa di permanenza della residenza fiscale in Italia,
quando un cittadino italiano si traferisce in un ‘’paradiso fiscale’’. E’ onere del contribuente
dimostrare che, dopo la cancellazione dall’anagrafe dei residenti, non ha conservato in Italia
ne’ la dimora abituale ne’ il centro dei propri affari e interessi.
Per favorire gli investimenti e i consumi in Italia da parte di soggetti non residenti, l’art 24-bis
del Tuir contempla un regime speciale per le persone fisiche che trasferiscono la residenza
fiscale nel territorio dello Stato dopo essere state residenti all’estero per almeno nove anni
dei dieci permanenti.
Questo regime, che e’ opzionale e puo’ essere esteso ai familiari, prevede il versamento di
un’imposta sostitutiva dell’Irpef, per ciascun anno, nella misura fissa di 100.000 euro per i
redditi prodotti all’estero. L’opzione si intende tacitamente rinnovata di anno in anno, mentre
gli effetti cessano, in ogni caso, decorsi quindici anni dal primo periodo d’imposta di validita’.
Un ulteriore regime fiscale agevolato e’ previsto per i titolari di redditi da pensione erogati da
soggetti esteri che trasferiscono la residenza fiscale in un Comune del Mezzogiorno con 20
mila abitanti e che non sono stati fiscalmente residenti in Italia nei cinque anni precedenti:
essi possono optare per un’imposta sostitutiva dell’Irpef, con aliquota del 7 per cento, sui
‘’redditi di qualunque categoria, prodotti all’estero’’ per ciascuno dei nove periodi di imposta
di validita’ dell’opzione.

3.La personalita’ dell’Irpef e la progressivita’ imperfetta.


L’Irpef mira a tassare in modo progressivo il reddito globale effettivo delle persone fisiche
residenti in Italia.
Non tutti i redditi sono tassati in modo effettivo. E’ il caso dei redditi fondiari, determinati
catastalmente, la cui misura reale e’ mediamente superiore a quella catastale (redditi dei
fabbricati, redditi delle imprese agrarie piu’ prospere.)
Vi sono dunque deroghe al principio di tassazione del reddito effettivo.
L’imposta sul reddito delle persone fisiche e’ un’imposta personale perche’ la sua disciplina
tiene conto di una serie di circostanze di natura personale: ossia, non solo del fatto che i
redditi si aggregano presso un medesimo soggetto costituendone il reddito complessivo (nel
quale sono inclusi tutti i redditi del soggetto, ovunque e comunque prodotti), ma anche di
altri elementi, di stretto carattere personale.
Si tratta delle deduzioni dal reddito complessivo e delle detrazioni d’imposta.
L’imposta dovuta non deriva quindi, soltanto, dalle applicazioni delle aliquote pregressive al
reddito complessivo, ma anche dalle deduzioni e detrazioni.
La progressivita’ e’ pero’ imperfetta, essendovi – oltre che redditi non tassati in modo
effettivo – redditi che non sono inclusi nel reddito complessivo. Le deroghe sono numerose:
regimi di esenzione e agevolazione, regimi sostitutivi, imposte c.d. cedolari ecc.
Basti qui menzionare i redditi di capitale sottoposti a regimi sostitutivi, la c.d cedolare secca
sugli affitti delle abitazioni e i redditi prodotti all’estero dalle persone fisiche che esercitano le
opzioni previste dagli art.24 bis e 24 ter del Tuir. Anche il reddito dell’abitazione principale
sfugge alla progressivita’.
Vi e’ dunque un dualismo tra redditi tassati in misura non effettiva o in misura proporzionale
e altri redditi (da lavoro, da impresa ecc.), che, inclusi nel reddito complessivo, sono tassati
in misura progressiva.

4.Le nozioni teoriche di reddito.


Le nozioni teoriche di reddito tassabile sono tre:
- Il reddito come prodotto,
- Il reddito come entrata,
- Il reddito come consumo
Secondo la nozione di reddito come prodotto, un’entrata ha natura di reddito solo se deriva
da una fonte produttiva.
La nostra legislazione fiscale ha accolto, sin dall’origine, il concetto di reddito come prodotto,
tassando sia i redditi prodotti in modo continuativo, sia i redditi variabili ed eventuali e quelli
prodotti in modo continuativo, sia i redditi variabili ed eventuali e quelli prodotti una tantum.
La nozione di reddito-entrata considera reddito qualsiasi entrata, quale che ne sia la fonte
(e, quindi anche se non deriva da una fonte produttiva).
La nozione e’ stata elaborata assumendo che e’ reddito la somma dei consumi potenziali e
delle variazioni nette, intervenute nel patrimonio del contribuente, nel periodo di tempo
considerato.
Consumo potenziale e’ quanto il contribuente avrebbe potuto spendere nel periodo
d’imposta (indipendentemente da quanto ha effettivamente speso) senza accrescere e
senza diminuire il suo patrimonio.
Da cio’ deriva che, visto dal lato delle entrate (anziché’ da quello della spesa), il reddito
comprende sia i frutti del patrimonio e dell’attivita’ del soggetto, sia gli incrementi
patrimoniali, quale ne sia l’origine causale. Sono inclusi, quindi, gli incrementi di valore del
patrimonio, le entrate conseguite a titolo gratuito, come le donazioni e le successioni, i
guadagni causali, ed anche l’autoconsumo.
Infine, la concezione del reddito come consumo implica che e’ tassata solo la ricchezza
consumata: non e’ tassato ne’ il reddito risparmiato, ne’ il reddito di capitale.
Non esistono sistemi positivi che tassano solo il reddito consumato e che esentano il
risparmio. Esistono pero’ sistemi che tassano in modo limitato i redditi di capitale.

4.1. Il presupposto dell’Irpef e la nozione positiva di reddito.


Il presupposto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, secondo l’art.1 del Tuir, e’ ‘’il
possesso di redditi in denaro o in natura’’ ma nel Tuir non vi e’ una definizione generale di
reddito. Vi e’ invece, la definizione dei singoli redditi, ossia delle categorie reddituali.
E poiché’ tutte le categorie reddituali indicano come reddito proventi derivanti da fonti
produttive, il reddito puo’ essere definito, in generale, come un incremento di patrimonio,
derivante da una fonte produttiva.
Rientrano nel reddito d’impresa non solo i proventi della gestione, ma anche gli incrementi
patrimoniali (plusvalenze e sopravvivenze), pur se di origine gratuita; inoltre sono reddito
tutti i proventi che debbano essere iscritti nel conto economico, anche se conseguiti a titolo
gratuito (ad esempio i contributi in conto esercizio).\
In conclusione per i redditi d’impresa sembra valere il concetto di reddito-entrata. Ma in
realta’, anche i proventi ‘’non prodotti’’ risultano comunque riconducibili ad un sistema di
natura intrinsecamente produttiva, quale e’ l’impresa.
Tra i redditi di lavoro dipendente e assimilati sono tassabili le indennita’ di disoccupazione e
le borse di studio, ipotesi, cioe’, che possono essere comprese nella nozione di reddito
prodotto solo nell’ambito di una nozione assai lata di fonte produttiva.
Le categorie reddituali tipiche sono comunque tutte categorie di ‘’redditi prodotti’’, alla luce
d’una nozione lata di fonte produttiva, e d’un concetto lato di nesso di causalita’ tra fonte e
reddito.
Nel caso invece, dei ‘’redditi diversi’’, non vi e’ una fonte unitaria non vi e’ una fonte unitaria
che valga come tratto comune di tutte le ipotesi tassabili. La derivazione da una fonte
produttiva dei ‘’redditi diversi’’ va verificata caso per caso, ed in tale eterogenea categoria
troviamo in effetti anche ipotesi reddituali non riconducibili al concetto di reddito come
prodotto, ma al reddito-entrata: e’ ad esempio il caso delle plusvalenze non speculative e
delle vincite dei concorsi e delle lotterie.
In conclusione, il vigente sistema d’imposizione dei redditi adotta, ed ha sempre adottato, il
concetto di reddito prodotto, ma vi sono ipotesi di proventi tassati come reddito che non
derivano da una fonte produttiva, per cui si puo’ affermare che il nostro sistema, pur se
indubbiamente fondato sul concetto di reddito come prodotto, mostra significative aperture
verso il concetto di reddito-entrata.
Vi sono infatti nel Tiur deviazioni dal modello, sia perche’ sono tassati in alcuni casi proventi
che non sono reddito-prodotto, ma reddito-entrata, sia perche’ non sono tassati proventi che
hanno natura reddituale anche secondo il modello teorico del reddito prodotto.

4.2. Le categorie reddituali.


1. Le categorie reddituali sono le seguenti:
a) Redditi fondiari
b) Redditi di capitale
c) Redditi di lavoro dipendente
d) Redditi di lavoro autonomo
e) Redditi di impresa
f) Redditi diversi
Ciascuna categoria presenta una certa omogeneita’ di contenuto, data dalla fonte, ma i
‘’redditi diversi’’ derivano da fonti eterogenee.
Le categorie sono inclusive, cioe’ costruite con l’intento di comprendere tutta la materia
imponibile. Ecco perche’:
- Alcune categorie, anche quando utilizzano definizioni o nozioni extratributarie, sono
piu’ ampie della nozione utilizzata (ad esempio, la definizione tributaria d’impresa
utilizza la nozione civilistica di impresa commerciale ma e’ piu’ ampia; la definizione
tributaria di reddito di lavoro dipendente utilizza la nozione giuslavoristica di rapporto
di lavoro, ma la amplia);

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