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 Argomento a piacere

 Coobbligati

 Redditi d'impresa

 La riserva di legge

 Le aliquote

 Differenza tra elusione e evasione

 Redditi fondiari

Domande del: 15-Jun-2023 Commenti

 Art 53 costituzione (la seconda parte )

 Reddito di lavoro autonomo

 Fonti del diritto

 e circolari

 Leggi regioni in materia tributaria

Domande del: 18-Jan-2023 Commenti

 Irpef

 Sostituto d'imposta

 Accertamento

 Reddito lavoratore autonomo

 Principio di trasparenza

 ACC con adesione

 Il contraddittorio

 Nullità e annullabilità avviso di accertamento

 Redditi capitali
 Sanzioni amministrative

Domande del: 19-Dec-2022 Commenti

 Interpello

 Elusione

 Interpretazione

 Irpef

Domande del: 15-Jun-2022 Commenti

 Redditi da lavoro autonomo

 Autore mediato

 Principio di cassa

 Sanzioni amministrative

ESONERO DA DIKIAR. REDDITI:

es. lavoratore ke ha solo un reddito da lavoro dipendente al quale è applikata ritenuta alla fonte

oppure

Sogg. Ke ha solo redditi inferiori al minimo imponibile o REDDITI FONDIARI INFERIORI A UN


DETERMINATO IMPORTO (non obbligati a tenere skritture kontabili)

REDDITI FONDIARI= I redditi fondiari sono i redditi che derivano dal possesso di terreni (reddito
dominicale ed agrario) e di fabbricati situati nel territorio dello Stato che sono o devono essere
iscritti, con attribuzione di rendita, nel catasto dei terreni o nel catasto edilizio urbano. Ai fini
dell’imposizione fiscale è, infatti, sufficiente che l’immobile sia iscrivibile e risulta irrilevante il
requisito formale dell’effettiva iscrizione catastale. I redditi fondiari concorrono a formare il reddito
complessivo dei soggetti che li possiedono, indipendentemente dalla loro percezione. Sono, infatti,
imputati per competenza e non per cassa, per il periodo di imposta in cui si è verificato il possesso. I
redditi fondiari, derivanti da fabbricati locati, prodotti in Italia devono essere dichiarati dalle
persone fisiche anche se residenti in uno Stato estero.
In linea generale, i redditi fondiari si determinano sulla base delle risultanze catastali e, in relazione
alla tipologia di bene posseduto, si distinguono in:

• reddito dominicale, attribuibile al proprietario del terreno (dominus ) o al titolare di un diritto


reale di godimento (artt. 27-31 del TUIR); Non è soggetto a tassazione il reddito effettivamente
conseguito, ma il reddito ‘‘teorico’’ assegnato a quel determinato fondo sulla base delle tariffe
d’estimo stabilite, secondo le norme della legge catastale, per ciascuna qualità e classe di terreno. Il
reddito si considera prodotto in virtù del verificarsi del possesso del terreno, indipendentemente,
quindi, dalla coltivazione o meno del fondo.

• reddito agrario, attribuibile al soggetto che coltiva il terreno, direttamente o avvalendosi di


dipendenti, a prescindere dal fatto che sia il proprietario del terreno, il titolare di un diritto reale di
godimento sul terreno medesimo ovvero l’affittuario (artt. 32-35 del TUIR); Il reddito agrario è
imputato al soggetto che svolge le attività agricole di cui all ’art. 32, comma 2, del TUIR sul terreno
posseduto a titolo di proprietà, usufrutto, enfiteusi o altro diritto reale di godimento. Se il terreno è
dato in affitto per uso agricolo, il reddito agrario concorre a formare il reddito complessivo
dell’affittuario, anziché quello del possessore, a partire dalla data in cui ha effetto il contratto

• reddito dei fabbricati, attribuibile al proprietario o al titolare di un diritto reale di godimento e


determinato diversamente a seconda che il fabbricato sia o meno locato a terzi (artt. 36- 41 del
TUIR). Producono redditi fondiari gli immobili siti nel territorio dello Stato, che sono o devono
essere iscritti con attribuzione di rendita nel catasto edilizio urbano (art. 25 del TUIR). Si fa presente
che l’art. 3, commi 48 e 52, della L. n. 662 del 1996, ha stabilito che fino alla data di entrata in vigore
delle nuove tariffe d’estimo, le rendite catastali vigenti alla predetta data sono rivalutate del 5%.

Per gli immobili concessi in locazione, l’art. 37, comma 4-bis, del TUIR prevede un differente
regime fiscale di determinazione del reddito. In particolare, se il canone risultante dal contratto di
locazione, ridotto forfetariamente del 5%, è superiore alla rendita catastale rivalutata, il reddito
imponibile è determinato in misura pari al canone di locazione al netto di tale riduzione.

A norma dell’art. 8 comma 1 DLgs 23/2011, l’IMU “sostituisce, per la componente immobiliare,
l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi
fondiari relativi ai beni non locati. Per quelli locati o affittati risultano dovute tanto l’IMU quanto
l’IRPEF. L’IMU non si applica al possesso dell’abitazione principale e delle pertinenze della stessa, ad
eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9.

DIKIAR. IRPEF= elementi per determinare singoli redditi, reddito totale, imposta dovuta e somma da
versare.

PROGRESSIVITA’: il sistema IRPEF è progressivo, il che significa che l’aliquota aumenta al crescere del
reddito. Gli scaglioni IRPEF vengono utilizzati per determinare l’aliquota percentuale di tassazione
applicabile al reddito di un individuo, con l’obiettivo di garantire un sistema fiscale progressivo, dove chi
guadagna di più paga una percentuale di tasse maggiore.

Questi scaglioni sono quindi stabiliti in ordine progressivo: la progressività dell’IRPEF è garantita dal
principio di capacità contributiva, che prevede che chi ha un reddito superiore contribuisca in misura
maggiore al finanziamento della spesa pubblica.

Questo principio è stabilito dall’articolo 53 della Costituzione Italiana, da cui si evince che l’aliquota più
bassa sarà collegata alla prima parte del reddito secondo gli scaglioni, mentre le aliquote successive
verranno applicate sulla parte di reddito che esce fuori dallo scaglione precedente.
Esiste anche una no tax area, che rappresenta una soglia di reddito al di sotto della quale non si è soggetti
all’IRPEF, la cui soglia è fino a 8.500€.

Infine, alle aliquote IRPEF si aggiungono le addizionali IRPEF, che sono percentuali fissate dagli enti locali. La
misura di queste addizionali varia da ente a ente, ma generalmente non supera il 3,3% per le Regioni e lo
0,8% per i Comuni. Puoi consultare l’elenco completo delle addizionali IRPEF suddivise per regioni sul sito
del Ministero delle Finanze.

Nel 2023 gli scaglioni IRPEF erano quattro, ciascuno con un’aliquota differente, ma con la nuova legge di
bilancio 2024 e la riforma dell’IRPEF, gli scaglioni IRPEF nel 2024 diventeranno tre.

Nel 2024, a seconda della tua RAL (Retribuzione Annua Lorda), rientrerai in uno dei seguenti scaglioni:

Nuovi scaglioni Reddito Aliquote IRPEF Imposta sui redditi intermedi

1° fino a 28.000€ 23% 23% sull’intero importo, fino a 6.440€

da 28.000,01€ a 6.440 € + 35% il sul reddito oltre i 28.000€, fino a


2° 35%
50.000€ 50.000€

3° oltre 50.000€ 43% 14.400€ + 43% sul reddito oltre i 50.000€

Il primo passo per calcolare l’aliquota IRPEF è determinare lo scaglione di reddito in cui ci si trova. Se ad
esempio hai un reddito di 25.000€, il tuo scaglione IRPEF sarà il primo.

A partire dal secondo scaglione, l’aliquota si applica solo sulla parte di reddito che eccede l’importo dello
scaglione precedente.

Per esempio, se un lavoratore ha un reddito di 32.000€, sarà così tassato:

 al 23% per la parte fino a 28.000€, per un’aliquota complessiva di 6.440€;

 al 35% per la porzione restante (4.000€), per un’aliquota di 1.400€.

In questo caso, quindi, l’aliquota IRPEF complessiva dovuta, al lordo di ulteriori oneri detraibili, è
di 7.840€.

A questa quota bisogna aggiungere le aliquote addizionali di regione e comune di appartenenza per
avere il valore finale di tassazione sul proprio reddito.

Tieni a mente che per il calcolo dell’aliquota IRPEF devi:

1. Determinare il tuo reddito complessivo

2. Sottrarre da questo le spese deducibili, che lo ridurranno

3. Ottenere il tuo reddito imponibile

4. Applicare l’aliquota corrispondente al tuo scaglione di reddito

5. Calcolare l’importo IRPEF dovuto


6. Dall’imposta lorda calcolare l’imposta netta tenendo conto delle detrazioni spettanti (come spese
sanitarie, per l’istruzione, per l’affitto, gli interessi per i mutui, i premi assicurativi ecc…).

Un esempio di progressività per classi

Un ulteriore esempio di tassazione progressiva è dato dalla progressività per classi (o


progressione per classi). Di cosa si tratta? È un sistema di tassazione in cui i contribuenti
vengono divisi in varie classi sulla base del reddito. A ciascuna classe viene assegnata
un’aliquota da pagare su tutto il reddito guadagnato nel periodo d’imposta.
Spieghiamo meglio con un esempio, basato su questa tabella:

Classe Aliquota

Classe 1 - Reddito da €0 a €50.000 30%

Classe 2 - Reddito da €50.001 a €100.000 40%

Classe 3 - Reddito oltre i €100.000 50%

Consideriamo due contribuenti:


 Carlo, che guadagna €48.000, si troverebbe in classe 1, pagando dunque il
30% di tasse (€14.400) ed avendo un reddito netto pari a €33.600;
 Dario invece guadagna €52.000, cioè in classe 2. Di conseguenza Dario
paga il 40% di tasse (€20.800) ed ha un reddito netto pari a €31.200.
Oltre ad illustrare come funziona la progressione per classi, il nostro esempio spiega
anche il grande problema di questo metodo: Carlo guadagna meno di Dario ma ha un
reddito netto superiore, grazie alla discontinuità delle aliquote. Infatti, la progressività per
scaglioni è stata inventata proprio per rimediare a piccole ingiustizie come questa.

Redditi di capitale
I redditi di capitale (ex art. 44 del TUIR) sono costituiti da proventi prodotti a fronte di un impiego di
capitale e si caratterizzano non per il tipo di frutto ma per il negozio giuridico sottostante che ha per oggetto
l’impiego del capitale mediante concessione a terzi.

Non si può parlare di una configurazione omogenea: i redditi di capitale sono, per loro natura, derivabili da
attività e strumenti diversi fra loro.

I redditi di capitale vengono tassati al lordo: cosa significa? La tassazione al lordo dei redditi di capitale
implica che sui redditi di capitale medesimi non è deducibile alcuna componente di costo di produzione
del reddito stesso.

IN BASE AL principio di cassa i redditi di capitale devono essere riportati in dichiarazione dei redditi e
tassati solo con riferimento al periodo d’imposta in cui sono incassati. Ciò differenzia fortemente i redditi
di capitale dai redditi di impresa, per i quali vige, invece, il principio di competenza economica.
Il principio di competenza impone di registrare le transazioni nel periodo di imposta a cui queste si
riferiscono indipendentemente dal momento in cui i pagamenti si verificano. Il principio di cassa, invece,
include nel calcolo del reddito solo i costi e i ricavi per cui ci sia stata manifestazione finanziaria.

Sulla base di quanto previsto dagli articoli 44 e 45 del TUIR è possibile suddividere i redditi di capitale in due
macrocategorie:

 i proventi derivanti da rapporti di finanziamento; le rendite finanziarie vengono percepite come


remunerazione di un rapporto contrattuale in cui una parte (risparmiatore) mette a disposizione
dell’altra (intermediario finanziario, banca o azienda in cerca di finanziamenti) una certa somma di
denaro ovvero un’altra cosa fungibile, consentendone l’utilizzo e prevedendo l’ottenimento della
restituzione alla scadenza pattuita.

Il prodotto del capitale impiegato è l’interesse e rappresenta il reddito fiscale imponibile.

 i proventi derivanti da capitali impiegati in attività finanziarie di partecipazione ovvero i dividendi


di partecipazione.

Il dividendo è la parte dell'utile di un'azienda che viene redistribuita agli azionisti aventi diritto.

La tassazione di dividendi può essere:

- Sostitutiva: dividendi spettanti a una persona NON IMPRENDITORE sono redditi di capitale e
soggetti a RITENUTA A TITOLO D’IMPOSTA 26%
- Parziale: dividendi di imprenditore individuale sono redditi d’impresa e tassati a titolo di parti del
reddito totale IRES
- Integrale: dividendi per una società semplice sono redditi di capitale e tassati INTERAMENTE.

Ritenuta alla fonte

(d. trib.) art. 23 ss. D.P.R. 29-9-1973, n. 600

Meccanismo in base al quale il sostituto d'imposta assume l'obbligazione di trattenere somme di denaro,
che avrebbe dovuto corrispondere ad altro soggetto (sostituito), e di versarle al fisco a titolo di pagamento
delle imposte dovute dal sostituito.

La Ritenuta alla fonte costituisce, quindi, una delle forme di riscossione delle imposte. Il sostituto è tenuto
ad assolvere tale obbligo in ragione del fatto che egli detiene la disponibilità di somme che deve al soggetto
passivo e che costituiscono reddito per quest'ultimo.

Le Ritenuta alla fonte sono di due tipi:

— a titolo d'acconto. Sono operate, per i tributi diretti [vedi IRPEF; ] sugli emolumenti corrisposti a
lavoratori dipendenti, nonché su indennità, gettoni e altri compensi costituenti redditi assimilabili a quelli di
lavoro dipendente. Altre forme di ritenuta d'acconto sono operate sui compensi da corrispondere a terzi per
prestazioni di lavoro autonomo o per prestazioni inerenti rapporti di agenzia, mediazione etc. Sono ancora
previste ritenute d'acconto: per le società di capitali in relazione agli utili corrisposti ai soci, per le società ed
enti che abbiano emesso obbligazioni o titoli similari, in relazione alle somme pagate a titolo di premio o
interessi; per le banche, in relazione alle somme liquidate a titolo d'interesse ai depositanti o correntisti
etc.;
— a titolo d'imposta. In questi casi l'accantonamento operato è calcolato in misura tale che la somma
trattenuta dal sostituto consenta al sostituito di adempiere per intero ed in via definitiva i propri obblighi
tributari per quella parte di reddito che viene tassata. Un esempio di ritenuta alla fonte a titolo d'imposta è
dato dalla Ritenuta alla fonte operata in occasione del pagamento di premi e vincite derivanti dalla sorte,
da giuochi di abilità, concorsi a premi etc.

Le deduzioni fiscali sono delle agevolazioni che concorrono direttamente a determinare il reddito
imponibile ovvero quello che verrà utilizzato nel calcolo dei tributi. La somma derivante dai vari oneri
deducibili infatti deve essere sottratta direttamente al reddito complessivo: ciò che ne deriverà sarà una
certa somma (il reddito imponibile) da usare come base per il calcolo della somma da versare al fisco.

In questo senso la deduzione è un’operazione che viene applicata:

1)sul reddito

2)prima che intervenga il calcolo effettivo della tassazione e quindi prima di dover applicare le detrazioni
fiscali.

Il reddito imponibile infatti (quello che viene utilizzato come base per calcolare l’importo dei tributi) è il
risultato del reddito effettivo meno le deduzioni fiscali.

A differenza delle deduzioni, le detrazioni fiscali intervengono solo in una fase successiva: quella del calcolo
effettivo dell’importo del tributo. Le detrazioni fiscali infatti non incidono sulla quantificazione del reddito
ma esclusivamente sull’esborso che deve essere corrisposto per un dato tributo.

L’importo complessivo delle detrazioni fiscali può essere determinato in relazione a percentuali stabilite o
sulla base di date cifre. Le detrazioni inoltre possono essere applicate per alleggerire il peso del fisco su:
lavori in casa, affitto o leasing, mutui, spese scolastiche.

Poniamo il caso di una persona con reddito di 35.000 euro. Se in virtù di uno o più importi soggetti a
deduzione la persona può usufruire di oneri deducibili fino a 2.000 euro, allora il suo reddito imponibile ai
fini Irpef equivarrà a 33.000 euro. Solo a questo punto interverranno gli effetti delle detrazioni che dovranno
essere calcolate non sui 35.000 euro iniziali, ma sui 33.000 dei reddito imponibile a cui sono state applicate
le relative deduzioni.

Redditi di lavoro dipendente (artt. da 49 a 52 del TUIR (Testo Unico Imposte sul Reddito):

derivanti da “rapporti aventi ad oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e
sotto la direzione di altri…”.

Costituisce, pertanto, reddito di lavoro dipendente a fini fiscali quella ricchezza che trova causa nel rapporto
definito dall’art. 49 del TUIR.

l reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo
percepiti nel periodo di imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.

La retribuzione imponibile è costituita da tutti i compensi!

Non devono essere dichiarate nel modello Redditi o nel modello 730 le retribuzioni non
percepite, neanche se presenti nel modello di Certificazione unica.
Per elusione fiscale si intende il comportamento di chi sfrutta lacune ed imperfezioni del sistema
normativo per conseguire indebiti risparmi d’imposta. Pur nel formale rispetto della legge, le condotte
elusive si pongono in contrasto con i fondamentali principi che ispirano l’ordinamento tributario ed
impongono a tutti di partecipare alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva.

Non può dunque ritenersi corretto il contegno di chi, utilizzando a proprio vantaggio le smagliature
inevitabilmente presenti nel complesso di norme che regolano il prelievo fiscale, riesce ad ottenere
l’applicazione di un regime tributario più favorevole di quello che il legislatore aveva previsto e pensato in
relazione ad un determinato tipo di operazione economica.

E’ un aggiramento delle norme fiscali, le quali NON VENGONO EFFETTIVAMENTE VIOLATE (evasione).

L'art. 10-bis dello Statuto definisce il concetto di “abuso del diritto”.

Rientrano in tale definizione una o più operazioni prive di sostanza economica che, pur nel rispetto formale
delle norme fiscali, realizzano essenzialmente vantaggi fiscali indebiti. Non si considerano abusive, in ogni
caso, le operazioni giustificate da valide ragioni extrafiscali, non marginali, anche di ordine organizzativo o
gestionale, che rispondono a finalità di miglioramento strutturale o funzionale dell'impresa ovvero
dell’attività professionale del contribuente.

Il contribuente può proporre interpello secondo la procedura e con gli effetti dell' articolo 11 dello Statuto
per conoscere se le operazioni che intende realizzare, o che siano state realizzate, costituiscano fattispecie
di abuso del diritto. Un’altra tecnica è data da norme specifiche la cui antielusività non è esplicita ma
risiete nella ratio. Esse sono implicitamente antielusive e possono essere di diversa natura e specie.
L’esistenza di tali norme è espressamente prevista dal legislatore consentendo all’amministrazione di
concederne disapplicazione, su richiesta del contribuente, nei casi in cui non ricorrano profili elusivi.
(Comma 5).

LE condotte fiscalmente elusive, pur non ponendosi in diretta e palese violazione di alcuna norma di legge,
contrastino tuttavia con i principi ispiratori del sistema tributario: vengono in rilievo, in proposito, sia l’art.
53 Cost., secondo cui “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva”, nell’ambito di un sistema ispirato al criterio di progressività dell’imposizione, sia – a parere
dello scrivente – il più generale principio di solidarietà sociale recato dall’art. 2 Cost. .

Su tali basi, è stato possibile sostenere l’esistenza di un generale principio antielusivo alla luce del quale “il
contribuente non può trarre indebiti vantaggi fiscali dall’utilizzo distorto, pur se non contrastante con alcuna
specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un risparmio fiscale, in difetto di ragioni
economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quel risparmio
fiscale”

Conseguenza del riconosciuto carattere abusivo di un’operazione è la sua inopponibilità


all’amministrazione finanziaria, legittimata quindi a disconoscerne i vantaggi e perciò a determinare i
tributi dovuti “sulla base delle norme e dei principi elusi e tenuto conto di quanto versato dal
contribuente per effetto di dette operazioni”. ( -> inefficacia relativa, soggetto non può affermare di non
dover pagare l’imposta, essendo l’imposta pagata diversa da quella dovuta)

L’amministrazione finanziaria che intenda contestare fattispecie elusive è tenuta, a pena di nullità dell’atto
impositivo, a richiedere chiarimenti al contribuente e a osservare il termine dilatorio di 60 giorni. Nel
rispetto di tali condizioni l’Ufficio può procedere ad emettere l’avviso di accertamento che, sempre a pena
di nullità, deve contenere una motivazione rafforzata in grado di spiegare le ragioni per cui non intende
accogliere le argomentazioni del contribuente.

Avviso di accertamento anti-elusivo prevede il pagamento della differenza tra imposta pagata e imposta
dovuta. Non sono previste sanzioni penali tributarie, solo AMMINISTRATIVE.
Avviso accerta l’imposta elusa, ed è previsto uno specifico onere di motivazione “in relazione alla condotta
abusiva, alle norme o ai principi elusi, agli indebiti vantaggi fiscali realizzati, nonché ai chiarimenti forniti
dal contribuente”: così dispone il comma 8 della norma in commento, rafforzando il più generale obbligo di
motivazione già previsto dall’art. 7 dello stesso Statuto del contribuente

Sono operazioni prive di sostanza economica i fatti, gli atti e i contratti, anche tra loro collegati, inidonei a
produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali. Sono indici di mancanza di sostanza economica, in
particolare, la non coerenza della qualificazione delle singole operazioni con il fondamento giuridico del loro
insieme e la non conformità dell'utilizzo degli strumenti giuridici a normali logiche di mercato;

Sono vantaggi fiscali indebiti i benefici, anche non immediati, realizzati in contrasto con le finalità delle
norme fiscali o con i principi dell'ordinamento tributario”.

Il comma 12 della disposizione in commento stabilisce che “in sede di accertamento l'abuso del diritto può
essere configurato solo se i vantaggi fiscali non possono essere disconosciuti contestando la violazione di
specifiche disposizioni tributarie”.

comma 9. L’amministrazione finanziaria ha l’onere di dimostrare la sussistenza della condotta abusiva, non
rilevabile d’ufficio, in relazione agli elementi di cui ai commi 1 e 2. Il contribuente ha l’onere di dimostrare
l’esistenza delle ragioni extrafiscali di cui al comma 3.

Per contrastare l’elusione vi sono norme a contenuto espressamente antielusivo che collegano particolari
poteri impositivi dell’amministrazione finanziaria a fattispecie qualificate come elusive.

Un’altra tecnica è data da norme specifiche la cui antielusività non è esplicita ma risiete nella ratio. Esse
sono implicitamente antielusive e possono essere di diversa natura e specie. L’esistenza di tali norme è
espressamente prevista dal legislatore consentendo all’amministrazione di concederne disapplicazione, su
richiesta del contribuente, nei casi in cui non ricorrano profili elusivi.

-Un esempio di norma con funzione antielusiva è quella che limita la deducibilità delle perdite di società
incorporate alle scopo di limitare l’acquisizione della società in perdita, compiuta allo scopo di fruire della
deduzione delle perdite. Infatti può essere che l’acquisto della partecipazione totalitaria in società inattive,
ma aventi diritto a dedurre le perdite, venga effettuato con finalità elusive. L’obiettivo è, così, non
l’acquisizione della società, bensì quella di acquisire il diritto di dedurre le perdite dell’incorporata.

Per contrastare queste pratiche elusive, il legislatore ha posto dei limiti alla deducibilità delle perdite della
società incorporata.

-Con le norme espressamente antielusive, il legislatore non modifica le ordinarie norme impositive, ma
attribuisce all’amministrazione finanziaria il potere di qualificare come elusiva una determinata operazione,
in presenza di dati presupposti, e di imporre il pagamento del tributo eluso.

Decreto legislativo del 18/12/1997 n. 472 -


Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie
ART2: 1. Le sanzioni amministrative previste per la violazione di norme tributarie sono la sanzione
pecuniaria, consistente nel pagamento di una somma di denaro, e le sanzioni accessorie, indicate
nell'articolo 21, che possono essere irrogate solo nei casi espressamente previsti.

2. La sanzione e' riferibile alla persona fisica che ha commesso o concorso a commettere la violazione.

Modello afflittivo: è punito il trasgressore (persona fisica), ed è quindi importante l’elemento


SOGGETTIVO (colpa o dolo).
La disciplina è stata ulteriormente modificata con il decreto legislativo 269 del 2003, secondo cui le sanzioni
amministrative sul rapporto fiscale proprio di società o enti con personalità giuridica sono a carico esclusivo
della persona giuridica, introducendo due modelli: un modello che si applica a società ed enti con
personalità giuridica ed un modello che si applica a tutti gli altri soggetti (persone fisiche, società di persone
ed altri enti non personificati).
Il principio di legalità racchiude tutto un insieme di princìpi generali, infatti il primo comma l’articolo 3 del decreto
legislativo 472 afferma che si può essere soggetti a sanzioni solo nei casi previsti dalla legge, che dev’essere una legge
entrata in vigore prima della violazione. Questo comma sul principio di legalità racchiude quindi altri tre princìpi:
- principio di legalità “nessuna pena senza legge” (nulla poena sine lege), secondo cui le sanzioni possono essere
applicate solo sulla base di una legge;
- principio d’irretroattività, secondo cui la legge dev’essere entrata in vigore prima della violazione;
- principio di tassatività, secondo cui la legge deve prevedere il fatto e la sanzione in modo specifico.

1. Nessuno puo' essere assoggettato a sanzioni se non in forza di una legge entrata in vigore prima della
commissione della violazione.

2. Salvo diversa previsione di legge, nessuno puo' essere assoggettato a sanzioni per un fatto che,
secondo una legge posteriore, non costituisce violazione punibile. Se la sanzione e' gia' stata irrogata
con provvedimento definitivo il debito residuo si estingue, ma non e' ammessa ripetizione di quanto
pagato. (abolitio criminis)

3. Se la legge in vigore al momento in cui e' stata commessa la violazione e le leggi posteriori
stabiliscono sanzioni di entita' diversa, si applica la legge piu' favorevole, salvo che il provvedimento di
irrogazione sia divenuto definitivo. (favor rei)
RESPONSABILITÀ IN SOLIDO DEL PAGAMENTO DELLA SANZIONE
La responsabilità in solido del pagamento della sanzione si ha quando l’autore dell’illecito è affiancato da altri soggetti
nella violazione: rappresentante legale, amministratore o dipendente di una società o ente senza personalità
giuridica, nell’esercizio delle proprie funzioni. Se l’autore della violazione è diverso dal contribuente che ne ha
beneficiato, e la violazione non è stata commessa con dolo o colpa grave, l’autore risponde entro i 50.000 euro. La
colpa è grave quando la negligenza o l’imperizia sono certi e non si può dubitare del significato della norma violata,
quindi l’inosservanza della norma è evidente.
La responsabilità in solido del cessionario d’azienda fa in modo che il cessionario sia responsabile del pagamento
delle sanzioni applicate per le violazioni commesse nell’anno in cui è avvenuta la cessione dell’azienda e nei due anni
precedenti, oltre che per le sanzioni già applicate e contestate nello stesso periodo per violazioni anteriori. Il cessionario
può avere il beneficio dell’escussione preventiva del cedente, perciò la sua responsabilità si limita al valore dell’azienda
acquistata. Per evitare di essere responsabile per debiti che non conosce, il cessionario è responsabile solo dei debiti che
risultano negli atti dell’Agenzia delle entrate nel momento della cessione.
La responsabilità del professionista e dell’autore mediato si ha quando l’autore della violazione è affiancato da un
professionista o un autore mediato e si ha così un concorso di persone nei reati. Ogni persona è responsabile della
sanzione applicata singolarmente. La partecipazione all’illecito può essere sia materiale sia psicologica.

IRES L'aliquota d'imposta sui redditi delle società (Ires) è pari al 24%.
Devono versare l’imposta:
-le società per azioni e in accomandita per azioni, le società a responsabilità limitata, le società
cooperative e -le società di mutua assicurazione, le società europee (regolamento CE n. 2157/2001) e le
società cooperative europee (regolamento CE n. 1435/2003) residenti in Italia
-gli enti pubblici e privati residenti in Italia, compresi i consorzi, i trust, gli organismi di investimento
collettivo del risparmio e gli enti non commerciali (organizzazioni no profit)
-le società e gli enti di ogni tipo, compresi i trust, non residenti in Italia, per i soli redditi prodotti in
Italia.

Società di capitali
Si tratta di organizzazioni di persone e mezzi per l’esercizio in comune di
un’attività produttiva, dotate di piena autonomia patrimoniale: quindi, soltanto la
società con il suo patrimonio risponde delle obbligazioni sociali. Il socio,
pertanto, ha una responsabilità limitata al capitale conferito, non assumendo
alcuna responsabilità personale, neanche sussidiaria, per le obbligazioni sociali
(tranne i casi previsti dalla legge).
Il trust è un istituto giuridico con cui i beni del patrimonio di un soggetto vengono separati per
perseguire specifici interessi a favore di determinati beneficiari oppure per raggiungere uno scopo
determinato. I beni separati vengono gestiti da una persona (trustee) o da
una società professionale (trust company). Trust residenti sono tassati per intero, mentre i trust
all’estero sono tassati solo per i redditi prodotti nello stato.
REDDITO D’IMPRESA è basato sul bilancio d’esercizio.
I princìpi generali del reddito d’impresa comprendono come principio generale il principio di competenza, che sia
applica in modo generale quando le norme non prevedono altrimenti. Gli elementi del reddito d’impresa sono imputati
ad un determinato periodo d’imposta in base al principio di competenza economica, secondo cui bisogna tener conto del
momento in cui ha luogo il fatto economico da cui deriva l’elemento del reddito. I corrispettivi per le cessioni dei beni
mobili devono essere considerati come conseguiti nel momento della consegna o della spedizione. I corrispettivi per le
cessioni dei beni immobili e delle aziende si considerano conseguiti nel momento della stipulazione dell’atto. I ricavi
delle prestazioni dei servizi si considerano conseguiti nel momento in cui finisce la prestazione.
I costi non sono tutti deducibili nel periodo d’imposta in cui si considerano sostenuti. Per il principio di competenza
economica, i costi devono essere correlati ai ricavi, quindi devono essere dedotti nell’esercizio in cui si conseguono i
ricavi. I costi pluriennali devono essere dedotti nei diversi esercizi in cui concorrono a produrre i ricavi.
Ci sono anche norme che derogano al principio di competenza. Per esempio, i costi sono deducibili nell’esercizio di
competenza solo se sono certi e quantificabili oggettivamente, altrimenti devono essere dedotti nel periodo successivo
in cui diventano certi e quantificabili oggettivamente.

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